CARAIBI A VELA (15-29 novembre 1997)
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... dedicato alle “mie” donne francesi ...
Venerdi 14 novembre 1997 -
In giro per Parigi con Isabelle.
Sabato 15 novembre 1997 -
Il volo e l’incontro coi compagni di viaggio
Domenica 16 novembre 1997 -
Si salpa !
Lunedi 17 novembre 1997 -
Tour di St Lucia e fuori programma coi taxi drivers
Martedi 18 novembre 1997 -
Di giorno la burrasca, la sera il dancing: adrenalina a 1000!
Mercoledi 19 novembre 1997 -
Dalle stelle per la clavicola alla stellata notturna.
Giovedi 20 novembre 1997 -
Ancoraggio nelle Tobago Cays: siamo in un sogno
Venerdi 21 novembre 1997 -
Esplorazione del reef e dell’isola.
Sabato 22 novembre 1997 -
Notte di balli caraibici e bevute sfrenate.
Domenica 23 novembre 1997 -
Piccoli incidenti a bordo ed in
mare.
Lunedi 24 novembre 1997 -
Cambio di percorso: si va a Grenada !
Martedi 25 novembre 1997 -
Tour dell’isola con finale a sorpresa.
Mercoledi 26 novembre 1997 -
Lunga giornata di navigazione.
Giovedi 27 novembre 1997 -
La traversata notturna seguendo l’Orsa Maggiore.
Venerdi 28 novembre 1997 -
Rum party per festeggiare la conclusione del giro in bellezza
Sabato 29 novembre 1997 -
Preparativi per il rientro e saluti alle isole caraibiche.
Domenica 30 novembre 1997 -
Il ritorno a casa
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In 13
giorni di navigazione a vela nel Mar dei Caraibi tra le Windwards Islands,
abbiamo coperto circa 370 miglia marine per complessive 51 ore di navigazione
effettiva; durante la nostra permanenza nei mari caraibici abbiamo bevuto 40/50
p’tit punch a testa, siamo stati mediamente una trentina di ore in acqua,
abbiamo consumato un paio di tubetti a testa di crema protettiva od
abbronzante, abbiamo pescato al traino pesci di quasi un metro, abbiamo gustato
aragoste freschissime nonche’ specialita’ francesi ed italiane, abbiamo ballato
al ritmo entusiasmante e coinvolgente delle danze caraibiche.
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1^ tappa : Le Marin (Martinique) - Marigot Bay (St Lucia)
>30 miglia / 3.5 ore
.
attraversiamo il canale di St Lucia
. vento
attorno i 15 nodi / navigazione tranquilla / bel tempo
2^ tappa : Tour dell’isola di St Lucia
3^ tappa : Anse des Pitons (St Lucia) - Admiralty Bay (Bequia) 55
miglia / 7 ore
. canale
di St Vincent, poi al riparo dell’isola di St Vincent,
quindi canale di Bequia
. mare un
po’ formato nel canale SV / tempo a tratti molto coperto /
vento stabile sui 15 nodi con punte di 30-35
nodi in occasione
della burrasca prima di SV
. dancing
serale
4^ tappa : Admiralty Bay (Bequia) - Grand Bay (Mustique)
13 miglia / >2 ore
. al
traverso di Bequia e Isle Quatre, poi bolina verso Mustique
. sole
molto forte / giornata variabile: da bello, a coperto, a brutto
. spiaggia
e bagni / dancing serale
5^ tappa : Britannia Bay (Mustique) - Petit Bateau (Tobago Cays)
>20 miglia / 2.5 ore
. passiamo
al riparo di Canoan
.
ancoraggio davanti alla barriera “Horse shoe reef” circondati
dalle isolette di Petit Rameau, Petit
Bateau, Baradal
. tempo
buono: sole e vento con frequenti scrosci improvvisi
di pioggia (non fastidiosa affatto)
6^ tappa : Tobago Cays
.
esplorazione del reef con maschera e pinne
. visita
di Petit Bateau, spiaggia e bagni
7^ tappa : Tobago Cays - Palm Island - Clifton (Union) 7 miglia / 40 min
. breve
navigazione a motore / giornata calda
. cena e
dancing al Lambi’s / party notturno sulla barca
8^ tappa : Union - Mopion - Petit St Vincent
5 miglia / 40 min
. brevissima
navigazione / sole / bagni / spiaggia
. visita
dell’isola privata di P.S.V. con albergo di
primissima categoria (camere al prezzo di
3500 FF)
9^ tappa : P.S.V. - Union - Prickly Bay (Grenada) 50 miglia / 7 ore
. bella
giornata / vento stabile / mare piu’ formato del solito
per la navigazione lungo il lato scoperto
dell’oceano /
andature al traverso e a fil di ruota
10^ tappa : Prickly Bay - Egmont Harbour (Grenada) 6 miglia / <1 ora
. giro
mattutino dell’isola
.
navigazione a motore fino al tranquillo fiordo; siamo soli
11^ tappa : Egmont Harbour - Mayreau 60 miglia / 10 ore
. giornata
coperta con burrasche mattutine, poi bel tempo stabile
. lunga
navigazione di bolina con vento stabile sui 20 nodi
12^ tappa : Mayreau - Bequia 25 miglia / >3ore
. bella
giornata con sole molto caldo
. bolina
stretta e bordi serrati davanti a Bequia per
l’ingresso a vela con 18-20 nodi vento
13^ tappa : Bequia - Le Marin (Martinica) 95 miglia / 13.5 ore
.
navigazione notturna dalle 22.30 alle 12.00 del giorno dopo
. vento
intenso le prime ore, poi cala durante la notte
(3-4 ore a motore), la mattina dopo soffia
nuovamente
. andatura
al traverso seguendo le stelle
14^ tappa : Le Marin (Martinica) 3 miglia / 30 min
.
dall’ansa al porticciolo e preparativi per il rientro
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Francoise : skipper BPPV Capacitaire (non chiedetemi
casa significa), assolutamente a suo agio in questi mari del sud, assai sicuro
nelle manovre e nella condotta della barca, non e’ stato altrettanto brillante
nelle negoziazioni con gli indigeni riguardanti l’economia della cassa comune
(su tutti emerge l’episodio del noleggio dei taxi-van); buon giocatore di scacchi
non e’ altrettanto preparato sulla posizione delle stelle a queste latitudini
(solo l’ultima notte ha trovato l’Orsa Maggiore, difficile da individuare); da
apprezzare la sua immediata disponibilita’ alla proposta del cambio di
itinerario rispetto a quello ufficiale: si era reso conto, comunque, che poteva
contare su un ottimo equipaggio.
(voto: 8)
Mariethe’ : alta e magra, fisico da modella, tanti
capelli neri, divideva con Claude una delle due cuccette di prua, le piu’ ampie
della barca; aveva un modo di parlare il francese personalissimo ed era molto
bello starla ad ascoltare quando articolava i suoni e trascinava le finali
delle parole; lettrice accanita, capisce un po’ l’italiano ed ama la cucina
genovese; fisioterapista di grande esperienza ha piu’ volte in varie
circostanze cercato di lenire i dolori alla spalla di Pierangelo con sapienti e
cauti massaggi; evidenzio un piccolo particolare da tenere in considerazione
per gli amanti della vela: abita a Hyeres proprio di fronte alle Porquerolles.
(voto:
9.5)
Annie : presenza a bordo molto carina (rendeva
moltissimo soprattutto in bikini), magra, non molto alta e proporzionata e’
dotata di tanta grinta e determinazione oltre di qualche muscoletto nei punti giusti
(biscotto); era sempre lei ad issare la “grand voile” ed a eseguire i lavori di
forza come aprire le bottiglie dell’acqua minerale molto poco arrendevoli;
quando non era in movimento (preparare lo spuntino, sparecchiare, sistemare la
cucina, ...) stava sotto il sole a picco senza alcun problema; immune anche al
mal di mare, impressionante l’episodio della lunga preparazione del caffe’
sotto coperta con mare lungo e dopo aver mangiato un vomitevole salame di
gallina; oggetto di varie attenzioni da piu’ pretendenti, era stregata dal
ballo e poteva ballare salse e merengue senza sosta alcuna; lavorando in
ospedale e’ abituata a vedere persone che soffrono, per cui ha partecipato
senza la necessaria continuita’ alle operazioni di recupero fisico e spirituale
di Pierangelo.
(voto:
9.5)
Isabelle : fu lei ad invitarmi a questa crociera al
buio con Nouvelles Frontieres (brava Isabelle!), ama molto tuffarsi in mare
(anche se soffre la temperatura a suo dire troppo calda dei mari tropicali del sud, preferisce
infatti le acque fredde che tonificano la pelle) e stare al timone in qualunque
condizione meteo abbiamo trovato; molto attenta a farmi brevi riassunti in
italiano dei concetti salienti che emergevano dalle varie discussioni a bordo e
che talvolta non riuscivo esattamente a cogliere (tutto questo discorso per
dire che se non mi spiegava lei cosa stava succedendo ero talvolta nei casini),
doveva farmi anche da teacher di francese, ma dopo un buon inizio, abbiamo
fatto ben poche lezioni.
(voto:
9.5)
Patricia : ennesima ragazza del gruppo, la piu’ giovane
ed entusiasta anche delle piccole cose; aveva un debole particolare per l’acqua
(faceva il bagno appena poteva) e per il “petit punch” un cocktail alcoolico a
base di rum e lime che l’aveva conquistata fin dal primo giorno che l’ha
conosciuto; incontenibile l’ultima notte (quella della traversata), quasi
quanto la sera del frenetico ballo caraibico interpretato con Pierangelo sotto
gli occhi allibiti dei black people; abita a Parigi, ma marinarescamente
parlando, si e’ fatta le ossa a La Rochelle (ove ha pure una seconda
abitazione); non mi ha ancora invitato a casa sua a Parigi, pero’ forse si’ a
La Rochelle ...
(voto:
9.5)
Claude : eta’ superiore alla cinquantina (il 25 gennaio
e’ il giorno del suo compleanno) di grande esperienza marinara e di vita,
personaggio dotato di una carica e voglia di vivere di vent’anni piu’ giovane,
e’ stata una piacevole sorpresa un po’ per tutti; dopo qualche giorno l’ho
adottata come la mia maman francese (anche se lei inizialmente non era del
tutto daccordo); vero motore dispensatrice di battute e consigli e’ un’ottima
cuoca e punto di riferimento in molte circostanze di carattere pratico; molto
attenta, come tutte le mamme, che i suoi ragazzi mangiassero e stessero bene
senza alcuna eccezione o predilezione, prima di andare a riposare dava il
bacino della buonanotte al suo figlioletto italiano; l’unico neo e’ costituito
dalle tante sigarette che fuma e che gli hanno causato un forte abbassamento
della voce accompagnato da frequenti colpi di tosse, ma e’ poca cosa rispetto
ai tanti pregi ...
(voto: 10)
Monique e
Jack : madre e figlio a
formare una strana coppia; lei piuttosto abbondante alla Anita Franklin (senza
la sua voce), soffriva spesso e volentieri il mal di mare, non partecipava alle
manovre causa la poca ginnicita’ e si candidava spesso col figlio a lavare le
stoviglie; lui assai robusto e molto statico in barca, disoccupato col sussidio
di disoccupazione spesso in viaggio con Nouvelles Frontieres (ha la gold card);
escluso una notte in cui piuttosto carichi di alcool si sono letteralmente
scatenati (molto complicato e faticoso e’ stato poi metterli in cuccetta;
Monique aveva anche fatto conquiste), hanno fatto meno gruppo con gli altri
causa una struttura fisica differente ed uno spirito meno portato alla
socializzazione ed al casino.
(voto: 6)
Pierangelo
: unico italiano, unico
maschietto (escludendo lo skipper e Jack che non fanno testo); conteso da tutte
e da tutti (lo skipper poteva fare anche il bisex), si concedeva solo per il
massaggio quotidiano che la prescelta praticava alla spalla dolorante; ha
partecipato poco alle manovre di forza e per i dolori che lamentava (qualche
mese dopo scopriva che la sua clavicola era fratturata) e per dare spazio
all’esuberanza delle ragazze, prediligendo il timone nella navigazione diurna e
soprattutto notturna. Ogni volta che si scendeva a terra faceva il galletto
abbracciando due o tre ragazze contemporaneamente; aveva qualche problema al
dancing poiche’ tutte avevano in animo di ballare e lui piu’ di quel tanto non
poteva fare; si e’ pure esibito in barca a preparare un paio di volte gli
spaghetti al sugo che hanno riscosso un notevolissimo successo di critica e di
pubblico (n.d.r.: vi sono due possibilita’ o i francesi non sanno cosa
significhi un buon sugo, oppure anche in cucina Pierangelo e’ un talento
naturale...)
(voto: nc)
L’imbarcazione
: il suo nome e’ “Dufour
Toujours” un cutter di 56 piedi (18 metri) in ottime condizioni; e’ dotata di
una serie incredibile di strumenti tutti perfettamente funzionanti: sotto
coperta c’e’ il radar, il fax col telefono cellulare, la radio di bordo,
l’ecoscandaglio (profondimetro), il pilota automatico, il GPS, mentre in
pozzetto sono riportati solo quelli piu’ importanti e cioe’ il profondimetro,
il pilota automatico, il GPS; non mancano l’indicatore del vento ed ovviamente la bussola; linea molto
elegante con ampio pozzetto (riuscivamo a mangiare tutti senza problema);
interni ben rifiniti e funzionali: la dinette era molto vivibile e la zona
cucina decisamente comoda, due ampie cabine verso prua e due a poppa piu’
sacrificate, ma ciascuna col suo bagno (a prua un solo servizio); la piccola ma
efficace cabina per lo skipper completa di bagnetto era a prua; la vera
bellezza della barca era pero’ timonarla: non e’ proprio semplice all’inizio
(stiamo parlando di decine di tonnellate da condurre con una semplice ruota di
timone), ma una volta che si prende confidenza col mezzo e’ veramente super !
(voto: 8)
Il gruppo : come tutte le vacanza di questo tipo, oltre
allo spirito con cui ti accingi a fare il viaggio, e’ importante il tour
operator, il luogo e le persone che troverai. Il morale sia mio che di Isabelle
era alto, l’organizzazione era collaudata (e si e’ rivelata davvero ottima), il
posto era una garanzia, restava l’incognita del gruppo. Stare due settimane a
stretto contatto di gomito con persone mai viste e conosciute non sempre da’
risultati positivi, soprattutto poi se sei in barca a vela dove gli spazi sono
molto limitati e quasi tutto e’ condiviso (in aggiunta per me c’era anche il
problema di dover stare coi francesi, che gia’ sul lavoro sanno essere un
pochino antipatici ...) Ebbene il risultato e’ stato positivo oltre ogni
previsione, il gruppo c’e’ stato ed ha funzionato ! Nessuna lite, nessuna
intolleranza, nessun screzio, nessuna divisione: solo un unico team allegro,
spensierato, dinamico, gagliardo, giovane ...
(voto: 10)
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Bibliografia
di riferimento : il libro
sicuramente piu’ adatto per chi si accinge ad andare in barca a vela per le
isole caraibiche, e’ senz’altro “Sailors guide to the Windward Islands” di Chris
Doyle disponibile in tutti i negozi di
souvenir visitati; in questo libro si possono trovare: informazioni di
carattere generale, curiosita’, informazioni per la navigazione, approdi,
cartine, indirizzi e numeri di telefono utili, notizie sul cibo esotico (pesci,
piante, frutta, ...), insomma c’e’
tutto; per chi mastica poco l’inglese segnalo la guida “Navigare ai Caraibi” di
due coniugi che per anni hanno veleggiato in questi mari (Rita Ricci - Enzo
Russo) Editrice Incontri Nautici, molto azzeccata.
Alisei : in questa zona del mondo gli Alisei soffiano
senza interruzione per tutto l’anno con una consistenza ben superiore alle
brezze estive del mediterraneo; quasi costantemente sui 20-25 nodi, il vento
spira da Est / Nord-Est in inverno, mentre nei mesi estivi gira da Est /
Sud-Est.
Mare : a ridosso delle isole la navigazione e’
tranquilla essendo il mare poco increspato; nei canali che separano le isole,
la navigazione e’ molto piu’ turbolenta, spesso bagnata, con barca sbandata;
sul versante atlantico delle isole, la navigazione deve essere piu’ attenta
essendo l’onda molto lunga ed alta (le onde atlantiche arrivano a sbattere
sulla costa dopo ben 3.000 miglia di fetch !), la barca risulta essere ancora
piu’ instabile e soggetta allo stato del mare.
Navigazione
: nel pianificare la rotta, al
vento da Est ad Ovest si deve aggiungere una corrente nella stessa direzione di
almeno un nodo (in alcuni canali per effetti locali puo’ raggiungere anche i
tre nodi); chi naviga da Nord a Sud principalmente sara’ al traverso con tratti
al lasco, chi invece risale le isole andra’ prevalentemente di bolina ad al
traverso.
Clima : la temperatura si mantiene sui 30^ di giorno
e 25 di notte, spesso mitigata dal rinfrescante Aliseo; la temperatura del mare
e’ superiore ai 20^, ideale per lunghe e corroboranti nuotate.
Acquazzoni
tropicali : facilmente
individuabili per la massa nuvolosa ben delimitata di colore scuro che porta
violenti scrosci, sono tipici di queste zone e si muovono nel senso del vento;
generalmente durano qualche minuto e sono preceduti ed accompagnati da raffiche
di vento che raramente superano i 40 nodi; possono ridurre fortemente la
visibilita’.
Uragani : possono investire la zona caraibica da meta’
giugno a meta’ novembre, con maggiore intensita’ e frequenza nei mesi di agosto
e settembre, non a caso il periodo migliore per questo genere di crociere e'
quello invernale.
Segnalazioni
luminose : sia le boe che
qualunque generico fanale di segnalazione, segue la normativa americana, esattamente
opposta alla nostra: rosso a dritta e verde a sinistra.
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Volo aereo
: essendo la Martinica (stesso
discorso per Guadalupe) territorio francese a tutti gli effetti, la trasvolata
da Parigi alla Martinica e’ considerato un volo interno francese ad un prezzo
decisamente conveniente; il costo e’ stato inferiore alle 700.000 lire a cui si
deve aggiungere circa 250.000 lire del treno Milano-Parigi.
Valuta : oltre al Franco Francese usato naturalmente
in Martinica, il dollaro dei Caraibi Orientali (EC$ Eastern Caribbean Dollar)
e’ la moneta ufficiale dei paesi da noi tocccati (St.Lucia, St.Vincent e
Grenadine, Grenada); nelle banche 1US$ equivale a circa 2.6EC$, mentre per
strada 1US$ corrisponde a soli 2EC$; anche se c’e’ sempre la possibilita’ di
pagare in US$, per la maggior parte dei pagamenti conviene avere a disposizione
la valuta locale.
Precauzioni
: essenzialmente vi sono tre
cose da tenere in considerazione per evitare spiacevoli conseguenze; 1) la
ciguatera: grave intossicazione alimentare dovuta all’ingestione di pesce che
ha mangiato micorganismi marini che prolificano su alcuni tipi di corallo;
nelle zone a rischio non mangiare quindi pesce pescato alla lenza di taglia
superiore al chilo (piu’ tossine), ricordando che tonni, dorade presi alla
traina sono al si sopra di ogni sospetto; 2) il manzaniglio o mancenilla: e’ un
albero che cresce lungo le spiaggie di tutta la regione con un frutto verde,
simile ad una picccola mela selvatica, molto velenoso se ingerito; attenzione
anche a non ripararsi dalla pioggia sotto questa pianta, perche’ il lattice
provoca dolorose bruciature e se va a contatto degli occhi puo’ causare
temporanea cecita’; 3) il sole: ai tropici i raggi del sole non perdonano anche
quando il cielo e’ coperto; ustioni di primo e secondo grado vanno evitate
usando creme resistenti all’acqua con alti fattori di protezione,
particolarmente colpite sono le zone normalmente coperte come i piedi;
proteggere testa, viso e vista con cappellini ed occhiali da sole.
Bagaglio : le notti sono calde, per cui oltre al minimo
indispensabile non occorrono indumenti aggiuntivi per passare la notte in
cabina e non occorre nemmeno il sacco lenzuolo; anche se il piu’ delle volte mi
sono alzato presto la mattina quando il sole non era ancora alto nel cielo, ero
spesso in un bagno di sudore (c’e’ da dire che io soffro molto il caldo e
preferisco il fresco). Durante il giorno il sole e’ caldo e per lo piu’ si sta
in costume e maglietta: portare tanti indumenti in cotone, maglie e pantaloncini.
Importanti sono le scarpe da indossare sempre sulla barca e possibilmente senza
calze per praticita’. La cerata non e’ assolutamente necessaria a queste
latitudini, infatti anche se piove (un paio di burrasche al giorno di una
decina di minuti ciascuna ci sono sempre) non e’ opportuno coprirsi troppo per
il caldo sempre presente: la giachetta del kway e’ sufficiente, mentre non ho
nemmeno utilizzato i pantaloni impermeabili poiche’ e’ piacevole restare con le
gambe scoperte sotto la pioggia. Qualche busta in plastica e’ indispensabile
per tenere all’asciutto indumenti ed effetti personali, oltre naturalmente a
documenti vari.
Brevissimo
vocabolario italo-francese : cima = bout
; cazzare = border ; lascare = choquer;
drizza =
drisse ; braccio = bras ; ancora = ancre ; gassa d’amante = noeud de chaise ;
prua = proue ; poppa = poupe ; salvagente = gilet de sauvetage ; l’albero = le
mat ; il fiocco / genoa = le foc / genois ; la randa = la grand voile ; il
timone = la barre; il boma = la bome ; la scotta del fiocco = l’ecoute du foc.
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P’tit
punch : 1/4 di lime
spremuto e lasciato nel biccchiere, una parte di “Sirop de Canne” e tre/quattro
parti di Rum; ottimo aperitivo locale, semplice da preparare e di sicuro
effetto, che e’ entrato subito nelle nostre abitudini di bordo. Assai
importante il taglio del lime che deve essere realizzato avendo l’accortezza di
lasciare sempre il nodo all’esterno per poterlo poi buttare via.
Mercati : sono rimasto colpito dai colori e dagli odori
dei mercati caraibici; odorosissimo e’ il mercato delle spezie di St.George’s,
mentre gustosissimi e coloratissimi i frutti e le piante tropicali allineati in
bella mostra sulle bancarelle: plantain (banane da friggere o cuocere), banane
comuni, lime, manghi, papaya, passionfruit, christophene, frutto dell’albero
del pane.
Spezie : Grenada e’ il secondo produttore al mondo di
noce moscata (nutmeg) essenziale per la preparazione del rum punch ed
eccellente per insaporire dolci e piatti di portata; tutte le bancarelle
vendono tra le tante qualita’ di spezie, il “saffron” ottimo per il curry e per
insaporire molti piatti, il vero zafferano e’ assai costoso e si puo’ trovare
nei supermercati piu’ grossi.
Musica : la ricca e vivace tradizione musicale caraibica
affonda le proprie radici nella musica popolare africana; ovunque si vada,
questi ritmi inconfondibili eccheggiano (nei bar, ristoranti, lungo le
spiaggie, nei taxi-bus, dalle abitazioni,...)
Steel pan
orchestra : e’ la
caratteristica musica a percussione dei caraibi; grandi e piccoli musicisti si
esercitano in gruppo all’aperto percuotendo latte e bidoni di ogni dimensione;
e’ davvero estremamente coinvolgente.
Danze : dal Calypso al Reggae, dalla Soca allo Zouk,
tutti questi ritmi vengono stupendamente interpretati da atletici uomini
accompagnati da fantastiche creole che riescono a lasciare attoniti od arrapati
(a seconda del ballo) i turisti che assistono o si cimentano in queste danze.
Rasta : black people dai capelli ricci lunghi e neri
di indole gaia e spensierata; salutano ponendo a contatto il loro pugno chiuso
e pollice teso verso l’alto, col pugno della persona che si saluta; una loro
tipica espressione colloquiale che e’ anche una loro risposta usata per
qualsiasi situazione e’ il classico “No Problem”.
Daily open : aperto tutti i giorni; si puo’ trovare
scritto su insegne o sulle vetrine di negozi, se chiedete “E’ aperto ogni
giorno ?” la risposta potra’ essere “Tutti i giorni della settimana”. Se poi azzardate
chiedere “Anche di domenica ?” vi sentirete rispondere “Oh no, non di
domenica”...
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Partenza da
Milano col treno delle 21.55 ed arrivo a Parigi - Gare de Lyon alle 08.30 del
mattino dopo. Tutto il giorno a spasso per la città’ con Isabelle.
Il treno
parte con un ora e venti minuti di ritardo e con l’impianto di riscaldamento
non funzionante, ma arriva puntuale a Parigi alle 08.30 del mattino. Isabelle
e’ li’ ad aspettarmi e prendiamo la metro per la casa di Bertrand (amico di
Isabelle che ci ospitera’ per la notte) ove lascio i bagagli e facciamo colazione.
Bertrand
abita vicino alla fermata metro di Nation in un appartamentino all’ultimo piano
di una tipica casa con vista sui pittoreschi tetti parigini.
Verso le
dieci usciamo per girovagare lungo le strade di Parigi. La bella giornata di
sole ci invita a passeggiare: dalla Bastiglia passiamo per Place de Vosges e
Rue des Rosier per andare nel Quartiere dei Marais. Visita del museo di
Carnavalet, molto interessante, peccato per l’almanacco del 1685 che aveva come
tema la sottomissione della Repubblica di Genova al re di Francia, rea di aver
continuato a commerciare con la Spagna, paese nemico giurato della Francia
(scopro pero' poi leggendo la storia di Genova, una sporca storia dei francesi
a danno della repubblica marinara legata a questo episodio, che preferisco non
riportare per non intaccare le relazioni diplomatiche fra i miei cugini e me
...). Giungiamo nel quartiere ebraico ove decidiamo di pranzare. Ci
incuriosisce la parola “cacher” spesso scritta sulle vetrine dei ristoranti,
che poi scopriamo che e’ il modo in cui gli ebrei mangiano la carne: la mucca
deve essere sgozzata e svuotata del suo sangue (negli alimenti della bestia non
devono essere presenti grassi animali, yogurt, ...). Ci attira un ristorantino
con tante cose in bella evidenza in vetrina. Nel menu’ leggo: Hoummos (creme de
pois chiche = crema di ceci), Pastrami (potrine de boef junee = ha la
consistenza del prosciutto), Aubergines frites a la tomate (melanzane),
Feuilles de vigne farcies en riz (una specie delle greche Dolmate), Taboule’
aux herbes (cus-cus), Kefta (boullettes de boef aux herbes = polpette). Prendo
un misto di tutto cio’ ed al termine bevo un bicchierino di The menthe &
pignons (te alla menta coi pinoli) che mi incuriosiva molto.
Riprendiamo
la passegiata di buona lena verso la Cattedrale di Notre Dame. Al suo interno
cio’ che mi ha colpito di piu’ sono stati gli enormi rosoni posti su tutti lati
della chiesa eccetto sul frontale. Decidiamo di salire in cima alle torri,
teatro del famoso Quasimodo (il gobbo di Notre Dame). Oltre 200 gradini per
arrivare a meta’ altezza dove c’e’ il passaggio dalla Torre Nord alla Sud con
l'emblematica statua della Striga che guarda il paesaggio sottostante. Nella
Torre Sud trova posto l’enorme campana dal peso totale di 15.000 kg (solo il
battacchio e’ 500 kg). Il nome datole da Luigi XIV (suo padrino) fu Emanuel
(come il suo ultimo figlio). In questa fase della visita siamo in compagnia di
una folta scolaresca di bambini di 6-7 anni chiassosi, ma attentissimi alle
spiegazioni della guida che ci fa anche sentire il suono della enorme campana
semplicemente appoggiando un pezzo ferro e facendolo scorrere. Saliamo quindi
in cima alla torre dopo aver fatto altri 200 gradini e piu’, contati in
francese. Fantastico panorama di Parigi a 360^.
Attraversiamo
la Senna ed entriamo nel quartiere latino con meta la vecchia chiesa gotica di
St Germain de Pres. Proprio di fronte alla chiesa c’e’ l’esclusivo (e costoso)
Cafe’ de Flore ove entriamo per gustarci qualcosa da bere seduti all'interno
delle vetrine sul marciapiede.
Completiamo
il giro andando in Place de la Concorde, Madeline e Place Vendome (sostando
davanti al famoso Hotel Ritz perche’ stava scorrendo una lunga fila di auto
blu’). Prendiamo la metro all’Opera’ per tornare a casa di Bertrand ove vi
giungiamo verso le otto di sera.
Bertrand
e’ molto socievole e simpatico, amante della buona lettura e musica che per
diletto recita a teatro. Discorriamo sorseggiando qualcosa da bere prima di
uscire per la cena da “Chez Raymonde” diners dansants musette, locale molto
carino coi tavolini disposti ai lati di una piccola pista da ballo: durante
l’evolversi della cena i commensali venivano allietati da un fisarmonicista che
suonava motivi danzanti (dal tango al valzer, al boogie-woogie). Torniamo a casa
dopo l’una.
Notte
tranquilla con Bertrand (che mi fa dormire con lui perche’ non russo).
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Otto ore di
volo per giungere alla Martinica. Sbarco dall’aereo ed imbarco su una mega
barca a vela.
Sveglia
alle 07.00 per farmi con calma la barba al fine di prendere tutto il sole dei
Caraibi, colazione e poi via accompagnati dal buon Bertrand ancora un po’
addormentato. Ci salutiamo davanti alla metro ed arriviamo in aeroporto in
largo anticipo. L’imbarco del volo Corsair per Fort de France (Martinica) e’
alle 11.30. L’arrivo a destinazione e’ previsto dopo otto ore di volo; la
differenza di fuso orario e’ di cinque ore. A bordo dell’aereo Isabelle mi fa
una lezione di francese imperniata sulla pronuncia dei dittonghi e sui vocaboli
marinareschi (v. sezione nella parte iniziale).
Affianco a
me c’e’ un ragazzo che legge riviste francesi ambigue, ma non c’e’ stata alcuna
avances nei miei confronti (forse non ero il suo tipo).
Arriviamo
a destinazione senza alcun problema; ad attenderci il pullman messo a
disposizione da Nouvelles Frontieres col quale copriamo il tratto di strada
dall’aeroporto alla marina del villaggio di Marin ove e’ ormeggiata la barca:
VPM DUFOUR Yachting -
BDN Allegre Bassin Tortue Bat. 4
- 97290 Le Marin
- Martinique - e’ l’indirizzo riportato nel voucher che ci
assicura il pernottamento a bordo e 14 giorni di crociera (per completezza
d’informazione riporto anche il relativo numero di telefono 0596747010).
Siamo in
totale sedici persone e, francamente, mi aspettavo di trovare persone piu’
giovani ...
Ad
aspettarci nel porticciolo ci sono i due skipper che ci aiutano nelle
operazioni di imbarco dei bagagli.
Abbiamo a
disposizione due barche di ben 56 piedi per cui dobbiamo dividerci in due
gruppi (8 per barca); ne io ne Isabelle ci preoccupiamo minimamente di seguire
le operazioni ed alla fine quando ci troviamo nel pozzetto a fare le
presentazioni, rimango piacevolmente sorpreso: le poche ragazze che avevo
visto, sono tutte sulla mia barca (Marie Terese, Annie, Patricia), a loro si
devono aggiungere Claudine e Monique un po’ piu’ avanti negli anni, quindi Jack
e lo skipper Francois oltre naturalmente ad Isabelle e me. Cio’ significa uno
skipper, due donne mature, due ragazzi e ben quattro ragazze; tutti sono francesi (altra barca inclusa) tranne me.
La sera
arriva molto presto: alle 18.00 e’ gia’ buio.
Poco dopo
andiamo a mangiare qualcosa nel ristorantino della marina. Dopo cena la
stanchezza prende subito il sopravvento, infatti solo quattro chiacchiere prima di andare a nanna. Fa piuttosto caldo
per cui non e’ nemmeno necessario il sacco lenzuolo che avevo portato con me.
Faccio
solo in tempo a sentire qualche breve scroscio di pioggia prima di
addormentarmi profondamente.
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Intensa
giornata di preparativi e primi approcci con la navigazione.
Alle 06.00
del mattino e’ gia’ chiaro, alle 06.30 sono in giro a fare un po’ di footing,
conscio del fatto che gli spazi per camminare saranno presto assai ridotti.
Vado per circa un’oretta, di cui una decina di minuti resto al riparo per non
lavarmi completamente a causa di un improvviso acquazzone.
Dopo la
colazione andiamo a fare cambusa in un vicino supermercato spendendo piu’ di
4000 FF, a cui aggiungere la carne acquistata da un’altra parte: consistente
scorta di rum e vino per ogni evenienza.
Dopo aver
sistemato tutto in barca, salpiamo verso mezzogiorno da Le Marin, lasciando la
bella e fertile Martinica alla volta di Marigot Bay nell’isola di St Lucia.
Avvistiamo
un grosso branco di delfini che saranno poi stranamente gli unici che vedremo
in tutto il viaggio.
La baia
dove ripariamo per trascorrere la prima notte di navigazione e’ uno degli
ancoraggi piu’ conosciuti e frequentati, molto ben riparata e circondata da una
fitta vegetazione di palme. Ci arriviamo giusto un attimo prima del calar del
sole.
Mangiamo
qualcosa e dopo poco crollo dal sonno e vado a nanna.
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Noleggio di
un paio di taxi-van, uno per equipaggio, al prezzo di 20US$ a testa (poi
stranamente divenuti 25) e tour dell’isola. A sera suggestivo e corroborante
bagno in uno scenario da cartolina.
Partiamo
dalla base velica che i Mooring’s hanno attrezzato sul lato sud della baia, al
solito molto bella e ben organizzata. Essendo l’isola inglese la circolazione
stradale e’ rigorosamente a sinistra.
Mentre noi
facciamo il tour che durera’ l’intera giornata, i due skipper porteranno le
barche in un altro ancoraggio che sara’ il luogo dell’appuntamento serale.
Tocchiamo
i posti tipici dell’isola: le pozze solforose a temperature intorno ai 170^C,
le cascate dentro un giardino tropicale fatto su misura per i bagni termali,
... Il pranzo e’ in un ristorante non dei migliori, mentre il bagno e’ in una
spiaggia completamente deserta.
Finale a
sorpresa a causa dei contrasti per il pagamento: infatti noi avevamo capito che
la tariffa era 20US$, mentre i taxi drivers sostenevano di aver concordato 25US$ a testa.
Battibecchi finche’ paghiamo quanto loro dicono e ci imbarchiamo sulla lancia
che ci portera’ sulla barca ancorata in un posto molto caratteristico
dell’isola di nome Anse des Pitons cosi’ chiamato per via di due titanici coni
di lava ricoperti da una fitta vegetazione che si ergono dal mare a poca
distanza e simbolo dell’isola.
Bagno
notturno prima di cenare, qualche scambio di battute e poi tutti a dormire.
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Da St.Lucia
a Bequia in sette ore di navigazione. Grande partecipazione al dancing serale a
terra in compagnia dei locali.
Troppo
bella la giornata, troppo invitante l’acqua per non cedere alla tentazione di
un tuffo ed una nuotatina appena destati prima della colazione. Si parte subito
per Bequia poiche’ ci attendono sette ore di navigazione, tre in mare aperto
nel canale e quattro riparati da St Vincent: il mare e’ meno formato della
traversata del primo giorno (Martinica - St Lucia), ma il vento anche oggi non
si fa pregare, siamo sui soliti 20-25 nodi pressocche’ costanti.
Prendo per
la prima volta il timone della barca poco dopo la partenza e non lo mollo
nemmeno all’avvicinarsi di una burrasca nettamente visibile all’orizzonta
davanti a noi, Francois si fida, ma preferisce ugualmente dare una mano di
terzaroli. All’improvviso scrosci abbondanti di pioggia si riversano su di noi
che quasi non cerchiamo neanche riparo data la caluria, il vento si rafforza ad
oltre 30 nodi con raffiche che soffiano a 40, sotto questa azione la barca si
inclina magistralmente e schizza in avanti come un puledro imbizzarrito.
Qualche comprensibile attimo di smarrimento al timone di un mezzo lungo oltre
18 metri e pesante decine di tonnellate, ma per fortuna esce fuori l’esperienza
maturata in altre occasioni ed assecondando la danza riesco a governare le
bizze degli elementi e della barca: si e’ ballato non poco, ma e’ stato
divertentissimo condurla in condizioni non facili, oltre che esageratamente
entusiasmante (quando azzecchi il ritmo ...). Cosi’ come era arrivata, la furia
degli elementi si placa e dopo poco lascio il timone soddisfatto ed appagato di
quanto provato. Giunti al riparo di St Vincent prepariamo tavola nel pozzetto
col tendone disteso per il riparo dai raggi del sole; col pilota automatico
inserito mangiamo qualcosa durante la tranquilla navigazione.
Prima di
arrivare a destinazione riprendo il timone e mi sbizzarrisco ancora per una
mezz’oretta.
Bequia e’ l’isola
piu’ grande delle Grenadine (un centinaio di isole, isolette e scogli) che con
St Vincent costituiscono l’omonimo stato; fanno parte di questo meraviglioso
arcipelago Moustique, Cannouan, Mayero, le fantastiche Tobago Cays, Union, con chilometri di spiaggie bianche, acque
cristalline, barriere di corallo, ormeggi di sogno, ...
Buttata
l’ancora nella rada di Admiralty Bay, una fra le mete preferite dei giramondo,
gustiamo un ottimo “Gigot” (arrosto di carne) preparato da Claudine, che scopre
subito una delle sue doti.
Dopo cena
scendiamo a terra col tender per fare quattro salti in una discoteca all’aperto
che diffonde l’irresistibile musica caraibica in tutta la baia. Grande
movimento e partecipazione al dancing coi locali che sanno interpretare la musica
nei modi piu’ disparati ora con garbo ed eleganza, ora con ritmi sfrenati ed
irrefrenabili, ora estremamente sensuale ...
Ci
buttiamo anche noi nel mucchio per cercare di fare la nostra parte. Appena
lasci la ragazza che e’ con te, i black people la catturano immediatamente e
con successo; la loro simpatica insistenza non e’ per nulla invasiva o
fastidiosa, infatti le nostre donne, soprattutto Annie, si lasciano condurre da
questi maestri del ballo. Curiose le turiste di 80-90 kg avvinghiate al fusto
nero di turno e la ragazza di colore che si strofinava a ritmo di musica alla
colonna centrale del locale.
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La tappa
odierna e’ l’isola di Mustique: mare, spiaggia, bagni e balli sfrenati.
In
mattinata scendiamo a terra per fare qualche acquisto di souvenir e per la
spesa al coloratissimo mercato ortofrutticolo dove socializziamo coi simpatici
rasta.
Numerosi
bar, piccoli hotel, boutique, negozietti di ogni tipo fanno da cornice al
fascino di questa baia non a torto assai rinomata e ricercata.
Verso
mezzogiorno leviamo l’ancora e poco dopo la partenza perdo l’equilibrio e cado
cercando di ammortizzare la caduta col braccio della clavicola rotta a luglio:
sento una fitta lancinante e per un paio d’ore sono completamente fuori uso. Da
questo momento per il resto della crociera ogni tanto sono ko, ma cio’ che
conta e’ che dopo aver convissuto coi dolori per qualche mese, solo a febbraio
mi decido di fare una radiografia da cui e’ evidente purtroppo la non unione
disallineata dei due monconi della clavicola, erroneamente ritenuta dai medici
e da me in fase di guarigione.
A rigore
dovrei essere coccolato dalle numerose donne presenti a bordo, ma dopo un
inizio interessante, vengo presto messo da parte e resto solo a leccarmi le mie
gravi ferite ...
Dopo
neanche un paio d’ore di navigazione arriviamo a Mustique, caliamo l’ancora
nell’unico ammaraggio dell’isola di nome Britannia Bay (Grand Bay) e mangiamo.
Risento ancora della botta ricevuta ed inoltre il sole e’ molto forte, per cui
mentre gli altri vanno in spiaggia (sabbia finissima e prato verde all’inglese
al limitare), io resto a bordo con lo skipper snobbando l’isola snob per antonomasia,
la piu’ citata dalle stampe mondane per i personaggi che la frequentano, dalla
famiglia reale inglese, a Paul Newman, a Mike Jagger, all’Avvocato ...
Riposino,
taglio della barba e partita a scacchi nell’attesa che il sole scenda un po’
sull’orizzonte e gli altri tornino.
Cena a
base di carne cotta sulla brace del barbecue di bordo montato a poppa.
Stellata
incredibile. Passiamo un po’ di tempo a guardare le stelle cercando di
orientarci con l’aiuto di un piccolo libretto: la Stella Polare, Cassiopea (che
descrive una w), il gruppo che comprende le Pleiadi, Andromeda, Orione e Sirio
ormai non ha piu’ segreti. Con Isabelle e Francois non riusciamo ad individuare
l’Orsa Maggiore ed il Carro di Pegaso (il Grande Carro), il primo perche’ qui
ai tropici e’ molto basso all’orizzonte ed e’ quindi nascosto dalla terraferma
o non individuabile a causa delle luci forti, il secondo perche’ non abbiamo
ancora trovato la giusta chiave di lettura.
Verso le
dieci di sera andiamo a terra per fare anche stasera quattro salti per il
secondo giorno consecutivo. Mariethe’ preferisce starsene tranquilla a bordo e
rilassarsi con un libro.
Ieri
suonava un complesso molto apprezzato da tutti, mentre stasera la musica non e’
eccezionale, ma va bene ugualmente. Annie e’ scatenatissima anche stasera,
praticamente non si e’ mai fermata fino alle due di notte.
Ad un
certo punto due fanciulle di colore, piuttosto massicce, mi hanno messo in
mezzo e frullato a dovere coi loro fondoschiena avanti e dietro: devo dire che
non e’ affatto semplice ballare come fanno loro, un po’ per l’imbarazzo che ne
deriva ed anche perche’ se vai fuori tempo ti becchi una serie di colpi secchi
da parte del/dei fondoschiena che sono particolarmente dolorosi per le
eventuali parti in tensione di noi uomini non del tutto abituati a questi tipi
di performance.
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Si salpa
per le Tobago Cays ove ancoriamo nel mezzo degli isolotti di fronte alla barriera
corallina: cena a base di aragoste per celebrare degnamente il posto.
Lunga
nuotata mattutina per cercare di muovere l’articolazione del braccio che e’
ancora parecchio dolorante (soprattutto di notte).
Salpiamo
verso Tobago Cays; quando siamo in vista delle isole mangiamo un ottimo
Taboule’ preparato da Annie. Accediamo all’ormeggio piu’ rinomato delle Antille
attraverso uno dei due passaggi piu’ sicuri segnati sulle carte da effettuare
sempre con prudenza per la mancanza di boe di segnalazione e per le correnti
spesso forti ed andiamo a dare fondo proprio di fronte all’arco naturale
realizzato dalla barriera corallina a forma di ferro di cavallo Horse Shoe Reef
che protegge la cintura di isolotti che hanno reso famoso questo posto in tutto
il mondo.
Non
facciamo in tempo a dare l’ancora che gia’ un battello a motore dei black
people di “Goldfinger” si affianca per venderci le aragoste che loro acquistano
dai pescatori e rivendono poi ai turisti; dopo una poco convincente trattativa
dello skipper acquistiamo 16 kg di aragoste per la spesa di 240 US$: tenendo
conto che siamo in totale 18 persone, ognuno stasera mangera’ quasi un chilo di
pregiati e squisiti crostacei.
Lunga
nuotata pomeridiana in maschera e pinne controcorrente (molto forte) per arrivare
alla barriera corallina. Quando torno sul battello ormai manca poco al calare
della sera.
Il vento
spira senza sosta alcuna in questo budello naturale: e’ mediamente poco sotto i
25 nodi con punte che superano i 35 e sta rinforzando; la corrente e’ molto
forte. Le due barche di Nouvelles Frontieres riconoscibili dalle bandiere rosse
col logo caratteristico issate sull’albero, sono strettamente assicurate tra
loro ed allineate dalla corrente e dal vento forte; rinforziamo gli ormeggi per
cenare e dormire in sicurezza.
Notte
serena riempita dal fragore continuo dell’onda dell’oceano che frange sulla
barriera ed a tratti dal forte sibilo del vento.
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Restiamo
alle Tobago Cays per goderci tutte le opportunita’ offerte dalla natura di
questi luoghi.
Francois
ci porta sul reef col dinghi ed una volta assicuratolo ad una boa, ci fa
conoscere alcune caratteristiche di questi variopinti fondali. Restiamo un’oretta
a bagno indossando oltre alla maschera e pinne, anche una maglietta per non
restare scottati dagli inesorabili raggi del sole: impariamo a riconoscere i
pericolosi coralli gialli che provocano profonde ustioni, incontriamo i
simpatici pesci trombetta ed i minacciosi pesciolini neri con fascia gialla e
blu’ che difendono il loro territorio accennando un attacco frontale appena ti
avvicini un po’ di piu’.
La
giornata non si differenzia dalle altre precedenti: sole molto forte interrotto
di tanto in tanto da improvvisi, quanto facilmente prevedibili, scrosci di
pioggia, durante i quali il vento raggiunge le sue punte massime.
Dopo
pranzo Annie, Patricia, Isabelle ed io prendiamo il gommone con l’intenzione di
salire in cima alla collina di Petit Bateau per dominare e fotografare il
paesaggio sottostante di barche all’ancora davanti la barriera chiuse dalle
isolette: il panorama e’ davvero mozzafiato !
Prima del
calare della sera faccio una bella nuotata controcorrente: davvero tante
bracciate per riuscire a fare qualche metro in avanti ...
Dopo cena
fusione dei due equipaggi con scambi di bevute e tante chiaccchiere per
socializzare con l’altra barca.
Prima di
andare in cuccetta a nanna, altra vista dell’impressionante coperta di stelle,
ancora piu’ nitida per l’assenza quasi completa di luci artificiali.
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Tobago Cays
- Palm Island - Union : altra giornata dedicata ai bagni, alle bevute di p’tit-punch
e danze caraibiche.
Appena
alzato mi butto subito in acqua per la mia solita nuotata controcorrente al
fine sempre di tenere oliata l’articolazione del braccio.
Dopo la
colazione molliamo l’ancora per far rotta verso Palm Island: non issiamo nemmeno
le vele e copriamo il breve tratto di mare in una quarantina di minuti a
motore.
Palm
Island e’ una piccola isola antistante Union data in concessione dal governo
delle Grenadine per 99 anni ad un americano infaticabile che ha saputo
trasformare un’isola spoglia e paludosa in un giardino tropicale con bungalow,
un piccolo hotel, un’accogliente boutique. Sono passati una trentina di anni da
quel passaggio.
Scendiamo
a terra in tender e facciamo un bel bagno sulla spiaggia di finissima sabbia e
palme rigogliose. Piccola passeggiata nell’isola, piccola perche’ l’isola e’
davvero minuta.
Da Palm
Island andiamo a Union ed attracchiamo davanti a Lambi’s, un ristorante munito
di alloggi, giusto in tempo perche’ cinque minuti dopo e si scatena una
violenta burrasca che mette a dura prova gli ormeggi.
Approfitto
della pioggia per farmi una bella doccia, con tanto di shampoo e bagno schiuma,
sotto lo scarico della tettoia di Lambi’s proprio adatto alla circostanza.
Facciamo
il pieno di acqua potabile (eravamo quasi a secco) e scendiamo a terra per le
formalita’ doganali e fare la spesa.
Acquisto
qualche souvenir tra cui una cassetta di reggae in un negozio rasta con il
dipinto della resurrezione di Lazzaro da parte di un Cristo nero coi capelli
ricci lunghi e neri (ne piu’ ne meno di come sono loro) ed un quadrettino
variopinto in coccio di Calabash nel negozio di Castello; non riesco pero’ a
trovare la cartina dei Caraibi che sto cercando da qualche giorno, escludendo
quella che ho avuto in regalo nella boutique di Palm Island.
Come
stabilito al momento dell’attracco, andiamo a cenare da Lambi’s: buffet di basso livello e prezzo alto.
Dobbiamo puntare i piedi per vederci riconoscere il diritto di pagare un
coperto in meno come pattuito in fase di negoziazione (lo skipper avrebbe
mangiato gratis e visto che lui era rimasto in barca, facevo le sue funzioni
...)
Dancing
fino a tarda notte. Non partecipo attivamente al ballo causa un fastidioso
taglio sotto il piede, in compenso curo le relazioni sociali coi black people
presenti cui consento di far ballare le “mie” ragazze. Jean Claude e Willy mi
parlano del loro lavoro, della loro religione, del loro modo di vivere, mi
spiegano i significati e le caratteristiche della danza erotica (zouk) che
spesso attuano durante i balli, danza corpo a corpo sensualissima interpretata
magistralmente da certe fanciulle di colore: non so se a causa delle loro forme
o per le posizioni che assumono durante la danza, ma tutte le volte che vedo
questo tipo di ballo, sistematicamente non riesco a tenere sotto controllo la
situazione ...
La
“fiesta” prosegue sul nostro battello e tra una bevuta e l’altra si va’ fino a
tarda notte; emozioni “forti” per un paio delle nostre donne e difficilissima
operazione di infilare in cuccetta Jack e Monique pieni di alcool come otri.
Mi sento
particolarmente ispirato stanotte e mentre gli altri sono fuori in coperta a
fare baldoria, o sono a smaltire gli effetti dell’alcool, o in cucccetta
cercano di dormire (dico cercano perche’ c’era molto casino), io, armato del
solito p’tit punch (forse la mia vera musa ispiratrice) riempio pagine su
pagine fitte di note relative agli ultimi avvenimenti ed abbozzo un itinerario
piu’ lungo ed avventuroso da proporre ai miei compagni piu’ ginnnici ed
entusiasti (prima pero’ ne devo parlare con la mia “maman”, non vorrei si
preocccupasse ...)
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Shopping a Union
e tappa a Petit St Vincent con l’intermezzo dell’atollo di Mopion.
All’indomani
della notte brava la vita a bordo riprende lentamente: la prima ad alzarsi e’
Claudine.
Quando
salgo in pozzetto la trovo intenta a fumare: scambiamo un po’ di chiacchiere
insieme e la discussione passa dalle considerazioni della notte precedente, al
lavoro, al tempo libero, alla nostra crociera.
Nell’isola
di Union e’ stata ricavata una piccola pista di atterraggio in cui i coraggiosi
piloti della LIAT, la compagnia aerea caraibica, hanno modo di esibirsi in
spettacolari atterraggi tra le formazioni montuose ed il mare. Il villaggio di
Clifton Harbour si snoda lungo una strada polverosa su cui si affiancano bar,
boutique, qualche piccolo supermercato e dignitose pensioni.
Fatta la
spesa al supermercato, lasciamo l’isola a mattina gia’ avanzata. Puntiamo su
Petit St Vincent (PSV) ed arrivati in vista dell’isola ancoriamo a poca
distanza da un atollo di sabbia bianca (raggio 5-10 metri) con un ombrello di
canne al suo centro. Si tratta dell’isolotto di Mopion circondato dalla
barriera corallina spesso usato per gli spot pubblicitari.
Avevo idea
di andare a nuoto sull’atollo, ma resto vittima di un altro incidente: mentre
sto prendendo maschera e pinne, il coperchio del gavone di poppa si chiude
improvvisamente sulla mia testa. Oltre alla botta in testa rimedio anche un
urto sulla scapola della spalla gia’ dolorante: resto a bordo all’ombra con uno
strofinaccio bagnato sulle parti offese ed un secchio d’acqua fresca affianco.
Quando le
ragazze tornano sulla barca, Patricia ed Annie recano evidenti bruciature e
raschi sulle gambe e sulla schiena: un’onda anomala le ha spinte sulla barriera
proprio contro i temibili coralli gialli. Si apre nuovamente la cassetta del
pronto soccorso.
Facciamo
vela su PSV che e’ la seconda isola data in affito agli americani sulla quale
hanno edificato il PSV Resort, un albergo extra-lusso per i vip di tutto il
mondo (1notte=3500 FF); e’ formato da una ventina di villette nascoste nella
vegetazione che sono il top del lusso e dell’esclusivita’ e da un corpo
centrale ospitante bar, ristorante e boutique che costituisce l’unica zona in
cui i turisti di passaggio sono benvenuti. Gia’ dal mare si nota che e’ tutto
preciso, curato ed una volta che scendiamo a terra lo si vede ancora di piu’:
spiaggetta di sabbia e palme, vialetti segnati in mezzo al verde dei prati ed
ovunque cartelli che limitano l’esclusivissima zona riservata ai soli ospiti
paganti dell’isola. Le stradine assai curate sono percorse in continuazione da
piccole auto elettriche del personale del mega-albergo che va avanti ed
indietro.
Dopo la
passeggiata sull’isola ed il bagno pomeridiano, torniamo in barca per mangiare
e prende via via corpo l’idea di cambiare il programma originale proposto da
Nouvelles Frontieres per scendere giu’ a Grenada. Lo skipper non e’ contrario a
priori e verifichiamo sulla cartina un nuovo itinerario possibile. Proviamo a
chiamare via radio l’altra barca, il Foro’, per illustrare la nostra idea, ma
non riusciamo a stabilire il contatto: rimandiamo tutto al giorno dopo.
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Lunga
galoppata verso l’isola di Grenada sospinti da un mare formato.
Bagno
mattutino per riprendermi un po’ dai miei malanni nuotando.
Discutiamo
sul nuovo itinerario e all’unanimita’ decidiamo di andare a Grenada, mentre
quelli del Foro’ preferiscono il piu’ tranquillo programma di navigazione
originario e ci donano una torta d’arrivederci.
Da PSV
torniamo a Union per fare l’uscita dalle Grenadine; incontriamo nuovamente
Black Boy il ragazzo di Lambi’s che porta a terra Francois e ci consegna il
pane fresco.
Esaurite
le formalita’ doganali, puntiamo su Grenada decidendo di veleggiare sopravento,
rimanendo cioe’ sul lato dell’oceano aperto: superiamo prima PSV e Petit
Martinique, quindi lasciando Carriacou alla nostra sinistra, filiamo veloci
verso l’isola delle spezie.
Il mare e’
piuttosto formato, onde lunghe ed abbastanza alte, vento costante sui 15-20
nodi al massimo. Tranquilla navigazione ed ultimo tratto a fil di ruota con
spettacolare andatura a farfalla. Peschiamo al traino un pesce di almeno
quattro chili e dopo 7 ore di vela entriamo a Prickly Bay con le ombre della
sera gia’ scese sulla baia.
E’
l’ormeggio piu’ frequentato fra quelli del sud di Grenada, infatti la baia e’
molta affollata e siamo costretti ad ancore distanti da terra.
Molta
eccitazione a bordo per il cambio di percorso attuato che festeggiamo con un
doppio p’tit punch. Come promesso, vado sotto coperta a preparare un buon
sughetto da mettere sugli spaghetti: grande successo e molte richieste di bis,
ma si sa, Paganini non replica.
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Giornata di
riposo e visita dell’isola delle spezie. Ci spostiamo dalla “calca” di Prikly
Bay alla “solitudine” di Egmonton Harbour poco distante.
Mi sveglio
presto, prima di me solo Claudine. Faccio una bella nuotata fino a terra per tenere
in esercizio il braccio che continua a fare male.
Tutti
vanno a fare il giro dell’isola in taxi (concordati 15 EC$ a testa per tre ore
di giro turistico) eccetto me che, conoscendo gia’ l’isola, decido di andare per
i fatti miei. Lascio il battello verso le 10 con l’accordo di tornare verso le
due del pomeriggio; ottengo subito un passaggio in auto per Secret Harbour
(altra base velica dei Mooring’s), poi da li’ torno indietro e trovo quasi
subito un altro passaggio per St.
George’s la capitale dell’isola.
Me la
ricordavo affollata e gioiosa con le ripidi salite e scalinate che si dipartono
dallo specchio di mare antistante, colmo di battelli della pesca, traghetti,
ristoranti sull’acqua e vecchie costruzioni dallo stile tipicamente britannico
a tappezzare i due versanti della collina che domina l’eccellente porto
naturale. Non e’ cambiato nulla, faccio un giretto per il mercato dove acquisto
qualche spezia (zafferano in particolare) e prendo il taxi collettivo per la
Grand Anse, una delle piu’ grandi e belle spiaggie di tutti i Caraibi: giunto
al bivio della boulangerie di Marcello scendo dal van (spesa 1 ES$) e punto
dritto verso Morne Rouge Bay a passo spedito. Non impiego molto ad arrivare
alla mia meta: un bar sulla spiaggetta della baia che mi aveva gia’ visto due
anni prima, ma quella e’ un’altra storia. Katy e’ li’ al solito posto del
solito bancone e non solo mi riconosce subito, ma addirittura ricorda pure il
mio nome ...
Restiamo a
parlare per piu’ di un’ora poi realmente scappo via perche’ sono le due meno
cinque ed alle due devo essere a Prickly Bay, 5 km di distanza. Ottengo un
passaggio per un pezzo ed il resto lo faccio di corsa arrivando al molo alle
14.25, dove trovo gli altri un po’ giu’ di tono: il taxista ha chiesto al
termine 15 US$ a testa (non 15EC$, che e ‘ meno della meta’) e di fronte alle
proteste si e’ rivolto alle autorita’ locali che riscuotono i dollari per lui
dai malcapitati turisti di turno.
Lasciamo
Prickly Bay verso le 15.00-15.30 per puntare su Egmonton Harbour, uno dei tanti
fiordi della costa sud di Grenada.
Arriviamo
in questo posto isolato e tranquillo dopo neanche un’ora, buttiamo l’ancora al
centro della baia circondata da alte colline verdeggianti (non a caso e’ il
riparo piu’ sicuro dai cicloni). Trascorriamo il resto del pomeriggio in
completa solitudine e relax: chi fa il bagno, chi prende il sole, chi dorme,
chi legge ... Francois ed io facciamo un’altra partita a scacchi con un
bicchiere di p’tit punch perennemente pieno affianco.
Cena a
base di filetti del pesce pescato il giorno prima.
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Intera
giornata dedicata alla navigazione, iniziamo infatti il ritorno verso la
Martinica risalendo Grenada e facendo sosta a Mayreau ove ci concediamo un bel
bagno.
Mi sveglio
verso le 06.30 nel silenzio assoluto di questa tranquilla baia. Faccio una
bella nuotata e noto un miglioramento: riesco a nuotare molto meglio anche se
vado tutto a sinistra poiche’ il destro non riesce a lavorare piu’ di quel
tanto.
Terminata
la colazione lasciamo la baia ed appena usciti in mare aperto avvertiamo subito
un forte vento; puntiamo ad ovest con l’intenzione di percorrere l’isola in
senso orario e risalirla per andare a Mayreau.
Il primo
tratto e’ col vento in poppa: 30 nodi per una velocita’ di una decina e qualche
difficolta’ a timonare.
La
giornata non e’ assolutamente bella, infatti ci sta inseguendo una forte
pioggia che ci raggiunge poco dopo: salutare doccia con tanto di bagnoschiuma
sotto la randa. Francois accende il motore appena superato il capo per un
tratto ove il vento gira in continuazione, poi tiriano su nuovamente le vele e
proseguiamo la risalita dell’isola. Il vento rinforza notevolmente per cui
diamo una mano di terzaroli e riduciamo anche il fiocco.
Durante la
navigazione faccio diverse foto ai vari protagonisti del giro ed alla barca,
nonche’ ad un barracuda di almeno 8 kg pescato al traino. Lunga giornata di
mare aperto: piu’ di 60 miglia di navigazione in quasi 10 ore.
Arriviamo
a Mayreau verso le 17.00 e posiamo l’ancora nella Salt Whistle Bay, un piccolo
ormeggio a nord dell’isola (davanti ad una spiaggia bianca con un piccolo hotel
inserito nel palmeto) riparato dal vento e dal mare.
Terminate
le operazioni di ancoraggio faccio il bagno con Patricia ed Isabelle: durante
la nostra esplorazione del palmeto assai curato, raggiungiamo, al di la’ della
spiaggia, la piscina naturale formata dalla lunga barriera di corallo posta sul
lato sopravento dell’isola. Sembra essere un posto poco frequentato, ma molto
carino.
La sera
scorre tranquilla e la mia maman (Claude) mi da’ l’ormai solito bacino della
buona notte che mi manda subito nel
mondo dei sogni, mentre sto ancora scrivendo le mie note: quando mi riprendo,
sul taccuino ancora tra le mani, avevo scritto in trance parole incomprensibili
un po’ in inglese un po’ in italiano (una parola era chiara: women).
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Trekking
per salire al villaggio e godere la vista sulle vicine Tobago Cays. Navigazione
tranquilla a Bequia ove sostiamo per fare un po’ di shopping e cenare. Lunga
traversata notturna fino alla Martinica.
Mi sveglio
abbastanza presto verso le 06.30, c’e’ solo Annie in piedi, che ha fatto le
foto all’alba e dopo ci raggiunge Claude. Resto un po’ con lei a parlare sul
ponte e mi spiega la differenza esistente tra “bisou” e “bese’”: l’uno e’ il
classico bacio, l’altro puo’ essere un bacio se si specifica dove si da’,
altrimenti e’ un modo volgare per dire di farsi una ragazza.
Dopo
questa lezione di francese, mi butto in acqua e nuoto abbastanza dal momento
che le mie condizioni fisiche stanno migliorando.
Sulla
spiaggia, ancora deserta, c’e’ solo un venditore di magliette che sta
allestendo la sua vetrina disponendo in fila la sua mercanzia. Chiacchieriamo
un po’ e mi racconta che ha lavorato per diversi mesi in Arkansas ed in Florida
nelle piantagioni di cotone: stava ore ed ore inginocchiato con un lungo e
stretto sacco che si trascinava facendoselo passare sopra il collo; il cotone
che racccoglieva lo pigiava nel sacco e cercava di andare piu’ in fretta
possibile per guadagnare qualcosa in piu’. La paga era di 3 centesimi di
dollaro per pound di cotone, significa circa 6 centesimi al chilo ! Qualcuno, i
meno lesti, riusciva solo a guadagnare i soldi per mangiare. Mi raccontava
inoltre che con lui c’erano anche alcuni bianchi a fare questo lavoro.
Mentre sto
passeggiando lungo la spiaggia vedo una fanciulla che sta nuotando verso riva,
corro e mi tuffo nuotando di buona lena
verso di lei per raggiungerla immaginando fosse Isabelle; lei fa un rapido
dietro-front e solo allora realizzo che si trattava di una persona di un’altra
barca. La tranquillizzo, le spiego l’equivoco e ridiamo un po’ sopra prima di
salutarci.
Mayreau e’
essenzialmente un’alta collina con un unico piccolo villaggetto. Dopo
colazione, facciamo trekking per raggiungere il villaggio arroccato sul
versante opposto della collina per godere lo spettacolo sulle Tobago Cays.
Il
villaggio e’ deludente, ma la vista sulle vicine isole e’ eccellente: siamo in
un punto abbastanza rialzato e oltre alle Tobago Cays molto vicine, si riescono
anche a vedere altre isole piu’ distanti sull’orizzonte.
Prima di
tornare in barca e partire, facciamo un bel bagno rinfrescante; il sole era
davvero caldo e la passeggiata di circa 3/4 d’ora aveva cotto un po’ tutti.
Lasciamo Mayreau
prima di mezzogiorno con meta Bequia.
Il vento
non manca anche se non soffia a nostro favore: tiriamo un lungo bordo fino ad
avere al traverso il punto di approdo a dritta, viriamo ed iniziamo una serie
di bordi di bolina stretta che ci conducono a destinazione: siamo tornati ad
Admiralty Bay dove eravamo una settimana prima. Cerchiamo di riconoscere tra le
barche ancorate il Foro’, col quale non siamo piu’ riusciti ad avere un
contatto radio, ma di lei non c’e’ traccia: caliamo l’ancora a ridosso di una
bella spiaggetta poco distante dal porticcciolo.
Immediato
bagno (altra lunga nuotata), poi col taxi-boat (20EC$ per andare e tornare
tutti ed otto) scendiamo a terra a fare un po’ di spesa (frutta, birra, succhi,
biscotti) ed acquistare ancora qualche souvenir.
Preparo il
sugo per gli spaghetti con quello che ho: la salsa acquistata a Bequia era
veramente una schifezza ed ha rischiato di rovinare tutto. Prima della pasta,
antipastino a base di carpaccio del pesce pescato il giorno prima mangiato crudo
condito solo col limone verde e sale; ottimo piatto davvero prelibato.
Dopo cena
sistemiamo tutto e lasciamo Bequia verso le 21.30: per arrivare alla Martinica
ci attendono un centinaio di miglia, arrivo previsto verso mezzogiorno
dell’indomani.
Appena fuori
in mare aperto il vento soffia forte, 25 nodi al traverso, per una velocita’ di
9 nodi.
Tutti gli
strumenti di bordo sono in funzione, dal GPS, al radar, al pilota automatico
estremamente efficace ed affidabile, oltre che semplicissimo da usare.
La barca
procede velocemente ed a bordo l’eccitazione e’ tanta un po’ per tutti, eccetto
Jack e Monique che sono rimasti sotto coperta per evitare problemi di mal di
mare e restano li’ praticamente tutta la notte.
Il cielo
e’ a tratti coperto ed ogni tanto qualche goccia cade giu’, ma quando e’
limpido le stelle sono veramente a migliaia, qualcuno riesce anche a vedere
qualche stella cadente.
Dopo aver
individuato la solita costellazione di Orione e Cassiopea, trovo il Carro di
Pegaso (ormai anche lui arcinoto) e finalmente tutti hanno la possibilita’ di
vedere pure l’Orsa Maggiore disposta in verticale a testa in giu’ (cosa
inusuale per noi in Europa).
Francois
disinserisce il pilota automatico e mi lascia timonare: seguo una rotta che mi
tiene l’Orsa Maggiore a 30^ circa a dritta della prua per un’ora ? ... due ore
? ... non so quanto tempo trascorre, so solo che mi fa oltremodo piacere e mi
metto pure ad intonare qualche motivo canoro a mezza voce.
Dopo un
po’ pero’ il vento cala, per cui dobbiamo inserire il motore col pilota
automatico collegato alla rotta impostata sul GPS.
Mi sento
ormai appagato (la navigazione a motore non mi esalta) ed inoltre affiora un
po’ di stanchezza: vado giu’ sul tavolo di carteggio a rivedere le mie
annotazioni prese al volo per riordinarle nei miei appunti di viaggio, poi,
rintronato dal borbottio continuo del motore, vado in cuccetta a riposare.
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Arrivo
all’isola di Martinica in un clima euforico; shopping e festa per la
conclusione della crociera.
Quando
riapro gli occhi e’ gia’ chiaro (sono circa le sei del mattino) e vado subito
su in coperta a chiedere come e’ trascorso il resto della notte. Patricia
ancora eccitatissima non si e’ persa un solo attimo della traversata rimanendo
in piedi tutta la notte, Annie crede di aver dormito si’ e no un paio d’ore in
tutto, poco si e’ riposato pure Francois (ma lui non fa testo essendo lo
skipper), il resto dell’equipaggio (me compreso) ha preferito farsi qualche ora
di sonno in cuccetta.
Il vento
non e’ eccessivo, 15 nodi circa, e la barca condotta dall’inesauribile pilota
automatico fila veloce e sicura; si avvertono solo gli spruzzi della prua che
fende il mare colore verde e blu’ e qualche sordo tonfo con gli scrosci
cadenzati di acqua che ricadono giu’ con fragore.
Dopo
colazione, chi non ha dormito durante la notte lo fa mettendosi al riparo in dinette,
oppure allungato in coperta per rubare gli ultimi raggi del sole tropicale
prima del rientro (secondo voi dove stava dormendo Annie ?).
Approfittiamo
tutti della solita pioggia improvvisa per una magistrale doccia di gruppo sotto
la randa proprio di fronte alla Martinica.
Arriviamo
all’ora prevista, mezzogiorno, a dimostrazione della concreta esperienza del
nostro skipper ed anche dell’elevata qualita’ dell’equipaggio sempre in palla,
attivo, propositivo, entusiasta, allegro.
Mangiamo
qualcosa e poi una buona parte dell’equipaggio si riposa, mentre io preferisco
farmi una lunga nuotata fino a terra per telefonare a casa.
Verso le
17.30 scendiamo tutti sulla terraferma per fare qualche acquisto di souvenir
e qualche genere alimentare di prima
necessita’. Ho la possibilita’ di apprezzare maggiormente quest’isola ricca non
solo di fiori, di piante e di colori, ma anche di fantastiche ragazze, vero
simbolo della bellezza creola.
Prima di
cena, aperitivo nel pozzetto con quelli del Foro’ che ci raggiungono sulla
nostra barca, allegri scambi di esperienze passate durante la crociera. Tra le
altre cose mangiamo una specialita’ locale, l’Accra, frittelle creole a base di
merluzzo o verdure (frisceau). Cerimonia di consegna dell’amaca a Francois
donata dal suo equipaggio, con tanto di “bisous” dalle innumerevoli miss di
bordo.
Concludiamo
la serata ballando e bevendo in un locale all’aperto. Danzo con tutte le donne
del “Dufour Toujours”, maman compresa.
Rum party
a bordo per favorire il sonno che tarda a venire.
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Malgrado
la lunga giornata di ieri si fosse conclusa solo verso le due circa (breve pausa
di una mezz’oretta per collaudare l’amaca di Francois), mi sveglio al solito
presto e mi faccio una lunga nuotata senza forzare affatto dal momento che ieri
accusavo nuovamente forti dolori diffusi (soprattutto quando eseguivo le
coreografiche figure di salsa o merengue con le mie dame).
Sistemiamo
barca e bagagli e lasciamo l’ormeggio per dirigerci nel porticciolo di Le
Marin. Essendo in terra francese le boe sono al loro posto (verde a destra e
rosso a sinistra) con fari e fanali funzionanti (gli altri approdi caraibici
non sono cosi’ efficienti).
Pranziamo
in un accogliente ristorante con veranda sul mare con equipaggi mischiati e
verso le 14.30 giunge il bus per l’aeroporto. Salutiamo gli skipper e poco dopo
anche i Caraibi: alle 18.00 parte puntuale il volo, si prevedono sette ore e
venti di trasvolata oceanica prima di atterrare a Parigi.
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Puntuale
l’atterraggio a Parigi-Orly. Durante il volo ho riposato molto poco e male
poiche’ i dolori alla spalla ed al fianco hanno continuato a torturarmi e non
avevo nemmeno la possibilita’ di fare una nuotata: quando sono partito da casa
non ero in ottime condizioni, ma ora torno davvero scassato ! Pensavo di andare
dal medico per una bella revisione (povero me, non sapevo ancora cosa mi
avrebbe aspettato ...)
Scambio di
indirizzi, saluti e baci con Claude, MarieThe’, Patricia, Annie con le quali
Isabelle ed io abbiamo fatto il viaggio insieme, Monique e Jack li abbiamo
persi subito (ma loro erano in business class).
Prendiamo
l’Orly-bus per la Gare de Lyon. Non sono ancora le nove del mattino, il treno
di Isabelle e’ alle 09.48 mentre il mio alle 11.12, c’e’ tutto il tempo per
fare colazione. Andiamo nel bar della stazione sotto il famoso ristorante stile
belle epoque di nome “Le train blue” per gustare in tutta calma the e pain au
chocolait.
Accompagno
Isabelle al binario, saluti e baci di arrivederci e poi trascorro il tempo
nelle varie librerie (acquisto un TEX in francese).
Appena
monto sul treno mi siedo e crollo in un sonno di tre ore filate quasi
consecutive e quasi senza doloretti. Devo ammettere che la linea del TGV e’
assai efficiente, punte a 300 orari senza alcun scossone.
Verso le
16, cioe’ dopo cinque ore trascorse attraversando i campi francesi, arriviamo
al confine ed entriamo in Italia; ancora due ore e siamo in stazione centrale a
Milano. Carico i bagagli sulla fedele mitica Duna che mi attendeva poco
distante dalla stazione e termino il lungo viaggio coprendo il tratto di strada
fino a Monza allietato da musica caraibica diffusa a tutto volume pensando ai
rasta, al mare, alle stelle, alle donne “mie” e non mie ...
Alla
prossima, ciao a tutti, Pierangelo.