Casella di testo: Domenico Di Palma

 

Maria Grazia Attili

 

Introduzione alla psicologia sociale

 

Capitolo I

Psicologia sociale e storia della psicologia: gli approcci teorici

 

1) Le origini.

1897 Triplett e i bambini col rocchetto:  fenomeno della facilitazione sociale.

La psicologia sociale  si occupa dello studio delle modalità attraverso le quali avviene l’articolazione tra il mondo psichico e quello sociale.

Freud

La psicanalisi, nata negli ultimi anni del secolo scorso,  considera la comprensione della vita conscia dell’individuo subordinata alla comprensione del suo inconscio.

Attraverso l’utilizzo delle libere associazioni Freud passa dall’ipnosi alla suggestione come tecnica terapeutica.

Libido: forza pulsionale inconsapevole dovuta ad un accumulo di energia psichica; il comportamento dell’individuo è legato alla necessità di scaricarla. Esso è legato a due principi: del piacere, che spinge l’individuo al soddisfacimento dei propri bisogni, scaricare  la  libido anche là dove non esistono le condizioni per farlo (lapsus, superstizioni, sogni).

Principio della realtà.  L’individuo si confronta con la realtà: se non può soddisfare i propri bisogni  ne differisce l’attuazione o vi rinuncia.

Struttura della personalità

Es: completamente inconscio, serbatoio di pulsione passione istinti.

Super Io:  parte conscio e parte inconscio. Si sviluppa dall’interiorizzazione dei divieti e delle punizioni.

Io: media tra i primi due.

Meccanismi di difesa inconsci  che preservano l’integrità dell’Io: sublimazione delle pulsioni, es. sadico che diventa chirurgo.

Sviluppo psico sessuale.

Pulsione libidica e aggressiva.

1) Fase orale:  12/18 mesi. Le gratificazioni sessuali sono ottenute attraverso la bocca e le labbra.

2) Fase anale:  18 mesi / terzo anno . piacere legato alla ritenzione ed alla espulsione delle feci.

3) Fase fallica:  dai tre a i cinque anni. complesso di Edipo.. Il superamento avviene nel maschio attraverso la paura dell’evirazione, che porta ad un processo di identificazione col padre prima odiato.

4) Fase di latenza: dai sei agli undici anni, la pulsione sessuale si rafforza ma non si esprime.

5) Fase genitale: adolescenza.

Individuo e società.

Eros e Thanatos: pulsione sessuale e pulsione aggressiva e distruttiva, tendenza a tornare allo stato inorganico.

Kurt Lewin è considerato il fondatore della psicologia sociale così come è intesa al giorno d’oggi. Poi prolifererà in USA per tornare i Europa alla fine della II guerra mondiale.

Dalle origini europee ereditò la lezione della Gestalt, dagli USA la lezione di pragmatismo del lavoro di ricerca, ma anche una visione della massa non eversiva e la fiducia nelle doto del progresso e dell’individuo.

 Di qui la nascita del comportamentismo che si oppone all’introspezionismo di Wundt. Quest’ultimo, alla fine dell’800, fondò una psicologia intesa come scienza naturale, basata sul lavoro di laboratorio Attraverso l’introspezione  si studiava la struttura della mente, intesa non come totalità, come faranno i gestaltisti, ma come chimica di singoli elementi.

Psicologia dei popoli, sua opera principale: miti, costumi e linguaggio vengono intesi come frutto delle umane interazioni. Dall’altra i fatti psichici, indipendenti dal sociale. Il primo dei due concetti sarà ripreso da Durkeim, che parlerà di rappresentazioni collettive. Moscovici parlerà di rappresentazioni sociali.

Comportamentismo (behaviorismo) e psicologia sociale.

Agli inizi del ‘900 si stabilisce il dominio del comportamentismo, inteso come base per una psicologia naturale. L’individuo è, alla nascita, tabula rasa. Watson, autorevole esponente, afferma che la psicologia ha il compito di indagare sulle condizioni che determinano il comportamento, visto come risposta ad uno stimolo (modello S-R).

Meccanismi di tipo associativo tra due stimoli che provocano una risposta (teoria della contiguità) e   teoria del rinforzo.

Il condizionamento classico.  teorizzato da Pavolv: ad uno stimolo neutro (SN) può seguire una risposta condizionata (RC) originariamente elicitata da uno stimolo incondizionato (SI).

Il condizionamento operante (perché basato sull’agire ).

Meccanismo di rinforzo, teorizzato da Skinner per spiegare i meccanismi di apprendimento  all’interno del paradigma detto del condizionamento oprante.

Una  specifica risposta, prodotta in maniera casuale, viene ripetuta se ad essa è associato un stimolo positivo (rinforzo positivo). L’associazione ad uno stimolo negativo, sgradevole, produce l’estinzione del comportamento.

Skinner box.

Allport.  Le azioni del gruppo altro non sono che la somma delle azioni dei singoli individui. Solo l’individuo è reale. Il gruppo è considerato pura astrazione.

La social learning Theory e la psicologia sociale.

Negli anni ‘40 nasce la scuola dell’apprendimento sociale , considera le variabili che possono intervenire fra lo stimolo e la risposta.: dalla S-R alla S-O(organismo)-R.

Bandura, ad es. sottolinea il meccanismo dell’imitazione come strumento fondamentale dell’apprendimento (modellamento).

La psicologia della Gestalt (forma) e la psicologia sociale.

Nasce intorno  agli anni ‘40. Importata negli USA da un gruppo di esuli tedeschi (K Lewin)

La teoria della Gestalt, con un orientamento fenomenologico, rifiuta l’assunto che la mente sia una tabula rasa,. Essa, al contrario, ha una capacità innata di strutturare la realtà, sulla base di categorie sue tipiche (Kant).

Il principio, come in una melodia, è che il tutto è più della somma delle parti che lo compongono.

Alla base del meccanismo che ci fa intuire la totalità ci sono due leggi:

1)  legge della formazione non additiva della totalità, gli  elementi singoli non solo ricevono un significato  dal processo di strutturazione derivante dall’insieme, ma  essi stessi hanno una funzione strutturante, in quanto concorrono a formare la struttura.

2) legge della pregnanza o della buona forma,  in virtù della quale ogni linea contribuisce a formare quel tutto che le è più congeniale.

Isomorfismo: corrispondenza di forme o strutture  tra il mondo fisico e quello psichico???

Tal predisposizioni, a base innata, sono ad es.  la chiusura di strutture, la somiglianza, la continuità di direzione, la vicinanza, il destino comune.

 La tendenza a non analizzare le singole unità che costituiscono una configurazione è data dalla rigidità percettiva, quella ad es. che regola i rapporti figura-sfondo.  La rigidità percettiva si pone come un’inerzia , come una resistenza delle gestalten ad essere viste in forme diverse.

Anche il pregiudizio viene interpretato come una gestalt.

Teoria della gestalt di Kurt Lewin

Allievo di Koeler, trasferisce i principi della gestalt allo studio dei gruppi, elaborando la  teoria del campo, field theory.

Per campo Lewin intende  la totalità dei fatti coesistenti ad un dato momento nella loro interdipendenza.

 Esso può essere inteso come 1) spazio di vita, una sorta di mappa che l’individuo si fa del reale 2) spazio fisico e sociale 3) spazio di confine. Tale approccio può essere usato  sia per descrivere le relazioni individuo ambiente che le relazioni  di un  gruppo, inteso come totalità dinamica.

Lo studio della psicologia con Lewin riguarderà non l’individuo, ma i suoi rapporti con l’ambiente.

Studi sulle leadership, democratica, autoritaria e disfattista.

La ricerca azione

Nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale Lewin elabora l’approccio metodologico della ricerca azione, capace contemporaneamente di fare ricerca ed intervenire sulla realtà sociale, problema cruciale per un paese in guerra. Esempio della soluzione del problema dei razionamenti.

Le mini-teorie.

All’interno di una prospettiva gestaltiana gli allievi di Lewin producono una serie di mini teorie nelle quali è presente anche la prospettiva cognitivista.

Di grande rilievo fra queste la teoria dell’equilibrio cognitivo  di Heider e quella dissonanza cognitiva di Festinger.

Cognitivismo.

Si afferma negli anni ‘60 come critica al comportamentismo. L’individuo è considerato come un elaboratore di informazioni che possono provenire sia dall’interno che dall’esterno.

La psicolinguistica di Noam Chomsky.

Chomsky parte dalla constatazione di un errore che i bambini fanno  sistematicamente: “ho aprito“ invece di “ho aperto”. Ciò indica, contrariamente a quanto afferma il comportamentismo, che vede il linguaggio appreso attraverso  una serie di condizionamenti e rinforzi, o tramite imitazione, l’esistenza di regole, le  regole della trasformazione, che a suo parere emanano da un dispositivo mentale a base innata (LAD, dispositivo di acquisizione linguistica).

Nasce così la psicolinguistica, che ipotizza  l’esistenza, fra i membri della specie “uomo”  predisposizioni innate che  consentono l’acquisizione della lingua propria della comunità in cui si nasce.

Il Modello TOTE.

Miller, Galnter e Pribram si autodefiniscono  comportamentisti soggettivi; nel 1960 pubblicano   Piani e struttura del comportamento. Al vecchio schema S-R si sostituisce il TOTE, preso a prestito dalla cibernetica, che prevede che l’individuo, sempre considerato come elaboratore di informazioni.  Il comportamento è il      risultato  di una programmazione che si basa  su una verifica ed organizzazione delle informazioni in entrata o, in altri termini, della verifica continua della corrispondenza  dell’ambiente alle condizioni programmate.

Neisser e la Psicologia cognitiva.

Pubblicato negli anni ‘60, Psicologia cognitiva, individua i meccanismi attraverso i quali vengono immagazzinate le informazioni, per poi essere organizzate e trasformate . UFFA !!!

Il costruttivismo.

La mente viene vista come dotata di grande capacità di costruzione. Quando un individuo  elabora una nuova informazione, non la immagazzina come una unità isolata, ma la assimila in una rete di conoscenze previe.  Questo fa si che spesso la  nuova informazione sia alterata in modo coerente con le conoscenze già possedute.

Viene in questo modo superata l’ottica gestaltista, che non prevede la possibilità di  modificare conoscenze già possedute. Adesso gli psicologi sociali si occupano di capire come  gli individui costruiscono le categorie iniziali e  di come i dati siano inclusi in esse e quali i meccanismi capaci di modificarle.

Piaget e l’epistemologia genetica.

Lo studioso ginevrino, partendo da una formazione biologica, analizza lo sviluppo intellettuale come processo di adattamento all’ambiente. L’intelligenza è vista in termini di adattamento mentale  il quale ha come fine il mantenimento di un equilibrio progressivo fra le nuove conoscenze e quelle che già si possiedono. Si tratta di  schemi mentali  che, pur avendo una base innata, non sono statici. Essi sono organizzazioni di conoscenze.

Gli psicologi sociali cognitivisti.

A partire dagli anni ‘70 la psicologia sociale europea  trova una sua identità altra da quella degli psicologi sociali americani, e lo fa  nell’enfasi con la quale considera la valenza della dimensione sociale sul comportamento umano.

Bruner.

Bruner dà una particolare importanza all’influenza della cultura sullo sviluppo mentale. Concezione delle  categorie mentali , viste come raggruppamento di due o più oggetti distinti , trattati allo stesso modo. L’appartenenza ad una categoria  è determinata dagli attributi necessari e sufficienti di singoli oggetti. tali categorie sono inoltre arbitrarie, basate sulla cultura.

Format  ???

Vygotskij, la scuola storico culturale ed il socio costruttivismo.

Nasce negli anni ‘20 a Mosca ed affronta i rapporti tra psicologia e marxismo. Per V. i processi psichici superiori hanno un’origine sociale. sono la cultura e la storia ad avere grande importanza per la psiche. Tale visione  viene ereditata da Moscovici.

Evoluzionismo.

Darwin pone una grande enfasi  sulla capacità e necessità dell’uomo di adattarsi al suo ambiente, fisico e sociale. Di recente i suoi postulati sono tornati in auge, tanto che si può parlare di una psicologia evoluzionista (Attili).

Determinante per la loro diffusione fu l’opera di Hinde, allievo di Timbergen.

Idem per Bowlby e la sua teoria dell’attaccamento.

 

Capitolo II

Le  basi biologiche del comportamento sociale: la psicologia sociale evoluzionista.

 

1930: Konrad Lorenz e Niko Timbergen applicano i principi della teoria dell’evoluzione allo studio del comportamento animale. Sono etologi che spiegano paure irrazionali, come quella del buio e dello stare da soli come una forma di adattamento dei nostri progenitori. Stesso discorso per i comportamenti in genere, evolutisi filogeneticamente.

I quattro perchè di  Timbergen (1963).

1) cause prossime: il pollice è opponibile a causa della strutturazione dell’articolazione della mano.

2) cause ultime: adattatività, vantaggio biologico; possiamo rintracciare nel vantaggio per la specie la causa ultima.

3)Ontogenesi: Cause nello sviluppo dell’individuo:, ricerca della causa nello sviluppo individuale.

4) Filogenesi: Cause nello sviluppo della specie.

La scuola inglese e la scuola tedesca di etologia

Lorenz è il capostipite della scuola tedesca.

Timbergen è il capostipite della scuola inglese insieme a Robert Hinde.

Differenze fra le due scuole sono:

1) il concetto di selezione naturale.

2) modelli esplicativi delle motivazioni.

3) ruolo dell’istinto

4) rapporto tra individuo e società.

Comportamento altruistico: contraddice il principio di selezione degli individui.

Secondo la scuola tedesca le ragioni vanno cercate nella selezione di gruppo.

Secondo la scuola inglese l’interpretazione tedesca porterebbe alla selezione non dei più forti, ma dei più furbi. Tale selezione opera a livello parentale: è un atto che favorisce i geni e non gli individui che lo mettono in atto.

L’altruismo reciproco

Trivers ipotizza che i comportamenti altruistici siano finalizzati ad un ritorno (do ut det). La possibilità e la probabilità di essere contraccambiati che ispira l’altruismio reciproco.

Esempio del pipistrello.

La reciprocità funziona al meglio in gruppi piccoli e isolati, magari legati da rapporti di consanguineità, come è successo per milioni di anni ai nostri antenati. Per costoro, secondo Hamilton , ha funzionato un condizionamento operativo, legato alla possibilità di questi individui di incontrarsi.

La teoria evoluzionistica parte dal presupposto che le caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali costituiscono un complesso co-adattativo. Questo significa che ogni cambiamento di una caratteristica produce effetti sulle altre.

Aggressività inter e intra specifica.

Scuola tedesca, Lorenz, ipotizza un’aggressività  considerata come istinto indelebile, come strumento adattativo. Ricorre ad un modello simile a quello proposto da Freud: si formerebbe, nell’individuo, un accumulo di energia pronta a scaricarsi appena possibile (modello idraulico del comportamento)

Aggressività intra e interspecifica.

Lorenz, e la scuola tedesca, interpretano l’aggressività intraspecifica come frutto di una selezione parentale, di gruppo.

La scuola inglese è invece propensa ad una interpretazione in termini di selezione individuale, ciberneticamente. Gli individui sono aggressivi se e quando questo gli conviene, elaborando le informazioni che gli provengono dall’ambiente, e non per scaricare un accumulo di energia.

Importante è che gli inglesi considerano l’aggressività non una risposta prefissata, ma una predisposizione a base innata a mettere in atto un ampia gamma di comportamenti. Viene così superata la dicotomia innato-acquisito.

L’interazione organismo-ambiente e i constrains on learnig.

Il concetto lo inventa Hinde, scuola inglese. Le propensioni di cui sopra, operano in modo da porre limiti a ciò che si può apprendere. Gli uomini possono camminare eretti, ma non possono appendersi ai muri.

Esempio del fringuello: da rudimentale il canto, innato, diventa  tipico della specie solo su i piccoli sono  esposti al canto dei propri conspecifici.

Sempre la scuola inglese inventa il concetto di  inerzia evoluzionistica. istinti utili in passato, ma ora deleteri. ultima considerazione, il rapporto istinto-comportamento potrebbe non esser biunivoco: ad un insieme di propensioni corrisponderebbe l’elaborazione di un dato comportamento.

Paura dell’estraneo

Si sviluppa nel bambino tra i 6 e gli 8 mesi, quando questi può gattonare, allontanarsi dalla madre.

2.5 Le basi biologiche della società.

Lorenz interpreta l’individuo come in perenne lotta con la società, come per Freud.

Hinde vede una continua dialettica tra individuo e società, nella quale il fattore operativo  è costituito dalle  relazioni interpersonali.

Le basi biologiche della società sono propensioni a base innata, capaci di influenzare il comportamento dell’individuo all’interno delle sue interazioni. Interazioni successive danno luogo al formarsi delle relazioni. Il loro intreccio è parte del gruppo sociale.

Le basi biologiche del comportamento sono in un rapporto dialettico di reciproca influenza con la struttura sociale.

2.6 Le basi biologiche dei sistemi sociali

Chance nel 1996 studia due diverse organizzazioni sociali di primati.

Da una parte gli scimpanzè, caratterizzati da  una struttura di gruppo di tipo edonica, dall’altra i babbuini, che sono agonici.

Agonico: gruppo gerarchicamente strutturato, gerarchia determinate secondo il modello dell’attenzione.

Edonico: leader anziani ed assertivi, tutti i membri dipendono uno dall’altro.

Negli esseri umani sono rintracciabili entrambi i tipi di organizzazione; laddove quella edonica è considerata filogeneticamente più recente.

2.7 La teoria dell’attaccamento.

La teoria dell’attacamento, formulata da Bowlby, rappresenta una felice risposta ai quattro perchè di Timbergen.

1) Le cause ultime. Negli individui  è presente, innato,  un sistema di schemi comportamentali, detto sistema dell’attacamento, la causa ultima è il poter assicurare protezione ai piccoli.

2) La filogenesi. Le risposte comportamentali sono lette alla luce del modello cibernetico.

Egli dimostra come l’attaccamento non sia  una motivazione secondaria (le motivazioni primarie sarebbero la pulizia ed il cibo 4 la sicurezza che ne derivano), ma primaria, sviluppatasi nel corso della filogenesi. Harlow dimostra che un piccolo di scimmia, tra una madre di fil di ferro, ma col biberon ed un’atra fatta di stoffa, preferisce passare la maggior parte del suo tempo con quest’ultima, che gli dà un contatto caldo e morbido.

Imprinting.

nella specie umana, analogamente ad altre specie, sono rintracciabili periodi critici, durante i quali si manifesta una grande capacità di apprendere. Si tratta dell’imprinting filiale. nella nostra specie si colloca nell’ultimo quarto del primo anno di vita.

Le cause prossime, l’ontogenesi.

Data la variabilità dell’ambiente, sarà stato diversificato anche il comportamento materno. Di qui l’adozione , da parte del bambino, di strategie condizionali, funzione dei contesti e dei partner.

Madre sensibile, figli equilibrati, attaccamento sicuro.

Madre stronza, attaccamento insicuro, ansioso. bambini evitanti, quasi autistici, o ambivalenti, cercano il contatto ma reagiscono a questo anche con rabbia.

La trasmissione culturale dell’attaccamento

La qualità dell’attaccamento  dà luogo al formarsi di rappresentazioni mentali di se e degli altri. Inoltre gli individui, con i loro figli, tendono ad utilizzare  uno  stile di accudimento analogo a quello che era proprio della loro figura di attaccamento, fenomeno detto, appunto, della trasmissione culturale dell’attaccamento

Hinde suggerisce inoltre che la tendenza dei piccoli ad assimilare i modelli parentali sia legata alla selezione naturale.

Capitolo III

Il sociale nella mente dell’individuo tra percezione e cognizione.

 

La tendenza ad usare al minimo le capacità cognitive porta al concetto di essere umano come avaro cognitivo, cognitive miser (Taylor, 1990). La scuola di psicologia sociale detta Social Cognition sui occupa di studiare la mente quando questa ha  per oggetto la vita sociale e quando ha un’origine sociale. In altre parole si occupano di rintracciare l’origine sociale della cognizione, cercando di capire come gli individui costruiscono il proprio mondo sociale.

La social cognition si occupa sia della percezione che gli individui hanno di se stessi  e degli altri, sia delle teorie ingenue che essi utilizzano per giustificare  tali percezioni.

Le persone sono viste come semplici elaboratori di dati.

I modelli psicologici di riferimento sono essenzialmente quelli della Gestalt e del cognitivismo.

Secondo la psicologia della Gestalt  la  percezione visiva è guidata da categorie innate, come la somiglianza, la buona forma e la coerenza.

Il cognitivismo ipotizza un meccanismo top bottom, o deduttivo.

I due modelli trovano una loro linea unificante nella formulazione di Bruner (1956): nel momento in cui uno stimolo viene classificato in una categoria , si cerca di renderlo coerente con i requisiti di quella categoria, andando oltre l’informazione data.

 

Nel momento in cui uno stimolo viene classificato all’interno di una categoria, la conoscenza di quello stimolo  si avvale delle caratteristiche proprie di quella categoria e non dello stimolo.

La percezione sociale, d’altronde, interagisce con le categorie mentali, cluster. Per i cognitivisti l’attenzione si sposta  sui meccanismi che modificano le categorie stesse.

 

Nel 1946 Asch  fonda la social cognition.   Quando si ascolta la  descrizione che viene fatta da qualcuno, l’impressione che si ricava non è il semplice risultato della somma delle caratteristiche riportate. Esiste piuttosto un inconsapevole bisogno di formare una rappresentazione dotata di una coerenza interna.

Le persone giungono a costruire il proprio mondo sociale  attraverso un’elaborazione delle informazioni, anche se si tratta di una elaborazione che avviene sulla base di meccanismi di tipo innato.

Esperimento: intelligente-caldo e intelligente -freddo.

Nel processo di formazione delle impressioni di personalità agiscono delle  forze unificanti che fanno si che i singoli elementi  vadano a costituire  una buona forma, una configurazione, da cui  modello configurazionale.

Asch mostra poi che  alcuni tratti si pongono come centrali (effetto centralità)  e hanno pertanto la forza di strutturare la percezione  della personalità, mentre altri sono  periferici.  

 

Effetto primario o effetto d’ordine, in un elenco di aggettivi  i primi sono quelli che informano gli altri a se stessi. Il contrario per gli ultimi tratti della lista, effetto recenza.

Questo accade perchè  la formazione delle impressioni fa appello soprattutto alla memoria a lungo termine ed al suo archivio permanente  di configurazioni tipiche, considerate da Asch vere e proprie  teorie implicite della personalità.

Bruner e le teorie implicite della personalità.

I risultati di Asch dimostrano che gli individui posseggono delle teorie implicite della personalità.

Positività pregiudiziale: nel valutare gli altri, tendiamo a sottolinearne le caratteristiche positive: effetto Polianna: gli esseri umani stanno meglio se sono circondati  da persone, cose ed eventi positivi.

Il modello algebrico di Anderson.

In contrasto con le teorie di Asch, nel 1968, Anderson formula un modello etto algebrico.

La valutazione della personalità è il risultato del prodotto algebrico di tratti dotati ciascuno di un proprio specifico significato. L’impressione globale della personalità è il risultato di una vera e propria somma algebrica.

Tale modello non riesce a spiegare come in alcuni casi l’associazione  tra due tratti porti a una vera e propria modificazione  del significato dei singoli tratti

Le teorie dell’attribuzione

Come sono collegati i tratti di personalità al comportamento?

Il primo ad occuparsene fu Heider, che, nel 1958, formulò la teoria dell’attribuzione.

Partendo da una prospettiva gestaltiana, egli afferma che così come noi  riusciamo a rintracciare negli oggetti una costanza, allo stesso modo tendiamo a isolare le caratteristiche costanti  del comportamento che osserviamo negli altri, al di là della mutevolezza del loro comportamento.

I tratti della personalità vengono  considerati delle  disposizioni personali stabili. Heider nota però che il comportamento viene sempre osservato non in un vacuum, ma in una situazione specifica.,

E allora, come inferiscono le caratteristiche di personalità dal comportamento e dalla situazione in cui è prodotto?

Teoria dell’inferenza corrispondente.

Jones e Keith  sostengono che gli individui  quando debbono giudicare altre persone  si basano essenzialmente sul comportamento messo in essere spontaneamente o  intenzionalmente. L’intenzione può a sua volta essere suddivisa in  conoscenza  e  capacità.  Ma come si fa a decidere se  che gli effetti di un’azione osservata sono voluti da chi agisce?

Un principio potrebbe essere quello della desiderabilità sociale. Tanto più vediamo una persona comportarsi secondo modi non accettati e non desiderabili, tanto più ne dedurremo che quel comportamento è frutto di caratteristiche di personalità durature.  Se vediamo un prete fare l’elemosina, pensiamo che fa parte del suo ruolo. Ma se lo sentiamo difendere il diritto delle donne all’aborto ne deduciamo che si tratta di una personalità aperta, ecc....

Cosa causa cosa

Heider (1958) fa notare come gli individui ricorrono,  per padroneggiare la realtà sociale,  a cercare di individuare le ragioni profonde che causano un certo comportamento. Comportandosi così da scienziati ingenui, attraverso processi detti  attribuzionali. La ricerca della causa può essere interna (carattere) o esterna (fortuna). inoltre, può essere interna e stabile, il carattere, interna e instabile, l’umore, o esterna e stabile, le leggi, o esterna e instabile, il tempo metereologico. Ultimo parametro, la controllabilità.

 

Il modello della covariazione di Kelley.

Ma come facciamo a stabilire cosa causa cosa? Secondo Kelley utilizziamo un vero e proprio metodo scientifico, consistente nell’analisi di come gli effetti variano al variare delle cause, o in altre parole, se una data causa è associata al medesimo effetto in molte situazioni differenti, oppure se un dato effetto non si manifesta in mancanza di quella causa.

Tale modello è stato contestato negli anni ‘70. In realtà non siamo così razionali nel giudicare il mondo.

Esiste, ad esempio, una tendenza diffusa ad attribuire il proprio comportamento a fattori  situazionali e quello degli altri a fattori  disposizionali . Questo modo sistematico di distorcere la realtà è detto errore fondamentale di attribuzione,  secondo il modello della percezione figura-sfondo.

Tale errore sistematico viene commesso anche nella valutazione del proprio gruppo di appartenenza.

Quanto è realistico il modello di Kelley ? Veramente la gente ragiona in maniera così logica, oppure il suddetto, modello descrive come la gente dovrebbe pensare ?

Esiste, inoltre, una tendenza diffusa ad attribuire il proprio comportamento  a fattori situazionali, e quello degli altri a fattori disposizionali.

Questo modo sistematico di distorcere la realtà è stato chiamato da Ross (1977) errore fondamentale di attribuzione. Già Heider, negli anni ‘50, aveva parlato di salienza rispetto al modo in cui l’attore giudica se stesso. Gestal e percezione figura-sfondo.

Tendiamo a giudicarci migliori degli altri. Questo è detto  self-serving bias di attribuzione.

Tale self serving bias è rintracciabile anche a livello di gruppo: al suo interno si tende ad attribuire  i comportamenti positivi all’ingroup e quelli negativi al out group.

Altro discorso ancora è l’abitudine di credersi al centro del mondo: gli altri hanno le nostre stesse opinioni, i nostri difetti sono i difetti di tutti. Questo perchè, probabilmente, abbiamo più informazioni su noi stessi che sugli altri.

Altra spiegazione potrebbe essere quella di un bisogno di controllo: viviamo in un mondo giusto in cui ognuno ha quello che si merita.

Euristiche di pensiero sono delle autentiche scorciatoie.

Euristica di probabilità: giudizio sulla probabilità che un evento si manifesti.

da fare

Capitolo IV

Gli atteggiamenti

Atteggiamento: valutazione emotiva o credenza.

Gli esseri umani cercano di dare un senso agli eventi, riconducendo tutto ciò che sa ad un unico significato, integrandolo in un tutto coerente.

Tale assunto fa da sfondo  alle teorie della coerenza cognitiva, che fanno capo alla teoria dell’ equilibrio cognitivo di Fritz Heider (1946).

Egli sostiene che  gli individui sono spinti da forze interne, motivazionali,  a tenere in equilibrio le proprie cognizioni. Quando questo equilibrio si rompe le persone tendono immediatamente a ricostituire  una condizione di coerenza cognitiva.

Questo vale principalmente per le valutazioni di carattere affettivo, emotivo, in altre parole le nostre relazioni sociali.

Tali relazioni, secondo Heider, sono configurazioni triadiche  formate da:

1) un atteggiamento verso un’altra persona

2) un atteggiamento verso un oggetto

3) la percezione di come  l’altra persona valuta l’oggetto target.

Esempio di Federica cui piace Marco cui piace il calcio. SE due persone hanno lo stesso atteggiamento verso lo stesso oggetto, sanno bene insieme, creano una figura armoniosa.

La teoria di Heider prevede che al fine di creare una coerenza cognitiva  gli individui cercano di cambiare uno dei propri atteggiamenti. Il passaggio da una situazione di squilibrio ad una di migliore forma avverrà, inoltre, secondo il principio del minore sforzo, ovvero secondo percorsi che riducano al minimo i cambiamenti.

La coerenza tra affetti e cognizioni

Le persone cercano di avere delle credenze che siano coerenti con quello che provano, che non ci sia incoerenza tra quello pensano e quello che provano.

In genere quello che sappiamo influenza quello che proviamo (Luca è della Lazio, Luca è stronzo), ma spesse volte accade il contrario.

La teoria della dissonanza cognitiva

E’ necessaria una coerenza tra cognizioni, affetti e comportamenti.

Quando diciamo o facciamo qualcosa in maniera contraddittoria si crea dentro di noi una dissonanza , uno squilibrio cognitivo, un eccitamento spiacevole.

Il modo più semplice di ridurre una dissonanza è cambiare il proprio atteggiamento.

Leon Festinger  nel 1957 formula la teoria della diss cogni.

Festinger riprende il concetto di coerenza cognitiva formulato da Heider: le persone tendono a mantenere in armonia le varie parti delle loro rappresentazioni mentali degli eventi (credenze, valutazioni affettive, compor-tamenti, decisioni) e ove si verifichi una condizione di incoerenza  si producono dei cambiamenti nella organizzazione cognitiva.

1) Dissonanza post decisionale

2) Dissonanza tra atteggiamento e comportamento (smettere di fumare)

La motivazione a ridurre la dissonanza fa si che si ricerchino in maniera attiva informazioni  che siano coerenti con atteggiamento che si tiene (o che si è costretti a tenere), ignorando le informazioni dissonanti.

La giustificazione insufficiente.

Il mutamento delle proprie convinzioni avviene più facilmente se  si riceve una ricompensa piccola piuttosto che una grande.

Le persone , quando si trovano in una condizione in cui la giustificazione esterna è insufficiente , giustificano internamente il proprio comportamento (“pulisco la stanza perchè mi piace che sia pulita; oppure pulisco perchè sennò mi picchiano”). E , quanto maggiore è l’incentivo, tanto minore sarà il cambiamento. Le ricompense esterne piccole non sono in grado di giustificare la messa in atto di un comportamento che verrà quindi spiegato con motivazioni interne.

La teoria dell’autopercezione

In disaccordo con Festinger, Bem dà una spiegazione comportamentista.

Secondo Bem noi vediamo il prossimo così come vediamo noi stessi.

E così come dal comportamento altrui deduciamo  i loro atteggiamenti, la stessa operazione facciamo nei nostri riguardi.

Per Festinger gli atteggiamenti sono delle predisposizioni durevoli , tanto che le persone soffrono se debbono mettere in atto comportamenti contro attitudinali .

Per Bem gli atteggiamenti sono affermazioni verbali casuali: le persone cercano semplicemente di dare risposte sensate  se vengono interrogate sulle proprie convinzioni, senza essere assolutamente legati ai propri atteggiamenti.

Atteggiamenti: un  modello tripartito.

Gli atteggiamenti sono costituiti da più parti:

1) una componente cognitiva, fata di credenze e conoscenze.

2) una componente emotiva e affettiva (emozioni, affetti, sentimenti)

3) una componente comportamentale, costituita dalla prontezza ad agire, in una certa situazione, in una certa maniera.

Es. atteggiamenti verso i serpenti.

cognitivo: utili, strisciano, mordono

emotiva: “ho paura”, ”mi piacciono”

comportamentale: “Mi rifiuto di toccarli”.

Breckler, negli anni ‘80,  ha dimostrato che queste diverse parti sono interrelate. Secondo i comportamentisti sono i nostri atteggiamenti ad influire sui nostri comportamenti. Secondo Festinger, invece, sono i nostri comportamenti ad influenzare i nostri atteggiamenti.

Wicker ha dimostrato, invece, che non vi è alcuna relazione tra  atteggiamento e comportamento

da rivedere più attentamente

 

Capitolo V

Influenza sociale e conformismo

Per influenza sociale si intende quel cambiamento che si verifica nei giudizi, nelle opinioni, nei comportamenti di un individuo quando questi sia soggetto ad atteggiamenti, giudizi o comportamenti di altre persone.

Il primo fenomeno è quello del  conformismo, cioè quel fattore che porta gli individui a conformarsi al gruppo.

Si può aderire alle regole del gruppo perchè le condividiamo, allora si parla di  adesione interiore, internalizzazione delle norme del gruppo.

Possiamo aderire alle norme del gruppo anche se non le condividiamo, perchè ad es. costretti, allora si parla di conformismo pubblico o acquiescenza . Se l’inetrnalizzazione dà luogo a più duraturi cambiamenti degli atteggiamenti, delle opinioni e dei comportamenti, l’acquiescenza porta solo a cambiamenti di facciata, più superficiali.

Se riconosciamo a qualcuno o qualcosa il diritto legittimo ad influenzarci, allora si parla di  obbedienza (es. di Adolf Eichmann).

L’influenza sociale è senz’altro  la tematica più esplorata dalla psicologia sociale, che è arrivata alla conclusione che sono i  gruppi di appartenenza ad influenzare i singoli.

Far parte di un gruppo significa, per un individuo, sentirsi accettato e d amata dalla gente che si ama;  in accordo con Freud, gli individui sono spinti ad uniformarsi al gruppo per raggiungere questa sensazione di essere accettati.

5.1 Triplett aveva dimostrato il principio della  facilitazione sociale; altri successivamente hanno dimostrato che altre volte gli “altri” possono avere piuttosto un effetto inibitorio.

Per spiegare questo fenomeno Robert Zajonc, si basa sulla teoria delle pulsioni  di Spence : “l’eccitazione favorisce la produzione di risposte dominanti”, ovvero la risposta che per prima compare nel repertorio  delle risposte possibili  è la risposta che predomina. Nei compiti semplici è facile che questo funzioni, nelle condizioni di ansia, la risposta corretta non è quella immediatamente accessibile.

Esisterebbe, al di la di questo, una tendenza innata ad essere eccitati (arousal ), ad avere una attivazione fisiologica solo per la presenza di conspecifici, in quanto ci permetterebbe di far fronte a qualsiasi azione imprevista essi possano compiere.

Cottrell suggerisce invece che l’apprensione per l’altrui valutazione  sarebbe una risposta appresa e non innata.

Chiudiamo dicendo che  le risposte di facilitazione sociale sono presenti anche nei comportamenti di altre specie animali.

Essere in gruppo porta a perdere il senso della responsabilità individuale. Tale fenomeno detto di de-individuazione fu teorizzato da Festinger . Ciascun individuo  pensa che il suo comportamento è parte del comportamento del gruppo e quindi non è attribuibile a lui in particolare. Le persone si impegnano poco e cercano di lavorare di meno se vengono coinvolte in un lavoro di gruppo dove bisogna raggiungere uno scopo comune dove non è riconosciuto

Altre definizioni sono di indolenza o inerzia sociale.

Conformarsi a quello che la maggioranza degli altri pensa o fa permette al gruppo di mantenersi coeso, facilita l’instaurarsi di norme sociali. evoluzionalisticamente parlando, le norme si pongono come un concentrato delle esperienze e delle conoscenze maturate dal gruppo. Uniformarsi ad esse dà la possibilità di usufruirne in maniera rapida.

Il paradigma di Asch.

Esperimento sulla lunghezza di tre linee: se la maggioranza, in accordo con lo sperimentatore, da un giudizio sbagliato, l’individuo di adegua alla maggioranza.

.L’esperimento di Asch prova che gli individui si conformano a quello che gli altri pensano anche se questo è in contrasto con la loro percezione del mondo.

Questo per diversi motivi:

1) la maggior parte delle informazioni sul mondo ci proviene dagli altri: si chiama  influenza dell’informazione o pressione informazionale

Questa fa si che  si abbia un’adesione interiore, una internalizzazione delle opinioni del gruppo.

2) bisogno di piacere, che facilita le  pressioni normative, l’acquiescenza o conformismo pubblico.

Altro fattore è la grandezza del gruppo: basta guardare in su per vedersi copiati dai passanti; se lo si fa in gruppo l’effetto è maggiore, a partire da un numero di 3 fino ad un massimo di 5.

L’influenza della minoranza.

E’ mai possibile però che sia un singolo o una minoranza a convincere la maggioranza, ottenere una conversione?

La forza persuasiva della minoranza va cercata nello  stile di comportamento, la cui componente più importante è la coerenza, scindibile in coerenza diacronica, della persona, quindi intraindividuale e  interindividuale.

In ultimo, se la maggioranza è capace di operare cambiamenti di poca durata, la minoranza produce cambiamenti che si prolungano nel tempo.

Di fronte alle opinioni della maggioranza si mette in atto un processo di confronto sociale, in uno stato di incertezza si tende ad uniformarsi alla visione condivisa dagli altri;

la minoranza stimola invece un processo di  validazione, consistente nel cercare di comprendere le ragioni profonde che sono alle spalle della coerenza della minoranza.

In genere si pensa che i gruppi siano in grado  più dei singoli individui  di prendere buone decisioni; sembrerebbe ovvio che una discussione di gruppo  abbia come esito una posizione di compromesso, di giusto mezzo.

Stoner, negli anni ‘60, dimostra il contrario.

I gruppi non prendono affatto decisioni più moderate dei singoli.

Fenomeno dello spostamento verso il rischio (stipendio basso e sicuro o alto e insicuro?).

Ricerche recenti dimostrano che, se la posizione dei singoli è moderata, si ha, dopo la discussione in gruppo, uno spostamento verso posizioni ultra conservatrici. Effetto questo chiamato della  polarizzazione del gruppo..

La polarizzazione di gruppo ha, in pratica, una capacità di rafforzare una posizione che era già dominante.

Il pensiero gruppale.

Janis, nel 1972, ha descritto un caso estremo di polarizzazione che si verifica   quando i membri di un gruppo partono da posizioni già molto simili o condividono la stessa mentalità.

Janis parlò di pensiero gruppale.

5.6 da fare. 5.7 L’obbedienza distruttiva.

Esperimento di Milgram: l’autorità legittima può indurre una persona normale  a commettere crimini.

La propensione ad obbedire all’autorità è da considerare a base innata funzionale alla coesione del gruppo.

 

Capitolo VI

L’interazione nei gruppi.

Il gruppo è per Lewin, secondo l’ipotesi gestaltiana, una entità collettiva, una configurazione  dove il tutto è diverso dalla somma delle sue parti.

I singoli individui costituiscono un gruppo quando percepiscono o sono percepiti  come aventi un destino comune.

Un gruppo sociale è caratterizzato dal fatto che i suoi membri interagiscono con una certa continuità.

La struttura del gruppo.

La leadership

In quasi tutti i gruppi è possibile rintracciare  alcuni ruoli fissi, quali quello del  nuovo arrivato, del capo espiatorio e del leader.

Dal leader ci si aspetta che svolga due tipi di funzione:

1) che sappia essere un leader socio-emozionale, capace cioè di far procedere il gruppo in un’atmosfera armoniosa;

2) che sia un  leader centrato, ovvero che abbia la capacità  di portare il gruppo a raggiungere i propri obiettivi.

Dagli studi di Blades e Stater è emerso che, perchè un gruppo funzioni, è necessario che siano presenti entrambi i tipi di leadership, ma che è raro che una persona sappia interpretare entrambi i ruoli.

I leader socio-emozionali sono centrati sulle relazioni, mostrando molta considerazione nei confronti dei bisogni dei membri del gruppo. Sono leaders democratici. Es. scimpanzé

I leader centrati sul compito hanno invece per lo più uno stile autoritario,  danno ordini e spingono i singoli a rispettare le regole del gruppo. Es. macachi.

Barbara Hold (1976) ha dimostrato che nei bambini in età prescolare, nella nostra come in altre culture, la struttura del gruppo porta all’emergere della figura del leader.

Varie teorie naziste seguono.....

 

Capitolo VII

Relazioni E Discriminazioni Tra Gruppi

7.1 Paradigma dei gruppi minimi.

Tajfel, negli anni ‘70, dimostra l’effetto favoritismo verso l’ingroup: è sufficiente rendersi conto di far parte di un gruppo per promuovere atteggiamenti pregiudiziali nei confronti, ad es. di chi non ne fa parte. Tajfel teorizza il  paradigma dei gruppi minimi.

Per situazione di intergruppo minima si intende una situazione che non permetta il formarsi di stereotipi, nè all’interno nè all’esterno del gruppo.

I favoritismi verso l’ingroup non sono riconducibili solo al desiderio di favorire il proprio gruppo di appartenenza: servono a far si che il proprio gruppo prevalga. 252-253 buco

7.2 La teoria della deprivazione relativa.

Tajfel inoltre dimostra di come ognuno di noi giudichi il prestigio o il valore del proprio gruppo in base ad un confronto con altri gruppi. Gli individui continuano a competere anche quando dispongono di risorse adeguate, perchè provano insoddisfazione se altri si trovano in condizioni migliori (deprivazione relativa egoistica)

7.3 La teoria del conflitto realistico La teoria di Tajfel contraddice la teoria del conflitto realistico, in virtù della quale ci si confronterebbe solo per ottenere risorse per il proprio gruppo.

Sherif e moglie condussero un esperimento in un campo scuola a Robbers Cave.

Nel momento in cui  si formano dei gruppi, è molto probabile che si instauri un clima di rivalità tra essi.

Quando invece gli interessi di due gruppi coincidono i membri di entrambi i gruppi riescono ad adottare un atteggiamento cooperativo.

Tale esperimento si divideva in tre fasi:

1) formazione del gruppo

in questo primo periodo  i due gruppi furono coinvolti in varie attività  che potessero favorire la loro coesione. Ben presto, all’interno di ciascun gruppo, emerse un leader.

2) Conflitto di gruppo

Appena i due gruppi scoprirono l’uno l’esistenza dell’altro, i ragazzi stessi cominciarono a chiedere di poter competere.

Tali ragazzi si trasformarono in due bande rivali, arrivando a commettere atti di vandalismo.

I gruppi divennero più coesi al loro interno, cambiò la leadership a favore di ragazzi più aggressivi

3) Riduzione del conflitto.

In un primo momento si cercò di ridurre le tensioni favorendo i contatti fra i due gruppi (cinema, pranzi insieme, ecc.).

queste occasioni servivano solo ad acuire i conflitti.

La semplice conoscenza non era quindi in grado di far superare l’ostilità.

Si crearono, allora, una serie di scopi superordinati,  ovvero scopi che era interesse di entrambi i gruppi perseguire e che erano raggiungibili solo attraverso la cooperazione tra i due gruppi (camion che si “rompe”). Dopo questo episodio, ed altri, i due gruppi si mostrarono meno aggressivi gli uni verso gli altri.

Spiegazione:

1) il bisogno di rispetto e di riconoscimento per se stessi e per il gruppo di appartenenza diventano le risorse per cui competere.

2) spiegazione evoluzionistica o del piccolo gruppo.

7.4 Stereotipi e pregiudizi.

I processi di identità sociale possono essere visti, da una parte, come strumento adattativo, permettendo di farsi rapidamente un’idea degli altri, dall’altra possono dar luogo a degenerazioni con esiti patologici. Questo è quanto accade con gli stereotipi (dal greco stereos= rigido e tupos= impronta) ed i pregiudizi.

Gli stereotipi, possono essere considerati la componente cognitiva dell’antagonismo tra gruppi. Essi risentono dell’ effetto omogeneità del gruppo esterno e dell’effetto presunta similarità del gruppo interno. Le persone tendono a delineare profili dei vari gruppi esterni come molto diversi gli uni dagli altri, e molto omogenei al loro interno.

Gli stereotipi sono la base dei pregiudizi, ovvero di quegli atteggiamenti  (pag. 260) che, pur in assenza di dati empirici, sono ingiustificatamente sfavorevoli  verso chi appartiene  a determinati gruppi sociali.

Errore di corrispondenza :i comportamenti associati ai ruoli vengono attribuiti a caratteristiche di personalità dei singoli individui.

La correlazione illusoria.

Siamo portati a prestare più attenzione a quelle che sono le caratteristiche insolite, salienti degli individui.

Si chiama  effetto di condivisione di distintività: tendiamo a ritenere associate le caratteristiche  che percepiamo come insolite, infrequenti e distintive, ed i gruppi che percepiamo come insoliti, infrequenti e distintivi.

Il meccanismo della correlazione illusoria è quello per il quale se un individuo è l’unica persona , poniamo donna, all’interno di un gruppo di uomini, sarà notata, in quanto la sua diversità la rende più visibile, e la salienza porta ad una percezione esagerata delle sue caratteristiche.

Due eventi inusuali ed insoliti, che si presentino insieme (un nero su un autobus sul quale è stato appena rubato un portafoglio), vengono notati molto.

Altro esempio è l’esperimento di Hamilton e Gifford (1976) : correlazione (illusoria) tra azioni negative, le quali erano in numero minore, e quindi infrequenti e più distintive, ed il gruppo costituito da un numero minore di persone, e quindi anch’esso più distintivo.

Teoria del capro espiatorio:

Adorno e la personalità autoritaria: se un bambino viene costretto a subire eccessive  restrizioni da parte  di genitori troppo severi, tenderà ad accumulare aggressività; non potendola scaricare sui propri “cari”, sposterà....

Il pregiudizio sarebbe quindi effetto collaterale  di una personalità distorta.

Si tratterebbe di una vera e propria sindrome autoritaria, misurata da Adorno e soci attraverso la scala F (Fascista).

 


 

Capitolo VIII

L’aggressività

Per comportamento aggressivo intendiamo l’intenzione di procurare un danno, laddove un’aggressione fisica o verbale possono costituire un’agressione, ma anche non far nulla a alle volte è procurare un danno.

Moyer (1976) distingue, analizzando il comportamento animale, diversi tipi di aggressività:

1) predatoria: uguale fra maschi e femmine; stimolata, nei gatti, dell’area ipotalamica laterale.  Stimolando l’area ipotalamica centrale il gatto sui incazza e attacca qualunque cosa. Lorenz la definisce aggressività.

2) aggressività sessuale: legata al testosterone. Livelli alti di questo ormone incrementano sia l’aggressività che il desiderio sessuale, cosa che fa supporre che le due cose siano collegate.

3) aggressività materna: legata allo stato ormonale della femmina dopo il parto.

8.6.1. Si nasce o si diventa aggressivi ? A favore della prima ipotesi sono sia la psicanalisi che la psicologia influenzata dall’etologia. Ne “Il disagio della civiltà” Freud fa osservare come gli istinti abbiano bisogno di essere controllati, essendo in perenne contrasto con la società. Quest’ultima interviene sia attraverso sanzioni e punizioni, sia attraverso meccanismi di introiezione delle sue regole, che portano al formarsi del Super-io, istanza della personalità deputata a  reprimere le pulsioni aggressive dell’Es.

Ma la repressione dell’aggressività diventa essa stessa fonte di ulteriore aggressività per la frustrazione che ne deriva. Tale frustrazione determinerebbe  un accumulo di energia , pronta a scaricarsi appena possibile.

A favore della seconda ipotesi sta il comportamentismo, secondo il quale (Bandura) utilizzando punizioni e minacce i genitori indurrebbero i propri figli ad apprendere ad essere aggressivi.

8.8 Ma cosa fa scatenare l’aggressività? La teoria della fruistrazione-aggressività, formulata da Dollard nel 1939. I due elementi sono legati da meccanismi di spostamento e redirezione.. Se per Bandura l’aggressività è frutto dell’apprendimento di modelli  comportamentali di tipo aggressivo, per Dollard l’aggressività è un fatto  impulsivo determinata da meccanismi che sono precursori non sotto il controllo dell’individuo. Rifacendo si all’esperimento di sulla aggressività distruttiva, Dollard nota come se i soggetti sono offesi prima dell’esperimento, tendono a somministrare più scosse. Stesso discorso per il rapporto crisi economica impiccagione di neri.

Fattori socioculturali. Si può parlare di un effetto di fattori socio culturali  capaci di ridurre o ampliare la predisposizione alla violenza.

I modelli cibernetici. Gli etologi inglesi e gli evoluzionisti moderni considerano il comportamento come il frutto di una continua dialettica fra predisposizioni naturali e d ambiente circostante.

Tale modello  è detto  modello cibernetico di comportamento, in quanto interpretano la condotta in termini di risposte legate da una parte a predisposizioni innate, e dall’altra a  processi di elaborazione dell’informazione  proveniente dall’esterno.

Bowlby, autore della teoria dell’attacamento, sostiene che il comportamento aggressivo sia da ricondurre  a modelli mentali capaci di guidare e far da filtro all’elaborazione delle informazioni.

 

Capitolo IX

L’altruismo

Possiamo parlare di comportamento altruistico quando vi è un’intenzione di aiutare gli altri, magari senza un’aspettativa di compenso.

Si parla di comportamento prosociale quando è chiara l’intenzione di portare aiuto, ma non ne è chiara la motivazione (ad es. fare un’azione per farsi bello).

Secondo quella che viene definita la  prospettiva decisionale nel momento in cui decidiamo di prestare aiuto a qualcuno, facciamo un preciso calcolo fondato su quattro punti:

1) percezione dell’altrui bisogno.

2) percezione della propria responsabilità ad agire

3) calcolo dei costi e dei benefici

4) cosa fare ?

I fattori situazionali. La decisione di portare aiuto è influenzata da una serie di fattori legati alla situazione. Il più noto è l’effetto astanti: se una persona è sola, è chiaramente totalmente responsabile, altrimenti scatta un’apprensione legata alla possibilità di essere giudicati.

Altruisti si nasce o si cresce? Secondo i teorici dell’apprendimento sociale, l’altruismo si apprende attraverso una serie di rinforzi. Secondo l’approccio evoluzionista esiste una predisposizione in questo senso, magari  nel senso di un investimento parentale (i geni aiutano se stessi).