Secondo la mitologia il fuoco fu rubato agli dei da Prometeo...

 

Secondo la mitologia classica Prometeo, con l’acqua e con l’argilla plasmò il primo uomo e volle donare alla sua creatura anche il fuoco, rubandolo sull’Olimpo o, secondo alcuni, al dio Vulcano. Per questa colpa Giove lo fece incatenare su una rupe del Caucaso, dove un avvoltoio veniva a mangiargli il fegato, che ricresceva di notte. Dopo una lunga espiazione Prometeo fu liberato da Ercole e assunto in cielo.

Il fuoco donato agli uomini rappresenta l’intelligenza e le pene comminate a Prometeo sono i mali inseparabili da ogni conquista.

… ma nessuno sa veramente come avvenne la scoperta…

Si potrebbe cominciare col dire che il fuoco non lo hanno inventato gli uomini, ma la natura. Già centinaia di milioni di anni prima dell’apparizione dell’uomo esistevano sulla Terra dei "focolari", cioè fuochi dovuti ad incendi naturali: fulmini che si abbattevano su alberi, combustioni spontanee dovute a surriscaldamento di mucchi di vegetazione umida e compatta, e naturalmente vulcani, che con i loro lapilli, incendiavano sterpaglie e boschi.
I primi ominidi, milioni di anni fa, comparvero in zone altamente vulcaniche e quindi conobbero lo strano e temibile fenomeno del fuoco. Molti, forse, ne furono vittime.

 

… tuttavia la vera rivoluzione del fuoco è stata la scoperta del modo di produrlo.

La domesticazione del fuoco conobbe un’evoluzione graduale. Probabilmente la sequenza è stata di questo tipo:

  • Utilizzare tizzoni accesi tratti da incendi.

  • Conservare questi tizzoni in un focolare, alimentando la fiamma con altra legna.

  • Trasportare dei tizzoni nel corso di spostamenti, per continuare a possedere il fuoco.

  • Produrre direttamente il fuoco con strumenti adatti.

Oggi sappiamo che il fuoco si può produrre in vari modi: ma non sappiamo quale fu il primo ad essere inventato. L’uso della pirite ferrosa colpita con la selce sembra molto recente (10-15 mila anni fa), restano i classici due legnetti sfregati, oppure le scintille di lavorazione della selce cadute su foglie secche.
Quali che furono i "fiammiferi" della preistoria, è certo che gli erectus sapevano accendere il fuoco, come dimostrano le tracce negli accampamenti.

 

L’uso del fuoco portò numerosi vantaggi… 

Il fuoco cuoce i cibi…

Una volta che il fuoco ebbe un posto stabile negli accampamenti, si finì molto presto per scoprire il suo importante contributo nella alimentazione. Forse casualmente, assaggiando della carne bruciacchiata su un osso buttato sul fuoco, ci si accorse dei vantaggi della cottura: la carne era più tenera, meno gommosa, e questo permetteva soprattutto ai vecchi e ai bambini di disporre di un cibo nutriente e facilmente masticabile. Inoltre la cottura uccideva i parassiti ed eliminava le tossine rendendo alcune carni più commestibili. Forse contribuì a modificare alcune caratteristiche anatomiche, perché masticare carne cotta faceva lavorare di meno i muscoli e ciò avrebbe portato ad un alleggerimento della faccia e del cranio.

e ci ha resi più belli.

 

Il fuoco tiene lontane le belve…

Sebbene gli uomini primitivi fossero abituati da sempre a convivere con le belve, l’esistenza di un falò nell’accampamento ebbe come conseguenza di tenere alla larga i predatori, specialmente di notte, quando sono più attivi. Sfruttando questa paura del fuoco da parte degli animali, si potevano inoltre scacciare le iene da una carcassa; oppure con una torcia era possibile allontanare le api da un alveare.


…rendendo i nostri sonni più tranquilli.

 

Il fuoco vince il freddo ed il buio…

Accanto al focolare, la sera, gli ominidi per la prima volta potevano disporre di qualche ora di luce in più. Un momento durante il quale potevano preparare strumenti, affinando tecniche e scoprendone di più. L’osso ed i palchi di cervo, per esempio, potevano essere induriti alla fiamma e servire come ottimi martelli. La stessa cosa vale per il legno verde che, invece di bruciare, s’indurisce permettendo di realizzare giavellotti sempre più efficaci.

Ad un certo punto i nostri antenati scoprirono anche che certe selci, una volta riscaldate,  si tagliavano meglio e fornivano schegge e strumenti più piatti e sottili.


…prolungando le ore di operosità.

 

Il fuoco cuoce l’argilla…

Nel Neolitico, accanto all’invenzione dell’agricoltura, nasce la ceramica, un impasto di argilla ed acqua, cotto sul fuoco. L’argilla veniva già usata in epoche più remote per plasmare statuette e mattoni, che venivano poi fatti essiccare al sole. Un giorno si scoprì casualmente che l’argilla, avvicinata al calore del fuoco, diventava più dura e resistente. 

Ripetendo intenzionalmente questa operazione, l’uomo fabbricò recipienti duri quasi come la pietra,  in grado di conservare i prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento.

…e ci regala oggetti per tutti gli usi.

 

Il fuoco fonde i metalli…

Intorno al 4000 a. C. l’uomo notò che alcune pietre avevano la proprietà di ammorbidirsi con il calore, con il tempo imparò a sfruttare tale caratteristica. Il primo metallo lavorato fu il rame, che diede il nome alla prima età dei  metalli. Fondeva ad una temperatura relativamente bassa (1000° C), con esso si potevano forgiare oggetti resistenti, elastici, dai margini taglienti e che, soprattutto, potevano essere di nuovo fusi per essere riutilizzati.

In seguito l’uomo passò all’uso del bronzo, (1800 a. C.), una lega di rame e stagno, e successivamente a quello del ferro (IX secolo a. C.).

…permettendo il passaggio dall’età della pietra a quelle del rame, del bronzo, del ferro.

 

Il fuoco favorisce la socializzazione…

Il fuoco ebbe soprattutto, come si può facilmente intuire, una influenza fondamentale nello sviluppo della cultura umana. Il focolare per i nostri antenati divenne un luogo ideale per comunicare e socializzare, progettando battute di caccia future, parlando di quelle passate, ridefinendo ruoli, affrontando problemi, risolvendo contrasti interni al gruppo, ascoltando le varie esperienze. Gradualmente i linguaggi semplici e primitivi si affinarono e si arricchirono, attraverso una lunga e reciproca influenza tra selezione naturale e cultura. Un’evoluzione in cui il fuoco ebbe probabilmente un ruolo decisivo perché esaltava una delle caratteristiche più tipiche dello sviluppo umano: la socialità e quindi la cooperazione, strumento essenziale per una vita di gruppo organizzata.

…lo sviluppo del linguaggio… la circolazione delle idee… la diffusione della cultura.

 

Il "fuoco" nel linguaggio figurato e simbolico.

L’importanza del fuoco nella storia dell’uomo è ribadita anche dal fatto  che la parola "fuoco" entra tutt’oggi come significato figurato in molti modi di dire riferiti alla personalità umana (il fuoco delle passioni, essere tra due fuochi, ecc.) e per indicare l’evidenza di una situazione ( "mettere a fuoco" si dice nel linguaggio fotografico  per indicare che l’obiettivo è centrato). Il fuoco è tra i più diffusi  simboli politici, religiosi (un cero acceso accompagna la celebrazione del battesimo, la sepoltura, le messe), militari ( la fiamma sul berretto dei carabinieri) ed è usato in tutti i Paesi nelle cerimonie più solenni, come ad esempio nell’inaugurazione di manifestazioni sportive, quali le Olimpiadi.