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Raid con gli sci di fondo in LAPPONIA

 (aprile 2000)  

 

 

Raid con gli sci di fondo in LAPPONIA.. 1

(aprile 2000) 1

Introduzione. 1

I partecipanti 2

LA PAGELLA.. 5

L'itinerario. 6

Gli alloggi 7

Personalissime impressioni ... 8

Appunti del Viaggio. 10

Sabato 1 aprile 2000   -   Il gruppo compatto atterra in Lapponia. 10

Domenica 2 aprile 2000   -   Abbiamo il nostro battesimo sulle nevi lapponi 11

Lunedi 3 aprile 2000   -   Qualche difficolta' a riscaldare il rifugio ove passeremo la notte. 12

Martedi 4 aprile 2000   -   Generale sorpresa nell'apprendere il cambio di programma. 14

Mercoledi 5 aprile 2000   -   Il lago senza fine di nome Hammasjarvi 15

Giovedi 6 aprile 2000   -   Completiamo il giro senza problemi ed in bellezza. 16

 

 

 

 

Introduzione

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La brochure dell'agenzia viaggi specializzata in questo genere di evasioni non standard aveva come titolo: "Finlandia ski track - sulle orme di un cercatore d'oro" e a sottolineare l'eccezionalita' della proposta, era evidente anche la dicitura "Avventura nella Lapponia Finlandese oltre il Circolo Polare Artico". Si parlava di un viaggio nel cuore della Lapponia innevata dedicato agli appassionati dello sci di fondo: praticamente si sarebbero dovuti coprire una media di 30 km al giorno lungo percorsi non battuti, spostandosi da un rifugio all'altro in condizioni sufficientemente disagevoli, dove lo spirito di adattamento doveva prevalere su tutto il resto.

Solo poche righe di lettura della brochure potevano essere sufficienti ai piu' per riporre con estrema naturalezza la pubblicazione in un cassetto per poi dimenticarsene, ma la storica massima del mio amico Vezz "Sono ancora abbastanza giovane per poterlo fare, ma gia' abbastanza vecchio per doverlo fare" ha fatto scattare in me la classica molla, il desiderio di provarci.

E fu cosi' che con nove altri ardimentosi compagni decidemmo di intraprendere il viaggio che ci avrebbe portato nella fredda "Lapland" (o piu' friendly LAPPY), dove le nevi sono pressocche' perenni, per attraversare le terre dei cercatori d'oro ove ancora oggi esistono le concessioni aurifere.

Si diceva che la difficolta' del tracciato non era elevata, ma erano richieste sia una buona condizione fisica che tecnica sciistica, per meglio affrontare e superare la lunghezza delle tappe e la durata dell'impegno fisico.

Esperienze di questa portata non si devono improvvisare, bensi' una volta decise vanno attentamente valutate ed organizzate: la preparazione tecnica, la condizione atletica, la forma mentale vanno allenate e migliorate in maniera metodica e continua senza trascurare il seppur minimo dettaglio. A titolo di esempio, dico solo che il rigido protocollo di allenamento, approntato da un anonimo viaggiatore/avventuriero genovese, ha previsto che i rigori della stagione invernale precedente il viaggio, dovessero venire affrontati e superati senza accendere il riscaldamento in casa per meglio abituarsi e resistere al freddo, nonche' al fine di ottenere un deciso abbattimento delle spese domestiche, sempre ben accetto ...

 

 

I partecipanti                

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In ordine puramente casuale, tranne il capo, visti con l'occhio indiscreto dell'osservatore distaccato, ma pur sempre rigorosamente di parte ...

 

Piero DEL PRATO :  capo indiscusso del gruppo, guida spirituale e materiale, continuo dispensatore di consigli dettati dalla sua pluriennale esperienza;  perennemente in movimento (alimentava il fuoco, spalava la neve per liberare il cesso, ...) ha sempre aiutato Kay (il nostro capoguida) nella composizione dei bagagli sulla slitta, nel fare il fuoco, nei preparativi, ... In qualita' di nostro coordinatore e responsabile unico del gruppo, era lui che chiudeva normalmente la lunga coda di fondisti durante le lunghe traversate (in testa a tutti c'era la nostra guida di nome Tuija), tranne quando Pierangelo, molto indisciplinatamente, restava staccato dalla comitiva per fare le foto al paesaggio, o per la sosta pipi', o per mettersi il giaccone, o per togliersi il pile, ... le prime volte ha atteso con pazienza che il ritardatario si ricongiungesse al resto del gruppo, poi via via, visto il sistematico ripetersi, e' arrivato anche a spazientirsi delle lunghe e frequenti attese lasciando a Pierangelo il "privilegio" di starsene in fondo. Non ha avuto alcun problema di linguaggio con i locali, infatti il Piero e' riuscito ad intendersi alla perfezione coi lapponi esprimendosi correttamente e con padronanza estrema nel suo dialetto bergamasco. Morale: nei ripetuti preparativi per le partenze delle varie tappe, tutto cio' che era da fare era gia' stato ampiamente previsto.

 

Umberto CARNI :  in perenne confronto con la temibile coppia Terry-Linda, che stanno a lui come uno schiacciasassi sta alla strada da asfaltare, fa la sua figura quando indossa il  berretto eskimese con le alucce da sparviero.  Ha piu' volte messo in luce alcune carenze organizzative evidenziando in alcuni casi il bisogno di qualche balia (forse la moglie e le figlie lo hanno abituato troppo bene); ha davvero un sacco di roba nelle valigie rigide (v. l'apposita sezione delle impressioni), ma non ricorda mai dove la moglie ha sistemato questo o quel capo di abbigliamento ed allora rinuncia alla ricerca. Ha un suo proprio sistema di misurazione in base al quale 20 km di percorso effettivo corrispondono ai suoi 43 km, mentre 35 sono equivalenti a ben 127 (sara' una scala tutta sua particolare ...);  il giorno piu' faticoso, non e' stoicamente salito sulla slitta tornata indietro a recuperare lui ed Alfredo che arrancavano lungo il tratto sul lago ghiacciato, per evitare le frecciatine ironiche del resto del gruppo. Morale: nei preparativi, tutto quello che era da fare, non lo ha ancora fatto e forse rinuncera' a farlo, ovvero, ma c'era da fare qualcosa ?

 

Alfredo DI LANDRO :  era il medico del gruppo cui fare riferimento per ogni evenienza, tranne il giorno piu' faticoso che lo ha visto in seria difficolta' verso la fine (da lontano lo si e' visto cadere e restare a terra per lunghissimi minuti: tanta e' stata la soddisfazione nel vederlo rialzarsi e perche' avevamo capito che non era nulla di grave e perche' non si doveva tornare indietro sui propri passi per aiutarlo ...). Ha piu' volte dato modo di possedere un'ottima conoscenza dei personaggi e fatti della Finlandia. Malgrado le sue intenzioni, forse non ha portato in Italia ne' il succo di frutti di bosco artici di cui ne andava matto, ne' la carne di renna affumicata piu' volte decantata; ha dato prova di eccezionale prontezza di riflessi e rara dote di ginnicita' quando, di notte ad Helsinki, e' riuscito ad evitare il grosso ubriaco che aveva perso il suo gia' precario equilibrio e gli stava crollando addosso. Morale: nei preparativi, tutto quello che era da fare era non dimenticare di alimentarsi sufficientemente e soprattutto bere in previsione di una lunga tappa faticosa, per evitare di sentirsi male.

 

Renato LONGO :  si e' messo particolarmente in luce il giorno in cui ha indossato in luogo dei copriscarponcini, un paio di sacchetti di plastica del noto supermercato GS color verde marcio (Piero non aveva trovato per lui la misura 45 di questi efficaci accessori per lo sci). Altra sua caratteristica saliente e' stata la cinepresa, sempre a portata di mano per inquadrare qualcuno o qualcosa durante le soste; i risultati sono stati molto validi, infatti il documento video risultante e' di grande effetto, soprattutto le parti girate nei rifugi a temperature e condizioni estreme. Ha dato dimostrazione che nessuno lo puo' fermare ne' in discesa (complessivamente il suo peso e' sicuramente superiore ai 100 kg), ne' come elemento di raccordo con le donne (senza distinzione di nazionalita' o stato sociale). Morale: nei preparativi, tutto quello che c'era da fare, probabilmente non era necessario.

 

Domenico MUSSI :  estremamente organizzato ed efficiente, non gli mancava nulla, anzi ha distribuito ai meno previdenti tovagliolini di carta, scodelle usa e getta, schiacciatine croccanti ... Molto a suo agio nei fuori pista (aveva tra le altre cose dato prova di saper interpretare molto bene la tecnica del telemark), aveva contato ben 36 paletti piantati lungo il terribile percorso sul lago ghiacciato (distanza circa 100 metri l'uno dall'altro, ma in realta' il famigerato lago Hammasjarvi era lungo quasi 7 km) a testimonianza della fatica sopportata durante questo tratto interminabile e noioso. Unico neo, evidenziato nel breve periodo trascorso gomito a gomito, e' che russa a tratti, ma se ne accorge quasi immediatamente e cambia posizione. Morale: nei preparativi, tutto cio' che era da fare lo ha gia' fatto ed ora si riposa attendendo i ritardatari.

 

Fiorella AGLIARDI :  non ha per nulla causato alcuna preoccupazione a Piero: mai attardata o avanti al gruppo durante i trasferimenti come Pierangelo, sempre puntuale agli appuntamenti e mai in ritardo come la Linda, mai in difficolta' con il bagaglio o l'abbigliamento da indossare come Umberto. Il suo fisico longilineo e la preparazione atletica le hanno permesso di affrontare e superare senza particolari patemi d'animo le difficolta' del percorso; il giorno piu' lungo e faticoso le ha anche permesso di evidenziare la stoffa della maratoneta che e' in lei. Piuttosto riservata e di poche parole, non si e' lasciata sfuggire il colore delle mutande di Kay, intravisto da lei attraverso un buco nei jeans (probabilmente anche altre nostre fanciulle, di cui non si fanno nomi, avevano da tempo gia' visto tutto ...). Morale: nei preparativi, quel poco che era da fare sara' necessario solo un attimo per farlo.

 

Nadia ZACCARIA :  essendosi recentemente rotta la caviglia ed essendo stata sottoposta ad una operazione di sintesi, la sua partecipazione e' rimasta in forse per un certo periodo poiche' fino ad un paio di settimane prima della partenza indossava ancora il gambaletto ... ha invece fornito una prestazione superba, senza dare ed accusare alcun problema durante il raid. Alla partenza aveva dichiarato che lei e Piero (legalmente suo marito) erano semplicemente amici. Morale: nei preparativi, tutto quello che era da fare non e' un problema e verra' fatto al momento giusto.

 

Maria Teresa GASPANI :  universalmente conosciuta col nickname Terry, che non si e' capito bene se e' il diminutivo del suo nome o dell'identificativo "terribile", fa coppia fissa con Linda. Si dice che lei pensa le cose, mentre Linda (il braccio) le esegue. Umberto, particolarmente oggetto delle "attenzioni" del temibile duo, l'ha ribattezzata "Rasputin". Morale: nei preparativi, tutto quello che era da fare era tenere sotto controllo l'esuberanza di Linda e non dimenticare di puntare la sveglia il giorno della partenza per il rientro a casa.

 

Linda PAGANELLI :  traduttrice ufficiale dell'inglese insieme a Pierangelo, ma entrambi sono stati criticati dal resto del gruppo per la loro non comune capacita' di allacciare le relazioni pubbliche (per poi non mollarle), a scapito delle traduzioni simultanee. Ha compiuto gli anni (l'eta' non si dice per ovvie ragioni di privacy) durante il viaggio ed ha avuto la "fortuna" di poter festeggiare il suo compleanno in una capanna di legno immersa nella neve lappone brindando con del sano spumante italiano (aveva anche fatto la sauna ed aveva provato l'ebrezza di stare all'aperto nuda a -5^C insieme ad altre indomite fanciulle; peccato che non sono state fatte fotografie a testimoniare l'evento poco comune). Estremamente estroversa, e' stata madrina d'eccezione nelle cerimonie di consegna dei regali a Kay, Tuija e Piero. Si e' dichiarata cattolica praticante e si e' resa protagonista di una lunga ed accesa discussione sul significato religioso di essere cattolici praticanti,confrontandosi a piu' riprese ora con Terry che chiedeva lumi su cosa bisognasse fare, ora con Domenico ed Umberto che stimolavano ulteriormente la disputa, ora con Renato piu' provocatorio. Particolarmente colpita dai pantaloni in renna indossati da Kay l'ultima sera lappone, la nostra trasgressiva Linda ha voluto assolutamente provare la sensazione di toccare quel capo d'abbigliamento tastando conseguentemente anche le parti anatomiche della nostra imperturbabile guida, coperte dal leggero strato di pelle di renna. Morale: nei preparativi, tutto quello che era da fare era farsi il make-up anche quando 10 persone, autista del pullman incluso, stavano aspettando chi si era addormentata il giorno della partenza per il rientro a casa.

 

Pierangelo TESORO :  ha fatto scappare l'unico animale incontrato durante il lungo percorso durato giorni e giorni in terra lappone: nella prima parte del primo giorno del raid di fondo lui, cecato cronico, aveva avvistato un bell'esemplare di pernice bianca perfettamente mimetizzata con la neve circostante e nel tentativo di fotografarla l'ha fatta correre via; " Poco male, chissa' quante altre ne incontreremo ! " - pensava lui, ma purtroppo ne' animale, ne' essere umano furono incrociati per i restanti quattro giorni del tour. Dotato di una non comune capacita' e costanza nel comporre il bagaglio sistemando gli indumenti nel modo piu' opportuno possibile supportato da una buona dose di pignoleria, e' universalmente conosciuto col nome di "piega" che la dice lunga sul significato, per la sua attitudine nel riporre al meglio i capi di abbigliamento con la riga giusta senza bisogno di passare il ferro da stiro (cosa fondamentale per un single d'hoc). Spesso impegnato a prendere appunti dei luoghi, delle persone, degli avvenimenti e' stato piu' volte ripreso da alcuni perche' non socializzava sufficientemente, ma e' stato anche indicato come "memoria storica del gruppo" ed investito del difficile compito di tenere traccia della settimana in Lapponia, incarico mai accettato ufficialmente per non generare aspettative, dal momento che troppe volte i suoi appunti di viaggi precedenti non sono mai stati ripresi e trascritti in forma piu' leggibile. Spesso riluttante a stare ordinatamente in fila indiana durante i lunghi trasferimenti con gli sci ai piedi, restava frequentemente indietro o si portava avanti al gruppo per scattare le foto (sue sono le diapositive prese frontalmente e non dal retro come quelle della maggioranza del gruppo). Dotato di un piccolo vocabolario italiano-finlandese e di una buona conoscenza dell'inglese parlato e scritto, Pierangelo e' stato subito nominato da Piero traduttore ed interprete della lingua inglese (incarico accettato ufficialmente);  si e' pero' presto trovato in grosse difficolta' quando doveva tradurre a Kay quanto Piero diceva in stretto dialetto bergamasco, poco comprensibile ad un genovese: superato l'iniziale imbarazzo col finlandese che non riusciva a comprendere i motivi delle incomprensioni linguistice esistemti tra due italiani, la nomina di Terry come aiuto-interprete per il passaggio bergamasco-italiano e' stata determinante. Morale: nei preparativi, tutto cio' che era da fare era gia' stato ampiamente previsto, ma poteva essere migliorato ed allora era da rifare.

 

Tuija HALKOSAARI :  guida del gruppo, non si e' mai staccata da noi ed e' stata, insieme a Kai, davvero molto attenta a tutto. Di carattere molto dolce e riservato, aveva un bel viso su cui staccavano oltre ai capello biondi lisci, un sorriso aperto e sorridente; peccato che l'errata alimentazione oppure un metabolismo non ottimale hanno fatto si' che le sue forme superassero abbondantemente i criteri canonici per poterla definire "bella ragazza" (diciamo che era "simpatica"). Si era aperto il toto scommesse riguardante il suo peso: chi diceva 70 kg, chi oltre 85 kg;  quando ha fatto la sauna, molti hanno potuto valutare meglio e le ragazze, piu' realisticamente, si sono tutte posizionate sulla fascia alta del peso. Durante i trasferimenti con gli sci, manteneva un passo costante e non sgarrava nemmeno le brevi soste a scadenza fissa per la bevuta del succo. Si e' trovata in leggera difficolta' il primo giorno a contenere il solito indisciplinato Pierangelo che soleva scattare senza dire nulla (voleva fare qualche foto prendendo frontalmente il gruppo, o giusto per il gusto di farlo): il suo sfogo e' stato che non si era la' per correre, bensi' per stare a contatto con la natura e per godere la sensazione di pace e di benessere. Per chi volesse scriverle su internet, l'indirizzo e-mail e' il seguente: tpv.halkosaari@kolumbus.fi

 

Kay :  nostro capoguida, nonche' "driver" della "snowmobile", nonche' cercatore d'oro (tradotto in inglese si e' piu' ottimisti poiche' si dice "gold finder" = trovatore d'oro), nonche' cacciatore di orsi, di renne, nonche' conciatore di pelli, ... ha girato mezzo mondo (Israele, Australia, Asia, Europa), facendo, come si e' detto, di tutto. Molto estroverso e dotato di una buona di dose di ironia ed autoironia, era dotato di una grande capacita' di prendere ed essere preso in giro; grande tifoso di Mikka Hakkinem, ha pero' piu' volte incassato e mal digerito chi gli ricordava spesso la classifica piloti del mondiale di F1 ove Mikka era ancora fermo a zero, mentre la Ferrari e Schoumacher stavano andando a gonfie vele. Ha fatto subito colpo sulle donne del gruppo (Terry si era offerta di lavargli i panni in sostituzione della lavatrice che sosteneva di avere fuori servizio), ma il maggior di successo di critica e di pubblico (femminile, poiche' la parte maschile non fa testo) lo ha ottenuto quando lo si e' visto in abiti civili, invece che all'interno della sua solita tuta termica che lo ha sempre accompagnato per tutto il raid; un giorno ha indossato un paio di jeans aderenti con ampi squarci a meta' gamba che evidenziavano le sue ginocchia color bianco latte ed un piccolo foro per individuare il colore delle mutande, mentre il giorno seguente ha esibito il paio di pantaloni di renna morbidissima al tatto (chiedere a Linda che sensazione si prova toccando questo comune capo di abbigliamento prettamente maschile, cosi' inusuale per il tessuto adoperato). Ha avuto una "defaillance" quando non e' riuscito ad accendere il fuoco da campo durante una sosta sotto la neve fitta, ma per il resto si e' mosso molto efficacemente in tutto: sa cucinare, sa essere gentile, insomma e' da sposare ! Qualche invidioso potrebbe avere a che dire sul suo abbigliamento non esattamente canonico, infatti a parte i pantaloni in jeans con le prese d'aria e quelli in renna di cui si e' avuto gia' modo di parlere, ricordo anche l'eccezionale tuta termica usata per la guida della snow-mobile (ma in questo caso non gli si puo' dire nulla) e le grandiose scarpe a punta ostentate la sera in albergo a Inari. Da lodare il suo comportamento estremamente professionale anche quando scherzava a tavola con noi: prendo ad esempio tutte le volte che si allontanava per arrotolarsi una sigaretta  e fumarsela in disparte, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla.

 

Il Gruppo :  in parte gia' collaudato da precedenti uscite di allenamento, era assai eterogeneo; infatti le donne che rappresentavano i 5/12 del totale, si sono complessivamente (ed anche prese singolarmente) comportate meglio degli uomini (alcuni meno preparati ed allenati alla fatica), a dispetto della battuta fatta da Pierangelo alla vista di cosi'  tante ragazze iscritte al raid "ma allora non e' una cosa tosta, e' un giro per femminucce ...!". Il gruppo e' rimasto molto compatto durante le tappe di trasferimento (a parte l'eccezione di cui si e' gia' ampiamente detto) e lo e' stato anche durante le notti trascorse nei rifugi (in questo caso, forse, l'eccezionale compattezza e' stata determinata e dall'effetiva mancanza di spazi per distendersi a riposare e dal freddo pungente). Il morale del gruppo si e' mantenuto sempre alto, anche quando la neve cadeva fitta da ore ed ore. Ottima la preparazione di base complessiva: anche se potevano essere evidenti differenze sia tecniche che potenzialita' atletiche da individuo ad individuo, queste distanze venivano colmate dalla voglia di restare tutti insieme e di portare a termine l'impresa (anche perche' c'eravamo solo noi e poi l'interminabile succedersi di neve e boschi ...).

 

LA PAGELLA

 

E' doveroso riportare di seguito una semplice scheda di valutazione complessiva per ogni partecipante, al fine di ricavare le caratteristiche salienti dei singoli protagonisti.

 

 

nome

punti di forza

punti di debolezza

Umberto

·        capacita' di sopportazione e resistenza alla fatica, non che' (cosa affatto secondaria) alla tremenda coppia          Linda/Terry

·        scelta ed uso dell'abbigliamento .efficienza nella formazione del bagaglio

Alfredo

·        ottima cultura generale e conoscenza delle realta'             scandinave

·        non e' riuscito ad acquistare la carne affumicata

·        si e' sentito male al termine della giornata piu' faticosa

Piero

·        organizzazione e voglia di fare

·        capacita' di comunicare a dispetto della conoscenza         dell'inglese

·        pazienza con gli indisciplinati

·        protagonista di una caduta subito fotografata da  Pierangelo

Linda

·        ottimismo; voglia di fare

·         espressione verbale

·         socievolezza

·        simpatia

·        disponibilita'

·        fantasia; ...

(n.d.r.: a volte lo scrivente si fa prendere la mano ed  esagera esageratamente !)

·        puntualita' (poca)

·        loquacita' (tanta)

·        non ricorda e dice di aver perso sia l'indirizzo che il  simpatico nomignolo che la nonnina aveva dato a Kay

Terry

·        capacita' di adattamento

·        in coppia con Linda non rappresentano semplicemente    due ragazze, bensi' mooolto di piu'

·        si e' addormentata il giorno del rientro in Italia

Nadia

·        determinazione, efficienza che compensa grandemente    con la non eccezionale forza fisica

·        complementare a Piero

·        e' in grado di preparare qualunque cosa col forno a microonde, peccato non lo avevamo nel bagaglio al  seguito

·        fragilita' della caviglia, che le e' costata piu' di una  frattura, l'ultima in ordine temporale ha rischiato di   tenerla fuori da questa esperienza

Domenico

·        organizzazione personale

·        rapidita' di esecuzione

·        efficienza ed efficacia

·        russa a tratti

Fiorella

·        essenzialita'; poche parole, bensi' fatti

·        loquacita' (distante anni luce da quella di Linda)

Renato

·        potenza atletica e fisica

·        ottima tenuta alla grappa

·        cineoperatore di rara efficacia e costanza

·        poca eleganza nell'espressione del gesto atletico dello sci di fondo (evidenziata soprattutto nei pochi passi  abbozzati in tecnica skating) e per i sacchetti di plastica assicurati ai piedi con nastro adesivo per pacchi

Pierangelo

·        perseveranza nello scrivere le note in qualunque condizione

·        scatti fotografici presi frontalmente al gruppo

·        indisciplinato

·        fa tante soste pipi'

Tuija

·        regolarita' nel passo mantenuto durante i trasferimenti  sugli sci e professionalita' nel ruolo che rivestiva

·        dotata di una costituzione "assai robusta"

Kay

·        pantaloni in pelle di renna

·        boccettine con le pagliuzze d'oro, che ha ammesso di      usare come regalo alle sue fidanzate piu' meritevoli

·        non e' riuscito ad accendere il fuoco da campo in una  occasione

 

 

L'itinerario   

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La cartina di riferimento del percorso fatto con gli sci e'  HAMMASTUNTURI - SAARISELKA  di 1:100.000, edita da  MAP SERVICE  -  KARTTAKESKUS Aleksi  - Unionkatu 32, Helsinki  -  tel. 0204.45.5950  -  fax 0204.45.5959  -  sito internet: www.karttakeskus.fi.

La scheda tecnica del viaggio e' molto semplice poiche' dei nove giorni complessivi, due sono stati necessari per i trasferimenti, uno per la visita di Helsinki, due per i warm-up/cool-down (riscaldamento/raffredamento) pre e post raid di fondo vero e proprio della durata di quattro giorni. Le distanze giornaliere coperte (max 35 km) sono state raguardevoli, anche se non lo sembrerebbero affatto ad un fondista di medio livello abituato a cimentarsi su percorsi lunghi anche piu' del doppio. Il grosso del problema era qui rappresentato non tanto dai chilometri da percorrere, bensi' dall'assenza di piste battute con il binario tracciato e pista sgombra: eravamo in una zona completamente deserta con il sentiero difficilmente individuabile ed inoltre, soprattutto quando la neve cadeva copiosamente, si avanzava con fatica. Malgrado Kay ci precedesse "battendo" il percorso con la motoslitta, spesso la cosa non era affatto determinante (anche se estremamente utile) e la nostra media oraria si attestava pressocche' stabilmente attorno ai 5 km/h.

 

Primo giorno         -     Sabato 1 aprile 2000

 

   .  casa - Milano Malpensa                                                            auto                      60  km

   .  Volo  Milano Malpensa - Stoccolma – Helsinki                       aereo                   3000  km

   .  Volo  Helsinki – Ivalo                                                                 "                           1150  km

   .  Ivalo – Kilopaa                                                                           autobus               50  km

 

Secondo giorno     -     Domenica 2 aprile 2000

 

   .  Escursione Parco Nazionale Urho Kekkonen                         sci                        16-28  km

 

Terzo giorno         -     Lunedi 3 aprile 2000

 

   .  Tunturikeskus Kilopaa – Harkaselka                                        taxi                       20  km

   .  Harkaselka – Pahaoja                                                                sci                        20  km

 

Quarto giorno      -     Martedi 4 aprile 2000

 

   .  Pahaoja - Sotajoenkoski - Ivalojoen Kultala                             sci                        18  km

 

Quinto giorno      -     Mercoledi 5 aprile 2000

 

   .  Ivalojoen Kultala – Hammasjarvi                                              sci                        35  km

 

Sesto giorno         -     Giovedi  6 aprile 2000

 

   .  Hammasjarvi – Inari                                                                   sci                        30  km

 

Settimo giorno     -     Venerdi 7 aprile 2000

 

   .  Inari - chiesa Pielpajarven eramaakirkko – Inari                      sci                        15  km

   .  Inari – Ivalo                                                                                taxi                       40  km

   .  Volo  Ivalo – Helsinki                                                                 aereo                   1150  km

 

Ottavo giorno      -     Sabato 8 aprile 2000

 

   .  Visita Helsinki                                                                            pulman - piedi

 

Nono giorno        -     Domenica 9 aprile 2000

 

   .  Volo Helsinki - Stoccolma - Milano Malpensa                         aereo                   3000  km

   .  Milano Malpensa – casa                                                            auto                      60  km

 

 

Gli alloggi

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·        due notti in residence: TUNTURIKESKUS KILOPAA (information: Dominick Arduin; e-mail: dominick.arduin@suomenlatu.fi - tel. +358.400.329425, fax +358.016.663005).

·        Accettabile la sistemazione in bei cottage coi letti a castello e materassi in terra (eravamo un po' stretti in cinque persone), eccezionale la sauna. Soddisfacenti le cene al self service del ristorante ed abbondanti le colazioni sempre self service: molto buono il salmone, i  panini di forma e tipo diverso, le varie marmellate ...

·        una notte in rifugio a PAHAOJA. Molto bella la posizione, pittoresco l'insieme delle costruzioni (rifugio+legnaia+gabinetto), caratteristica la stufa in pietra, ma che freddo durante tutto il tempo trascorso all'interno del rifugio mooolto spartano !!!

·        una notte in rifugio a KULTALA. Decisamente accogliente e funzionale, moderno e confortevole, nonche' caldo; ognuno aveva il suo proprio letto in questo rifugio di classe  sicuramente superiore agli altri.

·        una notte in rifugio a HAMMASJARVI. In mezzo al bosco, questo rifugio da catalogare tra    gli spartani, e' vicino al lago ed e' dotato di una praticissima sauna utilizzata degnamente        con grande soddisfazione di tutti.

·        -una notte ed un pomeriggio in hotel:  INARI KULTAHOVI  SF  99870  Inari tel. +0358.016.671221, fax +0358.016.671257.  Albergo dignitoso. Che piacere farsi una megadoccia calda dopo tre giorni trascorsi senza lavarsi, se non usando la neve ...

·        due notti in hotel:  SOKOS HOTEL TORNI  Yrjonkatu 26  Helsinki - tel. +0358.09.13113 Posizionato in centro citta', e' dotato di camere confortevoli con TV. Abbiamo apprezzato  la possibilita' di poter fare abbondanti colazioni al self service.

 

Personalissime impressioni ...

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... sui viaggi e sui perche' delle evasioni non comuni :  Ci sono esseri umani che vogliono andare altrove. Sempre e/o per sempre. Essenzialmente si possono distinguere due categorie: la prima e' composta da persone che lo fanno perche' hanno sete di vedere, di conoscere, di capire, di vivere, la seconda da chi vuole mettere una bandierina in piu' nel loro immaginario mappamondo, sono coloro che amano viaggiare per far sapere che hanno viaggiato, per far credere che hanno conosciuto, capito. Personalmente, mi riconosco molto nel primo gruppo, anche se la mia vera molla e' l'irrequietezza, quel bisogno fisico di non starmene fermo, quella sensazione di benessere e di motivazione vitale che mi stimola i ritmi cerebrali cambiando solo ambiente. Un viaggio, piccolo o grande che sia, non soltanto allarga la mente: le da' forma. Penso che le asperrita' sono vitali, tengono in circolo l'adrenalina che e' in noi. E per non aspettare che evapori, bisogna eliminarla dal nostro organismo, ed allora cosa c'e' di meglio di un bel falo' di adrenalina mentre si assiste ad uno spettacolo della natura ? Ma cosa puo' spingere una persona normale ad intraprendere un'esperienza fuori dall'usuale in cui le difficolta', i disagi, le fatiche sono preannunciate, per non dire volutamente inserite ? E' la voglia di misurare i propri limiti ? E' il desiderio di cimentarsi in prove non facili per aggiungere una tacca al proprio carnet ? E' la mancanza di stimoli ? E' il puro e semplice desiderio di avventura ? E' perche' non si ha un compagno/a con cui passare il tempo ? E' colpa del lavoro o dello stress della vita quotidiana ? ... Per quanto mi riguarda, sono state diverse le situazioni in cui ho fatto delle riflessioni di questo genere, in particolare ricordo bene il lungo e faticoso percorso sul lago ghiacciato (v. la descrizione nella sezione "appunti del viaggio") durante il quale erano sicuramente piu' insistenti i dubbi. Sul momento, al classico quesito - Ma chi me lo fa fare ?!? - la risposta non era affatto ovvia, infatti tutte le possibili motivazioni valide a priori, non erano piu' poi cosi' chiare. Quando pero' il freddo non era piu' cosi' intenso, oppure quando la fatica era ormai diventata piu' lieve, oppure quando la mente veniva distratta dai suoi pensieri per la presenza di un ostacolo, o per il cambio di uno scenario, o per un nonnulla, ... ecco, a quel punto iniziava gia' a prendere corpo la risposta, che poi diventava addirittura ovvia a posteriori, quando ormai si era al caldo nel rifugio intenti a mangiare, oppure quando si tiravano le somme della giornata trascorsa, oppure quando si pensava di raccontarla a qualcuno, ... Al di la' della soddisfazione di aver portato felicemente a termine senza alcun problema quanto ci si era prefisso all'inizio, a chi giustamente puo' continuare a chiedere - Ma perche' non ti fai una vacanza piu' riposante ? - , la mia filosofia e quindi la mia riposta e' tutta riassunta nella massima che piu' o meno dice: "Non e' nel riposo il riposare, ma nel cambiar fatica".

... sul trekking di fondo proposto ed organizzato : ottimo il gruppo (v. la descrizione nella sezione apposita), buone le guide (professionali ed efficienti), buona l'organizzazione. Tutto sommato si sono rispettate le descrizioni contenute nella brochure dell'agenzia (UVET Viaggi Turismo - Via Boscovich 14 - 20124 Milano - tel. 02.66703220 - fax 02.66703300): si stava saltando un tratto del giro previsto con pretesti che non rispecchiavano la realta' delle cose, ma le ferme ed educate proteste da parte nostra hanno portato senza problemi ad una soluzione di compromesso accettata da tutti. Il trattamento e' stato piuttosto spartano e a volte disagevole, sia per i pernottamenti nei rifugi lungo il percorso, che per i pasti molto essenziali (su tutto dominano le praticissime buste Knorr), che per le piccole scomodita' tipo: niente acqua corrente, no gas, no energia elettrica, gabinetto a 100 metri dal rifugio, giacigli a volte davvero approssimativi.

... sui rifugi :  sono stati in generale edificati dai cercatori d'oro dediti, si sa, ad una vita non facile; non sempre ci sono i letti, infatti puo' capitare di dover dormire in terra se il gruppo e' numeroso (fondamentale e' un sacco a pelo imbottito, specialmente nel rifugio di Pahaoja); hanno tutti una stufa a legna e la legnaia e' sempre ben fornita, ma purtroppo non sempre si e' riuscito a portare sufficientemente su la temperatura interna del capanno; la toilette e' sempre distante qualche decina di metri dal rifugio (in estate gli olezzi devono essere elevati e chissa' quanti fastidiosissimi insetti !); non c'e' ovviamente luce elettrica (a volte solo la luce delle nostre torce) e nemmeno acqua corrente (bisogna fare un buco nella neve per attingerla dai corsi d'acqua sempre poco distanti), anche il gas non e' compreso nel pacchetto fornito dall'agenzia ...

... sul bagaglio in generale :  le limitazioni di peso imposte dalle normative di imbarco aereo, nonche' il tipo di vacanza "essenziale", chiamano piu' o meno espressamente un bagaglio al seguito non eccessivamente voluminoso, da disporre in un involucro opportuno. Tutti hanno seguito la regola generale di presentarsi all'accettazione con il bagaglio a mano costituito da uno zainetto leggero (che rappresentera' il bagaglio al seguito durante il raid di fondo), piu' la sacca degli sci (contenente anche sacco a pelo e/o altri capi di abbigliamento) oltre ad un altro collo (taluni addirittura due) in cui trovava posto tutto il necessario per il viaggio. Il suddetto collo nella maggioranza dei casi e' stato rappresentato da uno zaino capace (60 litri circa) che ha il vantaggio di essere comodo e facilmente trasportato, ma non permette un facile accesso alla roba ivi contenuta; in un caso (il caso del vero viaggiatore) si e' visto uno zaino-valigia che ha sia il pregio della praticita' che della comodita'; nel caso del "turista-fai-da-te" si sono viste alcune valigie rigide tipo Sansonite piu' adatte ad una vacanza nelle Maldive che ad un raid estremo in Lapponia con gli sci di fondo ai piedi. La giusta attenzione alla limitazione di peso da imbarcare non e' stata sempre osservata, infatti mentre Fiorella alle operazioni di peso ha stabilito il record di essenzialita' fermando l'ago della bilancia a 16.3 kg, Umberto ed Alfredo sono stati dati a pari-demerito a 33 kg ! Per fortuna l'operatrice al check-in ha applicato la media del peso dei bagagli del gruppo, non penalizzando i due trasgressori.

... sul bagaglio da portarsi sulla shiena tutto il giorno :  si e' gia detto che una motoslitta ci portava il grosso dei bagagli e ci faceva anche da apripista (in alcuni casi si affondava nella neve), ma forse non si e' sufficientemente parlato dell'utilita' di portarsi appresso le cose d'uso giornaliero o di prima necessita' tipo scodella, bicchiere, posate, coltellino multiuso, un ricambio di indumenti, il berretto lana, due paia di guanti, gli occhiali da sole, la macchina fotografica pronta per lo scatto improvviso, il giubbotto pesante e quello leggero, il thermos, il cibo ... insomma tante piccole cose di infinita efficacia, quando ci sono, e di incredibile smarrimento, se non le si ha a disposizione immediata. Portarsi poi il tutto in uno zainetto sulla schiena e' stato doveroso oltreche' scomodo: sara' perche' al CAI ci sono solo uomini (e donne) tosti, sara' perche' i problemi potevano essere altri, sta di fatto che nessuno si e' lamentato del peso.

... sugli scenari :  e' superfluo dire che il bianco e' stato il colore predominante: bianchi erano i laghi ed i fiumi ghiacciati, bianchi erano gli alberi con i rami piegati all'inverosimile dal peso della neve fresca, bianco era il cielo nei lunghi giorni in cui ha nevicato senza soste, bianchi erano i tunturi (le colline tondeggianti, a volte spoglie di vegetazione), prevalentemente bianche erano le immagini catturate con le nostre macchine fotografiche ed, infine, bianca era l'unica pernice che abbiamo incrociato durante il nostro lungo cammino.

... sugli animali incontrati :  non ne abbiamo visto uno, se si esclude l'esemplare di pernice bianca avvistato la mattina del primo giorno dopo un paio d'ore di percorso e qualche raro uccellino infreddolito posato sui rami.

... sulle renne :  i primi giorni si sono viste le tracce, poi nemmeno quelle. Si narra che le renne sono a branchi e pascolano libere nell'immensita' delle distese lapponi, all'interno pero' di confini delimitati accuratamente con palettature, poiche' tutte hanno un loro proprietario; in certi periodi dell'anno avviene la marcatura di questi animali molto utili all'uomo per il trasporto, per il cibo, ... Le renne solitamente restano ad almeno una cinquantina di metri di distanza dagli sciatori i quali non fanno assolutamente parte del loro paesaggio e sono percio' visti con estrema diffidenza; discorso diverso per le motoslitte che le riescono ad avvicinare senza problemi poiche', anche se chiassose, passano frequentemente lungo le piste per non dire che vengono utilizzate per radunare le renne per i trasferimenti e che portano loro il cibo nei periodi invernali piu' duri quando la neve ed il ghiaccio hanno coperto tutta la vegetazione. Non abbiamo mai visto una sola renna lungo il percorso (la descrizione sopra mi e' stata fatta dai milanesi di un altro gruppo, che le hanno incrociate piu' volte), ma siamo andati a trovarle nella fattoria visitata l'ultimo giorno, a dispetto del cambio di programma. A differenza del Canada, in Lapponia la neve e' molto fine e soffice per cui non e' opportuno utilizzare i cani per il traino delle slitte (molto meglio le renne che hanno le zampe piu' lunghe ed affondano meno) a meno di esplicite richieste dei turisti piu' incauti, i quali verranno naturalmente soddisfatti dalle agenzie, ma che si troveranno (ahiloro) poi a spingere sia cani che slitta. A concludere due curiosita': si riesce ad addomesticare la renna solo dopo un paio di anni di lavoro assiduo, le renne maschi perdono le corna una volta all'anno, quelle femmine quando partoriscono.

... sui Saami :  sono estermamente orgogliosi della loro lingua (se ne contano ben tre ed attenzione a non pensare o dire che si tratta di dialetto finlandese), della loro cultura, nonche' delle loro tradizioni. I Saami popolano la zona nord della penisola scandinava ripartendosi tra il territorio della Svezia (qualche migliaio di individui), della Finlandia (qualche decina di migliaia) e della Russia (qualche migliaia); indossano vesti di colori vivaci e di foggia assai caratteristica: i disegni ed i colori degli indumenti identificano il paese di provenienza.

...sui finlandesi (maschi) :  finche' siamo restati in Lapponia, assai poche sono state le occasioni di incontrare o fare la conoscenza con qualche esemplare di finnico (con l'eslusione del nostro capo gita, nonche' cercatore d'oro, nonche' conducente della motoslitta, ...di cui si rimanda nella sezione corrispondente). Solo per una decina di minuti si e' avuto a che fare con quello che le ragazze speravano fosse la nostra guida: un maturo finnico dai lunghi capelli biondi e barba bionda che ha solo aiutato il nostro Kai (per altro affatto disprezzato dalle nostre donne, che si sa' sono incontentabili) a caricare la motoslitta il giorno in cui abbiamo lasciato la zona abitata, prima di sparire per sempre dalla nostra vista. Decisamente diversa e' l'impressione che ha fatto il conducente dell'autobus che abbiamo preso la sera dell'arrivo a Kilopaa: basso e tarchiato, piuttosto sbrigativo nel tentativo di sistemare la macchinetta emettitrice dei biglietti che si rifiutava di funzionare; non sembrava affatto fosse il tipico rappresentante di questa gente del nord, piuttosto provenisse dall'altopiano della Sila. Anche l'altro conducente di motoslitta incontrato durante la parte finale dell'ultima tappa prima di Inari, non ha riscosso apprezzamenti dal nostro pubblico femminile, infatti malgrado il desiderio di vedere le renne fosse molto forte, nessuna ha accettato il suo disinteressato passaggio sulla fiammante motoslitta. Completamente diverso il discorso ad Helsinki. Non e' corretto estrapolare un giudizio sulla base del poco che si e' visto una sola notte a cavallo tra il sabato e la domenica, ma di fatto, dopo le ore 22.00 la citta' cambia drasticamente volto: i locali pubblici sono autorizzati a vendere gli alcoolici e si formano quindi lunghe code di giovani in attesa di entrare per bere, le strade si riempiono di bottigliette di birra vuote e di ragazzi ubriachi o maturi per diventarlo a breve. Da quel poco che ho potuto vedere e sentire, posso capire la frustrazione di un giovane non ancora ventiquattrenne che deve attendere le ore 22.00 per poter bere una buona birra, nonche' di compiere i fatidici 24 anni per poter accedere ad una qualunque sala da ballo ...

... sulle finlandesi (femmine) :  non rammento di aver incontrato una ragazza che mi ha realmente impressionato in Lapponia. Ad onor del vero gli umani (ed animali) incrociati durante il trekking con gli sci ai piedi nella solitudine dei tunturi lapponi sono stati davvero pochi. Per introdurre il gruppo alle nevi ed ai freddi di queste latitudini, il primo giorno e' stato dedicato ad un giro all'interno del Parco di Kekkonen, durante il quale ho incontrato (insieme a Piero e Domenico) un paio di fanciulle ventenni che hanno confermato (se mai ce ne fosse stato bisogno) cio' che le donne del nord pensano del tipico rappresentante del maschio latino (ma intanto la prima cosa che hanno fatto appena giunte in Italia, e' stata trascorrere la classica vacanza lungo la riviera adriatica di Rimini ...).

Anche per le ragazze finlandesi la musica cambia totalmente ad Helsinki.

Durante la giornata trascorsa lungo le vie della capitale finlandese, innumerevoli sono state le

occasioni in cui lo sguardo ammirato e forse anche qualcosa di piu', si e' soffermato indugiando piu' del necessario sui lineamenti e/o sulle forme delle spesso bionde rappresentanti del gentil sesso finlandese. Assai folta e' la schiera di giovani provenienti dalla vicina Russia e dalle Repubbliche Baltiche (per dare un'idea, l'Estonia si trova ad appena 80 km di distanza in linea d'aria). Se si ha la pazienza di aspettare fino alle dieci di sera, cioe' fino a quando praticamente quasi cessa di esistere la concorrenza dei locali maschi, si ha praticamente campo libero. In fatto di sguardi e sorrisi contraccambiati benevolmente non vi sono problemi, da qui pero', estendere il discorso e pensare o dire che e' fatta, ovviamente e' drasticamente errato. Molto diverso e' il discorso con le immigrate russo-baltiche, le quali sono costrette ad essere piu' disponibili, date le loro condizioni economiche e magari pure familiari, a volte estremamente disagiate. Al di la' di tutto pero', le battute scambiate insieme a Renato con le ragazze che volevano portarci a ballare, mi hanno fatto capire che il livello medio dei finnici che bazzicano i locali pubblici si attesta su valori molto bassi: prediligono il bere esasperato e si dilettano a toccare le ragazze senza nessun garbo, laddove invece veniva richiesto loro semplicemente di ballare, parlare e stare in compagnia allegramente per passare una piacevole serata e dimenticare i tanti impegni e problemi del quotidiano.

 

 

Appunti del Viaggio

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Sabato 1 aprile 2000   -   Il gruppo compatto atterra in Lapponia

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In poche ore oltrepassiamo il circolo polare artico ed arriviamo all'aeroporto di Ivalo: fa un po' freschetto a queste latitudini ! Trasferimento in pullman a Kilopaa.

Il gruppo proveniente da Bergamo si completa al casello di Agrate dove la praticissima Elba station wagon di Piero preleva me ed i bagagli.

Il volo Milano Malpensa - Helsinki e' schedulato alle ore 12.45, ma si parte con un'ora di ritardo. Scalo a Stoccolma dopo circa 2 ore e mezzo di volo. Dai finestrini dell'aereo guardando la terra sottostante, non si vedevano distese di neve, mentre erano evidenti gli specchi d'acqua ghiacciati. Restiamo fermi all'interno dell'aereo a Stoccolma una mezz'oretta, periodo durante il quale socializziamo con due fondisti milanesi diretti anche loro a Ivalo: faranno un giro simile al nostro organizzato da un gruppo milanese "trekking@iol.it"; al ritorno in Italia ci troveremo nuovamente sugli stessi voli ed avremo modo di confrontare le nostre esperienze in terra lappone. Un'altra cosa degna di menzione e mai vista in precedenza e' un robot che innaffia le ali dell'aereo con un liquido antigelo: deve fare o fara' tra poco molto freddo la' fuori ...

Il tragitto aereo Stoccolma - Helsinki dura una quarantina di minuti circa (non e' neanche 600 km la distanza tra le due capitali scandinave). Nell'aeroporto di Helsinki passa in fretta l'oretta di attesa del volo per Ivalo: l'aereo e' pieno a meta'a dispetto delle difficolta' che ho incontrato per avere il posto sul volo Helsinki - Ivalo usufruendo del "frequent flyer American Airline milage", infatti per alcune settimane tutti i posti risultavano prenotati ...

Dai finestrini dell'aereo si vedono solo ghiacci e boschi; dopo ancora un'ora e mezzo circa di volo giungiamo a destino. A prelevarci c'e' una ragazza belga dell'agenzia di nome Eva.

Molto celeri le operazioni di ritiro dei bagagli (ognuno di noi aveva da ritirare una sacca sci ed uno o due colli, oltre al proprio bagaglio a mano).

Fuori dall'aeroporto c'e' neve dappertutto, nevica, fa freddo ed e' ormai buio.

Saliamo su un autobus per coprire il tratto Ivalo - Kilopaa. L'autista/bigliettario e' un po' in difficolta' ad emettere i biglietti poiche' la sua macchinetta in dotazione del tipo postali svizzeri fa' le bizze e si rifiuta di funzionare, malgrado le imprecazioni e le vigorose botte. Quando scendiamo dal pullman e' trascorsa quasi un'ora ed e' davvero tardi: le luci dell'albergo sono spente e le porte sono chiuse. In meno di cinque minuti Eva trova la nostra guida che ci stava aspettando in prossimita' di un altro ingresso ed in un batter d'occhio siamo tutti con le gambe sotto il tavolo a gustarci la nostra tanto agognata cena.

Messi a tacere i morsi della fame, la guida di nome Tuija (v. la sua descrizione nella sezione dedicata) ci descrive il trekking che avremmo fatto l'indomani, per poi lasciarci nuovamente nelle mani di Eva che ci accompagna ai nostri alloggiamenti. Siamo in due cottage diversi: Piero con le ragazze dormiranno in uno, i maschietti in un'altra costruzione poco distante.

Ogni cottage e' in legno (tronchi con oltre 30 cm di sezione): superata la porta di ingresso ci si trova in una piccola zona dove, su un lato e' presente un efficacissimo termosifone al di sopra del quale si aggangiano giacconi, salopette, maglioni, ... e sull'altro trova posto un essiccatore per togliere l'umidita' agli indumenti usati durante il giorno (scambiato dai piu' di noi per un congelatore, tale e' la nostra ignoranza e la sua somiglianza con un elettrodomestico a noi piu' familiare). L'appartamento vero e proprio consiste in una piccola cameretta coi letti a castello, un grande bagno con sauna annessa ed un locale composto di una confortevole cucina attrezzata con tanto di tavolo e panche oltre ad un divano e tavolino per la TV, un bel caminetto in pietra ed una scala che porta al soppalco.

Sistemate le nostre cose al meglio andiamo a dormire: due trovano posto nella cameretta e tre si sistemano sui materassi allungati in terra del piccolo spazio disponibile nel soppalco.

 

Domenica 2 aprile 2000   -   Abbiamo il nostro battesimo sulle nevi lapponi

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Escursione facile nel Parco Nazionale Urho Kekkonen in una splendida giornata di sole. Meritata sauna prima della cena per togliersi le fatiche di dosso.

Mi sveglio verso le sei del mattino e probabilmente e' gia' chiaro da parecchio.

Facciamo colazione un paio di ore piu' tardi al ristorante poco distante dai nostri alloggiamenti; per praticita' ci avviamo li' con gia' gli sci ai piedi e tanto di zaino, pronti cioe' per il giro che ci attende. La sera precedente Tuija ci aveva descritto il trekking odierno: 15 km in uno dei piu' grandi Parchi Nazionali finlandesi (Parco di  Urho Kekkonen) a circa 250 km a nord del Circolo Polare Artico; il parco e' stato istituito nel 1983 per la salvaguardia delle numerose caratteristiche ambientali proprie della regione ed e' stato dedicato al defunto presidente finlandese che vi si recava per compiere lunghi itinerari con gli sci.

Questa mattina il termometro segna -8^C, mentre ieri sera eravamo a -12^C.

Dopo la colazione e la distribuzione di cio' che sara' il nostro prossimo pranzo (qualche debole protesta riguardo la spartanita'), il grosso del gruppo si accinge a sciolinare gli sci (solo Piero e poche altre erano gia' pronti).

La giornata e' sufficientemente fredda, ma per nostra fortuna un bel sole ci accompagnera' per tutta l'escursione, mitigando il passaggio dal clima temperato mediterraneo.

Per un po' seguiamo un tratto di pista costeggiata per diversi km dai pali della luce: durante il lungo periodo invernale, la durata del giorno e' molto ridotta, per cui la pista viene illuminata per meglio permettere il suo utilizzo anche nelle ore notturne.

Ottima neve e scelta azzeccata delle scioline.

Ad un  tratto avvistiamo una "pernice bianca" perfettamente mimetizzabile con la neve intorno; tutti immobili per non farla allontanare, tranne io che provo ad avvicinarmi per scattare una foto di effetto, col risultato di farla scappare via. Qualche giusta imprecazione dai piu' e mia risposta - Chissa' quante altre ne troveremo ! - Non avrei mai potuto immaginare che quell'incontro purtroppo non verra' replicato, ne' con un'altra pernice bianca, ne' con altro animale ...

Dopo alcune ore di cammino nei boschi, giungiamo in un rifugio ove sostiamo e diamo fondo alle nostre riserve alimentari. Tuija mi dice che siamo in un posto di nome Niilanpaa. All'interno della capanna, facciamo la conoscenza di un gruppo di donne finniche non piu' giovani che stanno compiendo un giro dei rifugi portandosi sulle spalle tutto il necessario: ognuna di loro aveva uno zaino enorme !

Al momento di riprendere il cammino per il ritorno, non si trovano piu' gli sci di Fiorella: lunghi momenti di panico, ma fortunatamente il giallo ha un lieto fine poiche' troviamo Piero nel retro del rifugio intento a sciolinarli ...

Il percorso e' ora in leggera discesa, ma non ne godiamo abbastanza poiche' soffia un freddo vento proveniente da nord non proprio a nostro favore.

Verso l'una e mezzo siamo gia' arrivati al punto di partenza; la giornata e' ancora eccezionale e la voglia di muoversi e' tanta per cui mentre una parte del gruppo si dirige verso gli alloggi, Umberto, Piero, Renato, Domenico ed io decidiamo di farci un altro giretto. Il ritmo ora e' piu' elevato (ci siamo tolti quasi tutti i pesi morti) e la sciolina tiene ancora bene, tranne che per Renato che decide dopo poco di fare dietro-front. Affrontiamo di slancio la salita di uno dei tanti "tunturi" ed Umberto, appagato della vista del territorio circostante, preferisce non proseguire con noi bensi' di girare gli sci e tornare indietro. Rimasti in tre a proseguire il giro incontriamo un paio di fanciulle finniche con le quali discorriamo del piu' e del meno.

Dopo un po' ci fermiamo in uno dei tanti capanni disposti lungo le piste per le soste: sono a pianta quadrata (tre metri circa di lato) con le panche disposte lungo il perimetro e al centro il fuoco col barbecue per mangiare qualcosa di caldo. Tutti quelli che entravano tiravano fuori dei bei salsicciotti da fare sulla brace: ce ne fosse stato uno che ci abbia chiesto se volevamo assaggiarne un po' !?! Il tetto a spiovente aveva un largo buco in corrispondenza del fuoco sottostante e la differenza di temperatura esterno/interno fungeva da ottima canna fumaria naturale. All'esterno, a poca distanza, c'e' la legnaia sempre ben fornita di materiale da ardere.

Quando arriveremo a chiudere il giro, avremo aggiunto una dozzina di km ai sedici della mattina col resto del gruppo, cioe' 28 km in totale.

Giunti nel nostro cottage, una bella sauna per togliersi le fatiche di dosso e' doverosa: ci uniamo ad Umberto ed Alfredo nella stanza ove la temperatura e' a livelli incredibili (circa 85^C con punte di 95 !).

Ottima cena self service a base di zuppa calda di asparagi e trancio di salmone alla griglia.

A chiudere la serata tiriamo il collo alla bottiglia di Grappa Nonino portata da Renato, mentre scriviamo le cartoline da spedire a parenti ed amici (e' meglio compiere quest'operazione adesso poiche' trascorreremo i giorni seguenti lontani dalla cosiddetta civilta'). La signora del ristorante ci fa capire che non e' ammesso bere alcoolici, ma ormai ci siamo gia' scolati i tre/quarti della bottiglia e siamo pronti per andare a nanna (scopriremo solo ad Helsinki quali sono le rigide regole finlandesi riguardanti il consumo delle bevande alcooliche).

 

Lunedi 3 aprile 2000   -   Qualche difficolta' a riscaldare il rifugio ove passeremo la notte

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Abbandoniamo la zona turistica per iniziare il giro che ci portera' lontano da piste battute: per diversi giorni saremo soli in mezzo al bianco della Lapponia.

Colazione self service nel solito ristorante dell'albergo: ottima la varieta' dei gustosi panini che utilizziamo anche per prepararci quacosa da portarci dietro per ogni evenienza.

Alle 10 in punto (secondo programma) arrivano i due taxi: sono due grossi furgoncini tipo Ducato su cui carichiamo tutti i bagagli, gli sci e partiamo per raggiungere il punto di partenza del trekking odierno.

Le strade si inoltrano nei boschi con una densita' di popolazione davvero molto bassa.

La via da percorrere e' normalmente coperta da uno strato di neve molto compatto, mentre ai lati la neve e' alta almeno mezzo metro; in questa realta', gli automobilisti locali guidano con estrema tranquillita' mantenendo velocita' piuttosto elevate per le nostre abitudini e poca propensione al ghiaccio (90 km/h !): tutte le auto hanno le gomme chiodate. Dopo una ventina di minuti di viaggio giungiamo ad Harkaselka, punto di incontro con la motoslitta che portera' i nostri bagagli e ci traccera' la pista. Il "driver" e' a dir poco sorpreso nel vedere i nostri bagagli sia per la quantita' che per i modelli poco adatti al raid (tra zaini e borsoni spiccavano le valigie rigide tipo Sansonite) e prova a domandare se si puo' evitare di portare tutto quanto appresso. Non essendo stati avvisati, non abbiamo provveduto a separare la roba che sicuramente non sarebbe servita per i giorni a venire, per cui non siamo in grado di soddisfare la sua richiesta e viene tutto caricato sulle due grosse slitte che la potente motoslitta trainera' per tutto il percorso.

Sono ormai passate le undici del mattino di una splendida giornata di sole quando salutiamo il driver (Kay) ed il suo collega biondo, ancora intenti a sistemare tutti i bagagli sulle slitte, e iniziamo il lungo trekking che ci portera' lontano dai luoghi battuti. Nel giro di poco sparisce ogni traccia di civilta' (strade, case, pali luce, ...) e siamo soli in mezzo alla natura fatta di boschi di betulle, abeti, larici e null'altro piu'.

Dopo alcune ore di percorso tranquillo, ci ricongiungiamo con Kay (il driver-capoguida) il quale, completato il carico, ci ha preceduto battendo la pista e ha preparato il campo scavando nella neve soffice una grossa buca circolare. La buca era a due livelli: l'anello esterno fungeva da panca ove erano distese le pelli di renna per isolare dalla neve, mentre in quello interno piu' profondo trovava posto il fuoco gia' acceso.

Si sente il profumo di pollo, infatti sulla slitta e' posta una cucina da campo ove sta scaldando il brodo di pollo liofilizzato della Knorr.

Non perdiamo tempo: piantiamo gli sci nella neve, ci posizioniamo nella buca accanto al fuoco ove sta scaldando l'acqua per il caffe' e diamo fondo al cibo.

Non era il massimo della comodita', ma eravamo tutti preparati ad affrontare qualche disagio (malgrado qualcuno avesse dimenticato di portarsi appresso la sua scodella, per fortuna che c'era Domenico con le sue usa e getta ...) ed inoltre la bella giornata di sole aveva il potere di mettere allegria a tutti.

E' estremamente difficile muoversi senza gli sci, infatti fatto qualche passo, si affonda inesorabilmente fino ad oltre il ginocchio ed in alcuni casi fino alla vita; ma la giornata e' stupenda, per cui non e' un grosso problema ne' affondare nella neve, ne' cercare di liberare le slitte semiaffondate nelle buche che avevamo creato.

I boschi piu' o meno fitti si interrompono durante l'attraversamento di una palude ghiacciata (chissa' quante zanzare in estate !) e si diradano quando si risale la cima di un tipico tunturi.

Il sole e' ancora alto nel cielo quando al termine di una divertentissima discesa in mezzo al bosco in cui i piu' ardimendosi e tecnici si sono spinti ad usare le tecniche di telemark, avvistiamo il rifugio ove trascorreremo la prima notte del raid. Lo scenario nel suo insieme e' davvero bello ed il morale del gruppo e' a livelli molto alti.

Il rifugio e' stato costruito il secolo scorso dai cercatori d'oro, interamente in legno con un'antica stufa in pietra; per mezzo della porta di ingresso si accede ad un disimpegno da cui si puo' passare a due stanzoni (uno piu' grande dell'altro, uno a destra e l'altro a sinistra del vano di ingresso); decisamente essenziale il mobilio: un tavolo, qualche sedia, la grossa stufa in pietra una cucina con piu' fuochi e un piano rialzato per riposare della capacita' di sei posti stretti. All'esterno, a qualche passo di distanza, sorge una grossa e fornita legnaia, davvero molto utilizzata sia di giorno che di notte, vista la necessita' di tenere sempre al massimo la stufa. Piu' distante (almeno 30 metri) la capanna con la toilette molto essenziale (Piero, munito di badile, liberera' dalla neve la porta di accesso al cesso). Il fiume poco piu' lontano e' facilmente raggiungibile, per la scorta di acqua che il buon Kay ha fatto con l'aiuto della preziosissima motoslitta.

Mentre fuori si stanno ancora scaricando le slitte dei bagagli e del necessario per mangiare, qualcuno si occupa di accendere la stufa con la speranza di riscaldare al piu' presto l'interno.

Non e' stata sufficiente la sostanziosa cena a base di renna e patate, non sono bastati i generosi sorseggi di grappa, non e' servita l'infervorata discussione sul significato di "essere cattolico praticante" e nemmeno le pagliuzze d'oro che Kay ci ha mostrato, hanno permesso di abbattere il gelo presente all'interno del rifugio. Come se non bastasse gia' il freddo, grande e' stata la delusione di tutti quando si e' finalmente tagliato il salame del contadino che avevo portato con orgoglio dall'Italia e si e' purtroppo constatato che era irrimediabilmente andato a male ...

Malgrado tutti i nostri sforzi ed i turni per tenere sempre carica la stufa anche durante la notte, solo dopo diverse ore superiamo la soglia dello zero, ma purtroppo in definitiva, la temperatura non superera' mai i 5^C, segnati dal termometro posto nel punto piu' "caldo" dello stanzone.

Per fortuna che il depliant dell'agenzia viaggi diceva: "Si scia alla volta di Pahaoja e si trascorrera' la notte in un tipico rifugio al calore di un'antica stufa di ferro" !

Decidiamo di restare tutti nello stanzone ove abbiamo cenato (almeno ci facciamo caldo l'un l'altro), per cui mentre in sei si allineano sul piano, gli altri quattro distendono a terra isolanti e pelli di renna e prendono posto nei loro sacchi a pelo; Tuija e Kay vanno a dormire nell'altra stanza.

Forte del mio ottimismo (avevo portato con me il sacco a pelo ribattezzato modello "Rimini", confidente del fatto che si dormiva al coperto e che normalmente soffro il caldo, nonche' dell'allenamento fatto a casa durante il periodo invernale) prima di entrare nel sacco a pelo indosso tutto cio' che era possibile (il limite era dato dalla capienza del sacco) dai guanti, al berretto di lana, dal giaccone a tre calze di lana, infilandomi addosso praticamente tutto e restando addirittura senza la possibilita' di farmi un appoggio per la testa (non avevo piu' indumenti da mettere a mo' di cuscino ...) Forse grazie al fatto che eravamo molto stretti l'uno all'altro/a, o per altri motivi, sta di fatto che durante la notte ho via via tolto piu' strati esterni, riuscendo comunque a riposare in modo soddisfacente: ma si sa' che ovunque mi trovi, io dormo senza problemi ...

 

Martedi 4 aprile 2000   -   Generale sorpresa nell'apprendere il cambio di programma

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Secondo giorno del raid di fondo: le condizioni meteo sono peggiorate notevolmente, ma oggi abbiamo da fare il tratto piu' breve.

Date le condizioni non agiate in cui ci trovavamo, nessuno di noi ha voglia di poltrire nel proprio giaciglio e la sveglia avviene piuttosto presto. Usiamo la neve per risvegliarci definitivamente non avendo a disposizione acqua e ci accorgiamo che la giornata e' decisamente peggio rispetto ai giorni precedenti: fa freddo e nevica copiosamente. In effetti, quando ero uscito durante la notte a prendere un po' di legna dalla legnaia per caricare la stufa, avevo notato che il cielo notturno non aveva lo stesso chiarore delle notti precedenti.

Colazione spartana (perfettamente in linea col rifugio che ci ha ospitato per la notte) e partenza.

In pochi minuti siamo sul fiume Sotajoki ghiacciato e coperto di neve; dopo poco notiamo una capanna in legno coperta da teli posta a poca distanza dal corso del fiume per la sauna (la sauna da queste parti e' di norma e capiremo che capanne di questo genere sono piu' frequenti di quanto avessimo immaginato a priori).

Seguiamo il corso del fiume per una decina di chilometri prima di fermarci per la sosta pranzo in un punto indicato sulla cartina con l'ideogramma del fuoco per un bivacco, di nome Sotajoenkoski (intersezione del fiume Sotajoki con l'Ivalojoki). La zuppa calda di asparagi Knorr viene rapidamente messa al sicuro nello stomaco sia di quelli seduti intorno al fuoco della solita buca nella neve, che di quelli rimasti in piedi per non raffreddarsi troppo. Non ha smesso un solo attimo di nevicare e fa sempre piuttosto freddino. Prima della sosta Domenico si era esibito nei fuori pista (e' un eufemismo parlare di piste in questi posti dimenticati da Dio e dagli uomini) interpretando elegantemente il telemark, imitato da Piero e da me, ma con meno leggiadria di loro due.

Riprendiamo il cammino dopo un sorso abbondante di caffe' caldo seguendo questa volta il corso del fiume Ivalojoki.

La bufera di neve non si placa ed anche la motoslitta ha qualche difficolta' a muoversi nei cumuli di neve fresca che si stanno formando, infatti ad un certo punto troviamo uno dei due carri rovesciato con Kay in paziente attesa dei rinforzi: lo aiutiamo a raddrizzare la slitta e a metterla in condizioni di riprendere il cammino. Per evitare altri problemi, Kay decide di proseguire trainando un solo carro alla volta (facendo due viaggi), col risultato di procedere piu' speditamente e con meno rischi di andare a bagno nel fiume ghiacciato.

Per qualche ora continuamo il nostro cammino lungo il fiume sotto la neve battente in uno scenario sempre uguale (cielo bianco, lunga striscia di neve ghiacciata davanti e dietro di noi in mezzo alla foresta, con qualche punto piu' o meno grosso ove si nota l'acqua sottostante del fiume che scorre); fa freschetto, ma per nostra fortuna abbiamo percorso questo lungo tratto col vento a favore: cio' e' stato estremamente positivo non solo per il notevole risparmio di fatica, quanto soprattutto perche' il vento schiacciava la neve sulle nostre schiene coperte dai "goretex" e non sul viso assai meno efficacemente protetto !

Quando arriveremo a destino non sono ancora scoccate le due del pomeriggio: dal fiume saliamo un sentierino appena accennato tra gli alberi per qualche minuto, prima di arrivare ad un rifugio decisamente diverso da quello di ieri: semplice si', ma molto piu' dignitoso oltre che di costruzione piu' recente e funzionale.

Sono disponibili due salette (ognuna riscaldata autonomamente da una stufa a legna) con diversi letti a castello: ognuno prende posizione sul suo letto (questa volta, a differenza di ieri, si contano alcuni letti rimasti liberi).

Carichiamo subito la stufa di legna ed accendiamo il fuoco non perdendo tempo a disporvi attorno tutti i nostri indumenti bagnati. Mentre stiamo prendendo la cioccolata calda per scaldarci, veniamo informati da Kay di un cambio di programma deciso unilateralmente prima della nostra partenza da Kilopaa, di cui non eravamo affatto al corrente. La nostra reazione non e' positiva poiche' salteremo la visita alla fattoria delle renne, perdendo anche l'unico contatto previsto con i Saami. Ne' Tuija ne' Kay conoscono le ragioni del cambio e non c'e' nemmeno la possibilita' di parlare con Eva a Kilopaa, per cui restiamo d'accordo che accettiamo la modifica del programma, ma che ne discuteremo non appena riusciremo a stabilire il contatto telefonico, per ora reso impossibile dalla conformazione del terreno in cui ci troviamo.

Nel giro di poco tempo la temperatura all'interno del nostro rifugio raggiunge valori ideali ed apprezziamo moltissimo la vista della neve che cade all'esterno, mentre noi siamo dentro al calduccio.

Il secolo scorso in questo luogo si era venuta a costituire una comunita' di cercatori d'oro tale da rendere giustificata la creazione di un ufficio del governo; durante il lungo inverno restava solo una persona a presidiare la costruzione governativa (qualcuno e' diventato pazzo): Kay aveva solletticato la nostra curiosita' al punto che usciamo dal caldo rifugio per tornare all'esterno ove perdurava la bufera al fine di visitare il fabbricato, ora museo (tutta la mobilia e' stata pero' trasferita in un altro museo cittadino).

Vuoi la fame, vuoi il freddo, sta di fatto che rientriamo con piacere nel rifugio per consumare una bella cena a base di salmone per meta' cotto nella stagnola e per meta' affumicato, con un abbondante contorno di riso bollito. Chiudiamo in bellezza sorseggiando la solita grappa.

Fuori la neve non cessa di fioccare, ma questa notte noi abbiamo addirittura sofferto il caldo !

 

Mercoledi 5 aprile 2000   -   Il lago senza fine di nome Hammasjarvi

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Terzo giorno del raid di fondo: lunghissima giornata di fondo durante la quale copriamo il tratto piu' lungo (35 km). Anche oggi nevichera' tutto il giorno di una neve finissima che si scioglie addosso lasciandoci bagnati. Fa' freddo e la giornata e' pessima.

Anche oggi la sveglia avviene di buona mattina: colazione e lasciamo il caldo rifugio alle 09.30 per riprendere la marcia al freddo e sotto la neve battente senza sosta. E' caduta davvero tanta neve durante la notte, infatti si affonda facilmente e si fa parecchio fatica a procedere: Tuija al solito apre la fila indiana, ma dopo poco si deve arrendere ed attendiamo il passaggio della motoslitta che compatta un po' la finissima neve fresca.

Per quasi tre ore continuamo a procedere affianco il letto ghiacciato dell'Ivalojoki poco riparati dal vento e per nulla dalla neve che non cessa di cadere nemmeno un attimo.

Quando vediamo Kay che ha preparato la solita buca col fuoco acceso in un punto anonimo con qualche albero intorno, siamo solo parzialmente contenti della sosta per mettere qualcosa di caldo nello stomaco, perche' nevica forte e la poca vegetazione e' assolutamente insufficiente a ripararci dal freddo. Infatti, quando riprendiamo il cammino, alcuni di noi che hanno preferito tenersi gli indumenti umidi addosso, sono ora completamente gelati.

Per ore ed ore continuamo a procedere in un paesaggio che non subisce alcuna modifica, sempre in compagnia della bufera di vento e neve; ormai ne e' caduta talmente tanto di neve che in alcuni punti spuntano dai cumuli solo i ciuffi terminali degli alberi denunciando accumuli di qualche metro !

Anche la seconda sosta che facciamo non e' al riparo di nulla e continua a fare freddino ...

Avevo notato che Kay prendeva la legna da ardere direttamente dalla pianta ed era praticamente secca; forse perche', date le bassissime temperature invernali, la clorofilla circola molto internamente rendendo i rami molto simili a quelli secchi. Col suo coltello affilatissimo tagliava finemente alcuni ramoscelli che prendevano facilmente fuoco, malgrado fossero ghiacciati per meta', ma questa volta, forse a causa della neve che continua a cadere, il fuoco non prende affatto.

Mentre noi spazzoliamo la zuppa Knorr bollente (preparata con la cucina da campo situata sulla slitta), Kay si ostina a cercare di accendere il fuoco con tutti i mezzi, ma invano.

A pomeriggio inoltrato incontriamo lungo il nostro percorso l'unica costruzione in legno della giornata: una bella casa assai pittoresca circondata da alberi di alto fusto (inutile dire che non c'era traccia di umani, probabilmente e' abitata solo in estate ...)

La giornata e' veramente lunga e, come se non bastasse, l'ultimo tratto di oltre 6 km e' sul lago ghiacciato di Hammasjarvi: gli sci non tengono piu', bisognerebbe azzeccare la sciolina giusta, qualcuno fa qualche esperimento mal riuscito e la fatica si fa sentire. Si prova a fare il passo pattinato, ma le condizioni del terreno non sono ideali ed e' faticoso ugualmente, anche se e' positivo cambiare il passo da alternato a pattinato, poi di nuovo alternato, poi pattinato ...

Questi ultimi chilometri sembrano non finire mai ed ognuno, chi piu' chi meno, deve fare i conti con le proprie riserve fisiche e mentali. Nel frattempo e' finalmente quasi cessato di nevicare ed anche la visibilita' e' aumentata. Ogni tanto mi volto: dietro, molto distante c'e' Piero attento come sempre a chiudere la fila indiana con Umberto e Alfredo in difficolta', piu' avanti a loro Domenico con Renato procedevano con passo lento ma costante, mentre Fiorella, Nadia, Terry e Linda davano dimostrazione di possedere complessivamente una condizione psico-fisica migliore dei loro colleghi maschi. Ad un certo punto vedo qualcuno cadere, malgrado la distanza mi pare di riconoscere Alfredo; sara' passato un lunghissimo minuto prima che Alfredo, con l'aiuto di Piero, si rimettesse in piedi sugli sci e riprendesse faticosissimamente il cammino. Finalmente intuisco che la motoslitta ferma, che avevo notato da diversi minuti, e' di Kay e realizzo anche che siamo finalmente giunti a conclusione della dura giornata. Kay e' intento a trivellare il ghiaccio con il suo apposito arnese al fine di recuperare l'acqua da bere e per cucinare. Mi fa notare dov'e' il rifugio: nel cielo tinto completamente di bianco vedo l'innalzarsi di un pennacchio bruno e comprendo che siamo davvero arrivati.

Gli suggerisco di mollare tutto ed andare incontro ai ritardatari perche' li ho visti in difficolta': lui non perde tempo a saltare sulla motoslitta e tornare indietro. Informo della cosa gli altri che via via mi raggiungono e restiamo in attesa del ritorno di Kay pregustando un po' tutti le foto che faremo a testimonianza della "debacle". Sia Alfredo che Umberto sono giunti alla frutta, ma dimostrano di essere tosti e non mollano: danno a Kay gli zaini, ma non accettano il passaggio. Sono circa le 19.00 quando arriviamo al rifugio: tenendo conto che stamattina siamo partiti alle 09.45, tolte le soste, abbiamo impiegato oltre sette ore per coprire i circa 35 km tra i due posti tappa.

Questo rifugio e' un capanno poco distante dal lago composto da uno stanzone con una stufa, una cucina ed un piano rialzato per dormire. Un'altra stanza e' disponibile (dormiranno la' Kay, Tuija e Renato) ed inoltre c'e' pure a disposizione una sauna gia' caricata d'acqua a scaldare e pronta per l'uso (mitico Kay !). A poca distanza da questa costruzione, al solito c'e' il cesso ed inoltre esiste pure una classica tenda lappone disponibile per le guide quando il gruppo e' numeroso ed occupa tutte le stanze.

Appena entrato al caldo, non perdo tempo a togliermi di dosso tutti gli indumenti bagnati ed a sistemarli vicino alla stufa che presto sembrera' piu' un albero di Natale, tante sono le cose appese ai vari ganci e distese sui cordini. Realizzo ancora una volta quanto sono importanti in queste condizioni i sovrascarpe che abbiamo indosso, i quali, oltre a limitare l'entrata della neve, rivestono l'importante funzione di barriera termica, mantenendo i piedi piu' asciutti e piu' caldi.

Alfredo ed Umberto entrano nel rifugio completamente prostrati. Umberto e' sfinito, si toglie a malapena il goretex e si lascia cadere sul piano per riprendere fiato; Alfredo sembra reagire meglio: si toglie gli scarponcini, dice qualche parola, ma dopo poco si sente male, per riprendersi definitivamente solo durante la cena. Anche Umberto ha i brividi di freddo, ma una volta tolti gli indumenti fradici, riprende colore e fiato in poco tempo.

Dopo tre giorni che non toccavamo acqua per lavarci, davvero superlativa e' la sensazione che si prova con la sauna. Le donne piu' disinibite (... e tentatrici, si sa' ...) dei maschietti, non hanno perso tempo a fare il primo turno nella sauna (unico uomo Piero) e sono poi uscite nude in mezzo alla neve perfettamente a loro agio, malgrado il termometro segnasse temperature inferiori allo zero !

La cena e' a base di pasta con polpette di carne seguite dalle crepes.

Forse grazie alla sauna, oppure tutto merito del tepore della stufa, probabilmente anche il cibo ed il vino avranno dato il loro deciso contributo, sta di fatto che tutti, anche Alfredo (completamente ristabilito) ed Umberto (perfettamente nuovamente a suo agio) hanno ormai messo via l'attraversamento del terribile lago e la lunga giornata al freddo bagnati sotto la neve, per lasciare posto all'allegria ed all'ottimismo per la giornata che verra' domani (sara' bello prima o poi ...!)

E' il compleanno di Linda oggi ! Lo festeggiamo degnamente stappando del buon spumante portato dall'Italia (come del resto tutte le altre bottiglie di vino e di grappa che ognuno aveva messo nel proprio bagaglio) alla luce delle nostre torce e di un lumino a gas (in dotazione al rifugio) posizionato in modo strategico nella stanza.

Proviamo anche stasera a metterci in contatto con Eva per discutere del cambio non previsto di programma, ma il telefonino continua a non prendere.

Fuori continua a nevicare e fare freddo, ma noi siamo al calduccio ... peccato che per andare a fare i bisognini (anche quelli piu' semplici) bisogna uscire e farsi un centinaio di metri nella neve al freddo ...

E' ora di andare a nanna: anche stanotte staremo all'interno dei nostri sacchi a pelo stretti stretti una/o accanto all'altro/a: casualmente mi trova affianco Linda, proprio la notte del suo compleanno ...

 

Giovedi 6 aprile 2000   -   Completiamo il giro senza problemi ed in bellezza

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Quarto giorno del raid di fondo: finalmente smette di nevicare ed arriva il bel tempo. Nel tardo pomeriggio siamo tornati nella civilta': riscaldamento, doccia calda, luce elettrica, letto vero, ristorante coi camerieri che servono ai tavoli, ... che pacchia !

Ci svegliamo che fuori sta ancora nevicando, stanotte non ha smesso un attimo, mentre dentro ha fatto davvero caldo.

Quando lasciamo il rifugio fiocca ancora, ma la temperatura e' salita di molto (siamo sui -4^C) e cio' che piu' conta, sembra che il tempo stia volgendo al meglio !

C'e' un casino di neve fresca polverosa depositata che ci impedisce ad andare: Tuija ha davvero grossi problemi ad aprire la traccia ... Da li' a poco, non solo passa Kay con la motoslitta ad abbozzare la traccia della pista, ma addirittura smette di nevicare ed i primi raggi di sole spuntano rendendo tutto piu' allegro: finalmente c'e' la possibilita' di goderci nuovamente il giro !

Dopo circa 8 km di percorso piuttosto pianeggiante ma vario perche' attraversiamo in continuazione boschi di betulle e di abeti, facciamo la prima sosta al riparo di un rifugio del tipo quelli incontrati il primo giorno nel parco Kekkonen: semplice costruzione in legno a pianta tonda con foro centrale nel tetto in corrispondenza della stufa posta all'interno e panche disposte lungo il perimetro attorno alla sorgente di calore.

Approfittiamo della sosta e per mettere qualcosa sotto i denti e per stendere la klister sotto gli sci che oggi non tengono per nulla. Il mix di scioline stick colore blu' e verde, adoperate fino ad oggi, non ci ha mai creato problemi di tenuta (escluso l'attraversamento del lago ghiacciato il giorno piu' lungo), ma le condizioni della neve che finora il freddo aveva mantenuto pressocche' stabili sin dal primo giorno sono considerevolmente cambiate per il drastico ed improvviso innalzamento di temperatura odierno che sta sciogliendo la neve fresca farinosa caduta senza posa questi ultimi giorni.

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