Modellismo economico....anzi....gratuito

Progetto 5

Aerei di carta
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Il progetto del modello (parte 2)


Continuiamo con le altre parti del velovolo, piani di coda, e motori alari, che a volte possono presentare problemi (i motori in particolare).

I piani di coda (stabilizzatori e timone/i)

stab Per quanto riguarda gli stabilizzatori, ci si richiama essenzialmente alla strutture dell'ala, anche se qui la situazione è piuttosto diversa. Ci si riferisce in proposito alla relativa figura.
Un sistema normale di procedere è quello di disegnare la pianta degli stabilizzatori così come appare dalla pianta del velivolo, uniti per la parte occupata dalla fusoliera o dal timone, in modo analogo a quanto si era fatto per le ali. Anche in questo caso gli stabilizzatori possono avere vari tipi di bordo di attacco, ma è più facile imbattersi in bordi di attacco curvilinei, che quindi non possono essere trascurati.
Il profilo degli stabilizzatori è di norma simmetrico. Nella realizzazione del modello è spesso accettabile tanto esteticamente che funzionalmente un profilo piano. Gli stabilizzatori, poi, possono avere o non avere un diedro. Ciò premesso passiamo ad esaminare alcuni tipi di pianta per ottenere soluzioni possibilmente applicabili ad ogni modello.
Intanto diciamo che gli stabilizzatori possono essere connessi alla fusoliera oppure al timone. Nel primo caso possono essere a metà fusoliera o ad altre altezza fino a trovarsi sopra la fusoliera. nel secondo caso possono attraversare il timone oppure esservi connessi sopra. Infine i punto di attacco possono essere due, nel caso di aerei a travi di coda (due code).
Anche il timone può essere unico o multiplo. Nel primo caso è connesso alla fusoliera, nel secondo caso è connesso o agli stabilizzatori (lungo lo stabilizzatore o all'estremità), oppure ai travi di coda.
La figura illustra alcuni possibili sviluppi dello stabilizzatore. Si è già detto che la tecnica assomiglia a quella dell'ala, ma qui, di solito, se è necessario un diedro, si cerca di ottenerli con opportuno incollaggio delle linguette di fissaggio, in quanto non c'è spazio per farlo diversamente.
La figura A) indica stabilizzatori che attraversano la fusoliera, "pizzicati" tra due parti a scatola. La prima soluzione è quella di stabilizzatori in pezzo unico con profilo, che però richiede ce la sede in fusoliera sia esattamente sagomata. A proposito di fusoliere si vedrà che questo può presentare problemi per le ridotte dimensioni in gioco (per l'ala è più facile). La seconda soluzione riguarda uno stabilizzatore piano, dove una delle facce attraversa la fusoliera, mentre l'altra forma le due linguette che si attaccano lateralmente alla fusoliera. Conviene che quest'ultima sia la parte inferiore. Il colore delle linguette deve essere quello della superficie su cui vengono incollate.
La situazione B) è quella di uno stabilizzatore a metà altezza sul timone. Questa soluzione è praticabile solo se il bordo di attacco dello stabilizzatore è sufficientemente a freccia, altrimenti non vi è spazio per ricavare le linguette di fissaggio. Occorre prevedere mezzo intaglio sullo stabilizzatore e mezzo sul timone, in modo che i due possano incastrarsi. Se il profilo non è piano, occorre che l'intaglio sul timone sia leggermente inclinato per permettere la corretta incidenza, in quanto intradosso o estradosso dello stabilizzatore non sono orizzontali (vedi figura). Se poi anche il timone non è piano, allora questa soluzione si complica piuttosto. È ancora possibile la soluzione di due stabilizzatori completamente separati e collegati all'esterno, ciascuno con le sue linguette su intradosso ed estradosso. La soluzione non è rappresentata in questa figura, ma in quella in fondo alla pagina. È un po' complicato, in questo caso, metterli in opera correttamente.
La situazione C) e quella di stabilizzatori collegati al di sopra del timone di direzione. I due casi rappresentati si riferiscono a timone piano e timone con profilo. Si nota che con gli stabilizzatori in questa posizione, è bene che il timone abbia un profilo, che lo renda più robusto. Altrimenti gli stabilizzatori potrebbero risultare un po' ballerini.
La figura D) illustra uno stabilizzatore connesso tra due travi di coda. Le parti esterne vanno ad essere "pizzicate" nella struttura del trave. Anche in questo caso, se lo stabilizzatore ha un profilo, occorre provvedere alla corretta incidenza. Inoltre, poiché il bordo di attacco è curvato, o le linguette che entrano nei travi di coda non arrivano fino al bordo di attacco, oppure occorre praticare un piccolo taglio iniziale tra linguetta e parte curvata della superficie.
Infine la figura E) illustra piani di coda ellittici, per i quali non vi è altra soluzione facilmente praticabile che farli piani. Si usa la solita tecnica dello strato pizzicato, oppure si fanno indipendenti e connessi direttamente con linguette.

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Per quanto riguarda il timone di direzione, notiamo subito che di solito esso è connesso alla fusoliera tramite una deriva con curvatura tale da non consentire, in un unico pezzo, di fare le due parti unite per il bordo di attacco. Se il dimone deve risultare piano, si potrebbero unire le due parti per il bordo di uscita, ed in questo caso non vi sarebbero problemi. Di solito, però, l'effetto estetico è migliore quando il timone mantiene un piccolo profilo, ed allo scopo è necessaria la curvatura stretta sul bordo di attacco. In figura, allora, il timone viene scomposto in due (più approssimato) o the (meglio riprodotto) parti che possano essere connesse per il bordo di attacco.
A questo punto la figura contiene le spiegazioni necessarie e non dovrebbero esserci altri problemi per questo tipo di realizzazione. La figura illustra inoltre un caso (timone ellittico), in cui il timone deve essere fatto piano. Il caso di figura è relativo ad un timone connesso sullo stabilizzatore e passante al di sotto di questo. A parte i soliti tagli di incastro, in questo caso è necessario fare almeno una parte separata, per avere lo spazio onde ricavare le linguette di fissaggio. Questo tipo di timone è comunque difficile da far rimanere piano. Infine la figura qui sotto illustra due ulteriori possibili soluzioni.
Iniziando dalla seconda, di cui si è già parlato, viene illustrato un timone che può essere realizzato in un pezzo unico (non raccordato tramite deriva alla fusoliera). Questo tipo quindi si connette direttamente sulla fusoliera tramite le sue linguette, che sevono essere segmentate se il timone non è piano.
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Lo stabilizzatore è disegnato connettersi direttamente alla superficie del timone. Anche in questo caso, se il timone non è piano, la linea di attacco deve essere sagomata a seguire l'andamento della superficie del timone. Resta piuttosto difficile far sì che i due stabilizzatori restino allineati in tutti i sensi (in pianta, di fronte e con la giusta incidenza). Questo tipo di soluzione è sempice solo se tanto il timone come gli stabilizzatori sono piani.

La prima parte della figura, invece, illustra la connessione di timoe e stabilizzatore, ambedue con profilo, con stabilizzatore sopra il timone. Vi è un modo più semplice per fare questo ed è quello di fare lo stabilizzatore in pezzo unico senza interruzioni ed incollarlo a linguette ricavate sulla parte superiore del timone. La figura illustra una procedura più complessa e di miglior effetto, se viene realizzata correttamente. Gli incollaggi indicati sono comunque complessi da eseguire e ciascuno può escogitare un metodo efficiente. Può essere anche considerata l'eventualità di "chiudere" gli stabilzzatori solo dopo aver incollato la parte interna sul timone. È conunque una soluzione avventurosa.

I motori alari

È una parte piuttosto critica, che presenta una notevole varietà di realizzazioni. Qui differenziamo i motori radiali (come base a sezione circolare) e quelli in linea, la cui carenatura non è circolare. Distinguiamo ancora tra una realizzazione "a gusci" ed una "a scatole", anche se poi la distinzione non è così netta.
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La prima figura mostra una realizzazione di motore radiale a gusci. La forma circolare è data da un avvolgimento di base di una o più strisce di carta, che costituiscono anche peso di equilibratura, e che vengono avvolte su di un cilindro di diametro opportuno. L'avvolgimento resterà a sbalzo davanti all'alla ed è necessario che questa abbia il bordo di attacco perpendicolare all'asse del motore. Per la sua connessione all'ala il metodo utilizzato in figura è quello di predisporre un disco con linguette triangolari periferiche, al centro del quale viene incollata una striscia a losanga per una breve porzione della sua parte centrale. L'incollatura viene ulteriormente fissata con un punto metallico. Il tutto in modo da avere due lembi di srtiscia da connettere sopra e sotto l'ala. Prima di questo, però, il disco con striscia viene connesso a formare una base dell'avvolgimento fatto (le spire vanno incollate tra di loro). La connessione all'avvolgimento viene fatta con le linguette triangolari, attaccate all'esterno. Una ulteriore spira di carta più stretta viene quindi messa sulla parte di superficie cell'avvolgimento non interessata dalle linguette. In questo modo si evita lo scalino.
La parte cilindrica del guscio non presente particolari difficoltà. Se il muso non è raccordato (come il disegno assemblato in figura) sulla parte anteriore si trovano le linguette triangolari per il disco frontale, Se invece è raccordato (come lo sviluppo in figura), le linguette sono sagomate e colorate nella parte del raccordo e quindi terminano con il triangolino che si connette al disco frontale. Le parti di copertura coniche (in figura sono in una sezione sola, ma possono essere in più sezioni) sono più complesse da fare, in particolare quella superiore che deve seguire il profilo dell'ala. Le linguette triangolari sulla parte frontale di queste coperture si incollano sul nocciolo e vengono ricoperte dalla parte clindrica.
Le linguette che aderiscono all'ala sono ripiegate verso l'interno (per motivi estetici) ed il loro incollaggio non è affatto semplice. Il tutto può essere completato dal cono di ogiva dell'elica. Cono di ogiva, disco frontale e raccordo devono essere irrigiditi con colla a due componenti.

La soluzione "a scatola" è consigliata e si adatta tanto a riprodurre motori radiali come motori in linea. Utilizza una tecnica molto usata nelle fusoliere e si adatta bene anche a bordi di attacco obliqui. Come sempre si parte dalle tre viste del motore, con l'indicazione della posizione dell'ala. motor2
La figura a fianco indica la realizzazione di questo tipo di motore nel caso di profilo alare al centro della sagoma. le scatole chiuse che si collegano all'estradosso sono facilmente realizzabili ed incollabili, a differenza delle linguette del caso precedente (ovviamente pesano un po' di più). Il motore, in questo caso, può essere fatto completamente prima di essere montato e quindi la sua realizzazione può essere più accurata. La sagoma circolare è ancora ottenuta con una sriscia avvolta, che porta anche le linguette per fissare il disco anteriore ed eventualmente fare il raccordo. La striscia è più corta (basta un paio di spire) ed è connessa alle facce laterali della scatola. È anche prevista una strisciolina di carta su cui possono essere messi punti metallici o clips (se vi è spazio) da introdurre ed incollare all'interno della scatola nel caso serva peso di bilanciamento.
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Se il motore non è in asse con il profilo alare ma è "attaccato sotto" all'alla, allora la scatola centrale può correre lungo tutta o quasi la lunghezza del motore. Occorre sempre studiare accuratamente il raccordo all'ala, che può presentare problemi in quanto può essere molto piccolo, ma esteticamente indispensabile (ed a volte anche funzionalmente, in quanto a volte il motore tende ad inclinarsi verso il basso se nulla lo trattiene sull'estradosso).
Qui sopra viene abbozzata la realizzazione di un motore in linea connesso in questo modo.
Il bello della progettazione, comunque, è proprio quello di studiare la miglior soluzione per ogni singolo caso (ed i casi sono tanti). Nelle note qui sopra si è data giusto qualche idea, tanto per partire. Il principio è quello di scomporre la sagoma in parti realizzabili ed assemblabili.




lamoleTorino. La Mole Antonelliana.
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casa avanti

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