Andrea , voglio chiamarlo cosė era un gran disegnatore, certo
č che il suo essere artista č il risultato di una miscela incredibile di doti : un gran
tratto,un umorismo nero che si lasciava andare ad attimi di dolcezza cosė
delicati che la parola "Poesia" potrebbe intimidirsi..
Una generazione si č vista ritratta nei suoi racconti profondamente autobiografici
che narrano di okkupazioni di eroina di clubbini e di Girelle Motta , un ritratto crudo
del suo tempo (anni 70/80) visto con gli occhi di chi ci viveva ma manteneva il distacco
necessario per giudicarlo. Una generazione Zanardi ? Uno specchio del suo tempo?
Forse. Ma qui miei cari sbarbi si va oltre. Poichč nelle sue opere vivono istinti e
sentimenti sempre attuali che parlano dell'uomo e delle sue paure ,delle sue
debolezze, della sua voluntas, di quello che lo rende tale.
Questo suo essere sempre attuale questa ottica universale lo corona indubbiamente
"Poeta" (anche se della corona APAZ non saprebbe che farsene e preferirebbe i
Limoni n.d.r.) e spiega la mia meraviglia e quella dei molti che affrontano il suo
lascito: Kilogrammi di carta e pennarelli e sogni ripassati a china o scolpiti con la
tempera e un grande vuoto per quello che non ha creato e che ,ognuno ne č certo, sarebbe
stato "Bello".(draf) |