Il sogno sulla continuità del tempo

Diversi anni or sono, feci uno strano sogno. Una riflessione ipnotica, nella fase REM del sonno, che non avevo mai fatto, almeno all'epoca, nella vita da sveglio. Eravamo io ed una persona a me molto cara e, girovagando assieme per i sentieri onirici della mia mente, incontrammo uno strano meccanismo. Realizzai subito che ciò che vedevo era un "macchina del tempo". Preso al solito dal mio entusiasmo di sperimentatore del possibile e dell'impossibile (questa condizione assai più frequente della prima), decisi immediatamente di provare quella formidabile macchina. Così invitai la mia riluttante compagna a seguirmi in quella sconsiderata avventura. Lei però, molto più saggia di me, mi sconsigliò di andare mentre mi informava che lei non mi avrebbe comunque seguito. Fu allora che sul mondo magico ed irreale della dimensione onirica, sorse il sole della razionalità, di norma del tutto estranea a quelle latitudini. Percepii con estrema chiarezza, che se mi fossi avventurato nel viaggio nel tempo, non avrei potuto rivedere mai più la mia compagna. Quel conflitto ancestrale fra ragione e pulsioni istintive, fra sogno, fantasia e razionalità, mi fecero destare d'improvviso. Dopo attimi di stordimento accesi la luce del comò e realizzai con lucidità come quanto intuito nel mio breve ed intenso delirio onirico, fosse denso di razionalità. Infatti se avessi compiuto un qualsiasi viaggio avanti od indietro nel tempo, come avrei potuto tornare indietro? Non pensavo all'anno, al giorno e neppure all'ora od il minuto. Intervalli concepibili e facilmente definibili. Pensavo al millisecondo, al nanosecondo od alla miliardesima parte di esso. Come poteva essere definito l'ISTANTE di partenza? In nessun modo. Mi sarei così ritrovato per sempre disperso nella continuità della dimensione temporale. Sarebbe bastato sbagliare di un frazione infinitesimale di tempo per NON tornare all'istante dove si trovava la mia compagna, per vivere per sempre l'uno senza l'altra, irrimediabilmente relegati in universi paralleli, che mai si sarebbero più intersecati. Ricordo che allora mi meravigliai del perché a nessun sceneggiatore di science fiction, improntate a questo genere, fosse mai venuto in mente questo banale, ma per nulla scontato, paradosso ...

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