CIRCOLARE
15-10-1996 - n. 252 AA.GG./S.T.C.
(G.U. 26-11-1996, n.277 - suppl.)
MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI
Istruzioni per l'applicazione delle "Norme tecniche per il
calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle opere in cemento armato
normale e precompresso e per le strutture metalliche" di cui al
decreto ministeriale 9 gennaio 1996.
Con
decreto del Ministro dei lavori pubblici in data 9 gennaio 1996 sono
state approvate le "Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed
il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e
precompresso e per le strutture metalliche".
Dette
norme (ovvero, secondo una terminologia più recente, "regole
tecniche"), costituiscono l'aggiornamento di quelle precedentemente
approvate con il decreto 14-2-1992.
Le nuove
norme tecniche si distinguono per aver recepito, integrandole e per
quanto possibile adattandole al quadro normativo nazionale, le norme
europee sperimentali Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture di
calcestruzzo (parte 1-1; regole generali e regole per gli edifici)
ed Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio, (parte
1-1; regole generali e regole per gli edifici) - nelle rispettive
versioni in lingua italiana, pubblicate a cura dell'UNI (UNI ENV
1992 - 1-1, ratificata in data gennaio 1993 e UNI ENV 1993 -1-1
ratificata in data giugno 1994).
In
sostanza, quindi, le nuove norme danno al progettista un'ampia
facoltà di scelta, potendo egli impiegare, con lo stesso valore
precettivo stabilito dalla legge 1086/1971, uno qualsiasi dei tre
metodi di verifica previsti (quello delle tensioni ammissibili e
quello degli stati limite nella duplice veste italiana ed europea);
tuttavia, l'adozione di uno dei tre procedimenti indicati ne
comporta l'applicazione unitaria ed integrale all'intero organismo
strutturale.
Relativamente al metodo degli stati limite, giova far notare
che le due versioni, italiana ed europea, si rifanno a criteri
ispiratori identici, pur essendo la versione italiana di gran lunga
più sintetica dell'altra, che si caratterizza per la diversa
impostazione espositiva, per la simbologia e per taluni procedimenti
pratici di calcolo.
Allo
scopo di adeguare le verifiche contenute negli Eurocodici agli
stessi livelli di sicurezza previsti in ambito nazionale, vengono
forniti, nelle rispettive Sezioni III delle Parti 1 e 2 del testo
delle norme, i valori numerici e le varianti prescrittive che
costituiscono quindi il Documento di applicazione nazionale (DAN)
per l'uso degli Eurocodici.
Sono
invece raccolte, in forma unitaria, in quanto valide, e da applicare
per tutti i casi, le prescrizioni riguardanti le azioni da
considerare nel calcolo e le loro combinazioni, i materiali ed il
collaudo statico.
In
definitiva, con le istruzioni allegate alla circolare si è inteso
fornire agli operatori chiarimenti, indicazioni ed elementi
integrativi utili ai fini di una più agevole e univoca applicazione
delle nuove norme.
MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI Presidenza del Consiglio
Superiore Servizio Tecnico Centrale
Istruzioni per l'applicazione delle "Norme Tecniche per
il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle opere in cemento
armato normale e precompresso e per le strutture metalliche" di cui
al D.M. 9 gennaio 1996.
A. Utilizzazione delle norme ed illustrazione delle
principali innovazioni
A.1. Introduzione L'elemento nuovo e di
maggior rilievo che caratterizza il decreto ministeriale 9-1-1996 è
rappresentato dalla possibilità di utilizzare in ambito nazionale
sia il metodo di verifica delle tensioni ammissibili che quello agli
stati limite, nella duplice versione italiana ed europea. Viene
pertanto resa possibile un'ampia facoltà di scelta della normativa
di riferimento che il progettista, liberamente e responsabilmente,
può adottare. Pertanto, mentre sotto il profilo concettuale resta
inalterato il quadro di riferimento costituito dai due possibili
metodi di verifica (tensioni ammissibili e stati limite), sul piano
operativo, con la nuova disciplina, si viene ad affiancare, accanto
al testo normativo relativo al metodo degli stati limiti nella
versione "nazionale", un ulteriore testo normativo nella versione
"europea" anch'esso basato sul medesimo metodo agli stati
limite. Quest'ultimo, ancorché‚ concettualmente identico nei
fondamenti teorici a quello "nazionale", tuttavia si diversifica e
si caratterizza per la diversa impostazione espositiva, per la
simbologia, per taluni procedimenti pratici di calcolo e per lo
sviluppo dei particolari costruttivi. Il recepimento
nell'ordinamento tecnico nazionale delle norme europee sperimentali
Eurocodice 2 - Progettazione delle strutture in cemento armato
normale e precompresso, Parte1.1; Regole generali e regole per gli
edifici - ed Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in
acciaio, Parte 1.1; Regole generali e regole per gli edifici - nelle
rispettive versioni in lingua italiana, pubblicate a cura dell'UNI
(UNI-ENV 1992-1-1, gennaio 1993, e UNI-ENV 1993-1-1, giugno 1994),
avviene in una situazione evolutiva, in forma tale da assicurare ad
esse parità di regime giuridico con la normativa nazionale in
termini di cogenza, nonché equivalenza di livelli di sicurezza. Tale
equivalenza è garantita attraverso la calibrazione dei fattori
parziali di sicurezza e degli altri parametri contenuti nei
Documenti di Applicazione Nazionale (nel seguito denominati DAN),
contenuti nelle Sezioni III delle Parti I e II del decreto
stesso. Il Servizio tecnico centrale del Consiglio superiore dei
lavori pubblici intende seguire attentamente la risposta dei tecnici
italiani a questa innovazione normativa, raccogliendo osservazioni e
suggerimenti in vista di una futura revisione delle norme. Per
l'impiego del metodo delle tensioni ammissibili, salvo quanto nel
seguito precisato, si deve fare riferimento al decreto ministeriale
14-2-1992, limitatamente alle parti che interessano e riguardano
tale metodo. È inoltre necessario chiarire con esattezza i limiti
entro i quali avviene il recepimento delle Parti 1-1 degli
Eurocodici EC2 ed EC3. In effetti lo studio normativo degli
Eurocodici Strutturali è estremamente vasto ed interessa molti
aspetti dell'ingegneria strutturale; infatti ogni Eurocodice consta
di più parti ciascuna delle quali si riferisce ad un argomento
specifico; in particolare gli Eurocodici 2 e 3 comprendono, oltre la
parte 1-1 relativa alle "regole generali e regole per gli edifici",
numerose altre parti 1-2, 1-3 ecc. afferenti tipologie specifiche di
opere. Si ribadisce che i documenti recepiti in ambito nazionale,
come chiaramente indicato sia all'art. 2 del decreto ministeriale,
sia al paragrafo 1 della Parte Generale delle Norme Tecniche, sono
esclusivamente i due sottoindicati: a) UNI-ENV 1992-1-1 (gennaio
1993) Eurocodice 2, Progettazione delle strutture in cemento armato
normale e precompresso Parte 1.1: Regole generali e regole per gli
edifici; b) UNI-ENV 1993-1-1 (giugno 1994) Eurocodice 3,
Progettazione delle strutture in acciaio Parte 1.1: Regole generali
e regole per gli edifici; ovviamente con le prescrizioni
sostitutive, integrative e soppressive contenute nei rispettivi
DAN. Sono quindi recepite dal decreto ministeriale solo le Parti
1-1 di ciascuno dei due documenti normativi sopracitati, con
esclusione delle appendici, che non trovano collocazione nelle Norme
Tecniche. Nel seguito, le principali innovazioni delle norme
tecniche, rilevanti per gli scopi progettuali e costruttivi delle
strutture in c.a., in c.a.p. ed in acciaio, sono evidenziate e
commentate al fine di facilitarne l'avvicinamento da parte dei
tecnici progettisti. Vengono anche illustrate le modalità da
osservarsi per la corretta utilizzazione di ciascuno dei tre metodi
di verifica consentiti dalle norme e vengono anche indicati i
pertinenti riferimenti del testo normativo.
A.2. Articolazione delle Norme
Tecniche L'articolazione delle Norme Tecniche presenta
anch'essa alcune innovazioni (si veda l'indice sintetico in Tabella
1): è stata introdotta una parte generale; ciascuna delle successive
parti I (c.a. e c.a.p.) e II (acciaio) è a sua volta suddivisa in
tre sezioni (prescrizioni generali, metodi agli stati limite,
Eurocodici); per quanto riguarda le altre parti e gli allegati, la
loro articolazione è rimasta invariata. Nel testo delle Norme
Tecniche sono state ampliate le parti concernenti i metodi di
calcolo agli stati limite ed inserite precise indicazioni per la
corretta applicazione degli Eurocodici, attraverso le apposite
Sezioni III, che costituiscono i rispettivi DAN. I concetti ed i
criteri generali vengono illustrati nella Parte Generale; nella
Parte I - Cemento armato normale e precompresso e nella Parte II -
Acciaio, tali criteri vengono particolarizzati per le applicazioni
alle costruzioni in c.a., c.a.p. ed in acciaio
rispettivamente.
Tabella 1
Norme
Tecniche Indice
Parte Generale
Parte
I |
Cemento armato normale e precompresso |
|
Sezione I -
Prescrizioni generali e comuni |
|
Sezione II -
Metodo agli stati limite: progetto ed esecuzione |
|
Sezione III -
Eurocodice 2: UNI ENV 1992-1-1: criteri e
prescrizioni |
Parte
II |
Acciaio |
|
Sezione I -
Prescrizioni generali e comuni |
|
Sezione II -
Metodo agli stati limite: progetto ed esecuzione |
|
Sezione III -
Eurocodice 3: UNI ENV 1993-1-1: criteri e
prescrizioni |
Parte
III |
Manufatti
prefabbricati prodotti in serie |
Parte
IV |
Costruzioni
composte da elementi in metalli diversi
dall'acciaio |
Parte
V |
Norme per travi
composte "acciaio-calcestruzzo" |
|
|
Allegato
1 |
Requisiti dei
materiali |
Allegato
2 |
Controlli sul
conglomerato |
Allegato
3 |
Controlli su
acciai da precompresso |
Allegato
4 |
Controlli di
barre e di fili di acciaio trafilato |
Allegato
5 |
Controlli di
reti e tralicci elettrosaldati con fili lisci o nervati di
acciaio trafilato di diametro compreso tra 5 e 12
mm |
Allegato
6 |
Controlli
dell'aderenza |
Allegato
7 |
Controlli sui
laterizi |
Allegato
8 |
Su acciaio da
costruire |
A.3. Parte Generale La Parte Generale
(si veda l'indice in Tabella 2) recepisce lo stato dell'arte dei
metodi di verifica disponibili: metodi agli stati limite e delle
tensioni ammissibili. Nel caso in cui desideri adottare il metodo
di verifica delle tensioni ammissibili, il progettista dovrà far
riferimento alla precedente normativa tecnica (decreto ministeriale
14-2-1992 e relativa circolare 24-6-1993, n. 37406/STC). Nel caso
in cui desideri adottare il metodo di verifica agli stati limite
nella versione "nazionale", il progettista dovrà seguire tutte le
indicazioni di carattere generale contenute nella Sezione II della
Parte I - Cemento armato normale e precompresso, e della Parte II -
Acciaio.
Nel caso
in cui desideri, invece, adottare i metodi di verifica agli stati
limite codificati negli Eurocodici 2 e 3, il progettista dovrà
utilizzare i rispettivi DAN, costituiti dalla Sezione III delle
Parti I e II.
Inoltre,
mantenendo la tradizionale apertura nei riguardi del progresso
scientifico e tecnologico, le Norme Tecniche consentono ai
progettisti anche l'adozione di ulteriori metodi di verifica, purché
supportati adeguatamente da studi ed esperienze, e purché‚ sia
garantito un livello di sicurezza equivalente a quello stabilito
dalle norme stesse.
L'adozione di tali ulteriori metodi di verifica dovrà essere
autorizzata, caso per caso, dal Servizio tecnico centrale, sentito
il Consiglio Superiore dei LL.PP.
Tabella 2
Norme
Tecniche Indice della parte generale
1.
Modalità operative 2. Parti comuni alle Sezioni II e III 3.
Norme europee di riferimento 4. Norme tecniche: metodo delle
tensioni ammissibili 5. Norme tecniche: altri metodi di
verifica 6. Indicazioni della norma tecnica seguita 7. Azioni
di calcolo
In
relazione alle opzioni normative offerte al progettista, si pone
ovviamente la condizione, esplicitata al paragrafo 6 "Indicazioni
della Norma Tecnica seguita", che il progettista deve chiaramente
indicare nella relazione illustrativa di cui all'art. 4, terzo
comma, lettera b), della legge 1086/1971 il metodo di verifica
adottato che va applicato in maniera unitaria ed integrale
all'intero organismo strutturale. Poiché, in alcune situazioni,
può risultare difficoltoso definire l'organismo strutturale nella
sua interezza, si riportano nel seguito, a titolo esemplificativo,
casi particolari di organismi che possono considerarsi indipendenti
tra loro: - sopraelevazione, strutturalmente autonoma, di
edificio esistente; - manufatti prefabbricati non collaboranti
con la restante struttura. Per quanto riguarda le verifiche del
terreno fondazionale e delle strutture di fondazione vanno tenuti
presenti, anche in zone non sismiche, i criteri e le indicazioni
espresse al primo comma del punto B.10 del decreto ministeriale
16-1-1996 "Norme tecniche per le costruzioni in zone
sismiche". Il Paragrafo 3 "Norme di riferimento" concerne
l'impiego degli Eurocodici. I riferimenti ad altre norme europee,
contenuti negli Eurocodici, non sono utilizzabili in quanto dette
norme non sono recepite; quindi, a tale riguardo, fermo restando
l'obbligo di seguire le prescrizioni dei DAN (Sezioni III), si deve
far riferimento alle indicazioni generali contenute nelle Norme
Tecniche o, in assenza di qualsiasi indicazione, alle norme
nazionali pertinenti. Al paragrafo 7 "Azioni di calcolo" si
trovano le disposizioni riguardanti le azioni e le relative
combinazioni di calcolo per le verifiche agli stati limite ultimi e
di esercizio e per le verifiche col metodo delle tensioni
ammissibili. Al riguardo, si precisa che: - le azioni sulle
costruzioni da considerare nella progettazione sono indipendenti sia
dal criterio di verifica [dunque valgono per il metodo agli stati
limite, per le verifiche secondo gli Eurocodici ed infine per il
metodo delle tensioni ammissibili secondo il decreto ministeriale
14-2-1992], sia dalla tecnica costruttiva (dunque valgono per
strutture in c.a., c.a.p. e acciaio) e devono essere conformi alle
disposizioni contenute nelle norme tecniche per i carichi e
sovraccarichi e nella relativa circolare; - le combinazioni delle
azioni da considerare per tutti i metodi di verifica agli stati
limite (e pertanto anche per le applicazioni degli Eurocodici, come
precisato nelle pertinenti Sezioni III) sono quelle specificate nel
citato paragrafo 7; per le verifiche alle tensioni ammissibili
valgono i criteri di combinazione ben noti (condizione più
sfavorevole per le strutture in c.a. ed in c.a.p.; condizioni di
carico I e II per le strutture in acciaio) di cui al decreto
ministeriale 14-2-1992. Circa le combinazioni delle azioni per le
verifiche agli stati limite, è da segnalare la seguente
innovazione: Il coefficiente parziale dei carichi permanenti per
le verifiche agli stati limite ultimi è ora pari a 1,4 (valore
precedente 1,5) per le combinazioni di carico nelle quali i carichi
permanenti hanno effetto sfavorevole. Gli altri coefficienti
parziali restano immutati. I coefficienti di combinazione , già indicati in Circolare, sono ora riportati nel testo
delle Norme Tecniche. Tali valori sono comunque da considerare con
cautela.
Le
caratteristiche dei materiali, analogamente a quanto detto per le
azioni, sono anch'esse indipendenti dal metodo di verifica adottato.
In particolare, i materiali devono possedere i requisiti stabiliti
nella Sezione I della Parte I - Cemento armato normale e
precompresso e nella Sezione I della Parte II - Acciaio.
Sostanzialmente indipendenti dal metodo di verifica adottato
nella progettazione, sono anche gli adempimenti di collaudo statico
delle strutture, che verranno illustrati nel successivo punto
H.
A.4. Parte I - CEMENTO ARMATO
NORMALE E PRECOMPRESSO
A.4.1. Sezione I - Prescrizioni generali e
comuni Questa sezione raccoglie le prescrizioni
riguardanti i materiali, i prodotti ed il collaudo statico che nel
decreto ministeriale 14-2-1992 erano contenuti nei capitoli 2 ed 8
della Parte I. Si segnalano, in particolare, i seguenti punti
riguardanti gli acciai per cemento armato.
a)
Acciai forniti in rotoli
Viene
imposto il limite di 14 mm al diametro massimo degli acciai da c.a.
forniti in rotoli al fine di evitare l'impiego di barre che, in
conseguenza del successivo raddrizzamento, potrebbero presentare un
decadimento eccessivo delle caratteristiche meccaniche. Tuttavia, in
casi eccezionali, adeguatamente motivati, il Servizio tecnico
centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, potrà
concedere eventuali deroghe.
b)
Caratteristiche meccaniche degli acciai
Il
progettista, nei casi indicati dalla norma, ha l'obbligo di
dichiarare, nella relazione illustrativa sui materiali, i limiti dei
rapporti
fy / fyk e (ft /
fy) medio
posti a
base del calcolo. Tale disposizione rappresenta soprattutto un
segnale per i progettisti affinché prestino la dovuta attenzione
alle effettive caratteristiche meccaniche degli acciai impiegati,
che, sempre più spesso, presentano valori delle tensioni
caratteristiche di snervamento fyk e di rottura
ftk sensibilmente superiori ai minimi prescritti dalla
norma ed indicati nel Prospetto 2-I, Parte I, Sezione I. Quanto
sopra ha lo scopo di evitare: - una eccessiva dispersione dei
valori delle tensioni di snervamento, resa possibile dagli elevati
valori di fyk degli acciai prodotti rispetto ai minimi
indicati nel citato Prospetto 2-I; - che l'impiego di acciai con
valori troppo elevati della tensione di snervamento, previsti in
sede di calcolo, possa vanificare le non ipotesi assunte per il
calcolo del momento di rottura della sezione e favorire
l'instaurarsi di meccanismi di rottura fragile; - l'impiego di
materiale fragile con tensione di snervamento troppo vicina alla
tensione di rottura. Tali limitazioni risultano maggiormente
significative quando sia importante garantire il requisito di
duttilità e cioè in presenza di azioni sismiche e tutte le volte
che, nelle verifiche, si operi la ridistribuzione delle
sollecitazioni. In tali casi, quindi, il progettista deve
dichiarare, nella relazione sui materiali, i limiti dei suddetti
rapporti. Da ciò ne deriva anche un obbligo per i produttori di
acciaio i quali, con riferimento agli stessi campioni che hanno
concorso a determinare le tensioni caratteristiche di snervamento e
di rottura di cui alle espressioni (c) dell'Allegato 4, sono tenuti
a far annotare sui certificati di prova i valori dei rapporti
fy/fyk e la media del rapporto
ft/fy (con n = 25 oppure 75 a seconda che il
produttore si avvalga o meno della suddivisione in gruppi di
diametri). È chiaro altresì che i suddetti rapporti devono essere
determinati solamente in fase di controllo nello stabilimento di
produzione mentre non è richiesta alcuna verifica specifica in
cantiere. I simboli adottati hanno il seguente
significato:
fy è il singolo valore della tensione di
snervamento rilevato sperimentalmente; fyk è il valore
nominale di riferimento della tensione caratteristica di snervamento
dei tipi di acciaio indicati nel Prospetto II-1, e
cioè fyk = 375 N/mm2 per Fe B 38k, fyk =
430 N/mm2 per Fe B 44k; ft è il singolo
valore della tensione di rottura rilevato
sperimentalmente.
Il
direttore dei lavori ed il collaudatore, ciascuno per la parte di
propria competenza, sono tenuti a verificare la corrispondenza dei
limiti indicati dal progettista nella propria relazione sui
materiali con i risultati delle prove riportati sui certificati che
accompagnano le forniture dei materiali, rilasciati dai laboratori
ufficiali incaricati delle prove di verifica della qualità degli
acciai presso gli stabilimenti di produzione. Le limitazioni di
cui sopra, che appaiono per la prima volta nelle norme per tener
conto anche della diffusa sismicità del territorio nazionale,
risultano rilevanti anche al fine di orientare la produzione degli
acciai da c.a. verso il raggiungimento di caratteristiche atte a
garantire maggiormente la qualità e la sicurezza delle
costruzioni. In questa prima fase applicativa, per indirizzare i
progettisti nella definizione di tali limiti, tenuto conto sia delle
caratteristiche degli acciai da c.a. attualmente prodotti, sia dei
valori raccomandati in sede europea, possono assumersi, in via
orientativa, i seguenti valori:
fy / fyk 1,35 e (ft / fy) medio 1,13
Tenuto
conto della obiettiva innovazione introdotta dalla disposizione, i
valori suddetti saranno, con successive circolari, variati in
relazione alle esperienze che verranno acquisite in materia ed alla
necessità di allineare tali valori a quelli consigliati dai più
recenti studi normativi, anche a livello europeo. In
considerazione anche della attuale situazione di incertezza nel
processo di standardizzazione degli acciai in Europa, si è ritenuto
prudenziale, per il momento, non introdurre nel testo altri tipi di
acciai.
c)
Reti e tralicci elettrosaldati
Viene
stabilito che il trattamento termico, previsto al punto 2.2.1 per le
prove degli acciai deformati a freddo, non si applica alle reti ed
ai tralicci di acciaio elettrosaldati.
d)
Controllo in cantiere o nel luogo di lavorazione delle barre o di
formazione dei cavi. Marchiatura per identificazione.
Allo
scopo di consentire un più efficace controllo, nella fase di
utilizzazione in cantiere o nel luogo di lavorazione delle barre,
della qualità dell'acciaio, che, come noto, deve esser provvisto di
apposito marchio di produzione, viene prescritto che i certificati
di prova devono riportare l'indicazione del marchio identificativo
rilevato sui campioni e che, qualora i campioni fossero sprovvisti
di tale marchio, oppure il marchio non dovesse rientrare tra quelli
depositati presso il Servizio tecnico centrale, dovrà essere
riportata specifica annotazione sul certificato di prova. In questi
ultimi casi il certificato non potrà essere tenuto in conto ai fini
del controllo di accettazione. Con riferimento al punto 2.2.9
della Parte I, Sezione I, si rammenta che non è consentito l'impiego
di acciai privi di marchio regolarmente depositato. È appena il
caso di ricordare che le norme assegnano alla responsabilità del
direttore dei lavori l'obbligo di rispettare tale
adempimento.
A.4.2. Sezione II - Metodo agli stati
limite Questa sezione raccoglie le prescrizioni
riguardanti le norme di calcolo, le regole pratiche di
progettazione, le norme di esecuzione nonché le norme complementari
relative ai solai che nel precedente decreto ministeriale 14-2-1992
erano contenute nei capitoli 4, 5, 6 e 7. Anche alcune parti del
capitolo A della circolare 24-6-1993, n. 37406/STC sono state
raccolte in questa sezione delle norme, che, in sostanza, non
presenta elementi innovativi di rilievo. Particolare attenzione è
stata rivolta ai paragrafi concernenti le verifiche allo stato
limite delle tensioni di esercizio, che differiscono da quelle
indicate nel precedente decreto ministeriale 14-2-1992 e nella
relativa circolare; analogamente, particolare cura è stata adottata
nel redigere la Sezione III. L'esigenza di tenere sotto controllo
le tensioni di esercizio, ossia le compressioni nel calcestruzzo e
le tensioni nell'acciaio, deriva da più considerazioni tra le quali
se ne evidenziano due: - compressioni eccessive possono causare
microfessurazioni ed influire negativamente sulla durabilità; -
lo stato di tensione di esercizio ha una elevata probabilità di
verificarsi concretamente durante la vita della
struttura. Pertanto, è apparso opportuno, ed anche in armonia con
l'Eurococodice 2, legare i limiti suddetti alle condizioni
ambientali, pervenendo così ai valori che, per comodità, si
riportano di seguito in forma sintetica.
Cemento
armato normale - Limiti per le compressioni in esercizio nel
calcestruzzo
combinazione di carico |
ambiente poco aggressivo (a) |
ambiente moderatamente aggressivo (b) |
ambiente poco aggressivo
(c) |
rara |
0,60
fck |
0,60
fck |
0,50
fck |
quasi permanente |
0,45
fck |
0,45
fck |
0,40
fck |
- Limiti
per le trazioni in esercizio nell’acciaio: combinazione di carico
rara: 0,70 fvk
Cemento
armato precompresso - Limiti per le compressioni in esercizio nel
calcestruzzo
combinazione di carico |
ambiente poco aggressivo (a) |
ambiente moderatamente
aggressivo (b) |
ambiente poco aggressivo (c) |
rara |
0,60
fck |
0,60
fck |
0,50
fck |
quasi permanente |
0,45
fck |
0,45
fck |
0,40
fck |
all’atto della precompressione |
0,60
fckj |
0,60
fckj |
0,60
fckj |
Sono
stati, infine, adeguati al metodo agli stati limite i requisiti
minimi per le staffe (punto 5.3.2.) e per le armature longitudinali
dei pilastri (punto 5.3.4.). Pertanto:
- nelle travi si
devono prevedere staffe aventi sezione complessiva non inferiore
a:
Ast = 0,10 (1 + 0,15 d/b)b
cm2/m
in cui b
è lo spessore minimo, in cm, dell'anima della trave ed in cui si può
porre d = 0,9 h con h = altezza della sezione;
- nei pilastri
soggetti a compressione centrata od eccentrica l'area minima di
armatura longitudinale deve essere pari a:
0,15
Nsd / fyd
dove,
anche a chiarimento del testo contenuto nel decreto ministeriale, si
precisa che Nsd è la forza normale di calcolo (allo
stato limite ultimo), fyd è il valore di calcolo della
tensione di snervamento dell'armatura ordinaria.
Nessun
aggiornamento ha subito il capitolo contenente le norme
complementari relative ai solai, salvo alcune precisazioni circa la
frequenza delle prove sui blocchi.
A.4.3. Sezione III - Eurocodice 2 UNI ENV 1992-1-1:
Criteri e prescrizioni Questa sezione costituisce il
Documento di Applicazione Nazionale (DAN) per l'impiego
dell'Eurocodice 2 Progettazione delle strutture di calcestruzzo
Parte 1-1: Regole generali e regole per gli edifici (EC2-1-1 ),
pubblicato dal CEN (Comitato Europeo di Normalizzazione), nelle tre
lingue ufficiali dell'Unione Europea (inglese, francese e tedesco) e
per l'Italia dall'UNI con la sigla UNI ENV 1992-1-1 (gennaio 1993).
La Sezione III fornisce, quindi, le prescrizioni sostitutive,
integrative o soppressive del testo di riferimento di EC2-1-1 Va
ribadito, onde evitare interpretazioni estensive che vadano al di là
della portata della Sezione III, che si intende rendere applicabile
soltanto la UNI ENV 1992-1-1 (gennaio 1993), con esclusione delle
appendici; pertanto, non sono da intendersi comprese le parti
aggiuntive. In proposito si richiama anche quanto già precisato
nella introduzione. Il campo di applicazione di EC2-1-1 interessa
prioritariamente le strutture in c.a. e in c.a.p. relative agli
edifici, ma la norma contiene anche prescrizioni applicabili ai
ponti, alle strutture prefabbricate ed alle altre opere in
calcestruzzo, prescrizioni che vanno integrate con le norme
nazionali specifiche per le singole tipologie: in particolare, per i
ponti, il decreto ministeriale 4-5-1990 e, per le strutture
prefabbricate, il decreto ministeriale 3-12-1987 (ed eventuali loro
successive modifiche e integrazioni). Per le verifiche relative al
terreno di fondazione e, in alcuni casi, per le verifiche delle
fondazioni stesse, che vengono studiate con criteri diversi da
quelli su cui è basata la sicurezza strutturale nell'ambito di
EC2-1-1, si debbono considerare, caso per caso, le implicazioni
conseguenti, adottando le opportune correzioni. Nella Sezione
III, viene ripreso integralmente il testo dei capoversi di EC2-1-1,
richiamati con la propria numerazione, nei quali sono introdotte
prescrizioni sostitutive, integrative o soppressive. Vi sono anche
riportate delle ulteriori indicazioni, come, ad esempio, quelle
relative ai materiali. In questa sezione, in particolare, vengono
definiti i livelli di sicurezza strutturale, attraverso la adozione
di opportuni coefficienti parziali di sicurezza e di valori per
quelle quantità che in EC2-1-1 risultano incasellate in quanto la
loro definizione è riservata alle singole autorità
nazionali. Come indicato nel precedente punto 2 della Parte
Generale, si ricorda che anche per le applicazioni di EC2-1-1
restano obbligatori i seguenti riferimenti: - per le azioni:
"Criteri generali per la verifica di sicurezza ed i carichi e
sovraccarichi"; - per materiali e prodotti: "Capitolo 2 della
Sezione II"; - per il collaudo statico: "Capitolo 3 della Sezione
I"; - per le norme complementari relative ai solai: "Capitolo 7
della Sezione II". Si ricorda inoltre che, per quanto concerne il
collaudo statico, oltre alle prescrizioni di cui al Capitolo 3 della
Sezione 1, sopraccitate, vanno anche rispettate, per quanto non in
contrasto con le Norme Tecniche, le disposizioni contenute nel
Capitolo 7 di EC2-1-1, inerenti i controlli di qualità
A.4.4. Suggerimenti operativi
A.4.4.1. Impiego del metodo delle tensioni ammissibili
Il
progettista che intenda operare con il metodo delle tensioni
ammissibili deve fare riferimento ai seguenti documenti
normativi:
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 14-2-1992.
Da queste e dalla
relativa circolare 24-6-1993 n. 37406/STC si traggono le
prescrizioni riguardanti le combinazioni delle azioni, ovverosia
le "condizioni di carico", le norme di calcolo relative al metodo
delle tensioni ammissibili, le regole pratiche di progettazione e
le norme di esecuzione che accompagnano lo stesso metodo ed infine
le norme complementari relative ai solai;
- le norme vigenti sui
carichi e sovraccarichi.
Da queste e dalla relativa circolare,
si traggono le prescrizioni circa le azioni da considerare nel
calcolo;
- le norme vigenti per
le costruzioni sismiche.
Da queste, e dalla relativa
circolare, si traggono le prescrizioni ulteriori per le
costruzioni ubicate nelle zone classificate sismiche;
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 9-1-1996.
Da queste e dalla
presente circolare si traggono le prescrizioni circa i materiali e
prodotti ed il collaudo statico, con l'avvertenza, per
quest'ultimo, che la condizione di carico di cui al punto 3.2
"Prove di carico", quarto comma, della parte prima equivale, nel
metodo delle tensioni ammissibili, a quella che realizza le
sollecitazioni massime di progetto.
A.4.4.2. Impiego del metodo degli stati
limite Il progettista che intenda operare con il
metodo degli stati limite nella versione nazionale deve fare
riferimento ai seguenti documenti normativi:
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 9-1-1996.
Da queste e dalla
presente circolare si traggono le prescrizioni circa i materiali e
prodotti, le operazioni di collaudo statico, le combinazioni di
carico e tutte le norme generali di calcolo relative al metodo
degli stati limite.
- le norme vigenti sui
carichi e sovraccarichi.
Da queste, e dalla relativa circolare,
si traggono le prescrizioni circa le azioni da considerare nel
calcolo.
- le norme vigenti per
le costruzioni sismiche.
Da queste e dalla relativa circolare
si deducono le prescrizioni ulteriori per le costruzioni ubicate
nelle zone classificate sismiche.
A.4.4.3. Impiego dell'Eurocodice 2 Il
progettista che intenda operare con il metodo agli stati limite,
come da Eurocodice 2, deve fare riferimento ai seguenti documenti
normativi:
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 9-1-1996.
Da queste e dalla
presente circolare si traggono le prescrizioni circa i materiali e
prodotti, le operazioni di collaudo statico, le combinazioni di
carico, le norme complementari relative ai solai e tutte le
prescrizioni della Sezione III (DAN).
- le norme UNI ENV
1992-1-1 (gennaio 1993) Eurocodice 2.
Il contenuto di questo
testo deve essere impiegato sulla base delle prescrizioni
contenute nella Sezione III delle Norme Tecniche (DAN), tenendo
presente che queste ultime prevalgono su UNI ENV 1992-1-1
Eurocodice 2.
- le norme vigenti sui
carichi e sovraccarichi.
Da queste e dalla relativa circolare
si traggono le prescrizioni circa le azioni da considerare nel
calcolo.
- le norme vigenti per
le zone costruzioni sismiche.
Da queste e dalla relativa
circolare si deducono le prescrizioni ulteriori per le costruzioni
ubicate nelle zone classificate sismiche.
A.5. Parte II - ACCIAIO
A.5.1. Sezione I - Prescrizioni generali e
comuni Questa sezione raccoglie le prescrizioni
riguardanti i materiali, i prodotti ed il collaudo statico che nel
decreto ministeriale 14-2-1992 erano contenuti nei capitoli 2 e 7
della Parte II. Si segnalano in particolare i seguenti 2
punti.
- Le prescrizioni sui
materiali e prodotti presentano alcune innovazioni che tengono
conto della UNI EN 10025 (gennaio 1992) per ciò che concerne le
caratteristiche meccaniche degli acciai laminati per profilati,
barre, piatti e lamiere.
Sono pertanto più articolati, in
funzione dello spessore, i valori della resistenza a rottura,
dello snervamento, dell'allungamento a rottura e della resilienza;
vengono riportate le limitazioni superiori della resistenza a
rottura; si introduce il grado DD per l'acciaio Fe 510.
- Circa i bulloni, la
classe 6.6 è stata eliminata e sostituita con la classe
6.8.
A.5.2. Sezione II - Metodo degli Stati
Limite Questa Sezione è ripresa, per la maggior parte,
dal decreto ministeriale 14-2-1992. Sono aboliti i riferimenti alle
tensioni ammissibili, restano invariate le resistenze di calcolo,
sono adeguate alcune prescrizioni che facevano riferimento alle
tensioni ammissibili, sono aggiornati i riferimenti alla normativa
nazionale ed europea. Si segnala che nell'ultimo capoverso del
punto 4.4, ove si stabilisce il valore della forza di trazione nei
bulloni, a seguito del serraggio, appare, per un refuso, la tensione
di snervamento fy anziché la resistenza di calcolo a
trazione dei bulloni fd,N. Gli adeguamenti riguardano
i punti 5.4 "Archi", 5.5 "Telai" e 6 "Verifiche Mediante Prove su
Strutture Campione e su Modelli". Inoltre è stato modificato il
punto 4.9 "Norme particolari per elementi inflessi": tale modifica è
connessa con l'aggiornamento delle norme sui carichi e sovraccarichi
sulle costruzioni, che comportano, tra l'altro, incrementi dei
carichi di neve e vento. Quindi, ai fini delle verifiche di
esercizio, per tener conto del ridotto periodo di ritorno da
considerare, le azioni relative a neve e vento possono essere
ridotte, a giudizio del progettista, fino al 70%. Le stesse
riduzioni possono applicarsi anche nel caso in cui le verifiche
siano effettuate con il metodo delle tensioni ammissibili o
utilizzando l'Eurocodice 3.
A.5.3. Sezione III - Eurocodice 3 UNI ENV 1993-1-1:
Criteri e prescrizioni Questa sezione costituisce il
Documento di Applicazione Nazionale (DAN) per l'impiego
dell'Eurocodice 3 Progettazione delle strutture di acciaio Parte
1-1: Regole generali e regole per gli edifici (EC3-1-1), pubblicato
dal CEN (Comitato Europeo di Normalizzazione) nelle tre lingue
ufficiali dell'Unione Europea (inglese, francese e tedesco) e per
l'Italia dall'UNI con la sigla UNI ENV 1993-1-1 (giugno 1994). La
Sezione III fornisce, quindi, le prescrizioni sostitutive,
integrative o soppressive del testo di riferimento di EC3-1-1. Va
ribadito, onde evitare interpretazioni estensive che vadano al di là
della portata della Sezione III, che si intende rendere applicabile
soltanto UNI ENV 1993 -1-1 (giugno 1994), con esclusione delle
appendici; pertanto, non sono da intendersi comprese le parti
aggiuntive. In proposito si richiama anche quanto già precisato
nella introduzione. Il campo di applicazione di EC3-1-1 interessa
prioritariamente le strutture in acciaio relative agli edifici, ma
la norma contiene anche prescrizioni applicabili ai ponti, alle
strutture prefabbricate ed alle altre opere in acciaio, prescrizioni
che vanno integrate con le norme nazionali specifiche per le singole
tipologie: in particolare, per i ponti, il decreto ministeriale
4-5-1990 (ed eventuali sue successive modifiche e
integrazioni). Per le verifiche relative al terreno di fondazione
e, in alcuni casi, per le verifiche delle fondazioni stesse, che
vengono studiate con criteri diversi da quelli su cui è basata la
sicurezza strutturale nell'ambito di EC3-1-1, si debbono
considerare, caso per caso, le implicazioni conseguenti, adottando
le opportune correzioni. Nel prospetto 8.1 sono indicati i valori
dei coefficienti (coefficienti di sicurezza parziali delle resistenze) da
adottare nell'applicazione dell'Eurocodice 3. Per quanto riguarda
i carichi ed i sovraccarichi e loro combinazioni, per le verifiche
agli stati limite ultimi e di esercizio, viene fatto rinvio alla
Parte Generale (dove sono anche definiti i coefficienti di sicurezza
parziali per le azioni). Quindi, vengono fornite le prescrizioni
relative ai singoli punti dell'Eurocodice, mantenendone la stessa
numerazione. Vengono di seguito brevemente richiamati i punti
dell'Eurocodice 3, oggetto di particolari prescrizioni. Poiché
nell'Eurocodice 3 non compaiono indicazioni circa gli spessori
minimi, richiami in tal senso sono stati introdotti al punto 2.4
Durabilità. Nell'Eurocodice 3 i requisiti dell'acciaio
strutturale (punto 3.2.) fanno riferimento alle sole caratteristiche
principali di resistenza (tensione di snervamento fy e di
rottura fu) e quindi sono integrati dalle prescrizioni di
cui al punto 2 "Materiali e Prodotti" della Sezione I - Parte II -
Acciaio; in particolare si sottolinea il problema della tenacità del
materiale da impiegare nelle strutture saldate e le precauzioni
circa la fragilità alle basse temperature (punto 2.3.2. della
Sezione I - Parte II). Poiché nell'Eurocodice 3 non compaiono
limiti superiori per la snellezza delle membrature compresse,
limitazioni al riguardo sono state introdotte al paragrafo 4.2.1.
con apposito comma integrativo. Il capitolo dell'Eurocodice 3,
relativo all'analisi statica (5.2. Calcolo delle forze interne e dei
momenti) contiene alcune indicazioni che non risultano adeguate ai
più recenti risultati disponibili; pertanto sono indicate le
opportune varianti. Il capitolo 6.6. si riferisce ai collegamenti
saldati: nel capitolo si richiamano le prescrizioni e cautele
contenute nella Sezione II (in forma sintetica) e nella CNR 10011/86
(in forma più estesa). Analogamente, il capitolo 7, che si
riferisce alla fabbricazione e montaggio, è integrato con le
prescrizioni contenute nella Sezione II (in forma sintetica) e nella
CNR 10011/86 (in forma più estesa). Si ricorda che, per quanto
concerne il collaudo statico, oltre alle prescrizioni di cui al
Capitolo 3 della Sezione 1, vanno anche rispettate, per quanto non
in contrasto con le Norme Tecniche, le disposizioni contenute in
EC3-1-1 inerenti i controlli di qualità.
A.5.4. Suggerimenti operativi
A.5.4.1. Impiego del metodo delle tensioni ammissibili
Il
progettista che intenda operare con il metodo delle tensioni
ammissibili deve fare riferimento ai seguenti documenti
normativi:
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 14-2-1992.
Da queste e dalla
relativa circolare 24-6-1993, n. 37406/STC si traggono le
prescrizioni riguardanti le combinazioni delle azioni, ovverosia
le "condizioni di carico"; le norme di calcolo relative al metodo
delle tensioni ammissibili, le regole pratiche di progettazione e
le norme di esecuzione che accompagnano lo stesso metodo ed infine
le norme complementari relative ai solai;
- le norme vigenti sui
carichi e sovraccarichi.
Da queste e dalla relativa circolare,
si traggono le prescrizioni circa le azioni da considerare nel
calcolo;
- le norme vigenti per
le costruzioni sismiche.
Da queste, e dalla relativa circolare,
si traggono le prescrizioni ulteriori per le costruzioni ubicate
nelle zone classificate sismiche;
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 9-1-1996.
Da queste e dalla
presente circolare si traggono le prescrizioni circa i materiali e
prodotti ed il collaudo statico, con l'avvertenza, per
quest'ultimo, che la condizione di carico di cui al punto 3.2
"Prove di carico", quarto comma, della parte prima equivale, nel
metodo delle tensioni ammissibili a quella che realizza le
sollecitazioni massime di progetto.
Inoltre
dalle Istruzioni CNR 10011/86 si possono trarre informazioni
progettuali di dettaglio relative al metodo delle tensioni
ammissibili e più dettagliate regole pratiche di progettazione e
costruzione.
A.5.4.2. Impiego del metodo degli stati
limite Il progettista che intende operare con il
metodo degli stati limite nella versione nazionale deve fare
riferimento ai seguenti documenti normativi:
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 9-1-1996.
Da queste e dalla
presente circolare si traggono le prescrizioni circa i materiali,
le operazioni di collaudo statico, le combinazioni di carico e
tutte le norme generali di calcolo relative al metodo degli stati
limite.
- le norme vigenti sui
carichi e sovraccarichi.
Da queste, e dalla relativa circolare,
si traggono le prescrizioni circa !e azioni da considerare nel
calcolo.
- le norme vigenti per
le costruzioni sismiche.
Da queste e dalla relativa circolare
si deducono le prescrizioni ulteriori per le costruzioni ubicate
nelle zone classificate sismiche.
Inoltre
dalle Istruzioni CNR 10011/86 si possono trarre informazioni
progettuali di dettaglio relative al metodo degli stati limite e più
dettagliate regole pratiche di progettazione e
costruzione.
A.5.4.3. Impiego dell'Eurocodice 3 Il
progettista che intende operare con il metodo degli stati limite
come da Eurocodice 3 deve fare riferimento ai seguenti documenti
normativi:
- le norme tecniche di
cui al decreto ministeriale 9-1-1996.
Da queste e dalla
presente circolare si traggono le prescrizioni circa i materiali,
le operazioni di collaudo statico, le combinazioni di carico, le
norme complementari relative ai solai e tutte le prescrizioni
della Sezione III (DAN);
- le norme UNI ENV
1993-1-1 (giugno 1994) Eurocodice 3.
Il contenuto di questo
testo deve essere impiegato sulla base delle prescrizioni
contenute nella Sezione III delle Norme Tecniche (DAN), tenendo
presente che queste ultime prevalgono su UNI ENV 1993-1-1
Eurocodice 3;
- le norme vigenti sui
carichi e sovraccarichi.
Da queste e dalla relativa circolare
si traggono le prescrizioni circa le azioni da considerare nel
calcolo;
- le norme vigenti per
le zone costruzioni sismiche.
Da queste e dalla relativa
circolare si deducono le prescrizioni ulteriori per le costruzioni
ubicate nelle zone classificate sismiche.
Inoltre
dalle Istruzioni CNR 10011/86 si possono trarre informazioni
progettuali di dettaglio relative al metodo degli stati limite e più
dettagliate regole pratiche di progettazione e
costruzione.
B. Cemento armato normale e precompresso
B.1. Calcestruzzo (Rif.to punti 2.1.1.
Resistenza a compressione semplice e 2.1.8. Durabilità) Per
l'esecuzione delle opere in conglomerato cementizio armato, normale
e precompresso, l'Allegato 2 delle Norme Tecniche stabilisce, tra
l'altro, la frequenza dei controlli da eseguirsi in rapporto alla
cubatura dei getti di conglomerati omogenei. Si ravvisa,
parimenti, la necessità che, ove non si disponga di adeguati
specifici dati sperimentali, prima dell'inizio dell'esecuzione delle
suddette strutture, vengano predisposte ed effettuate idonee prove
preliminari per accertare che la resistenza del conglomerato risulti
non inferiore a quella minima di progetto e per provvedere, ove ciò
non si verificasse, ad apportare alla miscela le conseguenti
modifiche. La necessità di prove preliminari sussiste anche nel
caso di impiego di calcestruzzi preconfezionati in centrali di
betonaggio, quando siano da richiedere, con apposite prescrizioni di
capitolato, adeguate garanzie di qualità da comprovarsi mediante
documentazione di prove sistematiche effettuate presso i laboratori
della centrale di betonaggio integrate da prove e relativa
certificazione dei laboratori ufficiali. È appena il caso di
aggiungere che le prove preliminari o di qualificazione hanno solo
carattere complementare e non possono in nessun caso ritenersi
sostitutive delle indispensabili prove di controllo in cantiere, i
cui certificati dovranno essere allegati alla "relazione a struttura
ultimata" di cui all'art. 6 della legge 5-11-1971, n. 1086. Ciò vale
in particolare per i calcestruzzi preconfezionati i quali, in
relazione alle modalità ed ai tempi di trasporto in cantiere e messa
in opera possono subire modifiche qualitative, anche
sensibili. Va infine tenuto presente che oltre ai requisiti di
resistenza il calcestruzzo deve essere durevole, ossia deve essere
in grado di proteggere le armature e di resistere soddisfacentemente
alle condizioni ambientali e di lavoro cui è esposto durante la vita
dell'opera. Per tale funzione, la cui importanza è tanto maggiore
quanto più aggressivo è l'ambiente circostante previsto, acquistano
particolare importanza il rispetto dei requisiti indicati nel punto
6 "Norme di esecuzione" e, per il calcestruzzo, anche le indicazioni
complementari contenute nella UNI 9858 (maggio 91).
B.2. Azioni di calcolo (Rif.to punto
4.0.1.) Le sollecitazioni di calcolo Sd si valutano
applicando alla struttura le azioni di calcolo nelle combinazioni di
cui al punto 7 della Parte Generale delle Norme Tecniche. Gli
effetti del "fluage" del conglomerato cementizio sono valutati in
presenza delle combinazioni quasi permanenti alle quali potrà
applicarsi, in casi specifici, un limitato fattore di
maggiorazione.
B.3. Resistenze di calcolo (Rif.to punto
4.0.2.) Ai fini dell'utilizzo del coefficiente c = 1,5 si intendono in cemento armato
precompresso quelle strutture in cui le tensioni di trazione in
esercizio di cui al primo comma, lettere a) e b), del punto
4.3.4.5., non superino i limiti ivi indicati. Negli altri casi
(cemento armato normale o parzialmente precompresso):
c = 1,6
B.4. Strutture costituite da elementi
mono-dimensionali (Rif.to punto 4.1.1.) Non è previsto
il calcolo fondato sull'ipotesi di perfetta plasticità in quanto ha
un campo di validità ristretto, per le limitate capacità di
rotazione delle zone plasticizzate.
B.4.1. Calcolo non lineare (Rif.to punto
4.1.1.1.) L'ipotesi dell'accrescimento proporzionale delle azioni
non potrà essere assunta ogni volta che azioni rilevanti possano
ripetersi un elevato numero di volte (fatica), o i valori di calcolo
delle azioni abbiano probabilità di verificarsi in modo ripetuto od
alterno. Normalmente, nell'analisi di travi continue o telai, le
deformazioni dovute allo sforzo normale ed allo sforzo di taglio
possono trascurarsi. Le norme prevedono tre gradi di
approssimazione del calcolo: - l'adozione di leggi
momenti-curvature per i tronchi elementari della struttura
(raggiunta la fase plastica, tuttavia, la rotazione plastica nelle
sezioni critiche dovrà essere limitata al valore fornito dalle norme); - la concentrazione delle
rotazioni plastiche nelle sezioni critiche; - la schematizzazione
tri-lineare del diagramma momento-rotazione di ciascuna sezione
critica, come appare dalla figura 1, che indica il modo di
derivazione a partire dai valori caratteristici.
 Fig. 1 - Diagramma momento-rotazione: idealizzazione
tri-lineare
B.5. Verifiche allo stato limite ultimo
B.5.1. Verifica delle sezioni allo stato limite ultimo
per sollecitazioni normali (Rif.to punto
4.2.1.1.) Le norme si applicano agli elementi monodimensionali a
piccola curvatura nei quali la distanza fra i punti di momento nullo
è almeno pari al doppio dell'altezza totale della sezione ed agli
elementi bidimensionali piani. La configurazione deformata della
sezione è rappresentata da una retta che, a seconda dei casi, passa
per uno dei tre punti A,B,C, indicati nella Fig. 2.


Fig. 2 - Diagramma di deformazione
allo stato limite ultimo
Il
dominio di sicurezza è limitato da una curva (o da una superficie
nel caso di flessione deviata) di interazione momento
flettente-sforzo assiale. L'estremità del vettore che definisce la
sollecitazione di calcolo ultima Sdu deve trovarsi
all'interno del dominio la cui frontiera corrisponde alla
sollecitazione resistente ultima Rdu.
Sugli
assi di riferimento la relazione di sicurezza Sdu Rdu si applica direttamente; ad esempio: -
in trazione semplice: NSdu NRdu - in flessione semplice:
MSdu MRdu
Nel caso
di pressoflessione si può adottare, per la sicurezza, la relazione
cautelativa:

B.5.2. Sicurezza (Rif.to punto
4.2.1.2.)
Condizioni di sollecitazione.
Salvo più
accurata indagine effettuata secondo le norme di cui al punto 4.1.,
si dovranno considerare le seguenti sollecitazioni: - per le
travi: il massimo e il minimo momento flettente; - per i pilastri
e comunque per gli elementi pressoinflessi, in mancanza di una più
appropriata indagine sulle combinazioni delle azioni: il massimo ed
il minimo momento flettente associati ai rispettivi sforzi normali
concomitanti; il minimo e il massimo sforzo normale associati ai
rispettivi momenti flettenti concomitanti. I rischi inerenti ai
fenomeni di instabilità locali dovranno essere oggetto di controlli
specifici.
B.5.3. Diagrammi di calcolo tensioni - deformazioni
del calcestruzzo (Rif.to punto 4.2.1.3.) Il
coefficiente 0,85 tiene conto della riduzione di resistenza a
compressione conseguente alle modalità di applicazione del carico
(ad esempio carico applicato in permanenza); non è quindi un
coefficiente di sicurezza. Per determinare le caratteristiche di
sollecitazione con calcolo non lineare è preferibile ricorrere a
rappresentazioni più fedeli della legge di deformazione.
B.5.4. Diagrammi di calcolo tensione-deformazione
dell'acciaio (Rif.to punto 4.2.1.4.) I requisiti
generali di duttilità devono essere in accordo con quanto
specificato al punto 2.2. per l'acciaio da cemento armato normale e
2.3. per l'acciaio da cemento armato precompresso ed ai relativi
allegati 3, 4 e 5. Il diagramma di calcolo tensioni-deformazioni
è schematizzato con una bilatera, il primo tratto della quale ha
pendenza corrispondente al modulo di elasticità Es ed il
secondo tratto è generalmente orizzontale con ordinata iniziale pari
a:
per l'acciaio ordinario da cemento armato normale (fig.
3a);
per l'acciaio da precompressione (fig. 3b).
Per
l'acciaio da cemento armato precompresso il diagramma di calcolo può
essere altresì schematizzato con una bilatera il cui secondo tratto
è inclinato (fig. 3b) e termina nel punto di ascissa = 0,01 ed ordinata .

Fig. 3 - Diagramma di calcolo

Nelle
zone di appoggio delle travi continue in cui le sezioni sono
calcolate come rettangolari, possono prendersi in conto le armature
tese eventualmente contenute nella piattabanda su una larghezza al
massimo pari alla larghezza dell'appoggio aumentata di un quinto
della distanza fra i punti di momento nullo a cavallo
dell'appoggio. Le armature compresse devono essere contenute
all'interno di staffe chiuse che rispettino le prescrizioni sulle
distanze delle armature. Nel caso di armatura tese, disposte in
più strati in zona ristretta, la deformazione limite 0,01 può essere
assunta al livello baricentrico delle armature. La deformazione
totale delle armature di precompressione allo stato limite ultimo
qualunque sia la loro posizione nella sezione, deve essere valutata
tenendo conto dell'allungamento preventivamente imposto (oppure
corrispondente al valore caratteristico dello sforzo di
precompressione assunto nei calcoli).
B.5.5. Armature di precompressione non
aderenti (Rif.to punto 4.2.1.6.) Si considerano
armature di precompressione non aderenti quelle impiegate in
elementi strutturali post-tesi nei quali le guaine sono
permanentemente non iniettate oppure sono collocate al di fuori
della sezione di calcestruzzo anche se eventualmente conglobate a
posteriori nel calcestruzzo o protette con un rivestimento. Non
rientrano in questa categoria gli elementi precompressi con cavi
collocati al di fuori dell'inviluppo della struttura di calcestruzzo
(quali ad es. gli archi in c.a. a spinta eliminata con tirante in
c.a.p., travi strallate con cavi da precompressione, ecc.). Si
richiama l'attenzione sul fatto che, oltre alla riduzione di
resistenza dovuta allo scorrimento relativo acciaio-calcestruzzo, il
posizionamento dei cavi all'esterno della sezione di calcestruzzo
comporta la perdita della coincidenza delle inflessioni tra il cavo
e la sezione stessa al di fuori delle sezioni di ancoraggio e di
deviazione. Tale circostanza induce effetti del secondo ordine non
trascurabili e rende di fatto incognita l'eccentricità dei cavi
sotto carico.
B.5.6. Verifiche allo stato limite ultimo per
sollecitazioni taglianti (Rif.to punto 4.2.2.1.) Il
comportamento a rottura degli elementi in cemento armato normale e
cemento armato precompresso sottoposti a prevalente sollecitazione
di taglio dipende da un gran numero di parametri; non esistono
metodi di calcolo semplici che coprano tutti i tipi di rottura e che
tengano conto adeguatamente dei contributi alla resistenza di tutti
gli elementi costituenti le membrature. I metodi di calcolo agli
stati limite fanno riferimento soltanto ai principali tipi di
rottura imputabili al cedimento o del conglomerato d'anima o delle
armature trasversali; i rischi inerenti ad altri tipi di rottura
devono essere coperti da prescrizioni sui dettagli costruttivi
(ancoraggi) e da limitazioni progettuali (interasse minimo delle
armature trasversali, conformazione delle armature trasversali,
ecc.) Nel caso di travi parete, mensole corte, ecc., dovranno
utilizzarsi metodi di calcolo fondati su ipotesi teoriche e
risultati sperimentali chiaramente comprovati. Le indicazioni
contenute in questo punto possono applicarsi anche agli elementi
bidimensionali piani caricati normalmente al loro piano medio
(piastre) aventi armature orientate parallelamente alle relative
isostatiche di trazione o, al più, divergenti dalle stesse di
15°.
B.5.7. Elementi senza armature trasversali resistenti
al taglio (Rif.to punto 4.2.2.2.) Appartengono a
questa categoria di strutture i solai monodimensionali. I metodi di
calcolo relativi possono applicarsi anche alle travi poste su
aperture di luce modesta. Si considerano armature trasversali
resistenti a taglio le staffe e le altre armature che collegano il
corrente teso al corrente compresso della membratura. Gli
elementi sprovvisti di armatura resistente a taglio non devono
essere soggetti ad apprezzabile sforzo normale di trazione affinché
possa instaurarsi il meccanismo resistente arco tirante.
B.5.8. Verifica dell'armatura
longitudinale (Rif.to punto 4.2.2.3.3.) Per travi
precompresse, nei tratti in cui l'armatura di precompressione è
inclinata, è consentito, nel calcolo di Vrd assumere d
costante ed uguale al suo valore massimo nel tratto considerato,
purché l'armatura ordinaria longitudinale residua sia tale da
rispettare la condizione imposta al punto 4.2.2.2.2. (verifica
dell'armatura longitudinale in elementi senza armature trasversali
resistenti al taglio).
B.5.9. Casi particolari
B.5.9.1. Componenti trasversali (Rif.to
punto 4.2.2.4.1) Si segnala che, nella formula relativa al taglio
di calcolo, è stato erroneamente riportato il simbolo Vrd
anziché VSd.
B.5.9.2. Carichi in prossimità degli
appoggi (Rif.to punto 4.2.2.4.2) Le prescrizioni di
norma derivano dal comportamento secondo lo schema reticolare di
Mörsch in presenza di carichi concentrati.
B.5.10. Carichi appesi o
indiretti (Rif.to punto 4.2.2.4.3.)
Il caso
ricorre ad esempio quando:
- i carichi sono
applicati al lembo inferiore di una trave; alle staffe compete lo
sforzo di sospensione oltre gli sforzi conseguenti al
funzionamento a traliccio;
- una trave si innesta
ortogonalmente in un'altra di maggior rigidezza; le armature
trasversali della trave principale sono anche impegnate a
trasferire il carico trasmesso dalla trave portata;
- muro di sostegno
realizzato con soletta verticale e nervature interne: le staffe
che collegano la soletta alle nervature, oltre gli sforzi del
traliccio, riportano la spinta del terreno sulle nervature.
B.5.11. Deformazioni viscose (Rif.to
punto 4.2.4.5.) Per tener conto delle deformazioni viscose
l'eccentricità del primo ordine elg, del carico
permanente e quasi permanente può essere maggiorata in base
all'espressione:

dove:
e1g = è la somma dell'eccentricità del primo
ordine del carico Fg e dell'eccentricità non intenzionale
en1 Fg = è il carico assiale di lunga
durata FE = 10 . , essendo Ic il momento di inerzia
della sezione di solo conglomerato.
B.6. Stato limite di fessurazione
B.6.1. Finalità (Rif.to punto
4.3.1.1.) Le fessure non sono da considerarsi fenomeno anomalo
entro strutture in c.a. non precompresso soggette a trazione,
flessione, taglio, torsione per effetto di carichi o di deformazioni
imposte (deformazioni termiche, ritiro, cedimento dei vincoli). E’
tuttavia necessario contrastarne l'apertura allo scopo di rispettare
le esigenze funzionali e di durata, nonché quelle inerenti
l'estetica.
B.6.2. Definizione degli stati limite di
fessurazione (Rif.to punto 4.3.1.2) La verifica
allo stato limite di decompressione relativa non esclude che qualche
fessura possa temporaneamente verificarsi sotto l'azione di carichi
rari. Le verifiche dei vari stati limite elencati devono
considerarsi convenzionali e destinate a graduare le precauzioni
atte a contenere l'apertura delle lesioni. In particolare le
verifica dello stato limite di formazione delle fessure deve essere
accompagnata dalla valutazione dell'apertura di fessure che si
avrebbe in assenza di resistenza a trazione. Parti diverse di una
stessa struttura possono essere progettate per differenti stati
limite. I valori w1 -
w2 - w3 corrispondono
al caso in cui il ricoprimento è uguale al minimo valore indicato al
punto 6.1.4. Per valori di ricoprimento maggiori, le massime
aperture ammissibili w sopraindicate possono essere aumentate
secondo il rapporto c/cminimo 1,5.
B.6.3. Condizioni ambientali (Rif.to
punto 4.3.1.4.) Esempi di ambiente poco aggressivo: - Interno
di fabbricati di abitazione e uffici. Esempi di ambiente
moderatamente aggressivo: - Interno di fabbricati con alta
umidità relativa o dove vi sia rischio di temporanea presenza di
vapori corrosivi; acqua corrente; atmosfera urbana o rurale senza
grandi condensazioni di vapori aggressivi; suoli ordinari. Esempi
di ambiente molto aggressivo: - Acque pure, liquidi anche
debolmente acidi, acque salmastre o acqua con alto contenuto di
ossigeno; gas corrosivo; suoli contenenti sostanze acide; atmosfera
marina.
B.6.4. Sensibilità delle armature alla
corrosione (Rif.to punto 4.3.1.5.) Le verifiche di
cui al punto 4.3.1.5. comportano in taluni casi una restrizione dei
domini di sicurezza delimitati dai diagrammi di interazione di cui
alle Istruzioni relative al punto 4.2.1.1., che potranno
concretizzarsi nel tracciamento di opportune curve
limite.
B.6.5. Scelta degli stati limite di
fessurazione (Rif.to punto 4.3.1.6) Le esigenze
funzionali sono state raggruppate in tre categorie per facilitare
eventuali riferimenti contrattuali, senza che ciò corrisponda ad una
classificazione del tipo di struttura.
B.6.6. Verifiche allo stato limite di fessurazione per
sollecitazioni normali
B.6.6.1. Stato limite di
decompressione (Rif.to punto 4.3.1.7.1.1.) Si deve
tener conto, se del caso, delle cadute di tensione di
precompressione e della resistenza opposta dalle armature aderenti
alla chiusura delle fessure, quando la fessurazione sia ammessa per
un livello di carico più elevato di quello per il quale è stato
verificato lo stato limite di decompressione.
B.6.6.2. Stato limite di formazione delle
fessure (Rif.to punto 4.3.1.7.1.2.) Questo stato
limite deve essere considerato soltanto nel caso in cui l'intervento
di una combinazione di azioni rara possa avere effetto
determinante. Il calcolo si riferisce generalmente alla fibra
estrema della sezione.
B.6.6.3. Stato limite di apertura delle
fessure (Rif.to punto 4.3.1.7.1.3.) L'area efficace
Ac.eff è l'area di calcestruzzo entro la quale la barra
di acciaio può effettivamente influenzare l'apertura della fessura.
Si può ritenere, per una singola barra, che l'area efficace abbia
forma circolare con diametro pari a 14 volte il diametro della
barra. Applicando tale concetto ai casi usuali di sezioni inflesse e
tese si può porre Ac.eff = beff
.deff in cui i valori da attribuire a beff ed
a deff sono indicati nella figura 4. Il valore
wk calcolato si riferisce all'apertura della fessura
misurata sulla superficie del calcestruzzo all'interno dell'area di
efficacia dell'armatura; al di fuori di tale area le fessure possono
allargarsi, e la loro ammissibilità dipende dalle esigenze
estetiche. Se tali più ampie fessure non sono ammissibili, occorre
predisporre ulteriori armature. In assenza di dati più precisi i
parametri Srm, e che definiscono wm e wk possono
valutarsi come segue, nell'ipotesi che le armature siano distribuite
uniformemente sull'area efficace della sezione
trasversale.
a) La
distanza media fra le fessure per la condizione di fessurazione
stabilizzata in corrispondenza del livello baricentrico
dell'armatura all'interno dell'area efficace è data da:

in
cui:
c =
ricoprimento dell'armatura; s = distanza fra le barre; se s >
14 f si adotterà s = 14 f ;
= diametro della barra; k2 = coefficiente
che caratterizza l'aderenza del calcestruzzo alla barra e al quale
si assegnano i seguenti valori: 0,4 per barre ad aderenza
migliorata; 0,8 per barre lisce; k3 = coefficiente
che tiene conto della forma del diagramma delle tensioni prima della
fessurazione in base al seguente prospetto: 0,125 nel caso di
diagramma triangolare di flessione o pressoflessione; 0,250 nel
caso di trazione pura; 0,25 nel caso di trazione eccentrica o nel caso in cui si
consideri una sola parte della sezione;
 Fig. 4 - Area efficace
= trazione nel calcestruzzo teso
=  As = area della sezione di acciaio posta
nell'area Ac eff . Le armature di precompressione di
area possono essere prese in conto solo se aderenti
direttamente al calcestruzzo.
b) La
deformazione unitaria media dell'armatura può valutarsi secondo la seguente espressione che tiene
conto della collaborazione del calcestruzzo teso che la
circonda:
in cui:
= tensione dell'acciaio calcolata nella sezione fessurata
per la combinazione di azioni considerata;
= tensione nell'acciaio calcolata nella sezione fessurata
per la sollecitazione corrispondente al raggiungimento della
resistenza a trazione fctm nella fibra di calcestruzzo
più sollecitata in sezione interamente reagente, compresa nell'area
efficace;
= coefficiente rappresentativo dell'aderenza acciaio
calcestruzzo che assume i valori: 1,0 nel caso di barre ad
aderenza migliorata; 0,5 nel caso di barre lisce;
= coefficiente che tiene conto delle condizioni di
sollecitazione: 1,0 nel caso della prima applicazione di una
azione di breve durata; 0,5 nel caso di azioni di lunga durata o
nel caso di azioni ripetute.
Il
diagramma della deformazione in funzione della tensione è riportato in figura 5. Le relazioni precedenti
Srm e possono essere usate per calcolare l'ampiezza delle
fessure anche prima della stabilizzazione della
fessurazione.
B.7. Stato limite di
deformazione (Rif.to punto 4.3.3.) Se le
deformazioni possono provocare danni, esse devono essere valutate
assumendo i frattili inferiori delle rigidezze. Nel calcolo delle
controfrecce si dovrà tener conto dell'influenza delle fasi di
costruzione, del trattamento del calcestruzzo e dell'età dei getti
all'intervento delle prime sollecitazioni.
 Fig. 5 - Diagramma 
B.7.1. Calcolo delle
deformazioni (Rif.to punto 4.3.3.2.) L'espressione
della curvatura nello stato I (non fessurato) è la
seguente:

essendo
e rispettivamente le deformazioni unitarie, in valore
assoluto, delle fibre estreme distanti h. Quando si tratta
di evitare danni si assume il frattile inferiore della resistenza
fct = 0,7 . fctm; per il calcolo delle
controfrecce si assume il valore medio
fctm. L'espressione generale della curvatura nello
stato II (fessurato) è la seguente:

essendo
= contrazione unitaria media della fibra estrema di
conglomerato, in valore assoluto
= allungamento unitario medio dell'acciaio, che può essere
calcolato

in cui
, , , hanno il significato precedentemente indicato. La
formula è valida per > senza limitazioni imposta per il calcolo dell'apertura delle fessure. Il
diagramma tipico M - è in Fig. 6.
 Fig. 6 - Diagramma M - 
Per
l'applicazione interessano solamente le deformazioni relative ai
tratti OB (stato I) e CD (stato II). Le deformazioni reali
possono differire sensibilmente dai valori medi calcolati, e in modo
particolare se i momenti flettenti agenti sono dell'ordine di
grandezza del momento di fessurazione. Lo scarto dipende dalla
dispersione delle caratteristiche dei materiali, dalle condizioni
ambientali, dalle condizioni di carico e dalla storia dei carichi
precedenti. Esso può raggiungere il 30% in presenza di una bassa
percentuale di armatura longitudinale, con calcestruzzo di
resistenza fck = 16 N/mm2 e si riduce al 10%
in presenza di forte percentuale di armatura con calcestruzzo di
resistenza fck = 35 N/mm2.
B.7.2. Rapporti di snellezza
limite (Rif.to punto 4.3.3.3.) Per travi e solai i
valori del rapporto l/h possono essere corretti mediante fattori che
tengono conto dell'influenza delle armature tese e delle armature
compresse sulla deformazione. A titolo indicativo, a tali fattori
si possono attribuire i seguenti valori:
Percentuale di armatura tesa
 |
0,50 |
0,75 |
1,00 |
1,50 |
2,00 |
2,50 |
3,00 |
Fattore |
1,18 |
1,05 |
0,97 |
0,87 |
0,82 |
0,78 |
0,75 |
Percentuale di armatura compressa |
0,25 |
0,50 |
0,75 |
1,0 |
1,5 |
2,0 |
3,00 |
Fattore |
1,07 |
1,14 |
1,20 |
1,25 |
1,33 |
1,40 |
1,50 |
In ogni
caso nella scelta del fattore correttivo non si potrà tener conto di
una percentuale di armatura compressa maggiore di quella
tesa.
C. Strutture soggette a precompressione
parziale
La parte
I delle Norme Tecniche contiene una più esplicita e puntuale
disciplina di quella particolare tecnica correntemente denominata
"precompressione parziale" per la quale vengono precisate alcune
regole di progettazione ed esecuzione. Si richiama innanzitutto
l'attenzione sul fatto che nel caso della precompressione parziale,
la resistenza di calcolo del calcestruzzo si valuta, come prescritto
in 4.0.2. della Parte I, assumendo per il coefficiente il valore = 1,6 e che, proprio a tal fine, si intendono in
precompressione parziale quelle strutture in cui le tensioni di
trazione in esercizio, di cui ai commi 2 e 3 del punto 4.3.4.5.
della Parte I, superino i limiti ivi indicati.
Di
seguito si richiamano i punti salienti della precompressione
parziale. - La precompressione parziale considerata è del tipo ad
armatura mista, in parte di acciaio presollecitato, in parte di
acciaio ordinario in barre ad aderenza migliorata. - L'armatura
ordinaria deve essere disposta nelle zone di conglomerato, di cui è
prevista la parzializzazione, in modo da essere più vicina al lembo
teso dell'armatura presollecitata (5.4.1.). - Per quanto riguarda
le verifiche in condizioni di esercizio occorre: a) valutare le
tensioni nel conglomerato e negli acciai, considerando la sezione
parzializzata, (4.3.4.5.); b) controllare che la sezione risulti
totalmente compressa per la combinazione di azioni quasi permanente
e, comunque, per il carico permanente più il 10% dei carichi
variabili disposti nel modo più sfavorevole (4.3.1.7.1.1.); c)
controllare che l'ampiezza delle lesioni, valutata al livello delle
armature ordinarie, sia non maggiore dell'ampiezza ammissibile
relativa alle armature sensibili alla corrosione (4.3.1.7.1.3. e
prospetto 7.I). Ai fini del calcolo dell'ampiezza delle fessure
si tiene conto soltanto delle armature ordinarie, ad aderenza
migliorata, senza considerare quindi le armature di
presollecitazione; d) nel caso di sovraccarichi ripetuti che
possono dar luogo ad effetti di fatica per il gran numero di
ripetizioni probabili, va eseguita la verifica a rottura per fatica
sia degli acciai presollecitati (4.3.4.10.) sia di quelli ordinari
(4.3.2.3.).
Si
richiama l'attenzione a quanto indicato al punto 2.1. dell'Allegato
3 relativamente alla obbligatorietà delle prove di fatica per
l'armatura presollecitata.
D. Elementi strutturali in conglomerato cementizio non
armato
D.1. Oggetto
Le norme
di cui alla Parte Prima del decreto ministeriale 9-1-1996, non sono
di regola applicabili a strutture in conglomerato cementizio non
armato. Poiché, tuttavia, tali strutture spesso assolvono una non
trascurabile funzione statica, nelle presenti istruzioni, vengono
fornite alcune regole essenziali per la progettazione e verifica di
elementi strutturali massicci non armati o con armatura costruttiva,
sollecitati prevalentemente a compressione e presso-flessione, di
snellezza l (4.2.4.2.) non superiore a 25. Possono rientrare in
questa categoria di strutture, i muri di sostegno a gravità, i muri
di fondazione e le fondazioni massicce. Le presenti regole non
sono applicabili agli elementi strutturali non armati o debolmente
armati delle costruzioni industrializzate (prefabbricate e non) a
setti e pareti portanti, che sono oggetto di norme
specifiche.
D.2. Resistenza del conglomerato Non è
ammesso l'impiego di conglomerato di resistenza caratteristica
Rck < 15 N/mm2 e comunque nei calcoli
statici non potranno essere prese in conto resistenze
caratteristiche Rck > 30 N/mm2. La
resistenza a compressione semplice del conglomerato sarà controllata
secondo le indicazioni dell'Allegato 2 delle Norme.
D.3. Diffusione degli sforzi La
diffusione delle tensioni normali presso i punti di applicazione di
carichi concentrati negli elementi massicci potrà considerarsi
avvenire a 30° rispetto alla direzione della risultante delle
pressioni applicate sull'elemento, a partire dai bordi delle aree di
carico.
D.4. Plinti e travi di fondazione Per i
plinti massicci e per le travi di fondazione, in via semplificativa,
è sufficiente controllare il rispetto della diffusione degli sforzi
secondo il punto D.3. e la verifica allo stato limite delle tensioni
di esercizio, controllando che la tensione massima di compressione,
sotto la combinazione rara, sia

D.5. Muri di sostegno
D.5.1. Limitazione delle tensioni di
esercizio La verifica delle sezioni a pressoflessione,
effettuata con l'ipotesi dell'elasticità lineare e di resistenza a
trazione nulla del conglomerato, deve soddisfare le seguenti
condizioni in esercizio sotto la combinazione rara dei
carichi:
- la
parzializzazione non deve superare la metà dell'altezza della
sezione;
- la
tensione di compressione massima dovrà essere:

- la
tensione di compressione media nella parte compressa dovrà
essere:

D.5.2. Verifiche allo stato limite
ultimo È sufficiente la verifica allo stato limite
ultimo, con le azioni definite al punto 7 della Parte Generale e con
la resistenza di calcolo valutata come indicato in 4.0.2. della
Parte I, moltiplicando il coefficiente di sicurezza del calcestruzzo per un coefficiente
= 1,4
La
verifica della sezione può effettuarsi con le seguenti ipotesi: -
resistenza a trazione del conglomerato nulla; - distribuzione
uniforme delle tensioni di compressione con valore pari
a:
0,80
fcd
sull'altezza
0,80
x
a partire
dal lembo compresso (con x altezza della zona compressa).
E. Strutture in conglomerato cementizio con armatura normale
o di precompressione e confezionato con aggregati leggeri
artificiali
Per le
opere e gli elementi strutturali in conglomerato cementizio
confezionato con aggregati leggeri artificiali così come definito in
E.1. e con armatura ordinaria e/o presollecitata, si applicano le
norme relative ai calcestruzzi ordinari (Norme Tecniche-Parte 1° e
relativi allegati), modificate ed integrate dalle norme
seguenti.
E.1. Calcestruzzo leggero strutturale Si
definisce calcestruzzo leggero strutturale, un conglomerato
cementizio a struttura chiusa ottenuto sostituendo tutto o in parte
l'inerte ordinario con aggregato leggero artificiale, costituito da
argilla o scisti espansi. Questo calcestruzzo è caratterizzato da
una massa volumica a 28 gg. compresa tra 1400 e 2000
kg/m3. La resistenza caratteristica a compressione
Rck a 28 gg. deve risultare non inferiore a 15
N/mm2. La massa volumica del conglomerato viene
misurata secondo le procedure indicate nella norma UNI 7548 - Parte
2° (giugno 1976). Per la determinazione di Rck valgono
le prescrizioni relative ai conglomerati ordinari.
E.2. Aggregato leggero
E.2.1. Definizioni Si definisce massa
volumica media dei granuli il rapporto tra la massa del materiale
essiccato ed il suo volume, delimitato dalla superficie dei granuli
stessi. Il suo valore si può determinare con le procedure indicate
nella norma UNI 7549 - Parte 5° (giugno 1976). Si definisce massa
volumica dell'aggregato leggero in mucchio (peso in mucchio) la
massa di un volume unitario di aggregato, comprendendo nella misura
i vuoti dei granuli e fra i granuli. Il suo valore si può
determinare con le procedure indicate nella norma UNI 7549 - Parte
4° (giugno 1976). Per gli aggregati di argilla espansa, in via
approssimata, la massa volumica media dei granuli può stimarsi
moltiplicando per 1,7 la massa volumica in mucchio.
E.2.2. Caratteristiche dei granuli Per
granuli di argilla espansa e di scisti espansi si richiede: -
nel caso di argilla espansa: superficie a struttura prevalentemente
chiusa, con esclusione di frazioni granulometriche ottenute per
frantumazione successiva alla cottura; - nel caso di scisti
espansi: struttura non sfaldabile con esclusione di elementi
frantumati come sopra indicato.
E.2.3. Coefficiente di imbibizione Il
coefficiente di imbibizione dell'aggregato leggero è definito come
quantità di acqua che l'inerte leggero può assorbire, in determinate
condizioni, espressa in per cento della sua massa. Il suo valore
si può determinare con le procedure indicate nella norma UNI 7549
Parte 6° (giugno 1976). Il coefficiente di imbibizione
determinato dopo 30 min. deve essere non maggiore del 10% per
aggregati con massa volumica in mucchio superiore a 500 kg/mc, e 15%
per aggregati con massa volumica in mucchio non superiore a 500
kg/mc.
E.3. Composizione del calcestruzzo
E.3.1. Definizioni Il volume del
calcestruzzo assestato è uguale alla somma dei volumi assoluti del
cemento, degli aggregati, dell'acqua e dell'aria occlusa. Si
definisce volume assoluto di un componente il suo volume reale,
escludendo i vuoti dei granuli e fra i granuli, per i componenti
solidi. Si definisce indice di assestamento di un calcestruzzo
leggero il valore determinato con le procedure indicate
nell'appendice B della norma UNI 7549 - Parte 12a (giugno
1976).
E.3.2. Acqua L'acqua impiegata per
l'impasto del calcestruzzo leggero è costituita da: - acqua
efficace: è quella contenuta nella pasta cementizia. Essa condiziona
la lavorabilità e la resistenza del calcestruzzo leggero. A titolo
orientativo, per un calcestruzzo di consistenza plastica, avente un
indice di assestamento compreso tra 1,15 e 1,20 il dosaggio di acqua
efficace risulta compreso fra 150 e 180 litri per metro cubo di
calcestruzzo assestato; - acqua assorbita dell'aggregato leggero
nel periodo di tempo tra miscelazione e posa in
opera. L'assorbimento dà luogo ad una perdita progressiva di
lavorabilità dell'impasto. Si assume pari all'assorbimento in
peso a 30 min. misurato secondo UNI 7549-76. In mancanza di una
determinazione diretta, tale assorbimento può essere valutato pari
al 10% del peso dell'aggregato leggero presente nell'impasto. Il
dosaggio dell'acqua risulta dalla somma dell'acqua efficace e
dell'acqua assorbita. Da tale somma si deve detrarre l'acqua
contenuta nella sabbia naturale ed il 40% dell'acqua presente come
umidità nell'aggregato leggero. Quindi l'umidità presente
nell'aggregato leggero deve essere determinata ai fini del calcolo
del dosaggio dell'acqua di impasto. La prebagnatura degli aggregati
leggeri non è necessaria se non in casi particolari.
E.3.3. Aria occlusa È misurata dai vuoti
residui di assestamento dell'impasto ed ha un volume che può
considerarsi mediamente compresso tra il 2,5% ed il 3,5% del volume
del calcestruzzo assestato. La quantità di aria occlusa può
essere aumentata a mezzo di additivi aeranti (vedi UNI 7103-72),
comunque non superando il 7% del volume del calcestruzzo
assestato.
E.4. Confezione e posa del calcestruzzo
E.4.1. Confezione È opportuno eseguire
una prova del mescolatore al fine di verificare l'idoneità per
l'impasto previsto. In condizioni normali, si consiglia di
introdurre i componenti dell'impasto nel mescolatore in rotazione
nel seguente ordine: - aggregato grosso; - 2/3 dell'acqua
totale prevista e, dopo un intervallo di circa 30" / 60": -
aggregato fine e cemento, - 1/3 dell'acqua prevista, con
eventuali additivi. Il tempo di miscelazione, a partire
dall'avvenuta introduzione di tutti i componenti, non deve risultare
inferiore a un minuto primo, seppure sia consigliabile un tempo
maggiore.
E.4.2. Consistenza Per disporre di
sufficiente coesione ed evitare segregazioni, la consistenza dovrà
essere "plastica" al momento della posa in opera, e cioè con un
indice di assestamento compreso, nei casi ordinari, tra 1,10 e
1,20. La consistenza necessaria al momento del getto dovrà essere
determinata, caso per caso, con prove preliminari.
E.4.3. Posa e compattazione I getti
devono essere eseguiti a strati di spessore limitato per consentirne
la vibrazione completa ed evitare il fenomeno della
segregazione. La compattazione del calcestruzzo leggero va sempre
realizzata con l'impiego di vibrazione, la cui entità deve essere
maggiore che per il calcestruzzo ordinario.
E.5. Proprietà del calcestruzzo
indurito Data la estrema variabilità delle
caratteristiche meccaniche del calcestruzzo leggero in funzione
della sua composizione e del tipo di aggregato leggero utilizzato,
la maggior parte delle caratteristiche necessarie ai fini dei
calcoli strutturali andranno definite per via sperimentale. È
obbligatorio quindi eseguire uno "studio preliminare di
qualificazione" esteso alle grandezze di seguito
indicate:
E.5.1. Massa volumica Si intende quella
misurata a 28 giorni di stagionatura, determinata secondo la norma
UNI 7548 - Parte 2° (giugno 1976). La massa del calcestruzzo
armato, in mancanza di valutazioni specifiche, si potrà assumere
incrementando di 100 kg/m3 la massa misurata del
calcestruzzo.
E.5.2. Resistenza caratteristica a
compressione È definita e va controllata come per il
calcestruzzo normale secondo i criteri di cui all'Allegato 2 alle
Norme Tecniche.
E.5.3. Resistenza a trazione Va
determinata mediante prove sperimentali a trazione semplice, secondo
le modalità di cui alle norme UNI. Se la resistenza a trazione è
determinata mediante prove di resistenza a trazione indiretta o a
trazione per flessione, il valore della resistenza a trazione
semplice può essere dedotto utilizzando opportuni coefficienti di
correlazione. Valutata la resistenza a trazione media
fctm su almeno 6 campioni prismatici o cilindrici, i
valori caratteristici corrispondenti ai frattili 5% e 95% possono
assumersi pari a:
fctk (5%) = 0,7 fctm |
fctk (95%) = 1,3
fctm |
Il valore
della resistenza a trazione per flessione si assumerà, in mancanza
di sperimentazione diretta, pari a:
fcfm = 1,2 fctm
E.5.4. Modulo elastico Il modulo
elastico secante a compressione va determinato mediante
sperimentazione diretta da eseguirsi secondo la norma UNI 6556
(marzo 1976), ed è dato dal valore medio su almeno 3 Provini
prismatici o cilindrici.
E.5.5. Dilatazione termica In mancanza
di determinazione diretta, il coefficiente di dilatazione termica
può assumersi pari a:
= 0,8 10-5 °C-1
E.5.6. Ritiro In mancanza di
sperimentazione diretta, può farsi riferimento alle prescrizioni di
cui al punto 2.1.6., Parte I, delle Norme Tecniche per il
calcestruzzo normale, moltiplicando i valori di del ritiro per il coefficiente:
= 1,5
E.5.7. Viscosità In mancanza di
sperimentazione diretta, può farsi riferimento alle prescrizioni di
cui al punto 2.1.7., Parte I, delle Norme Tecniche per il
calcestruzzo normale, moltiplicando i valori di per il coefficiente in cui è la massa volumica del calcestruzzo leggero espressa in
kg/mc3.
E.6. Norme di calcolo Per strutture
armate non è ammesso l'impiego di conglomerato leggero avente
Rck < 15 N/mm2 nei calcoli statici non
potrà essere presa in conto una Rck > 50
N/mm2. Per Rck > 40 N/mm2 si
richiedono controlli statistici sia preliminari che in corso
d'impiego, e calcolazioni accurate delle strutture.
E.6.1. Stato limite delle tensioni di
esercizio Valgono per le tensioni di esercizio i
limiti contenuti al punto 4.3.2. della Parte I. Il coefficiente
convenzionale di omogeneizzazione n per il calcestruzzo leggero
(rif.to punto 4.3.2.1. della Parte I) va assunto pari a:
n = 36000
/  in cui è la massa volumica del calcestruzzo espressa in
kg/m3.
E.6.2. Verifiche allo stato limite ultimo
E.6.2.1. Stato limite ultimo per sollecitazioni
normali Diagrammi di calcolo tensioni-deformazioni
del calcestruzzo. Vale il diagramma parabola-rettangolo come
definito per il calcestruzzo normale, con ordinata massima ridotta
a:

Come per
il calcestruzzo normale, può essere utilizzato un diagramma
rettangolare esteso a 3/4 della zona compressa, con tensione
costante pari a:
0,80
fcd per zona compressa di larghezza costante o
decrescente verso l'asse neutro; 0,75 fcd per zona
compressa di larghezza crescente verso l'asse neutro.
E.6.2.2. Stato limite ultimo per sollecitazioni
taglianti
E.6.2.2.1. Elementi senza armature
trasversali La verifica del conglomerato (punto
4.2.2.2.1. della Parte I), va fatta ponendo il coefficiente r
= 1 per qualsiasi valore di d.
E.6.2.2.2. Elementi con armature
trasversali Per la verifica del conglomerato (punto
4.2.2.3.1. della Parte I) deve risultare:
Vd £ 0,20 fcd bw
d
E.6.2.3. Elementi snelli Non sono
ammesse per i pilastri snellezze > 70.
E.6.2.4. Rapporti di snellezza limite I
rapporti dati per il calcestruzzo normale di cui al punto 4.3.3.3.,
Parte I, delle Norme Tecniche vanno ridotti all'80%.
E.7. Disposizioni costruttive
E.7.1. Tipi di armature metalliche
ammissibili Le armature ordinarie ammesse sono barre
ad aderenza migliorata o reti elettrosaldate. Il diametro delle
barre non deve superare i 20 mm. Nelle strutture precompresse, ad
armatura aderente, il diametro dei trefoli non deve superare i 3/8
di pollice. L'impiego di armature di maggior diametro deve essere
autorizzato dal Servizio tecnico centrale del Ministero dei lavori
pubblici, sentito il Consiglio superiore dei lavori
pubblici.
E.7.2. Ancoraggio delle barre Valgono le
prescrizioni di cui alle norme tecniche per il calcestruzzo normale,
incrementando le lunghezze di ancoraggio e di sovrapposizione almeno
del 25%.
F. Ancoraggi per cavi da
precompressione Le presenti istruzioni si applicano a
qualsiasi tipo di ancoraggio provvisorio o definitivo, fisso o "a
tendere", usato in strutture in conglomerato cementizio ad armature
post-tese in condizioni normali di esercizio.
F.1. Definizioni Tirante
elementare. Filo, treccia, trefolo, o barra bloccati
singolarmente o in piccoli gruppi in un unico apparecchio di
bloccaggio. Cavo. Insieme di uno o più tiranti elementari
contenuti in una guaina ed ancorati mediante un unico dispositivo di
ancoraggio. Bloccaggio. Dispositivo adatto al
trasferimento della forza da un tirante elementare
all'ancoraggio. Ancoraggio. Dispositivo adatto al
trasferimento della forza dal cavo al calcestruzzo. Tipologia
di ancoraggio. La serie di ancoraggi di diversa potenza
costituiti da un numero variabile di bloccaggi identici fra di
loro. Apparecchio di giunzione. Dispositivo adatto al
trasferimento della trazione di tiranti elementari o cavi tra due
sezioni non necessariamente identiche. Blocco di testata.
La parte di una struttura precompressa armata in modo particolare
per resistere agli sforzi indotti dalle forze di
ancoraggio. Complesso di ancoraggio. Il complesso
costituito da ancoraggi, tiranti, armature accoppiate agli ancoraggi
ed armature supplementari disposte nel blocco di
testata. Messa in tensione. Tesatura del cavo mediante
opportuni dispositivi meccanici o idraulici. Assestamento del
bloccaggio. Movimento del bloccaggio che può avvenire durante o
subito dopo la messa in tensione e può risultare tipico per
determinati procedimenti di ancoraggio (N.B.: durante l'assestamento
del bloccaggio non vi è movimento relativo tra tirante elementare e
bloccaggio). Slittamento del bloccaggio. Movimento del
tirante elementare rispetto al bloccaggio (N.B.: lo slittamento
denuncia parziale inefficienza del bloccaggio e non deve essere
confuso con l'assestamento).
F.2. Richiesta di accettazione I
produttori di ancoraggi devono depositare presso il Servizio tecnico
centrale (come prescritto al punto 4.3.4.1., Parte I, delle Norme
Tecniche) una documentazione adeguata degli ancoraggi che intendono
produrre. Tale documentazione dovrà comprendere: a) i disegni
degli ancoraggi con la esatta indicazione delle dimensioni, dei
materiali impiegati, delle tolleranze ammesse e di ogni altra
caratteristica; b) i risultati delle prove eseguite come
specificato nel successivo punto F.3; c) la resistenza
caratteristica del calcestruzzo da utilizzare in corrispondenza
degli ancoraggi; d) le armature accoppiate agli ancoraggi con
esatta specifica delle dimensioni, delle caratteristiche, ed una
relazione tecnica giustificativa, illustrante anche le particolari
modalità di posizionamento e fissaggio degli ancoraggi, sia per ciò
che riguarda il loro accostamento, sia la loro distanza dai lembi
della struttura.
Tutta la
documentazione dovrà essere firmata da un ingegnere o architetto
iscritto nel relativo albo. Gli ancoraggi e tutte le loro parti
dovranno portare un marchio indelebile che ne comprovi la
provenienza e la conformità ai disegni depositati. Ancoraggi
analoghi, ma di potenza e dimensioni diverse, devono essere oggetto
di disegni separati. Eventuali aggiunte o varianti ai cataloghi
dei produttori dovranno essere comunicate al Servizio tecnico
centrale prima dell'impiego dei nuovi ancoraggi. Il Servizio
tecnico centrale restituirà una copia vidimata di tutta la
documentazione per presa visione e conoscenza onde attestarne il
deposito. Tale deposito è rinnovabile, su richiesta, ogni tre
anni. In relazione all'entrata in vigore del decreto ministeriale
9-1-1996, i produttori di ancoraggi già depositati presso il
Servizio tecnico centrale, devono aggiornarne la documentazione, a
conferma della persistenza della produzione.
F.3. Prove di accettazione Le prove
devono essere eseguite sotto il controllo di un laboratorio
ufficiale.
F.3.1. Prove di efficienza del bloccaggio (relative ad
un determinato ancoraggio) Le prove statiche e sotto
carichi ripetuti dovranno essere eseguite per ogni ancoraggio di cui
si richiede l'accettazione.
F.3.1.1. Caratteristiche del campione a)
Il campione, sia nelle prove statiche che sotto carichi ripetuti,
consisterà di uno o più tiranti elementari, di lunghezza adeguata e
comunque non inferiore a 1,50 m, bloccati ad una estremità
nell'ancoraggio considerato.
b) Nel
campione il numero di fili, trecce, trefoli o barre sarà quello
massimo relativo all'ancoraggio considerato, con prelievo
dell'acciaio dallo stesso rotolo, bobina o fascio.
c) Le
eventuali deviazioni che i fili, le trecce, i trefoli o le barre
possono assumere nell'ancoraggio in opera dovranno essere riprodotte
fedelmente nel campione in prova.
F.3.1.2. Prove statiche Le prove
statiche dovranno essere eseguite su una serie di almeno 10 campioni
identici. Il carico dovrà essere applicato gradualmente, e
realizzato per mezzo di martinetti tarati o di adatte macchine di
trazione. Il carico limite di prova è definito come il carico in
corrispondenza del quale il bloccaggio non è in grado di assolvere
la sua funzione.
F.3.1.3. Requisiti dei risultati delle prove
statiche L'efficienza del bloccaggio è misurata dai
rapporti seguenti: a) rapporto tra il carico limite di prova ed
il corrispondente carico limite teorico ottenuto quale prodotto
dell'area teorica del campione per la resistenza caratteristica
dell'acciaio impiegato; b) rapporto tra il carico limite di prova
ed il corrispondente carico limite ottenuto quale prodotto dell'area
effettiva del campione per la resistenza media dell'acciaio
impiegato, determinata come media aritmetica delle resistenze
unitarie di almeno 3 provini prelevati dallo stesso rotolo, bobina o
fascio utilizzato per il campione.
L'efficienza è raggiunta se tali rapporti risultano non
inferiori a 0,92.
F.3.1.4. Prove sotto carichi ripetuti Le
prove dovranno essere eseguite su almeno due campioni. La
tensione applicata, determinata con riferimento all'area effettiva
del campione, dovrà oscillare nell'intervallo
(0,65
fptk ÷ 0,65 fptk - 50)
N/mm2
essendo
fptk la resistenza caratteristica dell'acciaio impiegato,
espressa in N/mm2. Se l'ancoraggio considerato
riguarda cavi non aderenti (tipo unbonded) soggetti a variazioni di
tensione, le prove devono essere eseguite su almeno quattro campioni
identici.
F.3.1.5. Requisiti dei risultati delle prove sotto
carichi ripetuti L'efficienza del bloccaggio è
raggiunta se ogni campione sopporta, senza rottura di più del 5%
della sezione resistente, non meno di 2 milioni di cicli di
carico.
F.3.2. Prova di efficienza del complesso di
ancoraggio La prova dovrà essere eseguita su tutti i
diversi tipi di ancoraggio compresi nel catalogo del produttore,
inclusi gli eventuali ancoraggi fissi. Per ogni tipo di
ancoraggio la prova dovrà essere condotta sull'ancoraggio di potenza
massima e su un altro ancoraggio scelto fra quelli di impiego più
comune.
F.3.2.1. Caratteristiche del campione a)
Il campione consisterà in un ancoraggio immerso in un prisma armato
a sezione rettangolare o quadrata, in modo da riprodurre le
condizioni di lavoro di un blocco di testata standard.
b) Il
rapporto tra ciascun lato dell'area di calcestruzzo effettivamente
caricata dall'ancoraggio, centrato rispetto al prisma, e la
corrispondente dimensione del prisma deve essere uguale a 0,65; la
lunghezza del prisma non deve essere inferiore al doppio del suo
lato maggiore; per gli ancoraggi circolari in luogo delle misure dei
lati si assumerà il diametro dell'ancoraggio.
c) Nel
caso in cui il produttore preveda, nelle applicazioni, per la
distanza della piastra di ancoraggio da un bordo del calcestruzzo un
valore minore di quello risultante dal precedente punto b) la
corrispondente dimensione del prisma di calcestruzzo dovrà essere
opportunamente ridotta per realizzare un prisma conforme a tale
disposizione.
d) La
qualità del calcestruzzo all'atto della prova, nonché il tipo e le
dimensioni delle armature accoppiate agli ancoraggi saranno quelle
previste dai disegni di cui al precedente punto F.2.; in particolare
la resistenza del calcestruzzo dovrà essere uguale, con tolleranza
10%, a quella caratteristica prevista al detto punto
F.2.
e) Nel
campione, il numero dei tiranti elementari sarà quello massimo
relativo all'ancoraggio considerato, con prelievo dell'acciaio dallo
stesso rotolo, bobina o fascio.
F.3.2.2. Modalità di prova La prova
dovrà essere eseguita su due campioni, provati contemporaneamente.
Il carico sarà applicato per mezzo di martinetti tarati, posizionati
tra i due prismi di calcestruzzo contrapposti; in alternativa, potrà
essere provato un solo campione, purché a mezzo di una adatta
attrezzatura si realizzino analoghe condizioni di prova. Il
carico dovrà essere gradualmente applicato, con sosta di un'ora in
corrispondenza della massima tensione iniziale di tiro prevista
dalla vigente normativa. Durante la prova dovrà essere rilevato
l'inizio della fessurazione, il suo evolversi, l'ampiezza delle
fessure, nonché la comparsa di altre manifestazioni di dissesto,
l'entità dei carichi raggiunti e la modalità della rottura. Il
carico limite di prova è definito come il minore dei carichi per il
quale:
a) il
campione non sopporta ulteriori incrementi di carico;
b)
compaiono nel prisma di calcestruzzo sostanziali manifestazioni di
dissesto.
Se
l'ancoraggio considerato riguarda cavi non aderenti (tipo unbonded),
sul complesso di ancoraggio deve essere effettuata anche una prova
sotto carichi richiesti con le specifiche ed i requisiti di cui ai
punti F.3.1.4. e F.3.1.5.
F.3.2.3. Requisiti dei
risultati L'efficienza del complesso di ancoraggio è
misurata dai rapporti tra il carico limitato di prova ed i
corrispondenti carichi limite determinati secondo le modalità a) e
b) di cui al precedente punto F.3.1.3. L'efficienza è raggiunta
se tali rapporti risultano non inferiori a 0,92.
F.3.2.4. Deroghe A causa delle oggettive
difficoltà che può presentare la prova di efficienza di complessi di
ancoraggio per cavi di potenza elevata, possono essere eventualmente
accettate, per ancoraggio per cavi di potenza superiore a 5 .
106 N e previo parere favorevole del Consiglio superiore
dei lavori pubblici, anche prove su modelli o prove su ancoraggi di
potenza inferiore, purché sia dimostrata l'estrapolabilità dei
risultati della prova ad ancoraggi di potenza superiore.
F.3.3. Prove di effiicienza di apparecchi di
giunzione Gli apparecchi destinati alla giunzione di
tiranti elementari o cavi devono essere sottoposti alle stesse prove
richieste al precedente punto F.3.1. raggiungendo analoghe
efficienze.
G. CONTROLLI IN CANTIERE E NELLE LAVORAZIONI
INTERMEDIE
Vengono
di seguito richiamate le procedure relative ai controlli da
eseguirsi durante la fase esecutiva, allo scopo di verificare la
conformità dei prodotti alle specifiche di progetto. Al riguardo è
da rammentare che il direttore dei lavori, cui principalmente le
norme demandano il compito di accertare la qualità dei materiali, ha
l'obbligo di controllare i documenti contenenti le informazioni sui
materiali, disporre l'esecuzione delle prove di cantiere nonché di
valutare tempestivamente i risultati dei controlli, in modo da poter
assumere in tempo utile decisioni circa l'eventuale accettazione del
materiale. È appena il caso di rammentare che le frequenze
stabilite per i controlli rappresentano dei minimi inderogabili al
disotto dei quali è vietato scendere, anche per opere di modesta
importanza. Nel caso di strutture, anche di media importanza
sotto il profilo dell'impegno statico, sarà quanto mai opportuno
disporre delle frequenze di controllo superiori ai minimi sopra
richiamati. In ogni caso, i prelievi dei campioni da inviare ai
laboratori ufficiali devono essere effettuati a cura del direttore
dei lavori o da un tecnico di sua fiducia, mentre le domande di
prova devono essere sottoscritte dal direttore dei lavori.
L'eventuale mancanza di tale sottoscrizione deve essere annotata, da
parte del Laboratorio, sul certificato di prova.
Per
tutti i prodotti in acciaio, occorre preliminarmente accertare: -
che i prodotti siano provvisti del marchio identificativo delle
caratteristiche dell'acciaio e dello stabilimento di
produzione; - che ciascuna fornitura di acciaio per cemento
armato normale e precompresso sia accompagnata da copia del
certificato di verifica della qualità, siglata dal produttore che vi
annoterà gli estremi della bolla di spedizione del materiale,
conformemente a quanto prescritto al punto 2.2.8.2. parte I, e
2.3.3.1. parte I del decreto ministeriale 9-1-1996; - che
ciascuna fornitura di acciaio da carpenteria sia accompagnata dalla
documentazione di cui ai punti 2.6. e 2.2., ultimo comma
dell'Allegato 8. Tale documentazione deve altresì recare gli estremi
della bolla di spedizione del materiale, unitamente agli estremi
della attestazione di deposito rilasciata dal Servizio tecnico
centrale; - che il periodo intercorrente tra la data del
certificato di verifica della qualità e quella della spedizione non
ecceda i tre mesi per gli acciai per c.a. normale e precompresso;
qualora il suddetto periodo sia superiore a tre mesi, ma comunque
non superiore a sei mesi, è necessario che la fornitura sia
corredata dalla comunicazione del produttore di cui all'ultimo comma
del punto 2.2.8.2. delle norme tecniche. Per gli acciai da
carpenteria i predetti limiti sono rispettivamente di sei mesi e un
anno.
Riguardo
ai controlli di cantiere, è da evidenziare che le prove sul
materiale prelevato in cantiere sono obbligatorie per tutti i tipi
di acciaio, con esclusione dell'acciaio da precompressione. In tale
ultimo caso l'esecuzione delle prove è disposta a giudizio del
direttore dei lavori. Le modalità di controllo e le procedure per
l'accettazione o meno delle forniture sono indicate ai punti
2.2.8.4. e 2.3.3.2. della Parte I delle Norme Tecniche ed al punto 3
dell'Allegato 8. Relativamente agli acciai per cemento armato
normale, i campioni inviati al laboratorio ufficiale devono comunque
essere riconoscibili attraverso il marchio, che sarà rilevato e
indicato sul certificato di prova. E’ necessario indicare al
laboratorio ufficiale l'eventuale provenienza da rotolo del campione
da provare. In particolare, per gli acciai provenienti da rotolo,
assumono rilevanza i controlli di cantiere da effettuarsi sul
prodotto raddrizzato. AI riguardo, per ciascuno dei diametri f >
10 mm, il direttore dei lavori deve provvedere all'accertamento
delle caratteristiche meccaniche e di duttilità di cui al punto
2.2.8.4. della norma. In tale contesto, particolare rilevanza
assumono i controlli di allungamento a rottura e di piegamento. Il
direttore dei lavori deve inoltre accertare, anche con controlli
visivi, la assenza di significative alterazioni superficiali delle
barre, dando atto di ciò nella relazione a struttura
ultimata. Relativamente agli acciai da cemento armato
precompresso i campioni inviati al laboratorio ufficiale debbono
essere accompagnati dal sigillo contenente il marchio del
produttore. Per un utile riscontro della marcatura e del tipo di
acciaio, gli operatori comunque interessati possono avvalersi
dell'elenco dei produttori di acciai qualificati, redatto dal
Servizio tecnico centrale.
G.1.1. Trasformatori intermedi I
trasformatori intermedi (quali ad esempio officine di raddrizzamento
di armature avvolte in rotoli e matasse, presagomatori di acciai per
c.a., assemblatori di gabbie di armatura, produttori di cavi da
c.a.p., officine di carpenteria) debbono approvvigionarsi di
prodotti qualificati all'origine. E’ opportuno che il direttore dei
lavori operi in stretto contatto con il trasformatore che, comunque,
deve fornire assieme al prodotto la documentazione comprovante la
qualificazione del materiale di origine utilizzato. Si raccomanda
l'impiego di tecniche di raddrizzamento degli acciai forniti
arrotolati tali da non compromettere le caratteristiche meccaniche e
tecnologiche degli acciai stessi. Materiali di differenti qualità
devono essere stoccati separatamente. Si rammenta che, per quanto
stabilito al punto 2.2.6. della Parte I delle Norme Tecniche, non è
consentito effettuare saldature su acciai da cemento armato per i
quali non risulti dichiarata la saldabilità con il controllo
dell'analisi chimica.
G.2. Manufatti
prefabbricati Relativamente ai manufatti prodotti in
serie, si evidenzia che conformemente a quanto indicato nella Parte
Terza del decreto ministeriale 9-1-1996, ogni fornitura deve essere
corredata, oltre che dai disegni del manufatto e dall'indicazione
delle sue caratteristiche d'impiego (ultimo comma art. 9 della legge
1086/1971), anche da apposito certificato di origine firmato dal
produttore e dal tecnico responsabile della produzione. In
presenza delle condizioni sopra elencate, i manufatti potranno
essere accettati senza ulteriori esami e controlli. Si rammenta
che, ai sensi del punto 5.2.2.2. del decreto ministeriale 3-12-1987,
ove trattasi di manufatti prodotti in serie controllata, il
certificato di origine di cui sopra deve altresì attestare che gli
elementi strutturali sono stati prodotti in serie controllata
riportando gli estremi dell'autorizzazione del Servizio tecnico
centrale, e recare, in allegato, copia del relativo estratto del
registro di produzione e gli estremi dei certificati di verifica
preventiva del laboratorio ufficiale. In tal caso, sempre in base
alla sopracitata disposizione, le forniture possono essere accettate
senza ulteriori controlli dei materiali né prove di carico dei
componenti isolati. Per i manufatti di produzione occasionale, o
comunque, non assoggettati a deposito presso il Servizio tecnico
centrale, si applicano le ordinarie disposizioni normative tra le
quali, in particolare, quelle relative agli artt. 4, 5 e 6 della
legge 1086/1971. Inoltre il direttore dei lavori deve opportunamente
provvedere agli accertamenti da eseguirsi durante la fase esecutiva
presso il cantiere di prefabbricazione. In proposito, si segnala la
necessità che sui certificati di prova dei materiali sia chiaramente
indicato il prodotto (tipo e destinazione) cui si riferisce il
prelievo.
G.3. Blocchi per solaio Si rammentano le
prescrizioni di cui ai punti 7.1.3.4., 7.2.2. e 7.2.5. delle norme
tecniche relative ai controlli delle caratteristiche
fisico-meccaniche dei blocchi per solaio. Si richiama, in
particolare, l'attenzione sulla necessità dei controlli sulla
produzione corrente, che debbono essere effettuati dal produttore
con frequenza almeno annuale.
H. Collaudo statico Si ricorda che gli
adempimenti formali e tecnici relativi al collaudo statico sono
sostanzialmente indipendenti dai metodi di verifica adottati in
progetto. Le prove di carico, qualora ritenute utili dal
collaudatore nell'ambito della discrezionalità e responsabilità che
gli competono, devono essere eseguite come di seguito
indicato. Per l'esecuzione delle prove si raccomanda l'impiego di
idonea strumentazione adeguatamente tarata e l'intervento di tecnici
qualificati.
H.1. Metodo delle tensioni
ammissibili La condizione di prova ha lo scopo di
indurre le massime sollecitazioni di progetto nell'elemento
strutturale prescelto (o negli elementi strutturali prescelti).
Quindi si deve fare riferimento ai seguenti punti del decreto
ministeriale 14-2-1992: - Parte Prima, 3. norme di calcolo:
metodo delle tensioni ammissibili; - Parte Seconda, 3. norme di
calcolo: verifica di resistenza, 3.0.2 Metodo delle tensioni
ammissibili. Nella condizione di prova le azioni previste si
cumulano nel modo pi— sfavorevole, in relazione agli scopi della
prova stessa.
H.2. Metodo agli stati limite La
condizione di prova ha lo scopo di indurre le massime sollecitazioni
di esercizio nell'elemento strutturale prescelto (o negli elementi
strutturali prescelti). Pertanto si deve fare riferimento al punto
7, Azioni di calcolo, della Parte Generale delle Norme
Tecniche. Nella condizione di prova le azioni previste si
cumulano nel modo più sfavorevole per le combinazioni rare, in
relazione agli scopi della prova stessa.
I. Qualificazione degli acciai (per c.a. normale, per
precompressione, per carpenteria metallica)
I.1. Premessa Tutti i prodotti in
acciaio il cui impiego è disciplinato dalle Norme Tecniche in
argomento debbono essere qualificati all'origine. I prodotti
qualificati sono, a tal fine, sottoposti nello stabilimento di
produzione ad una serie sistematica di controlli delle
caratteristiche fisiche, meccaniche, tecnologiche ed, ove previsto,
chimiche. Ciascun prodotto qualificato deve essere costantemente
riconoscibile per quanto concerne le caratteristiche qualitative e
riconducibile allo stabilimento di produzione tramite marchiatura
indelebile. Per stabilimento si intende una unità produttiva a sé
stante, con impianti propri e magazzini per il prodotto finito. Nel
caso di unità produttive multiple appartenenti allo stesso
produttore, la qualificazione deve essere ripetuta per ognuna di
esse e per ogni tipo di prodotto in esse fabbricato. Ogni
prodotto deve essere marchiato con identificativi diversi da quelli
di prodotti aventi differenti caratteristiche, ma fabbricati nella
stessa unità produttiva e con identificativi differenti da quelli di
prodotti con uguali caratteristiche ma fabbricati in altre unità
produttive, siano esse o meno dello stesso produttore. Prima
dell'apertura dell'eventuale ultima e più piccola confezione
(fascio, bobina, rotolo, pacco, etc.) il prodotto deve essere
riconducibile anche al tipo di acciaio nonché al lotto di produzione
e alla data di fabbricazione. Per quanto possibile, anche in
relazione all'uso del prodotto, il produttore è tenuto a marchiare
ogni singolo pezzo. I produttori, i successivi intermediari e gli
utilizzatori finali debbono assicurare una corretta archiviazione
della documentazione di accompagnamento dei materiali garantendone
la disponibilità per almeno 10 anni e debbono mantenere evidenti le
marchiature o etichette di riconoscimento per la rintracciabilità
del prodotto. Eventuali disposizioni supplementari atte a
facilitare l'identificazione del prodotto attraverso il marchio
potranno essere emesse dal Servizio tecnico centrale.
I.2. Iter per la qualificazione all'origine degli
acciai
I.2.1. Oggetto della qualificazione Non
sono ammessi alla qualificazione prodotti ottenuti da laminazione di
rottame o di materiale deviato da altri impieghi. La procedura di
qualificazione si applica ai prodotti di seguito
indicati:
I.2.1.1. Acciaio da cemento armato normale (Norme
Tecniche - parte prima, punto 2.2.) - Acciai laminati
a caldo ed eventualmente trattati al calore di laminazione forniti
in barre diritte o in rotolo nelle qualità Fe B 22K ed Fe B 32K,
come caratterizzati dal prospetto 1-I, saldabili e non saldabili
secondo quanto indicato al punto 2.2.6. - Acciai laminati a caldo
ed eventualmente trattati al calore di laminazione forniti in barre
diritte o in rotolo nelle qualità Fe B 38K ed Fe B 44K come
caratterizzati dal prospetto 2-I, saldabili e non saldabili secondo
quanto indicato al punto 2.2.6. e con le caratteristiche di aderenza
descritte e fissate nell'Allegato 6. - Acciai trafilati (o
laminati) a freddo in fili, di diametro compreso tra 5 e 12 mm,
lisci e nervati, caratterizzati come dal prospetto 3-I, saldabili e,
se nervati, con le caratteristiche di aderenza descritte e fissate
nell'Allegato 6. - Reti e tralicci elettrosaldati, caratterizzati
come da prospetto 4-I, ottenuti industrialmente per saldatura
elettrica da fili elementari saldabili.
Per
quanto concerne questi ultimi prodotti occorre che la produzione di
reti e tralicci avvenga con fili di acciaio controllati in
stabilimento. Questo adempimento è considerato soddisfatto se il
filo è prodotto nello stesso stabilimento di produzione della rete o
del traliccio; in tal caso occorre che la produzione del filo sia
controllata per quanto riguarda la prova di piegamento secondo
quanto previsto nell'Allegato 4. Si evidenzia altresì l'esigenza
che sia rispettato il valore minimo di 1,10 imposto dalle norme al
rapporto ftk / fyk, eseguendo le prove a
trazione su materiale senza il trattamento termico previsto al
secondo capoverso del punto 2.2.1. della Parte Prima delle Norme
Tecniche. È ammesso l'uso di fili laminati a caldo per la
fabbricazione di reti e tralicci elettrosaldati, purché vengano
rispettate tutte le caratteristiche riportate nei prospetti 3.1 e
4.1 della parte I delle Norme Tecniche. È ammesso l'uso di acciai
inossidabili purché rientrino in una delle categorie indicate nella
parte prima, punto 2.2., e rispettino tutte le caratteristiche
fisiche, meccaniche e tecnologiche ivi previste. Tali acciai sono
considerati non saldabili e per essi la qualificazione è ammessa
anche nel caso di produzione non continua nell'ultimo semestre ed
anche nei casi in cui i quantitativi minimi previsti non siano
rispettati, permanendo tutte le altre regole relative alla
qualificazione. Rientrano nelle categorie degli acciai deformati
a freddo (le cui proprietà meccaniche si intendono determinate su
provette dopo il processo di invecchiamento, con mantenimento per 30
minuti a 250 °C e successivo raffreddamento in aria) anche gli
acciai forniti in rotoli, in quanto impiegati previa raddrizzatura
meccanica (punto 1.1 Allegato 4). La fornitura in rotoli delle
barre di diametro > 14 mm è ammessa previa autorizzazione del Servizio
tecnico centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori
pubblici. Al riguardo, il Produttore deve presentare al Servizio
tecnico centrale apposita domanda corredata della documentazione
atta a comprovare l'idoneità del sistema di formazione dei rotoli,
anche in relazione al diametro minimo dei rotoli stessi. Si
segnala una imprecisione contenuta nel testo del primo comma del
punto 2 dell'Allegato 4, dovuta a un evidente refuso tipografico.
Quanto indicato nel disposto che recita "I controlli consisteranno
... sui quali si effettueranno le prove previste dal terzo comma del
punto 1.1" deve essere, correttamente, inteso con riferimento al
quarto comma del punto 1.1.
I.2.1.2. Acciaio da cemento armato precompresso (Norme
tecniche - Parte Prima punto 2.3.) - Fili, trecce,
trefoli, ottenuti per trafilatura da vergella e successiva cordatura
(per trecce e trefoli), come descritti al punto 2.3.1. delle Norme
Tecniche.
- Barre
laminate, lisce o nervate come descritte al punto 2.3.1. delle Norme
Tecniche.
Le
caratteristiche di resistenza devono essere dichiarate e garantite
dal produttore nel rispetto di quanto indicato nell'Allegato
3.
I.2.1.3. Acciaio laminato per strutture (Norme
Tecniche - parte seconda) - Lamiere e nastri con
spessore 3 mm. - Laminati mercantili, travi ad ali parallele del
tipo IPE, HE, travi a I e profilati a U. - Profilati cavi
circolari, quadrati o rettangolari o con altro profilo chiuso: a)
senza saldatura o saldati, formati a caldo o ridotti a caldo; b)
senza saldatura o saldati e sottoposti a successive deformazioni a
freddo con o senza trattamenti termici. - Lamiere e nastri
laminati a caldo o a freddo di qualsiasi spessore con o senza
rivestimenti superficiali, destinati alla fabbricazione delle
lamiere grecate e profilati formati a freddo di cui al punto
I.3. I prodotti di cui all'ultima tipologia di laminati di cui
sopra dovranno avere comunque valori caratteristici non inferiori a
quelli indicati nel prospetto 1-II per la classe Fe360. Si
rammenta la necessità che da parte dei produttori sia evidenziata,
all'atto della richiesta di qualificazione come pure in occasione
delle verifiche periodiche, la suddivisione in classi di spessori
dei prodotti oggetto del deposito. È ammesso riunire più gruppi
di spessori ai soli fini del raggiungimento della quantità minima
prevista per la qualificazione purché siano garantite le
caratteristiche meccaniche più elevate. In tale caso, il
produttore deve segnalare espressamente al Servizio Tecnico Centrale
di avere effettuato il raggruppamento stesso. L'impiego di acciai
diversi dai tipi Fe 360, Fe 430 ed Fe 510, quali ad esempio acciai
ad alta resistenza, acciai inossidabili, microlegati, speciali, è
ammesso con le condizioni indicate al secondo capoverso del punto
2.0. della Parte II delle Norme Tecniche. Tali acciai devono
comunque essere assoggettati al processo di qualificazione di cui al
punto 2 dell'Allegato 8. Per quanto concerne le prove di verifica
periodica della qualità per gli acciai di cui ai precedenti
capoversi con snervamento inferiore al tipo Fe 360, si utilizza un
coefficiente di variazione pari a 9%. La resistenza a rottura non
deve comunque essere inferiore a quella del tipo Fe 360. Per gli
acciai con snervamento e rottura compreso tra i tipi Fe 360 ed Fe
510 si utilizza un coefficiente di variazione pari all'8%. Per gli
acciai con snervamento e rottura superiore al tipo Fe 510 si
utilizza un coefficiente di variazioni pari al 6%. Per tali
acciai la qualificazione è ammessa anche nel caso di produzione non
continua nell'ultimo semestre ed anche nei casi in cui i
quantitativi minimi previsti non siano rispettati, permanendo tutte
le altre regole relative alla qualificazione.
I.2.2. Modalità di qualificazione Sia
per le nuove richieste di qualificazione, sia per le verifiche
periodiche delle qualificazioni stesse, il Servizio tecnico
centrale, esaminata la documentazione ed accertatane la validità e
la rispondenza, ricorrendo, ove necessario, anche a sopralluoghi,
comunicherà l'accettazione del deposito della documentazione
inviata.
I.2.3. Decadenza della qualificazione per assenza di
produzione Per quanto concerne gli acciai da cemento
armato normale e da precompressione, una sospensione della
produzione di un determinato prodotto per un periodo uguale o
superiore a sei mesi comporta la decadenza della qualificazione per
il prodotto stesso. In tale caso la procedura di qualificazione deve
essere ripresa dall'inizio, riformulando domanda al Servizio tecnico
centrale ed effettuando nuovamente tutte le prove di qualificazione
previste, ivi comprese quelle di aderenza beam-test per gli acciai
ad aderenza migliorata e le prove di rilassamento e fatica per gli
acciai da precompressione. Per quanto concerne gli acciai da
carpenteria la qualificazione si suppone decaduta quando un
determinato prodotto non venga fabbricato presso una determinata
unità produttiva per almeno un anno. Trascorso tale termine si
procede dunque ad una nuova qualificazione, come sopra
indicato.
I.2.4. Certificati di prova
Le prove
di qualificazione e le prove periodiche di verifica della qualità
sono eseguite dai laboratori ufficiali di cui al primo comma
dell'art. 20 della legge 1086/1971. I relativi certificati emessi
dai suddetti laboratori ufficiali devono contenere almeno: - il
nome dell'azienda produttrice, lo stabilimento ed il luogo di
produzione; - il tipo di prodotto e la sua eventuale dichiarata
saldabilità; - il marchio di identificazione del prodotto
depositato presso il Servizio Tecnico Centrale; - gli estremi
dell'ultima attestazione di deposito conseguito, in caso di prove
periodiche di verifica della qualità; - la data del prelievo, il
luogo di effettuazione delle prove e la data di emissione del
certificato; - le dimensioni nominali ed effettive del prodotto,
i risultati delle prove previste, ivi compresi i controlli
dell'aderenza per le barre ed i fili ad aderenza migliorata
indicando anche quale delle ineguaglianze (A) o (B) dell'Allegato 6
risulti verificata; - l'analisi chimica per tutti i prodotti
dichiarati saldabili o comunque utilizzati per la fabbricazione di
prodotti finiti elettrosaldati; - le elaborazioni statistiche
previste dagli Allegati 3, 4, 5 e 8 delle Norme Tecniche.
I.2.5. Conformità statistica Per quanto
concerne la conformità statistica, ferma restando la facoltà del
produttore di utilizzare metodi di propria scelta, purché validi e
dichiarati, è possibile fare riferimento ai test statistici di
confronto delle varianze e delle medie delle due serie di dati,
secondo i classici procedimenti del controllo della qualità, ad
esempio secondo le UNI 6809-72 e 6806-72. Il Servizio tecnico
centrale si riserva la facoltà di non accettare le analisi di
conformità statistica che ritenga non valide o non
conformi.
I.3. Lamiere grecate e profilati formati a
freddo I prodotti di cui al IV capoverso del punto
2.0. (parte seconda) delle Norme Tecniche (elementi di lamiera
grecata, profilati formati a freddo, ivi compresi i profilati cavi
saldati non sottoposti a successive deformazioni o trattamenti
termici) debbono essere realizzati utilizzando lamiere o nastri di
origine qualificati conformemente all'Allegato 8. I produttori
possono, in questo caso, derogare dagli adempimenti previsti al
punto 2.1. dell'Allegato 8 delle Norme Tecniche relativamente ai
controlli sui loro prodotti (sia quelli interni che quelli da parte
di un laboratorio ufficiale) ma devono fare riferimento alla
documentazione di accompagnamento dei materiali di base, qualificati
all'origine, da essi utilizzati. Pur con questa eccezione, il
produttore è ugualmente tenuto a dichiarare al Servizio tecnico
centrale la fabbricazione dei prodotti, realizzati con materiale
base qualificato. I prodotti finiti devono essere marchiati,
secondo le modalità previste dal punto 2.5. dell'Allegato 8 delle
Norme Tecniche. Il produttore del prodotto finito è tenuto al
deposito del marchio presso il Servizio tecnico centrale. La
dichiarazione sopracitata, nonché il deposito del marchio, devono
essere confermati annualmente al Servizio tecnico
centrale.
I.4. Prescrizioni per il commercio I
commercianti sono tenuti ad assicurare una gestione fisicamente
distinta dei materiali qualificati e tra questi ed eventuali altri
prodotti destinati ad usi diversi da quello strutturale. Devono
altresì garantire, per tutti i prodotti, sia per cemento armato sia
per strutture in acciaio, il rispetto degli ultimi due capoversi del
punto 2.5 dell'Allegato 8.
I.5. Prodotti provenienti da paesi extra
comunitari È necessario che il produttore estero, con
sede ed unità produttiva al di fuori della Comunità Europea, nomini
un suo mandatario, con sede in Italia, che diviene responsabile e
costituisce il tramite tra Servizio tecnico centrale e
produttore.
L. Raccomandazioni riepilogative sul controllo dei
materiali e prodotti Sulla base di tutto quanto
precede, non può non ribadirsi l'assoluta necessità che tutto il
processo di produzione, qualificazione, controllo ed accettazione
dei materiali destinati alle opere di ingegneria strutturale si
evolva secondo le prescrizioni fissate dalle norme e secondo le
indicazioni e disposizioni supplementari fornite con la presente
circolare. Pertanto tutti gli operatori (committenti, produttori,
importatori, commercianti del settore, imprese, direttori dei
lavori, laboratori, uffici di controllo, collaudatori), ciascuno per
la propria sfera di competenza, vorranno rispettare, ed esigere il
rispetto delle prescrizioni suddette.
In
particolare:
- ai
produttori di acciaio si rammenta la necessità di depositare
con la dovuta tempestività presso il Servizio tecnico centrale la
documentazione occorrente per il mantenimento della qualificazione;
si rammenta altresì l'esigenza di corredare tutte le forniture della
prevista documentazione al fine di non creare incertezze e
confusioni che possono portare al rifiuto delle forniture
stesse;
- agli
importatori di acciai provenienti dall'estero - in
particolare dai Paesi extracomunitari - si raccomanda di garantirsi
che i prodotti importati, debitamente marchiati, siano accompagnati
dalla documentazione di rito per poter essere immessi sul mercato
nazionale come prodotti qualificati;
-
analoghe prescrizioni si rivolgono ai commercianti del
settore, sia per il controllo del marchio, sia per l'acquisizione di
tutte le documentazioni necessarie per le forniture ai cantieri di
utilizzazione; documentazioni che possono essere responsabilmente
rilasciate anche in copia conforme, salva la facoltà degli aventi
diritto di richiedere l'esibizione dei documenti
originali;
- alle
imprese utilizzatrici si raccomanda di adottare la massima
attenzione nell'acquisto dei prodotti, tenendo ben presente che
all'eventuale vantaggio economico derivante dall'acquisto di
prodotti non conformi è legato il rischio di controversie e del
rifiuto dei prodotti stessi da parte della direzione dei lavori e
della committenza;
- per
quanto concerne, in particolare, l'esecuzione di strutture in
cemento armato precompresso a cavi post-tesi, si evidenzia
l'obbligo di impiegare sistemi di ancoraggio rientranti tra quelli
la cui documentazione risulta depositata presso il Servizio tecnico
centrale, nonché di utilizzare personale qualificato sia nella fase
di tesatura dei cavi che nella fase di iniezione degli
stessi;
- ai
direttori dei lavori, ai quali - come detto - le norme affidano
il giudizio definitivo sulla utilizzazione dei prodotti, è appena il
caso di ribadire che, proprio per l'importante funzione che sono
chiamati a svolgere, è essenziale la più scrupolosa osservanza di
tutte le prescrizioni normative e delle disposizioni della presente
circolare, sia per i controlli preliminari che per quelli
definitivi;
- analoga
rilevanza assume la funzione dei laboratori abilitati
all'esecuzione delle prove di qualificazione e di accettazione.
Essenziale, quindi, ribadire l'esigenza che tale funzione si
esplichi con il pieno rispetto delle procedure di prova, per quanto
attiene alle sperimentazioni e con assoluta neutralità, per quanto
attiene alle certificazioni rilasciate;
- per
quanto concerne i collaudatori si richiama quanto previsto
dalle norme tecniche in materia di accertamento sui controlli dei
materiali, accertamenti che dovranno riguardare sia la frequenza che
i risultati dei controlli stessi.
Si
confida nella professionalità e nella collaborazione di tutti gli
operatori del settore, i quali vorranno tenere ben presente che
qualsiasi deroga alle procedure di controllo, finalizzate a
garantire la sicurezza delle costruzioni e la pubblica incolumità,
comporta l'assunzione di rilevanti responsabilità, anche sotto il
profilo penale.
Il
Servizio tecnico centrale, dal conto suo, opererà con la massima
incisività, anche in collaborazione con i competenti Uffici di altre
amministrazioni, per assicurare il pieno rispetto delle prescrizioni
contenute nelle norme tecniche e nelle presenti
istruzioni.
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