"Se cerchi gli angeli... non guardare molto lontano.. essi non sono distanti.. ma sono qui.. vicino a noi.. vestono i nostri abiti, sorridono con il nostro volto.. vivono in noi."  

Lo sconcerto per un insolito evento. L’incontro con un Angelo?

Voglio raccontare una stranissima storia, vissuta circa due anni or sono. Dove lavoro c’era (e c’è) una ragazza bellissima che sempre ha colpito i miei occhi, oltre che la mia fantasia. Una bellezza rara, non tanto per il corpo particolarmente ben modellato, non è  particolarmente sexy, per intenderci, ma una bellezza attribuibile soprattutto al volto. Davvero bellissimo. Occhi neri, allungati, capelli corvini che le cadono sulle spalle, volto da cerbiatta. Lo sguardo di solito profondo e pensoso,  si scioglie talvolta in irresistibili sorrisi. Il suo viso allora s’illumina e lascia davvero intuire una non comune intelligenza. Una rarità, insomma, come poche ce ne sono. Un ammirazione  squisitamente platonica la mia. Del resto non ho mai avuto nessuna occasione di conoscerla. Inoltre sapevo e so che è sentimentalmente molto impegnata. Poi, non ultimo, io non sono affatto, per attitudine psicologica, il tipo che cerca di circuire tutte le donne che incontra. Così mi sono sempre limitato ad apprezzare, ammirato, la sua bellezza tutte le volte che mi capitava sott’occhio (pensando: ma guarda cosa ti combina la Natura, quando ci si mette d’impegno!). Tutto qui. Fino ad un giorno almeno. Uno dei più strani della mia vita.

Ero in ospedale ed una persona a me cara era stata giusto trasferita in sala operatoria, per essere sottoposta ad un intervento chirurgico. Ero naturalmente in ansia e passeggiavo nervosamente per i lunghissimi corridoi di quell’immenso ospedale, aspettando l’esito dell’intervento. Camminai molto, senza meta. Giunsi alla fine in un atrio assai distante dal reparto dove mi trovavo e da dove ero partito, camminando assorto nei miei pensieri. L’atrio era un’area che sembrava quasi abbandonata, non c’erano né sedie, né altre cose, tranne la porta di un ascensore. Mentre stavo per andarmene, giusto in quel preciso istante, l’ascensore si apre ed indovinate chi ne esce? Già proprio quella ragazza, od almeno così ho creduto. Esce dall’ascensore, si guarda un attimo intorno, mi scorge, e mi indirizza uno spontaneo quanto generoso sorriso, salutandomi cordialmente con un caldo e sonoro “Ciao!!” La guardo sbigottito, voglio replicare al suo saluto ma non ne ho il tempo, lei subito rientra nell’ascensore e scompare. Vicende simili si sono ripetute con questa persona, per ben altre 3 volte! Per quanto sembri assurdo, gli incontri, si sono sempre verificati in situazioni in cui ero felice, oppure preoccupato per qualche persona cara (le persone erano talvolta diverse).

La prima volta, quella dell’ospedale, interpretai il tutto come una fortuita seppur straordinaria coincidenza. Pensate: io avevo preso un giorno di libertà, lei evidentemente pure, ci trovammo entrambi, nello stesso istante, nello stesso luogo, dove nessuno dei due voleva o doveva essere! Conoscete il teorema della probabilità composta? Beh, non credo sia comunque necessario per realizzare come le probabilità associate a questa coincidenza, siano pressoché assimilabili a quelle di un sei al superenalotto. Quando poi a lavoro incontrai ancora quella ragazza e la salutai, lei mi guardò stupita e non rispose affatto al mio saluto. Aveva sicuramente notato i miei usuali sguardi a lei indirizzati e forse interpretò quel saluto come un sorta di avance. Mi lanciò, contrariata, una fugacissima occhiata come avesse voluto dire: “…e adesso cosa vuole questo cretino? Vuole provarci?”.

Chi era allora quella ragazza dell’ospedale? Era veramente la stessa persona che avevo incontrato tante volte a lavoro? Perché le capitò di sorridermi e salutarmi, sia pure sempre in modo estremamente fugace (strano, no?), sempre lei per prima, in situazioni in cui IO mi trovavo in particolari stati d’animo, quali ansietà o gioia, per ben 4 volte in tutto? Perché fuori da quegli ambiti, mi ha sempre assolutamente ignorato? Avrei forse dovuto fermarla, raccontarle tutto, chiedendole magari spiegazioni, avrei davvero dovuto farlo? Non ne ho mai avuto il coraggio...

Nel mio immaginario era come se qualcuno, infinitamente benevolo, da qualche remota dimensione, avesse voluto inviarmi un messaggero, per rassicurami (per puntualizzare: la parola angelo deriva dal greco àngelos e significa giusto messaggero). Del resto questo “qualcuno”, nella sua esternazione di infinita bontà e di supporto al mio animo sofferente, non poteva mandarmi una qualsiasi persona. Come avrei potuto notarla? Chi allora meglio di quella bellissima ragazza (o “qualcosa” con le sue sembianze) che albergava piacevolmente nella mia mente e nella mia fantasia? Era davvero un Angelo? Chissà. A me piace immaginare che lo fosse davvero…