La prima declinazione latina (puella, puellae, puella, puellam, puella, puella --- puellae, puellarum, puellis, puellas, puellae, puellis) comprende: 1) - alcuni nomi femminili (absentia, bucca, cera, ...) 2) - il femminile di alcuni nomi che hanno i due generi (lupa, famula, ...) 3) - il femminile di alcuni aggettivi (bona, nova, ...) 4) - pochi nomi maschili oppur invarianti rispetto al genere (auriga, nauta, athleta ...) Questa declinazione termina in a, ae. Esempi si trovano nella tabella che segue. È possibile ottenere il "tema" di wueste parole cancellando la desinenza "...rum" al genitivo plurale. In Italiano le parole direttamente derivate mantengono il genere latino e la finale in a per il singolare. Sostanzialmente sono simili al tema della parola latina (a volte non modificata e a volte modificata secondo le relative regole di derivazione, ma sempre terminando in "a"). Per il plurale, i nomi e le forme femminili usano la terminazione e, mentre le forme ed i nomi maschili fanno uso della terminazione i. Esempi si trovano nella tabella che segue. In Francese le stesse parole tendono a mantenere il genere latino ed hanno, per il singolare la terminazione e. Per il plurale la terminazione è es. Se il singolare è invariante rispetto al genere, lo è anche il plurale.i In Piemontese, queste parole, al singolare, terminano in a, mentre il plurale femminile usa la terminazione e, ma parole e forme maschili, al plurale, continuano ad usare la terminazione a (in pratica le parole maschili, anche se terminanti in "a", tendono sempre ad essere invarianti in numero, con poche eccezioni). Esempi si trovano nella tabella che segue.
La seconda declinazione latina (lupus, lupi, lupo, lupum, lupe, lupo --- lupi, luporum, lupis, lupos, lupi, lupis bellum, belli, bello, bellum, bellum, bello --- bella, bellorum, bellis, bella, bella, bellis puer, pueri, puero, puerum, puer, puero --- pueri, puerorum, pueris, pueros, pueri, pueris) comprende: 1) - alcuni sostantivi maschili e neutri (populus, exemplum, liber, ...) 2) - il maschile di alcuni sostantivi con i due generi (lupus, famulus, ...) 3) - il maschile ed il neutro di acuni aggettivi (bonus, bonum -- novus, novum ...) 4) - alcuni nomi femminili (in latino) di città, regioni e di piante (Aegyptus, Corynthus, cabasus, humus ...) Notiamo subito che, nelle tre lingue esaminate, il genere neutro è scomparso collassando nel genere maschile. Esempi si trovano nella tabella che segue. anche in questo caso è possibile ottenere il "tema" di queste parole cancellando la desinenza "...rum" al genitivo plurale. In Italiano le parole direttamente derivate assumono il genere maschile (ad eccezione dei moni di città che mantengono il genere femminile latino). Per il singolare si usa la terminazione o (vedere il tema della parola latina) e per il plurale si utilizza la terminazione i. Esempi si trovano nella tabella che segue. In Francese queste parole sono maschili (eccetto i nomi di città). Per il singolare, in molti casi la vocale di terminazione cade, mentre in altri casi la terminazione è ancora e. Il plurale, salvo qualche eccezione, si ottiene sempre con l'aggiunta di una s al singolare. Esempi si trovano nella tabella che segue. In Piemontese, la maggior parte delle parole di questo tipo è maschile e, per il sungolare, la vocale finale cade. In qualche caso si mantiene la finale in o. La maggior parte di queste parole è invariante al plurale, comprese quelle terminanti per vocale. In qualche altro caso (poche eccezioni) si usa la terminazione i. Esempi si trovano nella tabella che segue. Richiamiamo qualche caso di interesse per questa derivazione. Prendiamo la parola latina "exemplum", il cui genitivo plurale è "exemplorum". Il tema sarà "exemplo" che in Italiano è diventato "esempio". Il plurale sarebbe "esempii" che collassa in "esempi". Il meccanismo di derivazione in Piemontese è analogo, ma la terminazione in "...o" è caduta. Il nome è maschile ed invariante al plurale e dunque "esempi", in Piemontese è tanto singolare quanto plurale. Nello stesso modo la parola latina "iudicium", attraverso "iudiciorum" ---> "iudicio" ha portato all'Italiano "giudizio" con plurale "giudizi". Analogamente a sopra, la parola piemontese perde la finale in "...o" e diventa invariante. Dunque in Piemontese "guidissi" è tanto singolare quanto plurale. Prendiamo ora il nome latino "liber, libri" e l'aggettivo "liber, libera, liberum", consideriamo l'accusativo singolare ed otteniamo, rispettivamente, "librum", liberum". Consideriamo poi il genitivo plurale evidenziando il tema ed otteniamo, rispettivamente, "librorum", liberorum". Se la desinenza "...um" dell'accusativo viene trasformata in "...o" si ottengono le due parole italiane derivate che sono "libro" e "libero", corrispondenti ai rispettivi temi delle parole latine. In Piemontese le due parole sono rimaste uguali al nominativo singolare latino e dunque "lìber", come nome, significa tanto "libro" quanto "libri" (invariante al plurale). Come aggettivo si ha "lìber" che significa tanto "libero" quanto "lìberi", e poi, al femminile, rispettivamente per singolare e plurale "lìbera" e "lìbere"
Nella terza declinazione si ha una notevole varietà di classi di nomi dei tre generi ed aggettivi. Non si riportano tutte le possibili forme di declinazione, ma solo qualche esempio: miles, militis, militi, militem, miles, milite, --- milites, militum, militibus, milites, milites, militibus caput, capitis, capiti, caput, caput, capite, --- capita, capitum, capitibus, capita, capita, capitibus turris, turris, turri, turrim, torris, turri, --- turres, turrium, turribus, turres, turres, turribus. Si hanno: 1) - sostantivi maschili, femminili, neutri (miles, canis, panis, caput, radix, nox, lac, veritas, libertas, sanitas, pater, ambitio, ...) 2) - aggettivi con forme diverse per i tre generi (acer, acris, acre --- saluber, salubris, salubre (ma per questo anche salubris, salubre) ...) 3) - aggettivi con forma diversa per il neutro (dulcis, dulce --- equalis --- equale; aeternalis --- aeternale; annualis --- annuale; ...) 4) - aggettivi con forma unica per i tre generi (dives --- vetus --- constans --- diligens ...) 5) - notiamo che i sostantivi con due generi hanno forme diverse e possono essere considerati sostantivi diversi (imperator --- imperatrix) Anche in questo caso è bene tenere presente l'accusativo singolare delle parole latine ed eventualmente il tema ottenuto dal genitivo plurale, benché ora non sia un meccanismo così immediato. La terminazione dell'accusativo presente (savo pochissime eccezioni - amussis, buris, ravis, sitis, tussis, vis ed i nomi di città e fiumi che hanno il nominativo in "...is") è "...em", e di norma questi nomi ed aggettivi, in Italiano, terminano in "...e". Vi è però una categoria di queste parole che in Latino hanno il nominativo e genitivo singolari rispettivamente in "...as", "...atis" che, sempre di solito, danno origine ai nomi italiani terminanti con "...à" accentata. Altra categoria analoga è quella dei nomi latini terminanti al nominativo e genitivo singolari rispettivamente in "...us", "...utis" che, spesso ma non sempre, danno origine ai nomi italiani terminanti con "...ù" accentata. Per queste due categorie si hanno di solito anche forme che si ottengono dall'accusativo singolare (forme non molto usate, poetiche o auliche). ad esempio da "virtus, virtutis" si ottiene l'italiano "virtù" ma anche "virtute, virtude", mentre da "salus, salutis" si ha soltanto "salute". Il Piemontese segue uno schema analogo e, approssimativamente, anche il Francese. Altri esempi si trovano nella tavola seguente. In Italiano, non sempre si conserva il genere del nome latino, ma di solito sì. Nomi ed aggettivi di ambo i generi hanno di solito la terminazione in "...e" al singolare ed in "...i" al plurale e sono dunque invarianti rispetto al genere. Qualora in Italiano la terminazione del singolare maschile sia in "...o", allora cade questa invarianza. Le terminazioni in "...à" sono comunque invarianti. Allora si ha cane, cani --- pane, pani --- capo, capi --- radice, radici --- notte, notti --- latte, (...), la verità, le verità --- la libertà, le libertà --- la sanità, le sanità --- padre, padri --- un posto salubre, i posti salubri, una stanza salubre, le stanze salubri --- il dolce, i dolci, la dolce metà, le dolci metà --- e così via. Altri esempi si trovano nella tavola seguente. In Francese notiamo innazitutto, in aggiunta a quanto detto prima per il plurale, che la terza declinazione latina ha, appunto, il nominativo plurale terminante in s e che anche questo può essere stato spunto per il plurale francese (e sicuramente per il plurale spagnolo, ma non allarghiamo troppo il discorso). In generale le parole francesi direttamente derivate da questa declinazione, perdono la desinenza (se ci si riferisce all'accusativo latino). Anche qui, dalla terminazione latina as del nominativo singolare, segue la terminazione é con accento acuto. Il femminile, ove applicabile, segue la regola dell'aggiunta della e. Si ha, brevemente: chien, chiens --- pain, pains --- nuit, niuts --- lait, (...) --- verité, liberté, sanité --- doux, douse, doux douses --- annuel, annuelle, annuels, annuelles --- constant, constante, constants, constantes --- e così via. Si nota che la s del plurale francese, se non è in "liason" con la parola che segue, non viene in pratica pronunciata, e questo avvicina molto il Francese orale al Piemontese. Altri esempi si trovano nella tavola seguente. Il Piemontese anche in questo caso segue più da vicino il francese, e continua a seguire il proprio modo di invarianza al plurale. Le forme maschili perdono quasi sempre la desinenza e sono, come base, invarianti rispetto al numero (salvo le eccezioni viste in grammatica). Nomi e forme maschili che terminano in "...o" oppure in "...e" sono comunque invarianti al plurale. I nomi solo femminili seguono la stessa regola e tendono ad essere invarianti al plurale ( come la mare, le mare per la madre, le madri. Le forme femminili di parole (nomi o aggettivi) con i due generi prendono molto spesso, e contrariamente all'Italiano, una a finale (nei modi visti in grammatica) e la cambiano in e al plurale. Vi sono comunque alcune eccezioni. In questo caso, dalla terminazione latina as del nominativo singolare, segue la terminazione à come per l'italiano. Si nota comunque che in genere le terminazioni piemontesi a, à vengono usate in generale non come in italiano, ma seguono più da vicino l'uso delle corrispondenti terminazioni francesi e, é. Allora si ha: ël can, ij can --- ël pan, ij pan --- ël cap, ij cap --- la radis, le radis --- la neuit, le neuit --- ël doss, la dossa, ij doss, le dosse --- la vrità, le vrità e così via. Altri esempi si trovano nella tavola seguente.
La quarta declinazione latina (manus, manus, manui (manu), manum, manus, manu --- manus, manuum, manibus, manus, manus, manibus genu, genus, genu, genu, genu, genu --- genua, genuum, genibus, genua, genua, genibus)comprende: 1) - sostantivi maschili e femminili che seguono la prima forma (spiritus, versus, manus, domus) 2) - sostantivi neutri che seguono la seconda forma (cornu, genu) In Italiano la derivazione diretta dai nomi naschili e femminili latini segue quanto visto per la seconda declinazione e la terminazione utilizzata è la o per il singolare e la i per il plurale. Interessante comunque notare che mano, femminile in latino, rimane femminile in italiano pur utilizzando desinenze maschili. Inoltre le derivazioni dal neutro, maschili al singolare, al plurale hanno di norma i due generi, che utilizzano la i al maschile e mantengono la a latina del nominativo plurale al femminile. Si ha pertanto: la mano, le mani --- lo spirito, gli spiriti --- il corno, i corni, le corna --- il ginocchio, i ginocchi, le ginocchia. In Francese esistono nomi femminili terminanti per consonante e quindi non è eccezionale che main sia femminile. La derivazione è come quella dei sostantivi della seconda declinazione, con caduta della vocale finale nel singolare e l'aggiunta di una "...s" per il plurale. Si ha: main, mains --- esprit, esprits --- la corne, les cornes --- genou, genoux. Si nota che corne ha derivato una forma femminile, probabilmente dal plurale latino (nel mondo animale le corna sono di solito a coppia). Il Piemontese ancora una volta segue più da vicino il Francese (salvo che per il plurale), ed applica quanto visto per la seconda declinazione. Dunque caduta della vocale finale ed invarianza rispetto al numero. Si ha: la man, le man --- lë spirit, j'ëspirit --- ël vers, ij vers --- ël còrno, ij còrno --- ël ginoj, ij ginoj. Si nota che nella parola "còrno" (come in qualche altra) la "...o" finale rimane, ma il plurale è ancora "còrno", nonostante la terminazione in ...o del singolare, secondo quanto già detto, e a suo complemento. Esempi nella tabella che segue.
Nella quinta declinazione (dies, diei, diei, diem, dies, die --- dies, dierum, diebus, dies, dies, diebus) sono compresi: 1) - Sostantivi femminili (res, fides, spes) 2) - Dies e meridies usati anche come maschili In Italiano la derivazione diretta da fides, attraverso l'accusativo singolare "fidem" porta a "fede", con plurale "fedi" (come per la 3^ declinazione), mentre da "spes", attraverso l'accusativo singolare "spem", deriva "speme" con plurale "spemi". Si ha però anche speranza, speranze che non è molto diretta, in quanto la radice mantiene solo traccia della primitiva. Si nota che da questa declinazione non derivano, direttamente, molte parole. In Francese la derivazione non è molto diretta e porta a "foi" ed "espoir", ma esiste anche il termine "esperance", che ha seguito un percorso di derivazione simile all'italiano. Il Piemontese in questo caso segue più da vicino l'italiano. Si ha "fé", e "speransa". In tabella qualche esempio.
Concludendo Premettiamo che, in Italiano, dalle cinque declinazioni latine derivano tre "classi" di sostantivi ed aggettivi. La prima comprende i nomi ed aggettivi che hanno il singolare in "...a" ed il plurale in "...i" se maschili ed in "...e" se femminili. La seconda comprende i nomi ed aggettivi maschili che hanno il singolare in "...o" ed il plurale in "...i" e nomi con differenza di genere tra i due numeri con singolare maschile in "...o" e plurale femminile in "...a". La terza comprende i nomi ed aggettivi tanto maschili quanto femminili o invarianti che hanno il singolare in "...e" ed il plurale in "...i". La prima deriva dalla prima declinazione latina e da una parte della quinta, la seconda deriva dalla seconda e dalla quarta declinazione latina, la terza deriva dalla terza e parte della quinta declinazione latina. Naturalmente a questo schema vi sono alcune eccezioni. Il passaggio da maschile a femminile, per nomi dei due generi e aggettivi, comporta soesso il cambio di classe. Volendo cercare uno schematismo analogo per il Piemontese, si può individuare una prima classe, che contiene nomi ed aggettivi terminanti al singolare in "...a". Se questi sono femminili il plurale termina in "...e", ma se sono maschili il plurale resta invariato in "...a". Anche la provenienza di queste parole presenta differenze rispetto all'Italiano, in particolare per quanto riguarda molte forme femminili degli aggettivi provenienti dalla terza declinazione che in Italiano rientrano nella terza classe (stesse forme per maschile e femminile) ed in Piemontese appartengono invece alla prima. Per tutti gli altri nomi ed aggettivi, la terminazione può essere in vocale, vocale accentata, oppure consonante, tanto per nomi e forme maschili quanto per nomi e forme femminili, e la regola è quella dell'invarianza al plurale. Vi sono alcune eccezioni, dicui la principale riguarda i nomi terminanti cin al consonante "...l" che formano il plurale cambiando questa in "...j". Lo schematismo italiano è quindi poco seguito. Il Francese non perde le forme plurali come il Piemontese. La "...e" finale indica facilmente, ma non sempre, la forma o il nome femminile al singolare (al plurale "...es"). La "...s" finale del plurale francese è spesso muta, e questo porta la forma orale del Francese ad avvicinarsi al Piemontese. Anche per il Francese vi sono molte eccezioni. |