Prendi un'idea
di Gianni, proponila ad un paio di giovani, Carlo e Lorenzo, che si accostano
alle ciclo-eno-gastro-turistiche, associa Aldo il loro tutore, aggiungi l'esperienza
di Ambrogio ed affida il tutto alla paziente penna di Pie ... ecco nascere
la
Ciclo-eno-gastro-turistica " CORSICA bici & jazz "
(24 giugno - 1 luglio 2000)
ovvero, un eccitante cocktail di esercizio fisico combinato all'ascolto
di buona musica, in un contesto tanto suggestivo quanto rilassante. Per una
settimana si sono alternati percorsi in MTB attraverso i non facili sentieri
corsi, alle piacevoli note di pezzi musicali eseguiti da artisti noti e
sconosciuti. La prima ciclo del 2000, terzo anno DC (Dopo la
frattura della mia Clavicola) e' stata caratterizzata anche dal
prepotente ingresso della tecnologia dei telefoni cellulari.
Piccolo glossario dei termini della
MTB piu' "trendy"
L'itinerario: appunti di viaggio
vissuto
Sabato 24 giugno -
il Moiols dimentica il biglietto del treno appena acquistato
Domenica 25 giugno -
lezioni pratiche di MTB del prof. Moiols "OTB" &
"chain suck"
Lunedi 26 giugno -
tremenda traversata: buona parte della salita non era pedalabile
Martedi 27 giugno - giornata
di "scarico"
Mercoledi 28 giugno -
altro errore di valutazione nel preparare a tavolino il percorso
Giovedi 29 giugno -
festeggiamo la vittoria dell'Italia ed il mio compleanno
Venerdi 30 giugno -
tappa di avvicinamento a Bastia con pernottamento a Nonza
Sabato 1 luglio - conclusione
della ciclo
------------
La mia mitica Duna
straccion vagon e l'ordinaria Punto di Gianni, sono piu' che sufficienti per
portare sei persone piu' bici e bagagli dalla Brianza all'imbarco sul traghetto
a Genova. Causa "cost reduction" solo la Punto traversera' il Mar
Ligure e verra' utilizzata per trasportare i bagagli fino a Calvi, mentre il
grosso dei biker si spostera' utilizzando la propria bici ed il treno.
Dall'ottimo alloggio trovato a Calvi ogni giorno abbiamo compiuto giri in bici
piu' o meno impegnativi, alternati a nuotate piu' o meno lunghe e rilassanti.
tappa |
percorso |
chi |
mezzo |
note
bici |
1 |
ST
Agrate - Genova Genova
- Bastia Bastia - Calvi Bastia
- Novella Novella
- Calvi |
tutti " Gianni/Carlo Aldo/Lorenzo/Ambrogio/Pie |
auto traghetto auto treno+bici |
59km
/ 3 ore / sterrato 0% / vento molto forte a raffiche |
2 |
Calvi
- tour della Revellata |
tutti |
bici |
26km/sterrato60%/dislivello500m |
3 |
Calvi-Panoramica
x Galeria-Tuvarelli- Bocca di Luca - Bocca di Bonassa -Foresta di
Bonifatu-Bocca Reza- aeroport de Calvi-Calvi |
tutti |
bici |
78km/sterrato30%
di cui 50% con bici in spalla |
4 |
Calvi
- Notre Dame de la Serra - Calvi |
tutti |
bici |
25
km / sterrato < 10% |
5 |
Calvi
- aeroport de Calvi - sentiero tra mare e monti - Bocca u Corsu - GR20 -
Calenzana - Zilia - Cassano - Montemaggiore - Calvi |
tutti |
bici |
60
km / sterrato ~30% spine
e rovi ovunque |
6 |
Calvi
- aeroport de Calvi - Bocca di Marsolinu - Bocca Bassa - spiaggia Ferraiola -
Calvi |
tutti |
bici |
70
km / sterrato
0% |
7 |
Calvi
- Ile Rousse - Desert des Agriates - spiaggia St Florent - Nonza Calvi - Nonza |
Ambr/LorenzoGianni/Pie Carlo |
bici auto |
93
km / sterrato
0% |
8 |
Nonza
- Pino - Col de Ste Lucie - Sta Severa - Bastia Nonza - Bastia Bastia
- Genova |
Lorenzo/Pie/
Ambr/Carlo Gianni/Lorenzo tutti |
bici auto traghetto |
69
km / sterrato
0% |
-------------------
Aldo MOIOLI : ha
pazientemente e professionalmente fatto da chioccia a Carlo e Lorenzo,
matricole del gruppo ciclo-eno-gastro-turistico. Il professor Moiols ha
gratuitamente messo a disposizione dei due la sua pluriennale esperienza
impostando un corso di MTB composto di lezioni teoriche la sera dopo cena,
seguite da alcune dimostrazioni pratiche di tecnica di bici; meritevoli di nota
sono l'eccezionale demo di "OTB" (Over The Bar), ove il Moiols ha
dato prova degna dei migliori cascatori professionisti, nonche' di "Chain
Suck", ovvero il risucchio, l'arrotolamento della catena con incastro:
esempi di forte impatto sui due giovani. Sempre organizzato per fronteggiare
ogni evenienza, ha stranamente avuto qualche sbadataggine, prontamente (o
quasi) pero' rimediata. Una curiosita' utile per contrastare chi russa di
notte: nella sua dotazione tra le "varie ed eventuali" aveva pure i
tappi nelle orecchie, da lui utilizzati sistemeticamente ogni notte.
Gianni VEZZANI : ha
avuto lui l'idea di accumunare una ciclo al Festival Jazz che il paese di Calvi
dedica ogni anno l'ultima settimana di giugno. Malgrado le ore trascorse in
sella alla bici e a dispetto della stanchezza che prende tutti i comuni
mortali, il Vezz e' stato il piu' attento ed assiduo frequentatore degli appuntamenti
canori del festival jazz, mentre i piu' sceglievano di andare a nanna o si
appisolavano sul posto.
Pierangelo TESORO :
sfortunato protagonista (suo malgrado) dell'anticipata conclusione
dell'ultima precedente ciclo slovena (che risale addirittura a luglio 1997), e'
stato uno degli organizzatori. Non ancora completamente ristabilito dalle
conseguenze dell'incidente, cercava spesso di dare un taglio conservativo agli
itinerari, rimandando ad altri appuntamenti l'impostazione piu' aggressiva: la
descrizione poco fedele alla realta' contenuta nel libretto dei percorsi e
l'assenza di manutenzione dei sentieri, hanno pero' vanificato le sue intenzioni
moderate, infastidendolo non poco (v. i contrasti col Moiols riguardanti
l'autore del libro di VTT). Ha diligentemente e pazientemente preso nota delle
giornate trascorse per redigere ancora una volta il suo personale rendiconto
della ciclo.
Ambrogio D'ADDA : si e' spesso lamentato in occasione di tappe
lunghe senza soste intermedie, evidenziando una frequente necessita' di
mangiare; le sue scelte nella composizione mattutina del bagaglio sono state
poi anche criticabili, poiche' non ha mai provveduto a contrastare questo punto
debole portandosi dietro qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti nei
momenti piu' critici della lunga giornata.
Lorenzo BIENATI :
matricola del gruppo cegt promosso a pieni voti dal prof. Moiols: ha
messo in mostra una buona potenza in salita ed una tecnica di alto livello.
Aveva da poco acquistato una non eccelsa ma onorevolissima MTB, che pero' ha
mostrato i suoi limiti quando e' stata sottoposta ad intenso lavoro in
condizioni non facili: non e' riuscito a terminare il giro ed ha avuto bisogno
del soccorso auto ad una trentina di chilometri dalla conclusione della
settimana in bici.
Carlo VIGIANI : altra
matricola del gruppo cegt, ha anche lui superato i difficili test programmati
dal severo prof. Moiols. E' stato determinante nella scelta degli alloggi
sempre azzeccati e quando gli e' toccato di preparare la cena. Ha sofferto piu'
degli altri le asperrita' trovate lungo il percorso, ma non ne ha risentito
piu' di quel tanto. Si e' autopremiato riservandosi la migliore camera
dell'appartamento affittato a Calvi per ben sei giorni.
|
punti
di forza |
punti
di debolezza |
Aldo |
. esperienza organizzativa . entusiasmo . fornitore unico di
prosecco . e' molto in voga tra i
giovani perche' "trendy" |
. distrazione (biglietto
ferroviario dimenticato nel
marsupio) . non aveva con se' le
slide del corso di MTB |
Lorenzo |
. tecnica ciclistica e
forma fisica . giovane promessa della
MTB . ha una sorella molto
carina |
. MTB di qualita' non
adatta alle sue capacita' . non si e' ancora affermato nella classica cronoscalata di Colle Brianza |
Gianni |
. esperienza di vita . sta giorni e giorni senza
dormire |
. dato non disponibile |
Ambrogio |
. capacita' di adattamento |
. russa ed ha spesso fame |
Carlo |
. ottimo cuoco . giovane promessa della
MTB |
. spalla lussata da operare |
Pie |
. fortunato proprietario di
Duna, al momento
temporaneamente in riparazione . tiene nota degli
avvenimenti e relaziona spesso |
. clavicola non ancora
sistemata del tutto: in difficolta'
nel "portage" |
--------------------
Telefonini: e' stata la prima ciclo del
nuovo secolo, la cosiddetta "Ciclo tecnologica", contraddistinta
dall'introduzione dei telefonini; quattro sesti del gruppo era dotato di
cellulare (alcuni non erano abilitati per le chiamate, ma funzionavano in
ricezione); solo Gianni ed io ne eravamo sprovvisti. Bisogna ammettere che si
sono rivelati assai utili in piu' di una occasione (v. quando Aldo si era
accorto di non avere piu' i biglietti del treno e quando Lorenzo resta
appiedato per un problema meccanico alla sua bici, ...)
Portage: questa ciclo e' stata anche caratterizzata
da questo neologismo di lingua francese, che sta ad indicare l'azione del
portare la bici in spalla; da notare che si e' anche fatto il
"portage" dei bagagli.
Vento: per fortuna c'e' stato parecchio vento ! Il
primo giorno anche fin troppo forte ... e ci ha messo non poco in difficolta',
ma i giorni restanti ci ha permesso di apprezzare il vantaggio non trascurabile
di pedalare sotto il sole, rinfrescati da una piacevolissima brezza, ora di
mare, ora di terra. Nelle occasioni (poche) in cui e' stato assente, si e'
sofferto parecchio il caldo afoso.
Problemi tecnici alle bici:
siamo stati oggetto di diversi problemi legati alle biciclette, di cui
uno (quello di Lorenzo) non riparabile; le altre difficolta' meccaniche si sono
risolte sia grazie alla competenza (caso del "chain suck" di Aldo)
sia alla fortuna (caso della ruota dentata del mio cambio: ho ritrovato tutti i
singoli pezzi lasciati lungo la strada). Si sono inoltre registrate davvero
tante forature (Gianni 1, Lorenzo 1, Aldo 1, io ben 4). Se la ragione principe
delle forature e' stata identificata (abbinamento foro grosso sul cerchio ruota
/ valvola a sezione piccola di tipo "Presta" non consigliabile,
nonche' passaggi forzati nell'intrico dei rovi), si puo' dire che anche la
causa degli altri problemi sta in una serie di fattori che vanno dalla mancata
prevenzione (serrare bene tutte le parti prima di una ciclo impegnativa e fare
un check-up globale della bici), ad un uso in condizioni non facili, ad una
certa dose di sfortuna e forse all'economicita' del mezzo meccanico utilizzato.
Scelta dei percorsi su sterrato :
quando abbiamo voluto realizzare un itinerario tipico delle MTB, abbiamo
sistematicamente fallito. Probabilmente siamo stati troppo ottimisti, forse non
siamo stati capaci di valutare bene le difficolta' del terreno corso ... di
fatto e' assolutamente vero quanto dice la guida acquistata in loco: non viene
fatta manutenzione dei sentieri, i quali sono percio' molto pietrosi e
dissestati. Ci siamo trovati in estrema difficolta' sia quando abbiamo scelto
un itinerario preso dalla guida di VTT, che quando abbiamo attentamente
valutato la planimetria della cartina 1:25.000, acquistata apposta per evitare
il portage faticoso e disagiato.
Mezzi di spostamento : valutiamo i
diversi veicoli utilizzati durante la settimana corsa. Traghetto: della
Moby Lines con sei ore di traversata; e' un tempo piuttosto lungo, ma si puo'
dormire, scrivere, leggere, mangiare, parlare, ... Trenino: non fra i
piu' moderni, ma certamente da provare per le emozioni ed i paesaggi che
attraversa. Auto: si e' fatto bene a traghettare una macchina in
Corsica, infatti si sono coperti tutti i tragitti in bici senza il carico degli
zaini, inoltre e' stata determinante quando la bici di Lorenzo e' andata KO. Biciclette:
questa volta hanno avuto e dato diversi guai (v. sezione "Problemi tecnici
alle bici"), sostanzialmente pero' hanno fatto il loro dovere,
considerando il fatto che sono state messe davvero a dura prova.
Provviste :
l'acquisto dei generi
alimentari e' stato decisamente azzeccato, infatti non e' avanzato nulla grazie
l'ottima pianificazione alimentare; abbiamo sempre mangiato a casa in modo
eccellente, tranne la prima e l'ultima sera, oltre al pranzo a Calenzana al
termine del disgraziatissimo sentiero mare/monti.
Alloggi : non era stato programmato nulla prima della
partenza, infatti abbiamo trovato e scelto direttamente sul posto. A Calvi ci
siamo rivolti all'azienda del turismo (Syndacate d'Initiative) che ci ha
indirizzato verso la Signora Ute Schroeder abitante a "Les Rochers"
Route d'Ajaccio - 20260 Calvi - i suoi riferimenti sono: tel. 04.95653183 cell.
06.09866936 e-mail: ute.schroeder@wanadoo.fr. Il nostro alloggio si trovava ad
un paio di chilometri dalla spiaggia sabbiosa sulla strada per Ile Rousse ad un
chilometro circa dal porticciolo. Uscendo da Calvi in direzione opposta (verso
il Sud), dopo un paio di chilometri c'e' un bel residence (composto
principalmente da bungalow) ad un prezzo pero' superiore: e' il "Residence
de tourisme Tramariccia" (due stelle) - Route d'Ajaccio - 20260 Calvi -
tel. 04.95659400 - fax 04.95659401. Giunti a Nonza, Carlo ha chiesto all'unico
ristorante del paese e la cosa si e' subito risolta: "Auberge
Patrizi" tel.: 04.95378216 - fax 04.95378640.
Spese : sono state assai contenute grazie alla
formula prescelta che ci ha permesso di ridurre considerevolmente il prezzo da
pagare per il vitto e alloggio. Gli otto giorni della ciclo corsa sono costati
mediamente piu' di 800.000 lire, di cui circa 300.000 lire sono state spese per
mangiare, 165.000 lire per l'alloggio, circa 200.000 lire sono andate ai
trasferimenti (traghetto, benzina, trenino).
Condizioni atmosferiche : siamo
stati fortunati, infatti e' stato bello tutti i giorni della nostra permanenza
sull'isola. Il sole ha allietato i nostri bagni ed una fresca brezza non ci ha
fatto soffrire eccessivamente il caldo, tranne nelle zone interne dell'isola.
I vocaboli ed i concetti riportati in questa sezione costituiscono un
estratto minimale delle "lezioni
teoriche di MTB" tenute dal Moiols
durante il suo corso. Ringrazio il
Prof. Moiols per aver concesso
l'autorizzazione alla diffusione delle sue riflessioni.
Camel Back :
trattasi di un moderno
otre per liquidi che si assicura all'individuo a mo' di zaino, provvisto di una
cannucia che si puo' fissare alla maglia a portata di bocca. Importato
direttamente dagli States, ha conosciuto un periodo di grossa crisi causata dal
piu' nostrano e genuino "Dromedar back" lanciato in occasione della
cegt sul Gargano nel 1994.
Chain Suck : espressione molto in voga
nei circoli di MTB elitari che letteralmente significa "Risucchio della
catena" (v. sezione "I partecipanti"). In caso di chain suck,
l'MTBiker esperto libera la catena grazie ad un semplice attrezzo che dovrebbe
far parte del suo set di pronto intervento: lo smagliacatene.
Cleaning : un
accorto MTBiker dovrebbe sempre prevedere una fase di "bici cleaning"
al termine ed in previsione di una uscita in MTB; l'attenta pulizia di tutte le
parti di trasmissione e' fondamentale anche per prevenire danni e problemi
meccanici; il prof. Moiols consiglia una scatola di plastica usata di
"Nesquik" per contenere il set di pulizia minimo (straccetto, olio,
pennellino, liquido detergente ...) .
Collar Bone :
sinonimo tecnico della clavicola; e'
purtroppo entrato prepotentemente a far parte del dizionario a partire da
luglio 1997.
Double check / Cross check : modo di dire usato per intendere la verifica
di quanto pianificato ed averne sempre la conferma, a scanso di sorprese.
Grip shift :
tipo di cambio montato sulle MTB di qualita'
media e bassa; ruotando la manopola sul manubrio si determina il cambio di
corona.
Let the bike go : esprime un concetto
fondamentale nella MTB; nei tratti in discesa molto sconnessi bisogna lasciare
che la ruota anteriore della bici trovi la sua strada, per cui mantenendo una
certa dinamicita' ed arretrando il peso del corpo all'indietro bisogna
allontanare la paura e far andare la bici.
Maintenance :
un accorto MTBiker dovrebbe sempre prevedere
una fase di manutenzione della sua bicicletta, soprattutto dopo un uso
prolungato in condizioni limite; un set ridotto di attrezzi indispensabili per
questa operazione dovrebbe trovare sempre posto nel corredo del
ciclo-eno-gastro-turista.
Middle Chain : (pr. milcen: mille-e-cento
in dialetto brianzolo); nei tratti in discesa dell'"off road", e'
bene posizionare la catena sulla corona di mezzo del cambio anteriore; in
questo modo si massimizza l'efficienza della pedalata in caso di necessita' e
si minimizza il rischio di "chain suck".
No helmet no ride : espressione usata da chi sostiene che il
caschetto va sempre indossato quando si va in bici.
No mud no glory :
motto storico molto in voga nei deserti
dell'Arizona. Rappresenta la soddisfazione, l'orgoglio di affrontare e superare
ostacoli, che vengono esaltati in condizioni rese ancora piu' difficili dal
terreno fangoso (morale: piu' fango hai sulla bici e sugli indumenti, e piu'
sei un MTBiker tosto).
Off Road : teatro ideale della MTB. L'off road rappresenta praticamente tutti
i percorsi dove le automobili non la fanno da padrone.
OTB : acronimo di Over The Bar, passaggio tipico
del biker al di la' del manubrio, nel malaugurato caso di caduta in avanti (v.
sezione "I partecipanti").
Paved Road : e' in contrapposizione
all'off road; in questo caso siamo su strade asfaltate.
Portage : unico termine non yankee di questo piccolo
glossario, in rispetto dei francofoni e dell'esperienza in terra corsa (v.
sezione "Note e consigli").
Prevention : un accorto MTBiker dovrebbe
sempre tenere a mente questo importante fattore; la prevenzione e' sempre
fondamentale per ridurre al minimo i rischi ed i problemi legati al fai-da-te.
Single Trek : esasperazione dell'"off
road" quando il sentiero si riduce ad una stretta traccia. Richiede
esperienza, buona tecnica ed a volte anche una certa dose di incoscenza.
The sooner the better : espressione usata
quando e' fondamentale prendere in fretta una decisione; l'esperienza aiuta a
prendere assai velocemente la scelta giusta.
Warm-up : durante la fase di riscaldamento si evidenzia
la netta differenza tra il giovane MTBiker e quello piu' avanti negli anni; la
fase di "warm-up" e' direttamente proporzionale all'eta'.
Giornata molto densa di avvenimenti e
soprattutto lunga: inizia alle tre e mezzo del mattino per concludersi dopo
l'una di notte. Malgrado i tanti punti interrogativi, l'esperienza riesce a far
si' che ad uno ad uno tutti i tasselli si compongono e riusciamo ad arrivare a
Calvi senza particolari patemi d'animo. La nostra base sara' una tranquilla
abitazione poco distante dal porticciolo, cuore pulsante del Festival Jazz.
L'appuntamento nel parcheggio ST e' alle 04.30 in punto: bisogna
partire presto per non rischiare di perdere il traghetto da Genova la cui
partenza prevista e' alle 08.00. A quell'ora di notte sotto l'occhio attento
dei vigilantes ST, effettuiamo tutte le operazioni di carico delle due auto
scelte per il trasferimento fino all'imbarco sul traghetto: nella mitica Duna
troveranno posto i bagagli, due persone, quattro bici ed "n" ruote,
mentre sulla Punto di Gianni quattro persone e due bici.
Solo la Punto verra' imbarcata colma dei bagagli: le bici saliranno coi
padroni, tanto non pagano il passaggio ponte. Non avendo prenotato alcuna
sistemazione, una volta giunti a Bastia due persone con due bici (questa volta
montate sui portabici gia' predisposti allo scopo) e gli zaini viaggeranno
spediti alla volta di Calvi, in modo da giungervi in tempo utile per la ricerca
dell'alloggio. Gli altri quattro copriranno il percorso che separa Bastia da
Calvi in qualche modo: si conta molto sul treno, almeno per un tratto, essendo
il tragitto troppo lungo da farsi in un solo pomeriggio (stiamo parlando di circa
120 km di continue salite e discese, con l'attraversamento del deserto des
Agriates).
La partenza dal parcheggio ST avviene secondo le previsioni alle 04.40:
la raccomandazione e' di viaggiare a vista con la Duna possibilmente avanti a
fare l'andatura: alle 04.41 le due auto perdono il contatto visivo col dubbio
atroce di quale delle due e' avanti all'altra.
Problema immediatamente risolto grazie ai telefonini previsti in
entrambe le vetture.
La sosta all'autogrill e' solo per chi e' debole di vescica: in due ore
siamo sul ponte Assereto a Genova da cui partono i traghetti della Moby Lines
per la Corsica.
Non perdiamo tempo a scaricare ed assemblare tutte le biciclette,
tranne quella di Gianni che resta all'interno della Punto (non sul tetto per
non pagare il sovraprezzo), acquistiamo i biglietti e consegno la Duna a mio
padre, che non e' riuscito a portarci la focaccia per via dell'orario poco
propizio.
Il nostro traghetto parte in orario in una bella giornata di sole con
vento teso. La traversata dura sei ore ed un quarto che impieghiamo in massima
parte recuperando il sonno perso durante la notte distendendoci sul ponte.
Molti passeggeri accusano mal di mare e taluni lasciano evidenti tracce del
loro malessere, ma fra di noi non ci sono defaillance: il sonno ci ha protetti
a dovere.
Giunti al riparo del dito, il mare si calma decisamente, per cui
decidiamo di approfittarne per mangiare di gusto un piatto di maccheroni al
sugo con melanzane.
Scesi a terra ci dirigiamo subito verso la stazione ferroviaria (dal
traghetto Moiols aveva chiesto informazioni via telefonino riguardo
destinazioni ed orari): c'e' un treno che da Bastia porterebbe a Calvi alle
16.20.
Decidiamo di fare il biglietto fino ad Ile Rousse (i restanti 24
km li avremmo coperti in bici), mentre Gianni con Carlo andranno con la Punto
dritti a Calvi a cercare l'alloggio.
Il passaggio in treno risulta essere molto costoso: il biglietto per
quattro persone e quattro biciclette e' pari a ben 616 FF (circa 45.000 lire a
biker).
Impieghiamo poco tempo per metterci in tenuta da bici in una zona
sufficientemente al riparo da occhi indiscreti del piazzale della stazione (da
censurare chi non aveva previsto questa fase nella composizione dei bagagli ed
ha costretto Gianni ancora una volta a tirare fuori dall'auto i borsoni per
reperire l'abbigliamento necessario: non dico il nome, preciso solo che era la
chioccia delle nostre matricole).
Teniamo con noi solo lo zainetto col poco che ci serve e lasciamo
Gianni e Carlo con la Punto: appuntamento volante verso le 17.30 via telefonino
per aggiornamenti.
Abbiamo ancora quasi un'ora di tempo prima della partenza del treno,
per cui ne approfittiamo per andare a pedalare in centro alla ricerca di una
libreria per l'acquisto di una cartina particolareggiata e di un libretto coi
percorsi MTB.
Riusciamo a compiere poco piu' di 200 metri quando Aldo ha un sussulto:
ha dato a Gianni il suo marsupio contenente il biglietto ferroviario appena
acquistato per tutti ! Cerchiamo di non perderci d'animo e telefoniamo a Carlo,
ben consci che aveva staccato il suo cellulare: gli lasciamo un messaggio in
segreteria.
Comperata la guida coi percorsi MTB ed una cartina, ritorniamo verso la
stazione quando squilla il telefono di Aldo: e' Carlo che aveva acceso
casualmente il suo. Aldo gli dice di tornare indietro a riportarci il
biglietto, ma si trovano gia' a St. Florent (ad oltre 25 km di strada
tutte curve) e probabilmente arriverebbero a treno gia' partito. Restiamo
d'accordo che ci saremmo fatti vivi piu' tardi. Ritorniamo allo sportello
ferroviario e riusciamo a parlare con l'impiegato che aveva emesso il nostro
biglietto il quale, mosso a compassione, dopo un consulto con i suoi colleghi,
ci consegna una nota scritta a mano in sostituzione del ticket avvisandoci che
il biglietto originale deve essere consegnato nella stazione di destinazione
per poter ritirare le biciclette: ci e' andata di lusso !
E' solo questione di un attimo comporre il numero telefonico ed
avvisare i due sull'auto (che non avevano invertito la direzione di marcia) di
passare dalla stazione ferroviaria di Ile Rousse a lasciare il nostro biglietto
ancora nel marsupio dell'incauto Aldo.
Soddisfatti di come siano andate le cose, montiamo sul trenino per
nulla affatto high tech.
Notiamo essere piuttosto laboriosa la procedura di partenza, infatti il
conducente deve fare un po' di tutto: controllare i biglietti e chiedere qual
e' la destinazione di ognuno (molte fermate del trenino sono a richiesta),
raffreddare il radiatore della locomotrice che va a gasolio e solo dopo queste
operazioni preliminari puo' entrare nella cabina di guida e finalmente partire.
Il tratto ferroviario iniziale va verso sud poco distante dalla costa per una
ventina di chilometri, giunti a Casamozza si punta decisamente verso l'interno
dell'isola: malgrado l'alto numero di stagioni che avra' visto il nostro mezzo
meccanico, la locomotiva sale senza accusare affanni; in poco tempo siamo in
mezzo alla natura ed il panorama che possono godere la ventina di passeggeri e'
davvero molto, molto bello.
A Ponte Leccia e' prevista una sosta tecnica per invertire la
direzione di percorrenza (la linea proseguirebbe verso Ajaccio) e per cambiare
il conduttore: la prima cosa che fa il nuovo conducente e' quella di
raffreddare nuovamente la locomotrice (usando anche un getto di acqua fresca).
E' una bella giornata di sole ed abbiamo tutti parecchia voglia di
pedalare; abbiamo visto sulla cartina che il trenino ferma nel paese di Novella
posto a circa 600 metri di altezza e da li' una bella stradina tortuosa scende
giu' per una decina di chilometri: approfittiamo del cambio per avvisare il
nuovo conducente che intendiamo scendere a Novella, senza fare alcun accenno ai
discorsi sul biglietto.
Il trenino ora si inerpica decisamente in mezzo a gole e su per i monti
in un percorso ancora piu' selvaggio e spettacolare; tanti sono gli animali che
si vedono pascolare in tutta tranquillita': mucche, capre, pecore, qualche
maiale, ...
Ad un certo punto si ode un fischio ripetuto e prolungato della
locomotiva, il trenino rallenta e quasi si ferma, mentre si vedono uscire di
lato delle mucche evidentemente poste sui binari.
Entriamo a passo di lumaca in una corta e stretta galleria: quando ne
usciamo altre tre mucche schizzano di lato, di cui una con una macchia di
sangue sul posteriore (la locomotiva l'aveva sicuramente un po' agevolata a
spostarsi alla svelta ...)
Liberato il binario, si riprende la corsa con le porte del vagone
aperte: a Ponte Leccia ci era stato chiesto se volevamo permettere la
circolazione d'aria fresca !
Tra una chiacchierata, uno sguardo al panorama esterno / interno (c'era
una bella e fresca moretta dalle forme assai generose) ed una rapida
valutazione dei percorsi MTB piu' significativi descritti nel nostro libretto,
ci troviamo in breve a Novella.
Tirate giu' le bici il trenino si allontana e ci accorgiamo che, a
parte la stazioncina deserta (e' anche chiusa), non c'e' assolutamente nulla.
Dal muretto di contenimento si gode un ampio panorama ed a qualche
centinaio di metri piu' sotto di noi vi e' il paese di Novella.
Qualche indecisione iniziale sulla direzione da intraprendere (se
scendere subito o fare un giro piu' lungo) e poi ci buttiamo giu' in picchiata
senza incrociare anima viva. Quando termina la discesa, ci accorgiamo che c'e'
vento e purtroppo ci e' pure contro.
Quando giungiamo ad Ile Rousse sone le 17.45: finora abbiamo percorso
36 km (di cui almeno una ventina col vento a sfavore) e Calvi e' ancora
distante 23 km contro vento.
E' ora del collegamento volante con gli altri due della macchina. Carlo
ci dice che hanno trovato l'alloggio e che hanno gia' sistemato tutti i
bagagli: ci verranno incontro lungo la strada che congiunge i due paesi in modo
da pedalare insieme l'ultimo tratto.
Diamo fondo in pochi minuti alle poche provviste alimentari che avevamo
con noi e ripartiamo. Le strade sono un continuo salire e scendere ed a questo
si deve pure aggiungere il vento che non accenna a mollare: in corrispondenza
dei frequenti scollinamenti si e' subito investiti da forti raffiche che quasi
rimandano indietro bici e ciclista ...
A circa otto chilometri da Calvi, giunti in cima dell'ultimo passo
della giornata, ci ricongiungiamo con Gianni e Carlo che molto saggiamente ci
hanno atteso li' senza nessuna fretta di ridiscendere il colle dalla parte verso
di noi ...
In breve arriviamo a destino. Siamo alloggiati poco fuori il paese a
circa un chilometro dal mare in un bell'appartamento con ingresso indipendente
disposto su due piani: al primo piano c'e' una cucina, un bagno, una stanza da
letto ed un'ampia veranda, mentre al piano superiore altre due stanze ed un
bagnetto. Ognuno ha un suo proprio letto, esclusi Aldo ed io che riposeremo in
un accogliente matrimoniale.
Questa simpatica sistemazione ci costa 3300 FF per tutta la settimana,
circa 130.000 lire a testa, davvero una valida soluzione !
Appena entrati in casa iniziamo subito a razziare i cracker
disponibili: la fame e' davvero tanta ! Rapidissima doccia ed usciamo per
mettere qualcosa di sostanzioso in pancia.
Stasera inizia il Festival jazz di Calvi, per cui ci dirigiamo a passo
spinto verso il porticciolo, vero cuore pulsante della cittadina corsa.
Per prima cosa beviamo una fresca birra "Pietra" seduti in
uno dei tanti caffe'/ristoranti che danno sul porto, mentre alla televisione
sta finendo la partita Italia-Romania valida per gli europei. Poi mangiamo
all'aperto mentre il vento continua a soffiare con forza: spiedino di carne,
patatine fritte e boccale di birra. Questa sara' la peggiore cena di tutta la
nostra settimana corsa ed inoltre, tutto sommato, abbiamo solo parzialmente
accontentato lo stomaco: mentre tre di noi tornano verso casa a mettere su
l'acqua per gli spaghetti, gli altri fanno un salto a sentire cosa propone la
prima serata del Festival. Sta cantando un gruppo rap, ma interessano di piu'
gli spaghetti, per cui in breve il gruppo si ricompatta a tavola davanti ai
piatti fumanti verso l'una di notte.
Placata finalmente la fame, alcuni (tra cui il sottoscritto) crollano a
causa del sonno, ancora prima del grappino sulla veranda.
E' un inizio soft della settimana dedicata
alla bici & jazz. Ci dedichiamo principalmente a lunghe nuotate ed al
meritato riposino sulla spiaggia: solo pochi chilometri in bici.
Nessuno ha avuto il tempo o la voglia di puntare la sveglia, per cui ci
alziamo in maniera scoordinata. Obiettivo numero uno: fare una spesa di minima
al vicino supermercato per garantirci la colazione (tra i generi di prima
necessita' portati dall'Italia oltre agli spaghetti c'e' il barattolo famiglia
della Nutella!)
Verso le undici lasciamo il nostro alloggio sufficientemente
colazionati per andare al Faro della Revellata (5 km di provinciale ed
altrettanti di sterrato fronte mare).
Percorriamo lo sterrato che sale e scende in continuazione, con un
fondo spesso pietroso e piuttosto fastidioso.
La giornata e' molto bella con un sole caldo, ma c'e' anche molto vento
forte di libeccio e mare assai formato. Sia il posto che il faro sono superlativi:
a testimonianza della bella giornata e dei luoghi facciamo diverse fotografie
di gruppo (quelle con l'autoscatto sono state piuttosto laboriose ...)
Visto il faro da vicino, decidiamo di scendere verso il mare alla
ricerca di un tratto riparato dal vento
per fare il bagno. Dal sentiero adocchiamo piu' in basso la piccola calla
solitaria che fa per noi (Punta di l'Oscelluccia); il tratto da fare e'
molto pendente, stretto e scivoloso: i piu' decidono di scendere dalla bici per
non rischiare, mentre Aldo si ebisce nella discesa tecnica compiendo una
estemporanea dimostrazione di caduta controllata (OTB) molto di effetto e di
presa sui giovani (Lorenzo e Carlo). Risultato: casco rotto e muscoli del collo
un po' risentiti, ma tutto ok.
Il bagno e' davvero piacevole ed ancora di piu' lo e' il riposino che
quasi tutti fanno distesi ad asciugarsi. Solo Gianni ed io avevamo portato del
cibo negli zaini per ogni evenienza: ogni cosa viene divisa equamente col resto
del gruppo. Si possono capire e si giustificano i giovani ancora poco avezzi a
questi piccoli accorgimenti, ma non ci sono parole per l'imprevidenza di Aldo
(di solito sempre lungimirante) per non dire di Ambrogio decisamente da
censurare, se non altro perche' ha sempre fame, ma non porta mai con se' il
cibo.
Al rientro, il gruppo si divide in due: Gianni ed io proseguiamo lungo
il sentiero che avevamo lasciato qualche ora prima costeggiando il mare, mentre gli altri tornano sui loro
passi risalendo il sentiero che porta nuovamente sulla strada principale posta
in alto al colle da cui eravamo venuti. I due esploratori si trovano in un
"single track" piuttosto tecnico ma non difficile, che rivela diverse
callette ed una bella spiaggia che avevamo visto dall'alto la mattina
all'andata. Scelta azzeccata e per il percorso e perche' non siamo risaliti al
passo come hanno dovuto fare gli altri. Prima di riunirci nuovamente col resto
del gruppo lungo la strada del rientro, superiamo la "Plage de
l'Alga" ribattezzata da noi "Spiaggia delle Poppe" per ovvi
motivi visti ed apprezzati molto.
Cena sulla veranda a base di pasta carbonara fatta da Carlo, seguita da
abbondante insalata, formaggio e dolce. Ad allietare le portate abbiamo usato
il prosecco del Moiols e il caffe' preparato con la caffettiera portata dall'Italia.
Dopo cena si affina il giro per l'indomani, gia' individuato il giorno
prima sul treno; siamo tutti attratti dalla descrizione del libretto di VTT che
parla di un gran giro tecnico e spettacolare nel contempo. Si tratta di una
traversata e sara' anche dura: prepariamo gia' la tavola per la colazione e
decidiamo di alzarci presto per sfruttare le prime ore della mattina e pedalare
al fresco.
Prima del meritato riposo, facciamo un
giro serale nella zona portuale dove incontriamo la ragazza con le scarpe
da tip-tap che sagomava i palloncini con grande maestria, per regalarli ai
bimbi affascinati dalle forme (animali, fiori) che riusciva a fare in poco
tempo al ritmo di musica ovviamente jazz.
La mattina eravamo tutti entusiasti per il
giro programmato, spettacolare sulla carta. A meta' giornata qualcuno era
infuriato, qualcun altro non aveva nemmeno la forza di parlare per la
difficolta' e la durezza della salita alla Bocca di Bonassa. A sera, la
chiusura del giro senza particolari problemi, la nuotata e soprattutto la cena,
avevano nuovamente portato allegria a tutti indistintamente.
Sveglia alle ore 06.00. La partenza e' prevista alle 07.00: partiremo
alle 07.10 per i minuti persi ad oliare la catena e il cambio.
Fortunatamente anche oggi e' una bella giornata con vento che sembra
essersi calmato.
Si va davvero bene al fresco delle prime ore mattutine ed inoltre la
parte iniziale da Calvi verso Galeria e' spettacolare: vi sono tutta una
serie di tornanti con il mare che ha modellato le calle sottostanti molto
pittoresche.
Mentre stiamo affrontando il colle, un gruppo di CSBiker (ndr: CSB =
CourSeBike = liberamente adattato a bici da corsa) francesi (ragazzi e
ragazze) ci supera compatto, d'istinto Gianni si appiccica al posteriore di una
delle ragazze. Durante la salita Lorenzo ed io risaliamo la coda incollandoci
ai due capofila che, nel frattempo, avevano aumentato l'andatura staccando
tutti. Quasi in cima scattiamo entrambi lasciando i due francesi indietro con
un palmo di naso e, non contenti di cio', appena le condizioni ce lo
permettono, ci nascondiamo protetti dalla vegetazione. Non passa molto tempo e
vediamo transitare Ambrogio a testa bassa, che precede di poco i due francesi:
ancora una volta il "colpo gobbo" ha fatto le sue vittime !
Quando proseguiamo nuovamente compatti, siamo ormai a pochi chilometri
dal punto di partenza dell'impegnativo (sulla carta) tratto sterrato del nostro
percorso. Otrepassiamo un bel ponte in pietra (passaggio fotografato da piu'
parti) per imboccare un sentiero che poi si rivela non essere quello giusto
(era il Ponte Vecchio e non quello di Tuvarelli). Ritorniamo sulla strada
e proseguiamo le nostre ricerche, malgrado qualcuno ci avesse gia' detto che il
sentiero che stavamo cercando non era affatto per biciclette ...
Quando siamo al Ponte di Tuvarelli non riusciamo a trovare
l'attacco del sentiero ed allora chiediamo ai gestori della Gite d'Etapa,
ma ci sentiamo nuovamente ripetere che siamo folli a voler andare lassu' con le
bici ...
Quando finalmente qualcuno ci mostra il segno del sentiero, restiamo
tutti un pochino sorpresi: dobbiamo subito metterci le bici in spalla e risalire
un tratto sulla roccia piu' adatto alle capre che alle biciclette. Ma non ci
scomponiamo piu' di tanto poiche' nella descrizione presente sul libro
acquistato a Bastia (Les Guides VTT - Itineraires de randonnees en velo tout
terrain - Corse du Nord n.9 - Charles Pujos ed. Didier Richard - 9 Grande Rue
38000 Grenoble) si diceva che la partenza del sentiero non doveva scoraggiare
ed il "portage" era ridotto solo a qualche passaggio ...
In realta' il sentiero era non solo molto difficile, bensi' non era
pedalabile affatto per una buona parte: cosparso di grosse pietre che rendevano
assai precario il procedere, con pendenza gia' di per se' stessa
sufficientemente impegnativa, continuamente attraversato da scalini impossibili
da scavalcare stando in sella con quella pendenza, spesso ridotto ad un single
track a volte anche esposto ... Per tre ore abbiamo salito i 1100 metri di
dislivello che ci separavano dalla sommita' del Colle de Bonassa (1153
m) per lo piu' spingendo le bici (chi piu' chi meno).
A dispetto della poco veritiera presentazione del libro, si puo' dire
che 1/3 del percorso era pedalabile, 1/3 pedalabile con difficolta' estrema ed
il resto assolutamente non pedalabile (Moiols sentenzia un "half and
half").
L'ultimo tratto era davvero incredibile (anche il libro pero' diceva
che non era pedalabile), infatti si trattava di arrampicarsi realmente sulle
rocce con grossi problemi di equilibrio a tenere la bici in spalla: Gianni ed
Ambrogio tornano indietro a recuperare Carlo sdraiato qualche centinaio di
metri di dislivello piu' sotto in piena crisi di zuccheri.
Il silenzio e la pace del Colle de Bonassa e' rimasto per un po'
di tempo violato da una accesa discussione tra me ed Aldo riguardante
l'affidabilita' della descrizione del giro.
Il Moiols sostiene che bisogna sempre distinguere un semplice
"giro" da una "traversata"; in questo caso si tratta di una
traversata e dovevamo aspettarcelo, inoltre i francesi ci giocano su queste
cose estreme, dovevamo essere piu' avveduti ... Io pero' sostengo che nella
descrizione doveva essere chiaramente riportata non solo la difficolta' del
percorso, ma anche la vera pedalabilita', in modo che ciascuno e' in grado di
misurarsi come meglio crede: se solo avessi immaginato tanto, non l'avrei
proposto affatto; la mia martoriata clavicola non e' rimasta certo felice del
lungo "portage" !
Due escursionisti che nel frattempo arrivano interrompendo il nostro
alterco, restano visibilmente stupiti nel vedere le biciclette sul colle e ci
chiedono tra il serio ed il faceto se le avevamo portate li' con l'elicottero
...
Foto di rito con l'autoscatto per documentare l'impresa che comunque si
e' portata a termine e risaliamo sulle bici per affrontare la discesa. Per
nostra fortuna e' molto tecnica ma fattibile (temevo il contrario) seppur con
tanta attenzione per la presenza di gradoni, grossi sassi, single track,
tornanti stretti ad angolo acuto. Una volta messo tutto giu' il sellino ed
inforcato il caschetto, ci ributtiamo in mezzo alla foresta di selci, pini e
rovi; in questa fase i frequenti alberelli con gli aculei ed i cespugli
pungitopo non sono cosi' fastidiosi come lungo l'interminabile salita che ci ha
procurato non pochi segni alle gambe ed alle braccia.
Chi piu' chi meno, scende dal colle in virtu' della sua tecnica: si
distingue in questa fase Lorenzo, mentre all'altro estremo c'e' Carlo
penalizzato dalla sua lussazione della spalla da operare, atteso un paio di
volte dal resto del gruppo senza alcuna impazienza.
In circa un'ora e venti minuti siamo nuovamente su una strada
carrozzabile: Carlo bacia l'asfalto non appena i suoi copertoni toccano terra
(foto che riprende la scena).
Lungo il rientro, i piu' attivi e competitivi del gruppo (Gianni,
Lorenzo, Aldo ed io) si producono in una serie di scatti e controscatti, mentre
Ambrogio resta indietro a "trainare" Carlo leggermente piu'
affaticato degli altri.
Appena giunti a casa, perdiamo giusto il tempo per una bevuta e
spuntino rapido, poi Carlo ed io andiamo in spiaggia mentre Ambrogio e Lorenzo
vanno a fare un po' di spesa.
La spiaggia di Calvi sul lato verso Ile Rousse e' lunga qualche decina
di chilometri di sabbia fine ben tenuta (e' tutto un susseguirsi di
stabilimenti balneari, ma anche alcuni tratti liberi). Leghiamo le bici, ci
mettiamo in costume e ci buttiamo subito in acqua per una bella nuotata
rinfrescante: sentiamo subito bruciare le varie ferite prodotte dai rovi.
Mezz'oretta distesi ad asciugarci al sole e sono gia' le sette di sera.
Incuriositi diamo un'occhiata piu' attenta al "Percorso di Avventura"
creato nella pineta alle spalle della spiaggia di sabbia: tra un albero e
l'altro c'erano stese funi, ponti tibetani, passaggi intricati, ... il tutto,
posto ad oltre 10 metri di altezza per un tragitto totale di 550 metri (prezzo
100 FF per il "Gran Percour"). Non c'e' altro tempo: bisogna tornare
a casa. Giusto il tempo di fare la doccia e cambiarsi che e' gia' pronto a
tavola: maccheroni aglio, olio e peperoncino preparati da Aldo e Gianni,
seguiti dalle bistecche, insalata mista, formaggio, frutta, dolce (Aldo salda
la scommessa persa il giorno precedente) e prosecco.
Prosegue anche a tavola il confronto tra me ed Aldo a riguardo
dell'interpretazione dei libri di VTT; il professor Moiols trova pure lo spunto
per farne una lezione teorica ai due giovani ...
Indipendentemente dal fatto che l'autore doveva scrivere che la
traversata era poco pedalabile o meno, tutti siamo rimasti contenti del superbo
giro compiuto (se pero' avessi saputo che cosa mi attendeva, ne avrei proposto
un altro assai meno intricato e molto
piu' adatto alle condizioni della mia clavicola ...)
Dopo cena andiamo a sentire il jazz nell'area del porto: 60 FF per
ascoltare solo uno dei tre gruppi previsti per quella sera (eravamo in forte
ritardo). Alle 12.20 finisce lo spettacolo (ho perso qualche pezzo a causa dei
colpi di sonno); Aldo e Lorenzo vanno a dormire, mentre noi prima di chiudere
la giornata ci prendiamo una buona birra corsa (Pietra) seduti in uno dei tanti
locali del porticciolo.
Giornata molto tranquilla. A notte inoltrata
ci vediamo col nostro amico skipper, Marco, la cui barca a vela restera'
ormeggiata a Calvi per un paio di giorni.
Stamane la sveglia e' piu' rilassata: approfitto di questa pausa per
aggiornare i miei appunti in veranda, mentre c'e' ancora chi dorme.
Solo verso le 10 siamo tutti in piedi per la colazione. La giornata e'
molto calda ed il sole brucia gia' a quest'ora. Nel briefing pianifichiamo
nuovi percorsi e decidiamo per oggi di trascorrere una giornata di scarico,
nonche' cazzeggio.
Mentre Gianni resta a casa a leggersi un buon libro, gli altri saltano
sulla bici per la visita alla cittadella di Calvi racchiusa nelle possenti mura
a dominare il promontorio naturale.
L'appuntamento con Gianni e' sulla spiaggia di sabbia verso Ile Rousse
dove si snoda il percorso d'avventura con le funi. Lunga nuotata tonificante e
poi a casa a mangiare un'abbondante insalata mista. Nel pomeriggio saliamo in
scioltezza il sentiero che porta alla Chiesa di Notre Dame de la Serra
dove facciamo alcune foto con Calvi ed il Faro della Revellata sullo
sfondo.
Durante la discesa su sterrato, buco per la seconda volta dall'inizio
del giro.
Puntata alla spiaggia delle poppe per fare un altro bagno prima della
cena. Doccia e cena a base di fusilli alla matriciana, patate lesse e tonno,
formaggio, frutta, gelato, vino e grappa.
Sono ormai le 22.15: Gianni esce per andare al tendone del Festival
Jazz; tra gli altri c'e' chi sistema la bici, chi scrive le cartoline, chi
prende note ...
Anche stanotte si va a letto tardi.
Verso le due e mezza mi sveglio e Gianni non e' ancora tornato, anche
Carlo non e' nel suo letto; immagino che si siano incontrati con Marco (il
nostro vecchio amico skipper) per cui mi vesto e vado in porto a fare un giro
di perlustrazione in bici. Non impiego molto a trovarli seduti ad un tavolino
ad ascoltare un gruppo che improvvisava pezzi jazz: saluto Marco e mi siedo
anche io a bere una buona birra, ad ascoltare musica e a scambiare con Marco le
nostre storie piu' recenti.
Davvero non male le improvvisazioni dei vari musicisti che danno luogo
ad estemporanei pezzi realizzati sul momento.
Poco prima delle cinque ci salutiamo con Marco dandoci un appuntamento
volante per l'indomani alle 18.30 presso la sua barca "Vai col
vento", li' a Calvi ormeggiata.
Doveva essere la giornata del riscatto ed
invece anche oggi abbiamo seri problemi nel compiere il giro studiato sulla
cartina: siamo tutti pieni di ferite, soprattutto alle gambe, che disinfettiamo
qualche ora piu' tardi facendoci il bagno in mare. A sera, aperitivo sulla
barca di Marco in compagnia di un paio di fanciulle: chi puo' ancora sostenere
che andando in bici non si cucca ?
Alle 07.05 mi fa alzare la sveglia di Aldo, la quale suona ogni 10
minuti dalle 06.55, ma il Moiols non la sente poiche' ha i tappi nelle orecchie
per non udire Abrogio che russa per lunghi tratti con molta energia: devo
andare dalla mia camera al suo letto per scuoterlo ...
La pedalata di oggi e' stata ricavata dalla cartina 1:25.000 acquistata
da Aldo appositamente, in modo da poter rigorosamente valutare il percorso al
fine di limitare al minimo ogni rischio di "portage" da tutti
osteggiato: sulla carta si stima un "portage" accettabile.
Verso le ore 08.30, al termine della solita abbondante colazione, siamo
in sella delle nostre bici, sotto un sole gia' caldo.
L'altro ieri, scendendo giu' dal "disgraziatissimo" Col de
Bonassa, avevamo adocchiato lo sterrato che oggi imbocchiamo quando ormai il
sole e gia' sufficientemente alto e pochi sono i tratti all'ombra. Per diversi
chilometri il percorso si inerpica in modo deciso , ma pedalabilissimo
(incontriamo un gruppo di escursionisti: tre ragazzi e sette ragazze), poi
perdiamo un po' di quota su un fondo molto pietroso, per poi imboccare il "
sentiero mare monti". Di li' a subito la pista diventa molto stretta,
poco ciclabile per le pietre presenti e, dulcis in fundo, la vegetazione quasi
ci inghiotte: gli arbusti provvisti di appuntiti aculei, i rovi, le spine, i
cespugli seccati dal sole, i rametti bruciati dai fuochi di autocombustione,
insomma tutto questo po'-po' di cose, in breve segnano ogni parte esposta della
nostra pelle (gambe, braccia, mani) ... la natura sembra esserci davvero ostile
in tutte le sue forme. Il sentiero si snoda nervosamente su tratti di roccia
scavati dall'acqua piovana ed a malapena si riesce a passare cavalcando la
bicicletta feriti in continuazione dai cespugli appuntiti. Quando poi si e' a
spingere la bicicletta, e' ancora piu' difficile procedere in questo contesto
(mi sovviene quando ero nella foresta pluviale in Madagascar e si andava avanti
tagliando gli arbusti con affilatissimi macete).
Arriviamo in cima al colle (Bocca u Corsu) solo dopo almeno
un'ora ed un quarto di salita molto disagevole. La discesa e' altrettanto
faticosa poiche' il sentiero resta molto accidentato e pietroso. Beviamo alla
fontana segnata sulla nostra cartina lungo il sentiero, dopo una foto che
attesta l'entita delle ferite raccolte lungo il percorso.
Quando finalmente arriviamo a Calenzana, si contano ben due
forature favorite dall'ultimo tratto terribile (Lorenzo ed io).
Decidiamo di fare un break concedendoci un meritato pranzo all'aperto:
in un ristorantino del paese ordiniamo insalatona e birra. Con nostro
dispiacere, anche il giro progettato a tavolino, non ha permesso di limitare il
"portage"! Leggendo la cartina il pendio era abbordabile: non si poteva
certo prevedere di trovare un sentiero cosi' importante (mare monti) in cosi'
pessime condizioni ... la famigerata e tanto vituperata guida VTT pero',
sconsigliava dal farsi i percorsi per conto proprio, proprio per la poca
manutenzione dei sentieri corsi ...
Dopo la visita di un paio di chiese, ripartiamo per andare a chiudere
il percorso dei luoghi di culto che tocca altri paesi tra cui: Zilia,
Cassano e Montemaggiore.
Percorriamo tutta la litoranea che porta a Calvi senza fermarci sulla
spiaggia sabbiosa per prediligere il tratto di mare roccioso dopo il paese: e'
troppo fastidiosa la sabbia alzata dal vento. Solita nuotata e solito pisolino.
Aldo ed Ambrogio tornano verso casa a fare la spesa, mentre gli altri
restano a prendersi tutto il sole possibile per coprire le nostre abbronzature
da muratori.
Al rientro passiamo dalla barca per salutare Marco; conosciamo due sue
passeggere: Sabina e Marina (n.d.r.: veniale errore di annotazione appurato
solo dopo qualche mese, poiche' una delle due si chiama sicuramente Cristina,
ma ora non conosciamo con certezza il nome dell'altra ...) e prendiamo con
loro l'aperitivo. In breve familiarizziamo e chiamiamo il Moiols a casa per
avvisare di preparare anche per loro, ma ormai e' gia' quasi pronto per solo
sei persone. La parola magica "E' pronto" ci riporta alla realta':
salutiamo tutti e ci rechiamo a casa con l'accordo di vederci dopo cena.
Maccheroni, olio, aglio, prezzemolo del Moiols, carne con contorno di
patate lesse che spariscono in un battibaleno. Placata la fame, si torna sulla
barca dalle fanciulle e anche da Marco. E' tardi quando il gruppo misto biker /
velisti si avvia per ascoltare un po' di jazz. Malgrado l'ora tarda vogliono
ancora far pagare il prezzo intero: decidiamo di andare sulla torre della
cittadella per assistere ugualmente allo spettacolo anche se a distanza, col
vantaggio pero' di non spendere nulla.
Non contenti del festival, ci fermiamo poi in uno dei locali nella zona
del porticciolo per bere la solita birra Pietra ed ascoltare ancora un po' di
musica dal vivo. Solo verso le tre di notte qualcuno decide di chiudere la
giornata, altri invece la proseguiranno ancora fino alle quattro.
Dopo le negative esperienze su impossibili
sentieri dei giorni scorsi, decidiamo di privilegiare il fondo stradale
asfaltato. Le pedalate si alternano ai bagni sia di acqua dolce che salata. A
sera, nel porticciolo di Calvi, siamo risucchiati dal tifo e dal folklore degli
Europei di Calcio.
Non e' stato semplice per alcuni di noi lasciare il letto dopo la notte
brava, ma come da programma verso le otto facciamo la colazione.
Dopo aver pensato a noi, pensiamo alle bici, infatti la giornata
trascorsa in compagnia dei rovi ha generato altre forature ad effetto
ritardato, per cui verifichiamo le condizioni generali del nostro mezzo
meccanico e giacche' ci siamo mettiamo a punto anche il classico "bici
cleaning".
Il programma di oggi prevede un giro che ci portera' a fare un bagno
nel torrente ed un altro paio di nuotate in mare, prima di rientrare a casa.
Lasciamo il nostro alloggio prima delle nove: fa caldo ed il sole
picchia con una certa insistenza.
Al termine di una lunga salita regolare (di una strada interna per
nulla battuta dal vento, come quando invece si e' lungo la costa) giungiamo in
cima al Passo Marsolinu, piuttosto provati per il caldo afoso. Qualcuno
pone giustamente il quesito del perche' sottoporci a questo genere di fatiche
invece del relax convenzionale; si apre uno spontaneo ed interessante dibattito
(mentre si aspetta Carlo), finche' il Moiols si produce in una massima da lui
letta da qualche parte che recita: "Non nel riposo sta il riposare, ma nel
cambiar fatica". E si riparte.
Allietati dal motto ed ancor di piu' dalla discesa, perdiamo quota ed
in poco tempo imbocchiamo la valle segnata dal Torrente Fango
rinfrescati anche da un piacevole venticello.
Giunti al Ponte Vecchio (poco distanti dall'attacco del
famigerato sentiero del "portage), scendiamo dalle bici per tuffarci nelle
fresche e limpide acque del fiume, dove la Letizia Casta ha fatto il bagno e
preso il sole nel suo primo topless della stagione la settimana prima del
nostro arrivo.
Risaliti sulle biciclette, puntiamo verso il mare con l'intenzione di
fare ancora bagni lungo la strada del rientro per combattere al meglio la
calura. Qualcuno vorrebbe fare sosta in un ristorante (non dico il suo nome, ma
e' facilmente individuabile), propongo pero' di saltare il pranzo a vantaggio
di una sostanziosa merenda appena giunti a casa. Passa la controproposta e
verso le due siamo nuovamente in acqua (questa volta salata) nella non
eccezionale Spiaggia di Ferraiola. Dalla strada sembrava bella, ma una
volta li' ci accorgiamo essere sassosa e piuttosto sporca.
Ambrogio placa temporaneamente la sua fame atavica mangiandosi un
panino agognato da ore, garantendo cosi' a tutti un tranquillo rientro.
Piccola spesa al supermarket di Calvi e grande merenda: fusilli al sugo
di pomodoro, insalata mista, formaggio, ... e caffe'.
Buttiamo tutto nella lavastoviglie (si', abbiamo pure la lavastoviglie)
e la facciamo andare prima di incamminarci verso il porticciolo per assistere
all'ultima parte della partita Italia-Olanda semifinale degli Europei 2000.
In porto c'e' anche un gruppo jazz che suona, ma noi restiamo ad
ascoltarlo solo qualche minuto, richiamati dagli eco della partita. Quando
riusciamo a sederci di fronte al megaschermo sistemato all'aperto, ormai i
tempi regolamentari si sono chiusi sul punteggio di 0-0 ed e' gia' iniziato il
primo tempo supplementare: ordiniamo una fresca birra Pietra e ci facciamo
contagiare dal tifo di altri italiani. La variegata platea conta olandesi,
francesi e tedeschi che parteggiano per l'Olanda, italiani e greci che tifano
Italia, mentre i corsi sono equamente divisi tra le due squadre in campo, per
non scontentare i turisti.
Ai rigori l'Italia passa 4-3 ed io offro la birra per festeggiare la
vittoria dell'Italia ed il mio compleanno.
Breve passeggiata prima del rientro a casa, ove mi aspetta una sorpresa
in veranda: torta con le candeline e spumante .
Aldo approfitta dell'occasione festosa per consegnare le pagelle alle
giovani promesse del gruppo ciclo-eno-gastro-turistico, Lorenzo e Carlo:
promossi entrambi.
Sono ormai le undici di sera quando Gianni propone di andare ad
ascoltare un po' di jazz: Aldo domani si deve alzare alle cinque per andare a
prendere il treno per Ajaccio (lui proseguira' le sue ferie in Sardegna con la
famiglia), Lorenzo non ha voglia (non ci sono le due fanciulle di ieri), io a
malapena riesco a tenere gli acchi aperti, risponde all'appello solo Carlo.
Mentre i due tiratardi si avviano verso il porticciolo, gli altri non perdono
tempo a recarsi a nanna.
Lunga biciclettata che ci porta nei dintorni
di Bastia al termine di una giornata ricca di avvenimenti. La sosta a Nonza e'
azzeccata sotto tutti i punti di vista.
Quando ci destiamo di primo mattino, Aldo e gia' partito da piu' di
un'ora.
Sistemiamo i bagagli e cominciamo di buona lena le operazioni di
pulizia della casa prima della visita della signora Ute per la verifica che e'
tutto a posto e la riconsegna della cauzione lasciata al nostro arrivo (100.000
lire a testa, per un totale di 600.000).
Ovviamente le operazioni di "nettoyage" durano piu' del
previsto ed altrettanto ovvia e' la discussione con la signora per la
restituzione di tutta la cauzione: voleva trattenersi 150.000 lire perche'
c'era il lavandino del piano superiore col gesso staccato dal muro e perche'
c'era ancora un po' di sporco in giro. Lunghe discussioni, finche' diventa
risolutiva l'attenta ripulitura della cacca dei piccioni sulle scale esterne,
presa come esempio della nostra buona volonta' di fare al meglio le pulizie: la
signora Ute resta spiazzata dall'evidenza e ci restituisce tutta la cauzione,
solo un po' contrariata per come sono andate le cose.
Il sole e' piuttosto caldo, ma per nostra fortuna un apprezzatissimo
venticello rinfresca piacevolmente l'aria.
L'idea e' di cercare qualcosa per dormire nelle vicinanze di St.Florent,
infatti oggi ci conviene fare piu' strada possibile perche' domani abbiamo il
traghetto alle due del pomeriggio e dobbiamo trovarci in porto verso
mezzogiorno per espletare tutte le formalita' di imbarco.
C'e' anche la proposta di fare tappa a Nonza (splendido paesino
dotato di una fantastica spiaggetta) anche se si allungherebbe di una
quarantina di chilometri il percorso (20+20) che ci divide dalla nostra meta
finale: Bastia.
Decidiamo di non decidere nulla e, tolto Aldo ormai non piu' dei nostri
e Carlo che guidera' l'auto coi bagagli, siamo in quattro a partire per la
traversata verso la costa ad est, poco dopo le dieci del mattino.
Il tratto verso Ile Rousse e' lungo, noioso e piuttosto trafficato: ci
mettiamo in fila indiana e pedaliamo senza indugi per ridurre al minimo il
tempo di percorrenza.
Giunti ad Ile Rousse sostiamo all'ombra dei platani seduti in piazza
davanti ad un tavolino per gustarci un gelato in compagnia anche di Carlo col
quale eravamo gia' d'accordo.
E' passato da poco mezzogiorno quando iniziamo ad attraversare il Deserto
des Agriates: fa piuttosto caldo ed e' proprio l'ora giusta per pedalare
nel deserto ...
Abbiamo appena imboccato la strada mostrata dai segnali indicatori, che
vediamo due ciclisti (un uomo ed una donna) in direzione opposta spingere le
bici: lei aveva una gomma a terra. Lorenzo si attiva per smontare la loro
ruota, mentre Carlo scende dall'auto e prende posto sulla bici di Lorenzo,
attaccando con vigore la salita.
A circa 400 metri di altezza ci aspetta lo scollinamento della Bocca
di Vezzu (nome corso del Vezz): siamo all'interno del temibilissimo deserto
corso, ma siamo tutti in palla ed inoltre per nostra fortuna ci accompagna una
piacevolissima brezza che ci aiuta non poco, per cui affrontiamo la salita con
una certa regolarita'. Al passo, il Vezz vince lo scatto su Pie (non poteva
essere diversamente, eravamo sul suo colle ...)
Nel frattempo Lorenzo, che aveva finito di sistemare la ruota, ci
raggiunge con l'auto in cima al passo per alternarsi nuovamente con Carlo sulla
bicicletta e si prosegue.
Purtroppo, il caldo ora inizia a diventare insopportabile; molti tratti
sono senza vento e l'aria diventa spesso quasi irrespirabile: adesso si' che
riconosciamo il deserto !
Ad un certo punto la mia catena non scorre piu' e mi accorgo di aver
perso una delle due ruote dentate del cambio: per mia fortuna, l'inconveniente
avviene in salita un'attimo prima dello scollinamento, per cui rifaccio a piedi
la strada ed a poco a poco trovo tutti i singoli pezzi che rimonto con pazienza
e successo. Se mi fosse capitato 100 metri dopo, me ne sarei accorto solo al
termine di una lunga discesa e le cose sarebbero andate diversamente.
Verso le 15.30 circa, siamo in prossimita' di St.Florent:
deviamo sulla sinistra verso il mare per imboccare una strada che conduce alle
spiagge di sabbia che si vedevano dall'alto. Non e' stato possibile fare prima
un side trip che sarebbe costato parecchi chilometri verso una delle spiaggie
isolate a nord del deserto, a causa del tempo limitato che avevamo a
disposizione; qui invece la strada e' tornata a costeggiare il mare e non
vediamo l'ora di buttarci in acqua. Troviamo un posto dove possiamo lasciare
bici ed auto a vista ed andiamo a rinfrescarci facendo un bel bagno. Non ci e'
affatto piaciuto il rischio corso a Calvi quando avevo visto giusto in tempo il
paio di ragazzini che stavano rubando le borsine degli accessori dalle bici,
per cui questa volta non perdiamo d'occhio i nostri mezzi meccanici.
Tutto sommato, probabilmente grazie all'allenamento maturato nel corso
della settimana o alla piacevole brezza che ci ha in parte accompagnato,
l'attraversamento del deserto non e' stato poi cosi' duro.
Usciti dall'acqua, tiriamo fuori dall'auto tutte le cibarie che erano
rimaste: olive, salame, pane, biscotti, formaggio, cracker, yogurt, latte,
succo di frutta, nutella, cipolle, aglio, olio d'oliva, spaghetti ... beh, non
siamo riusciti a far fuori tutto, qualcosa e' anche rimasto ...
Forse la pedalata, forse la nuotata, forse la mangiata, sta di fatto
che restiamo circa una mezz'oretta a dormire sotto il sole cocente prima di
rivestirci ed andare in paese a berci qualcosa all'ombra degli alberi.
Ordiniamo la classica "panache'" (birra e gazosa) e solo
verso le sei e mezza lasciamo St.Florent alla volta di quella che sara' la
nostra destinazione finale della giornata: Nonza.
Ci aspettano ancora una ventina di chilometri; non siamo per nulla
provati anzi, il panorama del golfo di St.Florent, insieme alla strada
spettacolare che costeggia questa parte del dito, riescono addirittura ad
aumentare la nostra voglia di pedalare.
Mentre Carlo e' andato avanti in macchina a preoccuparsi di trovare il
posto per mangiare e dormire, noi a poco a poco maciniamo gli ultimi
chilometri.
Scatti e controscatti a ripetizione a testimonianza del buon stato di
forma, della bella giornata e del bel paesaggio: Gianni ed io ci arrampichiamo
sulle rocce soprastanti la strada per poter scattare qualche foto d'effetto.
Quando giungiamo a Nonza, il sole e' quasi prossimo al tramonto
e la caratteristica spiaggia sottostante, gia' fantastica in condizioni
normali, e' ancora piu' bella.
Molto pittoresco il paese ed altrettanto valida la sistemazione trovata
da Carlo: si tratta di una casa in pietra (come tutte le altre del paese) posta
in fondo a strette vie con una bella terrazza a picco sul mare ancora
illuminato dal sole. Unico neo: "portage" obbligato dei bagagli per
arrivare al nostro alloggio.
Doccia e foto di gruppo sulla veranda col sole che sta tramontando e
poi tutti a mangiare nell'unico ristorante di Nonza, "Auberge
Patrizi", che e' anche il locatario del nostro alloggio.
Per ingannare l'attesa del tavolo prendiamo il classico
"pastis" e discutiamo sul percorso da fare l'indomani. Visto il
fantastico panorama che offre il dito e la voglia di chiudere in belleza la ciclo,
si prova a tracciare sulla cartina alcuni itinerari per Bastia, magari anche
piu' lunghi, che ci permettano di assaporare meglio questi luoghi. Decidiamo
percio' di non rientrare sui nostri passi per tagliare verso Bastia, ma di
proseguire il giro del dito, attraversandolo piu' a nord percorrendo una strada
che ci intriga parecchio anche se si trattera' di fare almeno una settantina di
chilometri di saliscendi continui in mezza giornata.
La cena e' a menu' fisso 120 FF oppure 75 FF: ci attira molto il piatto
unico a 75 FF, ma abbiamo tutti molta fame ed optiamo per la quantita' --->
scegliamo l'opzione n.1 che comprende "charcuterie corse" (affettati
misti), canelloni, stufato di vitello, fagioloni, formaggio, dessert, vino,
caffe', grappa. Risultato: non resta assolutamente nulla nei piatti e nei
cestini del pane !
Per aiutare la digestione decidiamo di andare a vedere la torre
millenaria che domina Nonza: percorriamo un viottolino in pietra che sale fino
alla sommita', ove si erge, illuminata dai fari, la suggestiva torre in pietra.
Dal lato opposto a quello di arrivo uno strapiombo porta a picco sulla famosa
spiaggia del paese.
Qualcuno si sdraia a lato degli scalini per ammirare il fantastico
tappeto di stelle soprastante e/o per schiacciare un pisolino. Ci avviamo verso
casa, d'altro canto anche la nostra terrazza e' un posto di osservazione
davvero ottimale !
Mezzanotte era gia' scoccata da tempo quando siamo tutti nel proprio
letto a goderci il meritato riposo. Gianni si era offerto volontario per dividere
il letto con Ambrogio, da tutti riconosciuto come l'incontrastato leader della
russata; a sorpresa pero', Lorenzo, che forse non lo si sentiva perche' dormiva
da solo a Calvi, ha con insistenza e con fragore riempito la notte, nostro
malgrado ...
Lo stato di forma di tutti e' assai buono, la
voglia di pedalare e' tanta, ma siamo ancora oggetto di problemi meccanici alle
bici. Tutte le cose pero' ad una ad una si allineano e vengono risolte senza
intoppi: la prima ciclo del nuovo millennio si conclude bene.
Mi sveglio prima degli altri - non sono ancora le sette - e non perdo
tempo per andare sulla terrazza a godermi la pace e la tranquillita' del posto:
riprendo le mie annotazioni respirando a fondo l'aria frizzante in compagnia
del cinguettio continuo degli uccelli, nonche' il sordo fruscio dell'onda che
frange sugli scogli sottostanti ... Tutta questa poesia viene improvvisamente
interrotta da un forte ragliare che ha pero' anche il potere di svegliare il
resto del gruppo verso le sette e mezzo.
E' un vero peccato lasciare questo alloggio, ma non abbiamo altra
scelta: prepariamo i bagagli e ripercorriamo il dedalo di viuzze che ci porta
alle bici ed alla colazione.
Siamo i primi ad accomodarci ai tavoli e quando lasciamo Nonza
rifocillati, sono da poco passate le otto del mattino di un'altra bella
giornata di sole.
Solo Gianni resta a bordo della sua Punto, tutti gli altri proseguono
il tour del dito in bici.
La strada costeggia sempre il mare e prosegue in modo tanto tortuoso
quanto spettacolare. Quando affrontiamo la salita per scollinare verso il lato
est del dito, siamo in perfetta media con quanto avevamo previsto a tavolino.
Un'eccezionale quantita' di farfalle ci accompagna lungo la salita: ricordo ancora
la simpatica e multicolore immagine di Ambrogio letteralmente circondato dallo
svolazzare del farvalle.
A meno di 100 metri dal passo di Col de S.te Lucie ancora un
problema tecnico, questa volta alla bici di Lorenzo: si svita la cassetta
posteriore delle corone e qualche biglia si perde per strada irrimediabilmente.
Non c'e' alcuna possibilita' di eseguire una riparazione (non abbiamo
la chiave, troppe biglie perse, ...). Per fortuna Gianni era dotato del
telefonino di Ambrogio: non e' un problema comunicargli il guaio e prendere gli
accordi.
Mentre Lorenzo copre a spinta l'ultimo tratto che lo separa dalla
discesa dove attendera' Gianni, restiamo solo in tre (Ambrogio, Carlo ed io) a
proseguire verso Bastia in bici (ancora circa 40 km).
Ad un certo punto della discesa, un'altra sorpresa: la strada e'
transennata ed i segnali invitano ad una deviazione in salita dal percorso
principale; chiediamo al gendarme il perche' e lui ci informa che nel paese
sottostante (Piazza) si sta svolgendo la "Festa del Vino".
Restiamo d'accordo col francese di non far muovere da li' Lorenzo (quando
sopraggiungera') e proseguiamo.
A piedi superiamo uno ad uno i vari stand della festa (peccato non
poter fare assaggi) ed usciamo dal paese; dopo qualche chilometro incrociamo
Gianni che stava sopraggiungendo in macchina: gli spieghiamo dove trovera'
Lorenzo e proseguiamo a testa bassa.
Ad otto chilometri da Bastia eravamo seduti all'esterno di un bar per
una sosta; tutte le bici erano allineate in bella vista, nel caso passasse
Gianni ... per fortuna Ambrogio vede all'ultimo momento la Punto che sta
passando ... le bici erano state appena coperte da un pullman di turisti ...
riusciamo a bloccarli con un grido e si uniscono anche loro per la pausa.
Anche se ci sarebbe stato tutto il tempo, decidiamo di non fermarci a
fare il bagno per non restare col salino addosso durante il viaggio di rientro.
Il ricompattamento del gruppo avviene nuovamente al terminale Sud del
porto di Bastia, ove smettiamo i panni sudati da ciclisti ed indossiamo quelli
borghesi. Telefono a mio padre che ci verra' a prendere in porto con la
"mitica" (per nostra fortuna, quella sera non c'era alcuna partita
degli europei di calcio) e ci imbarchiamo sul traghetto.
La partenza avviene puntuale alle 15.30 e poco prima delle 22.00 siamo
attraccati a Genova.
Breve trasferimento delle bici, con la Punto al seguito, verso la
Stazione Marittima (distante qualche chilometro dal ponte di attracco dei
traghetti Moby Lines) per il meeting con mio padre e la Duna e le conseguenti
operazioni di carico/scarico: Gianni proseguira' da solo per Cavi di Lavagna,
Carlo, Ambrogio e Lorenzo ritornano verso Milano in Duna, mentre io restero' a
Genova per poi ripartire il giorno dopo in treno.
Tutti volevano avere l'onore di guidare la mitica, ma solo Carlo avra'
il privilegio (mi verra' anche a prendere in stazione l'indomani per
restituirmi bici ed auto); solo il tempo di dare le ultime istruzioni e le
raccomandazioni a riguardo le dotazioni extra dell'auto, nonche' i saluti per
il prossimo giro.
Ciao, Pierangelo