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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

FEBBRAIO 2025

 

SABATO 1° FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

IN MEZZO ALLA TEMPESTA TU SEI CON NOI.

 

HANNO DETTO: Gli hanno dato la mangiatoia come culla, la panchina di un falegname come pulpito, le spine come corona, e una croce come trono. Lui ha preso ciò e ne ha fatto la vera gloria del sua essere. (W. Orchard)

SAGGEZZA POPOLARE: In questo mese ci accompagneranno una serie di proverbi portoghesi. Ciò che succhia l'ape diventa miele e ciò che succhia il ragno, veleno.

UN ANEDDOTO: Napoleone in un momento di riflessione verso il termine della sua vita diceva: ”Alessandro, Cesare, Carlo Magno ed io abbiamo fondato enormi imperi; ma da cosa dipendevano queste nostre creazioni geniali? Dalla forza. Solo Gesù ha fondato un impero basato sull’amore e, ancora oggi, milioni di persone sono disposte a morire per lui.”

PAROLA DI DIO: Eb 11,1-2.8-19; Cant. Lc 1,68-75; Mc 4,35-41

 

Vangelo Mc 4,35-41  

Dal Vangelo secondo Marco

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore

 

CI FU UNA GRANDE TEMPESTA DI VENTO E LE ONDE SI ROVESCIAVANO NELLA BARCA, TANTO CHE ORMAI ERA PIENA. EGLI SE NE STAVA A POPPA, SUL CUSCINO, E DORMIVA.

No. Avere Cristo sulla nostra barca non significa essere certi che tutto andrà per il meglio, nonostante la tempesta. Significa essere convinti che tutto sta andando per il meglio in mezzo alla tempesta. Non si arriva in porto nonostante la burrasca, ma attraverso la burrasca. Gesù non ci assicura contro i rischi del viaggio, non ci garantisce “il bello stabile”. Ci chiede un posto, e basta. Forse dimentichiamo che lo scopo, la destinazione del nostro viaggio è Lui. Gli apostoli non sono arrivati quando hanno toccato l’altra riva, ma nel momento stesso in cui hanno preso Gesù sulla barca. (... E poi, chi ha mai detto che la barca sia nostra?)

 

 

DOMENICA 2 FEBBRAIO: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

IL SIGNORE È LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

HANNO DETTO: Ci credi o non ci credi. Gesù ti ama uguale. Solo che non te lo godi. (Don Dino Pirri)

SAGGEZZA POPOLARE: Da lontano viene l'acqua al mulino.

UN ANEDDOTO: “Lo sapete – scrive Vittorio Messori” che solo nel secolo scorso, sono stati dedicati a Gesù 62 mila volumi. Alla Biblioteca Nazionale di Parigi, specchio della cultura occidentale, la voce “Gesù” è seconda per numero di schede; la prima è “Dio”

PAROLA DI DIO: Ml 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40

 

Vangelo Lc 2,22-40 (forma breve: Lc 2,22-32)

Dal vangelo secondo Luca

(Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».) Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore

 

AFFINCHÉ SIANO SVELATI I PENSIERI DI MOLTI CUORI.

Maria e Giuseppe ascoltano stupiti le profezie di Simeone sul loro bambino. Parole di risurrezione ma anche di rovina per molti. Il messia contraddirà gli uomini iniqui e svelerà i loro subdoli pensieri. C’è un filone semi-dimenticato che percorre i vangeli. Essi annunciano non solo misericordia, ma anche verità, non solo perdono, ma anche giustizia. Proprio Maria si era rallegrata perché Dio rovescia i prepotenti, indebolisce i superbi, lascia i ricchi a mani vuote. Anche quel giorno, nella sua sete di giustizia, avrà gioito udendo che Dio svelerà i piani segreti di chi opera il male. E noi con lei in tempi in cui uomini di governo e personaggi potenti si alleano per opprimere popoli deboli, mentono ai loro cittadini, perseguono unicamente la loro personale ricchezza. Lo chiediamo con fede che emerga la verità nelle nazioni, nelle città, nelle famiglie e s’inauguri, anche per mezzo nostro, un tempo di sincerità e pace.

 

 

LUNEDI’ 3 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

LIBERACI DAL MALE, DA OGNI MALE, DAL MALIGNO.

 

HANNO DETTO: Non perché mi sia stato detto che tu eri figlio di Dio ascolto la tua parola: ma la tua parola è bella al di sopra di ogni parola umana, e da ciò riconosco che sei il figlio di Dio. (André Gide)

SAGGEZZA POPOLARE: Il cane morso tutti lo mordono.

UN ANEDDOTO: Dacci oggi, la tua Sapienza quotidiana. Sapienza è liberarmi dalla preoccupazione di sapere che cosa gli altri pensano di me. Sapienza è non giudicare gli altri dalla piega dei pantaloni. Sapienza è pensare alla mia vita e alla mia morte almeno una volta al giorno. Sapienza è controllare che il cervello sia inserito prima di parlare. Sapienza è essere distinto dagli altri, mai distante.

PAROLA DI DIO: Eb 11,32-40; Sal 30; Mc 5,1-20

 

Vangelo Mc 5,1-20

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Parola del Signore

 

“SCESO DALLA BARCA, SUBITO DAI SEPOLCRI GLI VENNE INCONTRO UN UOMO POSSEDUTO DA UNO SPIRITO IMPURO.”

Ci troviamo davanti ad un duplice incontro: Gesù e un uomo malato nel profondo, ma anche Gesù-il bene e il male-demonio. Nel primo incontro c'è tutta l'attenzione di Gesù per quest'uomo, la solidarietà che si fa gesto di guarigione. Nel secondo l'eterno scontro tra la potenza del male e la forza liberante del bene. La potenza del male è forte, è addirittura "legione" e personifica tutti i mali ricorrenti nel mondo che "legano", rendono schiavo l'uomo; possiamo indicarne alcuni dei più  ricorrenti: l'autoritarismo nella famiglia, tra generazioni, nei rapporti tra uomo e donna, la volontà di dominio dei potenti, l'esplosione di una sessualità ridotta a pura soddisfazione dei sensi, la perdita del senso e del valore dell'uomo. E davanti a tanto male l'uomo diventa impotente. Solo una forza più grande può contrastare questo male. Solo Gesù, l'uomo—Dio veramente libero può contrastare il male e vincerla. Davanti all'enormità del male nel mondo si può diventare fatalisti, si può ricorrere a forme di magismo o si può contrastare il male con la forza liberante di Cristo. Se da solo affronto il male che c'è in me, sono uno sconfitto in partenza. Ma se mi fido di Cristo compirò le sue opere di liberazione, di bene, di fiducia e allora le catene e i vincoli poco per volta cadranno non solo dalle mie mani, e se anche il male e la morte sembreranno avere esteriormente la vittoria proprio come per Cristo, nella morte stessa c’è già il germe di una vita nuova, incorruttibile.

 

 

MARTEDI’ 4 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

PRENDIMI PER MANO, DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

HANNO DETTO: Cristo non ritenne mai un tetto tanto misero da impedirgli di entrare con gioia, mai un uomo tanto insignificante da non voler collocare la sua dimora nel suo cuore. (Soren Kierkegaard)

SAGGEZZA POPOLARE: Il padrone dà ordini al giovane, il giovane al gatto, il gatto alla coda.

UN ANEDDOTO: A proposito di rivoluzioni scriveva Indro Montanelli: L’unica grande rivoluzione avvenuta nel nostro mondo occidentale è quella di Cristo, il quale dette all’uomo la consapevolezza del Bene e del Male, e quindi il senso del peccato e del rimorso. In confronto a questa tutte le altre rivoluzioni? compresa quella francese e quella russa? fanno ridere.

PAROLA DI DIO: Eb 12,1-4; Sal 21; Mc 5,21-43

 

Vangelo Mc 5,21-43

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Parola del Signore

 

“UNA DONNA AFFETTA DA EMORRAGIA GLI TOCCO’ IL MANTELLO E ALL’ISTANTE LE SI FERMO’ IL FLUSSO DI SANGUE”.

In tutti e quattro i Vangeli, ma specialmente in Marco, troviamo il termine ‘toccare’ riferito a Gesù. Egli tocca il lebbroso, prende per mano la suocera di Pietro per guarirla e poi lo stesso Pietro per tirarlo su dall’acqua mentre sta per annegare, prende per mano la figlia di Giairo per farla risorgere e poi c’è anche gente come l’emorroissa che vuol toccare Gesù e che lo fa di nascosto per la sua condizione di ‘impura’ davanti alla Legge e che per questo gesto, che può sembrare anche un po’ superstizioso, riesce a ‘rubare’ un miracolo a Gesù.

Gesù è venuto ‘per toccare la nostra umanità’. Il suo non è il giro turistico del ministro che passa nelle corsie dell’ospedale per farsi vedere popolare, che scambia sorrisi e magari anche qualche stretta di mano ben sapendo che mezz’ora dopo, lavata e rilavata la mano, ha qualche incontro politico ben più importante. Gesù si è incarnato nella nostra realtà, conosce gli odori delle nostre case e delle nostre stalle, il sudore dei contadini e degli operai, l’odore delle barche, la polvere dei pellegrini, la fatica del pane quotidiano. Ha toccato con mano le nostre ‘ricchezze’  e conosce le povertà, si siede alla mensa dei ricchi e spezza il suo pane con i poveri, conosce la ruvidezza del legno non solo perché ha fatto il falegname ma anche perché lo ha sperimentato con il legno della croce. Gesù prende per mano la nostra umanità, la sua mano solleva, accompagna, guarisce, salva; diventa allora il gesto più semplice della fede quello di volerlo toccare. Noi abbiamo bisogno di toccare e di essere toccati. La fede ha bisogno di segni e soprattutto il cuore ha bisogno di lasciarsi toccare per poter liberare il meglio dei suoi sentimenti. E Gesù continua ad offrirci, al di là di ogni superstizione e magia, la possibilità di toccarlo. La sua parola è la mano tesa che ci rinnova, incoraggia, guida; i suoi Sacramenti sono i segni che accompagnano il cammino della fede: il Battesimo ci riveste di Lui, la Cresima ci dà il tocco del suo Spirito, la sua Eucarestia è il pane concreto per il cammino quotidiano, il Perdono è la sua mano che ci rialza e ci guarisce, il Matrimonio e l’Ordine sono la sua presenza nelle scelte fondamentali della vita e l’Unzione degli infermi è  la sua compartecipazione al mistero del dolore, della morte, per donare speranza qui e per la vita eterna. Lui ci tocca, noi possiamo toccarlo, ma ci vuole fede. Gesù lo dice chiaro a quella donna: “Tu mi hai toccato, mi hai rubato un miracolo col tuo gesto, ma io questo miracolo te lo ridono perché è la tua fede che ti ha guarita”.

 

 

MERCOLEDI’ 5 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', TI ACCOLGO E MI FIDO DI TE.

 

HANNO DETTO: L’Agnello ci insegna la fortezza: l’Umiliato ci dà lezioni di dignità: il Condannato esalta la giustizia: il Morente conferma la vita: il Crocifisso prepara la gloria. (Primo Mazzolari)

SAGGEZZA POPOLARE: La giovane vive di speranze, la vecchia di memorie.

UN ANEDDOTO: Una favola di Esopo: Alle nozze di Zeus tutti gli animali portarono doni, ciascuno secondo le sue possibilità. Un serpente, strisciando, salì fino a lui con una rosa in bocca. Zeus, scorgendolo, disse: «Io accetto i doni di tutti gli altri, ma dalla tua bocca non accetto assolutamente nulla». La favola dimostra che bisogna temere le cortesie dei malvagi.

PAROLA DI DIO: Eb 12,4-7.11-15; Sal 102; Mc 6,1-6

 

Vangelo Mc 6,1-6

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore

 

“E LÌ NON POTEVA COMPIERE NESSUN PRODIGIO”

Gesù è il “Figlio di Dio, può tutto. Eppure, nel Vangelo di oggi scopriamo che Gesù, che ha guarito malati, cacciato demoni, condizionato la natura, non può operare miracoli nella sua patria. Gesù può tutto ma ci rispetta al punto da non poter niente contro la nostra incredulità. I compaesani di Gesù avevano un limite: pensavano di conoscere talmente bene Gesù da averlo incasellato nei loro schemi. I fatti stessi che portavano altri alla fede per loro diventano ostacoli. Altri scoprivano in Gesù la sapienza non fatta di conoscenze culturali, ma profondamente presente in tutta la Bibbia e operante nella realtà e gioivano di questo. I suoi compatrioti si chiedono solamente: “Come fa ad essere così sapiente se conosciamo la sua famiglia, i suoi parenti, se lo abbiamo avuto compagno di giochi nella fanciullezza, se è andato a scuola come noi nella sgangherata sinagoga di questa città?

Come fa ad essere meglio di noi: certamente c’è un trucco!

Come un trucco sono i suoi miracoli: ne faccia qualcuno qui, grandioso, e noi o lo smaschereremo oppure davvero gli crederemo”. Proviamo a pensare se quanto successo agli abitanti di Nazaret non può essere un rischio anche per i cristiani, per noi che pensiamo di conoscere a sufficienza il Vangelo e Gesù. Spesso un’educazione religiosa rigida ci ha fatto incasellare Gesù in determinati schemi: Lui è il Signore, Lui è il Giudice da tener buono, lui chiede a noi dei sacrifici, se vogliamo essere suoi discepoli dobbiamo osservare i comandamenti. Tutte affermazioni giuste se presa una per una, ma che non fanno giustizia all’intera persona di Gesù e allora per troppa presunta conoscenza di Gesù noi rischiamo di non più comprenderlo quando ad esempio ci parla di gioia, quando sceglie decisamente i poveri, quando rimprovera con veemenza i maggiorenti religiosi, quando ci dice che il denaro è mammona, cioè, opera del diavolo. Noi ci lamentiamo di Gesù che sembra non ascoltarci quando lo preghiamo, quando gli chiediamo qualche grazia, ma noi, con le nostre abitudini religiose, con il nostro supporre di sapere, con i nostri dogmi che invece di essere gioia di una fede diventano solo monoliti intoccabili da difendere, con il nostro prendere dalla fede e dalla religione solo quello che ci interessa, permettiamo a Gesù di operare miracoli in mezzo a noi?

Perché nella vita di certi personaggi i miracoli possono avvenire? Perché sono dei privilegiati? Non credo, è solo perché essi danno a Gesù l’opportunità di agire in loro e attraverso loro.

 

 

GIOVEDI’ 6 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

CHE IL MONDO CONOSCA TE GESU' E COLUI CHE TI HA MANDATO.

 

HANNO DETTO: Per capire chi è Cristo, è necessario fissare il nostro sguardo sui nostri fratelli innamorati di lui. (Oreste Benzi)

SAGGEZZA POPOLARE: La pace con un manganello in mano, è la guerra.

UN ANEDDOTO: Un mistico Sufi, Bayazid, pregava dio ogni giorno, esprimendo riconoscenza e gratitudine. A volte non aveva nulla di cui essere grato. Una volta, lui e i suoi discepoli, rimasero senza niente da mangiare per tre giorni. In ogni città davano loro la caccia, i musulmani ce l’avevano con loro. Ma anche quella sera, Bayazid ringraziò dio. Un discepolo disse: “Questo è troppo. Non lo tolleriamo più. Per cosa ringrazi dio?” Bayazid aveva appena detto: “Sei così buono, mio signore. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno ce lo dai sempre”. Il discepolo disse: “Ora stai esagerando. Abbiamo fame da tre giorni e siamo stati scacciati da ogni villaggio e la gente ci cerca per ucciderci. E tu dici: ‘Tutto ciò di cui abbiamo bisogno ce lo dai sempre’? Cosa ci ha dato in tre giorni?” Bayazid rise e rispose: “Ci ha dato tre giorni di povertà, fame e gente che vuole la nostra pelle. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ce lo dà. Di questo c’è bisogno. Deve essere così, perché lui la sa più lunga di noi”.

PAROLA DI DIO: Eb 12,18-19.21-24; Sal 47; Mc 6,7-13

 

Vangelo Mc 6,7-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

 

“GESU’ CHIAMO’ I DODICI E COMINCIO’ A MANDARLI”.

Tante volte ho provato ad immaginarmi la scena descritta dal Vangelo e, chiaramente forse la leggo attraverso l’ottica della mia esperienza personale. Cerchiamo però di vederla non solo come un qualcosa di passato ma come un fatto che interpella noi, oggi. Gesù oggi chiama me, te, tanti nostri amici e ci dice: “Io mi sono fidato di voi, vi ho chiamati ad essere miei discepoli, avete ricevuto i miei doni, i Sacramenti in particolare, avete ascoltato per anni la mia parola, adesso mi fido ancora di più di voi: voglio mandarvi ad annunciare il mio regno…” Ci si guarda a vicenda. Qualcuno sprizza di entusiasmo: “Era ora di fare qualcosa di grande e di bello per Gesù!”

Qualcun altro è preoccupato: “Ma io ho tanti impegni... come faccio?”, “Ma io non sono in grado, non ho la cultura necessaria…”, “Io non ho nessuna voglia di andare come pecora in mezzo ai lupi”, ”Io non so che cosa dire, che cosa fare…” Qualcun altro comincia ad organizzarsi: “Per arrivare a tante persone occorrono mezzi potenti, bisogna reperire fondi, bisogna fare campagne pubblicitarie, istituire gruppi di studio, elaborare una teologia della missione, fondare centri…” E Gesù sorride, ci guarda negli occhi e ci dice: “Per farti missionario e apostolo a me occorre una cosa sola: che tu mi ami davvero e senta la gioia di farmi conoscere ed amare dai tuoi fratelli. Non è tanto importante il come, il dove, il perché. Non conta il sapere tante cose, non servono i lustrini né della ricchezza, né l’opulenza dei mezzi o i riti misterici delle religioni… Franco, (e ciascuno di voi ci metta il suo nome) vuoi farmi vedere che mi ami facendo innamorare qualcuno di me?”

 

 

VENERDI’ 7 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

AIUTA, SIGNORE, TUTTI COLORO CHE SONO NEL DUBBIO A FIDARSI DI TE.

 

HANNO DETTO: Si moltiplicano stampe, discorsi, proposte iniziative, fatiche, spese. Ma Gesù si trova sempre come l'hanno trovato i pastori ed i Magi. (Giacomo Alberione)

SAGGEZZA POPOLARE: Non si prendono trote a brache asciutte.

UN ANEDDOTO: Il fisico Carlo Rubbia, premio Nobel ha confidato: “Sono contento di non essere stato viziato. Considero una sventura avere privilegi da piccoli” E noi come la pensiamo specialmente nel confronti di figli e nipoti?

PAROLA DI DIO: Eb 13,1-8; Sal 26; Mc 6,14-29

 

Vangelo Mc 6,14-29

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni, infatti, diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodiade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

“VOGLIO CHE TU MI DIA, SUBITO, SU UN VASSOIO, LA TESTA DI GIOVANNI IL BATTISTA”

Lo sappiamo tutti che la sorte dei profeti non è mai una vita tranquilla. Sappiamo anche che in questo sono figura dell’unico, grande profeta che è Gesù e anticipano quanto capiterà a Lui, però mi ha sempre fatto pensare la figura di Giovanni il Battista, “il più grande tra i nati di donna” come lo definisce Gesù, che ci lascia la testa per la gelosia di una donna. Sia pure andata come la racconta Marco, rifacendosi ad una tradizione popolare, o come la racconta Giuseppe Flavio che nel suo libro ‘Antichità Giudaiche’ vede l’uccisione di Giovanni dettata da ragioni politiche, fatto sta che Giovanni per la verità annunciata viene martirizzato. Ma questa conclusione tragica di martirio sta già anche nella sua vita. Egli è sicuro di aver parlato a nome di Dio ed ha annunciato un Messia potente, giudice terribile, che “ha in mano il ventilabro per mondare la sua aia”, ed è arrivato Gesù a farsi battezzare da lui, in fila con altri peccatori. Giovanni è stato disposto a “diminuire affinché Lui cresca”, si è spogliato perfino dei suoi discepoli per mandarli dietro a Gesù, ma Gesù non sembra aver fretta di farsi conoscere e anche quando fa qualche miracolo impone il segreto messianico. Penso che Giovanni, nella solitudine della sua prigione, sapendo che era solo questione di tempo prima di venire giustiziato, si sia chiesto se per caso non avesse sbagliato tutto, e soprattutto avrà sperimentato fino in fondo quanto terribile fosse il silenzio di Dio. Continuare ad aver fede in quei momenti è altrettanto eroico, se non di più, che allungare la testa davanti alla spada. Servire Dio non è facile. Cercare di essere fedeli alla propria vocazione e alla missione a cui Lui vuole mandarci è eroico, anche perché non sempre sei sicuro. È vero, noi abbiamo Gesù, chi vede Lui vede il Padre, ma le scelte concrete non sempre sono così evidenti quando devi scegliere tra due beni, ad esempio, tra verità e giustizia, tra perdonare e non creare presupposti di danno per altri, tra obbedienza e ricerca di verità. E Dio sembra tacere, e la tua coscienza sembra non darti aiuto, ma solo far nascere nuovi interrogativi. Come risolve Gesù?

È il momento della croce che apre un barlume. È là sopra il luogo dove  Gesù grida quasi contemporaneamente due cose che sembrano opposte: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” e “Nelle tue mani affido il mio spirito”. Anche per Lui la grande prova sta nel sentirsi solo, abbandonato, moribondo e fidarsi di Dio.

Dio aiuti tutti coloro che vivono oggi questo martirio a fidarsi di Lui.

 

 

SABATO 8 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU' IN TE SONO LE MIE RADICI.

 

HANNO DETTO: Tu non puoi chiamare Cristo il Salvatore, senza chiamarlo Dio. Perché un uomo non ti può salvare. (Ludwig Wittgenstein)

SAGGEZZA POPOLARE: Quelli che hanno amici sono ricchi.

UN ANEDDOTO: Uno studente di Zen andò da Bankei e gli espose un suo problema: «Maestro, io ho certe collere irrefrenabili. Come posso guarirne?». «Hai qualcosa di molto strano davvero» disse Bankei. Fammi dunque vedere di che si tratta». «Beh, così su due piedi non posso fartelo vedere» rispose l’altro. «Quando potrai farmelo vedere?» domandò Bankei. «Salta fuori quando meno me lo aspetto» rispose lo studente. «Allora,» concluse Bankei «non dev’essere la tua vera natura. Se lo fosse, potresti mostrarmelo in qualunque momento. Quando sei nato non l’avevi, e non te l’hanno dato i tuoi genitori. Pensaci un po’ sopra».

PAROLA DI DIO: Eb 13,15-17.20-21; Sal 22; Mc 6,30-34

 

Vangelo Mc 6,30-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore

 

«VENITE IN DISPARTE, VOI SOLI, IN UN LUOGO DESERTO, E RIPOSATEVI UN PO’»

Gesù stesso ogni tanto si allontanava dalle sue molte occupazioni. C’erano malati da guarire, folle da istruire e da sfamare, peccatori da convertire, poveri da aiutare e da consolare, discepoli da guidare... Eppure, benché tutti lo cercassero, egli sapeva ritirarsi, fuori dall’abitato, sulla montagna, per stare solo col Padre. Era come se tornasse a casa. Nel suo colloquio personale e silenzioso trovava le parole che avrebbe poi detto alla sua gente, comprendeva meglio la sua missione, riprendeva le forze per affrontare il nuovo giorno. Così vuole che facciamo anche noi.

 

 

DOMENICA 9 FEBBRAIO: 5^ DOMENICA T.O. ANNO C

Una scheggia di preghiera:

GESU', PAROLA DEFINITIVA DEL PADRE, PARLACI ANCORA.

 

HANNO DETTO: Un chiacchierare inutile con noi stessi può ingombrare la nostra persona e allontanarla dalla fiducia del cuore. Allora c'è l'audacia di dire a Cristo: "Luce interiore, non permettere che le mie tenebre mi parlino!" (Frere Roger)

SAGGEZZA POPOLARE: Vitella mite succhia tutte le mucche.

UN ANEDDOTO: C'era una volta, un grande violinista, di nome Paganini! Alcuni dicevano, che era strano. Altri, che era angelico! Traeva, dal suo violino, note magiche. Una sera, il teatro, dove doveva esibirsi, era affollatissimo! Paganini fu accolto, da un'ovazione! Il maestro impugnò il violino, e cominciò a suonare, nel silenzio assoluto. Brevi e semibrevi, crome e semicrome, ottave e trilli, sembravano avere ali, e volare, al tocco delle sue mani! Improvvisamente, un suono diverso sospese l'estasi della platea. Una delle corde, del violino di Paganini, si ruppe! Il direttore si fermò. L'orchestra, che accompagnava il violinista, tacque! Il pubblico ammutolì. Ma Paganini non smise di suonare! Guardando la partitura, continuò a intessere melodie deliziose, con il suo violino. Ma, dopo qualche istante, un'altra corda del violino si spezzò! Il direttore dell'orchestra si fermò. L'orchestra tacque nuovamente! Paganini non si fermò. Come se niente fosse, ignorò le difficoltà, e continuò la sua deliziosa melodia! Il pubblico non si accorse di niente! Finché non saltò, con un irritante stridio, un'altra corda del violino. Tutti, attoniti, esclamarono: «Oh!» L'orchestra si bloccò. Il pubblico rimase con il fiato sospeso, ma Paganini continuò! L'archetto correva agile, traendo suoni celestiali, dall'unica corda, che restava, del violino. Neppure una nota, della melodia, fu dimenticata! L'orchestra si riprese, e il pubblico divenne euforico, per l'ammirazione! Paganini aggiunse altra gloria, a quella che già lo circondava. Divenne il simbolo dell'uomo, che sfida l'impossibile! "Libera il «Paganini», che c'è dentro di te! Io non so, quali problemi, ti affliggano. Può essere un problema personale, coniugale, famigliare: non so, che cosa stia demolendo la tua stima, o il tuo lavoro! Una cosa, so: di sicuro, non tutto è perduto! Esiste ancora, almeno, una corda, e puoi continuare a suonare. Impara a scoprire, che la vita ti lascerà sempre un'ultima corda! Quando sei sconfortato, non ti ritirare. È rimasta la corda, della perseveranza intelligente: del «tentare, ancora una volta»! La vita non ti strapperà, mai, tutte le corde. È sempre la corda dimenticata, quella che ti darà il miglior risultato: la tua fede, la tua forza interiore, la tua speranza, coloro che ti amano!"

PAROLA DI DIO: Is 6,1-2a.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

 

Vangelo Lc 5,1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore, infatti, aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto, così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore.

 

“LA FOLLA GLI FACEVA RESSA INTORNO PER ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO”.

Mi chiedo se oggi è ancora così. Gesù deve prendere addirittura provvedimenti (noleggiare una barca) tanta è la gente che cerca la sua parola. Noi oggi siamo drogati di parole ma siamo anche assuefatti. Non ci soddisfano le parole vane dei politici, le parole dei grandi ideali storici le abbiamo viste vanificate nella pratica. Luoghi dove si radunano le masse normalmente non sono luoghi di parole: lo stadio, il mega concerto, la discoteca. Se fai la proposta a qualcuno di trovarsi una sera per meditare la Bibbia ci sono mille scuse. Spesso la domenica c’è gente intorno all’altare ma, a volte cominciando dal prete, passiva, distratta, abituè. Eppure, c’è fame di parole di salvezza, di conforto: l’anziano solo ha bisogno di una parola di calore; il giovane di una che lo incoraggi; l’affaticato di una che gli doni speranza; il moribondo di una parola fatta mano che lo accompagni nel passaggio. E magari l’uomo va a cercare lontano una parola: le filosofie orientali, i facili miracolismi, le sedute spiritiche. Oggi diciamoci solo una parola: GESU’!

È Lui la parola di Dio.

 

 

LUNEDI’ 10 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU' GUARISCICI DAL MALE, DA OGNI MALE, DAL MALIGNO.

 

HANNO DETTO: Il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea, di Simone e Filippo, che hanno cominciato ad andare dietro a Cristo: per curiosità e desiderio. Non c'è altra strada, al fondo, oltre questa curiosità desiderosa destata dal presentimento del vero. (Luigi Giussani)

SAGGEZZA POPOLARE: Pecora belante, perde un boccone.

UN ANEDDOTO: Il “buon garbo” Ritornare al buon garbo è una delle prime mosse per ridiventare uomini. L'imbarbarimento incomincia con l'uccisione del “bon-ton”. Infatti, il buon garbo non è una nocciolina da mettere sulla torta, è virtù attiva. Il buon garbo ringrazia.  Il buon garbo ricorda i compleanni e i piccoli desideri degli amici. Il buon garbo sparge parole di seta, regala gentilezze... La somma è presto fatta, il buon garbo è il lubrificante dei rapporti umani.

PAROLA DI DIO: Gen 1,1-19; Sal 103; Mc 6,53-56

 

Vangelo Mc 6,53-56

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati. Parola del Signore

 

“COMINCIARONO A PORTARGLI SUI LETTUCCI GLI AMMALATI… E QUANTI LO TOCCAVANO GUARIVANO”.

La gente del Vangelo vede Gesù, forse non ha ancora capito bene chi Egli sia, ma percepisce in Lui una forza, una novità. Forse può esserci anche superstizione, ma se quanti toccano Gesù, sono guariti dalle loro infermità è per la fede nella sua potenza, una fede ancora rozza, ma segno di una disponibilità che apre loro la via giusta alla comprensione, all’accoglienza, alla conversione. Portiamo a Lui le nostre infermità e quelle dei fratelli, abbiamo fiducia nel soccorso di Gesù, nel suo cuore di compassione, poiché noi non solo possiamo toccare la frangia del suo mantello ma possiamo addirittura riceverlo nell’Eucaristia.

 

 

MARTEDI’ 11 FEBBRAIO: B. V. Maria di Lourdes

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE TU MI SCRUTI E MI CONOSCI, PRENDIMI CON LE MIE POVERTA'.

 

HANNO DETTO: Cristo ci ha mostrato la via, a noi decidere di percorrerla. (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ti ha parlato male degli altri, parlerà male di te agli altri.

UN ANEDDOTO: Una volpe e una scimmia, in viaggio insieme, discutevano sulla loro nobiltà. Ognuna delle due elencava molti titoli, ma, a un certo punto del percorso, dopo avere gettato uno sguardo intorno, la scimmia scoppiò a piangere. La volpe gliene chiese il motivo e lei le indicò alcuni monumenti funebri, dicendo: «Non dovrei piangere, vedendo le stele funerarie dei miei antenati liberti e schiavi». La volpe, allora, le disse: «Tu menti quanto vuoi, perché nessuno di loro si alzerà per sconfessarti». Così, anche fra gli uomini, i bugiardi si vantano specialmente quando non c’è nessuno che li possa smentire.

PAROLA DI DIO: Gen 1,20 – 2,4a; Sal 8; Mc 7,1-13

 

Vangelo Mc 7,1-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate, i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè, infatti, disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». Parola del Signore

 

“QUESTO POPOLO MI ONORA CON LE LABBRA, MA IL SUO CUORE È LONTANO DA ME. TRASCURANDO IL COMANDAMENTO DI DIO VOI OSSERVATE LA TRADIZIONE DEGLI UOMINI”.

Gesù conosce molto bene gli uomini e sa mettere in evidenza, specialmente in campo religioso, quelle che sono le mancanze più frequenti. Normalmente, noi penseremmo subito a comandamenti non applicati, a norme eluse, a cose non fatte secondo le indicazioni di una legge religiosa; invece, Gesù dice che si manca soprattutto contro Dio con due atteggiamenti: l’abitudine e l’ipocrisia. Scriveva già Thomas Merton: “Le abitudini sono la morte di ogni vera tradizione, come di ogni vera vita. Sono parassiti che attaccano l’organismo vivente della tradizione e divorano la sua sostanza trasformandola in un vuoto formalismo”. Proviamo a vedere con qualche esempio come questa affermazione sia vera. Entrate in una Chiesa. Si celebra l’Eucaristia, un dono meraviglioso di Dio agli uomini. Gruppi di persone biascicano delle preghiere. Se chiedeste loro improvvisamente che cosa stanno dicendo non saprebbero neppure dirvelo: stanno dicendo delle preghiere! Al momento della Comunione vanno a ricevere il corpo di Cristo. Escono da quella Chiesa e tutto è finito. Ci si abitua addirittura a mangiare il Corpo di Cristo. E l’altro pericolo è l’ipocrisia. Essa è sempre in agguato, ovunque. Ma in modo particolare è sordida quando entra nel mondo religioso. Con le maschere che ti metti puoi ingannare forse tante persone. Qualche volta, a forza di cambiare maschera, rischi di ingannare te stesso perché non sai più quale sia il tuo volto vero. Ma l’ipocrisia non può ingannare Dio. Lui conosce il nostro cuore fino in fondo. Lui sa di che cosa siamo plasmati. Dio  tu non lo puoi comperare con le cose. Dio lo puoi solo accogliere nel cuore. Gesù non lo inganni con le parole, Gesù sa se le parole sono vere o se sono ipocrite. Le tue preghiere toccano il cuore di Dio se partono dal tuo cuore. Se sono solo un movimento di labbra o una ripetizione di formule restano senza senso davanti a Lui. Se la tua carità e il tuo interesse per gli altri è soltanto per dovere o per acquistare dei meriti, hai già ricevuto la tua ricompensa, dice il Vangelo. Se cerchi di farti passare per migliore di quello che in realtà sei, potrai ingannare gli uomini, ma non Dio. Se, nella comunità cristiana vuoi apparire come un attivo, un sempre presente, uno che sa e dispone tutto, ma non hai imparato a servire hai già ricevuto la tua ricompensa. Perché sprecare tanto tempo a mascherarci, quando il cuore di Gesù ci accoglie così come siamo?

 

 

MERCOLEDI’ 12 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

CAMBIA, SIGNORE, IL CUORE DI PIETRA CON UN CUORE DI CARNE CAPACE DI AMARE.

 

HANNO DETTO: Gesù è il nome che fa tremare i demoni, gioire gli Angeli, confidare gli uomini; è Salvatore nostro. Noi onoriamo il suo nome invocandolo sovente con devozione, soprattutto nei pericoli. (Sant'Alfonso)

SAGGEZZA POPOLARE: Non è perché una rondine muore, che la primavera è finita.

UN ANEDDOTO: Il giorno dopo aver creato il mondo, il Signore tornò a guardare la sua Creazione. C’era qualche ritocco da fare! C’erano dei bei sassi, sui greti dei fiumi, grigi, verdi e picchiettati. Ma, sottoterra, i sassi erano schiacciati e mortificati! Dio sfiorò quei sassi profondi, ed ecco, si formarono diamanti e smeraldi, e milioni di gemme scintillanti, laggiù, nelle profondità. Il Signore vide i fiori, uno più bello dell’altro! Mancava qualcosa, pensò, e posò su di essi un soffio leggero: ed ecco, i fiori si vestirono di profumo. Un uccellino grigio, e triste, gli volò sulla mano! Dio gli fischiettò qualcosa. E l’usignolo incominciò a gorgheggiare! E disse qualcosa al cielo, e il cielo arrossì di piacere. Nacque, così, il tramonto! Ma che cosa mai avrà bisbigliato il Signore, all’orecchio dell’uomo, perché egli sia un uomo? Gli bisbigliò, in quel giorno lontano, in quell’alba remota, tre piccole parole: "Ti voglio bene!" "Ogni giorno, Dio ti bisbiglia, in un orecchio: «Ti voglio bene!» E, questo, dovrebbe bastarti, per essere felice".

PAROLA DI DIO: Gen 2,4b-9.15-17; Sal 103; Mc 7,14-23

 

Vangelo Mc 7,14-23

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Parola del Signore

 

"CIÒ CHE ESCE DALL'UOMO, QUESTO CONTAMINA L'UOMO".

La storia dei nostri peccati ce lo insegna: quando abbiamo fatto il male tutto è nato dentro di noi. Peccato non è semplice negligenza o dimenticanza o inosservanza, peccato è voler qualcosa perché il nostro desiderio è assecondato dal nostro cuore. "lo ho molte distrazioni!" "Mi piace guardare una bella donna!" "A quella persona che è prepotente mi vien voglia di rispondere per le rime.Questo non è peccato: è normale vedere il bello, aver la testa che non segue per filo e per segno una preghiera, provare desiderio di ripagare un sopruso. Ma quando il mio cuore accetta e persegue un desiderio non buono, quando per sentirmi buono prego solo con le labbra, quando studio e perseguo il modo migliore per vendicarmi è il mio cuore che vuole il male. Non dobbiamo vedere il peccato ovunque ma cerchiamone le radici nell'intimo di noi stessi e chiediamo aiuto al Signore per estirparle.

 

 

GIOVEDI’ 13 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

AIUTACI, SIGNORE, A CERCARE IL VERO BENE NOSTRO E ALTRUI.

 

HANNO DETTO: Un Dio che è stato trent’anni muratore e falegname, riuscirà a venire a capo delle macerie della mia anima. (Urs Von Balthasar)

SAGGEZZA POPOLARE: Il denaro guadagnato disonestamente non porta fortuna.

UN ANEDDOTO: Bisogna tornare a pensare. Non lasciamo vincere i folli. La tragedia assurda, allucinante dello squarciamento delle torri gemelle (11 settembre 2011) non l'hanno provocata gli aerei, ma le menti impazzite. Le camere a gas non le ha inventate Hitler, le hanno inventate i filosofi; Hitler ha solo aperto il rubinetto e acceso il fuoco. Le idee sono un materiale incandescente che ha presa soprattutto su chi non pensa. Dove erano i milioni di persone contemporanei alle camere a gas? E oggi dove sono i milioni di uomini davanti alle sofferenze della fame, delle guerre, dell'immigrazione?

PAROLA DI DIO: Gen 2,18-25; Sal 127; Mc 7,24-30

 

Vangelo Mc 7,24-30

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato. Parola del Signore

 

“NON È BENE PRENDERE IL PANE DEI FIGLI E GETTARLO AI CAGNOLINI”.

Tante volte abbiamo commentato questa apparente durezza di Gesù nei confronti di questa donna pagana che va a chiedere la guarigione della propria figlioletta. Questa volta, partendo da questo episodio, vorrei con voi fare in piccola riflessione un po’ diversa dal solito. Gesù non poteva voler male ad una mamma che chiedeva la guarigione della figlia. Gesù, che è venuto per la salvezza di ogni uomo, sulla terra non poteva fermarsi a forme campanilistiche di distinzione tra ebrei e altri popoli. Dunque, perché questa durezza? Come si concilia l’amore di Gesù con queste parole che sembrano quasi essere un disprezzo?

Noi spesso pensiamo che amare sia benvolere, accondiscendere alle richieste dell’amato, gentilezza, generosità… e normalmente queste sono componenti del voler bene, ma tutte queste cose possono essere dettate da sentimenti oppure anche solo da forma di buona educazione, da istintivo quieto vivere, da filantropia. Volere il vero bene di una persona è ancora un’altra cosa. Gesù vuole il vero bene di questa donna Siro Fenicia perché non solo vuole darle la possibilità di ottenere il miracolo della guarigione della propria figlia ma, facendo emergere il suo vero carattere. vuol far sgorgare la vera fede in lei. Tirando velocemente qualche conclusione e lasciando che lo Spirito suggerisca a voi quello che in questo momento serve alla vita di ciascuno: amare il prossimo secondo Gesù non è solo provare sentimenti di benvolere verso di lui, carità vera non è neanche concedere tutto quello che il prossimo ci richiede, è cercare il vero bene di chi ci sta accanto, è suscitare nel prossimo i sentimenti e i ragionamenti che conducono la persona a tirare fuori da se stessa tutte le potenzialità di bene, è aiutare a capire che non è solo risolvendo qualche problema materiale che si ottiene il vero senso della propria vita, è aiutare ad arrivare alla fede.

 

 

VENERDI’ 14 FEBBRAIO: Ss. Cirillo e Metodio patroni d’Europa

Una scheggia di preghiera:

GUIDA, SIGNORE, I MISSIONARI DEL VANGELO.

 

HANNO DETTO: Dal momento della sua risurrezione Cristo non ha altro corpo visibile che quello dei cristiani, né altro amore da donare se non il loro. (Louis Evely)

SAGGEZZA POPOLARE: Un uomo senza pazienza è una lampada senza olio.

UN ANEDDOTO: Le idee fanno paura. Benito Mussolini, parlando del pensatore e uomo politico Antonio Gramsci diceva: “Bisogna impedire a quel cervello di pensare”. E in Russia dopo la morte di Stalin (1937) i dissidenti non venivano più mandati nei campi di concentramento ma venivano rinchiusi in ospedali psichiatrici diagnosticando che i loro pensieri nei confronti dell'utopia comunista erano sinonimo di disturbo mentale. Le idee fanno paura perché sono esse a far nascere cose, le idee sono azioni.

PAROLA DI DIO: At 13,46-49; Sal 116; Lc 10,1-9

 

Vangelo Lc 10,1-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». Parola del Signore

 

“NON FERMATEVI A SALUTARE NESSUNO LUNGO LA STRADA.”

Se leggiamo questa frase di Gesù isolata dal suo contesto ci può lasciare perplessi. Gesù che insegna la carità ci invita alla maleducazione?

Gesù sta mandando i discepoli in missione e li mette in guardia contro i “lupi” che cercano in ogni modo di impedire l’annuncio del Vangelo: non bisogna dar adito ad essi con le chiacchiere vane, cioè non è con i salamelecchi, con le discussioni da salotto che si attira la benevolenza degli altri e la parola di Dio non ha bisogno di troppi contorni. Come è vera questa indicazione! Quante parole inutili nelle nostre riunioni, quanti inviti a pranzo e cena per il prete sono fatti più per convenienza sociale che per vero desiderio di approfondire la fede, quanti convegni per parlarci addosso, quanta ricerca di essere aggiornati nella fede” che poi serve solo a mettere in evidenza la presupposta superiorità di qualcuno! E in mezzo a tutto questo il Vangelo di Gesù diventa solo più scusa, contorno, ciliegina su una torta che di cristiano non ha più niente. Non è la quantità di parole ben tornite che porta l’annuncio della salvezza, al massimo è la qualità del testimone che valorizza la grazia che viene solo da Dio.

 

 

SABATO 15 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

TUTTO VIENE DA TE, SIGNORE, AIUTACI A CONDIVIDERLO.

 

HANNO DETTO: Ciò che è in Cristo è inesauribile. È come una copiosa miniera con un'infinità di filoni dalle innumerevoli ricchezze. Per quanto vi si attinga, non se ne intravede mai la fine, ed ogni strato racchiude qua e là nuovi filoni con nuove ricchezze. (San Giovanni della Croce)

SAGGEZZA POPOLARE: La luna e l'amore quando non crescono, diminuiscono.

UN ANEDDOTO: Mentre il Frate infermiere stava rimboccando, le coperte, per la notte, a due Preti, costretti a letto, io ero, nel corridoio, buio, e assistetti, a tutta la scena. Mentre rimboccava le coperte, al primo Prete, tirandogliele, sotto il mento, l'anziano lo rimbrottò, adirato: "Togli la tua faccia, dalla mia, fratello!" Il povero Frate andò, in silenzio, nell'altra stanza, dal secondo Prete. Il Prete rispose, con gratitudine: "Oh, fratello: sei così buono, con noi! Stasera, prima di dormire, dirò una preghiera, particolare, solo per te!" Mi chiesi come mai una tale diversità. Dopo un po' risposi a me stesso: “Se voglio diventare come il secondo mi devo allenare fin da adesso”.

PAROLA DI DIO: Gen 3,9-24; Sal 89; Mc 8,1-10

 

Vangelo Mc 8,1-10

Dal vangelo secondo Marco

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino, e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. Parola del Signore

 

“E DOMANDO’ LORO: QUANTI PANI AVETE?”.

L’episodio raccontato dal brano odierno del Vangelo comincia da un profondo sentimento di Gesù: “Sento compassione di questa folla”, e sappiamo che per Gesù compassione non vuol dire: “Poverini!”, ma è: “Che cosa possiamo fare per loro?”

E per vedere se i suoi hanno capito chiede subito: “Quanti pani avete?”

La vera compassione non è pietire gli altri magari dicendo dentro di sé: ”Meno male che non è toccato a me”, è tirare fuori il proprio poco e metterlo a disposizione. Oggi ci sono dei neologismi sempre più in voga: si parla di globalizzazione, di villaggio comune. Pensando alla moltiplicazione dei pani e al “villaggio comune” vi offro oggi una provocazione di Pronzato:

“Dicono che il mondo sia diventato ‘un grande villaggio’. Un cosmonauta lo può percorrere in un’ora e mezzo, non di più. Dicono che in questo grande villaggio ci sono cento ricchi e duecentotrenta poveri. Dicono che nel quartiere dei ricchi muore in media una persona l’anno e nasce meno di un bambino. Mentre nel quartiere dei poveri ne muoiono tre e ne nascono nove. Dicono che, fatte le proporzioni, nel grande villaggio del mondo ogni anno ci sono dieci milioni di ricchi in più e sempre più ricchi. E sessanta milioni di poveri in più e sempre più poveri. Dicono che nel grande villaggio qualcuno sia molto bravo a fare i conti. Dicono che nel grande villaggio che è il mondo circola una parola miracolosa: progresso. Ma che i poveri non hanno ancora imparato a riempirsi lo stomaco con questa parola ad alto contenuto nutritivo. Signore, ti rincresce lasciare il deserto e venire a dare un’occhiata a questo grande villaggio?

Ci arrivi in fretta ma è probabile debba trattenerti un po’ più di tre giorni. Ti avverto che non dovrai stupirti se qualcuno di noi, mandato a fare l’inventario delle provviste, andrà dritto e filato nelle case dei poveri. Che cosa vuoi, è l’abitudine. L’abitudine del progresso.”

 

 

DOMENICA 16 FEBBRAIO: 6^ DOMENICA T.O. ANNO C

Una scheggia di preghiera:

TU, GESU', SEI  IL VERO SENSO DI OGNI COSA.

 

HANNO DETTO: Ognuno è pittore della propria vita: la volontà è l’artefice dell’opera; i colori sono le virtù; Gesù Cristo è l’originale da riprodurre. (San Gregorio di Nissa)

SAGGEZZA POPOLARE: Con il vicino di casa non parlare mai di tua moglie né della sua.

UN ANEDDOTO: Un noto professore ateo terminò la sua dotta conferenza, in cui aveva attaccato Gesù, in tutti i modi, con il classico: «Qualche domanda?» Un "ex notorio ubriacone", che si era convertito, da poco, si alzò, e cominciò, lentamente, a sbucciare un'arancia. «Allora?» Quello continuò, imperturbabile, e cominciò a mangiare, uno spicchio, dopo l'altro! Infine, chiese al professore: «Era dolce, o asprigna?» «Come faccio, a saperlo? Non l'ho, mica, assaggiata!». «Così, con Gesù. Come fai, a parlarne, in questo modo, se non lo hai mai incontrato?»

PAROLA DI DIO: Ger 17,5-8; Sal 1; 1Cor 15.12.16-20; Lc 6,17.20-26

 

Vangelo Lc 6,17.20-26

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore

 

“BEATI VOI, POVERI... GUAI A VOI RICCHI...”

Ogni volta che incontro la pagina del Vangelo delle Beatitudini, insorge dentro di me una parola: “Impossibile”.

Di poveri ne ho  incontrati fisicamente tutti i giorni della mia esperienza di prete: poveri senza casa che dormono sulle panchine, anche d’inverno; poveri di capacità che non sanno gestirsi; poveri di cibo che vanno a raccattare da mangiare nei bidoni della spazzatura; poveri di sentimenti; poveri di salute... Sono beati? Il più delle volte sono disperati quasi sicuri che non verranno fuori da quella spirale di degrado. Se mi è più facile capire che il denaro non dà felicità, mi è molto difficile capire che la povertà sia una fonte di beatitudine. Allora le Beatitudini che cosa vorranno dire? Credo vogliano parlarci di atteggiamenti che poi si concretizzano in fatti. È beato chi si fida non di sé stesso, delle sue cose ma di Dio, chi ripone la fiducia e la speranza non negli averi ma in Colui che tutto dona, non nelle sicurezze terrene ma in Colui che riesce a trasformare in grazia anche la sofferenza. Solo se vissuta in questo senso la povertà, qualunque essa sia, diventa mezzo più che favorevole della salvezza e quindi fonte di felicità e beatitudine.

 

 

LUNEDI’ 17 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', TU SEI IL SEGNO DELL'AMORE DI DIO.

 

HANNO DETTO: Gesù è passato attraverso tutte le esperienze dell’uomo, e in questo modo ha permesso a tutti gli uomini la comunione con Dio. (Sant'Ireneo)

SAGGEZZA POPOLARE: È povero solo chi pensa di esserlo.

UN ANEDDOTO: Fu Charles Darwin, il grande naturalista inglese del XIX secolo, a formulare la teoria dell'evoluzione delle specie che, all'inizio fu accolta con scetticismo e derisione  Charles Darwin aveva ereditato la balbuzie dal nonno. Un giorno qualcuno gli chiese se quel difetto gli desse molto fastidio. 'No, anzi, mi piace' rispose lo scienziato 'perché mi dà il tempo di riflettere prima di parlare!'

PAROLA DI DIO: Gen 4,1-15.25; Sal 49; Mc 8,11-13

 

Vangelo Mc 8,11-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva. Parola del Signore

 

"CHIEDEVANO UN SEGNO DAL CIELO PER METTERLO ALLA PROVA”

"Se ci sei batti un colpo". È la frase con cui nei racconti o nei film umoristici si invocava la presenza di uno "spirito" a cui chiedere qualcosa. Ma se pur sorridiamo davanti a questo tipo di infantilismo, noi viviamo in un'epoca assetata di segni e di desiderio di prodigioso e meraviglioso. L'uomo ha bisogno di segni per aiutare la propria fede, ma la ricerca di piccoli segni o di conferme continue rischia di buttare l'uomo nel magismo. Noi cerchiamo segni particolari quando abbiamo un segno continuo sotto i nostri occhi: Gesù Cristo, figlio di Dio fatto uomo. È Lui il segno di Dio, un segno talmente reale che salva. Un segno non lontano nella storia ma attualmente vivo e presente in mezzo a noi. E in Lui, allora, anche tutta la realtà creata può diventare segno; nella sua storia, la nostra storia diventa segno di amore di Dio ed anche i sacramenti e la vita della Chiesa sono allora segni di salvezza. Se tutto questo è vero, chiediamoci, ho ancora bisogno di qualche piccolo prodigio per credere che Dio mi vuole bene?

 

 

MARTEDI’ 18 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', CON TE SULLA BARCA C'E' TUTTO.

 

HANNO DETTO: Dio cammina davanti all'umanità mentre tra di noi, vivo e risorto in Dio, c'è Gesù, che rende eterna la nostra vita di ogni giorno. (René Massif)

SAGGEZZA POPOLARE: Del genio e del pazzo, ne abbiamo tutti un po'.

UN ANEDDOTO: Qualcuno dice che l'uomo greco era quello che guardava, mentre quello latino organizzava e l'uomo che si ispira alla Bibbia è quello che ascolta. Ascoltare è una delle forme più raffinate dell'amare. Diceva Nino Salvaneschi: “Saper parlare è dono di molti, saper tacere è sapienza di pochi. Saper ascoltare è generosità di pochissimi.

PAROLA DI DIO: Gen 6,5-8; 7,1-5.10; Sal 28; Mc 8,14-21

 

Vangelo Mc 8,14-21

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: Non comprendete ancora? Parola del Signore.

 

“I DISCEPOLI NON AVEVANO CON SÉ, SULLA BARCA, CHE UN SOLO PANE E DICEVANO: NON ABBIAMO PANE”.

Cari amici apostoli, avete fatto una figuraccia. Avete dimostrato quanto poca fosse la vostra fede in Gesù. Lui aveva moltiplicato il pane per voi e per tante altre persone e voi siete lì, sulla ‘barca di Pietro’ a discutere perché avete dimenticato di comperare un po’ di pane per  il pranzo. Cari apostoli, quanto mi siete vicini. Purtroppo, anch’io soffro della vostra stessa malattia: la poca fede. Ho incontrato Gesù nel cammino della mia vita. So che Lui è il Pane della vita, so che “chi mangia questo pane vivrà in eterno”, eppure quante volte anch’io sono ancora lì a parlare e a preoccuparmi solo di cose materiali. Quante volte dico di aver fede e fiducia in Gesù, ma poi penso solo a come barcamenarmi nella vita quotidiana e anche la mia preghiera spesso è solo un preghiera di richieste materiali. Eppure, basterebbe guardare indietro: quanti doni gratuiti ho ricevuto nella mia vita! Quanto pane in abbondanza, perfin troppo, quanto perdono, quanta amicizia. Cari apostoli, non mi stupisco della vostra poca fede perché succede lo stesso oggi nella Chiesa. Una Chiesa che spesso si parla addosso e si dimentica del suo maestro, una Chiesa che ha sulla sua barca la presenza di Colui che salva ma si preoccupa delle vele, dei remi, della quantità di soldi necessari per far sì che la barca arrivi alla meta. Purtroppo, come ha detto Gesù, siamo ancora legati, avvelenati da quel lievito dei farisei e di Erode. Il lievito dei farisei era la superbia mascherata da religiosità e da perbenismo, il lievito di Erode era il potere mascherato da religiosità. E noi Chiesa di oggi soffriamo ancora della stessa malattia. L’ipocrisia religiosa, il sentirci, ’buoni’, migliori di altri, l’aver ridotto la fede a dei riti e a delle abitudini, l’aver stabilito norme e leggi da osservare formalmente e da imporre sulla schiena di altri, rovinano spesso il nostro credere al Dio della misericordia, alla buona novella di Gesù, all’opera creatrice dello Spirito Santo in noi e nel mondo. Troppo spesso noi ci fidiamo ancora esclusivamente di noi stessi, dei nostri mezzi materiali. Signore, aiutaci a tenerci alla larga da questo lievito perché contamina tutta la pasta. Signore aiutaci a ritrovare la purezza e la fragranza del tuo Pane, la semplicità del dono, la spontaneità della preghiera, la capacità di vedere con occhi amici il nostro prossimo, la voglia di vivere, il sorridere anche davanti alle difficoltà, il saper abbracciare con decisione e con forza anche la Croce. E soprattutto aiutaci, ad allontanarci da chi riduce il tuo amore soltanto ad una falsa religiosità di potere o di superbia

 

 

MERCOLEDI’ 19 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

HANNO DETTO: Se non avessi conosciuto Cristo, Dio sarebbe stato per me una parola inutile. (Francois Maurice)

SAGGEZZA POPOLARE: Un difetto comune degli uomini li porta a dire volentieri agli altri quello che vogliono sentire invece di attenersi alla verità.

UN ANEDDOTO: Un giorno, un taglialegna andava, nel bosco, con il proprio cane, e il proprio asino! Il cammino era assai lungo, e faticoso. A un certo punto, della giornata, il taglialegna si fermò, in una radura, all'ombra di un faggio, dove si sdraiò, e si addormentò, beatamente! Intanto, l'asino si mise, a brucare, l'erba. Il cane chiese, all'asino:” Abbassati, un attimo. Nel paniere, che hai, sul dorso, c'è del pane: lascia, che ne prenda un pezzo, perché ho fame!" L'asino non voltò, nemmeno, il capo! Non voleva perdere, neanche un minuto, neanche un filo, di quella soffice erba: il suo stomaco, doveva riempirsi. Era, così, stanco! Poi, rispose, a bocca piena: "Aspetta, che si svegli, il padrone: ti darà, lui, da mangiare!" In quel momento, sbucò, dal margine del bosco, un lupo, che, a fauci spalancate, si avventò, sull'asino. L'asino chiese aiuto, al cane: "Caro cane, aiutami: amico, mio!" Il cane rispose: "Sono così stanco, e affamato! Aspetta, che, il padrone, si svegli: ti aiuterà, lui!" Povero, asino! Con la zampa sanguinante, capì che, ogni gentilezza, e ogni favore, bisogna farli, a tempo debito: quando, l'amico, ne fa richiesta!

"Solo, così, nasce, la vera amicizia, e la ricompensa."

PAROLA DI DIO: Gen 8,6-13.20-22; Sal 115; Mc 8,22-26

 

Vangelo Mc 8,22-26

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio». Parola del Signore

 

“GLI CONDUSSERO UN CIECO PREGANDOLO DI TOCCARLO”.

Ieri pensavamo alla poca fede degli apostoli che, dopo aver visto le moltiplicazioni dei pani da parte di Gesù, invece di fidarsi di Lui, stanno ancora discutendo sul pane che si sono dimenticati di comperare, ed ecco che Marco ci presenta oggi la guarigione di un cieco. Il suo modo di raccontarla ci fa capire che questo episodio ha anche un valore simbolico  di risposta e di indicazione nei confronti della poca fede degli apostoli e nostra. Gesù guarisce un cieco a puntate. Sembra quasi che, in un primo tempo, Gesù non riesca a compiere questo miracolo, allora, con pazienza, prima porta il cieco in disparte, poi bagna i suoi occhi con la saliva, poi cerca di suscitare in lui il desiderio del vedere e poi, quando questo intravede qualcosa, gli impone le mani e gli dona la guarigione definitiva dalla cecità. In fondo questo miracolo racconta la nostra fede. Per aver fede occorre prima di tutto riconoscersi privi  di essa, ciechi, incapaci da soli di ritrovare la via di Dio, ma significa anche farsi aiutare per incontrare Gesù. Questo cieco pur non vedendoci è stato fortunato perché altri gli hanno imprestato i loro occhi per poterlo accompagnare da Gesù. Ecco il primo passo della fede: farsi aiutare dalla fede degli altri. Quando poi si incontra Gesù, non lo si vede ancora personalmente. C’è allora bisogno di sentirlo, di stare con Lui. Ecco perché Gesù, per far nascere in noi la fede ci chiede di ‘uscire dal villaggio’, cioè di uscire dalla nostra mentalità materialista, di abbandonare quelle che sono le cose artefatte, le tradizioni, le abitudini, per poter accogliere la novità della sua presenza e della sua grazia. Gesù poi cerca di suscitare in noi quello che è il seme della nostra fede. La fede ha un itinerario che noi, come gli apostoli, dobbiamo percorrere gradualmente e che può avere anche momenti di  vacillamento. La fede non è chiarezza immediata, ci sono luci ed ombre, progressi e regressi, a volte si capisce, altre volte ci si interroga, qualche volta si cammina decisamente, altre volte a tentoni. Se Gesù è riuscito a suscitare un granellino di fede, ha messo in noi la base perché possiamo essere guariti totalmente; infatti, se in mezzo alle prove noi continuiamo a fidarci di Lui, gli permettiamo di agire in noi in maniera decisa e netta. Non spaventiamoci allora se in certi momenti del cammino della nostra vita ci riconosciamo ancora ciechi nel cammino della fede o se intravediamo soltanto qualcosa che poi sembra nuovamente sfuggirci. L’importante è continuare a rimanere con Lui e offrirgli la possibilità di operare in noi.

 

 

GIOVEDI’ 20 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

TU O GESU', SEI IL FIGLIO DI DIO E IL FRATELLO MIO.

 

HANNO DETTO: Il cristianesimo è un modo di essere, di vedere, di amare, di sperare; ci si entra come in un fiume che porta verso il mare. (Padre Monier)

SAGGEZZA POPOLARE: Gatto che miagola caccia anche meno.

UN ANEDDOTO: Una scimmia, che stava sulla sommità di un albero, notò dei pescatori che gettavano le reti in un fiume e prese a osservare come operavano. Dopo che essi abbandonarono le reti e si allontanarono a breve distanza per mangiare, la scimmia scese dalla pianta e provò a imitarli (dicono, infatti, che questo animale abbia la tendenza a imitare). Toccate le reti, tuttavia, si ritrovò imbrigliata, correndo il pericolo di affogare. «Me lo merito proprio: – disse a sé stessa – perché ho provato a pescare senza avere prima appreso come si deve fare?» La favola dimostra che mettere mano a quanto ci è estraneo non solo non è utile, ma è anche dannoso.

PAROLA DI DIO: Gen 9,1-13; Sal 101; Mc 8,27-33

 

Vangelo Mc 8,27-33

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elìa e altri uno dei profeti». Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Parola del Signore

 

“E VOI CHI DITE CHE IO SIA?”

Proviamo oggi a fare un esperimento. Gesù rivolge a noi la stessa domanda che ha rivolto agli apostoli: “Voi, chi dite che io sia?”. Quali potrebbero essere oggi le risposte e la mia risposta?

Il teologo, il prete e magari anche molti cristiani potrebbero rispondere con il catechismo, quello di una volta, molto sintetico: “La seconda persona della santissima Trinità” o quello nuovo molto più lungo e articolato, oppure basterebbe rispondere con la parte del Credo che diciamo la domenica e che riguarda Gesù:” … Dio da Dio, luce da luce… incarnato... morto e risorto…” Ma sappiamo che i dogmi sono per noi, ci indicano Dio, ma non lo costringono nelle parole  e allora la domanda si fa incalzante e vitale per ciascuno: “Chi sono io per te, che cosa conta per te che io sia nato, che sia stato condannato a morte, che sia risorto?

Le mie parole fanno parte delle tue scelte di vita?”

E, sì, perché il Figlio di Dio non è un interrogativo della storia è qualcuno che coinvolge la mia vita. È un qualcuno davanti al quale non si può essere indifferenti: “O con Lui o contro di Lui”, la sua salvezza non è un passaporto garantista di un paradiso ma un qualcosa che o mi libera oggi o  è un inganno, la sua persona o è vero Dio e vero uomo o è uno dei tanti personaggi anche buoni della storia, le sue parole o mi coinvolgono o sono vento come le tante parole di tanti uomini  che magari sono belle a sentirsi ma scivolano via. Pietro, quando si lascia guidare dallo Spirito risponde a Gesù con convinzione: “Sei il Cristo”, Pietro e gli altri rispondono con la loro vita lasciando le reti e andando dietro a Gesù, poi non avranno capito tutto, poi davanti alla croce scapperanno e stenteranno a credere perfino alla risurrezione: non importa, hanno accettato accolto, Gesù, si lasciano guidare da Lui, sono talmente pieni di lui che lo porteranno agli altri. Anche con noi Gesù non si spaventa se non abbiamo ancora capito tutto di Lui,  se siamo ancora paurosi davanti alla croce o tristi davanti alla gioia della risurrezione però ci chiede di accoglierlo per quello che è: un Dio che ci vuole bene fino al punto di dare la sua vita per noi.

 

 

VENERDI’ 21 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera: 

PADRE, NON COME VOGLIO IO MA COME VUOI TU.

 

HANNO DETTO: Gesù Cristo è venuto ad accecare coloro che vedono bene e a dare la vista ai ciechi. (B. Pascal)

SAGGEZZA POPOLARE: La gente vede le facce, ma non vede i cuori.

UN ANEDDOTO: Il saluto. Il saluto è una fiammella che accende una reazione umana. Il saluto è una carezza. Ecco perché “salutare” non è soltanto un verbo ma è anche un aggettivo: “salutare” per cui : “salutare è salutare”, fa bene all'anima. Uno che ti scansa non è solo un maleducato, è uno che ti getta addosso lo sgarbo del disinteresse, lo sberleffo dell'insensibilità. Salviamo il saluto! Un ciao, un buongiorno, un arrivederci sono piccoli gioielli di civiltà e di umanità.

PAROLA DI DIO: Gen 11,1-9; Sal 32; Mc 8,34 – 9,1

 

Vangelo Mc 8,34-9,1

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti, quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». Parola del Signore

 

“CHI VUOLE SALVARE LA PROPRIA VITA, LA PERDERÀ, MA CHI PERDERÀ LA PROPRIA VITA PER CAUSA MIA E DEL VANGELO, LA SALVERÀ”.

“Perdere” e una parola che non piace a nessuno. Anche nell’agonismo sportivo, letterario, scientifico, commerciale, suscita reazioni. Eppure, tutti sono d’accordo nel dire che bisogna essere capaci anche di perdere. È segno di maturità. È un allenamento duro, faticoso, perché è un rinunciare a quello che preferiremmo. E la vita ci abitua a rinunciare a tante cose che pure ci piacerebbero. La giornata è piena di rinunce grandi o piccole che hanno il loro peso ed insieme il loro valore perché ci allenano, ci abituano a quella più importante: la rinuncia alla nostra volontà per fare quella di Dio. “Padre, non come voglio io ma come vuoi Tu”. “Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”. Sono le espressioni della più alta religiosità insegnateci da Gesù. Allora la Religione ci allena a perdere?

No. Ci allena a donare qualcosa di nostro per il bene dell’altro, ci fa riportare le vere vittorie: “Chi perde la sua vita per me, la salverà”.

 

 

SABATO 22 FEBBRAIO: Cattedra di S. Pietro ap.

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE TU MI SCRUTI E MI CONOSCI DA SEMPRE.

 

HANNO DETTO: Gesù non ha bisogno né di libri né di dottori per istruire le anime; Lui, il Dottore dei dottori, insegna senza rumore di parole. (S. Teresa del Bambin Gesù)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio vuole, l’uomo sogna e l’opera nasce.

UN ANEDDOTO: Racconta, la leggenda, che una donna povera, con un bimbo, sulle braccia, passando davanti a una caverna, udì una voce misteriosa che, da dentro, le diceva: «Entra, per otto minuti: prendi, quanto desideri, ma, non dimenticare, la cosa, più importante! Ricorda, ancora: quando sarai uscita, la porta si chiuderà, per sempre. Perciò, approfitta, della possibilità, ma, non dimenticare, la cosa, più importante!». La donna entrò, nella caverna, e vi trovò molte ricchezze. Affascinata dall'oro, e dai gioielli, mise il bimbo, per terra, e cominciò a raccogliere, ansiosamente, quanto poteva, nel suo grembiule! La voce misteriosa parlò, di nuovo: «Hai, solo, otto minuti!» Passati, gli otto minuti, la donna, carica d'oro, e pietre preziose, corse fuori, dalla caverna, e la porta si chiuse. Quando fu fuori, si ricordò, che il bambino era rimasto, dentro la caverna! Ma la porta era, ormai, chiusa, per sempre. La ricchezza durò, poco, e la disperazione, per sempre!

PAROLA DI DIO: 1Pt 5,1-4; Sal 22; Mt 16,13-19

 

Vangelo Mt 16,13-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Parola del Signore

 

“TU SEI PIETRO, E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA”.

Chissà perché proprio Pietro? C’era Giovanni che amava sinceramente Gesù. C’erano tipi come S. Paolo con una cultura e una intelligenza più che notevole... Gesù sceglie Pietro: l’impulsivo, il timoroso, l’uomo dalla cultura limitata. lo però, istintivamente, sono d’accordo con Gesù. Forse perché in Pietro mi ritrovo più che in altri. Pietro mi è molto più vicino nella sua peccabilità, nella sua ottusità come nei suoi slanci, nel suo amare in modo concreto, nel suo non far troppe teorie..., e mi sembra, nel leggere questa scelta di Gesù, di vedere l’eterna chiamata adatta a ciascuno di noi. Gesù ci ama per quello che siamo, ci chiama là dove ci troviamo, costruisce non secondo le dotte teorie di teologi e moralisti ma con il materiale che trova in noi.

 

 

DOMENICA 23 FEBBRAIO: 7^ DOMENICA T.O. ANNO C

Una scheggia di preghiera:

SOLO GUARDANDO TE, GESU', TROVO LA VIA DELLA VITA.

 

HANNO DETTO: "L'amore di Cristo non conosce limiti, non finisce mai, non si ritrae davanti a bruttezza e sporcizia. Egli è venuto per i peccatori e non per i giusti, e se l'amore di Cristo vive in noi dobbiamo fare come lui e metterci alla ricerca della pecorella smarrita." (Edith Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: Fai della notte, notte; del giorno il giorno, e vivrai con gioia.

UN ANEDDOTO: Abbiamo in media circa, ottant'anni, di vita, in questo mondo, e una voce,  ci avverte come nella leggenda di ieri: «Non dimenticarti, la cosa, più importante!». E, la cosa, più importante, sono i valori spirituali: la salvezza, della nostra anima, la preghiera, la vigilanza, la famiglia, gli amici, la vita, Dio! Così, sprechiamo, il nostro tempo, quaggiù, e lasciamo, da parte, l'essenziale: «i tesori, dell'anima!» E, quando la porta, di questa vita, si chiuderà, a niente, serviranno, i rimpianti! Viviamo, in un modo disperato, perché abbiamo «dimenticato, la cosa, più importante»!"

PAROLA DI DIO: 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38

 

Vangelo Lc 6,27-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede, e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.  Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.  Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore

 

“AMATE INVECE I VOSTRI NEMICI”

Non è facile credere alla rivoluzione di Gesù perché non è una rivoluzione che parte dal cambiamento delle cose esterne, non è una rivoluzione che deve destituire potere e potenti per stabilire altri poteri ed altri potenti, ma è una rivoluzione che parte dall’interno di ciascuno di noi, che vuol cambiare il nostro atteggiamento interiore, che vuol  renderci simili a Dio che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, che ama il figlio dilapidatore di patrimoni, che vuol dare la stessa paga a quelli che hanno lavorato 10 ore come a quelli chiamati all’ultima ora.

Non è facile credere alla rivoluzione di Gesù guardando ai risultati che Lui ha ottenuto: la croce. Eppure, o ci rassegniamo a dire che l’uomo non cambierà e continuiamo ad accettare la lotta, la prepotenza come mezzo di sopraffazione, il denaro e il benessere come scopo, oppure crediamo all’assurdo della pagina di Vangelo odierno.

Quante scuse, scappatoie per sfuggire questa indicazione del Vangelo!

Ma se mi metto a cuore scoperto, senza difese davanti a questa affermazione di Gesù, devo rendermi conto che è compito mio sgombrare il cuore dalla collera, dall’odio, dal risentimento, dal livore, dalla grettezza, dall’istinto polemico. Sono io che devo rinfoderare gli artigli, deporre la mentalità vendicativa. Sono io che devo perdonare, donare senza calcoli, amare i nemici, pregare per i persecutori, desiderare per i malvagi tutto il bene possibile, salutare coloro che mi mostrano un volto feroce o girano la faccia dall’altra parte, incontrare quelli che vorrei scansare, beneficare chi non se lo merita o mi ha procurato parecchi guai, voler bene a quelli che non amano nessuno e che nessuno ama. Se parto da dentro il mio cuore non tanto fidandomi delle mie forze, ma di quelle di Dio che può tutto, allora forse i miei occhi cominceranno a vedere diversa la vita, il prossimo, e man mano che comincerò a pensare come Gesù anche le sconfitte, le incomprensioni, i soprusi, avranno un modo diverso di presentarsi e anche la croce comincerà a sapere di risurrezione.

 

 

LUNEDI’ 24 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

CREDO; AIUTA LA MIA INCREDULITÀ!

 

HANNO DETTO: Il Cristo, trent’anni di amicizia con gli uomini, tre anni di insegnamento, un giorno di sacramento, e noi facciamo il contrario. (Padre Loew)

SAGGEZZA POPOLARE: Meglio perdere un minuto nella vita che la vita in un minuto.

UN ANEDDOTO: L'abbraccio. Scienziati svedesi hanno scoperto che la nostra pelle contiene moltissime fibre nervose che vengono attivate quando siamo abbracciati, coccolati, o anche solo sfiorati. L'abbraccio trasmette al centro emotivo del cervello stimoli che provocano sensazioni di piacere a tutto il corpo e che ci attutiscono i messaggi del dolore. Insomma, non abbiamo paura della tenerezza: senza cuore non c'è cura.

PAROLA DI DIO: Sir 1,1-10; Sal 92; Mc 9,14-29

 

Vangelo Mc 9,14-29

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».  Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». Parola del Signore

 

“TUTTO È POSSIBILE PER CHI CREDE”.

Questa frase, che Gesù dice al padre del ragazzo indemoniato per aiutarlo nel suo cammino di fede, mi richiama una altra frase che l’angelo Gabriele dice a Maria al termine dell’annunciazione della nascita di Gesù: “Nulla è impossibile a Dio”. Maria crede a questo e accoglie come serva del Signore l’incarico di regalare Gesù alla nostra umanità, e quello che è impensabile per noi si realizza: Dio si incarna. La fede a cui siamo chiamati non è la fede “del possibile”, non è il ragionamento che più o meno ti dà le ragioni del credere, è l’abbandonarsi con fiducia a Dio, Colui per il quale tutto è possibile. Maria si è fidata e il suo “sì" lo ha ripetuto tutti i giorni della sua vita, per noi risulta più difficile e allora come quel padre anche noi diciamo una cosa che a prima vista sembra assurda, ma che risulta poi il massimo della realtà: “Credo, aiutami nella mia incredulità”, “Sì, perché io credo in Te, o Dio, ma spesso mi perdo. Credo quando è facile credere, ma se mi dici di andare un po’ più in là delle mie possibilità, tentenno, ho paura di abbandonarmi. Ti chiedo determinate cose, ma dubito che possano realizzarsi, ti dico “sì” anche a piena voce ma nel concreto non riesco a vedere oltre al possibile: ho fede, ma ho bisogno di te per credere”

 

 

MARTEDI’ 25 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

AVVENGA DI ME SECONDO LA TUA VOLONTA'.

 

HANNO DETTO: Nei pensieri uniamoci al piccolo Gesù, nei desideri a Gesù Eucaristia, nel dolore a Gesù crocifisso. (Flora Manfrinati)

SAGGEZZA POPOLARE: Se lo stupido tace, è considerato saggio.

UN ANEDDOTO: Sensibilità e affetto degli animali.

Nel 1827 vi fu uno scambio di doni fra re Carlo Felice di Savoia e il viceré d'Egitto Mohamed Alì. Cento pecore merinos vennero inviate in Africa mentre un elefante di nome Fritz veniva mandato a Torino. Per accogliere l'animale, nell'ex scuderia fu ricavato uno spazio interamente recintato e dotato di un cortile con una vasca circolare con uno scivolo per facilitare l'accesso del pachiderma all'acqua. Fritz ebbe molti problemi fisici, specialmente soffrì di mal di denti e di indigestioni a causa dell'alimentazione sbagliata. Ma sopportò tutto con pazienza. Quando però morì il suo guardiano il povero bestione letteralmente impazzì e alla fine dovette essere abbattuto.

PAROLA DI DIO: Sir 2,1-13; Sal 36; Mc 9,30-37

 

Vangelo Mc 9,30-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE AI DODICI: SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO SIA L’ULTIMO DI TUTTI E IL SERVO DI TUTTI”.

Lascio commentare questa precisa indicazione di Gesù da Ernesto Olivero: “Il Signore agisce a piene mani quando trova delle persone disponibili che gli dicono: “Se vuoi, io ci sto”. Se incontra questa disponibilità può aiutarci a modificare il carattere per tutta la vita, può aiutarci a scoprire i doni che abbiamo ma che non riescono a venire fuori a causa delle nostre certezze pretestuose, della nostra testardaggine, dell’ingombro del nostro “io”. Se non si entra nell’ottica del “Se vuoi, ci sto”, qualunque cosa facciamo non ha nulla a che fare con il progetto di Dio. C’è bisogno che il nostro cuore e la nostra mente entrino  nella dimensione che Dio vuole per ognuno di noi. Non lasciamoci prendere dalla tentazione di credere di aver già fatto abbastanza perché l’amore non può dire basta: l’amore che dice basta è finito, muore, non è amore. Se veramente viviamo alla presenza del Signore, una nostra parola per qualcuno può essere fondamentale, un nostro gesto può esserlo altrettanto perché siamo osservati dal Signore anzitutto e poi da chi cerca veramente. Se viviamo alla presenza del Signore siamo persone che hanno desiderio di convertirsi, di crescere in continuazione. Per un cristiano che si è innamorato di Gesù è normale, è proprio una gioia ripetere ogni giorno il proprio ‘sì’, ogni giorno chiedersi: “Chissà se oggi posso imparare qualche cosa in più?”

Un cristiano è un abbandonato, uno talmente debole da non poter essere orgoglioso di nulla, talmente povero da non avere nulla di suo, uno che non può essere presuntuoso perché non si attacca a nulla. Un abbandonato vive tutto come un servizio, con il desiderio di convertirsi ogni momento. Quante volte facciamo meravigliose intenzioni di preghiera e poi siamo chiusi ai bisogni degli altri. Questo è un campanello di allarme che ci suona dentro per avvertirci. È facile fingersi pii e non esserlo, è facile dirsi disponibili e non esserlo. Ma la verità su chi siamo non si può recitare né nascondere.”

 

 

MERCOLEDI’ 26 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

GRAZIE, SIGNORE, DEL BENE CHE HAI SEMINATO OVUNQUE.

 

HANNO DETTO: Gesù non vuole che lo amiamo per i suoi doni. Lui stesso deve essere la nostra ricompensa. (S. Teresina di Lisieux)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio ha più da dare di quanto il diavolo ha da togliere

UN ANEDDOTO: Giordano Bruno era talmente convinto delle cose in cui credeva che, quando alla fine del processo per eresia gli lessero la sentenza di morte, egli pronunciò una frase che divenne simbolo di ogni martire della libertà: “Forse con più timore pronunciate voi la sentenza contro di me, di quanto ne provi io nell'accoglierla.”

PAROLA DI DIO: Sir 4,12-22; Sal 118; Mc 9,38-40

 

Vangelo Mc 9,38-40

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi». Parola del Signore

 

“MAESTRO ABBIAMO VISTO UNO CHE SCACCIAVA I DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO VIETATO PERCHÉ NON ERA DEI NOSTRI”

Penso a Maria come Madre vera per ogni uomo. Pensate che una madre vera faccia dei favoritismi tra i figli? Al massimo potrà essere più legata al più debole, ma se davvero è madre non lascia che suoi sentimenti creino dei favoritismi e facciano quindi nascere gelosie. Per  Maria noi siamo tutti figli unici importanti, anzi se c’è uno che sbaglia o si allontana essa gli è a fianco per incoraggiarlo. Gesù non è venuto sulla terra per creare divisioni, ma per unire. Gesù non ha fondato una religione per metterla contro un’altra, Gesù non è venuto per creare le categorie dei buoni e dei cattivi: Lui è morto in croce per noi, mentre noi eravamo peccatori. Quanto sono assurdi allora i campanilismi, le gelosie per il bene compiuto, le invidie posso anche non essere d’accordo sul modo con cui tu compi un’opera, posso anche dirtelo, ma se quest’opera compie qualcosa di buono, ho il diritto di esserne geloso o non devo gioirne, perché nel mondo c’è una briciola di bene in più?

 

 

GIOVEDI’ 27 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

CON TE, GESU', OGNI MINUTO HA SENSO.

 

HANNO DETTO: Anche se Cristo nascesse 1.000 e 10.000 volte a Betlemme, a nulla ti gioverà se non nasce almeno una volta nel tuo cuore. (A. Silesius)

SAGGEZZA POPOLARE: L’uomo pigro lavora due volte.

UN ANEDDOTO: Era il 1455 quando Johann Gutenberg, inventore della stampa a caratteri mobili, stampava il suo primo volume: la Bibbia. Si racconta che... qualche mese prima, dopo aver segretamente messo a punto la sua grande invenzione, Gutenberg si era ritirato in un convento per un periodo di meditazione prima di divulgarla. Una notte, nella sua cella, egli ebbe un sogno. Si trovava nella piazza principale di Magonza in mezzo a una grande folla che lo acclamava entusiasticamente. Mentre egli si stava godendo del successo, una voce misteriosa gli disse: 'Pensa a qual prezzo stai acquistando questa tua falsa gloria! La malvagità degli uomini è così grande che, immensamente superiore al numero dei libri buoni, sarà quello dei libri cattivi prodotti dalla tua invenzione. Pensa alle bugie, alle calunnie, alla immoralità che questi rapidamente diffonderanno. Rinuncia, rinuncia a una gloria che acquisteresti a danno dell'intera umanità. Gutenberg si svegliò con un grande dubbio nel cuore ma poi.

PAROLA DI DIO: Sir 5,1-10; Sal 1; Mc 9,41-50

 

Vangelo Mc 9,41-50

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno, infatti, sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri». Parola del Signore

 

“ABBIATE SALE IN VOI STESSI”.

Se mi guardo attorno: quante vite insipide! E, intendiamoci bene: non soltanto perché vite abituali, fatte di routine, senza momenti esaltanti, ma proprio vite di ricchi e di poveri, di gente di successo e di persone qualunque con poco senso, vissute quasi per far passare il tempo, incentrate su esteriorismi che non dicono nulla. E anche, quanti cristiani senza senso, cristiani di etichetta, abituè della domenica, gente incapace di un barlume di fantasia, di un entusiasmo, di un momento di impegno personale. La vita di Maria non è stata molto differente dalla vita di altre milioni di donne: la famiglia, la casa, l’educazione dei figli, i propri doveri quotidiani, la fede legata alla tradizione. Eppure, quanta differenza. Dio per Lei non era un entità superiore, era un Tu concreto, il prossimo non era un gruppo amorfo di persone più o meno lontane, erano persone concrete, la vita non era solo un susseguirsi di ore, di giornate, di mesi, di anni, era “Dio che mi interpella ora”. Anche la mia e la tua vita, se viste nell’insieme del tempo non sono che un puntolino che può sembrare insignificante, ma non ci siamo mai detti sul serio che Dio, proprio in questo momento ama me? Non può bastare questo per mettere il sale giusto in questa giornata?

 

 

VENERDI’ 28 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SEI UN DIO FEDELE.

 

HANNO DETTO: Cristo è la risposta totale di Dio alla domanda totale dell'uomo. (André Manaranche)

SAGGEZZA POPOLARE: In una lunga generazione, c’è il conte e c’è il ladrone.

UN ANEDDOTO: "Chi mi sa dire, con parole sue, chi è Dio?", cominciò, a dettare, la catechista... Seconda domanda: "Come fate, a sapere, che Dio esiste, se nessuno l’ha mai visto?" Tra le tante risposte alcune ripetitive , altre pappagallesche ecco un bella risposta, quella di Ernestino: "Dio è come lo zucchero, che la mamma, ogni mattina, scioglie nel latte, per prepararmi la colazione! Io non vedo lo zucchero, nella tazza, ma, se la mamma non lo mette, ne sento, subito, la mancanza... Ecco, Dio è così, anche se non lo vediamo! Se lui non c’è, la nostra vita è amara: è senza gusto!"

PAROLA DI DIO: Sir 6,5-17; Sal 118; Mc 10,1-12

 

Vangelo Mc 10,1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque, l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Parola del Signore

 

“L’UOMO LASCERÀ SUO PADRE E SUA MADRE E I DUE SARANNO UNA SOLA CARNE. L’UOMO DUNQUE NON SEPARI CIÒ CHE DIO HA CONGIUNTO”.

Oggi è molto facile sentire parlare con superficialità di tradimenti matrimoniali. Maestro, parlami della fedeltà — disse un discepolo. Un cane servì il suo padrone per tutta la vita, ne difese la casa e i beni e quando questi morì rimase per due mesi sulla sua tomba. Quando morì il cane, gli uomini gli eressero una piccola stele sulla quale scrissero: “Fedeltà”.

Un uomo rimase fedele alla moglie per tutta la vita. Quando morì, dietro il suo feretro c’era solo la moglie, ed essendo egli un poveraccio, fu gettato nella fossa comune. Perché questa differenza, maestro?

Perché gli uomini ammirano la fedeltà degli animali, cui nulla costa essendo inscritta nella loro natura. Quanto a praticarla essi stessi, non vogliono pagarne il prezzo, conoscendone il costo. La fedeltà coniugale è virtù preziosissima, e ha quindi un costo molto elevato. segno di maturità. È un allenamento duro, faticoso, perché è un rinunciare a quello che preferiremmo. E la vita ci abitua a rinunciare a tante cose che pure ci piacerebbero. La giornata è piena di rinunce grandi o piccole che hanno il loro peso ed insieme il loro valore perché ci allenano, ci abituano a quella più importante: la rinuncia alla nostra volontà per fare quella di Dio. “Padre, non come voglio io ma come vuoi Tu”. “Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”. Sono le espressioni della più alta religiosità insegnateci da Gesù. Allora la Religione ci allena a perdere?

No. Ci allena a donare qualcosa di nostro per il bene dell’altro, ci fa riportare le vere vittorie: “Chi perde la sua vita per me, la salverà”.

 

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

     
     
 

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