Il ragno ballerino (daddy long legs) ed il "quantum entanglement" o intreccio quantistico

Mi chiedo spesso, da biologo ricercatore, come un illustre personaggio quale Darwin è stato, non abbia riflettuto abbastanza di come sia talvolta persino banale sfatare la sua teoria evolutiva in molti casi. Di certo sono molto “eretico” in questo tipo di funambolici esercizi di pensiero. Però se qualcosa confligge con ciò che è osservabile, mi rimane davvero difficile voltarmi dall’altra parte. Ho già avuto modo di esprimere il mio criticismo sulla teoria dell’evoluzione nel post “La complessità irriducibile” usando argomentazioni forse un pò cerebrali e non di semplicissima lettura. In fondo però basta guardarsi attorno e riflettere. Esplorare l’oggettivo osservabile con la mente scevra da pregiudizi. Promuovere così sino alle estreme conseguenze quella logica dell’oggettività, tanto cara a J.J. Monod ed inventata dal fondatore del pensiero scientifico moderno: Galileo Galilei. Pensavo. Avete mai sentito parlare di “Daddy long legs”, il ragno ballerino in italiano? Questo aracnide, comunissimo nei nostri garage, se percepisce che la tela è urtata con eccessiva violenza, realizza subito che non si tratta di una preda, ma di un potenziale predatore o comunque di un essere pericoloso per la sua sopravvivenza. Mette allora in atto la sua sbalorditiva tecnica difensiva. Inizia a imprimere alla tela un movimento oscillatorio che supera, in frequenza, quel decimo di secondo necessario alle cellule sensitive della retina per fissare le immagini e pertanto scompare dalla nostra vista. Stupefacente? Certo. Però lo è ancora di più la seguente domanda: come fa ad esistere un rapporto, un qualche rapporto, fra un aracnide e la sofisticatissima struttura percettiva dell’occhio? L’aracnide “sa” a quale frequenza deve riuscire ad oscillare per impedire di essere visto e magari predato. Non può averlo imparato da solo e poi: perché questa sofisticatissima tecnica e non un’altra? L’unica deduzione deducibile e che esiste una connessione non locale fra noi e lui. Ecco che ancora una volta la visione olistica riscuote il suo tributo, stavolta a scapito della teoria evolutiva. Tutto è interconnesso con tutto. I fisici della meccanica quantistica lo chiamano “quantum entanglement”, ovvero intreccio quantistico. Riprendo infine per un attimo un tema parzialmente trattato. L’universo delle tossine animali. Penso ai veleni dei serpenti o a quello di qualsiasi altro essere vivente dotato di queste armi micidiali. I veleni sono di solito delle misture di tossine e ognuna di queste ha un proprio “target” o bersaglio se preferite. Le emolisine che distruggono i globuli rossi, le neurotossine che paralizzano il sistema nervoso. Meraviglie della Natura penserete. Già, ma chi ha detto a questi esseri velenosi che il sistema nervoso è qualcosa di molto vulnerabile per ogni essere vivente? Gli insetti tutti,  hanno poi solo gangli nervosi localizzati in particolari punti del loro corpo. Quando sono catturati e uccisi, il predatore inietta proprio nei gangli nervosi il suo veleno. Come fa il predatore a conoscere l’anatomia degli insetti che preda? Come fanno alcuni esseri a produrre emolisine se non hanno neppure un sistema circolatorio, né tantomeno globuli rossi? Ancora una volta abbiamo davanti agli occhi quello che la filosofia indù aveva intuito da millenni (rimane in ogni caso la domanda: chi lo aveva detto a questi antichi popoli?). Tutto è interconnesso con Tutto Ciò che Esiste in maniera "non locale".

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