I prioni (Prions)

Un giorno ci si accorse che una forma estremamente elementare di vita i virus erano la causa di tremende epidemie, taluni mortali. Il vaiolo, l’influenza pandemica, l’epatite B o C. Alla fine della grande guerra, la “spagnola”, si aggiunse alla follia umana, con tutta la proprio furia devastatrice. Nella grande guerra morirono circa 9,2 milioni di soldati. Il virus pandemico uccise quasi 100 milioni di persone!!

Quest’eccidio della natura passò poi alla storia come influenza pandemica. Gli esperti dicono che il fenomeno potrebbe ripetersi e si sta già lavorando per preparare vaccini adeguati. Ma cos’è in fondo un virus? Qualche decennio fa la risposta era che un virus è la forma più elementare di vita. Anzi, un qualcosa che vive in una zona d’ombra, un estremo confine, fra vita e materia inanimata. Il virus è composto in realtà solo da un capside proteico e da un  filamento di DNA o RNA (retrovirus). Nel DNA e nell’RNA è contenuta l’informazione per costruire altri virus. Così questo mostro nanometrico, visibile solo al microscopio elettronico, inietta il proprio contenuto genetico nella cellula, la quale, ingannata da questo cavallo di Troia molecolare, non ha neppure Cassandre a cui non prestar fede, e devolve, in un altruismo inconsapevole e suicida, tutto il proprio apparato di sintesi proteica, per produrre nuovi virus. Alla fine, in una sorta di horror fantascientifico stile Alien, scoppia e libera milioni di nuove particelle virali che infetteranno a loro volta migliaia di altre cellule e così via sino alla morte dell’organo colpito, ed in ultimo, dell’individuo. Così morivano e muoiono coloro che vengono colpiti da infezioni virali letali.

Non c’è farmaco contro i virus, poiché ucciderli significa uccidere la cellula e quindi noi stessi. Unica eccezione, i retrovirus, poiché posseggono un enzima unico, a loro peculiare, chiamato “reverse transcriptase” o transcrittasi inversa, che consente a queste “microscopiche cose” di trasformare il loro RNA in DNA. Processo basilare per iniziare il proprio ciclo di replicazione. 

Però la complessità del creato non ha limiti e la soluzione di continuità fra materia vivente e mondo inanimato si spinge oltre, sino a sfumare quel già esile confine esistente con i virus. I prioni. La parola deriva dall’inglese “proteinaceous infections” (Prions). Infezioni da materiale proteico. Già proprio la famosa storia della mucca pazza. Pensate, una proteina indispensabile per il funzionamento del cervello, ha una struttura chiamata ad “alfa-elica”. Per qualche ragione non ben compresa, si trasforma spontaneamente in una struttura cosiddetta a “foglietto beta”. Per farvi capire. Sarebbe come se intrecciassimo due filamenti di spago in un modo e due altri filamenti in un altro modo, sbagliato.

Il fatto è che in natura nulla è statico ma tutto si trova in un cosiddetto equilibrio dinamico. Così i quattro filamenti di spago si arrotolano e si srotolano in continuazione. Quindi se uno arrotolato nel modo giusto, viene casualmente a contatto con quello arrotolato nella maniera sbagliata, quest’ultimo prevale e fa da stampo all’altro, inducendolo ad arrotolarsi ad esso, nel modo sbagliato. Così inizia il processo e man mano che procede, i filamenti proteici beta (sbagliati) sostituiscono gli alfa (giusti) sino a formare aggregati molecolari di grosse dimensioni che distruggono il neurone e quindi il cervello. Questo perché il foglietto beta, maligno, ha un’entalpia strutturale minore dell’alfa e quindi è più stabile. Vi ricordate il secondo principio della termodinamica? Eccolo ancora qui a riscuotere il suo tributo. L’acqua dei fiumi scorre a valle, le alfa-eliche dei prioni cerebrali si trasformano in foglietti beta e causano la morte, per la stessa identica ragione. Il tutto continua a scorrere, dall’intuizione di Eraclito ad oggi, e così continuerà finché sarà il mondo. Einstein si chiedeva perché Dio gioca a dadi con l’uomo e con il suo destino?

  Home page