La segèstria ed il suo carnefice.

La storia inizia con la lettura qualche tempo fa di un interessantissimo libro sugli imenotteri ed il loro comportamento scritto da un entomologo, vissuto nella seconda metà dell’ottocento (gli imenotteri sono insetti assimilabili alle vespe, per intenderci). Lo studioso in questione riporta nel suo libro un’interessante osservazione in merito ad una piccola vespa, ed  un aracnide, piuttosto grosso per le nostre latitudini, la segestria.
Non fatevi impressionare dai nomi. La segestria è quel ragno nero che fa protrudere le proprie zampe dal buco dove si rintana, di solito nei vecchi muri. L’avrete di sicuro visto tutti. La vespetta si aggira svolazzando, nelle tarde sere d’estate, alla ricerca di questo ragno. Qualcuno penserà che si voglia suicidare. Macché. Si da al caso che sia un’abilissima maestra di arti marziali. Stuzzica il ragno con il battito delle proprie ali e quando questo si lancia fuori dalla tana per afferrarla con i suoi uncini velenosi, lei lo afferra prontamente con le sue mandibole e, sfruttando il suo stesso slancio, lo scaraventa in terra. Una mossa degna di una cintura nera di judo di consumata esperienza. Il ragno, una volta fuori dalla tana, ha perso molta della sua aggressività, è disorientato e indifeso. Cosa ti combina allora la perfida? Vola sopra di lui e le propina un’iniezione del suo veleno, con abilità chirurgica e notevoli nozioni di anatomia aracnoide, esattamente nel punto dove la segèstria ha i suoi gangli nervosi! Il veleno non uccide la segestria, ma la paralizza. Poi la spietata vespetta, con sforzi immani (il ragno è molto più grosso di lei), riporta la sua preda nella propria tana, vi depone le uova e chiude alla meglio l’accesso al covo del ragno. Dopo quindici giorni nascono poi le piccole vespette, che affamatissime, si lanciano sul ragno paralizzato ma ancora vivo, e vivo se lo divorano. Notate bene. La vespa ha paralizzato e non ucciso il ragno perché altrimenti, alla schiusa delle uova, i neonati non avrebbero trovato che una secca carcassa. Pensare che questa orrifica scena si ripete migliaia di volte sotto i nostri occhi, senza che ce ne accorgiamo. Personalmente ho assistito anch’io a tutto ciò e chiunque abbia la pazienza ed il tempo di buttare via un’oretta vicino ad un vecchio muro, in qualche tardo pomeriggio d’estate, ha buone probabilità d’osservarla.
Quanti stupefacenti domande e perplessità nascono però da quest’osservazione! Come fa la vespa a conoscere l’esatta ubicazione dei gangli nervosi del ragno? Del resto se lo pungesse altrove la sua puntura non provocherebbe praticamente nessun effetto. Come ha fatto a sviluppare questa sorprendente abilità? Ancora una volta il "quantum entanglement" (intreccio quantistico) riscuote il suo tributo...  i destini di questi due esseri sono inevitabilmente interconnessi, come tutto lo è nel nostro universo non locale...

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