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- La relazione di
storia: consigli (2.1)
- (di G. Rinaldi)
Onde evitare perdite di tempo
e ripetizioni, ho deciso di mettere per iscritto i consigli
fondamentali per la stesura di una relazione di storia (e
filosofia). Naturalmente quanto segue non è sufficiente a
produrre una buona relazione; è sufficiente tuttavia a
evitare gli errori più grossolani e più ricorrenti, sia
nellimpostazione che nello stile.
Ambito di applicazione.
Le considerazioni seguenti valgono strettamente per le relazioni
di storia e, eventualmente, di filosofia (altri
insegnanti di altre materie possono darvi, o avervi dato,
consigli diversi, più adatti ad altri linguaggi settoriali;
va considerato poi che larte dello scrivere è -
appunto - unarte, per cui esistono in merito opinioni
anche assai diverse).
Orientamento generale.
Anzitutto occorre convincersi che la lingua scritta (usata
per gli scopi suddetti) è fondamentalmente diversa dalla
lingua parlata: occorre convincersi che il motto "scrivi
come parli" è una sciocchezza.
Occorre convincersi che
scrivere è una tecnica che tutti possono imparare. Nessuno
può diventare Manzoni o Leopardi attraverso la tecnica della
scrittura, ma tutti possono acquisire uno stile chiaro,
preciso, efficace. Non vale lobiezione secondo cui
"ciascuno ha il suo modo di scrivere", oppure la
convinzione per cui tutte le espressioni, purché
comprensibili, sarebbero da accettare come buone; neppure
vale losservazione secondo cui certi espedienti
comunicativi sono statisticamente diffusi, oppure usati sui
giornali o in TV: qui ci occupiamo di un linguaggio
settoriale che ha le sue regole precise. Uno stile di
scrittura chiaro, preciso, efficace è indice di un pensiero
chiaro, preciso, efficace.
Un errore fondamentale
consiste nel credere che per scrivere occorra cominciare, per
lappunto, con lo scrivere: la stesura è
lultima fase di un processo complesso di
elaborazione. Pretendere di scrivere "di getto" è
puro azzardo: quante volte il Manzoni ha riscritto i Promessi
Sposi? Nella nostra cultura nazionale, piuttosto ampollosa e
retorica, si dà invece spesso per scontato che scrivere
significhi scrivere di getto (si scriverebbe - in altri
termini - "per ispirazione"). Il risultato è
spesso disastroso, soprattutto quando si tratti di produrre
una relazione rigorosamente impostata.
Precisare gli obiettivi
dellindagine, raccogliere le informazioni,
sistematizzarle, selezionarle; riflettere sulle informazioni
raccolte, approfondire ulteriormente la ricerca, formulare
ipotesi interpretative, produrre schemi, rassegne di
opinioni, analisi critiche; e poi, ancora, realizzare
progetti di stesura finale (indici, scalette...): tutte
queste fasi sono necessarie e precedono la stesura. Uno
scrittore decente impiega da un terzo a metà del tempo
disponibile per raccogliere e sistematizzare le idee; il
tempo rimanente può essere diviso equamente tra la stesura e
la revisione (anche se spesso la revisione implica molto
più tempo della stesura).
Il problema specifico.
Una relazione deve essere organizzata attorno a un
problema specifico (insisto: problema, non argomento! I
problemi specifici possono essere affrontati e risolti in un
numero finito di mosse; gli argomenti sono estensibili
allinfinito - non arriverete mai alla fine di un
argomento, largomento si dilaterà sotto i vostri
occhi...). Lampiezza della relazione deve essere
commisurata al tipo di problema trattato. Lerrore
dilettantesco più comune consiste nel cercare di scrivere
"brevi saggi sulluniverso". Il problema
trattato deve essere ben individuato e precisato; molto
lavoro intellettuale va speso solitamente intorno alla definizione
del problema. Occorre essere umili: non possiamo
pretendere di trattare tutto: possiamo solo onestamente
affrontare, al nostro meglio, piccoli problemi. Lavorando
intorno a piccoli problemi si svilupperà una capacità
artigianale che permetterà, col tempo, di ampliare via via
la prospettiva. Un piccolo problema - se scelto bene - può
contribuire a chiarire aspetti rilevanti della nostra
conoscenza, o della nostra visione del mondo.
Struttura. La relazione
deve avere una struttura interna riconoscibile: se non si
presume di essere così bravi da inventare e imporre con
successo una struttura originale, conviene scegliere una
struttura semplice ed elementare: una introduzione generale
(ove spiegare il problema che volete risolvere, limportanza del problema specifico
prescelto e spiegare larticolazione del lavoro), un
inquadramento del problema, uno sviluppo informativo e argomentativo (che costituirà il corpo del lavoro), una
conclusione, cui si aggiungerà, in appendice, la
documentazione. Occorre mettere sempre l'introduzione, le
conclusioni, la bibliografia e lindice.
Specifico per la storia.
La scrittura storica non
consiste nella narrazione enciclopedica o manualistica degli
eventi: la relazione di storia non è il corrispettivo di una
interrogazione ove dovete far vedere che avete studiato e che
sapete tante cose: quel che conta è la focalizzazione del
problema che avete scelto di affrontare e lo sviluppo
complessivo delle vostre argomentazioni fino alla
conclusione.
Evitare di disseminare il
testo di giudizi di valore o, peggio, di mescolare i vostri
giudizi personali a quelli di altri. Ciò non significa che
non dobbiate avere un vostro punto di vista o una vostra
opinione: il vostro punto di vista emergerà (nella
relazione) dal modo in cui presentate i fatti, ponete i
problemi, discutete le interpretazioni fornite dagli storici,
approfondite determinati aspetti piuttosto che altri,
discutete e criticate i concetti usati, ecc...
Mantenersi a un livello
intermedio di astrazione (adeguato al problema trattato),
usare esemplificazioni e citare dati, alloccorrenza, di
più basso livello di astrazione e inquadrare il tutto a
livelli di astrazione generalmente più alti. Evitare
assolutamente laggettivazione valutativa roboante.
Laggettivo e lavverbio devono essere
"soft". Mai dire "levento più
importante del XIX secolo è sicuramente...". Mai usare
il presente storico!
Attenzione alle argomentazioni
lasciate in sospeso, senza conclusioni. O, peggio, alle
chiacchiere vaganti, alle digressioni prive di senso.
Il paragrafo, questo
sconosciuto! Occorre ricordare che lunità
fondamentale del testo non è la proposizione, bensì il
paragrafo (il paragrafo è quella parte di testo compresa
tra due rimandi a capo). Un paragrafo deve generalmente
esprimere un contenuto dominante ben preciso (cioè: il
lettore deve essere in grado di individuare facilmente il
messaggio dominante contenuto nel paragrafo). Se non sapete
mai quando andare a capo - o se andate a capo a caso - vuol
dire che non avete uno schema chiaro in mente, non avete
definito con chiarezza quello che volete scrivere. Il
paragrafo deve essere composto di svariati periodi,
possibilmente molto semplici (è sempre preferibile la
paratassi).
Scelta dei termini.
Talvolta si leggono relazioni ove alcuni termini (non solo
intercalari) vengono ripetuti in maniera maniacale. Occorre
prendere coscienza delle proprie (talora inconsce)
ripetizioni maniacali. È desiderabile una scelta precisa dei
vocaboli (pochi vocaboli, ma ben scelti): per questo occorre
ricorrere sistematicamente al dizionario dei sinonimi
e dei contrari. La precisione terminologica specifica (tutti
i termini legati alle scienze delluomo) è
indispensabile, per cui potete usare dizionari specializzati
(reperibili in qualunque biblioteca). Una buona fonte è il
"dizionario di educazione civica" in adozione. Sui
manuali in adozione ugualmente sono presenti glossari e
dizionari.
Citazioni. Il sistema
più comodo per fare le citazioni è il sistema
"autore-data". Funziona così: in fondo al testo si
mette una bibliografia organizzata per autore e per anno di
edizione. Più o meno organizzata in questo modo (ho scelto
una serie di casi abbastanza complicati in modo che ciascuno
possa ritrovare un esempio adatto alle proprie esigenze):
- 1989 Elster, Jon
- Nuts and Bolts for the
Social Sciences, Cambridge University Press,
Cambridge. Tr. it.: Come si studia la società, Il
- Mulino, Bologna, 1993.
-
- 1982 Dawkins, R.
- The Extended Phenotype,
Oxford University Press, Oxford. Tr. it.: Il fenotipo
esteso, Zanichelli, Bologna, 1982.
-
- 1992 Elster, Jon
- Local Justice. How
Institutions Allocate Scarce Goods and Necessary
Burdens, Russel Sage Foundation, New York.
- Tr. it.: Giustizia
locale. Come le istituzioni assegnano i beni scarsi e
gli oneri necessari, Feltrinelli, Milano, 1995.
-
- 1971 Keddie, N.
- Classroom Knowledge,
in Young, M. F. D. (a cura di), Knowlwdge and
Control. NEw Directions for the Sociology of
- Education, Collier -
Macmillan, London. Tr. it.: Scuola e conoscenza, in
Barbagli, Marzio (a cura di), Istruzione,
- legittimazione e
conflitto, Il Mulino, Bologna, 1972.
-
- 1978 Verba, Sidney &
Nie, Norman H. & Kim, Jae-on
- Participation and
Political Equality. A Seven-Nation Comparison,
Cambridge University Press, Cambridge. Tr. it.:
- Partecipazione e
eguaglianza politica, Il Mulino, Bologna, 1987.
-
- 1989 Panebianco, Angelo
(a cura di)
- L'analisi della
politica, Il Mulino, Bologna.
-
- 1994 Damasio, Antonio R.
- Descartes' Error.
Emotion, Reason, and the Human Brain, Antonio R.
Damasio, M. D. Tr. it.: L'errore di
- Cartesio. Emozione,
ragione e cervello umano, Adelphi, Milano, 1995.
-
- 1993 Elster, Jon
- Constitution-Making in
Eastern Europe: Rebuilding the Boat in the Open Sea,
in "Public Administration", LXXI. Tr. it.:
Lo
- studio dei processi
costituenti: uno schema generale, in Zagrebelsky,
Gustavo & Portinaro, Pier Paolo & Luter, Jorg
(a
- cura di), Il futuro della
costituzione, Einaudi, Torino, 1996.
Quando si deve citare da un
testo consultato, per abbreviare, si usa una formuletta in
cui devono comparire gli estremi dellautore, la data di
edizione e la pagina della citazione. In questo modo,
chiunque, andando a consultare la bibliografia in fondo alla
relazione, può avere gli estremi completi del testo citato
(per evitare rimandi a vuoto è necessario controllare che il
riferimento usato sia effettivamente presente nella
bibliografia). Più o meno il risultato si presenta così
(con riferimento alla bibliografia riportata sopra):
... come si afferma in
Panebianco (1989: 45) le teorie espresse dalla scuola
politologica Tal dei Tali soffrono di evidente infondatezza
argomentativa, come si evince dalle osservazioni presentate
in Elster (1993: 134-138); daltro canto siccome i
limiti della razionalità impongono un ripensamento globale
delle teorie della identità, è opportuno rifarsi a quanto
sostenuto in Damasio (1994: 123 -126). Occorre
segnalare che in Verba et al. (1978) erano già contenute
molte critiche a simili impostazioni. A giudizio di chi
scrive, si esagera decisamente quando si attribuisce...
Ovviamente il testo sucitato
è puro parto della fantasia. Quando si indica in
bibliografia la traduzione italiana, vuol dire che si è
usata la traduzione - il titolo originale va comunque sempre
citato (nelle relazioni per uso scolastico si potrebbe anche
soprassedere a questa regola, ma è meglio abituarsi...) - e
che le pagine indicate si riferiscono alla traduzione. Se si
adopera questo sistema, si riduce notevolmente il ricorso
alle note. Le note a piè pagina o in fondo al testo
riguarderanno solo questioni di contenuto, approfondimenti,
precisazioni, ecc..
Misure. Per una
relazione scolastica su problemi storiografici specifici,
cinque pagine dattiloscritte (spazio due) più indice e
eventuali note e appendici sono più che sufficienti (NB:
dovrete accumulare molto più materiale delle cinque pagine;
cinque pagine si intendono come il distillato, la summa di
quello che avete fatto). Per una relazione da presentare alla
maturità dovrebbero essere sufficienti dalle 15 alle 20
pagine.
Suddivisione. È meglio
(anche se si tratta di prassi controversa) suddividere in
piccole parti tutta la materia (ogni parte deve avere un
titolino, riportato anche in indice; ogni parte va suddivisa
in paragrafi - vedi sopra). Consiglio di usare per la
numerazione dei paragrafi e per lindice il sistema
"a numerini" indentati:
1. La triste vita del
coccodrillo
- 1.1. La nascita
- 1.2 Ladolescenza
- 1.3 Letà adulta
2. Letologia del
coccodrillo
- 2.1 Le relazioni nel
gruppo specifico
- 2.1.1. La riproduzione
- 2.1.2. La caccia
- 2.2 Le relazioni con
le altre specie
3. Il coccodrillo nella
cultura umanistica
- 3.1 Le credenze circa
il pianto del coccodrillo
- 3.2 Il pianto del
coccodrillo nella letteratura fantastica francese del
secondo Trecento
- Tabella di marcia.
Quando si inizia a lavorare è bene formulare una
tabella di marcia (con indicazione approssimativa dei
tempi); la tabella di marcia:
- a) scelta del problema;
b) studio, approfondimento; c) formulazione della
scaletta dettagliata del lavoro; d) prima stesura; e)
seconda stesura; f) terza stesura (e così via fino a
quella definitiva); consegna del lavoro.
Valutazione. Criteri di
valutazione saranno: 1- aderenza formale al modello di
relazione proposto e chiarezza espositiva; 2- coerenza
dellimpianto argomentativo; 3- grado di
approfondimento; 4- originalità.
- Pallini.
Allinizio del paragrafo indentare di
alcune lettere. Tra la parola e la punteggiatura che
segue non devono esserci spazi bianchi; lo
stesso vale per le parole che hanno lapostrofo
davanti: "lalbero" e non
"l albero". Usare "ad" solo
davanti alla vocale "a", "ed"
solo davanti a "e"! Mai usare le
virgolette enfatiche tipo: il "novello"
Stato americano era nato... Rifiutare tutti i modi di
dire, le frasi di circostanza, le forme di
"captatio benevolentiae". Eliminare i vari:
essere, vedere, dare, tale, ... Attenzione rigorosa
alle maiuscole: si scrive: lOttocento, la
Rivoluzione francese, la dichiarazione di
Indipendenza, il Nord dellItalia, il Meridione,
e così via... Evitare sempre tutti gli incisi del
tipo: "come sappiamo", "come abbiamo
studiato", "come è noto".
- Per quanto riguarda
l'aspetto esteriore della relazione, occorre adottare
uno stile sobrio. Ciò significa evitare colori,
disegni e disegnini ornamentali, cornicette o altro (indice di
infantilismo). Il carattere non deve essere di grandezza eccessiva (12 punti) e deve
essere assolutamente standard (il "times new
roman" di Word va benissimo).
-
- Accenti: à, ì,
ò, ù hanno laccento grave (tranne che nei
libri Einaudi, dove si trovano i e u con accento acuto)
- La "e" ha
spesso laccento grave (caffè, ahimè,
cioè...), ma anche quello acuto: credé, ricevé,
scimpanzé, testé, né (avverbio), sé (pron),
perché, e i relativi composti, trentatré e simili,
viceré e simili.
Onestà intellettuale
In primo luogo copiare una relazione (o farsela fare) vi
impedisce di esercitarvi nellarte del lavoro
intellettuale e della scrittura e vi porrà in condizioni di
sempre maggior dipendenza. Copiare espone inoltre al rischio
di essere scoperti. In secondo luogo, poiché nella comunità
scientifica vige il costume del riconoscimento del debito
intellettuale, occorre sempre riconoscere i riferimenti
usati. In terzo luogo, quello che deve emergere dalla
relazione è la vostra rielaborazione: la rielaborazione è
solo vostra, mentre i riferimenti vanno riconosciuti con
dettaglio e pignoleria. Citare troppo significa avere
rielaborato poco, essere succubi della materia ingurgitata
troppo in fretta; citare troppo poco significa essere
presuntuosi.
- Bibliografia
- (Sono testi tutt'ora
in commercio e facilmente reperibili)
-
- M.L. Serafini, Come si
scrive, Bompiani, Milano (consigliato).
- M.L. Serafini, Come si
studia, Bompiani, Milano.
- M.L. Serfini, Come si
fa un tema in classe, Bompiani, Milano
(consigliato per la maturità).
- U.Eco, Come si fa una
tesi di laurea, Bompiani, Milano (libro piuttosto
complesso, ma divertente; per appassionati; riguarda
le materie umanistiche).
- R.Lesina, Manuale di
stile, Zanichelli, Bologna (La "Bibbia"
del genere, per redattori).
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