Onore alla memoria.

Ho scritto su mio padre, su mio nonno, su mia nonna. Gente appartenuta ad un tempo andato e che hanno saputo vivere con grande dignità la loro vita. Voglio ora riportare la testimonianza di un mio prozio, il cui immenso coraggio, lo porto dentro il cuore con grande orgoglio. Voglio pertanto proporlo alla vostra attenzione nonché immortalare in queste poche righe, i miei sentimenti di grande stima nei suoi confronti. Si chiamava Agostino. Ebbe la sfortuna di nascere nel momento sbagliato, l’Italia fascista. Agostino non si piegò mai alle violenze del regime e rispose sempre, colpo su colpo, alle violenze dello squadrismo. Fino a quando non lo uccisero in un imboscata ... Onore a te Agostino, sai che ti porto sempre nel cuore come tutti gli altri componenti della mia famiglia che mi pregio e mi pregerò, finché vivrò, di onorare sempre ...

Ecco una testimonianza postuma, scritta da un antifascista del luogo dove aveva vissuto lui e la famiglia dei miei nonni.

 

“TESTIMONIANZE DI B. G. SU AGOSTINO F.

Agostino F. apparteneva ad una famiglia di agricoltori, proprietari del podere da essi condotto. Famiglia laboriosissima, che però non si faceva illusioni come molti piccoli coltivatori diretti della zona dove abitavano. I F. erano in linea, quindi, con gli altri lavoratori. Erano organizzati nelle leghe rosse e questo dette motivo di infierire in modo particolare contro di loro.

I bellicosi fascisti locali, nel 1921, aggredirono un fratello mezzano di Agostino che per le percosse dovette perdere un occhio. La famiglia F. denunciò gli autori alla magistratura per cui, dopo istruita la causa, vennero rinviati a processo i responsabili. Questo bastò per rendere più accaniti i fascisti contro detta famiglia; tutto fu tentato per far ritirare la loro accusa, erano frequenti, nella notte, le sparatorie contro la loro casa. Ma Agostino non subiva passivamente tali violenze e reagiva; ciò rendeva più prudenti gli assalitori. Una volta li prese alle spalle, i fascisti fuggirono via terrorizzati, poi reclamarono dicendo di essere stati aggrediti dal F. e questo bastò alle Autorità di Pubblica Sicurezza per requisire i fucili da caccia ai F. Anche per la denuncia ai fascisti, sempre rimandata, tutto si appianò: venne l’amnistia per i reati commessi per “fini nazionali”!

I F., a cui non era più possibile vivere dove avevano sinora vissuto, comprarono un appezzamento di terra altrove e qui si trasferirono, ma Agostino, a cui l’ingiustizia sofferta non dava pace, non era prudente come gli consigliavano in casa, e non poteva sopportare di essere privato del permesso di caccia. Così faceva senza.

Un giorno di festa attraversò il paese di S. con il fucile a tracolla e questo parve troppo ai fascisti locali, che lo assalirono. Lui non perse la calma, si mise con le spalle al muro e li invitò a farsi avanti; essi, naturalmente si guardarono bene dal farlo, così Agostino tornò liscio a casa.

La notte, quando lo sapevano in paese, facevano in modo di disturbarlo per convincerlo che non era aria per lui. Una notte, mentre si accingeva a tornarsene a casa, al passaggio a livello di Via di S., non osando affrontarlo in dieci, gli fecero una violenta sparatoria, non lo colpirono e non lo impaurirono. Ma una signorina presente, terrorizzata, svenne.

Un’altra notte decisero di affrontarlo in campagna: si appostarono alla scesa dei C. e fermarono quanti passavano di là; lui non lo presero, ma un disgraziato, che tornava da casa della fidanzata dovette, per la paura, starsene a letto per una settimana.

L’arresto che Agostino dovette subire nel 1931, invece di renderlo più prudente lo fece esaltare maggiormente e dopo oltre sei mesi di prigionia era diventato ancora più temerario. Ora veniva più spesso in paese e quando incontrava qualcuno dei suoi persecutori, lo affrontava minacciosamente. Più di uno ne picchiò. Ed in particolare si inferociva contro un tale che lo aveva colpito mentre era ammanettato. Erano i fascisti che ora si dovevano difendere da lui. E fu lo stesso Agostino che facilitò al massimo il piano escogitato per disfarsi di lui. Fu incoraggiato a cacciare nella “bandita” di S., dove, adducendo a giustificazione la caccia di frodo, lo “assassinarono” comodamente (aprile 1942). Fu preso sotto il fuoco da una decina di armi e fu colpito in tutta la persona dalla testa alle gambe, rimanendo fulminato. Morì lasciando moglie e due orfani. Così più di un gerarca poté rincominciare a dormire tranquillo, Agostino era diventato un pericolo per questi signori.”

Addio Agostino. Spero che il tuo sacrificio, come quello di tantissimi altri, non debba mai essere giudicato vano....