Ciclo-eno-gastro-turistica SLOVENJIA 1997
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Classica proposta di ciclo estiva
itinerante a tappe montane, gia’ da tempo in cantiere, ma mai completamente
messa a punto.
La Slovenia, piccola regione di
notevoli bellezze, stuzzicava un po’ tutti per le caratteristiche che questo
minuscolo paese puo’ offrire a chi lo visita in bicicletta nel periodo estivo:
poco meno della meta’ della superficie totale ricoperta da foreste, alte
montagne, innumerevoli sterrati immersi nel bosco, natura pulita e
incontaminata da scoprire nei suoi angoli piu’ nascosti ...
Ciclo-eno-gastro-turistica
SLOVENJIA 1997
Sabato 19 luglio 1997
- La simpatia dei gestori del
Rifugio Zacchi
Domenica 20 luglio 1997
- La gara ciclistica e l’ascesa
al Mangart
Lunedi 21 luglio 1997
- Dalle canoe sul Soca al
Sacrario di Caporetto
Martedi 22 luglio 1997
- La tranquillia’ di Most na
Soci
Mercoledi 23 luglio 1997
- Che bello pedalare nel bosco
al riparo dai raggi del sole !
Giovedi 24 luglio 1997
- Il Castello di Predjame e la
divisione del gruppo
Venerdi 25 luglio 1997
- La caduta e la drammatica
conclusione del giro !
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L'itinerario studiato a tavolino prevedeva un percorso
in terra slovena lungo vie poco battute privilegiando sentieri sterrati e
strade bianche; doveva partire da Tarvisio per arrivare a Trieste in otto
giorni, la nona giornata doveva servire per ritornare al punto di partenza in
treno con le bici al seguito e di li' a casa con le nostre automobili.
Saremmo passati dalle cime protette del Parco del
Triglav, ai luoghi tristamente noti per le battaglie della I guerra mondiale,
al breve tratto di mare sloveno incuneato tra le coste italiane e croate ...
Delle otto tappe previste, solo sei sono state
portate a termine: all'alba del settimo giorno una imprevista, quando
sfortunata caduta, decretava la fine prematura del giro e purtroppo anche
l'inizio di una dolorosa storia medica con tanti punti interrogativi non ancora
ricomposta a distanza di oltre un anno.
Prima tappa : km 19 / dislivello 600 m / sterrato 30%
Tarvisio - Laghi del Fucine (860)
- Rifugio Zacchi (1380)
Seconda tappa : km 41 / dislivello 1200 m / sterrato
15 % / 3 ore
Rif. Zacchi (1380) - Tarvisio -
Cave del Predil (850) - P.so del Predil - Koca na Mangrtu (2000)
Escursione al Mangart (2670m)
Terza tappa : km 78 / dislivello 1100 m / sterrato < 30% / 5 ore
Rif. Mangart - Bovec - Zaga (350)
- Valico di Uccea - passo (1400) - Sedlo - Kobarid - Idrsk (210)
Quarta tappa :
km 41 / dislivello 900 m / sterrato 75% / >3 ore
Idrsk (210) - Livek (690) - Livske
Ravne (1030) - Sleme (860) - Usnik - Sela - Most na Soci (160)
Quinta tappa : km 62 / dislivello > 1000 m / sterrato 50% / >4
ore
Most na Soci (160) - Cepovan -
Lokve (950) - Predmeja - Col - Ajdovscina (150)
Sesta tappa : km 66 / dislivello 800 / sterrato 50% / 4.30 ore
Ajdovscina (150) - Vipava -
Sanabor - Bela - Bukovje (850) - Predjame - Senozece (550)
Settima tappa :
km 14 / dislivello 150 / sterrato 50% / <1 ora
Senozece - Divaci
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Vezz : e’ il decano del gruppo (non smettero’ mai
di scriverlo), ha al suo attivo innumerevoli ciclo ed e’ il piu’ continuo ed
assiduo partecipante e propositore; e’ lui che ha trovato i giusti contatti per
tracciare un itinerario che soddisfasse il piu’ possibile i requisiti base di
una ciclo itinerante estiva in terra straniera come questa.
Trups : altro personaggio della vecchia guardia,
recentemente passato piu’ al ciclismo su strada (CSB = acronimo coniato per
indicare le bici da corsa) che a quello di montagna (MTB), in occasione di
questi appuntamenti pero’, smette i panni dello stradista per indossare quelli
del cicloturista; ad onor del vero, in questo caso ha vestito la brillante
maglia consegnatagli da Umbe per il servizio fotografico da proporre ad Airone.
Ambrogio : puro MTBiker, si e’ solo da pochi anni
aggregato al team partecipando a poche ma significative uscite; e’ capace di
adattarsi a qualunque condizione del terreno che riesce ad affrontare e quindi
a superare con impressionante regolarita’ e continuita’.
Umberto : e’ il fotografo professionista che si e’
creato nella fotografia di montagna la sua indubbia specializzazione; riesce ad
alternare avventurosi servizi di scialpinismo a tranquilli percorsi
turistico-culturali con estrema facilita’ e massima professionalita’; aveva
gia’ partecipato con successo ad una precedente ciclo uscita sulle pagine di
Airone Itinerari nell’ottobre del 1996; tipiche, in questa occasione, le sue
colorite forme di imprecazione quando il gruppo passava attraverso punti
rappresentatitivi del paesaggio montano da cogliere con suggestivi scatti, ma i
suoi due modelli erano piu’ avanti impegnati nei loro testa-a-testa.
Andrea : giovanissimo e promettente teen-ager,
introdotto nell’ambiente dal Moiols (notissimo talent-scout assai esperto), ha
formato con Trups il duo da immortalare per il gia’ citato servizio su Airone;
soprannominato Ulrich, perche’ dava la paga a tutti, soprattutto al Trups che
cercava sempre di sorprenderlo con continui scatti e controscatti, ha
costituito senz’altro la novita’ nel gruppo.
Pie : altro nome legato alla vecchia nomenclatura,
attivo partecipante alle ciclo; quando gli altri gia’ si concedono il meritato
riposo per le fatiche della lunga pedalata, lui, pignolo ed instancabile, o
riordina gli indumenti nello zaino, o prende nota degli avvenimenti e del percorso
compiuto durante la giornata; sfortunato protagonista della drammatica
prematura conclusione del giro, causa la sua rovinosa caduta su asfalto.
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Parco Nazionale del Triglav : prende il nome dall’omonimo monte alto 2864
metri, ma in questo parco svettano molte altre cime che superano i 2000 metri
con gole, burroni, fiumi torrenti e pascoli; una flora abbondante e una fauna
estremamente ricca lo caratterizzano oltre al fatto che al suo interno non
esistono rifugi ed e’ proibito l’accesso alle mountain bike.
Valle del Soca (Isonzo) : questa valle si estende dal Parco Nazionale
del Triglav fino a Nova Gorica, incluse Bovec e Kobarid; il corso del fiume in
certi punti puo’ raggiungere un’ampiezza di anche 500 metri mentre in altri si
restringe a pochi metri, mantenendo sempre intatto un azzurro intenso delle sue
acque.
Bibliografia : nel preparare a tavolino l’itinerario di
questa ciclo, si e’ largamente fatto uso delle indicazioni di Fabio Fabris (Alce)
contattato anche per via telefonica; molto utili e precise le sue due guide di
MTB “Alpi Giulie orientali e
Carso” e “ Carso isontino, triestino e sloveno” edite dalla EdiCiclo.
Lingua : naturalmente la lingua ufficiale e’ lo
sloveno, ma la linea di confine con l’Italia e’ sempre stata assai vicina, per
cui non abbiamo mai trovato grosse difficolta’ usando la nostra lingua.
Cambio : la moneta ufficiale e’ il “tolar” in vigore da
quando la Slovenia ebbe la sua indipendenza nel 1991; 1 tolar = 10 lire circa.
Coppa dell’amicizia : e’ erroneamente chiamata grolla; oltre ad
essere tipica della Val d’Aosta e’ caratteristica anche di queste zone. Ecco la
ricetta che mi e’ stata data dalla padrona di casa (dosi per persona): 1 tazza
di caffe’, 1/2 tazza di grappa bianca non aromatica, 1 tazza di genepy bianco o
Cointreau, scorza di limone e di arancio, zucchero a volonta’ (6-7 cucchiai in
una coppa da sei persone). Non va fatto bollire il tutto, bensi’ va solo
scaldato, e’ bene riscaldare la coppa con acqua bollente prima di riempirla e
servire. Si deve bere dai fori il contenuto ancora bollente senza alcuna
interruzione; appena il sorso termina, la coppa va passata alla persona affianco.
ALP : e' la
rivista che nel mese di agosto di quest'anno ha pubblicato il servizio
realizzato durante questo giro in bici.
Frico : piatto tipico friulano; formaggio e patate
lesse cotte con la polenta.
Jota : piatto tipico di una regione slovena (la Primorska
= vicino al mare) che consiste in una minestra di patate, fagioli, e crauti.
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Tarvisio - Laghi del Fusine -
Rifugio Zacchi km 19 / dislivello 600m
Lo spostamento fino a Tarvisio in
auto impiega praticamente l’intera mattinata; tappa breve, ma intensa nel
pomeriggio. Superlativo il trattamento
ricevuto al Rifugio Zacchi.
I preparativi per la partenza sono
ormai standard, da Monza parte una macchina con Umberto, Gianni ed io diretta
ad Agrate, luogo dell’appuntamento col resto del gruppo Trups, Ambrogio ed
Andrea. Sistemate a dovere bici, bagagli e persone si parte per Tarvisio sul
confine tra l’Austria e la Slovenia (scelta strategica perche’ servita dalla
ferrovia).
Giunti a destinazione mangiamo un
panino con una birra, ci cambiamo e prepariamo tutto per affrontare una
settimana di bici itinerante seguendo un percorso in parte gia’ tracciato
grazie alle indicazioni di Fabio Fabris detto “Alce” ed in parte lasciato
all’improvvisazione; l’unica cosa per noi certa e’ che l’avventura in bici
terminera’ sul mare domenica 27 e di li’ in treno torneremo a Tarvisio per il
rientro a casa in auto (peccato il destino volle diversamente ..).
Iniziamo a dare le prime pedalate
verso l’ora di pranzo di una bella giornata di sole in direzione Laghi di
Fusine; dopo circa 8 km sulla destra vediamo l’indicazione “Sentiero Natura”,
ma e’ bene non farsi ingannare dalle apparenze: il sentiero e’ adattatissimo
solo a chi lo percorre a piedi !
Giunti al lago (siamo in localita’
Fusine in Val Romana) scorgiamo il Ristorante Belvedere (specialita’ arrosto)
adagiato sulla sponda destra in posizione invidiabile, mentre a sinistra sulla
strada spicca la pensione con ristoro Edelweiss Da qui parte una lunga salita
su sterrato (circa 4 km) fino al “Rifugio Zacchi”. Pur essendo tutta
pedalabile, un po’ a causa del fondo pietroso, un po’ per lo stato di forma non
ancora perfettamente a punto, parecchi di noi ogni tanto scendono dalla bici
per prendere fiato.
Il rifugio e’ in posizione
incantevole immerso nel bosco con le montagne di nuda roccia a cornice. Intorno
all’edificio un po’ ovunque spiccano sculture in legno che ornano gli steccati
realizzate dalle sapienti mani del rifugista.
Rifugio CAI di Tarvisio Luigi
Zacchi m1380 - tel. 0428/61195 - apertura giugno/settembre - gestione Emilio
Veluscek, Via Friuli 27, Tarvisio - specialita’ formaggi, vino merlot/tocai,
grappe.
Molto affabili i gestori coi quali
discorriamo a lungo e festeggiamo il compleanno della bimba Elena di 4 anni: ci
offrono la Coppa dell’Amicizia, la crostata della nonna, grappe e prosecchi.
Scopriamo che per questa gente i
resiani (gli abitanti della Val Resia), sono l’equivalente degli scozzesi e
genovesi in termini di oculatezza nel saper gestire ed amministrare il proprio
denaro.
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Rif. Zacchi - P.so del Predil - Koca na Mangrtu km 41 / dislivello 1200 m
Tappa ciclistica ed esursionistica (solo per alcuni
che salgono in cima al Mangart). Arrivo in volata di due cicloturisti capitati
per caso in una gara ciclistica. Carina la rifugista slovena.
Sveglia alle 7.30 con abbondante colazione; un’ora
piu’ tardi salutiamo i gestori e la loro simpatica famiglia e scendiamo
nuovamente al lago sottostante. Anche oggi e’ una bella giornata di sole ed i
colori del lago sono degni di essere fotografati da piu’ posizioni.
Dopo circa 16 km siamo di nuovo a Tarvisio da cui
iniziamo la salita al rifugio Mangart lungo la piu’ alta strada slovena. Dei
circa 25km di salita regolare con pendenza pressocche’ costante, la prima parte
e’ su asfalto per poi diventare sterrato; parecchie gallerie si incontrano
lungo il percorso.
A poco a poco superiamo una lunga coda di auto che
saliva piu’ lentamente di noi appestandoci coi loro fumi di scarico; scopriamo
che si stava svolgendo una gara ciclistica solo quando agganciamo e superiamo
gli ultimi concorrenti.
Verso le 13.30 giungiamo al rifugio, mentre Andrea e
Giampi proseguono lo sterrato imboccando un anello molto panoramico (siamo a
2000 metri di altezza) e superano il traguardo della corsa con uno sprint
finale, salutati dalla folla ed intervistati dalla TV locale interessata agli
strani corridori con gli zaini legati sui portapacchi.
Mentre gli altri fanno un riposino, Gianni ed io ci
incamminiamo sulle tracce di Umberto che era andato a fare qualche fotografia
dal Monte Mangart posto a circa 2670 m. Dopo altri 700 metri di salita con la
linea di confine a due passi, arriviamo in cima alla vetta: la vista e’ davvero
gradevole, da un lato il versante italiano coi Laghi del Fusine ed il Rifugio
Zacchi, mentre dalla parte opposta una lunga serie di catene montuose fino al
ghiacciaio del GrossGlokner. Abbiamo giusto il tempo per fare un paio di foto
con Umberto trovato sulla vetta, che il tempo cambia improvvisamente e una
fitta nebbia ci impedisce di vedere il panorama sottostante.
Ci mettiamo subito sulla strada del ritorno, ma a
una decina di minuti dal rifugio ci prende una fitta pioggia mista a grandine.
Quando arriviamo al coperto, siamo completamente zuppi; ci concediamo il bis
della doccia, questa volta con l’acqua riscaldata dal fuoco a legna.
Cena a base di JOTA, goulash e polenta, mentre
Andrea e Giampi, per non essere l’uno meno dell’altro, si cibano ancora di
carboidrati.
Vanda, la giovane e carina rifugista, ci informa che
il rifugio e’ aperto da luglio al 15 settembre.
La mezza pensione ci verra’ a costare 40.000 lire a
testa grazie allo sconto dei soci CAI che si sono ricordati di portare con loro
la tessera.
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Rif. Mangart - Bovec - Valico
Uccea - Kobarid - Idrsk km 78 / dislivello
1100 m
E’ forse la tappa piu’ dura del
giro; visita al Museo della I guerra mondiale di Caporetto ed al Sacrario.
Anche oggi, manco a dirlo, sveglia
alle 7.30 e colazione abbondante.
Dal rifugio, 10 km di discesa in
una splendida cornice di sole e di montagne fino al bivio della strada
provinciale per Bovec ove acquistiamo le carte telefoniche e mangiamo un
panino.
Bovec e’ un centro turistico che
offre davvero tante possibilita’ da un punto di vista sportivo: pesca, kajak,
mountain bike, sci e’ tutto a portata di mano. Nel paese vediamo diverse
agenzie che pubblicizzano le discese dell’Isonzo in canoa o col rafting. Tra
Bovec e Zaga (localita’ Log Cezsoski), incrociamo un ponte sull’azzurro Soca:
un ampio spiazzo sottostante costituisce un sicuro accesso al fiume per le
canoe, che pullulano in queste zone.
Giunti a Zaga (siamo nel punto
piu’ basso della discesa dal Mangart durata circa 36 km) prendiamo il bivio in
salita per il confine con l’Italia al Valico di Uccea. Dopo circa 6 km siamo
gia’ saliti di altri 380 metri (700 m di altitudine), ma non oltrepassiamo il
confine piegando a sinistra per attaccare una strada forestale che comincia a
salire gradatamente lungo il fianco del monte Vrh; attraveriamo un bel bosco di
faggi; con pendenze dure, ma mai impossibili, lo sterrato ci porta a scollinare
a circa 1400 metri. Il fondo e’ molto irregolare, ma pedalabilissimo; dopo
quasi 6 km giungiamo ad un rifugio chiuso il Lovska Kosa Starl Hrami (1250m).
Dall’alto si apre una splendida
vista sulla vallata sottostante e di fronte fitte boscaglie.
Umberto riesce a fotografare una
grossa vipera che prendeva il sole su un masso al limitare del sentiero.
Riusciamo a vedere distintamente
il percorso in discesa che si snoda tortuoso sotto i nostri occhi attraversando
il monte per giungere al paese di Sedlo. La discesa, facile ma molto sconnessa,
pare non avere mai fine; tantissime farfalle nere e grossi lamponi lungo la
strada ci fanno compagnia (non poche volte ci fermiamo a mangiare i lamponi e a
rilassare i muscoli delle gambe e delle bracccia molto provati per
l’impegnativa discesa).
Giunti sull’asfalto della strada
provinciale, accusiamo subito il caldo (siamo tornati bassi) e puntiamo dritti
su Caporetto. Meritata sosta in paese per gustare un affogato al caffe’
all’aperto.
Anche se c’e’ la possibilita’ di pernottare,
decidiamo di fare ancora qualche chilometro e trovare una sistemazione lungo la
strada del nostro itinerario. Dopo qualche tentativo infruttuoso, ci sistemiamo
da un’affittacamere di nome Delic Marija a Idrsko per la spesa di 25000 lire a
testa con colazione (tre matrimoniali a coppia, a me tocca Ambrogio, con bagno
in comune).
Mentre gli altri si riposano,
Gianni, Andrea ed io lasciamo i bagagli in camera e torniamo verso Kobarid con
l’intento di visitare il Museo Storico della Prima Guerra Mondiale molto
suggestivo.
Pago di questa visita, Andrea va a
raggiungere il resto del gruppo, mentre gli altri due non ancora soddisfatti si
dirigono verso il Sacrario di Caporetto in cui sono stati raccolti i resti di
7014 soldati italiani. Lungo la salita all’ossario sulla collina di
Sant’Antonio, si snodano le stazioni della via crucis che precedono il sacrario
a pianta ottagonale costituito di tre piani. Per due piani e per ogni lato
dell’ottagono e’ tutto un susseguirsi di archi alti oltre due metri con grosse
lastre di ardesia a copertura su cui sono stati incisi in rigoroso ordine
alfabetico i nominativi dei combattenti li’ dentro composti. In cima, al centro
del terzo ed ultimo ottagono, solo la chiesa in pietra di Sant’Antonio.
Ritorniamo per fare una meritata
doccia percorrendo in totale per oggi circa 87 km, di cui una dozzina per le
nostre visite.
Siamo tutti molto affamati e
ceniamo nel vicino grill sulla provinciale di nome “Casino“ (lire 29000 a
testa). La passeggiata per il rientro nelle camere e’ sotto una coperta di
stelle con una bella luna piena. A mezzanotte siamo tutti a nanna.
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Idrsk - Livske Ravne - Most na
Soci km 41 / dislivello 900 m
Giornata calda di bici rinfrescata
dal bagno nelle acque del fiume Idriz.
Ancora sveglia alle 7.30 e
colazione preparata dalla signora Marija. Ritardiamo la partenza di oltre
mezz’ora per metter a punto la mia bicicletta che lamenta qualche problemino
meccanico.
Da Idrsk a Livek sono 5 km con
circa 500 metri di dislivello a cui aggiungere circa altrettanti prima di
arrivare in cima al passo (solo l’ultimo tratto e’ sterrato). La discesa e’ un
incanto di lamponi, fragole, prugne tutta sterrata. Ancora vipere in mezzo ai
rovi di lamponi.
Giunti nuovamente sulla
provinciale, pieghiamo a sinistra per tornare verso l’Isonzo e risalirlo su
strada bianca che costeggia diversi paesini e costruzioni molto carine: ho l’impressione
di trovarmi in Svizzera.
Verso le due di pomeriggio
arriviamo a Most na Soci (che significa paese racchiuso dai fiumi) da cui
chiamiamo Matteo in forse per un eventuale aggancio lungo la strada.
Andiamo verso il vicino fiume
Idriz (affluente del Soca) a detta dei locali piu’ caldo dell’Isonzo per farci
un bel bagno rinfrescante. Decisamente fredda l’acqua, ma Vezz ed Umbe si
adeguano molto bene.
Al ritorno nel paese troviamo dove
andare a dormire (affittacamere “Apartha Bremec”, camere doppie con bagno) e ci
consigliano di andare a mangiare da “Gostisce pri Stefanu” posto a pochi
chilometri dal paese.
Essendo ancora presto Gianni ed io
facciamo un giretto passeggiando sul lungo fiume fino al barcone “Lady Lucia”
ormeggiato a riva: chiacchieriamo col simpatico proprietario, Dean (la madre
era una fan del mitico James), il quale ci dice che sul battello c’e’ la
possibilita’ di fare un giro e di cenare. Raggiungiamo gli altri da “Pri
Stefanu” per la cena di buona qualita’ (ottime ed abbondanti le seconde portate).
Peccato il quiproquo di Gianni col proprietario che si arrabbia non poco usando
anche toni offensivi nei nostri confronti.
Rientriamo verso il paese
percorrendo uno sterratino sulla destra orografica del fiume evitando di fare a
piedi la pericolosa provinciale.
La sistemazione che abbiamo
trovato dispone di un comodo e tranquillo giardino con un grosso tavolo e
comode panche: ne approfittiamo per stendere il nostro bucato e per discutere
il proseguio del giro in una piacevole serata allietata da un coro di grilli e
qualche lucciola.
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Most na Soci - Cepovan - Lokve -
Ajdovscina km
62 / dislivello >1000 m
Fantastici sentieri nei boschi;
prevedevamo di dormire in una solitaria capanna in mezzo al bosco, ma purtroppo
abbiamo dovuto modificare i nostri programmi: davvero un peccato, anche perche’
siamo stati costretti a pernottare in un paese ad appena 100 metri di
altitudine dove la calura si fa sentire.
Sveglia alla solita ora e meeting
in giardino per i controlli riguardanti il percorso odierno: questa notte
dormiremo in una solitaria capanna in mezzo al bosco.
Da Most na Soci prendiamo il
sentierino che lascia il fiume a sinistra, superiamo la graziosa costruzione in
legno con cascate di fiori della stazione ferroviaria ed iniziamo la salita su
uno sterrato agevole che si addentra profondamente nel bosco. Al termine si
apre la valle e spuntano casette ed agricoltori. Durante tutto il tragitto
incrociamo solo un paio di automobili, per il resto ci fanno compagnia solo
chiassose cicale e grilli. Abbiamo percorso una quindicina di chilometri della
strada che porta a Cepovan quando siamo in vista dell’agriturismo “Turisticna
Kmetija BRATUZ”.
E’ davvero un posticino molto
carino, ristrutturato recentemente con lavori ancora da completare (infatti tra
un paio di anni saranno a disposizione anche sei camere di cui quattro con
bagno). Decidiamo di fare una tappa zen (relax a tutti i livelli) per cui
ordiniamo un mix di affettati, formaggio e lardo.
Ci spiace un pochettino lasciare
la tranquillita’ di questo posticino per percorrere ancora un dislivello di 400
metri su sterrato di buon fondo prima di arrivare a Lokve. La salita tira non
poco, ma per nostra fortuna siamo al riparo della folta boscaglia ed il sole
molto forte non ci cuoce affatto. Al termine si apre un altopiano con un
paesino molto silenzioso sede di un albergo, il Winkler, che mi ha incuriosito
perche’ possiede anche una sauna.
Leggendo un cartello segnaletico,
scopriamo che la meta della nostra tappa odierna, una suggestiva capanna in
mezzo al bosco, e’ aperta solo il sabato, la domenica ed i festivi; per
arrivare alla capanna “Dom na Lazni” restavano da fare solo 5 km di salita in
un magnifico scenario denso di verde lussureggiante, ma purtroppo oggi e’
mercoledi ...
Ci informiamo sui prezzi delle due
pensioni esistenti in questo paese, ma non restiamo sufficientemente
soddisfatti per cui modifichiamo al volo l’itinerario: puntiamo su Predmeja
inoltrandoci nei boschi che si susseguono senza soste. Sterrati ovunque e tutti
pedalabili !
Il punto di massima altezza che
tocchiamo e’ a 1150 metri dopo aver percorso circa 35 km quasi interamente su
sterrati per lo piu’ completamente riparati da boschi rigogliosi. Voglio
evidenziare la bellezza di questi luoghi incontaminati da cui ci siamo fatti
inghiottire senza opporre alcuna resistenza. Eccezionali gli ultimi chilometri
prima di Predmeja con una lunga e larga discesa con lieve pendenza ed ottimo
fondo sterrato solo al termine pietroso, che affrontiamo ad oltre 40 orari.
Solo poco prima del paese termina il lunghissimo tratto sterrato che decliva
lentamente fino a Col attraversando Ottica e Kovc. Da 880 metri scendiamo a 620
percorrendo un altopiano poco battuto da automobili. Giunti a Col realizziamo
che non c’e’ posto per dormire ed allora pensando alla tappa da fare
l’indomani, decidiamo di scendere ad Ajdovscina sicuramente dotata di pensioni.
In soli otto chilometri perdiamo tutta la quota che avevamo scendendo a meno di
100 metri di altitudine: il paese non e’ per nulla eccezionale e la calura si
fa sentire parecchio durante la nostra breve visita effettuata nel tardo
pomeriggio.
Pernottiamo nell’anonimo Hotel
Planika cenando nel vicino ristorante (Restavracija Mlincek) allietati dal
continuo transitare di TIR e serviti da una cameriera con un paio di
curiosissime scarpe dotate di molle sotto i tacchi ...
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Ajdovscina - Sanabor - Predjame -
Senozece km 66 / dislivello 800
Giornata caratterizzata ancora una
volta da splendidi boschi che ci riparano dal sole cocente e dalla visita al
Castello di Predjame. Nel tardo pomeriggio Umberto si separa dal resto del
gruppo.
Notte tormentatissima per il
passaggio dei TIR senza sosta e colazione al buffet (approfittiamo per
prepararci un panino le emergenze).
Partenza verso le 8.30 e subito
sosta a Vipava, denominata piccola Venezia. Incappiamo in uno scroscio di
pioggia durante la salita a Sanabor ove sbaglio strada: invece di lasciarmelo
alla mia destra, entro in paese e proseguo compiendo circa 12 km e quasi 500 m
in piu’ rispetto agli altri, prima di convincermi a tornare sui miei passi per
ricongiungermi agli altri in serena attesa al bivio.
Anche oggi come ieri percorriamo
una serie di sterrati in mezzo ai boschi che ci proteggono dal sole. Siamo
sull’altopiano di Nanos e pedaliamo in estrema scioltezza fino a Bokovje dove
ci immettiamo sulla strada asfaltata ad un paio di chilometri dal Castello di
Predjame.
Questo castello e’ un vero e
proprio nido d’aquila incastonato in una grossa grotta a strapiombo sopra un
orrido carsico del torrente Lokva, e’ un monumento unico che riesce ad
amalgamare la natura con l’ingegnosita’ umana. La leggenda narra che il
cavaliere Erasmo resistette per oltre un anno all’assedio dell’imperatore
Federico III, facendosi beffe di lui calando giu’ dall’inespugnabile castello
buoi arrosti e ciliege appena colte nei boschi; un passaggio segreto ricavato
tra i cunicoli rocciosi e conosciuto solo al romantico eroe avrebbe permesso di
resistere per un tempo illimitato, ma un giuda rese possibile la morte del
cavaliere. Il castello, ricostruito nel tardo cinquecento, merita un’attenta
visita.
Dopo uno spuntino, ripartiamo con l’idea
di arrivare in zona Grotte di San Canziano per sterrati, ma sbagliamo strada (o
meglio crediamo di aver sbagliato) e torniamo indietro al castello. Alle 15.30
prendiamo la strada asfaltata per Hrusevlije.
Umberto non e’ d’accordo sull’idea
di avvicinarsi in zona grotte poiche’ vuole chiudere la giornata nella zona del
castello per il suo servizio su Airone, mentre gli altri, chi piu’ chi meno,
non sono dell’idea di fermarsi cosi’ presto e pensano di proseguire anche senza
avere le idee ben chiare circa l’itinerario.
L’atteggiamento di Umbe resta
fermo per cui lui va da una parte, mentre il resto del gruppo prosegue da
un’altra. Lungo la strada incrociamo un paio di agriturismo, ma decidiamo che
e’ giunto il momento di fermarci solo quando inizia a piovere; facciamo qualche
chilometro sotto l’acqua prima di arrivare a Senozece dove troviamo ospitalita’
presso la pensione Adria proprio sulla provinciale. Mentre fuori si scatena il
diluvio, ci facciamo una meritata doccia calda.
Verso le 19.00 ceniamo concludendo
con un gelato affogato al caffe’ preso fuori al fresco in veranda.
Prepariamo un itinerario di
massima che ci dovrebbe condurre al mare sloveno in un paio di giorni
attraversando splendide zone carsiche, domani il nostro programma prevede una
visita delle Grotte di San Canziano.
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Senozece - Divaci
km 14 /
dislivello 150
Appena un’oretta di pedalata,
grandi progetti per la giornata e tanta allegria, ma in prossimita' di Divaci
ad un paio di chilometri dalle grotte, lungo una tranquilla discesa il
fattaccio e la rovinosa inaspettata caduta mia: sono circa le nove e trenta di
una bella giornata di sole, la ciclo si interrompe improvvisamente, la
clavicola si spezza malamente ed inizia un lungo calvario, purtroppo non ancora
terminato ...
Peccato questa conclusione
dell’ennesimo giro, comunque degno delle migliori tradizioni
ciclo-eno-gastro-turistiche.
Ciao, speriamo alla prossima.
Pierangelo