Capitoli
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Giudici - Capitolo
1
PRIMA
INTRODUZIONE
RACCONTO SOMMARIO
DELL'INSEDIAMENTO
IN CANAAN
Insediamento di Giuda, di Simeone, di Caleb e dei Keniti
[1]Dopo
la morte di Giosuè, gli Israeliti consultarono il Signore
dicendo: «Chi di noi andrà per primo a combattere contro i
Cananei?». [2]Il Signore rispose: «Andrà Giuda: ecco,
ho messo il paese nelle sue mani». [3]Allora Giuda
disse a Simeone suo fratello: «Vieni con me nel paese, che
mi è toccato in sorte, e combattiamo contro i Cananei; poi
anch'io verrò con te in quello che ti è toccato in sorte».
Simeone andò con lui. [4]Giuda dunque si mosse e il
Signore mise nelle loro mani i Cananei e i Perizziti;
sconfissero a Bezek diecimila uomini. [5]Incontrato
Adoni-Bezek a Bezek, l'attaccarono e sconfissero i Cananei e
i Perizziti. [6]Adoni-Bezek fuggì, ma essi lo
inseguirono, lo catturarono e gli amputarono i pollici delle
mani e dei piedi. [7]Adoni-Bezek disse: «Settanta re
con i pollici delle mani e dei piedi amputati, raccattavano
gli avanzi sotto la mia tavola. Quello che ho fatto io, Dio
me lo ripaga». Lo condussero poi a Gerusalemme dove morì.
[8]I
figli di Giuda attaccarono Gerusalemme e la presero; la
passarono a fil di spada e l'abbandonarono alle fiamme.
[9]Poi
andarono a combattere contro i Cananei che abitavano le
montagne, il Negheb e la Sefela. [10]Giuda marciò
contro i Cananei che abitavano a Ebron, che prima si
chiamava Kiriat-Arba, e sconfisse Sesai, Achiman e Talmai.
[11]Di là andò contro gli abitanti di Debir, che
prima si chiamava Kiriat-Sefer. [12]Allora Caleb
disse: «A chi batterà Kiriat-Sefer e la prenderà io darò in
moglie Acsa mia figlia». [13]La prese Otniel, figlio
di Kenaz, fratello minore di Caleb, e questi gli diede in
moglie sua figlia Acsa. [14]Ora, mentre andava dal
marito, egli la indusse a chiedere un campo a suo padre.
Essa scese dall'asino e Caleb le disse: «Che hai?». [15]Essa
rispose: «Fammi un dono; poiché tu mi hai dato una terra
arida, dammi anche qualche fonte d'acqua». Egli le donò la
sorgente superiore e la sorgente inferiore.
[16]I
figli del suocero di Mosè, il Kenita, salirono dalla città
delle Palme con i figli di Giuda nel deserto di Giuda, a
mezzogiorno di Arad; andarono dunque e si stabilirono in
mezzo al popolo. [17]Poi Giuda marciò con Simeone suo
fratello: sconfissero i Cananei che abitavano in Sefat,
votarono allo sterminio la città, che fu chiamata Corma.
[18]Giuda prese anche Gaza con il suo territorio,
Ascalon con il suo territorio ed Ekron con il suo
territorio. [19]Il Signore fu con Giuda, che scacciò
gli abitanti delle montagne, ma non potè espellere gli
abitanti della pianura, perché muniti di carri di ferro.
[20]Come Mosè aveva ordinato, Ebron fu data a Caleb, che
da essa scacciò i tre figli di Anak.
[21]I
figli di Beniamino non scacciarono i Gebusei che abitavano
Gerusalemme, perciò i Gebusei abitano con i figli di
Beniamino in Gerusalemme fino ad oggi.
Presa di
Betel
[22]Anche
la casa di Giuseppe marciò contro Betel e il Signore fu con
loro. [23]La casa di Giuseppe mandò a esplorare
Betel, città che prima si chiamava Luz. [24]Gli
esploratori videro un uomo che usciva dalla città e gli
dissero: «Insegnaci una via di accesso alla città e noi ti
faremo grazia». [25]Egli insegnò loro la via di
accesso alla città ed essi passarono la città a fil di
spada, ma risparmiarono quell'uomo con tutta la sua
famiglia. [26]Quell'uomo andò nel paese degli Hittiti
e vi edificò una città che chiamò Luz: questo è il suo nome
fino ad oggi.
Le tribù
settentrionali
[27]Manàsse
non scacciò gli abitanti di Beisan e delle sue dipendenze,
né quelli di Taanach e delle sue dipendenze, né quelli di
Dor e delle sue dipendenze, né quelli d'Ibleam e delle sue
dipendenze, né quelli di Meghiddo e delle sue dipendenze; i
Cananei continuarono ad abitare in quel paese. [28]Quando
Israele divenne più forte, costrinse ai lavori forzati i
Cananei, ma non li scacciò del tutto. [29]Nemmeno
Efraim scacciò i Cananei, che abitavano a Ghezer, perciò i
Cananei abitarono in Ghezer in mezzo ad Efraim.
[30]Zàbulon
non scacciò gli abitanti di Kitron, né gli abitanti di
Naalol; i Cananei abitarono in mezzo a Zàbulon e furono
ridotti in schiavitù. [31]Aser non scacciò gli
abitanti di Acco, né gli abitanti di Sidòne, né quelli di
Aclab, di Aczib, di Elba, di Afik, di Recob; [32]i
figli di Aser si stabilirono in mezzo ai Cananei che
abitavano il paese, perché non li avevano scacciati. [33]Nèftali
non scacciò gli abitanti di Bet-Semes, né gli abitanti di
Bet-Anat e si stabilì in mezzo ai Cananei che abitavano il
paese; ma gli abitanti di Bet-Semes e di Bet-Anat furono da
loro costretti ai lavori forzati. [34]Gli Amorrei
respinsero i figli di Dan sulle montagne e non li lasciarono
scendere nella pianura. [35]Gli Amorrei continuarono
ad abitare Ar-Cheres, Aialon e Saalbim; ma la mano della
casa di Giuseppe si aggravò su di loro e furono costretti ai
lavori forzati. [36]Il confine degli Amorrei si
estendeva dalla salita di Akrabbim, da Sela in su.
Giudici - Capitolo
2
L'angelo
del Signore annunzia sventure a Israele
[1]Ora
l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: «Io
vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese,
che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche
detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi; [2]voi
non farete alleanza con gli abitanti di questo paese;
distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla
mia voce. Perché avete fatto questo? [3]Perciò
anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi
staranno ai fianchi e i loro dei saranno per voi un
inciampo».
[4]Appena
l'angelo del Signore disse queste parole a tutti gli
Israeliti, il popolo alzò la voce e pianse. [5]Chiamarono
quel luogo Bochim e vi offrirono sacrifici al Signore.
SECONDA
INTRODUZIONE
CONSIDERAZIONI GENERALI
SUL PERIODO DEI GIUDICI
Morte di
Giosuè e interpretazione teologica del periodo
[6]Quando
Giosuè ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne
andarono, ciascuno nel suo territorio, a prendere in
possesso il paese. [7]Il popolo servì il Signore
durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a
Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere, che il
Signore aveva fatte in favore d'Israele. [8]Poi
Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci
anni [9]e fu sepolto nel territorio, che gli era
toccato a Timnat-Cheres sulle montagne di Efraim, a
settentrione del monte Gaas. [10]Anche tutta quella
generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse
un'altra, che non conosceva il Signore, né le opere che
aveva compiute in favore d'Israele. [11]Gli Israeliti
fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i
Baal; [12]abbandonarono il Signore, Dio dei loro
padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e
seguirono altri dei di quei popoli che avevano intorno: si
prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, [13]abbandonarono
il Signore e servirono Baal e Astarte. [14]Allora si
accese l'ira del Signore contro Israele e li mise in mano a
razziatori, che li depredarono; li vendette ai nemici che
stavano loro intorno ed essi non potevano più tener testa ai
nemici. [15]Dovunque uscivano in campo, la mano del
Signore era contro di loro, come il Signore aveva detto,
come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti
all'estremo. [16]Allora il Signore fece sorgere dei
giudici, che li liberavano dalle mani di quelli che li
spogliavano. [17]Ma neppure ai loro giudici davano
ascolto, anzi si prostituivano ad altri dei e si prostravano
davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via battuta dai
loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore:
essi non fecero così. [18]Quando il Signore suscitava
loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li
liberava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita
del giudice; perché il Signore si lasciava commuovere dai
loro gemiti sotto il giogo dei loro oppressori. [19]Ma
quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei
loro padri, seguendo altri dei per servirli e prostrarsi
davanti a loro, non desistendo dalle loro pratiche e dalla
loro condotta ostinata.
Ragioni
della permanenza delle nazioni straniere
[20]Perciò
l'ira del Signore si accese contro Israele e disse: «Poiché
questa nazione ha violato l'alleanza che avevo stabilita con
i loro padri e non hanno obbedito alla mia voce, [21]nemmeno
io scaccerò più dinanzi a loro nessuno dei popoli, che
Giosuè lasciò quando morì. [22]Così, per mezzo loro,
metterò alla prova Israele, per vedere se cammineranno o no
sulla via del Signore, come fecero i loro padri».
[23]Il
Signore lasciò quelle nazioni senza affrettarsi a scacciarle
e non le mise nelle mani di Giosuè.
Giudici - Capitolo
3
[1]Queste
sono le nazioni che il Signore risparmiò allo scopo di
mettere alla prova Israele per mezzo loro, cioè quanti non
avevano visto le guerre di Canaan. [2]Ciò avvenne
soltanto per l'istruzione delle nuove generazioni degli
Israeliti, perché imparassero la guerra, quelli, per lo
meno, che prima non l'avevano mai vista: [3]i cinque
capi dei Filistei, tutti i Cananei, quei di Sidòne e gli
Evei, che abitavano le montagne del Libano, dal monte
Baal-Ermon fino all'ingresso di Amat. [4]Queste
nazioni servirono a mettere Israele alla prova per vedere se
Israele avrebbe obbedito ai comandi, che il Signore aveva
dati ai loro padri per mezzo di Mosè. [5]Così gli
Israeliti abitarono in mezzo ai Cananei, agli Hittiti, agli
Amorrei, ai Perizziti, agli Evei e ai Gebusei; [6]presero
in mogli le figlie di essi, maritarono le proprie figlie con
i loro figli e servirono i loro dei.
STORIA
DEI GIUDICI
1. OTNIEL
[7]Gli
Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore;
dimenticarono il Signore loro Dio e servirono i Baal e le
Asere. [8]Perciò l'ira del Signore si accese contro
Israele e li mise nelle mani di Cusan-Risataim, re del Paese
dei due fiumi; gli Israeliti furono servi di Cusan-Risataim
per otto anni. [9]Poi gli Israeliti gridarono al
Signore, e il Signore suscitò loro un liberatore, Otniel,
figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, ed egli li
liberò. [10]Lo spirito del Signore fu su di lui ed
egli fu giudice d'Israele; uscì a combattere e il Signore
gli diede nelle mani Cusan-Risataim, re di Aram; la sua mano
fu potente contro Cusan-Risataim. [11]Il paese rimase
in pace per quarant'anni, poi Otniel, figlio di Kenaz, morì.
2. EUD
[12]Gli
Israeliti ripresero a fare ciò che è male agli occhi del
Signore; il Signore rese forte Eglon, re di Moab, contro
Israele, perché facevano ciò che è male agli occhi del
Signore. [13]Eglon radunò intorno a sé gli Ammoniti e
gli Amaleciti, fece una spedizione contro Israele, lo battè
e si impadronì della città delle Palme. [14]Gli
Israeliti furono schiavi di Eglon, re di Moab, per diciotto
anni. [15]Poi gridarono al Signore ed egli suscitò
loro un liberatore, Eud, figlio di Ghera, Beniaminita, che
era mancino. Gli Israeliti mandarono per mezzo di lui un
tributo a Eglon re di Moab. [16]Eud si fece una spada
a due tagli, lunga un gomed, e se la cinse sotto la veste,
al fianco destro. [17]Poi presentò il tributo a
Eglon, re di Moab, che era uomo molto grasso. [18]Finita
la presentazione del tributo, ripartì con la gente che
l'aveva portato. [19]Ma egli, dal luogo detto Idoli,
che è presso Gàlgala, tornò indietro e disse: «O re, ho una
cosa da dirti in segreto». Il re disse: «Silenzio!» e quanti
stavano con lui uscirono. [20]Allora Eud si accostò
al re che stava seduto nel piano di sopra, riservato a lui
solo, per la frescura, e gli disse: «Ho una parola da dirti
da parte di Dio». Quegli si alzò dal suo seggio. [21]Allora
Eud, allungata la mano sinistra, trasse la spada dal suo
fianco e gliela piantò nel ventre. [22]Anche l'elsa
entrò con la lama; il grasso si rinchiuse intorno alla lama,
perciò egli uscì subito dalla finestra, senza estrargli la
spada dal ventre. [23]Eud uscì nel portico, dopo aver
chiuso i battenti del piano di sopra e aver tirato il
chiavistello. [24]Quando fu uscito, vennero i servi,
i quali guardarono e videro che i battenti del piano di
sopra erano sprangati; dissero: «Certo attende ai suoi
bisogni nel camerino della stanza fresca». [25]Aspettarono
fino ad essere inquieti, ma quegli non apriva i battenti del
piano di sopra. Allora presero la chiave, aprirono ed ecco
il loro signore era steso per terra, morto. [26]Mentre
essi indugiavano, Eud era fuggito e, dopo aver oltrepassato
gli Idoli, si era messo in salvo nella Seira. [27]Appena
arrivato là, suonò la tromba sulle montagne di Efraim e gli
Israeliti scesero con lui dalle montagne ed egli si mise
alla loro testa. [28]Disse loro: «Seguitemi, perché
il Signore vi ha messo nelle mani i Moabiti, vostri nemici».
Quelli scesero dopo di lui, si impadronirono dei guadi del
Giordano, per impedirne il passo ai Moabiti, e non
lasciarono passare nessuno. [29]In quella circostanza
sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti robusti e
valorosi; non ne scampò neppure uno. [30]Così in quel
giorno Moab fu umiliato sotto la mano d'Israele e il paese
rimase tranquillo per ottant'anni.
3. SAMGAR
[31]Dopo
di lui ci fu Samgar figlio di Anat. Egli sconfisse seicento
Filistei con un pungolo da buoi; anch'egli salvò Israele.
Giudici - Capitolo
4
4. DEBORA E BARAK
[1]Eud
era morto e gli Israeliti tornarono a fare ciò che è male
agli occhi del Signore. [2]Il Signore li mise nelle
mani di Iabin re di Canaan, che regnava in Cazor. Il capo
del suo esercito era Sisara che abitava a Aroset-Goim.
[3]Gli Israeliti gridarono al Signore, perché Iabin
aveva novecento carri di ferro e gia da venti anni opprimeva
duramente gli Israeliti.
Debora
[4]In
quel tempo era giudice d'Israele una profetessa, Debora,
moglie di Lappidot. [5]Essa sedeva sotto la palma di
Debora, tra Rama e Betel, sulle montagne di Efraim, e gli
Israeliti venivano a lei per le vertenze giudiziarie. [6]Essa
mandò a chiamare Barak, figlio di Abinoam, da Kades di
Nèftali, e gli disse: «Il Signore, Dio d'Israele, ti dà
quest'ordine: Và, marcia sul monte Tabor e prendi con te
diecimila figli di Nèftali e figli di Zàbulon. [7]Io
attirerò verso di te al torrente Kison Sisara, capo
dell'esercito di Iabin, con i suoi carri e la sua numerosa
gente, e lo metterò nelle tue mani». [8]Barak le
rispose: «Se vieni anche tu con me, andrò; ma se non vieni,
non andrò». [9]Rispose: «Bene, verrò con te; però non
sarà tua la gloria sulla via per cui cammini; ma il Signore
metterà Sisara nelle mani di una donna». Debora si alzò e
andò con Barak a Kades. [10]Barak convocò Zàbulon e
Nèftali a Kades; diecimila uomini si misero al suo seguito e
Debora andò con lui.
Eber il
Kenita
[11]Ora
Eber, il Kenita, si era separato dai Keniti, discendenti di
Obab, suocero di Mosè, e aveva piantato le tende alla
Quercia di Saannaim che è presso Kades.
Disfatta
di Sisara
[12]Fu
riferito a Sisara che Barak, figlio di Abinoam, era salito
sul monte Tabor. [13]Allora Sisara radunò tutti i
suoi carri, novecento carri di ferro, e tutta la gente che
era con lui da Aroset-Goim fino al torrente Kison.
[14]Debora
disse a Barak: «Alzati, perché questo è il giorno in cui il
Signore ha messo Sisara nelle tue mani. Il Signore non esce
forse in campo davanti a te?». Allora Barak scese dal monte
Tabor, seguito da diecimila uomini. [15]Il Signore
sconfisse, davanti a Barak, Sisara con tutti i suoi carri e
con tutto il suo esercito; Sisara scese dal carro e fuggì a
piedi. [16]Barak inseguì i carri e l'esercito fino ad
Aroset-Goim; tutto l'esercito di Sisara cadde a fil di spada
e non ne scampò neppure uno.
Morte di
Sisara
[17]Intanto
Sisara era fuggito a piedi verso la tenda di Giaele, moglie
di Eber il Kenita, perché vi era pace fra Iabin, re di
Cazor, e la casa di Eber il Kenita. [18]Giaele uscì
incontro a Sisara e gli disse: «Fermati, mio signore,
fermati da me: non temere». Egli entrò da lei nella sua
tenda ed essa lo nascose con una coperta. [19]Egli le
disse: «Dammi un pò d'acqua da bere perché ho sete». Essa
aprì l'otre del latte, gli diede da bere e poi lo ricoprì.
[20]Egli le disse: «Stà all'ingresso della tenda; se
viene qualcuno a interrogarti dicendo: C'è qui un uomo?,
dirai: Nessuno». [21]Ma Giaele, moglie di Eber, prese
un picchetto della tenda, prese in mano il martello, venne
pian piano a lui e gli conficcò il picchetto nella tempia,
fino a farlo penetrare in terra. Egli era profondamente
addormentato e sfinito; così morì. [22]Ed ecco Barak
inseguiva Sisara; Giaele gli uscì incontro e gli disse:
«Vieni e ti mostrerò l'uomo che cerchi». Egli entrò da lei
ed ecco Sisara era steso morto con il picchetto nella
tempia.
[23]Così
Dio umiliò quel giorno Iabin, re di Canaan, davanti agli
Israeliti. [24]La mano degli Israeliti si fece sempre
più pesante su Iabin, re di Canaan, finché ebbero sterminato
Iabin re di Canaan.
Giudici - Capitolo
5
IL CANTICO DI DEBORA E DI BARAK
[1]In
quel giorno Debora, con Barak, figlio di Abinoam, pronunciò
questo canto:
[2]«Ci
furono capi in Israele
per assumere il comando;
ci furono volontari
per arruolarsi in massa:
Benedite il Signore!
[3]Ascoltate, re,
porgete gli orecchi, o principi;
io voglio cantare al Signore,
voglio cantare al Signore,
voglio cantare inni al Signore, Dio d'Israele!
[4]Signore, quando uscivi dal Seir,
quando avanzavi dalla steppa di Edom,
la terra tremò, i cieli si scossero,
le nubi si sciolsero in acqua.
[5]Si stemperarono i monti
davanti al Signore, Signore del Sinai,
davanti al Signore, Dio d'Israele.
[6]Ai
giorni di Samgar, figlio di Anat,
ai giorni di Giaele,
erano deserte le strade
e i viandanti deviavano su sentieri tortuosi.
[7]Era cessata ogni autorità di governo,
era cessata in Israele,
fin quando sorsi io, Debora,
fin quando sorsi come madre in Israele.
[8]Si preferivano divinità straniere
e allora la guerra fu alle porte,
ma scudo non si vedeva né lancia
né quarantamila in Israele.
[9]Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele,
ai volontari tra il popolo;
benedite il Signore!
[10]Voi, che cavalcate asine bianche,
seduti su gualdrappe,
voi che procedete sulla via, raccontate;
[11]unitevi al grido degli uomini
schierati fra gli abbeveratoi:
là essi proclamano le vittorie del Signore,
le vittorie del suo governo in Israele,
quando scese alle porte il popolo del Signore.
[12]Dèstati, dèstati, o Debora,
dèstati, dèstati, intona un canto!
Sorgi, Barak, e cattura i tuoi prigionieri,
o figlio di Abinoam!
[13]Allora
scesero i fuggiaschi
per unirsi ai principi;
il popolo del Signore
scese a sua difesa tra gli eroi.
[14]Quelli della stirpe di Efraim
scesero nella pianura,
ti seguì Beniamino fra le tue genti.
Dalla stirpe di Machir scesero i comandanti
e da Zàbulon chi impugna lo scettro del comando.
[15]I principi di Issacar mossero con Debora;
Barak si lanciò sui suoi passi nella pianura.
Presso i ruscelli di Ruben
grandi erano le esitazioni.
[16]Perché sei rimasto seduto tra gli ovili,
ad ascoltare le zampogne dei pastori?
Presso i ruscelli di Ruben
erano ben grandi le dispute...
[17]Gàlaad dimora oltre il Giordano
e Dan perché vive straniero sulle navi?
Aser si è stabilito lungo la riva del grande mare
e presso le sue insenature dimora.
[18]Zàbulon invece è un popolo che si è esposto
alla morte,
come Nèftali, sui poggi della campagna!
[19]Vennero
i re, diedero battaglia,
combatterono i re di Canaan,
a Taanach sulle acque di Meghiddo,
ma non riportarono bottino d'argento.
[20]Dal cielo le stelle diedero battaglia,
dalle loro orbite combatterono contro Sisara.
[21]Il torrente Kison li travolse;
torrente impetuoso fu il torrente Kison...
Anima mia, calpesta con forza!
[22]Allora martellarono gli zoccoli dei cavalli
al galoppo, al galoppo dei corsieri.
[23]Maledite Meroz - dice l'angelo del Signore -
maledite, maledite i suoi abitanti,
perché non vennero in aiuto al Signore,
in aiuto al Signore tra gli eroi.
[24]Sia
benedetta fra le donne Giaele,
la moglie di Eber il Kenita,
benedetta fra le donne della tenda!
[25]Acqua egli chiese, latte essa diede,
in una coppa da principi offrì latte acido.
[26]Una mano essa stese al picchetto
e la destra a un martello da fabbri,
e colpì Sisara, lo percosse alla testa,
ne fracassò, ne trapassò la tempia.
[27]Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque;
ai piedi di lei si contorse, ricadde,
dove si contorse, là ricadde finito.
[28]Dietro la finestra si affaccia e si lamenta
la madre di Sisara, dietro la persiana:
Perché il suo carro tarda ad arrivare?
Perché così a rilento procedono i suoi carri?
[29]Le più sagge sue principesse rispondono
e anche lei torna a dire a se stessa:
[30]Certo han trovato bottino, stan facendo le parti:
una fanciulla, due fanciulle per ogni uomo;
un bottino di vesti variopinte per Sisara,
un bottino di vesti variopinte a ricamo;
una veste variopinta a due ricami
è il bottino per il mio collo...
[31]Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore!
Ma coloro che ti amano siano come il sole,
quando sorge con tutto lo splendore».
Poi il paese ebbe pace per
quarant'anni.
Giudici - Capitolo
6
5. GEDEONE E ABIMELECH
A. Vocazione di Gedeone
Israele
oppresso dai Madianiti
[1]Gli
Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e il
Signore li mise nelle mani di Madian per sette anni. [2]La
mano di Madian si fece pesante contro Israele; per la paura
dei Madianiti gli Israeliti adattarono per sé gli antri dei
monti, le caverne e le cime scoscese. [3]Quando
Israele aveva seminato, i Madianiti con i figli di Amalek e
i figli dell'oriente venivano contro di lui, [4]si
accampavano sul territorio degli Israeliti, distruggevano
tutti i prodotti del paese fino all'ingresso di Gaza e non
lasciavano in Israele mezzi di sussistenza: né pecore, né
buoi, né asini. [5]Poiché venivano con i loro armenti
e con le loro tende e arrivavano numerosi come le cavallette
- essi e i loro cammelli erano senza numero - e venivano nel
paese per devastarlo. [6]Israele fu ridotto in grande
miseria a causa di Madian e gli Israeliti gridarono al
Signore.
Intervento di un profeta
[7]Quando
gli Israeliti ebbero gridato a causa di Madian, [8]il
Signore mandò loro un profeta che disse: «Dice il Signore,
Dio d'Israele: Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho
fatti uscire dalla condizione servile; [9]vi ho
liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano di quanti vi
opprimevano; li ho scacciati davanti a voi, vi ho dato il
loro paese [10]e vi ho detto: Io sono il Signore
vostro Dio; non venerate gli dei degli Amorrei, nel paese
dei quali abitate. Ma voi non avete ascoltato la mia voce».
Apparizione dell'angelo del Signore a Gedeone
[11]Ora
l'angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di
Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita; Gedeone, figlio di
Ioas, batteva il grano nel tino per sottrarlo ai Madianiti.
[12]L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il
Signore è con te, uomo forte e valoroso!». [13]Gedeone
gli rispose: «Signor mio, se il Signore è con noi, perché ci
è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che
i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: Il Signore non ci
ha fatto forse uscire dall'Egitto? Ma ora il Signore ci ha
abbandonati e ci ha messi nelle mani di Madian». [14]Allora
il Signore si volse a lui e gli disse: «Và con questa forza
e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse
io?». [15]Gli rispose: «Signor mio, come salverò
Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manàsse e
io sono il più piccolo nella casa di mio padre». [16]Il
Signore gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i
Madianiti come se fossero un uomo solo». [17]Gli
disse allora: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un
segno che proprio tu mi parli. [18]Intanto, non te ne
andare di qui prima che io torni da te e porti la mia
offerta da presentarti». Rispose: «Resterò finché tu torni».
[19]Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto
e con un'efa di farina preparò focacce azzime; mise
la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò
tutto sotto il terebinto e glielo offrì. [20]L'angelo
di Dio gli disse: «Prendi la carne e le focacce azzime,
mettile su questa pietra e versavi il brodo». Egli fece
così. [21]Allora l'angelo del Signore stese
l'estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e
le focacce azzime; salì dalla roccia un fuoco che consumò la
carne e le focacce azzime e l'angelo del Signore scomparve
dai suoi occhi. [22]Gedeone vide che era l'angelo del
Signore e disse: «Signore, ho dunque visto l'angelo del
Signore faccia a faccia!». [23]Il Signore gli disse:
«La pace sia con te, non temere, non morirai!». [24]Allora
Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo
chiamò Signore-Pace. Esso esiste fino ad oggi a Ofra degli
Abiezeriti.
Gedeone
contro Baal
[25]In
quella stessa notte il Signore gli disse: «Prendi il
giovenco di tuo padre e un secondo giovenco di sette anni,
demolisci l'altare di Baal fatto da tuo padre e taglia il
palo sacro che gli sta accanto. [26]Costruisci un
altare al Signore tuo Dio sulla cima di questa roccia,
disponendo ogni cosa con ordine; poi prendi il secondo
giovenco e offrilo in olocausto sulla legna del palo sacro
che avrai tagliato». [27]Allora Gedeone prese dieci
uomini fra i suoi servitori e fece come il Signore gli aveva
ordinato; ma temendo di farlo di giorno, per paura dei suoi
parenti e della gente della città, lo fece di notte. [28]Quando
il mattino dopo la gente della città si alzò, vide che
l'altare di Baal era stato demolito, che il palo sacro
accanto era stato tagliato e che il secondo giovenco era
offerto in olocausto sull'altare che era stato costruito.
[29]Si dissero l'un altro: «Chi ha fatto questo?».
Investigarono, si informarono e dissero: «Gedeone, figlio di
Ioas, ha fatto questo». [30]Allora la gente della
città disse a Ioas: «Conduci fuori tuo figlio e sia messo a
morte, perché ha demolito l'altare di Baal e ha tagliato il
palo sacro che gli stava accanto». [31]Ioas rispose a
quanti insorgevano contro di lui: «Volete difendere voi la
causa di Baal e venirgli in aiuto? Chi vorrà difendere la
sua causa sarà messo a morte prima di domattina; se è Dio,
difenda da sé la sua causa, per il fatto che hanno demolito
il suo altare». [32]Perciò in quel giorno Gedeone fu
chiamato Ierub-Baal, perché si disse: «Baal difenda la sua
causa contro di lui, perché egli ha demolito il suo altare».
La
chiamata alle armi
[33]Ora
tutti i Madianiti, Amalek e i figli dell'oriente si
radunarono, passarono il Giordano e si accamparono nella
pianura di Izreel. [34]Ma lo spirito del Signore
investì Gedeone; egli suonò la tromba e gli Abiezeriti
furono convocati per seguirlo. [35]Egli mandò anche
messaggeri in tutto Manàsse, che fu pure chiamato a
seguirlo; mandò anche messaggeri nelle tribù di Aser, di
Zàbulon e di Nèftali, le quali vennero ad unirsi agli altri.
La prova
del vello
[36]Gedeone
disse a Dio: «Se tu stai per salvare Israele per mia mano,
come hai detto, [37]ecco, io metterò un vello di lana
sull'aia: se c'è rugiada soltanto sul vello e tutto il
terreno resta asciutto, io saprò che tu salverai Israele per
mia mano, come hai detto». [38]Così avvenne. La
mattina dopo, Gedeone si alzò per tempo, strizzò il vello e
ne spremette la rugiada: una coppa piena d'acqua. [39]Gedeone
disse a Dio: «Non adirarti contro di me; io parlerò ancora
una volta. Lasciami fare la prova con il vello, solo ancora
una volta: resti asciutto soltanto il vello e ci sia la
rugiada su tutto il terreno». [40]Dio fece così
quella notte: il vello soltanto restò asciutto e ci fu
rugiada su tutto il terreno.
Giudici - Capitolo
7
B. La Campagna di Gedeone a
ovest del Giordano
Il
Signore riduce l'esercito di Gedeone
[1]Ierub-Baal
dunque, cioè Gedeone, con tutta la gente che era con lui,
alzatosi di buon mattino, si accampò alla fonte di Carod. Il
campo di Madian era al nord, verso la collina di More, nella
pianura. [2]Il Signore disse a Gedeone: «La gente che
è con te è troppo numerosa, perché io metta Madian nelle sue
mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: La mia
mano mi ha salvato. [3]Ora annunzia davanti a tutto
il popolo: Chiunque ha paura e trema, torni indietro».
Gedeone li mise così alla prova. Tornarono indietro
ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila.
[4]Il Signore disse a Gedeone: «La gente è ancora troppo
numerosa; falli scendere all'acqua e te li metterò alla
prova. Quegli del quale ti dirò: Questi venga con te, verrà;
e quegli del quale ti dirò: Questi non venga con te, non
verrà». [5]Gedeone fece dunque scendere la gente
all'acqua e il Signore gli disse: «Quanti lambiranno l'acqua
con la lingua, come la lambisce il cane, li porrai da una
parte; porrai da un'altra quanti, per bere, si metteranno in
ginocchio». [6]Il numero di quelli che lambirono
l'acqua portandosela alla bocca con la mano, fu di trecento
uomini; tutto il resto della gente si mise in ginocchio per
bere l'acqua. [7]Allora il Signore disse a Gedeone:
«Con questi trecento uomini che hanno lambito l'acqua, io vi
salverò e metterò i Madianiti nelle tue mani. Tutto il resto
della gente se ne vada, ognuno a casa sua». [8]Egli
prese dalle mani del popolo le brocche e le trombe; rimandò
tutti gli altri Israeliti ciascuno alla sua tenda e tenne
con sé i trecento uomini. L'accampamento di Madian gli stava
al di sotto, nella pianura.
Presagio
di vittoria
[9]In
quella stessa notte il Signore disse a Gedeone: «Alzati e
piomba sul campo, perché io te l'ho messo nelle mani.
[10]Ma se hai paura di farlo, scendivi con Pura tuo
servo [11]e udrai quello che dicono; dopo, prenderai
vigore per piombare sul campo». Egli scese con Pura suo
servo fino agli avamposti dell'accampamento. [12]I
Madianiti, gli Amaleciti e tutti i figli dell'oriente erano
sparsi nella pianura e i loro cammelli erano senza numero
come la sabbia che è sul lido del mare. [13]Quando
Gedeone vi giunse, ecco un uomo raccontava un sogno al suo
compagno e gli diceva: «Ho fatto un sogno. Mi pareva di
vedere una pagnotta di orzo rotolare nell'accampamento di
Madian: giunse alla tenda, la urtò e la rovesciò e la tenda
cadde a terra». [14]Il suo compagno gli rispose:
«Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Ioas,
uomo di Israele; Dio ha messo nelle sue mani Madian e tutto
l'accampamento». [15]Quando Gedeone ebbe udito il
racconto del sogno e la sua interpretazione, si prostrò; poi
tornò al campo di Israele e disse: «Alzatevi, perché il
Signore ha messo nelle vostre mani l'accampamento di
Madian».
La
sorpresa
[16]Divise
i trecento uomini in tre schiere, consegnò a tutti trombe e
brocche vuote con dentro fiaccole; [17]disse loro:
«Guardate me e fate come farò io, così farete voi. [18]Quando
io, con quanti sono con me, suonerò la tromba, anche voi
suonerete le trombe intorno a tutto l'accampamento e
griderete: Per il Signore e per Gedeone!». [19]Gedeone
e i cento uomini che erano con lui giunsero all'estremità
dell'accampamento, all'inizio della veglia di mezzanotte,
quando appena avevano cambiato le sentinelle. Egli suonò la
tromba spezzando la brocca che aveva in mano. [20]Allora
le tre schiere suonarono le trombe e spezzarono le brocche,
tenendo le fiaccole con la sinistra e con la destra le
trombe per suonare e gridarono: «La spada per il Signore e
per Gedeone!». [21]Ognuno di essi rimase al suo
posto, intorno all'accampamento; tutto il campo si mise a
correre, a gridare, a fuggire. [22]Mentre quelli
suonavano le trecento trombe, il Signore fece volgere la
spada di ciascuno contro il compagno, per tutto
l'accampamento. L'esercito fuggì fino a Bet-Sitta a Zerera
fino alla riva di Abel-Mecola, sopra Tabbat.
L'inseguimento
[23]Gli
Israeliti di Nèftali, di Aser e di tutto Manàsse si
radunarono e inseguirono i Madianiti. [24]Intanto
Gedeone aveva mandato messaggeri per tutte le montagne di
Efraim a dire: «Scendete contro i Madianiti e tagliate loro
i guadi sul Giordano fino a Bet-Bara». Così tutti gli uomini
di Efraim si radunarono e si impadronirono dei guadi sul
Giordano fino a Bet-Bara. [25]Presero due capi di
Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb e
Zeeb al Torchio di Zeeb. Inseguirono i Madianiti e portarono
le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, oltre il Giordano.
Giudici - Capitolo
8
Suscettibilità degli Efraimiti
[1]Ma
gli uomini di Efraim gli dissero: «Che azione ci hai fatto,
non chiamandoci quando sei andato a combattere contro
Madian?». Litigarono con lui violentemente. [2]Egli
rispose loro: «Che ho fatto io in confronto a voi? La
racimolatura di Efraim non vale più della vendemmia di
Abiezer? [3]Dio vi ha messo nelle mani i capi di
Madian, Oreb e Zeeb; che dunque ho potuto fare io in
confronto a voi?». A tali parole, la loro ira contro di lui
si calmò.
C. La campagna di Gedeone in
Transgiordania
e la fine di Gedeone
Gedeone
insegue il nemico oltre il Giordano
[4]Gedeone
arrivò al Giordano e lo attraversò. Ma egli e i suoi
trecento uomini erano stanchi e affamati. [5]Disse a
quelli di Succot: «Date focacce di pane alla gente che mi
segue, perché è stanca e io sto inseguendo Zebach e
Zalmunna, re di Madian». [6]Ma i capi di Succot
risposero: «Tieni forse gia nelle tue mani i polsi di Zebach
e di Zalmunna, perché dobbiamo dare il pane al tuo
esercito?». [7]Gedeone disse: «Ebbene, quando il
Signore mi avrà messo nelle mani Zebach e Zalmunna, vi
strazierò le carni con le spine del deserto e con i cardi».
[8]Di là salì a Penuel e parlò agli uomini di Penuel
nello stesso modo; essi gli risposero come avevano fatto
quelli di Succot. [9]Egli disse anche agli uomini di
Penuel: «Quando tornerò in pace, abbatterò questa torre».
Disfatta
di Zebach e di Zalmunna
[10]Zebach
e Zalmunna erano a Karkor con il loro accampamento di circa
quindicimila uomini, quanti erano rimasti dell'intero
esercito dei figli dell'oriente; centoventimila uomini
armati di spada erano caduti. [11]Gedeone salì per la
via dei nomadi a oriente di Nobach e di Iogbea e mise in
rotta l'esercito che si credeva sicuro. [12]Zebach e
Zalmunna si diedero alla fuga, ma egli li inseguì, prese i
due re di Madian, Zebach e Zalmunna, e sbaragliò tutto
l'esercito.
Le
vendette di Gedeone
[13]Poi
Gedeone, figlio di Ioas, tornò dalla battaglia per la salita
di Cheres. [14]Catturò un giovane della gente di
Succot e lo interrogò; quegli gli mise per iscritto i nomi
dei capi e degli anziani di Succot: settantasette uomini.
[15]Poi venne alla gente di Succot e disse: «Ecco Zebach
e Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato
dicendo: Hai tu forse gia nelle mani i polsi di Zebach e
Zalmunna perché dobbiamo dare il pane alla tua gente
stanca?». [16]Prese gli anziani della città e con le
spine del deserto e con i cardi castigò gli uomini di
Succot. [17]Demolì la torre di Penuel e uccise gli
uomini della città. [18]Poi disse a Zebach e a
Zalmunna: «Come erano gli uomini che avete uccisi al
Tabor?». Quelli risposero: «Erano come te; ognuno di loro
aveva l'aspetto di un figlio di re». [19]Egli
riprese: «Erano miei fratelli, figli di mia madre; per la
vita del Signore, se aveste risparmiato loro la vita, io non
vi ucciderei!». [20]Poi disse a Ieter, suo
primogenito: «Su, uccidili!». Ma il giovane non estrasse la
spada, perché aveva paura, poiché era ancora giovane.
[21]Zebach e Zalmunna dissero: «Suvvia, colpisci tu
stesso, poiché qual è l'uomo, tale è la sua forza». Gedeone
si alzò e uccise Zebach e Zalmunna e prese le lunette che i
loro cammelli portavano al collo.
Gedeone.
La fine della sua vita
[22]Allora
gli Israeliti dissero a Gedeone: «Regna su di noi tu e i
tuoi discendenti, poiché ci hai liberati dalla mano di
Madian». [23]Ma Gedeone rispose loro: «Io non regnerò
su di voi né mio figlio regnerà; il Signore regnerà su di
voi». [24]Poi Gedeone disse loro: «Una cosa voglio
chiedervi: ognuno di voi mi dia un pendente del suo
bottino». I nemici avevano pendenti d'oro, perché erano
Ismaeliti. [25]Risposero: «Li daremo volentieri».
Egli stese allora il mantello e ognuno vi gettò un pendente
del suo bottino». [26]Il peso dei pendenti d'oro, che
egli aveva chiesti, fu di millesettecento sicli d'oro, oltre
le lunette, le catenelle e le vesti di porpora, che i re di
Madian avevano addosso, e oltre le collane che i loro
cammelli avevano al collo. [27]Gedeone ne fece un
efod che pose in Ofra sua città; tutto Israele vi si prostrò
davanti in quel luogo e ciò divenne una causa di rovina per
Gedeone e per la sua casa. [28]Così Madian fu
umiliato davanti agli Israeliti e non alzò più il capo; il
paese rimase in pace per quarant'anni, durante la vita di
Gedeone. [29]Ierub-Baal, figlio di Ioas, tornò a
dimorare a casa sua. [30]Gedeone ebbe settanta figli
che gli erano nati dalle molte mogli. [31]Anche la
sua concubina che stava a Sichem gli partorì un figlio, che
chiamò Abimèlech. [32]Poi Gedeone, figlio di Ioas,
morì in buona vecchiaia e fu sepolto nella tomba di Ioas suo
padre a Ofra degli Abiezeriti.
Ricaduta
di Israele
[33]Dopo
la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono a prostituirsi a
Baal e presero Baal-Berit come loro dio. [34]Gli
Israeliti non si ricordarono del Signore loro Dio che li
aveva liberati dalle mani di tutti i loro nemici all'intorno
[35]e non dimostrarono gratitudine alla casa di
Ierub-Baal, cioè di Gedeone, per tutto il bene che egli
aveva fatto a Israele.
Giudici - Capitolo
9
D. Il regno di Abimèlech
[1]Ora
Abimèlech, figlio di Ierub-Baal, andò a Sichem dai fratelli
di sua madre e disse loro e a tutta la parentela di sua
madre: [2]«Dite agli orecchi di tutti i signori di
Sichem: E' meglio per voi che vi governino settanta uomini,
tutti i figli di Ierub-Baal, o che vi governi un solo uomo?
Ricordatevi che io sono del vostro sangue». [3]I
fratelli di sua madre parlarono di lui, ripetendo a tutti i
signori di Sichem quelle parole e il cuor loro si piegò a
favore di Abimèlech, perché dicevano: «E' nostro fratello».
[4]Gli diedero settanta sicli d'argento che tolsero
dal tempio di Baal-Berit; con essi Abimèlech assoldò uomini
sfaccendati e audaci che lo seguirono. [5]Venne alla
casa di suo padre, a Ofra, e uccise sopra una stessa pietra
i suoi fratelli, figli di Ierub-Baal, settanta uomini. Ma
Iotam, figlio minore di Ierub-Baal, scampò, perché si era
nascosto. [6]Tutti i signori di Sichem e tutta
Bet-Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlech
presso la Quercia della Stele che si trova a Sichem.
Apologo
di Iotam
[7]Ma
Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del
monte Garizim e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi,
signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
[8]Si
misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all'ulivo:
Regna su di noi.
[9]Rispose loro l'ulivo:
Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dei e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
[10]Dissero gli alberi al fico:
Vieni tu, regna su di noi.
[11]Rispose loro il fico:
Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
[12]Dissero gli alberi alla vite:
Vieni tu, regna su di noi.
[13]Rispose loro la vite:
Rinuncerò al mio mosto
che allieta dei e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
[14]Dissero tutti gli alberi al rovo:
Vieni tu, regna su di noi.
[15]Rispose il rovo agli alberi:
Se in verità ungete
me re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano.
[16]Ora
voi non avete agito con lealtà e onestà proclamando re
Abimèlech, non avete operato bene verso Ierub-Baal e la sua
casa, non lo avete trattato secondo il merito delle sue
azioni... [17]Perché mio padre ha combattuto per voi,
ha esposto al pericolo la vita e vi ha liberati dalle mani
di Madian. [18]Voi invece oggi siete insorti contro
la casa di mio padre, avete ucciso i suoi figli, settanta
uomini, sopra una stessa pietra e avete proclamato re dei
signori di Sichem Abimèlech, figlio della sua schiava,
perché è vostro fratello. [19]Se dunque avete operato
oggi con sincerità e con integrità verso Ierub-Baal e la sua
casa, godetevi Abimèlech ed egli si goda voi! [20]Ma
se non è così, esca da Abimèlech un fuoco che divori i
signori di Sichem e Bet-Millo; esca dai signori di Sichem e
da Bet-Millo un fuoco che divori Abimèlech!». [21]Iotam
corse via, si mise in salvo e andò a stabilirsi a Beer,
lontano da Abimèlech suo fratello.
Rivolta
dei Sichemiti contro Abimelèch
[22]Abimèlech
dominò su Israele tre anni. [23]Poi Dio mandò un
cattivo spirito fra Abimèlech e i signori di Sichem e i
signori di Sichem si ribellarono ad Abimèlech. [24]Questo
avvenne perché la violenza fatta ai settanta figli di
Ierub-Baal ricevesse il castigo e il loro sangue ricadesse
su Abimèlech loro fratello, che li aveva uccisi, e sui
signori di Sichem, che gli avevano dato mano per uccidere i
suoi fratelli. [25]I signori di Sichem posero agguati
contro di lui sulla cima dei monti, rapinando chiunque
passasse vicino alla strada. Abimèlech fu informato della
cosa. [26]Poi Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli
vennero e si stabilirono a Sichem e i signori di Sichem
riposero la fiducia in lui. [27]Usciti nella
campagna, vendemmiarono le loro vigne, pigiarono l'uva e
fecero festa. Poi entrarono nella casa del loro Dio,
mangiarono, bevvero e maledissero Abimèlech. [28]Gaal,
figlio di Ebed, disse: «Chi è Abimèlech e che è Sichem,
perché dobbiamo servirlo? Non dovrebbero piuttosto il figlio
di Ierub-Baal e Zebul, suo luogotenente, servire gli uomini
di Camor, capostipite di Sichem? Perché dovremmo servirlo
noi? [29]Se avessi in mano questo popolo, io
scaccerei Abimèlech e direi: Accresci pure il tuo esercito
ed esci in campo».
[30]Ora
Zebul, governatore della città, udite le parole di Gaal,
figlio di Ebed, si accese d'ira [31]e mandò
messaggeri ad Abimèlech in Aruma per dirgli: «Ecco Gaal,
figlio di Ebed, e i suoi fratelli sono venuti a Sichem e
sollevano la città contro di te. [32]Alzati dunque di
notte con la gente che hai con te e tendi un agguato nella
campagna. [33]Domattina, non appena spunterà il sole,
ti alzerai e piomberai sulla città mentre lui con la sua
gente ti uscirà contro: tu gli farai quel che troverai
opportuno». [34]Abimèlech e tutta la gente che era
con lui si alzarono di notte e tesero un agguato contro
Sichem, divisi in quattro schiere. [35]Gaal, figlio
di Ebed, uscì e si fermò all'ingresso della porta della
città; allora Abimèlech uscì dall'agguato con la gente che
aveva. [36]Gaal, vista quella gente, disse a Zebul:
«Ecco gente che scende dalle cime dei monti». Zebul gli
rispose: «Tu vedi l'ombra dei monti e la prendi per uomini».
[37]Gaal riprese a parlare e disse: «Ecco gente che
scende dall'Ombelico della terra e una schiera che giunge
per la via della Quercia dei Maghi». [38]Allora Zebul
gli disse: «Dov'è ora la spavalderia di quando dicevi: Chi è
Abimèlech, perché dobbiamo servirlo? Non è questo il popolo
che disprezzavi? Ora esci in campo e combatti contro di
lui!». [39]Allora Gaal uscì alla testa dei signori di
Sichem e diede battaglia ad Abimèlech. [40]Ma
Abimèlech lo inseguì ed egli fuggì dinanzi a lui e molti
uomini caddero morti fino all'ingresso della porta. [41]Abimèlech
ritornò ad Aruma e Zebul cacciò Gaal e i suoi fratelli, che
non poterono più rimanere a Sichem.
Distruzione di Sichem e presa della torre di Sichem
[42]Il
giorno dopo il popolo di Sichem uscì alla campagna e
Abimèlech ne fu informato.
[43]Egli
prese la sua gente, la divise in tre schiere e tese un
agguato nella campagna: quando vide che il popolo usciva
dalla città, si mosse contro di essi e li battè. [44]Abimèlech
e la sua gente fecero irruzione e si fermarono all'ingresso
della porta della città, mentre le altre due schiere si
gettarono su quelli che erano nella campagna e li colpirono.
[45]Abimèlech combattè contro la città tutto quel
giorno, la prese e uccise il popolo che vi si trovava; poi
distrusse la città e la cosparse di sale.
[46]Tutti
i signori della torre di Sichem, all'udir questo, entrarono
nel sotterraneo del tempio di El-Berit. [47]Fu
riferito ad Abimèlech che tutti i signori della torre di
Sichem si erano adunati. [48]Allora Abimèlech salì
sul monte Zalmon con tutta la gente che aveva con sé; prese
in mano la scure, tagliò un ramo d'albero, lo sollevò e se
lo mise in spalla; poi disse alla sua gente: «Quello che mi
avete visto fare, fatelo presto anche voi!». [49]Tutti
tagliarono ciascuno un ramo e seguirono Abimèlech; posero i
rami contro il sotterraneo e bruciarono tra le fiamme la
sala con quelli che vi erano dentro. Così perì tutta la
gente della torre di Sichem, circa mille persone, fra uomini
e donne.
Assedio
di Tebes e morte di Abimèlech
[50]Poi
Abimèlech andò a Tebes, la cinse d'assedio e la prese.
[51]In mezzo alla città c'era una torre fortificata,
dove si rifugiarono tutti i signori della città, uomini e
donne; vi si rinchiusero dentro e salirono sul terrazzo
della torre. [52]Abimèlech, giunto alla torre,
l'attaccò e si accostò alla porta della torre per appiccarvi
il fuoco. [53]Ma una donna gettò giù il pezzo
superiore di una macina sulla testa di Abimèlech e gli
spaccò il cranio. [54]Egli chiamò in fretta il
giovane che gli portava le armi e gli disse: «Tira fuori la
spada e uccidimi, perché non si dica di me: L'ha ucciso una
donna!». Il giovane lo trafisse ed egli morì. [55]Quando
gli Israeliti videro che Abimèlech era morto, se ne andarono
ciascuno a casa sua.
[56]Così
Dio fece ricadere sopra Abimèlech il male che egli aveva
fatto contro suo padre, uccidendo settanta suoi fratelli.
[57]Dio fece anche ricadere sul capo della gente di
Sichem tutto il male che essa aveva fatto; così si avverò su
di loro la maledizione di Iotam, figlio di Ierub-Baal.
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Giudici - Capitolo
10
IEFETE E I "GIUDICI MINORI"
6. TOLA
[1]Dopo
Abimèlech, sorse a salvare Israele Tola, figlio di Pua,
figlio di Dodo, uomo di Issacar. Dimorava a Samir sulle
montagne di Efraim; [2]fu giudice d'Israele per
ventitrè anni, poi morì e fu sepolto a Samir.
7. IAIR
[3]Dopo
di lui sorse Iair, il Galaadita, che fu giudice d'Israele
per ventidue anni; [4]ebbe trenta figli che
cavalcavano trenta asinelli e avevano trenta città, che si
chiamano anche oggi i Villaggi di Iair e sono nel paese di
Gàlaad. [5]Poi Iair morì e fu sepolto a Kamon.
8. IEFETE
Oppressione degli Ammoniti
[6]Gli
Israeliti continuarono a fare ciò che è male agli occhi del
Signore e servirono i Baal, le Astarti, gli dei di Aram, gli
dei di Sidòne, gli dei di Moab, gli dei degli Ammoniti e gli
dei dei Filistei; abbandonarono il Signore e non lo
servirono più. [7]L'ira del Signore si accese contro
Israele e li mise nelle mani dei Filistei e nelle mani degli
Ammoniti. [8]Questi afflissero e oppressero per
diciotto anni gli Israeliti, tutti i figli d'Israele che
erano oltre il Giordano, nel paese degli Amorrei in Gàlaad.
[9]Poi gli Ammoniti passarono il Giordano per
combattere anche contro Giuda, contro Beniamino e contro la
casa d'Efraim e Israele fu in grande angoscia. [10]Allora
gli Israeliti gridarono al Signore: «Abbiamo peccato contro
di te, perché abbiamo abbandonato il nostro Dio e abbiamo
servito i Baal». [11]Il Signore disse agli Israeliti:
«Non vi ho io liberati dagli Egiziani, dagli Amorrei, dagli
Ammoniti e dai Filistei? [12]Quando quelli di Sidòne,
gli Amaleciti e i Madianiti vi opprimevano e voi gridavate a
me, non vi ho forse liberati dalle loro mani? [13]Eppure,
mi avete abbandonato e avete servito altri dei; perciò io
non vi salverò più. [14]Andate a gridare agli dei che
avete scelto; vi salvino essi nel tempo della vostra
angoscia!». [15]Gli Israeliti dissero al Signore:
«Abbiamo peccato; fà di noi ciò che ti piace; soltanto,
liberaci in questo giorno». [16]Eliminarono gli dei
stranieri e servirono il Signore, il quale non tollerò più a
lungo la tribolazione di Israele. [17]Gli Ammoniti si
radunarono e si accamparono in Gàlaad e anche gli Israeliti
si adunarono e si accamparono a Mizpa. [18]Il popolo,
i principi di Gàlaad, si dissero l'un l'altro: «Chi sarà
l'uomo che comincerà a combattere contro gli Ammoniti? Egli
sarà il capo di tutti gli abitanti di Gàlaad».
Giudici - Capitolo
11
Iefte
pone le condizioni
[1]Ora
Iefte, il Galaadita, era uomo forte e valoroso, figlio di
una prostituta; lo aveva generato Gàlaad. [2]Poi la
moglie di Gàlaad gli partorì figli e, quando i figli della
moglie furono adulti, cacciarono Iefte e gli dissero: «Tu
non avrai eredità nella casa di nostro padre, perché sei
figlio di un'altra donna». [3]Iefte fuggì lontano dai
suoi fratelli e si stabilì nel paese di Tob. Attorno a Iefte
si raccolsero alcuni sfaccendati e facevano scorrerie con
lui. [4]Qualche tempo dopo gli Ammoniti mossero
guerra a Israele. [5]Quando gli Ammoniti iniziarono
la guerra contro Israele, gli anziani di Gàlaad andarono a
prendere Iefte nel paese di Tob. [6]Dissero a Iefte:
«Vieni, sii nostro condottiero e combatteremo contro gli
Ammoniti». [7]Ma Iefte rispose agli anziani di
Gàlaad: «Non siete forse voi quelli che mi avete odiato e
scacciato dalla casa di mio padre? Perché venite da me ora
che siete in difficoltà?». [8]Gli anziani di Gàlaad
dissero a Iefte: «Proprio per questo ora ci rivolgiamo a te:
verrai con noi, combatterai contro gli Ammoniti e sarai il
capo di noi tutti abitanti di Gàlaad». [9]Iefte
rispose agli anziani di Gàlaad: «Se mi riconducete per
combattere contro gli Ammoniti e il Signore li mette in mio
potere, io sarò vostro capo». [10]Gli anziani di
Gàlaad dissero a Iefte: «Il Signore sia testimone tra di
noi, se non faremo come hai detto». [11]Iefte dunque
andò con gli anziani di Gàlaad; il popolo lo costituì suo
capo e condottiero e Iefte ripetè le sue parole davanti al
Signore in Mizpa.
Approcci
di Iefte con gli Ammoniti
[12]Poi
Iefte inviò messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: «Che
c'è tra me e te, perché tu venga contro di me a muover
guerra al mio paese?». [13]Il re degli Ammoniti
rispose ai messaggeri di Iefte: «Perché, quando Israele uscì
dall'Egitto, si impadronì del mio territorio, dall'Arnon
fino allo Iabbok e al Giordano; restituiscilo
spontaneamente». [14]Iefte inviò di nuovo messaggeri
al re degli Ammoniti per dirgli: [15]«Dice Iefte:
Israele non si impadronì del paese di Moab, né del paese
degli Ammoniti; [16]ma, quando Israele uscì
dall'Egitto e attraversò il deserto fino al Mare Rosso e
giunse a Kades, [17]mandò messaggeri al re di Edom
per dirgli: Lasciami passare per il tuo paese, ma il re di
Edom non acconsentì. Mandò anche al re di Moab, nemmeno lui
volle e Israele rimase a Kades. [18]Poi camminò per
il deserto, fece il giro del paese di Edom e del paese di
Moab, giunse a oriente del paese di Moab e si accampò oltre
l'Arnon senza entrare nei territori di Moab; perché l'Arnon
segna il confine di Moab. [19]Allora Israele mandò
messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, re di Chesbon, e gli
disse: Lasciaci passare dal tuo paese, per arrivare al
nostro. [20]Ma Sicon non si fidò che Israele passasse
per i suoi confini; anzi radunò tutta la sua gente, si
accampò a Iaaz e combattè contro Israele. [21]Il
Signore, Dio d'Israele, mise Sicon e tutta la sua gente
nelle mani d'Israele, che li sconfisse; così Israele
conquistò tutto il paese degli Amorrei che abitavano quel
territoro; [22]conquistò tutti i territori degli
Amorrei, dall'Arnon allo Iabbok e dal deserto al Giordano.
[23]Ora il Signore, Dio d'Israele, ha scacciato gli
Amorrei davanti a Israele suo popolo e tu vorresti possedere
il loro paese? [24]Non possiedi tu quello che Camos
tuo dio ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo
il paese di quelli che il Signore ha scacciati davanti a
noi. [25]Sei tu forse più di Balak, figlio di Zippor,
re di Moab? Mosse forse querela ad Israele o gli fece
guerra? [26]Da trecento anni Israele abita a Chesbon
e nelle sue dipendenze, ad Aroer e nelle sue dipendenze e in
tutte le città lungo l'Arnon; perché non gliele avete tolte
durante questo tempo? [27]Io non ti ho fatto torto e
tu agisci male verso di me, muovendomi guerra; il Signore
giudice giudichi oggi tra gli Israeliti e gli Ammoniti!».
[28]Ma il re degli Ammoniti non ascoltò le parole che
Iefte gli aveva mandato a dire.
Il voto
di Iefte e la sua vittoria
[29]Allora
lo spirito del Signore venne su Iefte ed egli attraversò
Gàlaad e Manàsse, passò a Mizpa di Gàlaad e da Mizpa di
Gàlaad raggiunse gli Ammoniti. [30]Iefte fece voto al
Signore e disse: «Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti,
[31]la persona che uscirà per prima dalle porte di casa
mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli
Ammoniti, sarà per il Signore e io l'offrirò in olocausto».
[32]Quindi Iefte raggiunse gli Ammoniti per
combatterli e il Signore glieli mise nelle mani. [33]Egli
li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti
città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono
umiliati davanti agli Israeliti. [34]Poi Iefte tornò
a Mizpa, verso casa sua; ed ecco uscirgli incontro la
figlia, con timpani e danze. Era l'unica figlia: non aveva
altri figli, né altre figlie. [35]Appena la vide, si
stracciò le vesti e disse: «Figlia mia, tu mi hai rovinato!
Anche tu sei con quelli che mi hanno reso infelice! Io ho
dato la mia parola al Signore e non posso ritirarmi».
[36]Essa gli disse: «Padre mio, se hai dato parola al
Signore, fà di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca,
perché il Signore ti ha concesso vendetta sugli Ammoniti,
tuoi nemici». [37]Poi disse al padre: «Mi sia
concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io
vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le
mie compagne». [38]Egli le rispose: «Và!», e la
lasciò andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne
e pianse sui monti la sua verginità. [39]Alla fine
dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che
aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di
qui venne in Israele questa usanza: [40]ogni anno le
fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di Iefte il
Galaadita, per quattro giorni.
Giudici - Capitolo
12
Guerra
tra Efraim e Gàlaad. Morte di Iefte
[1]Ora
gli uomini di Efraim si radunarono, passarono il fiume verso
Zafon e dissero a Iefte: «Perché sei andato a combattere
contro gli Ammoniti e non ci hai chiamati con te? Noi
bruceremo te e la tua casa». [2]Iefte rispose loro:
«Io e il mio popolo abbiamo avuto grandi lotte con gli
Ammoniti; quando vi ho chiamati in aiuto, non siete venuti a
liberarmi dalle loro mani. [3]Vedendo che voi non
venivate in mio aiuto, ho esposto al pericolo la vita, ho
marciato contro gli Ammoniti e il Signore me li ha messi
nelle mani. Perché dunque siete venuti oggi contro di me a
muovermi guerra?». [4]Iefte, radunati tutti gli
uomini di Gàlaad, diede battaglia ad Efraim; gli uomini di
Gàlaad sconfissero gli Efraimiti, perché questi dicevano:
«Voi siete fuggiaschi di Efraim; Gàlaad sta in mezzo a
Efraim e in mezzo a Manàsse». [5]I Galaaditi
intercettarono agli Efraimiti i guadi del Giordano; quando
uno dei fuggiaschi di Efraim diceva: «Lasciatemi passare»,
gli uomini di Gàlaad gli chiedevano: «Sei un Efraimita?». Se
quegli rispondeva: «No», [6]i Galaaditi gli dicevano:
«Ebbene, dì Scibbolet», e quegli diceva Sibbolet, non
sapendo pronunciare bene. Allora lo afferravano e lo
uccidevano presso i guadi del Giordano. In quella occasione
perirono quarantaduemila uomini di Efraim. [7]Iefte
fu giudice d'Israele per sei anni. Poi Iefte, il Galaadita,
morì e fu sepolto nella sua città in Gàlaad.
9. IBSAN
[8]Dopo
di lui fu giudice d'Israele Ibsan di Betlemme. [9]Egli
ebbe trenta figli, maritò trenta figlie e fece venire da
fuori trenta fanciulle per i suoi figli. Fu giudice
d'Israele per sette anni. [10]Poi Ibsan morì e fu
sepolto a Betlemme.
10. ELON
[11]Dopo
di lui fu giudice d'Israele Elon, lo Zabulonita; fu giudice
d'Israele per dieci anni. [12]Poi Elon, lo
Zabulonita, morì e fu sepolto ad Aialon, nel paese di
Zàbulon.
11. ABDON
[13]Dopo
di lui fu giudice d'Israele Abdon, figlio di Illel, di
Piraton. [14]Ebbe quaranta figli e trenta nipoti, i
quali cavalcavano settanta asinelli. Fu giudice d'Israele
per otto anni. [15]Poi Abdon, figlio di Illel, il
Piratonita, morì e fu sepolto a Piraton, nel paese di
Efraim, sul monte Amalek.
Giudici - Capitolo
13
12. SANSONE
L'annunzio della nascita di Sansone
[1]Gli
Israeliti tornarono a fare quello che è male agli occhi del
Signore e il Signore li mise nelle mani dei Filistei per
quarant'anni. [2]C'era allora un uomo di Zorea di una
famiglia dei Daniti, chiamato Manoach; sua moglie era
sterile e non aveva mai partorito. [3]L'angelo del
Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei
sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un
figlio. [4]Ora guardati dal bere vino o bevanda
inebriante e dal mangiare nulla d'immondo. [5]Poiché
ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa
non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo
consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a
liberare Israele dalle mani dei Filistei». [6]La
donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me;
aveva l'aspetto di un angelo di Dio, un aspetto terribile.
Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha
rivelato il suo nome, [7]ma mi ha detto: Ecco tu
concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né
bevanda inebriante e non mangiare nulla d'immondo, perché il
fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al
giorno della sua morte».
Seconda
apparizione dell'angelo
[8]Allora
Manoach pregò il Signore e disse: «Signore, l'uomo di Dio
mandato da te venga di nuovo da noi e c'insegni quello che
dobbiamo fare per il nascituro». [9]Dio ascoltò la
preghiera di Manoach e l'angelo di Dio tornò ancora dalla
donna, mentre stava nel campo; ma Manoach suo marito non era
con lei. [10]La donna corse in fretta ad informare il
marito e gli disse: «Ecco, mi è apparso quell'uomo che venne
da me l'altro giorno». [11]Manoach si alzò, seguì la
moglie e giunto a quell'uomo gli disse: «Sei tu l'uomo che
hai parlato a questa donna?». Quegli rispose: «Sono io».
[12]Manoach gli disse: «Quando la tua parola si sarà
avverata, quale sarà la norma da seguire per il bambino e
che si dovrà fare per lui?». [13]L'angelo del Signore
rispose a Manoach: «Si astenga la donna da quanto le ho
detto. [14]Non mangi nessun prodotto della vigna, né
beva vino o bevanda inebriante e non mangi nulla d'immondo;
osservi quanto le ho comandato». [15]Manoach disse
all'angelo del Signore: «Permettici di trattenerti e di
prepararti un capretto!». [16]L'angelo del Signore
rispose a Manoach: «Anche se tu mi trattenessi, non mangerei
il tuo cibo; ma se vuoi fare un olocausto, offrilo al
Signore». Manoach non sapeva che quello fosse l'angelo del
Signore. [17]Poi Manoach disse all'angelo del
Signore: «Come ti chiami, perché quando si saranno avverate
le tue parole, noi ti rendiamo onore?». [18]L'angelo
del Signore gli rispose: «Perché mi chiedi il nome? Esso è
misterioso». [19]Manoach prese il capretto e
l'offerta e li bruciò sulla pietra al Signore, che opera
cose misteriose. Mentre Manoach e la moglie stavano
guardando, [20]mentre la fiamma saliva dall'altare al
cielo, l'angelo del Signore salì con la fiamma dell'altare.
Manoach e la moglie, che stavano guardando, si gettarono
allora con la faccia a terra [21]e l'angelo del
Signore non apparve più né a Manoach né alla moglie. Allora
Manoach comprese che quello era l'angelo del Signore.
[22]Manoach disse alla moglie: «Noi moriremo certamente,
perché abbiamo visto Dio». [23]Ma sua moglie gli
disse: «Se il Signore avesse voluto farci morire, non
avrebbe accettato dalle nostre mani l'olocausto e l'offerta;
non ci avrebbe mostrato tutte queste cose né ci avrebbe
fatto udire proprio ora cose come queste».
[24]Poi
la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino
crebbe e il Signore lo benedisse. [25]Lo spirito del
Signore cominciò a investirlo quando era a Macane-Dan, fra
Zorea ed Estaol.
Giudici - Capitolo
14
Il
matrimonio di Sansone
[1]Sansone
scese poi a Timna e a Timna vide una donna tra le figlie dei
Filistei. [2]Tornato a casa, disse al padre e alla
madre: «Ho visto a Timna una donna, una figlia dei Filistei;
ora prendetemela in moglie». [3]Suo padre e sua madre
gli dissero: «Non c'è una donna tra le figlie dei tuoi
fratelli e in tutto il nostro popolo, perché tu vada a
prenderti una moglie tra i Filistei non circoncisi?». Ma
Sansone rispose al padre: «Prendimi quella, perché mi
piace». [4]Suo padre e sua madre non sapevano che
questo veniva dal Signore, il quale cercava pretesto di lite
dai Filistei. In quel tempo i Filistei dominavano Israele.
[5]Sansone scese con il padre e con la madre a Timna;
quando furono giunti alle vigne di Timna, ecco un leone
venirgli incontro ruggendo. [6]Lo spirito del Signore
lo investì e, senza niente in mano, squarciò il leone come
si squarcia un capretto. Ma di ciò che aveva fatto non disse
nulla al padre né alla madre. [7]Scese dunque, parlò
alla donna e questa gli piacque. [8]Dopo qualche
tempo tornò per prenderla e uscì dalla strada per vedere la
carcassa del leone: ecco nel corpo del leone c'era uno
sciame d'api e il miele. [9]Egli prese di quel miele
nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo camminando;
quand'ebbe raggiunto il padre e la madre, ne diede loro ed
essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il
miele dal corpo del leone. [10]Suo padre scese dunque
da quella donna e Sansone fece ivi un banchetto, perché così
usavano fare i giovani. [11]Quando lo ebbero visto,
presero trenta compagni perché stessero con lui.
L'indovinello di Sansone
[12]Sansone
disse loro: «Voglio proporvi un indovinello; se voi me lo
spiegate entro i sette giorni del banchetto e se
l'indovinate, vi darò trenta tuniche e trenta mute di vesti;
[13]ma se non sarete capaci di spiegarmelo, darete
trenta tuniche e trenta mute di vesti a me». [14]Quelli
gli risposero: «Proponi l'indovinello e noi lo ascolteremo».
Egli disse loro:
«Dal divoratore è uscito il
cibo
e dal forte è uscito il dolce».
Per tre giorni quelli non
riuscirono a spiegare l'indovinello. [15]Al quarto
giorno dissero alla moglie di Sansone: «Induci tuo marito a
spiegarti l'indovinello; se no daremo fuoco a te e alla casa
di tuo padre. Ci avete invitati qui per spogliarci?».
[16]La moglie di Sansone si mise a piangergli attorno e
a dirgli: «Tu hai per me solo odio e non mi ami; hai
proposto un indovinello ai figli del mio popolo e non me
l'hai spiegato!». Le disse: «Ecco, non l'ho spiegato a mio
padre né a mia madre e dovrei spiegarlo a te?». [17]Essa
gli pianse attorno, durante i sette giorni del banchetto; il
settimo giorno Sansone glielo spiegò, perché lo tormentava,
ed essa spiegò l'indovinello ai figli del suo popolo.
[18]Gli uomini della città, il settimo giorno, prima che
tramontasse il sole, dissero a Sansone:
«Che c'è di più dolce del
miele?
Che c'è di più forte del leone?».
Rispose loro:
«Se non aveste arato con la mia
giovenca,
non avreste sciolto il mio indovinello».
[19]Allora
lo spirito del Signore lo investì ed egli scese ad Ascalon;
vi uccise trenta uomini, prese le loro spoglie e diede le
mute di vesti a quelli che avevano spiegato l'indovinello.
Poi acceso d'ira, risalì a casa di suo padre [20]e la
moglie di Sansone fu data al compagno che gli aveva fatto da
amico di nozze.
Giudici - Capitolo
15
Sansone
brucia le messi dei Filistei
[1]Dopo
qualche tempo, nei giorni della mietitura del grano, Sansone
andò a visitare sua moglie, le portò un capretto e disse:
«Voglio entrare da mia moglie nella camera». Ma il padre di
lei non gli permise di entrare [2]e gli disse:
«Credevo proprio che tu l'avessi ripudiata e perciò l'ho
data al tuo compagno; la sua sorella minore non è più bella
di lei? Prendila dunque al suo posto». [3]Ma Sansone
rispose loro: «Questa volta non sarò colpevole verso i
Filistei, se farò loro del male». [4]Sansone se ne
andò e catturò trecento volpi; prese delle fiaccole, legò
coda e coda e mise una fiaccola fra le due code. [5]Poi
accese le fiaccole, lasciò andare le volpi per i campi di
grano dei Filistei e bruciò i covoni ammassati, il grano
tuttora in piedi e perfino le vigne e gli oliveti. [6]I
Filistei chiesero: «Chi ha fatto questo?». Fu risposto:
«Sansone, il genero dell'uomo di Timna, perché costui gli ha
ripreso la moglie e l'ha data al compagno di lui». I
Filistei salirono e bruciarono tra le fiamme lei e suo
padre. [7]Sansone disse loro: «Poiché agite in questo
modo, io non la smetterò finché non mi sia vendicato di
voi».
[8]Li
battè l'uno sull'altro, facendone una grande strage. Poi
scese e si ritirò nella caverna della rupe di Etam.
La
mascella di asino
[9]Allora
i Filistei vennero, si accamparono in Giuda e fecero una
scorreria fino a Lechi. [10]Gli uomini di Giuda
dissero loro: «Perché siete venuti contro di noi?». Quelli
risposero: «Siamo venuti per legare Sansone; per fare a lui
quello che ha fatto a noi». [11]Tremila uomini di
Giuda scesero alla caverna della rupe di Etam e dissero a
Sansone: «Non sai che i Filistei ci dominano? Che cosa ci
hai fatto?». Egli rispose loro: «Quello che hanno fatto a
me, io l'ho fatto a loro». [12]Gli dissero: «Siamo
scesi per legarti e metterti nelle mani dei Filistei».
Sansone replicò loro: «Giuratemi che voi non mi colpirete».
[13]Quelli risposero: «No, ti legheremo soltanto e ti
metteremo nelle loro mani; ma certo non ti uccideremo». Lo
legarono con due funi nuove e lo fecero salire dalla rupe.
[14]Mentre giungeva a Lechi e i Filistei gli venivano
incontro con grida di gioia, lo spirito del Signore lo
investì; le funi che aveva alle braccia divennero come fili
di lino bruciacchiati dal fuoco e i legami gli caddero
disfatti dalle mani. [15]Trovò allora una mascella
d'asino ancora fresca, stese la mano, l'afferrò e uccise con
essa mille uomini.
[16]Sansone
disse:
«Con la mascella dell'asino,
li ho ben macellati!
Con la mascella dell'asino,
ho colpito mille uomini!».
[17]Quand'ebbe
finito di parlare, gettò via la mascella; per questo, quel
luogo fu chiamato Ramat-Lechi. [18]Poi ebbe gran sete
e invocò il Signore dicendo: «Tu hai concesso questa grande
vittoria mediante il tuo servo; ora dovrò morir di sete e
cader nelle mani dei non circoncisi?». [19]Allora Dio
spaccò la roccia concava che è a Lechi e ne scaturì acqua.
Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese
vita. Perciò quella fonte fu chiamata En-Korè: essa esiste a
Lechi fino ad oggi. [20]Sansone fu giudice d'Israele,
al tempo dei Filistei, per venti anni.
Giudici - Capitolo
16
L'episodio delle porte di Gaza
[1]Sansone
andò a Gaza, vide una prostituta e andò da lei. [2]Fu
detto a quelli di Gaza: «E' venuto Sansone». Essi lo
circondarono, stettero in agguato tutta la notte presso la
porta della città e tutta quella notte rimasero quieti,
dicendo: «Attendiamo lo spuntar del giorno e allora lo
uccideremo». [3]Sansone riposò fino a mezzanotte; a
mezzanotte si alzò, afferrò i battenti della porta della
città e i due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se
li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che guarda
in direzione di Ebron.
Sansone
tradito da Dalila
[4]In
seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che
si chiamava Dalila. [5]Allora i capi dei Filistei
andarono da lei e le dissero: «Seducilo e vedi da dove
proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere
su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno mille e
cento sicli d'argento». [6]Dalila dunque disse a
Sansone: «Spiegami: da dove proviene la tua forza così
grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti?».
[7]Sansone le rispose: «Se mi si legasse con sette corde
d'arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e
sarei come un uomo qualunque». [8]Allora i capi dei
Filistei le portarono sette corde d'arco fresche, non ancora
secche, ed essa lo legò con esse. [9]L'agguato era
teso in una camera interna. Essa gli gridò: «Sansone, i
Filistei ti sono addosso!». Ma egli spezzò le corde come si
spezza un fil di stoppa, quando sente il fuoco. Così il
segreto della sua forza non fu conosciuto. [10]Poi
Dalila disse a Sansone: «Ecco tu ti sei burlato di me e mi
hai detto menzogne; ora spiegami come ti si potrebbe
legare». [11]Le rispose: «Se mi si legasse con funi
nuove non ancora adoperate, io diventerei debole e sarei
come un uomo qualunque». [12]Dalila prese dunque funi
nuove, lo legò e gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono
addosso!». L'agguato era teso nella camera interna. Egli
ruppe come un filo le funi che aveva alle braccia. [13]Poi
Dalila disse a Sansone: «Ancora ti sei burlato di me e mi
hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare». Le
rispose: «Se tu tessessi le sette trecce della mia testa
nell'ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io
diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». [14]Essa
dunque lo fece addormentare, tessè le sette trecce della sua
testa nell'ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò:
«Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli si svegliò
dal sonno e strappò il pettine del telaio e l'ordito.
[15]Allora essa gli disse: «Come puoi dirmi: Ti amo,
mentre il tuo cuore non è con me? Gia tre volte ti sei
burlato di me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua
forza così grande». [16]Ora poiché essa lo
importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava,
egli ne fu annoiato fino alla morte [17]e le aprì
tutto il cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla
mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia
madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me,
diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». [18]Allora
Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò a
chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: «Venite su
questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore».
Allora i capi dei Filistei vennero da lei e portarono con sé
il denaro. [19]Essa lo addormentò sulle sue
ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli fece radere le sette
trecce del capo. Egli cominciò a infiacchirsi e la sua forza
si ritirò da lui. [20]Allora essa gli gridò:
«Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli, svegliatosi
dal sonno, pensò: «Io ne uscirò come ogni altra volta e mi
svincolerò». Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da
lui. [21]I Filistei lo presero e gli cavarono gli
occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di
rame. Egli dovette girare la macina nella prigione.
Vendetta
e morte di Sansone
[22]Intanto
la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a
ricrescergli. [23]Ora i capi dei Filistei si
radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon loro dio e
per far festa. Dicevano:
«Il nostro dio ci ha messo
nelle mani
Sansone nostro nemico».
[24]Quando
il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire:
«Il nostro dio ci ha messo
nelle mani
Sansone nostro nemico,
che ci devastava il paese
e che ha ucciso tanti dei nostri».
[25]Nella
gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci
faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla
prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza.
Poi lo fecero stare fra le colonne. [26]Sansone disse
al fanciullo che lo teneva per la mano: «Lasciami pure;
fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la casa, così
che possa appoggiarmi ad esse». [27]Ora la casa era
piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi dei
Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e
donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi.
[28]Allora Sansone invocò il Signore e disse:
«Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta
soltanto, Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei
per i miei due occhi!». [29]Sansone palpò le due
colonne di mezzo, sulle quali posava la casa; si appoggiò ad
esse, all'una con la destra, all'altra con la sinistra.
[30]Sansone disse: «Che io muoia insieme con i
Filistei!». Si curvò con tutta la forza e la casa rovinò
addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro.
Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti
aveva uccisi in vita. [31]Poi i suoi fratelli e tutta
la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono
e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel sepolcro di
Manoach suo padre. Egli era stato giudice d'Israele per
venti anni.
Giudici - Capitolo
17
APPENDICI
1. IL SANTUARIO DI MICA E IL
SANTUARIO DI DAN
Il
santuario privato di Mica
[1]C'era
un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica.
[2]Egli disse alla madre: «Quei millecento sicli di
argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato
una maledizione e l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco,
li ho io; quel denaro l'avevo preso io. Ora te lo
restituisco». La madre disse: «Benedetto sia mio figlio dal
Signore!». [3]Egli restituì alla madre i millecento
sicli d'argento e la madre disse: «Io consacro con la mia
mano questo denaro al Signore, in favore di mio figlio, per
farne una statua scolpita e una statua di getto». [4]Quando
egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese
duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una
statua scolpita e una statua di getto, che furono collocate
nella casa di Mica. [5]Quest'uomo, Mica, ebbe un
santuario; fece un efod e i terafim e diede l'investitura a
uno dei figli, che gli fece da sacerdote. [6]In quel
tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che
gli pareva meglio. [7]Ora c'era un giovane di
Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il quale era un
levita e abitava in quel luogo come forestiero. [8]Questo
uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per
cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era
giunto sulle montagne di Efraim, alla casa di Mica. [9]Mica
gli domandò: «Da dove vieni?». Gli rispose: «Sono un levita
di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la
troverò». [10]Mica gli disse: «Rimani con me e sii
per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento
all'anno, un corredo e vitto». Il levita entrò. [11]Il
levita dunque acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò
il giovane come un figlio. [12]Mica diede
l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e
si stabilì in casa di lui. [13]Mica disse: «Ora so
che il Signore mi farà del bene, perché ho ottenuto questo
levita come mio sacerdote».
Giudici - Capitolo
18
I Daniti
alla ricerca di un territorio
[1]In
quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti
cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei
giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù
d'Israele. [2]I figli di Dan mandarono dunque da
Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di
valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro:
«Andate ad esplorare il Paese!». Quelli giunsero sulle
montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la
notte in quel luogo. [3]Mentre erano presso la casa
di Mica, riconobbero la voce del giovane levita;
avvicinatisi, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai
in questo luogo? Che hai tu qui?». [4]Rispose loro:
«Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli
faccio da sacerdote». [5]Gli dissero: «Consulta Dio,
perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso
avrà buon esito». [6]Il sacerdote rispose loro:
«Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del
Signore». [7]I cinque uomini continuarono il viaggio
e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava,
viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne,
tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il
potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da
quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno. [8]Poi
tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli
chiesero loro: «Che notizie portate?». [9]Quelli
risposero: «Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché
abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi?
Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il
paese. [10]Quando arriverete là, troverete un popolo
che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha
messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che
è sulla terra».
La
migrazione dei Daniti
[11]Allora
seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e
da Estaol, ben armati. [12]Andarono e si accamparono
a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a
occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad
oggi l'accampamento di Dan. [13]Di là passarono sulle
montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica.
[14]I
cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais
dissero ai loro fratelli: «Sapete che in queste case c'è un
efod, ci sono i terafim, una statua scolpita e una statua di
getto? Sappiate ora quello che dovete fare». [15]Quelli
si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane
levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono. [16]Mentre
i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi,
stavano davanti alla porta, [17]e i cinque uomini che
erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in
casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la
statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla
porta con i seicento uomini armati. [18]Quando,
entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita,
l'efod, i terafim e la statua di getto, il sacerdote disse
loro: «Che fate?». [19]Quelli gli risposero: «Taci,
mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi
padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere
sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote
di una tribù e di una famiglia in Israele?». [20]Il
sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la
statua scolpita e si unì a quella gente. [21]Allora
si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini,
il bestiame e le masserizie. [22]Quando erano gia
lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi
e raggiunsero i Daniti. [23]Allora gridarono ai
Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: «Perché ti sei
messo in armi?». [24]Egli rispose: «Avete portato via
gli dei che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete
andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che
hai?». [25]I Daniti gli dissero: «Non si senta la tua
voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero
scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di
quelli della tua casa!». [26]I Daniti continuarono il
viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si
voltò indietro e tornò a casa.
Presa di
Lais. Fondazione di Dan e del suo santuario
[27]Quelli
dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il
sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un
popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a
fil di spada e diedero la città alle fiamme. [28]Nessuno
le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi
abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era
nella valle che si estende verso Bet-Recob. [29]Poi i
Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono
Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma
prima la città si chiamava Lais. [30]E i Daniti
eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di
Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti
della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono
deportati. [31]Essi misero in onore per proprio uso
la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di
Dio rimase a Silo.
Giudici - Capitolo
19
2. IL DELITTO DI GABAA
E LA GUERRA CONTRO BENIAMINO
Il levita
di Efraim e la sua concubina
[1]In
quel tempo, quando non c'era un re in Israele, un levita, il
quale dimorava all'interno delle montagne di Efraim, si
prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. [2]Ma
la concubina in un momento di collera lo abbandonò, tornando
a casa del padre a Betlemme di Giuda e vi rimase per quattro
mesi. [3]Suo marito si mosse e andò da lei per
convincerla a tornare. Aveva preso con sé il suo servo e due
asini. Ella lo condusse in casa di suo padre; quando il
padre della giovane lo vide, gli andò incontro con gioia.
[4]Suo suocero, il padre della giovane, lo trattenne ed
egli rimase con lui tre giorni; mangiarono e bevvero e
passarono la notte in quel luogo. [5]Il quarto giorno
si alzarono di buon'ora e il levita si disponeva a partire.
Il padre della giovane disse: «Prendi un boccone di pane per
ristorarti; poi, ve ne andrete». [6]Così sedettero
tutti e due insieme e mangiarono e bevvero. Poi il padre
della giovane disse al marito: «Accetta di passare qui la
notte e il tuo cuore gioisca». [7]Quell'uomo si alzò
per andarsene; ma il suocero fece tanta insistenza che
accettò di passare la notte in quel luogo. [8]Il
quinto giorno egli si alzò di buon'ora per andarsene e il
padre della giovane gli disse: «Rinfràncati prima». Così
indugiarono fino al declinare del giorno e mangiarono
insieme. [9]Quando quell'uomo si alzò per andarsene
con la sua concubina e con il suo servo, il suocero, il
padre della giovane, gli disse: «Ecco, il giorno volge ora a
sera; state qui questa notte; ormai il giorno sta per
finire; passa la notte qui e il tuo cuore gioisca; domani vi
metterete in viaggio di buon'ora e andrai alla tua tenda».
[10]Ma
quell'uomo non volle passare la notte in quel luogo; si
alzò, partì e giunse di fronte a Iebus, cioè Gerusalemme,
con i suoi due asini sellati, con la sua concubina e il
servo.
Il
delitto degli uomini di Gàbaa
[11]Quando
furono vicino a Iebus, il giorno era di molto calato e il
servo disse al suo padrone: «Vieni, deviamo il cammino verso
questa città dei Gebusei e passiamovi la notte». [12]Il
padrone gli rispose: «Non entreremo in una città di
stranieri, i cui abitanti non sono Israeliti, ma andremo
oltre, fino a Gàbaa». [13]Aggiunse al suo servo:
«Vieni, raggiungiamo uno di quei luoghi e passeremo la notte
a Gàbaa o a Rama». [14]Così passarono oltre e
continuarono il viaggio; il sole tramontava, quando si
trovarono di fianco a Gàbaa, che appartiene a Beniamino.
Deviarono in quella direzione per passare la notte a Gàbaa.
[15]Il levita entrò e si fermò sulla piazza della
città; ma nessuno li accolse in casa per passare la notte.
[16]Quand'ecco un vecchio che tornava la sera dal
lavoro nei campi; era un uomo delle montagne di Efraim, che
abitava come forestiero in Gàbaa, mentre invece la gente del
luogo era beniaminita. [17]Alzati gli occhi, vide
quel viandante sulla piazza della città. Il vecchio gli
disse: «Dove vai e da dove vieni?». [18]Quegli
rispose: «Andiamo da Betlemme di Giuda fino all'estremità
delle montagne di Efraim. Io sono di là ed ero andato a
Betlemme di Giuda; ora mi reco alla casa del Signore, ma
nessuno mi accoglie sotto il suo tetto. [19]Eppure
abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e
vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i
tuoi servi; non ci manca nulla». [20]Il vecchio gli
disse: «La pace sia con te! Prendo a mio carico quanto ti
occorre; non devi passare la notte sulla piazza». [21]Così
lo condusse in casa sua e diede foraggio agli asini; i
viandanti si lavarono i piedi, poi mangiarono e bevvero.
[22]Mentre aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini
della città, gente iniqua, circondarono la casa, bussando
alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: «Fà uscire
quell'uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo
abusare di lui». [23]Il padrone di casa uscì e disse
loro: «No, fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal
momento che quest'uomo è venuto in casa mia, non dovete
commettere questa infamia! [24]Ecco mia figlia che è
vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene e fatele quello
che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una simile
infamia». [25]Ma quegli uomini non vollero
ascoltarlo. Allora il levita afferrò la sua concubina e la
portò fuori da loro. Essi la presero e abusarono di lei
tutta la notte fino al mattino; la lasciarono andare allo
spuntar dell'alba. [26]Quella donna sul far del
mattino venne a cadere all'ingresso della casa dell'uomo,
presso il quale stava il suo padrone e là restò finché fu
giorno chiaro. [27]Il suo padrone si alzò alla
mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il
suo viaggio; ecco la donna, la sua concubina, giaceva
distesa all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia.
[28]Le disse: «Alzati, dobbiamo partire!». Ma non
ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì
per tornare alla sua abitazione.
[29]Come
giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua
concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi;
poi li spedì per tutto il territorio d'Israele. [30]Agli
uomini che inviava ordinò: «Così direte ad ogni uomo
d'Israele: E' forse mai accaduta una cosa simile da quando
gli Israeliti sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi?
Pensateci, consultatevi e decidete!». Quanti vedevano,
dicevano: «Non è mai accaduta e non si è mai vista una cosa
simile, da quando gli Israeliti sono usciti dal paese
d'Egitto fino ad oggi!».
Giudici - Capitolo
20
Gli
Israeliti si impegnarono a vendicare il delitto di Gàbaa
[1]Allora
tutti gli Israeliti uscirono, da Dan fino a Bersabea e al
paese di Gàlaad, e il popolo si radunò come un sol uomo
dinanzi al Signore, a Mizpa. [2]I capi di tutto il
popolo e tutte le tribù d'Israele si presentarono
all'assemblea del popolo di Dio, in numero di
quattrocentomila fanti, che maneggiavano la spada. [3]I
figli di Beniamino vennero a sapere che gli Israeliti erano
venuti a Mizpa. Gli Israeliti dissero: «Parlate! Com'è
avvenuta questa scelleratezza?». [4]Allora il levita,
il marito della donna che era stata uccisa, rispose: «Io ero
giunto con la mia concubina a Gàbaa di Beniamino per
passarvi la notte. [5]Ma gli abitanti di Gàbaa
insorsero contro di me e circondarono di notte la casa dove
stavo; volevano uccidere me; quanto alla mia concubina le
usarono violenza fino al punto che ne morì. [6]Io
presi la mia concubina, la feci a pezzi e li mandai per
tutto il territorio della nazione d'Israele, perché costoro
hanno commesso un delitto e un'infamia in Israele. [7]Eccovi
qui tutti, Israeliti; consultatevi e decidete qui stesso».
[8]Tutto il popolo si alzò insieme gridando: «Nessuno
di noi tornerà alla tenda, nessuno di noi rientrerà a casa.
[9]Ora ecco quanto faremo a Gàbaa: tireremo a sorte
[10]e prenderemo in tutte le tribù d'Israele dieci
uomini su cento, cento su mille e mille su diecimila, i
quali andranno a cercare viveri per il popolo, per quelli
che andranno a punire Gàbaa di Beniamino, come merita
l'infamia che ha commessa in Israele».
[11]Così
tutti gli Israeliti si radunarono contro quella città, uniti
come un sol uomo.
[12]Le
tribù d'Israele mandarono uomini in tutta la tribù di
Beniamino a dire: «Quale delitto è stato commesso in mezzo a
voi? [13]Dunque consegnateci quegli uomini iniqui di
Gàbaa, perché li uccidiamo e cancelliamo il male da
Israele». Ma i figli di Beniamino non vollero ascoltare la
voce dei loro fratelli, gli Israeliti.
Primi
combattimenti
[14]I
figli di Beniamino uscirono dalle loro città e si radunarono
a Gàbaa per combattere contro gli Israeliti. [15]Si
passarono in rassegna i figli di Beniamino usciti dalle
città: formavano un totale di ventiseimila uomini che
maneggiavano la spada, senza contare gli abitanti di Gàbaa.
[16]Fra tutta questa gente c'erano settecento uomini
scelti, che erano ambidestri. Tutti costoro erano capaci di
colpire con la fionda un capello, senza fallire il colpo.
[17]Si
fece pure la rassegna degli Israeliti, non compresi quelli
di Beniamino, ed erano quattrocentomila uomini in grado di
maneggiare la spada, tutti guerrieri. [18]Gli
Israeliti si mossero, vennero a Betel e consultarono Dio,
dicendo: «Chi di noi andrà per primo a combattere contro i
figli di Beniamino?». Il Signore rispose: «Giuda andrà per
primo». [19]Il mattino dopo, gli Israeliti si mossero
e si accamparono presso Gàbaa. [20]Gli Israeliti
uscirono per combattere contro Beniamino e si disposero in
ordine di battaglia contro di loro, presso Gàbaa.
[21]Allora
i figli di Beniamino uscirono e in quel giorno sterminarono
ventiduemila Israeliti, [22]ma il popolo, gli
Israeliti, si rinfrancarono e tornarono a schierarsi in
battaglia dove si erano schierati il primo giorno. [23]Gli
Israeliti andarono a piangere davanti al Signore fino alla
sera e consultarono il Signore, dicendo: «Devo continuare a
combattere contro Beniamino mio fratello?». Il Signore
rispose: «Andate contro di loro». [24]Gli Israeliti
vennero a battaglia con i figli di Beniamino una seconda
volta. [25]I Beniaminiti una seconda volta uscirono
da Gàbaa contro di loro e sterminarono altri diciottomila
uomini degli Israeliti, tutti atti a maneggiar la spada.
[26]Allora tutti gli Israeliti e tutto il popolo
andarono a Betel, piansero e rimasero davanti al Signore e
digiunarono quel giorno fino alla sera e offrirono olocausti
e sacrifici di comunione davanti al Signore. [27]Gli
Israeliti consultarono il Signore - l'arca dell'alleanza di
Dio in quel tempo era là [28]e Pincas, figlio di
Eleazaro, figlio di Aronne, prestava servizio davanti a essa
in quel tempo - e dissero: «Devo continuare ancora a uscire
in battaglia contro Beniamino mio fratello o devo cessare?».
Il Signore rispose: «Andate, perché domani ve li metterò
nelle mani».
Disfatta
di Beniamino
[29]Israele
tese quindi un agguato intorno a Gàbaa.
[30]Gli
Israeliti andarono il terzo giorno contro i figli di
Beniamino e si disposero a battaglia presso Gàbaa come le
altre volte. [31]I figli di Beniamino fecero una
sortita contro il popolo, si lasciarono attirare lontano
dalla città e cominciarono a colpire e ad uccidere, come le
altre volte, alcuni del popolo d'Israele, lungo le strade
che portano a Betel e a Gàbaon, in aperta campagna: ne
uccisero circa trenta. [32]Gia i figli di Beniamino
pensavano: «Eccoli sconfitti davanti a noi come la prima
volta». Ma gli Israeliti dissero: «Fuggiamo e attiriamoli
dalla città sulle strade!». [33]Tutti gli Israeliti
abbandonarono la loro posizione e si disposero a battaglia a
Baal-Tamar, mentre quelli di Israele che erano in agguato
sbucavano dal luogo dove si trovavano, a occidente di Gàbaa.
[34]Diecimila uomini scelti in tutto Israele giunsero
davanti a Gàbaa. Il combattimento fu aspro: quelli non si
accorgevano del disastro che stava per colpirli. [35]Il
Signore sconfisse Beniamino davanti ad Israele; gli
Israeliti uccisero in quel giorno venticinquemila e cento
uomini di Beniamino, tutti atti a maneggiare la spada.
[36]I
figli di Beniamino si accorsero d'essere sconfitti. Gli
Israeliti avevano ceduto terreno a Beniamino, perché
confidavano nell'agguato che avevano teso presso Gàbaa.
[37]Quelli che stavano in agguato infatti si gettarono
d'improvviso contro Gàbaa e, fattavi irruzione, passarono a
fil di spada l'intera città. [38]C'era un segnale
convenuto fra gli Israeliti e quelli dell'imboscata: questi
dovevano fare salire dalla città una colonna di fumo.
[39]Gli Israeliti avevano dunque voltato le spalle nel
combattimento e gli uomini di Beniamino avevano cominciato a
colpire e uccidere circa trenta uomini d'Israele. Essi
dicevano: «Ormai essi sono sconfitti davanti a noi, come
nella prima battaglia!». [40]Ma quando il segnale, la
colonna di fumo, cominciò ad alzarsi dalla città, quelli di
Beniamino si voltarono indietro ed ecco tutta la città
saliva in fiamme verso il cielo. [41]Allora gli
Israeliti tornarono indietro e gli uomini di Beniamino
furono presi dal terrore, vedendo il disastro piombare loro
addosso. [42]Voltarono le spalle davanti agli
Israeliti e presero la via del deserto; ma i combattenti li
incalzavano e quelli che venivano dalla città piombavano in
mezzo a loro massacrandoli. [43]Circondarono i
Beniaminiti, li inseguirono senza tregua, li incalzarono
fino di fronte a Gàbaa dal lato di oriente. [44]Caddero
dei Beniaminiti diciottomila uomini, tutti valorosi.
[45]I
superstiti voltarono le spalle e fuggirono verso il deserto,
in direzione della roccia di Rimmon e gli Israeliti ne
rastrellarono per le strade cinquemila, li incalzarono fino
a Ghideom e ne colpirono altri duemila. [46]Così il
numero totale dei Beniaminiti, che caddero quel giorno, fu
di venticinquemila, atti a maneggiare la spada, tutta gente
di valore. [47]Seicento uomini, che avevano voltato
le spalle ed erano fuggiti verso il deserto, raggiunsero la
roccia di Rimmon, rimasero alla roccia di Rimmon quattro
mesi. [48]Intanto gli Israeliti tornarono contro i
figli di Beniamino, passarono a fil di spada nella città
uomini e bestiame e quanto trovarono, e diedero alle fiamme
anche tutte le città che incontrarono.
Giudici - Capitolo
21
I
rimpianti degli Israeliti
[1]Gli
Israeliti avevano giurato a Mizpa: «Nessuno di noi darà in
moglie la figlia a un Beniaminita». [2]Il popolo
venne a Betel, dove rimase fino alla sera davanti a Dio,
alzò la voce prorompendo in pianto [3]e disse:
«Signore, Dio d'Israele, perché è avvenuto questo in
Israele, che oggi in Israele sia venuta meno una delle sue
tribù?».
[4]Il
giorno dopo il popolo si alzò di buon mattino, costruì in
quel luogo un altare e offrì olocausti e sacrifici di
comunione. [5]Poi gli Israeliti dissero: «Chi è fra
tutte le tribù d'Israele, che non sia venuto all'assemblea
davanti al Signore?». Perché c'era stato questo grande
giuramento contro chi non fosse venuto alla presenza del
Signore a Mizpa: «Sarà messo a morte». [6]Gli
Israeliti si pentivano di quello che avevano fatto a
Beniamino loro fratello e dicevano: «Oggi è stata soppressa
una tribù d'Israele. [7]Come faremo per le donne dei
superstiti, perché abbiamo giurato per il Signore di non dar
loro in moglie nessuna delle nostre figlie?».
Le
vergini di Iabes date ai Beniaminiti
[8]Dissero
dunque: «Qual è fra le tribù d'Israele quella che non è
venuta davanti al Signore a Mizpa?». Risultò che nessuno di
Iabes di Gàlaad era venuto all'accampamento dove era
l'assemblea; [9]fatta la rassegna del popolo si era
trovato che là non vi era nessuno degli abitanti di Iabes di
Gàlaad. [10]Allora la comunità vi mandò dodicimila
uomini dei più valorosi e ordinò: «Andate e passate a fil di
spada gli abitanti di Iabes di Gàlaad, comprese le donne e i
bambini. [11]Farete così: ucciderete ogni maschio e
ogni donna che abbia avuto rapporti con un uomo; invece
risparmierete le vergini». [12]Trovarono fra gli
abitanti di Iabes di Gàlaad quattrocento fanciulle vergini,
che non avevano avuto rapporti con alcuno, e le condussero
all'accampamento, a Silo, che è nel paese di Canaan. [13]Allora
tutta la comunità mandò messaggeri per parlare ai figli di
Beniamino che erano alla roccia di Rimmon e per proclamar
loro la pace. [14]Così i Beniaminiti tornarono e
furono loro date le donne a cui era stata risparmiata la
vita fra le donne di Iabes di Gàlaad; ma non erano
sufficienti per tutti.
Il ratto
delle figlie di Silo
[15]Il
popolo dunque si era pentito di quello che aveva fatto a
Beniamino, perché il Signore aveva aperto una breccia fra le
tribù d'Israele. [16]Gli anziani della comunità
dissero: «Come procureremo donne ai superstiti, poiché le
donne beniaminite sono state distrutte?». [17]Soggiunsero:
«Le proprietà dei superstiti devono appartenere a Beniamino
perché non sia soppressa una tribù in Israele. [18]Ma
noi non possiamo dar loro in moglie le nostre figlie, perché
gli Israeliti hanno giurato: Maledetto chi darà una moglie a
Beniamino!». [19]Aggiunsero: «Ecco ogni anno si fa
una festa per il Signore a Silo», che è a nord di Betel, a
oriente della strada che va da Betel a Sichem e a
mezzogiorno di Lebona. [20]Diedero quest'ordine ai
figli di Beniamino: «Andate, appostatevi nelle vigne [21]e
state a vedere: quando le fanciulle di Silo usciranno per
danzare in coro, uscite dalle vigne, rapite ciascuno una
donna tra le fanciulle di Silo e ve ne andrete nel paese di
Beniamino. [22]Quando i loro padri o i loro fratelli
verranno a discutere con voi, direte loro: Concedetele a
noi: abbiamo preso ciascuno una donna come in battaglia...
ma se ce le aveste date voi stessi, allora avreste peccato».
[23]I figli di Beniamino fecero a quel modo: si
presero mogli, secondo il loro numero, fra le danzatrici; le
rapirono, poi partirono e tornarono nel loro territorio,
riedificarono le città e vi stabilirono la dimora.
[24]In
quel medesimo tempo, gli Israeliti se ne andarono ciascuno
nella sua tribù e nella sua famiglia e da quel luogo
ciascuno si diresse verso la sua eredità. [25]In quel
tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli
pareva meglio. |
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