Ciclo-eno-gastro-alpinistica luglio 1995
Dal Monginevro a Ventimiglia per le strade militari alpine italo-francesi
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PARTECIPANTI (in stretto e rigoroso ordine di peso)
Venerdi 14 luglio 1995 -
Tappa di avvicinamento
Sabato 15 luglio 1995 -
Arrivano le Cinelli per il servizio su Airone !
Domenica 16 luglio 1995 -
Gruppo di nuovo al gran completo al Colle dell’Agnello
Lunedi 17 luglio 1995 -
Il terribile Colle della Bicocca e l’orrido del Vallone dell’Unerzo
Martedi 18 luglio 1995 -
La sconcertante architettura interna del “Lou Stau”
Mercoledi 19 luglio 1995 -
La divisione del gruppo
Giovedi 20 luglio 1995 -
Superiamo il Colle del Sabbione !
Venerdi 21 luglio 1995 -
Durissima tappa, Umberto si sente male
Sabato 22 luglio 1995 -
Il tuffo in mare, bici comprese !
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Si tratta
di una lunga pedalata idealmente in discesa da Nord a Sud, dalle bianche vette
alpine all’azzurro mar ligure, dai fitti boschi di faggio e larice alla odorosa
macchia mediterranea, immersi in una natura ancora incontaminata, spesso
selvaggia e di difficile accesso, e’ anche un viaggio nel tempo e nella storia
di questi luoghi di confine teatro di guerre e dispute territoriali, zone di
indubbia bellezza in cui il turismo non e’ certo di massa.
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E’
indubbiamente la ciclo con la piu’ numerosa partecipazione di questi ultimi
anni; la presenza di alcune rappresentanti di sesso femminile ha dato poi un
tocco gentile all’impresa compiuta.
Renato
Luciani (Lucians) : universalmente
riconosciuto ed acclamato come il Presidente del gruppo
Ciclo-Eno-Gastro-Turistico, proclamato nel lontano maggio 1991, in occasione
della coast-to-coast Pescara-Torvaianica. Personaggio di "peso" nella
variegata realta' delle ciclo di questi ultimi dieci anni, e' dotato di una
incredibile dote di fondo e resistenza alla fatica che gli consente di arrivare
sempre al termine di ogni percorso, per quanto lungo ed impegnativo possa
essere. Memorabili sono le sue levatacce alle cinque del mattino per avvantaggiarsi
sul resto del gruppo, mai comunque messe in atto in questa occasione. Le sue
migliori performances sono pero' esaltanti la sera a tavola, ove alterna con
sapienza e capacita' citazioni latine a portate ghiotte ed abbondanti.
Aldo
Moioli (Moiols/Arizona) : altro
veterano del gruppo, protagonista di diverse ciclo ad alto livello; munito di
stecca, il nostro "Arizona" (questo e' il suo nickname usato nelle
chiamate) teneva i collegamenti radio con gli altri due dotati di walkie-talkie
(Umbi e Fritz). Molto attivo i primi giorni, ha preferito pero' optare per il
giro piu' soft aggregandosi al "gruppo dei mosci".
Gianni
Vezzani (Vezz) : di lui si
e' detto tanto, ma mai abbastanza per questo personaggio dotato di tanta carica
e capacita' di coinvolgimento; figura carismatica del gruppo CEGT, ha
conquistato sul campo una leadership indiscutibile. Innumerevoli sono le
leggende sul suo conto che la sera raccontano i cicloturisti prima di andare a
riposarsi, quanto illimitate sono le imprese di vario genere di cui si e' reso
protagonista
Roberto
Kratter (Fritz) : nome nuovo
delle ciclo che si affaccia a questa esperienza perche' chiamato da Umbi, il
fotografo. L'ottima struttura fisica ed il buon stato generale di forma sono
stati sufficienti per consentirgli di portare a termine ciascuna tappa con
ancora del fiato in corpo e benzina da bruciare.
Giampiero
Trupia (Trups) : altro nome
noto delle CEGT, vero amante del ciclismo in generale e del ciclo turismo in
particolare. E' uno dei soci rifondatori del gruppo e fa parte del ristretto
"Consiglio dei Probiviri" vero e proprio comitato direttivo, organo
legislativo ed amministrativo del gruppo CEGT.
Umberto
Rossi (Umbe) : tanti sono i suoi
gettoni di presenza collezionati nel corso delle tante ciclo organizzate, cui
Umbe ha sempre partecipato dando il suo contributo in termini di affidabilita'
e regolarita'. In questa occasione si e' messo a disposizione del nostro
Presidente quale suo luogotenente e portatore sherpa.
Alessandro
Cecconi (Cinelli2) : ha realizzato
insieme a Pie la magica coppia dei modelli Cinelli sui quali ha ruotato
l'intero servizio fotografico per la rivista Airone. Esperto velista, e' anche
un ottimo sciatore a proprio agio in qualunque disciplina che prevede l'uso di
un paio di pezzi di legno o similari; in questa occasione si e' cimentato per
la prima volta in un giro in MTB di questa portata, adatto solo a cicloturisti
di esperienza e con buona preparazione fisica, con sorprendente facilita' e
spirito di adattamento, nonche' pura espressione della tecnica di mountain
bike.
Pierangelo
Tesoro (Cinelli1) : altra
figura di spicco, definita a torto o a ragione la memoria storica del gruppo,
se non altro per i rendiconti che sistematicamente annota sui suoi taccuini ad
ogni uscita e che talvolta organizza e realizza in vere e proprie cronache di
viaggio da molti apprezzate e tenute in seria considarazione. Rivedendolo sulle
pagine di Airone, bisogna ammettere che e' davvero fotogenico e che l'occhio
dell'esperto fotografo non ha sbagliato nel preferirlo come modello al piu'
accreditato Vezz.
Umberto
Isman (Umbi) : e' il fotografo
professionista conatttato dal Vezz a cui si e' proposto il giro, prontamente
girato ed accettato anche da Airone; di estrazione sci alpinistica si e' presto
mostrato un instancabile ed esigente fotografo. Da ammirare l'ottimizzazione
del suo bagaglio, resa indispensabile dal corredo fotografico che si e' dovuto
portare al seguito per realizzare al meglio il suo lavoro.
Elena Sala
(Cinellina) : deve il suo
soprannome al fatto che era stata scelta per rappresentare il sesso debole in
sella alla bici dello sponsor; istruttrice ISEF, pratica diversi sport con
successo grazie alla sua naturale predisposizione e ad una non comune forza di
volonta'. Mirabile esempio di bellezza e forza fisica e' stata l'unica donna a
far parte del "gruppo dei tosti".
Ambrogio
D’Adda (Ambreuse) : anche per
lui questa ha rappresentato la prima esperienza col gruppo CEGT, anche se
uscite di questo genere non sono del tutto una novita' per il nostro Ambreuse.
Ha sofferto un solo momento di crisi: quando un moschino gli si e' infilato
dritto in un orecchio rimanendovi imprigionato, con ovvie manifestazioni di
intolleranza e di smarrimento del malcapitato (ma anche del povero moschino che
non riusciva a guadagnare l'uscita ! ...)
Patrizia
Guaitani (Pat) : questa
ciclo ha rappresentato per lei il battesimo del fuoco che ha affrontato e
superato con indiscutibile successo; visibilmente stanca in alcune occasioni,
e' stata comunque sempre all'altezza della situazione, nonche' di supporto
morale al nostro Presidentissimo, nei momenti in cui i due si trovavano
relegati in fondo alle retrovie della lunga carovana di ciclo-alpinisti.
Fabiola Gretti (Fab) : terza ed ultima donna del gruppo anche lei
matricola ed anche lei licenziata col ruolino ricco di pieni voti. Dal fisico
asciutto e proporzionato, non ha mai evidenziato "defaiances",
nemmeno in occasione dei tratti piu' impegnativi, registrando una regolarita'
inaspettata, anche per chi era a conoscenza delle sue doti sci alpinistiche.
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Il
percorso della traversata dal Monginevro a Ventimiglia si snoda lungo strade di
ogni genere, da quelle asfaltate (sempre con poco traffico) ai lunghi tratti
sterrati facenti parte della fitta rete viaria militare italo-francese,
ricavata ricalcando antichi tracciati che seguono le dorsali delle montagne
evitando cosi’ l’attraversamento di ripidi fianchi montani a vantaggio di
lunghi e costanti pendii non impossibili.
Poiche’
l’intento era quello di privilegiare un itinerario il piu’ possibile in quota
lontano dal fondovalle e dai centri abitati percorrendo le strade militari,
qualche disagio (ripagato pero’ dalla bellezza del paesaggio piu’ aereo e
panoramico) si aveva durante lo scollinamento su tratti di sentiero della
Grande Traversata delle Alpi (gta) per nulla pedalabili, tratti comunque
eventualmente aggirabili coi percorsi nel fondovalle che, come gia’ detto,
avrebbero snaturato un po’ il senso ed il fascino della traversata.
Per motivi
diversi, a meta’ strada i partecipanti si sono divisi in due squadre: il
“Gruppo dei tosti” costituito dal duo della Cinelli, piu’ la Cinellina,
Ambreuse ed Umbi ed il “Gruppo dei mosci” formato da tutti gli altri, che hanno
dato un taglio meno aggressivo alla traversata; tutti, nessuno escluso, hanno
affrontato le difficolta’ incontrate durante il non facile percorso con grande
entusiasmo ed hanno evidenziato (donne incluse) grosse doti di resistenza e
forza di volonta’.
In totale
la traversata “pura” dal Monginevro a Ventimiglia, per intenderci, la
tostissima Ciclo-Eno-Gastro-Alpinistica sulle strade militari italo-francesi,
ha coperto poco meno di 400 km superando un dislivello totale di oltre 11.000
metri; meno della meta’ dei chilometri percorsi e’ stato su strade asfaltate,
il resto registra tracciati montani pietrosi, sterrati aerei, sentieri
boschivi, ...
Degni di
nota le non banali discese dal Colle dell’Arpione e dal Colle del Sabbione,
l’accoglienza e la cena all’Osteria della Gardetta, la lunga e faticosa
risalita del Vallone del Sabbione, l’emblematico “Circolo Lou Stau”,
l’insopportabile salita al Colle della Bicocca, l’interminabile tappone montano
alla Colla Melosa, il tuffo in mare (bici compresa) a chiudere l’impresa.
Tappa di
avvicinamento
Agrate
Brianza - Cesana Torinese (2050) in
auto
Prima
tappa - 38 km / dislivello 1100 m / sterrato
65% / > 5 ore
Montgenevre
(1850) - Col du Gondran (2315) - La Seyte (1924) - Terre Rouge (1513) -
Cervieres
(1600) - Les Fonds (2035)
Seconda
tappa - 42 km / dislivello 2300 m / sterrato
30% / 8 ore
Les Fonds
(2035) - Col de Peas (2629) - Les Meyries (1700) - Chalvet (1879) - Aiguilles -
Ville Vieille (1376) - Molines en Queyras - St.Veran (2040) - Foutgillard
(2020) - Col dell’Agnello (2748) - Chianale (1797) - Genzana (1654)
Terza
tappa - 55 km / 1500 m / sterrato < 20% /
7 ore
Genzana
(1654) - PonteChianale - Casteldelfino (1296) - Chiesa - Colle della Bicocca
(2285) - Colle Sampeyre (2284) - Elva (944) - Prazzo (1010) - Acceglio (1261) -
Chialvetta (1494)
Quarta
tappa - 38 km / dislivello 1150 m / sterrato
> 50% / > 5 ore
Chialvetta
(1494) - Pratolongo - Passo della Gardetta (2437) - Colle Margherina - Colle
della Baudia - Colle Valcavera - Vallone dell’Arma - Trinita’ di Demonte (1187)
Quinta
tappa - 46 km / dislivello 1300 m / sterrato
20% / 5 ore
Trinita’
di Demonte (1187) - Demonte (780) - Bergemolo (1160) - Colle dell’Arpione
(1760) - Desertetto - Valdieri (757) - Entracque (893) - Trinita’ di Entracque
(1096)
Sesta
tappa - 32 km / dislivello 1250 m / sterrato
100% / 7 ore
Trinita’
di Entracque (1096) - Vallone del Sabbione - Colle del Sabbione (2328) - Basse
di Peyrefique - Colle di Tenda (1871) - Limonetto (1294)
Settima
tappa - 71 km / 1800 m / sterrato 95% / 10 ore
Limonetto
(1294) - Colle di Tenda (1871) - Col della Boaria (2102) - Colle del Lago dei
Signori - Passo Tanarello - Passo Collardente (1600) - Rifugio Monte Grai
(1920) - Colla Melosa (1540)
Ottava
tappa - 55 km / dislivello 850 m / sterrato
85% / 6 ore
Colla
Melosa (1540) - Gola dell’Incisa (1685) - Passo del Muratore - Tete d’Alpe -
Gole del Gouta - Verrandi - Ventimiglia
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Cartografia : si puo’
scegliere tra le carte italiane dell’Istituto Geografico Centrale in scala
1:50.000 (fogli1-6-7-8-14) e le francesi dell’Ign in scala 1:50.000 oppure 1:100.000
per una visione d’insieme (mancano pero’ le zone in territorio italiano piu’
lontane dal confine); la guida di Guido Ragazzini “Mountain Bike sulle strade
militari alpine” edita da Mulatero e’ un ottimo riferimento per i percorsi
ciclabili; esistono poi delle cartine tedesche aggiornatissime e
dettagliatissime che fanno parte del corredo base di tutti i motociclisti
tedeschi incontrati durante il giro nella zona delle Alpi Marittime.
I Parchi : durante la cavalcata dal Monginevro a
Ventimiglia abbiamo incontrato una serie di aree di grande interesse naturale
attraversando parecchi territori protetti; dal Parco Naturale Regionale del
Queyras (in Francia) ricco di boschi di larici, siamo passati al Parco Naturale
dell’Argentera che col Parco Nazionale del Mercantour formano un insieme di
grande valore naturalistico (derivano entrambi dall’antica riserva di caccia di
Vittorio Emanuele II re d’Italia), per poi entrare nella stupenda Valle delle
Meraviglie dove e’ prevista la prossima istituzione del Parco delle Alpi
Marittime caratterizzato da una rigogliosa macchia mediterranea tipicamente
ligure.
GTA : acronimo per indicare la Grande Traversata
delle Alpi una lunga escursione che permette di attraversare tutte le Alpi,
dalle Marittime alle Giulie, pernottando nei vari rifugi dislocati lungo il
percorso.
Bagaglio : l’abbigliamento (pratico, impermeabile e
caldo) deve essere assolutamente ridotto all’osso; e’ indispensabile un robusto
portapacchi a cui legare lo zaino di dimensioni modeste da tenere in spalla nei
tratti non ciclabili; decisamente sconsigliate le borse da ciclo-turismo vista
l’asperrita’ del percorso, importante una capace borraccia per garantirsi
un’adeguata scorta d’acqua (per maggiori dettagli, vedi la relazione sulla
Cappadocia).
Esercizio
fisico e dieta : decine e decine
di chilometri al giorno in condizioni estreme, sforzi fisici di notevole
entita’ e di lunga durata, ore ed ore a pedalare o a spingere la bici con uno
zaino sulle spalle, fondoschiena in fiamme, fiato corto e bagni di sudore nelle
dure salite, muscoli di braccia e gambe durissimi e doloranti nelle discese
lunghe ed impegnative, insomma dopo otto giorni di tali esercizi fisici che ne
e’ della linea ? La risposta puo’ essere ovvia, ma non dimentichiamo che in
tutte le ciclo c’e’ sempre la componente eno-gastro che puo’ essere anche molto
massiccia e fare la differenza di peso ...
Occitani : minoranza etnica di antica origine. In
Italia la Valle Maira e la Valle Stura fanno parte della terra d’Oc,
l’Occitania; e’ una nazione che non esiste, ma un dialetto, una sua secolare
cultura ed antiche tradizioni, legano questa parte di Piemonte alla Provenza,
ai Pirenei fino al Golfo di Guascogna. Malgrado l’antica lingua provenzale sia
sempre meno utilizzata, nelle zone occitane che abbiamo attraversato, abbiamo
visto non pochi cartelli segnaletici bilingui e tanto orgoglio negli abitanti.
Airone : dalla stupenda collezione della rivista
Airone, le migliori proposte per vivere la natura con itinerari a piedi, in
canoa, a cavallo, in bicicletta sono state raccolte in una collana dal nome
“Airone Itinerari”; di questa raccolta, il fascicolo n.2 dell’ottobre 1996,
contiene articolo e fotografie tratte da questa nostra
ciclo-eno-gastro-alpinistica.
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Piazzale
ST (Agrate) - Cesana Torinese
E’ il
preludio al giro denso di incognite e di aspettative: nove tredicesimi del
gruppo parte nel pomeriggio, l’appuntamento coi rimanenti e’ per l’indomani
mattina direttamente sul luogo di partenza (Mongenevre).
Dopo
un’intensa giornata di lavoro, dal piazzale ST verso le 18.30 parte una
carovana di automobili cosi’ composta: Tempra di Moiols con Gianni e Patrizia
piu’ nove biciclette, Malaga di Lucians con Fabiola, Ambrogio e Trups e a
chiudere Golf di Umbe con me incluso. Lungo la strada la Golf perde il contatto
col resto del gruppo, ma grazie al telefonino di Lucians ci ritroviamo tutti a
Cesana. Lunga salita su piacevolissimo sterrato per arrivare al rifugio ove
avevamo prenotato per il pernottamento odierno: si tratta dell’Albergo
Chalet “Lo Scoiattolo” - Sagnalonga -
Cesana Torinese (TO) - tel. 0122/843044, tra le altre cose sede anche del
“Centro Turismo Equestre Monti della Luna”, ottimo punto di appoggio per
trekking a cavallo nella zona dell’Alta val di Susa (2000 metri di altitudine)
con i Monti della Luna che spiccano per la loro particolare bellezza.
Ottima
cena in allegria e tradizionale brindisi augurale alla ciclo (il costo della
mezza pensione e’ stato 60.000 lire a testa).
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Montgenevre
- Refuge les Fonds 38 km /
dislivello 1100 m / sterrato 65% / > 5 ore
La prima
tappa non e’ eccessivamente lunga per consentire vari “tuning” del bagaglio,
del proprio stato di forma, del mezzo meccanico. Perdiamo per strada tre protagonisti
del giro. Siamo in territorio francese.
Trasferimento
in auto fino a Montgenevre (dopo il confine italo-francese) ove e’ previsto
l’incontro col resto dei partecipanti in arrivo da Monza: il meeting point e’
il grande piazzale del paese alle nove del mattino. L’arrivo di Alessandro,
Elena, Fritz ed Umbi porta a tredici il numero dei partecipanti al giro.
Il
servizio fotografico per Airone deve immortalare due modelli in sella ad
altrettante bici ammortizzate anteriormente col marchio Cinelli-Airone preparate
in occasione del decennale della loro collaborazione: Alessandro ed io saremo i
due Uomini-Cinelli, mentre Elena fara’ a tratti la Cinellina.
Ultimi
preparativi prima della partenza in cui le Cinelli vengono equipaggiate degli
indispensabili accessori necessari per la difficile traversata (robusto
portapacchi, utile triangolo portattrezzi, essenziale portaborracccia) e ognuno
riceve le razioni di barrette energetiche, sali minerali ed integratori salini
distribuiti dagli sponsor.
Solo verso
le 10.30 lasciamo le automobili (che verranno ritirate una settimana dopo) per
iniziare il giro in una bella giornata di sole.
Nemmeno il
tempo di rompere il fiato che e’ subito una dura salita sterrata che segue il
percorso della funivia per poi proseguire per “la Durance”; pur essendo
pedalabile al 100% la salita fino al Col du Gondran (2315m) taglia a molti le
gambe non ancora abituate alla fatica. La lunga discesa su asfalto ci porta ad
incrociare la strada che da Briacon porta al mitico Col de l’Izoard (gia’
teatro di un’altra ciclo estiva) che seguiamo fino a Cervieres (1600m).
Due
forature di Ambrogio ed Aldo prima dell’abitato; li' facciamo il pieno d’acqua
ed attendiamo Trups, Umbe e Fabiola, ma non vedendoli sopraggiungere pensiamo
di averli davanti, per cui riprendiamo a pedalare lungo lo sterrato in salita
per les Fonds. Sono 12 km per lo piu’ allo scoperto sotto un sole cocente; ai
continui attacchi di fastidiosissimi e numerosi tafani, si aggiunge un furioso
assalto di uno sciame d’api che colpiscono a piu’ riprese Umbi, Fritz, Renato e
me: l’incauto fotografo nel tentativo di fare una foto di effetto aveva
inavvertitamente urtato un’arnia colma di infuriate api molto vendicative.
Arriviamo
alle poche baite di Les Chalps (2035m) e quindi all’accogliente rifugio (Refuge des Fonts de Cervieres - tel.
0033.4.9221.3282) situato in una
splendida posizione verso le cinque del pomeriggio: mentre gli altri si
sistemano, i due Cinelli non vengono lasciati immediatamente liberi per
esigenze fotografiche. Abbiamo qualche difficolta’ per la sistemazione con la
rifugista (non avevamo prenotato), che superiamo senza grossi problemi e
realizziamo che abbiamo perso lungo la strada i tre che credevamo ci
precedessero.
Il rifugio
e’ molto frequentato e ci ha offerto un ottimo trattamento gastro (157 franchi
francesi il costo della mezza pensione).
Non
riusciamo a metterci in contatto coi tre dispersi ed il rifugista francese fa
una battuta del tipo: “se ogni giorno perdete qualcuno forse uno di voi
riuscira’ ad arrivare a Ventimiglia ...”
Solo dopo
cena Trups riesce a trovarci per telefono da una pensione sull’Izoard (erano
rimasti fermi in un bar di Cervieres posto sulla strada principale per un paio
d’ore, noi avevamo fatto una leggera deviazione che passava proprio dietro quel
bar) e fissiamo l’appuntamento per il giorno dopo.
Passiamo
la notte in una camerata al piano superiore coi materassi disposti su un’unica
fila al piano pavimento, allietati da un concerto di tromboni che aveva in
Lucians ed un tedesco i massimi rappresentanti.
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Refuge les
Fonds - Genzana 42
km / dislivello 2300 m / sterrato 30% / 8 ore
Tappa
molto varia che alcuni modificano aggiungendo l’arrampicata al tetto d’Europa e
stabilendo il record di dislivello superato. Prima parte con bici a spinta.
Torniamo in Italia.
La salita
al Colle de Peas (2629m) e’ molto spettacolare e fattibile in bici (se fatta in
senso opposto, cioe' in discesa ...); dopo un’arduo inizio pedalando copriamo
almeno 500 metri di dislivello con le bici al passo.
Bella
discesa su sterrato a tratti impegnativo (guadi di torrentelli, pietraie) che
ci porta a les Meyeres (1700m); qui, mentre una parte del gruppo va dritta
verso il Colle dell’Agnello per ricongiungersi col gruppetto dei tre che si
erano persi il giorno prima, alcuni (Gianni, Elena, Umbi, Ale, Aldo ed io)
imboccano un panoramico sterrato che resta in quota per diversi chilometri
prima di scendere sul paese di Aiguilles. Nella piazzetta centrale Gianni ha la
fortuna di trovare forse l’unico centro di assistenza per biciclette posto
lungo il tracciato (Repellin Sport Service) ove sostituisce il suo movimento centrale
difettoso, mentre alcuni si riposano al sole sorseggiando un aperitivo offerto
gratuitamente per la festa del paese.
Continuo
contatto radio tra i due gruppi: Arizona (Moiols) da una parte e Fritz
dall’altra non perdono i collegamenti. Sistemata la bici del Vezz si scende su
asfalto a Ville Vielle (1376m) per poi salire a Molines da cui si prende la
deviazione per St.Veran (2040m), il comune piu’ alto d’Europa (per i
francesi...) Splendida vista e crepes per i sei instancabili che ripartono per
il Colle dell’Agnello al fine di ricongiungersi con tutto il gruppo.
A 4 km
dalla sommita’ del colle (2748m), Lucians col suo attendente Umbe riparte dal
rifugio dell’Agnello dopo aver lasciato pagate tre cioccolate calde a chi stava
sopraggiungendo (Aldo, Gianni ed io): breve sosta a sorseggiare le cioccolate e
i tre proseguono lungo il tratto finale della dura salita all’inseguimento del
duo inedito. Tornante dopo tornante riesco a mangiare quasi tutto il vantaggio
a Renato, il quale proprio a poche decine di metri dall’arrivo riesce a
proccurare un insospettato scatto che gli consente di tagliare l’ideale
traguardo tra il tripudio e l’acclamazione generale di chi dall’alto aveva
seguito la scena.
Foto di
rito al colle per testimoniare il ricongiungimento dei tredici ciclo-turisti
che sono ora nuovamente al gran completo.
Discesa su
Chianale (1797m) ove scopriamo che non c’e’ posto al rifugio ed andiamo
all’Albergo Seggiovia di Genzana che non consiglio ne’ per dormire (letti a
molle scomodissimi), ne’ per mangiare (per la cronaca, abbiamo speso circa
47.000 lire in totale tra vitto ed alloggio).
Passeggiata
serale per distendersi a guardare le stelle e chiacchierare in una fresca
serata d’estate prima del meritato riposo.
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Genzana -
Chialvetta 55 km / 1500 m / sterrato
< 20% / 7 ore
Altra dura
salita, pianificata giustamente all’inizio della giornata, ma ugualmente
faticosa. Il tratto restante ripaga il sudore speso sia da un punto di vista
paesaggistico che culturale. Grande euforia la sera a tavola dell’Osteria della
Gardetta.
Il
sentiero del gta che porta al Colle della Bicocca (2285m) si inoltra in un
fitto bosco per nulla adatto alle biciclette: per circa due ore saliamo un
dislivello di 800 metri trascinando le bici coperti di sudore e da nugoli di
mosche fastidiosissime. Lungo la durissima salita Gianni si carica anche dello
zaino della Patrizia assai provata, Umbe interpreta al meglio il suo ruolo di
attendente aiutando Lucians ed Elena scoppia in una liberatoria crisi di pianto
appena giunge al termine del faticoso sentiero coi nervi logorati dai continui
assalti delle mosche.
Dalla
Bicocca fino a Sanpeyre restiamo in quota percorrendo uno spettacolare sterrato
in costa al monte, di qui scendiamo su asfalto ad Elva (944m, paese simbolo
della minoranza provenzale). La discesa prosegue lungo il Vallone dell’Unerzo
ricco di spettacolari gole ed impressionanti pareti di roccia che cadono a
picco sul torrente sottostante che scorre a piu’ di 200 metri. Giungiamo ad
Acceglio (1261m) percorrendo uno sterrato che costeggia la strada principale
asfaltata e, dopo aver preso qualche informazione sui prezzi delle pensioni,
decidiamo di fare ancora gli ultimi 300 metri di salita che ci separano dal
posto tappa gta di Chialvetta. Fabiola ed io ci rendiamo conto di aver superato
la meta solo 200 metri piu’ in su quando ci accorgiamo di essere
inequivocabilmente a Pratorotondo (paese che avremmo dovuto toccare il giorno
successivo).
Il Rifugio
Chialvetta con l’annessa Osteria della Gardetta - tel. 0171/99017 e’ davvero
gradevole: il tranquillo paese ha poche decine di abitanti e la Signora Odobeto
Maria ci sistema alla bellemeglio nel suo rifugio sempre aperto (la mezza
pensione e’ costata 53.000 lire per persona).
A turno
facciamo la doccia e laviamo i panni nel lavatoio antistante l’osteria e li
stendiamo al sole non piu’ eccessivamente caldo. In attesa della cena, qualcuno
fa stretching con Elena, qualcun altro fa la manutenzione alla fida bici, altri
preferiscono riposare.
Memorabile
e’ l’abbondante pasta con le erbe della signora Maria e sullo stesso livello
anche le altre portate: mangio oltre ogni limite e solo una china calda riesce
a sbloccare la digestione per nulla attivata neppure dalla passeggiata nel
piccolo paese in compagnia di tantissime lucciole (ormai rarissime per noi) e
chiassosi grilli.
Visita al
Museo Etnografico “La Misoun d’en boit” (La casa di una volta) assai curioso,
1300 pezzi appartenenti alle arti ed alla cultura occitana (chiedere alla
trattoria per la visita), prima di concludere la piacevole serata
chiacchierando davanti all’osteria sotto una coperta di luminosissime stelle.
Prima di
addormentarmi mi sovviene il brillante discorso del presidentissimo Lucians
fatto a tavola in occasione del brindisi composto di sole due parole: “A
Ventimiglia” !
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Chialvetta
- Trinita’ di Demonte 38 km
/ dislivello 1150 m / sterrato > 50% / > 5 ore
La solita
lunga salita mattutina e’ l’unico scoglio della giornata, ma scorre bene
visitando alcune delle numerose postazioni militari.
Lunga
salita, prima su sterrato poi su sentiero non pedalabile, lungo l’ampia e
spettacolare vallata che conduce al Passo della Gardetta (2437m). Nel tratto
finale si susseguono le postazioni militari poste a controllare il fondovalle.
Anche questa salita e’ faticosa, ma a differenza di quella del giorno
precedente c’e’ la possibilita’ di
distrarsi ammirando il panorama sottostante e non ci sono mosche ! Le ragazze
si riscattano tutte ed una volta arrivati in cima al passo, ci gustiamo una
sosta meritata prendendo il sole comodamente sdraiati sull'erba (talune in
monokini).
Il gruppo
resta compatto durante tutto il resto della giornata in cui si alternano salite
e discese su sterrati (tante foto a testimonianza) prima della lunga picchiata
su asfalto verso Trinita’ Demonte (1187m).
Troviamo
posto al Circolo “Lou Stau” - Trinita’ - Demonte (CN) - tel. 01171/95234.
Compiliamo
anche la domanda di adesione (quali soci aderenti per il 1995) a questo circolo
culturale che in occitano stretto significa “Il riparo”, nelle mani della
Signora Maria Lucia un bizzarro personaggio dai molti interessi (Shiatzu,
composizioni floreali, creme vegetali contro le scottature solari, corsi
vegetariani, ...)
Mentre
quattro di noi (Gianni, Pat, Trups e Fabiola) vengono sistemati nella
dependance, tutti gli altri sono alloggiati in stanze diverse nell’edificio
principale dall’architettura interna alquanto sconcertante: intricati passaggi,
scale interne, collegamenti tra stanze diverse danno un tocco di esotericita’ e
di mistero al luogo. Il nostro stanzone poi ha pure uno strano altare che
qualcuno spera non venga usato per sacrifici umani.
In
compenso all’emblematica sistemazione, il trattamento a tavola, rigorosamente
vegetariano, e’ davvero eccellente: ottima qualita’ e abbondanti portate
(45.000 lire la spesa della mezza pensione per ciascuno).
Dopo cena
lunghe discussioni sull’opportunita’ di cambiare l’itinerario riducendo il
percorso di una giornata, impossibile trovare delle soluzioni alternative o di
compromesso ed al termine della serata appare inevitabile la scissione del
gruppo in due diversi tronconi.
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Trinita’
Demonte - Trinita’ Entracque 46 km / dislivello 1300 m / sterrato 20% / 5 ore
Passaggio
dalla Valle Stura alla Val Gesso su piste forestali e sentieri opera dei
valligiani (non su carrozzabili militari). Siamo ai margini del parco
dell’Argentera. Fantastica discesa su sentiero a tratti tecnico. Si spezza in
due il gruppo.
Abbondante
colazione e discesa verso Demonte
(780m); sterminato campo di lavanda all’uscita del paese. Li’ giunti facciamo
la foto ricordo a testimonianza della separazione del folto gruppo dei
cosiddetti “mosci” (Aldo, Gianni, Fabiola, Patrizia, Trups, Renato, Umberto R.
e Fritz), che scenderanno a valle per giungere al Colle di Tenda con un giorno
di anticipo, dal gruppo dei “tosti” (Elena, Alessandro, Ambrogio, Umberto I. e
me) che proseguiranno lungo il percorso originario. Saluti e scambi di baci con
un po’ di dispiacere per la separazione.
Dura
salita su asfalto all’ombra dei boschi di castagni e faggi per accedere alla
conca di Bergemolo (1160m). Facciamo una breve sosta al fresco di un grosso
olmo che dava il nome alla vicina baita coi campanacci delle mucche al pascolo
che ci rilassano ulteriormente.
Attraversiamo
un’ampia radura ed a Carter riprendiamo a salire per un ripido sterrato; il
cartello con la scritta “Panoramica MTB” svolta a sinistra, ma noi dobbiamo
piegare a destra per un sentiero che
diviene presto non ciclabile e sale diretto al Colle dell’Arpione (1760m). Il
sentiero ormai in disuso, non e’ facile da seguire e passa tra macchie di
alberi ed erba alta. Giungiamo al colle con zaini in spalla e bici al passo con
tratti assai accidentati e tante mosche !
In
aggiunta a queste difficolta’ un moschino si infila dritto nell’orecchio di
Ambrogio che riesce a superare un comprensibile momento di dolore e panico,
affogando il moschino col contenuto di piu’ borracce sparato dritto
nell’orecchio.
Poco dopo
si aprono davanti a noi i ripidi pendii erbosi di Colle dell’Arpione a cui non
sappiamo resistere a dispetto di tutte le normative ambientali del buon
ciclista di montagna e ci fiondiamo in una fantastica discesa in mezzo ai
prati. Da qui parte un evidente sentiero in discesa, tecnico a tratti, assai
gratificante che percorre il vallone del Desertetto.
Lunghissima
bevuta tonificante tra le case in pietra di S.Bernardo (Ambrogio riesce a dare
il colpo di grazia al moschino che ogni tanto dava ancora qualche ronzio di
vita, tenendo la testa immersa nella fonte il piu’ a lungo possibile) prima di
arrivare a Valdieri (757m) dove troviamo sia una farmacia che un bar per una
sosta e mangiare qualche panino. Su strada asfaltata entriamo in Entracque ove
seguiamo l’indicazione per S.Giacomo che ci conduce a prendere uno sterrato che
costeggia il rio Bousset tutto pedalabile e godibilissimo. Bagno rinfrescante
nelle pozze del torrente prima di arrivare in vista del posto tappa gta Casa
del Parco Argentera “Locanda del Sorriso” posta a Trinita’ di Entracque (CN) -
tel. 0171/978388.
Posizione
invidiabile di questo rifugio molto bello e confortevole posto a 1096 m di
altitudine (la spesa della mezza pensione e’ stata 45.000 lire).
Meritata
doccia e grido di gioia di Ambrogio che riesce, grazie alla peretta acquistata
a Valdieri, a far uscire il moschino gia’ stecchito, ma intrappolato
nell’orecchio da diverse ore.
Non
abbondante la squisita cena che riesce pero’ a placare la fame dei cinque.
Non
riusciamo a stabilire nessun contatto radio con l’altro gruppo, tranne una
telefonata in serata: loro sono gia’ a Limonetto ove noi arriveremo domani.
Solo una breve passeggiata attorno la costruzione e quattro chiacchiere prima
di immergerci tra le coltri dei letti decisamente confortevoli.
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Trinita’
Entracque - Limonetto 32
km / dislivello 1250 m / sterrato 100% / 7 ore
Tappa nel
piu’ completo isolamento inghiottiti dalla bellezza selvaggia della natura.
Lunghissima risalita del Vallone del Sabbione (l’alternativa era di scendere
giu’ a valle) e discesa impegnativa dal colle che fanno di questa tappa una
delle piu’ faticose.
Alle otto
in punto lasciamo il rifugio, attraversiamo il Rio Bousset per un ponte sopra
una pozza molto invitante (sembrava una piscina naturale con tanto di pedana
per i tuffi) ed entriamo in un fitto bosco inizialmente pedalabile, ma dopo un
po’ iniziamo a spingere le bici.
Chiediamo
la strada a dei valligiani che conducono muli carichi di masserizie: ci dicono
di restare sul sentiero, mentre loro vanno a guadare il rio. Se non si vuole
emulare le capre con scarsissimo successo, e’ bene guadare prima della malga
che si vede alla sinistra orografica del torrente e, soprattutto, non fidarsi
delle indicazioni dei valligiani.
Dopo circa
3 ore e 40 arriviamo al cartello che segnala il Gias della Culatta (1896 m);
per chi non lo sapesse, gias e’ il ricovero temporaneo per pastori. La salita
e’ molto dura, ma il paesaggio e’ davvero unico.
Prima del
Lago dell Vacca a 2263 m incrociamo una piccola mandria di mucche: passo in
mezzo per la foto di Umbi con la mucca Bartolomeo che mi guarda incuriosita. Al
lago sosta meritata e refrigerio nelle fredde acque (Umbi si fa il bagno
completo). Il silenzio e’ rotto dal frusciare del torrente e dai nostri
commenti.
La parte
finale e’, fatica a parte, fantastica ! Terrazzini naturali e muretti a secco
si alternano lungo lo stretto sentiero aumentando la spettacolarita’ del
paesaggio. La vista del sottostante laghetto incastonato tra pietraie e macchie
di verde e’ molto suggestiva. Quando siamo in cima al Colle ovest del Sabbione
(2328 m), il mio contachilometri segna 14.3 km di cui solo qualche unita’ fatti
a cavalcioni della bici, tutto il resto trascinandola per impervi sentieri
montani: da quando abbiamo lasciato il rifugio, sono passate oltre sei ore di
cui tre e mezzo di effettivo cammino; escludendo i valligiani che ci hanno
mandato fuori strada, abbiamo visto solo marmotte, mucche al pascolo,
stambecchi, ...
Siamo in
territorio francese (Parco Nazionale del Mercantour) ed anche qua il tempo e’
bello. Seguiamo le indicazioni per la Val Roya in un paesaggio dolcemente
degradante e quasi interamente pedalabile se si esclude una frana che abbiamo
dovuto aggirare. Una lunga discesa ci porta alle Caserme di Peyrefique poi lo
sterrato diventa col fondo pietroso che rende ancora piu’ faticosa la pedalata.
Prima di
giungere al Forte Centrale del Colle di Tenda (1871m), Umbi riesce a stabilire
un contatto radio con Arizona e Fritz che gli danno qualche informazione sul
posto tappa a Limonetto da loro gia’ testato la sera precedente avendo percorso
il fondovalle che gli ha consentito di riunire due tappe montane in una.
La discesa
finale verso Limonetto (1294m) non si puo’ evitare per la mancanza di posti per
il pernottamento al colle: scendiamo per mezzo di un ripido sentiero del gta,
pedalabile malgrado gli stretti tornanti da superare in derapata. Capitombolo
di Ambrogio causato dalla stanchezza subito testimoniato dallo scatto del
fotografo sempre attivo.
L’albergo
“Porta della Neve” e’ molto simile a quello di Genzana: camere di basso livello
con letto negativo, ma almeno ci servono tanto da mangiare. Senza aver fatto
alcuna richiesta ci lasciano sul tavolo tre primi (minestrone, spaghetti alla
bolognese, fusilli al tonno), due secondi (messicani con piselli e pollo alla
cacciatora), due contorni (patatine fritte ed insalata mista), frutta, dolce e
caffe’ (53.600 lire la spesa in totale).
Probabilmente
la sera precedente il “gruppo dei mosci” (solo ciclisticamente parlando) aveva
evidenziato l’importanza dell’aspetto eno-gastro immediatamente recepito dai
gestori con nostra somma soddisfazione.
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Limonetto
- Colla Melosa
71 km / dislivello 1800 m / sterrato 95% / 8 ore
Altra
tappa durissima, forse in assoluto la piu’ dura dell’intera traversata; anche
se interamente pedalabile, il lungo percorso e’ stato un susseguirsi di
impegnative strade militari e dorsali montane panoramiche spesso con fondo
pietroso, le parti in discesa non hanno concesso affatto respiro poiche’ si e’
trattato di discendere tratti con lastroni di pietra o lunghi sterrati
tortuosi.
Lasciamo
Limonetto verso le 07.45 e riprendiamo subito quota su asfalto per giungere
alla vera partenza della tappa: il Colle di Tenda. Vista l’indicazione “Col
della Boaria” imbocchiamo la carrareccia sterrata che presto si inerpica con
decisione; l’ascesa alla Boaria (2102m) e’ molto lunga e faticosa, costellata
da molti punti panoramici con paesaggi selvaggi. Dai numerosi ruderi dei ricoveri
di emergenza disseminati lungo il percorso e i poderosi muri di sostegno in
pietra, questa strada doveva essere una via di collegamento importante e
frequentata.
Facciamo
una sosta dai pastori sardi prima del Colle dei Signori dai quali acquistiamo
del formaggio fresco che facciamo subito fuori con pane abbondante. Riserva di
acqua e ripartiamo subito poiche’ ci aspetta sempre un lungo cammino ed e’ bene
non perdere tempo.
I
cinque-seicento metri di quota che perdiamo per scendere al Passo di Collardente
sono tremendi per i muscoli degli arti superiori ed inferiori costretti ad un
lunghissimo lavoro isometrico; quando finalmente nel pomeriggio entriamo nel
bosco, decisamente meno stressante sia per il paesaggio (meno impervio) che per
il fondo stradale (piu’ pedalabile), abbiamo incontrato in tutto nove
motociclisti (sei tedeschi e tre italiani), due ciclisti e due escursionisti a
piedi.
A qualche
centinaio di metri dal Rifugio Grai (1920m, inutilizzabile perche’ le chiavi
sono al Rifugio Allavena, visibile nella piana sottostante in cui spicca un
azzurro laghetto) Umberto ha una congestione determinata dalla fatica e dal mix
di energetici che ha appena trangugiato. Mentre Alessandro lo soccorre, gli
altri tre si lanciano verso il rifugio per cercare aiuto. Quasi subito Elena
perde una vite del portapacchi ed e’ in panne: resto io a sistemare il problema
tecnico ed Ambrogio si butta in una pazza picchiata sul rifugio (1540m).
E’ ormai
tardo pomeriggio quando Umbi e bici vengono scaricati dal Fiorino del rifugista
partito in soccorso ed e’ ancora piu’ tardi quando giunge anche Alessandra
vittima, a sua volta, di una foratura. Sono circa le sette di sera ed il sole
e’ gia’ calato: circa undici ore fa avevamo lasciato Limonetto ed il
computerino della bici e’ rimasto in funzione in totale 7 ore e 40 minuti.
Betty e
Claudio, i rifugisti, sono assai socievoli, non c’e’ nessun altro ospite
stasera e ci confermano che la sera precedente hanno ospitato i nostri amici
che ci precedono.
Umberto a
poco alla volta si riprende bevendo litri di te’ al limone, a cena i simpatici
gestori ci spiegano che la strada che abbiamo fatto e’ quella adoperata dai
marocchini per espatriare in Francia abusivamente: fino a due-tre anni prima
transitavano camion carichi di nord-africani che pagavano circa 200 mila lire
per il passaggio.
Il Nuovo
Rifugio “Allavena” localita’ Colla Melosa - Pigna (IM) - tel. 0184/241155 e’
veramente molto bello e funzionale, forse il migliore incontrato, e’ provvisto
di un grande camerone con una settantina di posti letto a castello e buona
cucina. Posizione stupenda, ottimo punto di appoggio per escursioni, traversate
in MTB, sci di fondo (44.400 lire e’ stata la spesa pro capite della mezza
pensione).
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Colla
Melosa - Ventimiglia
55 km / dislivello 850 m / sterrato 85% / 6 ore
Tappa
ancora impegnativa, sia per le distanze da percorrere che per le
caratteristiche del terreno ancora molto accidentato nel primo quarto
dell’itinerario. Bellissimo e molto vario l’ambiente dai pascoli alpini e dalle
abetaie si passa finalmente alla macchia mediterranea, vigneti ed uliveti.
Discesa inebriante conclusa con un vero e proprio tuffo nel mare coi mezzi
meccanici (gentilmente messi a disposizione dagli sponsor della traversata).
La
giornata inizia presto per Umbi perfettamente ristabilito al punto di essere
fortemente contrariato per non aver potuto scattare qualche foto dall’alto
della Colla Melosa.
Ripercorriamo
questa volta in salita, lo sterrato verso il Rifugio Grai (1920m) fino ad un
bivio poco al di sotto, si volta a sinistra imboccando uno stretto sentiero
erboso che va verso il basso. Se si proseguisse a salire (come erroneamente
abbiamo fatto noi) dopo una dura salita, si provera’ l’ebrezza di pedalare su
uno stupendo ed incontaminato tappeto erboso avvolti da un bosco rigoglioso,
fino a quando la vegetazione inghiottisce ogni traccia di passaggio e si e’
quindi costretti a tornare indietro.
Non
abbiamo trovato sulla carta il Passo Valletta (1982m) segnalato da un cartello
che evidenzia la vicinanza del confine con la Francia ed abbiamo avuto qualche
piccolo problema di orientamento da aggiungere all’incessante presenza delle
odiosissime mosche.
Il
passaggio della Gola dell’Incisa e’ in mezzo al bosco con pedalabilita’ attorno
al 40%, frequenti tratti rocciosi molto esposti, con un attraversamento di una
vecchia frana superabile grazie alla presenza di un cavo di acciaio infisso
nella roccia molto apprezzato da tutti noi.
Facendo
massima attenzione si prosegue in sella lungo uno stretto sentiero di grande
bellezza panoramica che taglia la roccia in costa (davvero impressionante
vedere le biciclette aggrappate alla pietra del monte scosceso). Ogni tanto nei
tratti di bosco il sentiero e’ interrotto dagli alberi caduti a testimonianza
del poco passaggio attraverso queste zone isolate e selvagge.
Dal Passo
Incisa (1685m) si riprende a salire pedalando e spingendo; canti di uccelli,
grilli, lucertole e danatissime mosche sono gli unici compagni che riusciamo ad
avere.
Ci
rinfreschiamo e facciamo rifornimento di acqua alla Fonte Dragurina, da cui
balziamo al di la’ del monte per mezzo di un passaggio molto esposto, ma
fortunatamente anche questo attrezzato di cavo.
La discesa
e’ bellissima, molto ripida e tecnica: lo stretto sentiero prima corre in mezzo
ai prati, poi scende di fianco al monte con tratti per lo piu’ sconnessi ed
alcuni assai esposti, ma dotati di corde fisse. La stanchezza si fa sentire ed
Elena e’ vittima di una caduta che poteva avere brutte conseguenze data
l’accidentatezza del terreno.
Dal Passo
Muratore si prosegue ora per la Gola del Gouta mediante una larga carrareccia
in leggera salita nel fresco bosco di pini; giunti all’incrocio con l’alta via
dei monti liguri, si piega a sinistra per scendere al paese di Gouta.
Tempo
qualche minuto e vediamo qualche casa e l’insegna di un ristorante “Gola di
Gouta” (tel. 0184/241068); dopo tanta natura allo stato puro, un po’ di
civilta’ e’ salutata da ciascuno di noi con molta soddisfazione. Ci accomodiamo
all’interno della piacevole costruzione, dove per la prima volta dall’inizio
della ciclo, consumiamo un vero pranzo comodamente seduti a tavola (ottime le
tagliatelle della casa cucinate con un meraviglioso sugo di funghi, per la
modica cifra di 18.000 lire a bocca).
L’impresa
e’ ormai compiuta e sono evidenti su ciascuno di noi i graffi dei rovi, le
punture degli insetti, i morsi lasciati dei denti della catena o dei pedalini
sulle braccia ed in particolare sulle gambe.
A questo
punto seguiamo l’indicazione per Ventimiglia impossibile sbagliare poiche’ e’
sufficiente scendere: lunga, lunghissima discesa su ampia mulattiera fino a
Verrandi (si spacca il mio portapacchi troppo sollecitato dal peso dello zaino
non messo sulle spalle per indolenza).
Giunti nel
bel paesino di Verrandi, ancora discesa su asfalto poi da Camporosso arriviamo
a Ventimiglia dopo 10 minuti di provinciale.
Seguiamo
il profumo del mare e giunti in spiaggia Alessandro ed io (i due Cinelli)
lasciamo cadere gli zaini e pedaliamo nella sabbia fino a raggiungere la
battigia e ad eseguire un perfetto OTB (over the bar) tuffandoci (bici Cinelli
incluse) nella fresca acqua del Mar Ligure, tra lo stupore e la simpatia dei
bagnanti.
Sono le
cinque del pomeriggio, siamo riusciti a completare l’avventurosa traversata, ci
complimentiamo gli uni con gli altri, ma Elena merita una citazione particolare
rappresentando un’ottima e rara coniugazione della bellezza con la
determinazione e la forza.
Discutiamo
sull’opportunita’ di rivedere l’itinerario per poterlo proporre ad Airone: il
percorso cosi’ com’e’ e’ stato davvero
impegnativo, forse troppo, ma ormai e’ acqua passata ed Airone a parte, questa
e’ stata una delle piu’ affascinanti ciclo-eno-gasto diventata alpinistica per
l’occasione.
Ciao alla
prossima, Pierangelo