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CARAIBI A VELA  (15-29 novembre 1997)

 

 

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                                                                                 ... dedicato alle “mie” donne francesi ...

 

PREFAZIONE. 1

L’ITINERARIO.. 1

I PROTAGONISTI 3

NOTE PER LA NAVIGAZIONE. 4

VARIE. 5

CURIOSITA’ 6

TAPPE DI AVVICINAMENTO.. 6

Venerdi 14 novembre 1997   -   In giro per Parigi con Isabelle. 6

Sabato 15 novembre 1997   -   Il volo e l’incontro coi compagni di viaggio. 7

DIARIO DI BORDO.. 8

Domenica 16 novembre 1997   -   Si salpa ! 8

Lunedi 17 novembre 1997   -   Tour di St Lucia e fuori programma coi taxi drivers. 8

Martedi 18 novembre 1997   -   Di giorno la burrasca, la sera il dancing: adrenalina a 1000! 9

Mercoledi 19 novembre 1997   -   Dalle stelle per la clavicola alla stellata notturna. 10

Giovedi 20 novembre 1997   -   Ancoraggio nelle Tobago Cays: siamo in un sogno. 10

Venerdi 21 novembre 1997   -   Esplorazione del reef e dell’isola. 11

Sabato 22 novembre 1997   -   Notte di balli caraibici e bevute sfrenate. 11

Domenica 23 novembre 1997   -   Piccoli incidenti  a bordo ed in mare. 12

Lunedi 24 novembre 1997   -   Cambio di percorso: si va a Grenada ! 13

Martedi 25 novembre 1997   -   Tour dell’isola con finale a sorpresa. 13

Mercoledi 26 novembre 1997   -   Lunga giornata di navigazione. 14

Giovedi 27 novembre 1997   -   La traversata notturna seguendo l’Orsa Maggiore. 15

Venerdi 28 novembre 1997   -   Rum party per festeggiare la conclusione del giro in bellezza. 16

Sabato 29 novembre 1997   -   Preparativi per il rientro e saluti alle isole caraibiche. 16

Domenica 30 novembre 1997   -   Il ritorno a casa. 17

 

PREFAZIONE

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In 13 giorni di navigazione a vela nel Mar dei Caraibi tra le Windwards Islands, abbiamo coperto circa 370 miglia marine per complessive 51 ore di navigazione effettiva; durante la nostra permanenza nei mari caraibici abbiamo bevuto 40/50 p’tit punch a testa, siamo stati mediamente una trentina di ore in acqua, abbiamo consumato un paio di tubetti a testa di crema protettiva od abbronzante, abbiamo pescato al traino pesci di quasi un metro, abbiamo gustato aragoste freschissime nonche’ specialita’ francesi ed italiane, abbiamo ballato al ritmo entusiasmante e coinvolgente delle danze caraibiche.

 

L’ITINERARIO

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 1^ tappa :          Le Marin (Martinique) - Marigot Bay (St Lucia)              >30 miglia / 3.5 ore

                   . attraversiamo il canale di St Lucia

                   . vento attorno i 15 nodi / navigazione tranquilla / bel tempo

 2^ tappa :          Tour dell’isola di St Lucia 

 3^ tappa :          Anse des Pitons (St Lucia) - Admiralty Bay (Bequia)       55 miglia / 7 ore

                   . canale di St Vincent, poi al riparo dell’isola di St Vincent,

                     quindi canale di Bequia

                   . mare un po’ formato nel canale SV / tempo a tratti molto coperto /

                     vento stabile sui 15 nodi con punte di 30-35 nodi in occasione

                     della burrasca prima di SV

                   . dancing serale

 4^ tappa :          Admiralty Bay (Bequia) - Grand Bay (Mustique)              13 miglia / >2 ore

                   . al traverso di Bequia e Isle Quatre, poi bolina verso Mustique

                   . sole molto forte / giornata variabile: da bello, a coperto, a brutto

                   . spiaggia e bagni / dancing serale

 5^ tappa :          Britannia Bay (Mustique) - Petit Bateau (Tobago Cays)         >20 miglia / 2.5 ore

                   . passiamo al riparo di Canoan

                   . ancoraggio davanti alla barriera “Horse shoe reef” circondati

                     dalle isolette di Petit Rameau, Petit Bateau, Baradal

                   . tempo buono: sole e vento con frequenti scrosci improvvisi

                     di pioggia (non fastidiosa affatto)

 6^ tappa :          Tobago Cays

                   . esplorazione del reef con maschera e pinne

                   . visita di Petit Bateau, spiaggia e bagni

 7^ tappa :          Tobago Cays - Palm Island - Clifton (Union)                  7 miglia / 40 min

                   . breve navigazione a motore / giornata calda

                   . cena e dancing al Lambi’s / party notturno sulla barca

 8^ tappa :          Union - Mopion - Petit St Vincent                                     5 miglia / 40 min

                   . brevissima navigazione / sole / bagni / spiaggia

                   . visita dell’isola privata di P.S.V. con albergo di

                     primissima categoria (camere al prezzo di 3500 FF)

 9^ tappa :          P.S.V. - Union - Prickly Bay (Grenada)                            50 miglia / 7 ore

                   . bella giornata / vento stabile / mare piu’ formato del solito

                     per la navigazione lungo il lato scoperto dell’oceano /

                     andature al traverso e a fil di ruota

10^ tappa :        Prickly Bay - Egmont Harbour (Grenada)                           6 miglia / <1 ora

                   . giro mattutino dell’isola

                   . navigazione a motore fino al tranquillo fiordo; siamo soli

11^ tappa :        Egmont Harbour - Mayreau                                             60 miglia / 10 ore

                   . giornata coperta con burrasche mattutine, poi bel tempo stabile

                   . lunga navigazione di bolina con vento stabile sui 20 nodi

12^ tappa :        Mayreau - Bequia                                                             25 miglia / >3ore

                   . bella giornata con sole molto caldo

                   . bolina stretta e bordi serrati davanti a Bequia per

                     l’ingresso a vela con 18-20 nodi vento

13^ tappa :        Bequia - Le Marin (Martinica)                                         95 miglia / 13.5 ore

                   . navigazione notturna dalle 22.30 alle 12.00 del giorno dopo

                   . vento intenso le prime ore, poi cala durante la notte

                     (3-4 ore a motore), la mattina dopo soffia nuovamente

                   . andatura al traverso seguendo le stelle

14^ tappa :        Le Marin (Martinica)                                                         3 miglia / 30 min

                   . dall’ansa al porticciolo e preparativi per il rientro

 

I PROTAGONISTI

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Francoise :  skipper BPPV Capacitaire (non chiedetemi casa significa), assolutamente a suo agio in questi mari del sud, assai sicuro nelle manovre e nella condotta della barca, non e’ stato altrettanto brillante nelle negoziazioni con gli indigeni riguardanti l’economia della cassa comune (su tutti emerge l’episodio del noleggio dei taxi-van); buon giocatore di scacchi non e’ altrettanto preparato sulla posizione delle stelle a queste latitudini (solo l’ultima notte ha trovato l’Orsa Maggiore, difficile da individuare); da apprezzare la sua immediata disponibilita’ alla proposta del cambio di itinerario rispetto a quello ufficiale: si era reso conto, comunque, che poteva contare su un ottimo equipaggio.

                                                                                                        (voto: 8)

Mariethe’ :  alta e magra, fisico da modella, tanti capelli neri, divideva con Claude una delle due cuccette di prua, le piu’ ampie della barca; aveva un modo di parlare il francese personalissimo ed era molto bello starla ad ascoltare quando articolava i suoni e trascinava le finali delle parole; lettrice accanita, capisce un po’ l’italiano ed ama la cucina genovese; fisioterapista di grande esperienza ha piu’ volte in varie circostanze cercato di lenire i dolori alla spalla di Pierangelo con sapienti e cauti massaggi; evidenzio un piccolo particolare da tenere in considerazione per gli amanti della vela: abita a Hyeres proprio di fronte alle Porquerolles.

                                                                                                        (voto: 9.5)

Annie :  presenza a bordo molto carina (rendeva moltissimo soprattutto in bikini), magra, non molto alta e proporzionata e’ dotata di tanta grinta e determinazione oltre di qualche muscoletto nei punti giusti (biscotto); era sempre lei ad issare la “grand voile” ed a eseguire i lavori di forza come aprire le bottiglie dell’acqua minerale molto poco arrendevoli; quando non era in movimento (preparare lo spuntino, sparecchiare, sistemare la cucina, ...) stava sotto il sole a picco senza alcun problema; immune anche al mal di mare, impressionante l’episodio della lunga preparazione del caffe’ sotto coperta con mare lungo e dopo aver mangiato un vomitevole salame di gallina; oggetto di varie attenzioni da piu’ pretendenti, era stregata dal ballo e poteva ballare salse e merengue senza sosta alcuna; lavorando in ospedale e’ abituata a vedere persone che soffrono, per cui ha partecipato senza la necessaria continuita’ alle operazioni di recupero fisico e spirituale di Pierangelo.

                                                                                                        (voto: 9.5)

Isabelle :  fu lei ad invitarmi a questa crociera al buio con Nouvelles Frontieres (brava Isabelle!), ama molto tuffarsi in mare (anche se soffre la temperatura a suo dire troppo calda  dei mari tropicali del sud, preferisce infatti le acque fredde che tonificano la pelle) e stare al timone in qualunque condizione meteo abbiamo trovato; molto attenta a farmi brevi riassunti in italiano dei concetti salienti che emergevano dalle varie discussioni a bordo e che talvolta non riuscivo esattamente a cogliere (tutto questo discorso per dire che se non mi spiegava lei cosa stava succedendo ero talvolta nei casini), doveva farmi anche da teacher di francese, ma dopo un buon inizio, abbiamo fatto ben poche lezioni.

                                                                                                        (voto: 9.5)

Patricia :  ennesima ragazza del gruppo, la piu’ giovane ed entusiasta anche delle piccole cose; aveva un debole particolare per l’acqua (faceva il bagno appena poteva) e per il “petit punch” un cocktail alcoolico a base di rum e lime che l’aveva conquistata fin dal primo giorno che l’ha conosciuto; incontenibile l’ultima notte (quella della traversata), quasi quanto la sera del frenetico ballo caraibico interpretato con Pierangelo sotto gli occhi allibiti dei black people; abita a Parigi, ma marinarescamente parlando, si e’ fatta le ossa a La Rochelle (ove ha pure una seconda abitazione); non mi ha ancora invitato a casa sua a Parigi, pero’ forse si’ a La Rochelle ...

                                                                                                        (voto: 9.5)

Claude :  eta’ superiore alla cinquantina (il 25 gennaio e’ il giorno del suo compleanno) di grande esperienza marinara e di vita, personaggio dotato di una carica e voglia di vivere di vent’anni piu’ giovane, e’ stata una piacevole sorpresa un po’ per tutti; dopo qualche giorno l’ho adottata come la mia maman francese (anche se lei inizialmente non era del tutto daccordo); vero motore dispensatrice di battute e consigli e’ un’ottima cuoca e punto di riferimento in molte circostanze di carattere pratico; molto attenta, come tutte le mamme, che i suoi ragazzi mangiassero e stessero bene senza alcuna eccezione o predilezione, prima di andare a riposare dava il bacino della buonanotte al suo figlioletto italiano; l’unico neo e’ costituito dalle tante sigarette che fuma e che gli hanno causato un forte abbassamento della voce accompagnato da frequenti colpi di tosse, ma e’ poca cosa rispetto ai tanti pregi ...

                                                                                                        (voto: 10)

Monique e Jack :  madre e figlio a formare una strana coppia; lei piuttosto abbondante alla Anita Franklin (senza la sua voce), soffriva spesso e volentieri il mal di mare, non partecipava alle manovre causa la poca ginnicita’ e si candidava spesso col figlio a lavare le stoviglie; lui assai robusto e molto statico in barca, disoccupato col sussidio di disoccupazione spesso in viaggio con Nouvelles Frontieres (ha la gold card); escluso una notte in cui piuttosto carichi di alcool si sono letteralmente scatenati (molto complicato e faticoso e’ stato poi metterli in cuccetta; Monique aveva anche fatto conquiste), hanno fatto meno gruppo con gli altri causa una struttura fisica differente ed uno spirito meno portato alla socializzazione ed al casino.

                                                                                                        (voto: 6)

Pierangelo :  unico italiano, unico maschietto (escludendo lo skipper e Jack che non fanno testo); conteso da tutte e da tutti (lo skipper poteva fare anche il bisex), si concedeva solo per il massaggio quotidiano che la prescelta praticava alla spalla dolorante; ha partecipato poco alle manovre di forza e per i dolori che lamentava (qualche mese dopo scopriva che la sua clavicola era fratturata) e per dare spazio all’esuberanza delle ragazze, prediligendo il timone nella navigazione diurna e soprattutto notturna. Ogni volta che si scendeva a terra faceva il galletto abbracciando due o tre ragazze contemporaneamente; aveva qualche problema al dancing poiche’ tutte avevano in animo di ballare e lui piu’ di quel tanto non poteva fare; si e’ pure esibito in barca a preparare un paio di volte gli spaghetti al sugo che hanno riscosso un notevolissimo successo di critica e di pubblico (n.d.r.: vi sono due possibilita’ o i francesi non sanno cosa significhi un buon sugo, oppure anche in cucina Pierangelo e’ un talento naturale...)

                                                                                                        (voto: nc)

L’imbarcazione :  il suo nome e’ “Dufour Toujours” un cutter di 56 piedi (18 metri) in ottime condizioni; e’ dotata di una serie incredibile di strumenti tutti perfettamente funzionanti: sotto coperta c’e’ il radar, il fax col telefono cellulare, la radio di bordo, l’ecoscandaglio (profondimetro), il pilota automatico, il GPS, mentre in pozzetto sono riportati solo quelli piu’ importanti e cioe’ il profondimetro, il pilota automatico, il GPS; non mancano l’indicatore del vento  ed ovviamente la bussola; linea molto elegante con ampio pozzetto (riuscivamo a mangiare tutti senza problema); interni ben rifiniti e funzionali: la dinette era molto vivibile e la zona cucina decisamente comoda, due ampie cabine verso prua e due a poppa piu’ sacrificate, ma ciascuna col suo bagno (a prua un solo servizio); la piccola ma efficace cabina per lo skipper completa di bagnetto era a prua; la vera bellezza della barca era pero’ timonarla: non e’ proprio semplice all’inizio (stiamo parlando di decine di tonnellate da condurre con una semplice ruota di timone), ma una volta che si prende confidenza col mezzo e’ veramente super !

                                                                                                        (voto: 8)

Il gruppo :  come tutte le vacanza di questo tipo, oltre allo spirito con cui ti accingi a fare il viaggio, e’ importante il tour operator, il luogo e le persone che troverai. Il morale sia mio che di Isabelle era alto, l’organizzazione era collaudata (e si e’ rivelata davvero ottima), il posto era una garanzia, restava l’incognita del gruppo. Stare due settimane a stretto contatto di gomito con persone mai viste e conosciute non sempre da’ risultati positivi, soprattutto poi se sei in barca a vela dove gli spazi sono molto limitati e quasi tutto e’ condiviso (in aggiunta per me c’era anche il problema di dover stare coi francesi, che gia’ sul lavoro sanno essere un pochino antipatici ...) Ebbene il risultato e’ stato positivo oltre ogni previsione, il gruppo c’e’ stato ed ha funzionato ! Nessuna lite, nessuna intolleranza, nessun screzio, nessuna divisione: solo un unico team allegro, spensierato, dinamico, gagliardo, giovane ...

                                                                                                        (voto: 10)

 

NOTE PER LA NAVIGAZIONE

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Bibliografia di riferimento :  il libro sicuramente piu’ adatto per chi si accinge ad andare in barca a vela per le isole caraibiche, e’ senz’altro “Sailors guide to the Windward Islands” di Chris Doyle disponibile  in tutti i negozi di souvenir visitati; in questo libro si possono trovare: informazioni di carattere generale, curiosita’, informazioni per la navigazione, approdi, cartine, indirizzi e numeri di telefono utili, notizie sul cibo esotico (pesci, piante, frutta, ...),  insomma c’e’ tutto; per chi mastica poco l’inglese segnalo la guida “Navigare ai Caraibi” di due coniugi che per anni hanno veleggiato in questi mari (Rita Ricci - Enzo Russo) Editrice Incontri Nautici, molto azzeccata.

Alisei :  in questa zona del mondo gli Alisei soffiano senza interruzione per tutto l’anno con una consistenza ben superiore alle brezze estive del mediterraneo; quasi costantemente sui 20-25 nodi, il vento spira da Est / Nord-Est in inverno, mentre nei mesi estivi gira da Est / Sud-Est.

Mare :  a ridosso delle isole la navigazione e’ tranquilla essendo il mare poco increspato; nei canali che separano le isole, la navigazione e’ molto piu’ turbolenta, spesso bagnata, con barca sbandata; sul versante atlantico delle isole, la navigazione deve essere piu’ attenta essendo l’onda molto lunga ed alta (le onde atlantiche arrivano a sbattere sulla costa dopo ben 3.000 miglia di fetch !), la barca risulta essere ancora piu’ instabile e soggetta allo stato del mare.

Navigazione :  nel pianificare la rotta, al vento da Est ad Ovest si deve aggiungere una corrente nella stessa direzione di almeno un nodo (in alcuni canali per effetti locali puo’ raggiungere anche i tre nodi); chi naviga da Nord a Sud principalmente sara’ al traverso con tratti al lasco, chi invece risale le isole andra’ prevalentemente di bolina ad al traverso.

Clima :  la temperatura si mantiene sui 30^ di giorno e 25 di notte, spesso mitigata dal rinfrescante Aliseo; la temperatura del mare e’ superiore ai 20^, ideale per lunghe e corroboranti nuotate.

Acquazzoni tropicali :  facilmente individuabili per la massa nuvolosa ben delimitata di colore scuro che porta violenti scrosci, sono tipici di queste zone e si muovono nel senso del vento; generalmente durano qualche minuto e sono preceduti ed accompagnati da raffiche di vento che raramente superano i 40 nodi; possono ridurre fortemente la visibilita’.

Uragani :  possono investire la zona caraibica da meta’ giugno a meta’ novembre, con maggiore intensita’ e frequenza nei mesi di agosto e settembre, non a caso il periodo migliore per questo genere di crociere e' quello invernale.

Segnalazioni luminose :  sia le boe che qualunque generico fanale di segnalazione, segue la normativa americana, esattamente opposta alla nostra: rosso a dritta e verde a sinistra.

 

VARIE

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Volo aereo :  essendo la Martinica (stesso discorso per Guadalupe) territorio francese a tutti gli effetti, la trasvolata da Parigi alla Martinica e’ considerato un volo interno francese ad un prezzo decisamente conveniente; il costo e’ stato inferiore alle 700.000 lire a cui si deve aggiungere circa 250.000 lire del treno Milano-Parigi.

Valuta :  oltre al Franco Francese usato naturalmente in Martinica, il dollaro dei Caraibi Orientali (EC$ Eastern Caribbean Dollar) e’ la moneta ufficiale dei paesi da noi tocccati (St.Lucia, St.Vincent e Grenadine, Grenada); nelle banche 1US$ equivale a circa 2.6EC$, mentre per strada 1US$ corrisponde a soli 2EC$; anche se c’e’ sempre la possibilita’ di pagare in US$, per la maggior parte dei pagamenti conviene avere a disposizione la valuta locale.

Precauzioni :  essenzialmente vi sono tre cose da tenere in considerazione per evitare spiacevoli conseguenze; 1) la ciguatera: grave intossicazione alimentare dovuta all’ingestione di pesce che ha mangiato micorganismi marini che prolificano su alcuni tipi di corallo; nelle zone a rischio non mangiare quindi pesce pescato alla lenza di taglia superiore al chilo (piu’ tossine), ricordando che tonni, dorade presi alla traina sono al si sopra di ogni sospetto; 2) il manzaniglio o mancenilla: e’ un albero che cresce lungo le spiaggie di tutta la regione con un frutto verde, simile ad una picccola mela selvatica, molto velenoso se ingerito; attenzione anche a non ripararsi dalla pioggia sotto questa pianta, perche’ il lattice provoca dolorose bruciature e se va a contatto degli occhi puo’ causare temporanea cecita’; 3) il sole: ai tropici i raggi del sole non perdonano anche quando il cielo e’ coperto; ustioni di primo e secondo grado vanno evitate usando creme resistenti all’acqua con alti fattori di protezione, particolarmente colpite sono le zone normalmente coperte come i piedi; proteggere testa, viso e vista con cappellini ed occhiali da sole.

Bagaglio :  le notti sono calde, per cui oltre al minimo indispensabile non occorrono indumenti aggiuntivi per passare la notte in cabina e non occorre nemmeno il sacco lenzuolo; anche se il piu’ delle volte mi sono alzato presto la mattina quando il sole non era ancora alto nel cielo, ero spesso in un bagno di sudore (c’e’ da dire che io soffro molto il caldo e preferisco il fresco). Durante il giorno il sole e’ caldo e per lo piu’ si sta in costume e maglietta: portare tanti indumenti in cotone, maglie e pantaloncini. Importanti sono le scarpe da indossare sempre sulla barca e possibilmente senza calze per praticita’. La cerata non e’ assolutamente necessaria a queste latitudini, infatti anche se piove (un paio di burrasche al giorno di una decina di minuti ciascuna ci sono sempre) non e’ opportuno coprirsi troppo per il caldo sempre presente: la giachetta del kway e’ sufficiente, mentre non ho nemmeno utilizzato i pantaloni impermeabili poiche’ e’ piacevole restare con le gambe scoperte sotto la pioggia. Qualche busta in plastica e’ indispensabile per tenere all’asciutto indumenti ed effetti personali, oltre naturalmente a documenti vari.

Brevissimo vocabolario italo-francese :  cima = bout ; cazzare = border ; lascare = choquer;

drizza = drisse ; braccio = bras ; ancora = ancre ; gassa d’amante = noeud de chaise ; prua = proue ; poppa = poupe ; salvagente = gilet de sauvetage ; l’albero = le mat ; il fiocco / genoa = le foc / genois ; la randa = la grand voile ; il timone = la barre; il boma = la bome ; la scotta del fiocco = l’ecoute du foc.

 

CURIOSITA’

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P’tit punch :  1/4 di lime spremuto e lasciato nel biccchiere, una parte di “Sirop de Canne” e tre/quattro parti di Rum; ottimo aperitivo locale, semplice da preparare e di sicuro effetto, che e’ entrato subito nelle nostre abitudini di bordo. Assai importante il taglio del lime che deve essere realizzato avendo l’accortezza di lasciare sempre il nodo all’esterno per poterlo poi buttare via.

Mercati :  sono rimasto colpito dai colori e dagli odori dei mercati caraibici; odorosissimo e’ il mercato delle spezie di St.George’s, mentre gustosissimi e coloratissimi i frutti e le piante tropicali allineati in bella mostra sulle bancarelle: plantain (banane da friggere o cuocere), banane comuni, lime, manghi, papaya, passionfruit, christophene, frutto dell’albero del pane.

Spezie :  Grenada e’ il secondo produttore al mondo di noce moscata (nutmeg) essenziale per la preparazione del rum punch ed eccellente per insaporire dolci e piatti di portata; tutte le bancarelle vendono tra le tante qualita’ di spezie, il “saffron” ottimo per il curry e per insaporire molti piatti, il vero zafferano e’ assai costoso e si puo’ trovare nei supermercati piu’ grossi.

Musica :  la ricca e vivace tradizione musicale caraibica affonda le proprie radici nella musica popolare africana; ovunque si vada, questi ritmi inconfondibili eccheggiano (nei bar, ristoranti, lungo le spiaggie, nei taxi-bus, dalle abitazioni,...)

Steel pan orchestra :  e’ la caratteristica musica a percussione dei caraibi; grandi e piccoli musicisti si esercitano in gruppo all’aperto percuotendo latte e bidoni di ogni dimensione; e’ davvero estremamente coinvolgente.

Danze :  dal Calypso al Reggae, dalla Soca allo Zouk, tutti questi ritmi vengono stupendamente interpretati da atletici uomini accompagnati da fantastiche creole che riescono a lasciare attoniti od arrapati (a seconda del ballo) i turisti che assistono o si cimentano in queste danze.

Rasta :  black people dai capelli ricci lunghi e neri di indole gaia e spensierata; salutano ponendo a contatto il loro pugno chiuso e pollice teso verso l’alto, col pugno della persona che si saluta; una loro tipica espressione colloquiale che e’ anche una loro risposta usata per qualsiasi situazione e’ il classico “No Problem”.

Daily open :  aperto tutti i giorni; si puo’ trovare scritto su insegne o sulle vetrine di negozi, se chiedete “E’ aperto ogni giorno ?” la risposta potra’ essere “Tutti i giorni della settimana”. Se poi azzardate chiedere “Anche di domenica ?” vi sentirete rispondere “Oh no, non di domenica”...

 

 

TAPPE DI AVVICINAMENTO

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Venerdi 14 novembre 1997   -   In giro per Parigi con Isabelle

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Partenza da Milano col treno delle 21.55 ed arrivo a Parigi - Gare de Lyon alle 08.30 del mattino dopo. Tutto il giorno a spasso per la città’ con Isabelle.

Il treno parte con un ora e venti minuti di ritardo e con l’impianto di riscaldamento non funzionante, ma arriva puntuale a Parigi alle 08.30 del mattino. Isabelle e’ li’ ad aspettarmi e prendiamo la metro per la casa di Bertrand (amico di Isabelle che ci ospitera’ per la notte) ove lascio i bagagli e facciamo colazione.

Bertrand abita vicino alla fermata metro di Nation in un appartamentino all’ultimo piano di una tipica casa con vista sui pittoreschi tetti parigini.

Verso le dieci usciamo per girovagare lungo le strade di Parigi. La bella giornata di sole ci invita a passeggiare: dalla Bastiglia passiamo per Place de Vosges e Rue des Rosier per andare nel Quartiere dei Marais. Visita del museo di Carnavalet, molto interessante, peccato per l’almanacco del 1685 che aveva come tema la sottomissione della Repubblica di Genova al re di Francia, rea di aver continuato a commerciare con la Spagna, paese nemico giurato della Francia (scopro pero' poi leggendo la storia di Genova, una sporca storia dei francesi a danno della repubblica marinara legata a questo episodio, che preferisco non riportare per non intaccare le relazioni diplomatiche fra i miei cugini e me ...). Giungiamo nel quartiere ebraico ove decidiamo di pranzare. Ci incuriosisce la parola “cacher” spesso scritta sulle vetrine dei ristoranti, che poi scopriamo che e’ il modo in cui gli ebrei mangiano la carne: la mucca deve essere sgozzata e svuotata del suo sangue (negli alimenti della bestia non devono essere presenti grassi animali, yogurt, ...). Ci attira un ristorantino con tante cose in bella evidenza in vetrina. Nel menu’ leggo: Hoummos (creme de pois chiche = crema di ceci), Pastrami (potrine de boef junee = ha la consistenza del prosciutto), Aubergines frites a la tomate (melanzane), Feuilles de vigne farcies en riz (una specie delle greche Dolmate), Taboule’ aux herbes (cus-cus), Kefta (boullettes de boef aux herbes = polpette). Prendo un misto di tutto cio’ ed al termine bevo un bicchierino di The menthe & pignons (te alla menta coi pinoli) che mi incuriosiva molto.

Riprendiamo la passegiata di buona lena verso la Cattedrale di Notre Dame. Al suo interno cio’ che mi ha colpito di piu’ sono stati gli enormi rosoni posti su tutti lati della chiesa eccetto sul frontale. Decidiamo di salire in cima alle torri, teatro del famoso Quasimodo (il gobbo di Notre Dame). Oltre 200 gradini per arrivare a meta’ altezza dove c’e’ il passaggio dalla Torre Nord alla Sud con l'emblematica statua della Striga che guarda il paesaggio sottostante. Nella Torre Sud trova posto l’enorme campana dal peso totale di 15.000 kg (solo il battacchio e’ 500 kg). Il nome datole da Luigi XIV (suo padrino) fu Emanuel (come il suo ultimo figlio). In questa fase della visita siamo in compagnia di una folta scolaresca di bambini di 6-7 anni chiassosi, ma attentissimi alle spiegazioni della guida che ci fa anche sentire il suono della enorme campana semplicemente appoggiando un pezzo ferro e facendolo scorrere. Saliamo quindi in cima alla torre dopo aver fatto altri 200 gradini e piu’, contati in francese. Fantastico panorama di Parigi a 360^.

Attraversiamo la Senna ed entriamo nel quartiere latino con meta la vecchia chiesa gotica di St Germain de Pres. Proprio di fronte alla chiesa c’e’ l’esclusivo (e costoso) Cafe’ de Flore ove entriamo per gustarci qualcosa da bere seduti all'interno delle vetrine sul marciapiede.

Completiamo il giro andando in Place de la Concorde, Madeline e Place Vendome (sostando davanti al famoso Hotel Ritz perche’ stava scorrendo una lunga fila di auto blu’). Prendiamo la metro all’Opera’ per tornare a casa di Bertrand ove vi giungiamo verso le otto di sera.

Bertrand e’ molto socievole e simpatico, amante della buona lettura e musica che per diletto recita a teatro. Discorriamo sorseggiando qualcosa da bere prima di uscire per la cena da “Chez Raymonde” diners dansants musette, locale molto carino coi tavolini disposti ai lati di una piccola pista da ballo: durante l’evolversi della cena i commensali venivano allietati da un fisarmonicista che suonava motivi danzanti (dal tango al valzer, al boogie-woogie). Torniamo a casa dopo l’una.

Notte tranquilla con Bertrand (che mi fa dormire con lui perche’ non russo).

 

Sabato 15 novembre 1997   -   Il volo e l’incontro coi compagni di viaggio

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Otto ore di volo per giungere alla Martinica. Sbarco dall’aereo ed imbarco su una mega barca a vela.

Sveglia alle 07.00 per farmi con calma la barba al fine di prendere tutto il sole dei Caraibi, colazione e poi via accompagnati dal buon Bertrand ancora un po’ addormentato. Ci salutiamo davanti alla metro ed arriviamo in aeroporto in largo anticipo. L’imbarco del volo Corsair per Fort de France (Martinica) e’ alle 11.30. L’arrivo a destinazione e’ previsto dopo otto ore di volo; la differenza di fuso orario e’ di cinque ore. A bordo dell’aereo Isabelle mi fa una lezione di francese imperniata sulla pronuncia dei dittonghi e sui vocaboli marinareschi (v. sezione nella parte iniziale).

Affianco a me c’e’ un ragazzo che legge riviste francesi ambigue, ma non c’e’ stata alcuna avances nei miei confronti (forse non ero il suo tipo).

Arriviamo a destinazione senza alcun problema; ad attenderci il pullman messo a disposizione da Nouvelles Frontieres col quale copriamo il tratto di strada dall’aeroporto alla marina del villaggio di Marin ove e’ ormeggiata la barca: VPM  DUFOUR Yachting  -  BDN Allegre Bassin Tortue Bat. 4  -  97290  Le Marin  -  Martinique -  e’ l’indirizzo riportato nel voucher che ci assicura il pernottamento a bordo e 14 giorni di crociera (per completezza d’informazione riporto anche il relativo numero di telefono 0596747010).

Siamo in totale sedici persone e, francamente, mi aspettavo di trovare persone piu’ giovani ...

Ad aspettarci nel porticciolo ci sono i due skipper che ci aiutano nelle operazioni di imbarco dei bagagli.

Abbiamo a disposizione due barche di ben 56 piedi per cui dobbiamo dividerci in due gruppi (8 per barca); ne io ne Isabelle ci preoccupiamo minimamente di seguire le operazioni ed alla fine quando ci troviamo nel pozzetto a fare le presentazioni, rimango piacevolmente sorpreso: le poche ragazze che avevo visto, sono tutte sulla mia barca (Marie Terese, Annie, Patricia), a loro si devono aggiungere Claudine e Monique un po’ piu’ avanti negli anni, quindi Jack e lo skipper Francois oltre naturalmente ad Isabelle e me. Cio’ significa uno skipper, due donne mature, due ragazzi e ben quattro  ragazze; tutti sono francesi (altra barca inclusa) tranne me.

La sera arriva molto presto: alle 18.00 e’ gia’ buio.

Poco dopo andiamo a mangiare qualcosa nel ristorantino della marina. Dopo cena la stanchezza prende subito il sopravvento, infatti solo quattro chiacchiere  prima di andare a nanna. Fa piuttosto caldo per cui non e’ nemmeno necessario il sacco lenzuolo che avevo portato con me.

Faccio solo in tempo a sentire qualche breve scroscio di pioggia prima di addormentarmi profondamente.

 

 

DIARIO DI BORDO

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Domenica 16 novembre 1997   -   Si salpa !

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Intensa giornata di preparativi e primi approcci con la navigazione.

Alle 06.00 del mattino e’ gia’ chiaro, alle 06.30 sono in giro a fare un po’ di footing, conscio del fatto che gli spazi per camminare saranno presto assai ridotti. Vado per circa un’oretta, di cui una decina di minuti resto al riparo per non lavarmi completamente a causa di un improvviso acquazzone.

Dopo la colazione andiamo a fare cambusa in un vicino supermercato spendendo piu’ di 4000 FF, a cui aggiungere la carne acquistata da un’altra parte: consistente scorta di rum e vino per ogni evenienza.

Dopo aver sistemato tutto in barca, salpiamo verso mezzogiorno da Le Marin, lasciando la bella e fertile Martinica alla volta di Marigot Bay nell’isola di St Lucia.

Avvistiamo un grosso branco di delfini che saranno poi stranamente gli unici che vedremo in tutto il viaggio.

La baia dove ripariamo per trascorrere la prima notte di navigazione e’ uno degli ancoraggi piu’ conosciuti e frequentati, molto ben riparata e circondata da una fitta vegetazione di palme. Ci arriviamo giusto un attimo prima del calar del sole.

Mangiamo qualcosa e dopo poco crollo dal sonno e vado a nanna.

 

 

Lunedi 17 novembre 1997   -   Tour di St Lucia e fuori programma coi taxi drivers

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Noleggio di un paio di taxi-van, uno per equipaggio, al prezzo di 20US$ a testa (poi stranamente divenuti 25) e tour dell’isola. A sera suggestivo e corroborante bagno in uno scenario da cartolina.

Partiamo dalla base velica che i Mooring’s hanno attrezzato sul lato sud della baia, al solito molto bella e ben organizzata. Essendo l’isola inglese la circolazione stradale e’ rigorosamente a sinistra.

Mentre noi facciamo il tour che durera’ l’intera giornata, i due skipper porteranno le barche in un altro ancoraggio che sara’ il luogo dell’appuntamento serale.

Tocchiamo i posti tipici dell’isola: le pozze solforose a temperature intorno ai 170^C, le cascate dentro un giardino tropicale fatto su misura per i bagni termali, ... Il pranzo e’ in un ristorante non dei migliori, mentre il bagno e’ in una spiaggia completamente deserta.

Finale a sorpresa a causa dei contrasti per il pagamento: infatti noi avevamo capito che la tariffa era 20US$, mentre i taxi drivers sostenevano  di aver concordato 25US$ a testa. Battibecchi finche’ paghiamo quanto loro dicono e ci imbarchiamo sulla lancia che ci portera’ sulla barca ancorata in un posto molto caratteristico dell’isola di nome Anse des Pitons cosi’ chiamato per via di due titanici coni di lava ricoperti da una fitta vegetazione che si ergono dal mare a poca distanza e simbolo dell’isola.

Bagno notturno prima di cenare, qualche scambio di battute e poi tutti a dormire.

 

Martedi 18 novembre 1997   -   Di giorno la burrasca, la sera il dancing: adrenalina a 1000!

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Da St.Lucia a Bequia in sette ore di navigazione. Grande partecipazione al dancing serale a terra in compagnia dei locali.

Troppo bella la giornata, troppo invitante l’acqua per non cedere alla tentazione di un tuffo ed una nuotatina appena destati prima della colazione. Si parte subito per Bequia poiche’ ci attendono sette ore di navigazione, tre in mare aperto nel canale e quattro riparati da St Vincent: il mare e’ meno formato della traversata del primo giorno (Martinica - St Lucia), ma il vento anche oggi non si fa pregare, siamo sui soliti 20-25 nodi pressocche’ costanti.

Prendo per la prima volta il timone della barca poco dopo la partenza e non lo mollo nemmeno all’avvicinarsi di una burrasca nettamente visibile all’orizzonta davanti a noi, Francois si fida, ma preferisce ugualmente dare una mano di terzaroli. All’improvviso scrosci abbondanti di pioggia si riversano su di noi che quasi non cerchiamo neanche riparo data la caluria, il vento si rafforza ad oltre 30 nodi con raffiche che soffiano a 40, sotto questa azione la barca si inclina magistralmente e schizza in avanti come un puledro imbizzarrito. Qualche comprensibile attimo di smarrimento al timone di un mezzo lungo oltre 18 metri e pesante decine di tonnellate, ma per fortuna esce fuori l’esperienza maturata in altre occasioni ed assecondando la danza riesco a governare le bizze degli elementi e della barca: si e’ ballato non poco, ma e’ stato divertentissimo condurla in condizioni non facili, oltre che esageratamente entusiasmante (quando azzecchi il ritmo ...). Cosi’ come era arrivata, la furia degli elementi si placa e dopo poco lascio il timone soddisfatto ed appagato di quanto provato. Giunti al riparo di St Vincent prepariamo tavola nel pozzetto col tendone disteso per il riparo dai raggi del sole; col pilota automatico inserito mangiamo qualcosa durante la tranquilla navigazione.

Prima di arrivare a destinazione riprendo il timone e mi sbizzarrisco ancora per una mezz’oretta.

Bequia e’ l’isola piu’ grande delle Grenadine (un centinaio di isole, isolette e scogli) che con St Vincent costituiscono l’omonimo stato; fanno parte di questo meraviglioso arcipelago Moustique, Cannouan, Mayero, le fantastiche Tobago Cays, Union,  con chilometri di spiaggie bianche, acque cristalline, barriere di corallo, ormeggi di sogno, ...

Buttata l’ancora nella rada di Admiralty Bay, una fra le mete preferite dei giramondo, gustiamo un ottimo “Gigot” (arrosto di carne) preparato da Claudine, che scopre subito una delle sue doti.

Dopo cena scendiamo a terra col tender per fare quattro salti in una discoteca all’aperto che diffonde l’irresistibile musica caraibica in tutta la baia. Grande movimento e partecipazione al dancing coi locali che sanno interpretare la musica nei modi piu’ disparati ora con garbo ed eleganza, ora con ritmi sfrenati ed irrefrenabili, ora estremamente sensuale ...

Ci buttiamo anche noi nel mucchio per cercare di fare la nostra parte. Appena lasci la ragazza che e’ con te, i black people la catturano immediatamente e con successo; la loro simpatica insistenza non e’ per nulla invasiva o fastidiosa, infatti le nostre donne, soprattutto Annie, si lasciano condurre da questi maestri del ballo. Curiose le turiste di 80-90 kg avvinghiate al fusto nero di turno e la ragazza di colore che si strofinava a ritmo di musica alla colonna centrale del locale.

 

Mercoledi 19 novembre 1997   -   Dalle stelle per la clavicola alla stellata notturna.

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La tappa odierna e’ l’isola di Mustique: mare, spiaggia, bagni e balli sfrenati.

In mattinata scendiamo a terra per fare qualche acquisto di souvenir e per la spesa al coloratissimo mercato ortofrutticolo dove socializziamo coi simpatici rasta.

Numerosi bar, piccoli hotel, boutique, negozietti di ogni tipo fanno da cornice al fascino di questa baia non a torto assai rinomata e ricercata.

Verso mezzogiorno leviamo l’ancora e poco dopo la partenza perdo l’equilibrio e cado cercando di ammortizzare la caduta col braccio della clavicola rotta a luglio: sento una fitta lancinante e per un paio d’ore sono completamente fuori uso. Da questo momento per il resto della crociera ogni tanto sono ko, ma cio’ che conta e’ che dopo aver convissuto coi dolori per qualche mese, solo a febbraio mi decido di fare una radiografia da cui e’ evidente purtroppo la non unione disallineata dei due monconi della clavicola, erroneamente ritenuta dai medici e da me in fase di guarigione.

A rigore dovrei essere coccolato dalle numerose donne presenti a bordo, ma dopo un inizio interessante, vengo presto messo da parte e resto solo a leccarmi le mie gravi ferite ...

Dopo neanche un paio d’ore di navigazione arriviamo a Mustique, caliamo l’ancora nell’unico ammaraggio dell’isola di nome Britannia Bay (Grand Bay) e mangiamo. Risento ancora della botta ricevuta ed inoltre il sole e’ molto forte, per cui mentre gli altri vanno in spiaggia (sabbia finissima e prato verde all’inglese al limitare), io resto a bordo con lo skipper snobbando l’isola snob per antonomasia, la piu’ citata dalle stampe mondane per i personaggi che la frequentano, dalla famiglia reale inglese, a Paul Newman, a Mike Jagger, all’Avvocato ...

Riposino, taglio della barba e partita a scacchi nell’attesa che il sole scenda un po’ sull’orizzonte e gli altri tornino.

Cena a base di carne cotta sulla brace del barbecue di bordo montato a poppa.

Stellata incredibile. Passiamo un po’ di tempo a guardare le stelle cercando di orientarci con l’aiuto di un piccolo libretto: la Stella Polare, Cassiopea (che descrive una w), il gruppo che comprende le Pleiadi, Andromeda, Orione e Sirio ormai non ha piu’ segreti. Con Isabelle e Francois non riusciamo ad individuare l’Orsa Maggiore ed il Carro di Pegaso (il Grande Carro), il primo perche’ qui ai tropici e’ molto basso all’orizzonte ed e’ quindi nascosto dalla terraferma o non individuabile a causa delle luci forti, il secondo perche’ non abbiamo ancora trovato la giusta chiave di lettura.

Verso le dieci di sera andiamo a terra per fare anche stasera quattro salti per il secondo giorno consecutivo. Mariethe’ preferisce starsene tranquilla a bordo e rilassarsi con un libro.

Ieri suonava un complesso molto apprezzato da tutti, mentre stasera la musica non e’ eccezionale, ma va bene ugualmente. Annie e’ scatenatissima anche stasera, praticamente non si e’ mai fermata fino alle due di notte.

Ad un certo punto due fanciulle di colore, piuttosto massicce, mi hanno messo in mezzo e frullato a dovere coi loro fondoschiena avanti e dietro: devo dire che non e’ affatto semplice ballare come fanno loro, un po’ per l’imbarazzo che ne deriva ed anche perche’ se vai fuori tempo ti becchi una serie di colpi secchi da parte del/dei fondoschiena che sono particolarmente dolorosi per le eventuali parti in tensione di noi uomini non del tutto abituati a questi tipi di performance.

 

Giovedi 20 novembre 1997   -   Ancoraggio nelle Tobago Cays: siamo in un sogno

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Si salpa per le Tobago Cays ove ancoriamo nel mezzo degli isolotti di fronte alla barriera corallina: cena a base di aragoste per celebrare degnamente il posto.

Lunga nuotata mattutina per cercare di muovere l’articolazione del braccio che e’ ancora parecchio dolorante (soprattutto di notte).

Salpiamo verso Tobago Cays; quando siamo in vista delle isole mangiamo un ottimo Taboule’ preparato da Annie. Accediamo all’ormeggio piu’ rinomato delle Antille attraverso uno dei due passaggi piu’ sicuri segnati sulle carte da effettuare sempre con prudenza per la mancanza di boe di segnalazione e per le correnti spesso forti ed andiamo a dare fondo proprio di fronte all’arco naturale realizzato dalla barriera corallina a forma di ferro di cavallo Horse Shoe Reef che protegge la cintura di isolotti che hanno reso famoso questo posto in tutto il mondo.

Non facciamo in tempo a dare l’ancora che gia’ un battello a motore dei black people di “Goldfinger” si affianca per venderci le aragoste che loro acquistano dai pescatori e rivendono poi ai turisti; dopo una poco convincente trattativa dello skipper acquistiamo 16 kg di aragoste per la spesa di 240 US$: tenendo conto che siamo in totale 18 persone, ognuno stasera mangera’ quasi un chilo di pregiati e squisiti crostacei.

Lunga nuotata pomeridiana in maschera e pinne controcorrente (molto forte) per arrivare alla barriera corallina. Quando torno sul battello ormai manca poco al calare della sera.

Il vento spira senza sosta alcuna in questo budello naturale: e’ mediamente poco sotto i 25 nodi con punte che superano i 35 e sta rinforzando; la corrente e’ molto forte. Le due barche di Nouvelles Frontieres riconoscibili dalle bandiere rosse col logo caratteristico issate sull’albero, sono strettamente assicurate tra loro ed allineate dalla corrente e dal vento forte; rinforziamo gli ormeggi per cenare e dormire in sicurezza.

Notte serena riempita dal fragore continuo dell’onda dell’oceano che frange sulla barriera ed a tratti dal forte sibilo del vento.

 

Venerdi 21 novembre 1997   -   Esplorazione del reef e dell’isola.

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Restiamo alle Tobago Cays per goderci tutte le opportunita’ offerte dalla natura di questi luoghi.

Francois ci porta sul reef col dinghi ed una volta assicuratolo ad una boa, ci fa conoscere alcune caratteristiche di questi variopinti fondali. Restiamo un’oretta a bagno indossando oltre alla maschera e pinne, anche una maglietta per non restare scottati dagli inesorabili raggi del sole: impariamo a riconoscere i pericolosi coralli gialli che provocano profonde ustioni, incontriamo i simpatici pesci trombetta ed i minacciosi pesciolini neri con fascia gialla e blu’ che difendono il loro territorio accennando un attacco frontale appena ti avvicini un po’ di piu’.

La giornata non si differenzia dalle altre precedenti: sole molto forte interrotto di tanto in tanto da improvvisi, quanto facilmente prevedibili, scrosci di pioggia, durante i quali il vento raggiunge le sue punte massime.

Dopo pranzo Annie, Patricia, Isabelle ed io prendiamo il gommone con l’intenzione di salire in cima alla collina di Petit Bateau per dominare e fotografare il paesaggio sottostante di barche all’ancora davanti la barriera chiuse dalle isolette: il panorama e’ davvero mozzafiato !

Prima del calare della sera faccio una bella nuotata controcorrente: davvero tante bracciate per riuscire a fare qualche metro in avanti ...

Dopo cena fusione dei due equipaggi con scambi di bevute e tante chiaccchiere per socializzare con l’altra barca.

Prima di andare in cuccetta a nanna, altra vista dell’impressionante coperta di stelle, ancora piu’ nitida per l’assenza quasi completa di luci artificiali.

 

 

Sabato 22 novembre 1997   -   Notte di balli caraibici e bevute sfrenate.

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Tobago Cays - Palm Island - Union : altra giornata dedicata ai bagni, alle bevute di p’tit-punch e danze caraibiche.

Appena alzato mi butto subito in acqua per la mia solita nuotata controcorrente al fine sempre di tenere oliata l’articolazione del braccio.

Dopo la colazione molliamo l’ancora per far rotta verso Palm Island: non issiamo nemmeno le vele e copriamo il breve tratto di mare in una quarantina di minuti a motore.

Palm Island e’ una piccola isola antistante Union data in concessione dal governo delle Grenadine per 99 anni ad un americano infaticabile che ha saputo trasformare un’isola spoglia e paludosa in un giardino tropicale con bungalow, un piccolo hotel, un’accogliente boutique. Sono passati una trentina di anni da quel passaggio.

Scendiamo a terra in tender e facciamo un bel bagno sulla spiaggia di finissima sabbia e palme rigogliose. Piccola passeggiata nell’isola, piccola perche’ l’isola e’ davvero minuta.

Da Palm Island andiamo a Union ed attracchiamo davanti a Lambi’s, un ristorante munito di alloggi, giusto in tempo perche’ cinque minuti dopo e si scatena una violenta burrasca che mette a dura prova gli ormeggi.

Approfitto della pioggia per farmi una bella doccia, con tanto di shampoo e bagno schiuma, sotto lo scarico della tettoia di Lambi’s proprio adatto alla circostanza.

Facciamo il pieno di acqua potabile (eravamo quasi a secco) e scendiamo a terra per le formalita’ doganali e fare la spesa.

Acquisto qualche souvenir tra cui una cassetta di reggae in un negozio rasta con il dipinto della resurrezione di Lazzaro da parte di un Cristo nero coi capelli ricci lunghi e neri (ne piu’ ne meno di come sono loro) ed un quadrettino variopinto in coccio di Calabash nel negozio di Castello; non riesco pero’ a trovare la cartina dei Caraibi che sto cercando da qualche giorno, escludendo quella che ho avuto in regalo nella boutique di Palm Island.

Come stabilito al momento dell’attracco, andiamo a cenare da Lambi’s:  buffet di basso livello e prezzo alto. Dobbiamo puntare i piedi per vederci riconoscere il diritto di pagare un coperto in meno come pattuito in fase di negoziazione (lo skipper avrebbe mangiato gratis e visto che lui era rimasto in barca, facevo le sue funzioni ...)

Dancing fino a tarda notte. Non partecipo attivamente al ballo causa un fastidioso taglio sotto il piede, in compenso curo le relazioni sociali coi black people presenti cui consento di far ballare le “mie” ragazze. Jean Claude e Willy mi parlano del loro lavoro, della loro religione, del loro modo di vivere, mi spiegano i significati e le caratteristiche della danza erotica (zouk) che spesso attuano durante i balli, danza corpo a corpo sensualissima interpretata magistralmente da certe fanciulle di colore: non so se a causa delle loro forme o per le posizioni che assumono durante la danza, ma tutte le volte che vedo questo tipo di ballo, sistematicamente non riesco a tenere sotto controllo la situazione ...

La “fiesta” prosegue sul nostro battello e tra una bevuta e l’altra si va’ fino a tarda notte; emozioni “forti” per un paio delle nostre donne e difficilissima operazione di infilare in cuccetta Jack e Monique pieni di alcool come otri.

Mi sento particolarmente ispirato stanotte e mentre gli altri sono fuori in coperta a fare baldoria, o sono a smaltire gli effetti dell’alcool, o in cucccetta cercano di dormire (dico cercano perche’ c’era molto casino), io, armato del solito p’tit punch (forse la mia vera musa ispiratrice) riempio pagine su pagine fitte di note relative agli ultimi avvenimenti ed abbozzo un itinerario piu’ lungo ed avventuroso da proporre ai miei compagni piu’ ginnnici ed entusiasti (prima pero’ ne devo parlare con la mia “maman”, non vorrei si preocccupasse ...)

 

Domenica 23 novembre 1997   -   Piccoli incidenti  a bordo ed in mare.

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Shopping a Union e tappa a Petit St Vincent con l’intermezzo dell’atollo di Mopion.

All’indomani della notte brava la vita a bordo riprende lentamente: la prima ad alzarsi e’ Claudine.

Quando salgo in pozzetto la trovo intenta a fumare: scambiamo un po’ di chiacchiere insieme e la discussione passa dalle considerazioni della notte precedente, al lavoro, al tempo libero, alla nostra crociera.

Nell’isola di Union e’ stata ricavata una piccola pista di atterraggio in cui i coraggiosi piloti della LIAT, la compagnia aerea caraibica, hanno modo di esibirsi in spettacolari atterraggi tra le formazioni montuose ed il mare. Il villaggio di Clifton Harbour si snoda lungo una strada polverosa su cui si affiancano bar, boutique, qualche piccolo supermercato e dignitose pensioni.

Fatta la spesa al supermercato, lasciamo l’isola a mattina gia’ avanzata. Puntiamo su Petit St Vincent (PSV) ed arrivati in vista dell’isola ancoriamo a poca distanza da un atollo di sabbia bianca (raggio 5-10 metri) con un ombrello di canne al suo centro. Si tratta dell’isolotto di Mopion circondato dalla barriera corallina spesso usato per gli spot pubblicitari.

Avevo idea di andare a nuoto sull’atollo, ma resto vittima di un altro incidente: mentre sto prendendo maschera e pinne, il coperchio del gavone di poppa si chiude improvvisamente sulla mia testa. Oltre alla botta in testa rimedio anche un urto sulla scapola della spalla gia’ dolorante: resto a bordo all’ombra con uno strofinaccio bagnato sulle parti offese ed un secchio d’acqua fresca affianco.

Quando le ragazze tornano sulla barca, Patricia ed Annie recano evidenti bruciature e raschi sulle gambe e sulla schiena: un’onda anomala le ha spinte sulla barriera proprio contro i temibili coralli gialli. Si apre nuovamente la cassetta del pronto soccorso.

Facciamo vela su PSV che e’ la seconda isola data in affito agli americani sulla quale hanno edificato il PSV Resort, un albergo extra-lusso per i vip di tutto il mondo (1notte=3500 FF); e’ formato da una ventina di villette nascoste nella vegetazione che sono il top del lusso e dell’esclusivita’ e da un corpo centrale ospitante bar, ristorante e boutique che costituisce l’unica zona in cui i turisti di passaggio sono benvenuti. Gia’ dal mare si nota che e’ tutto preciso, curato ed una volta che scendiamo a terra lo si vede ancora di piu’: spiaggetta di sabbia e palme, vialetti segnati in mezzo al verde dei prati ed ovunque cartelli che limitano l’esclusivissima zona riservata ai soli ospiti paganti dell’isola. Le stradine assai curate sono percorse in continuazione da piccole auto elettriche del personale del mega-albergo che va avanti ed indietro.

Dopo la passeggiata sull’isola ed il bagno pomeridiano, torniamo in barca per mangiare e prende via via corpo l’idea di cambiare il programma originale proposto da Nouvelles Frontieres per scendere giu’ a Grenada. Lo skipper non e’ contrario a priori e verifichiamo sulla cartina un nuovo itinerario possibile. Proviamo a chiamare via radio l’altra barca, il Foro’, per illustrare la nostra idea, ma non riusciamo a stabilire il contatto: rimandiamo tutto al giorno dopo.

 

Lunedi 24 novembre 1997   -   Cambio di percorso: si va a Grenada !

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Lunga galoppata verso l’isola di Grenada sospinti da un mare formato.

Bagno mattutino per riprendermi un po’ dai miei malanni nuotando.

Discutiamo sul nuovo itinerario e all’unanimita’ decidiamo di andare a Grenada, mentre quelli del Foro’ preferiscono il piu’ tranquillo programma di navigazione originario e ci donano una torta d’arrivederci.

Da PSV torniamo a Union per fare l’uscita dalle Grenadine; incontriamo nuovamente Black Boy il ragazzo di Lambi’s che porta a terra Francois e ci consegna il pane fresco.

Esaurite le formalita’ doganali, puntiamo su Grenada decidendo di veleggiare sopravento, rimanendo cioe’ sul lato dell’oceano aperto: superiamo prima PSV e Petit Martinique, quindi lasciando Carriacou alla nostra sinistra, filiamo veloci verso l’isola delle spezie.

Il mare e’ piuttosto formato, onde lunghe ed abbastanza alte, vento costante sui 15-20 nodi al massimo. Tranquilla navigazione ed ultimo tratto a fil di ruota con spettacolare andatura a farfalla. Peschiamo al traino un pesce di almeno quattro chili e dopo 7 ore di vela entriamo a Prickly Bay con le ombre della sera gia’ scese sulla baia.

E’ l’ormeggio piu’ frequentato fra quelli del sud di Grenada, infatti la baia e’ molta affollata e siamo costretti ad ancore distanti da terra.

Molta eccitazione a bordo per il cambio di percorso attuato che festeggiamo con un doppio p’tit punch. Come promesso, vado sotto coperta a preparare un buon sughetto da mettere sugli spaghetti: grande successo e molte richieste di bis, ma si sa, Paganini non replica.

 

Martedi 25 novembre 1997   -   Tour dell’isola con finale a sorpresa.

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Giornata di riposo e visita dell’isola delle spezie. Ci spostiamo dalla “calca” di Prikly Bay alla “solitudine” di Egmonton Harbour poco distante.

Mi sveglio presto, prima di me solo Claudine. Faccio una bella nuotata fino a terra per tenere in esercizio il braccio che continua a fare male.

Tutti vanno a fare il giro dell’isola in taxi (concordati 15 EC$ a testa per tre ore di giro turistico) eccetto me che, conoscendo gia’ l’isola, decido di andare per i fatti miei. Lascio il battello verso le 10 con l’accordo di tornare verso le due del pomeriggio; ottengo subito un passaggio in auto per Secret Harbour (altra base velica dei Mooring’s), poi da li’ torno indietro e trovo quasi subito un altro passaggio per  St. George’s  la capitale dell’isola.

Me la ricordavo affollata e gioiosa con le ripidi salite e scalinate che si dipartono dallo specchio di mare antistante, colmo di battelli della pesca, traghetti, ristoranti sull’acqua e vecchie costruzioni dallo stile tipicamente britannico a tappezzare i due versanti della collina che domina l’eccellente porto naturale. Non e’ cambiato nulla, faccio un giretto per il mercato dove acquisto qualche spezia (zafferano in particolare) e prendo il taxi collettivo per la Grand Anse, una delle piu’ grandi e belle spiaggie di tutti i Caraibi: giunto al bivio della boulangerie di Marcello scendo dal van (spesa 1 ES$) e punto dritto verso Morne Rouge Bay a passo spedito. Non impiego molto ad arrivare alla mia meta: un bar sulla spiaggetta della baia che mi aveva gia’ visto due anni prima, ma quella e’ un’altra storia. Katy e’ li’ al solito posto del solito bancone e non solo mi riconosce subito, ma addirittura ricorda pure il mio nome ...

Restiamo a parlare per piu’ di un’ora poi realmente scappo via perche’ sono le due meno cinque ed alle due devo essere a Prickly Bay, 5 km di distanza. Ottengo un passaggio per un pezzo ed il resto lo faccio di corsa arrivando al molo alle 14.25, dove trovo gli altri un po’ giu’ di tono: il taxista ha chiesto al termine 15 US$ a testa (non 15EC$, che e ‘ meno della meta’) e di fronte alle proteste si e’ rivolto alle autorita’ locali che riscuotono i dollari per lui dai malcapitati turisti di turno.

Lasciamo Prickly Bay verso le 15.00-15.30 per puntare su Egmonton Harbour, uno dei tanti fiordi della costa sud di Grenada.

Arriviamo in questo posto isolato e tranquillo dopo neanche un’ora, buttiamo l’ancora al centro della baia circondata da alte colline verdeggianti (non a caso e’ il riparo piu’ sicuro dai cicloni). Trascorriamo il resto del pomeriggio in completa solitudine e relax: chi fa il bagno, chi prende il sole, chi dorme, chi legge ... Francois ed io facciamo un’altra partita a scacchi con un bicchiere di p’tit punch perennemente pieno affianco.

Cena a base di filetti del pesce pescato il giorno prima.

 

Mercoledi 26 novembre 1997   -   Lunga giornata di navigazione.

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Intera giornata dedicata alla navigazione, iniziamo infatti il ritorno verso la Martinica risalendo Grenada e facendo sosta a Mayreau ove ci concediamo un bel bagno.

Mi sveglio verso le 06.30 nel silenzio assoluto di questa tranquilla baia. Faccio una bella nuotata e noto un miglioramento: riesco a nuotare molto meglio anche se vado tutto a sinistra poiche’ il destro non riesce a lavorare piu’ di quel tanto.

Terminata la colazione lasciamo la baia ed appena usciti in mare aperto avvertiamo subito un forte vento; puntiamo ad ovest con l’intenzione di percorrere l’isola in senso orario e risalirla per andare a Mayreau.

Il primo tratto e’ col vento in poppa: 30 nodi per una velocita’ di una decina e qualche difficolta’ a timonare.

La giornata non e’ assolutamente bella, infatti ci sta inseguendo una forte pioggia che ci raggiunge poco dopo: salutare doccia con tanto di bagnoschiuma sotto la randa. Francois accende il motore appena superato il capo per un tratto ove il vento gira in continuazione, poi tiriano su nuovamente le vele e proseguiamo la risalita dell’isola. Il vento rinforza notevolmente per cui diamo una mano di terzaroli e riduciamo anche il fiocco.

Durante la navigazione faccio diverse foto ai vari protagonisti del giro ed alla barca, nonche’ ad un barracuda di almeno 8 kg pescato al traino. Lunga giornata di mare aperto: piu’ di 60 miglia di navigazione in quasi 10 ore.

Arriviamo a Mayreau verso le 17.00 e posiamo l’ancora nella Salt Whistle Bay, un piccolo ormeggio a nord dell’isola (davanti ad una spiaggia bianca con un piccolo hotel inserito nel palmeto) riparato dal vento e dal mare.

Terminate le operazioni di ancoraggio faccio il bagno con Patricia ed Isabelle: durante la nostra esplorazione del palmeto assai curato, raggiungiamo, al di la’ della spiaggia, la piscina naturale formata dalla lunga barriera di corallo posta sul lato sopravento dell’isola. Sembra essere un posto poco frequentato, ma molto carino.

La sera scorre tranquilla e la mia maman (Claude) mi da’ l’ormai solito bacino della buona notte che mi  manda subito nel mondo dei sogni, mentre sto ancora scrivendo le mie note: quando mi riprendo, sul taccuino ancora tra le mani, avevo scritto in trance parole incomprensibili un po’ in inglese un po’ in italiano (una parola era chiara: women).

 

Giovedi 27 novembre 1997   -   La traversata notturna seguendo l’Orsa Maggiore.

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Trekking per salire al villaggio e godere la vista sulle vicine Tobago Cays. Navigazione tranquilla a Bequia ove sostiamo per fare un po’ di shopping e cenare. Lunga traversata notturna fino alla Martinica.

Mi sveglio abbastanza presto verso le 06.30, c’e’ solo Annie in piedi, che ha fatto le foto all’alba e dopo ci raggiunge Claude. Resto un po’ con lei a parlare sul ponte e mi spiega la differenza esistente tra “bisou” e “bese’”: l’uno e’ il classico bacio, l’altro puo’ essere un bacio se si specifica dove si da’, altrimenti e’ un modo volgare per dire di farsi una ragazza.

Dopo questa lezione di francese, mi butto in acqua e nuoto abbastanza dal momento che le mie condizioni fisiche stanno migliorando.

Sulla spiaggia, ancora deserta, c’e’ solo un venditore di magliette che sta allestendo la sua vetrina disponendo in fila la sua mercanzia. Chiacchieriamo un po’ e mi racconta che ha lavorato per diversi mesi in Arkansas ed in Florida nelle piantagioni di cotone: stava ore ed ore inginocchiato con un lungo e stretto sacco che si trascinava facendoselo passare sopra il collo; il cotone che racccoglieva lo pigiava nel sacco e cercava di andare piu’ in fretta possibile per guadagnare qualcosa in piu’. La paga era di 3 centesimi di dollaro per pound di cotone, significa circa 6 centesimi al chilo ! Qualcuno, i meno lesti, riusciva solo a guadagnare i soldi per mangiare. Mi raccontava inoltre che con lui c’erano anche alcuni bianchi a fare questo lavoro.

Mentre sto passeggiando lungo la spiaggia vedo una fanciulla che sta nuotando verso riva, corro  e mi tuffo nuotando di buona lena verso di lei per raggiungerla immaginando fosse Isabelle; lei fa un rapido dietro-front e solo allora realizzo che si trattava di una persona di un’altra barca. La tranquillizzo, le spiego l’equivoco e ridiamo un po’ sopra prima di salutarci.

Mayreau e’ essenzialmente un’alta collina con un unico piccolo villaggetto. Dopo colazione, facciamo trekking per raggiungere il villaggio arroccato sul versante opposto della collina per godere lo spettacolo sulle Tobago Cays.

Il villaggio e’ deludente, ma la vista sulle vicine isole e’ eccellente: siamo in un punto abbastanza rialzato e oltre alle Tobago Cays molto vicine, si riescono anche a vedere altre isole piu’ distanti sull’orizzonte.

Prima di tornare in barca e partire, facciamo un bel bagno rinfrescante; il sole era davvero caldo e la passeggiata di circa 3/4 d’ora aveva cotto un po’ tutti.

Lasciamo Mayreau prima di mezzogiorno con meta Bequia.

Il vento non manca anche se non soffia a nostro favore: tiriamo un lungo bordo fino ad avere al traverso il punto di approdo a dritta, viriamo ed iniziamo una serie di bordi di bolina stretta che ci conducono a destinazione: siamo tornati ad Admiralty Bay dove eravamo una settimana prima. Cerchiamo di riconoscere tra le barche ancorate il Foro’, col quale non siamo piu’ riusciti ad avere un contatto radio, ma di lei non c’e’ traccia: caliamo l’ancora a ridosso di una bella spiaggetta poco distante dal porticcciolo.

Immediato bagno (altra lunga nuotata), poi col taxi-boat (20EC$ per andare e tornare tutti ed otto) scendiamo a terra a fare un po’ di spesa (frutta, birra, succhi, biscotti) ed acquistare ancora qualche souvenir.

Preparo il sugo per gli spaghetti con quello che ho: la salsa acquistata a Bequia era veramente una schifezza ed ha rischiato di rovinare tutto. Prima della pasta, antipastino a base di carpaccio del pesce pescato il giorno prima mangiato crudo condito solo col limone verde e sale; ottimo piatto davvero prelibato.

Dopo cena sistemiamo tutto e lasciamo Bequia verso le 21.30: per arrivare alla Martinica ci attendono un centinaio di miglia, arrivo previsto verso mezzogiorno dell’indomani.

Appena fuori in mare aperto il vento soffia forte, 25 nodi al traverso, per una velocita’ di 9 nodi.

Tutti gli strumenti di bordo sono in funzione, dal GPS, al radar, al pilota automatico estremamente efficace ed affidabile, oltre che semplicissimo da usare.

La barca procede velocemente ed a bordo l’eccitazione e’ tanta un po’ per tutti, eccetto Jack e Monique che sono rimasti sotto coperta per evitare problemi di mal di mare e restano li’ praticamente tutta la notte.

Il cielo e’ a tratti coperto ed ogni tanto qualche goccia cade giu’, ma quando e’ limpido le stelle sono veramente a migliaia, qualcuno riesce anche a vedere qualche stella cadente.

Dopo aver individuato la solita costellazione di Orione e Cassiopea, trovo il Carro di Pegaso (ormai anche lui arcinoto) e finalmente tutti hanno la possibilita’ di vedere pure l’Orsa Maggiore disposta in verticale a testa in giu’ (cosa inusuale per noi in Europa).

Francois disinserisce il pilota automatico e mi lascia timonare: seguo una rotta che mi tiene l’Orsa Maggiore a 30^ circa a dritta della prua per un’ora ? ... due ore ? ... non so quanto tempo trascorre, so solo che mi fa oltremodo piacere e mi metto pure ad intonare qualche motivo canoro a mezza voce.

Dopo un po’ pero’ il vento cala, per cui dobbiamo inserire il motore col pilota automatico collegato alla rotta impostata sul GPS.

Mi sento ormai appagato (la navigazione a motore non mi esalta) ed inoltre affiora un po’ di stanchezza: vado giu’ sul tavolo di carteggio a rivedere le mie annotazioni prese al volo per riordinarle nei miei appunti di viaggio, poi, rintronato dal borbottio continuo del motore, vado in cuccetta a riposare.

 

Venerdi 28 novembre 1997   -   Rum party per festeggiare la conclusione del giro in bellezza

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Arrivo all’isola di Martinica in un clima euforico; shopping e festa per la conclusione della crociera.

Quando riapro gli occhi e’ gia’ chiaro (sono circa le sei del mattino) e vado subito su in coperta a chiedere come e’ trascorso il resto della notte. Patricia ancora eccitatissima non si e’ persa un solo attimo della traversata rimanendo in piedi tutta la notte, Annie crede di aver dormito si’ e no un paio d’ore in tutto, poco si e’ riposato pure Francois (ma lui non fa testo essendo lo skipper), il resto dell’equipaggio (me compreso) ha preferito farsi qualche ora di sonno in cuccetta.

Il vento non e’ eccessivo, 15 nodi circa, e la barca condotta dall’inesauribile pilota automatico fila veloce e sicura; si avvertono solo gli spruzzi della prua che fende il mare colore verde e blu’ e qualche sordo tonfo con gli scrosci cadenzati di acqua che ricadono giu’ con fragore.

Dopo colazione, chi non ha dormito durante la notte lo fa mettendosi al riparo in dinette, oppure allungato in coperta per rubare gli ultimi raggi del sole tropicale prima del rientro (secondo voi dove stava dormendo Annie ?).

Approfittiamo tutti della solita pioggia improvvisa per una magistrale doccia di gruppo sotto la randa proprio di fronte alla Martinica.

Arriviamo all’ora prevista, mezzogiorno, a dimostrazione della concreta esperienza del nostro skipper ed anche dell’elevata qualita’ dell’equipaggio sempre in palla, attivo, propositivo, entusiasta, allegro.

Mangiamo qualcosa e poi una buona parte dell’equipaggio si riposa, mentre io preferisco farmi una lunga nuotata fino a terra per telefonare a casa.

Verso le 17.30 scendiamo tutti sulla terraferma per fare qualche acquisto di souvenir e  qualche genere alimentare di prima necessita’. Ho la possibilita’ di apprezzare maggiormente quest’isola ricca non solo di fiori, di piante e di colori, ma anche di fantastiche ragazze, vero simbolo della bellezza creola.

Prima di cena, aperitivo nel pozzetto con quelli del Foro’ che ci raggiungono sulla nostra barca, allegri scambi di esperienze passate durante la crociera. Tra le altre cose mangiamo una specialita’ locale, l’Accra, frittelle creole a base di merluzzo o verdure (frisceau). Cerimonia di consegna dell’amaca a Francois donata dal suo equipaggio, con tanto di “bisous” dalle innumerevoli miss di bordo.

Concludiamo la serata ballando e bevendo in un locale all’aperto. Danzo con tutte le donne del “Dufour Toujours”, maman compresa.

Rum party a bordo per favorire il sonno che tarda a venire.

 

Sabato 29 novembre 1997   -   Preparativi per il rientro e saluti alle isole caraibiche.

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Malgrado la lunga giornata di ieri si fosse conclusa solo verso le due circa (breve pausa di una mezz’oretta per collaudare l’amaca di Francois), mi sveglio al solito presto e mi faccio una lunga nuotata senza forzare affatto dal momento che ieri accusavo nuovamente forti dolori diffusi (soprattutto quando eseguivo le coreografiche figure di salsa o merengue con le mie dame).

Sistemiamo barca e bagagli e lasciamo l’ormeggio per dirigerci nel porticciolo di Le Marin. Essendo in terra francese le boe sono al loro posto (verde a destra e rosso a sinistra) con fari e fanali funzionanti (gli altri approdi caraibici non sono cosi’ efficienti).

Pranziamo in un accogliente ristorante con veranda sul mare con equipaggi mischiati e verso le 14.30 giunge il bus per l’aeroporto. Salutiamo gli skipper e poco dopo anche i Caraibi: alle 18.00 parte puntuale il volo, si prevedono sette ore e venti di trasvolata oceanica prima di atterrare a Parigi.

 

Domenica 30 novembre 1997   -   Il ritorno a casa

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Puntuale l’atterraggio a Parigi-Orly. Durante il volo ho riposato molto poco e male poiche’ i dolori alla spalla ed al fianco hanno continuato a torturarmi e non avevo nemmeno la possibilita’ di fare una nuotata: quando sono partito da casa non ero in ottime condizioni, ma ora torno davvero scassato ! Pensavo di andare dal medico per una bella revisione (povero me, non sapevo ancora cosa mi avrebbe aspettato ...)

Scambio di indirizzi, saluti e baci con Claude, MarieThe’, Patricia, Annie con le quali Isabelle ed io abbiamo fatto il viaggio insieme, Monique e Jack li abbiamo persi subito (ma loro erano in business class).

Prendiamo l’Orly-bus per la Gare de Lyon. Non sono ancora le nove del mattino, il treno di Isabelle e’ alle 09.48 mentre il mio alle 11.12, c’e’ tutto il tempo per fare colazione. Andiamo nel bar della stazione sotto il famoso ristorante stile belle epoque di nome “Le train blue” per gustare in tutta calma the e pain au chocolait.

Accompagno Isabelle al binario, saluti e baci di arrivederci e poi trascorro il tempo nelle varie librerie (acquisto un TEX in francese).  

Appena monto sul treno mi siedo e crollo in un sonno di tre ore filate quasi consecutive e quasi senza doloretti. Devo ammettere che la linea del TGV e’ assai efficiente, punte a 300 orari senza alcun scossone.

Verso le 16, cioe’ dopo cinque ore trascorse attraversando i campi francesi, arriviamo al confine ed entriamo in Italia; ancora due ore e siamo in stazione centrale a Milano. Carico i bagagli sulla fedele mitica Duna che mi attendeva poco distante dalla stazione e termino il lungo viaggio coprendo il tratto di strada fino a Monza allietato da musica caraibica diffusa a tutto volume pensando ai rasta, al mare, alle stelle, alle donne “mie” e non mie ...

Alla prossima, ciao a tutti, Pierangelo.

 

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