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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

GENNAIO 2025

 

MERCOLEDI’ 1° GENNAIO: MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

Una scheggia di preghiera:

O DIO, TU SEI IL MIO DIO, ALL'AURORA TI CERCO.

 

HANNO DETTO: Maria, nella fede, ebbe il coraggio di confidare nel Dio dell'impossibile e di lasciare a Lui la soluzione dei suoi problemi: la sua era fede pura. (Carlo Carretto)

SAGGEZZA POPOLARE: In questo mese ci accompagneranno una serie di proverbi rumeni. Anche se va in convento, una gatta resta una gatta.

UN ANEDDOTO: Chiesero: “Qual è la cosa migliore da possedere? Il Buddha rispose: “La fede è la cosa migliore che si possa possedere”. (Buddha)

PAROLA DI DIO: Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21

 

Vangelo Lc 2,16-21 

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Parola del Signore

 

MARIA, DA PARTE SUA, CUSTODIVA TUTTE QUESTE COSE, MEDITANDOLE NEL SUO CUORE.

Dunque, con la venuta di Gesù tutto è chiaro?

C'è una risposta a tutti i nostri problemi?

Eppure, rimane la sofferenza, la morte, l'ingiustizia. Il Dio che si è fatto uomo sembra alla fine non aver cambiato nulla. Anche Maria, la madre, là piena di grazia, guarda quel Bambino in cui riconosce il suo Signore, ma lo vede debole, indifeso, guarda la sua famiglia, benedetta da Dio ma profuga, in balia del potere di un piccolo re che per paura uccide degli inermi. L'unica risposta di Maria non è quella avere la risposta per ogni interrogativo, ma è entrare nel mistero è fidarsi di un Dio misterioso, più grande di lei un Dio a volte silenzioso, ma presente, un Dio di cui si comincia a capire l'amore quando ci si lascia andare con tutto se stessi, un Dio da amare prima ancora che da capire.

 

 

GIOVEDI’ 2 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

APRI I NOSTRI OCCHI MA SOPRATTUTTO IL NOSTRO CUORE.

 

HANNO DETTO: È facile comprendere Dio fino a quando non si tenta di spiegarlo. (Joseph Joubert)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi domanda non sbaglierà mai!

UN ANEDDOTO: Raccontino piccolo piccolo: due battute di Wiet van Broeckhoven  che però ci danno da pensare: Un pesciolino rosso ad un altro: ‘Io non credo in Dio.’ L’altro risponde: ‘Nemmeno io, ma chi altro pulirebbe la nostra boccia?’.
PAROLA DI DIO: 1Gv 2,22-28; Sal 97; Gv 1,19-28

 

Vangelo Gv 1,19-28

Dal vangelo secondo Giovanni.

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

 

IN MEZZO A VOI STA UNO CHE VOI NON CONOSCETE.

Quanto è vera questa affermazione di Giovani Battista, e non solo per i suoi contemporanei ma per noi, oggi. In un epoca in cui dicono che basta fare una domanda ad un telefonino e questi, evitando ogni ricerca e ogni fatica, presume di risponderti per filo e per segno, qual è il senso profondo del vivere, chi è Gesù. Guardiamo la realtà dei giorni che stiamo vivendo: il Natale. È una convenzione?

È una situazione creata apposta perchè l'uomo consumi?

È una spudorata somma di sentimenti sfruttati per addormentare le persone?

Chi festeggiamo?

Un mito lontano, una fantasia, un Dio Salvatore (ma da che cosa?) Un Natale senza Cristo che cos'è?

Chiedi pure a tutti i telefonini, scomoda le intelligenze artificiali ma se vuoi scoprire chi è colui che sta in mezzo a noi e non conosciamo, dobbiamo partire con tutto noi stessi, metterci in cammino, rischiare per poter cercare, e allora sarà Lui a cercare noi: è venuto proprio per questo!

 

 

VENERDI’ 3 GENNAIO: SS. Nome di Gesù

Una scheggia di preghiera:

AGNELLO DI DIO, ABBI PIETA' DI NOI.

 

HANNO DETTO: Non riesco a immaginare come l’orologio dell’universo possa esistere senza un orologiaio. (Voltaire)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi fa bene, bene troverà. Chi fa male il male l'accompagnerà!

UN ANEDDOTO: Ecco come un antico papiro egiziano racconta la creazione del mondo: Dio rise e nacquero i sette dei che governano il mondo. Al primo scoppio di risa apparve la luce. Scoppiò a ridere la seconda volta e apparvero le acque, con successive risate vennero al mondo Hermes, il Destino e Psiche.

PAROLA DI DIO: 1Gv 2,29-3,6; Sal 97; 1,29-34

 

Vangelo Gv 1,29-34

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». Parola del Signore

 

“GIOVANNI VEDENDO GESU’ VENIRE VERSO DI LUI DISSE: ECCO L’AGNELLO DI DIO, ECCO COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO”.

Attraverso la frase che meditiamo oggi, abbiamo una conferma del vero senso del Natale. Noi normalmente crediamo che la fede e la religione siano soprattutto la ricerca che gli uomini fanno di Dio, tutta la Bibbia e in particolare il mistero della incarnazione ci fanno comprendere il contrario: è soprattutto Dio che viene incontro all’uomo. Giovanni Battista ha predicato il Messia, ma è Gesù che viene incontro a lui e a noi. Dio non è quell’essere superiore nascosto nei suoi cieli, assente dalla nostra storia, dalle nostre gioie e sofferenze, il Dio di Gesù per dirci che ci è Padre, che ci vuol bene, che ci perdona si incarna, si fa uomo. E anche in questa incarnazione non sceglie la venuta grandiosa, il grande successo o la conquista gloriosa del suo regno, sceglie la piccolezza, l’umiltà, il sacrificio, la donazione, si fa agnello umile, dolce, perdente, sacrificato per noi, capace però di togliere il peccato del mondo, cioè tutto quell’atteggiamento contrario al suo amore. Cos'è, dunque la fede? Credere in qualcosa? Comportarsi in un qualche modo? No: la fede è anzitutto fare esperienza. Natale ci ricorda che la fede è un cammino di accoglienza, un rendere testimonianza. Oggi possiamo affrontare la giornata con questo desiderio: lasciarci incontrare da Dio, rendergli testimonianza.

 

 

SABATO 4 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', CHIAMAMI PER NOME.

 

HANNO DETTO: Perfino Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini. (Paulo Coelho)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi corre dietro a due conigli, non prenderà manco uno!

UN ANEDDOTO: Una antica tradizione dice che nel IX secolo, papa Niccolò I decretò che su ogni campanile fosse issata una banderuola a forma di galletto, per ricordare a tutti i fedeli che Pietro aveva rinnegato Gesù tre volte prima che il gallo cantasse, e per evitare quindi che commettessero lo stesso peccato.

PAROLA DI DIO: 1Gv 3,7-10; Sal 97; Gv 1,35-42

 

Vangelo Gv 1,35-42 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Parola del Signore

 

«CHE COSA CERCATE?»

Gesù non è molto accogliente a prima vista. Questi due discepoli vanno dietro a Gesù e chissà cosa si aspettano! Forse sperano che Gesù sorrida loro, li incoraggi, dica: "Finalmente due discepoli!". Macché: Gesù li gela con questa domanda inquietante: "Cosa volete?

Cosa cercate?"

È la prima parola che dice Gesù nel vangelo di Giovanni, ed è una parola scomoda: cosa cerchiamo quando cerchiamo Dio?

Cosa vogliamo da lui?

Sicurezza?

Consolazione?

Vogliamo che esaudisca le nostre richieste?

Oppure vogliamo cercare proprio Lui per accettarlo così come è?

 

 

DOMENICA 5 GENNAIO: 2^ DOMENICA DOPO NATALE

Una scheggia di preghiera:

TU, GESU', SEI LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI UOMO.

 

HANNO DETTO: Dio è un sospiro indicibile, piantato nel profondo dell’anima. (Jean Paul Richter)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi non crede in sé stesso non crede in nulla!

UN ANEDDOTO: Una favola del popolo dei Luo: Tanto tempo fa, la scimmia era molto amica del coccodrillo; non trascorreva giornata che i due amici non si ritrovassero per vedersi e chiacchierare. Il coccodrillo viveva nel lago e la scimmia su di un albero di mango, vicino al lago, cosicché ogni mattina  e sera il coccodrillo usciva sulla riva e chiacchierava con la scimmia. Un giorno la mamma del coccodrillo si ammalò gravemente.  Il coccodrillo, disperato, andò a trovare tutti  i dottori del vicinato, ma nessuno riuscì a farla guarire.  Il coccodrillo portò allora la madre da un dottore stregone, il quale gli disse che sua madre poteva guarire soltanto mangiando il cuore di una scimmia. Il coccodrillo si chiese come avrebbe potuto ingannare la scimmia, che era la sua migliore amica, ma alla fine decise di sacrificare la sua amica poiché la vita della  madre era più importante. Andò così dalla scimmia e la invitò a casa sua. La scimmia disse che non sapeva nuotare ed aveva paura dell’acqua, ma il coccodrillo la rassicurò dicendole  che l’avrebbe portata sulla sua schiena e non ci sarebbe stato alcun problema. La scimmia accettò. Il loro viaggio iniziò abbastanza bene, con la scimmia sul dorso del coccodrillo; ma, povera scimmia, quando furono nel mezzo del lago, il coccodrillo incominciò a nuotare immerso più profondamente nell’acqua.  La scimmia, molto spaventata, chiese al suo amico di fare più attenzione, altrimenti lei si sarebbe bagnata.  A questo punto il coccodrillo le rivelò che sarebbe diventata la “medicina” per  sua madre; le confessò che in realtà non l’aveva invitata per averla ospite a casa sua, ma  che in effetti ciò che lui voleva era il suo cuore. La scimmia non aspettò che il coccodrillo  ripetesse la storia e non domandò nessun chiarimento; finse invece di rimproverarlo  per  non averle detto subito che tutto ciò di cui aveva bisogno era il suo cuore. Poi gli spiegò con rammarico  che le scimmie non portano mai con sé il loro cuore, quando vanno a trovare qualcuno o quando partono per un  viaggio: se veramente avesse avuto bisogno del cuore di una scimmia, avrebbe dovuto riportarla alla riva, dove gli avrebbe donato volentieri il proprio cuore. Nell’udire questo, il coccodrillo nuotò molto velocemente verso la casa della scimmia e raggiunse la riva in un attimo. La scimmia era felice di averla scampata bella;  cercò sull’albero dove abitava un grosso frutto di mango e disse al coccodrillo di aprire bene la bocca. Tirò il mango con tutta la sua forza e colpì il coccodrillo in modo da fargli male. Il coccodrillo si inabissò nelle acque del lago piangendo forte, mentre la scimmia gli gridava che la loro amicizia era finita, perché lui non era un tipo di cui fidarsi. E da quel giorno fino ad oggi la scimmia e il coccodrillo non sono più amici. 

PAROLA DI DIO: Sir 24,1-4,12-16; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18

 

Vangelo Gv 1,1-18 

Dal vangelo secondo Giovanni  

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure, il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“IN PRINCIPIO ERA IL VERBO…”.

Ancora una volta, in questo tempo natalizio, ci viene proposto come vangelo domenicale il capolavoro-sintesi di San Giovanni, un prologo al suo Vangelo che può sembrare difficile ma che è come un fascio di luce che illumina tutto il cammino della storia umana. “In principio”: che cosa c’è al principio di tutte le cose?

C’è chi dice esserci il caos, chi dice la materia informe, chi dice il nulla, chi afferma il caso. Il cristianesimo ci dice un’altra cosa: all’inizio di tutto c’è Dio e Dio è amore, e Dio crea per amore, per donare il tutto alla sua creatura, per partecipare il suo Verbo, cioè sé stesso all’uomo. Ecco allora una prima conseguenza per noi: posso capire qualcosa di Dio, delle sue opere, della mia storia solo se mi metto nell’ottica dell’amore, nella logica dell’amore, nell’esperienza dell’amore. Altro aspetto, se tutto viene dall’amore anche ogni uomo viene dall’amore di Dio, ecco allora che anche l’oggetto del mio amore deve essere proprio l’uomo, io, ad imitazione di Dio, mio creatore, devo amare ogni uomo, in qualsiasi situazione si trovi anche se avesse deturpato con l’egoismo e il peccato il dono che Dio gli ha fatto. Ecco l’impegno anche per noi seguaci di Gesù di riportare alla luce noi stessi ed ogni uomo sulla terra. Infatti, creandoci Dio ha acceso in noi una scintilla di luce. Qualche volta gli uomini usando male della libertà hanno spento questa luce, ma Lui che è amore non si è stancato di noi, anzi ci ha mandato la luce vera, quella che illumina ogni uomo, suo Figlio Gesù. Ed è proprio Lui quella luce che, se accolta con gioia, ci dà il potere di essere Figlio di Dio, cioè di ricostruire in noi, nel nostro mondo, nei nostri fratelli l’immagine vera, quella che era “al principio” nel cuore di Dio.

 

 

LUNEDI’ 6 GENNAIO: EPIFANIA DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

DONACI OCCHI, O SIGNORE PER RICONOSCERE OGNI GIORNO I SEGNI DELLA TUA PRESENZA.

 

HANNO DETTO: Qualsiasi sciocco può contare i semi in una mela. Solo Dio può contare tutte le mele in un seme. (Robert H. Schuller)

SAGGEZZA POPOLARE: I fatti parlano più pesantemente delle parole.

UN ANEDDOTO: Preghiera Sciamanica: “Che io possa divenire terra, che io possa divenire cielo, che io possa divenire la montagna, che io possa divenire il mare, che io possa crescere, allungando e allargando il mio corpo, fino a disperdermi nel Vuoto dell'infinito.” Certamente noi al posto del vuoto infinito ci mettiamo il nostro Dio infinito.

PAROLA DI DIO: Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12

 

Vangelo Mt 2,1-12 

Dal vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti a adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te, infatti, uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore

 

“I MAGI CHIESERO: DOV’È IL RE DEI GIUDEI CHE È NATO? ABBIAMO VISTO SORGERE LA SUA STELLA E SIAMO VENUTI A ADORARLO”.

Mi ha sempre riempito di stupore questo duplice atteggiamento dei magi. Sono ricercatori della verità e per questa si muovono fidandosi di un segno da loro letto ed interpretato, ma sono anche umili da chiedere informazioni. Dio si rivela ma a coloro che lo cercano con l’intelligenza e con le gambe, ma anche a coloro che non hanno la presunzione di trovarlo con le loro forze, ma sanno stendere la mano, chiedere ad altri. Se cerchi Dio, la sua verità, devi imparare a vederne i segni in te e fuori di te, devi uscire dal tuo guscio di autosufficienza e soprattutto non devi essere presuntuoso, chiedi umilmente: forse la verità tanto desiderata brillerà come una stella proprio là dove tu non te lo immagini.

 

 

MARTEDI’ 7 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

ESSERE AMATO DA DIO: QUESTA È LA MIA GIOIA.

 

HANNO DETTO: Dio ama ciascuno di noi come se fosse unico al mondo. (Sant’Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: L'ape nella bocca tiene il miele più dolce, e nella coda tiene il veleno più avvelenato.

UN ANEDDOTO: Massime di sapienza irlandese: Trova il tempo di riflettere: è la fonte della forza. Trova il tempo di giocare: è il segreto della giovinezza. Trova il tempo di leggere: è la base del sapere. Trova il tempo di essere gentile: è la strada della felicità. Trova il tempo di sognare: è il sentiero che porta alle stelle. Trova il tempo di amare: è la vera gioia di vivere. Trova il tempo d’essere felice: è la musica dell’anima.

PAROLA DI DIO: 1Gv 3,22 – 4,6; Sal 2; Mt 4,12-17.23-25

 

Vangelo Mt 4,12-17.23-25

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazareth e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. Parola del Signore

 

“GESU’ PERCORREVA TUTTA LA GALILEA, INSEGNANDO NELLE LORO SINAGOGHE E PREDICANDO LA BUONA NOVELLA E CURANDO OGNI SORTA DI MALATTIE ED INFERMITA’ NEL POPOLO”.

Prima di tutto vorrei fermarmi con voi oggi sul fatto che il Vangelo di Matteo ci ricorda che Gesù predicava “la Buona novella”. Spesso non ce ne ricordiamo più e rischiamo di considerare Gesù come uno dei tanti fondatori di una religione piena di misteri e di norme da osservare. No! Gesù è la buona notizia di Dio. Dio ama talmente gli uomini che nonostante i nostri “no” Egli ci manda suo Figlio per dirci che ci vuole bene. Gesù poi ci annuncia che Dio non è il padrone terribile, ma il Padre che ci ama; con il dono della sua vita Gesù poi ci dice che quello che non potevamo fare da soli (il salvarci) ce lo ha ottenuto Lui; oltre poi a darci il senso perché gioie e dolori della nostra vita non siano vani Gesù ci parla anche di vita eterna a cui siamo chiamati. Non è una buona notizia tutto questo? Abbiamo ancora il diritto di essere tristi, pessimisti o di considerare le parole di Gesù come un peso da portare per tenerci buono Dio?

Ma Gesù non parla soltanto: la sua testimonianza avviene tra predicazione e gesti concreti di liberazione. E con questo Gesù indica anche a noi la strada della testimonianza vera. L’annuncio gioioso che ogni cristiano deve fare è parlare del Regno e testimoniarlo con opere concrete di salvezza. È Gesù stesso che salva; il cristiano, con la sua persona, non può che essere la parola di questa salvezza avvenuta. Un cristiano che con la sua vita non è concretamente questa parola, un cristiano che non dice niente a nessuno è solo “sale che ha perso il suo sapore e che non serve ad altro che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. E la testimonianza, qual è? Quella che ha realizzato Gesù: Liberare dal male, cioè, offrire concreti gesti di speranza al mondo. Guardiamo ai santi: parlavano di Dio con le labbra e con la vita che era segno continuo di attenzione all’uomo, di donazione, di amore.

 

 

MERCOLEDI’ 8 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SPEZZA ANCORA IL TUO PANE COME FACESTI UN DI'.

 

HANNO DETTO: Se Dio avesse voluto essere un grande segreto, non avrebbe creato ruscelli e pini che sussurrano. (Robert Brault)

SAGGEZZA POPOLARE: La risposta dolce allontana l'ira.

UN ANEDDOTO: Una carovana di mercanti, abituati, da molto tempo, a percorrere, insieme, le lunghe piste d’Oriente, si preparava ad attraversare un grande, e pericoloso, deserto! Il percorso richiedeva una buona conoscenza, dei luoghi, e delle piste, delle oasi, ma anche delle abitudini degli indigeni. Così, si assicurarono i servizi di una guida locale, famosa per la sua esperienza! Dopo dieci giorni di rapido cammino, la colonna si arrestò, contro una barriera di uomini armati, fermi, attorno alla statua di una delle loro orribili divinità, dall’aspetto crudele, che incombeva sulla pista. “Non potete proseguire!", gridò il capo degli uomini armati. "Se non sacrificate, un uomo, al nostro Dio! È la regola, di ogni nuova luna. Se non lo farete, morirete tutti, qui, immediatamente!" I mercanti si radunarono, e cominciarono a "parlottare", tra loro. La scelta era drammatica, e l’accordo molto difficile! "Noi ci conosciamo, tutti, da molto tempo! Siamo parenti, tra di noi. Non possiamo sacrificare, uno di noi, per placare questo Dio!" I loro sguardi si concentrarono, tutti, sulla guida. Dopo avere immolato il pover’uomo, secondo il rito, ai piedi della statua, la carovana riprese il cammino! Ma nessuno conosceva la via, e, ben presto, si persero, nel deserto! Morirono, uno dopo l’altro, di sete, e di sfinimento. "È venuto, tra noi, Gesù, la luce del mondo! Ma il mondo, vedendo una grande luce, si è, subito, dato da fare, per spegnerla! E non si accorge, che sta morendo di sete, e di sfinimento."

PAROLA DI DIO: 1Gv 4,7-10; Sal 71; Mc 6,34-44

 

Vangelo Mc 6,34-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini. Parola del Signore

 

"GESÙ DISSE: VOI STESSI DATE LORO DA MANGIARE".

I miracoli cominciano sempre da noi. Gli Apostoli si accorgono di non poter dare da mangiare a quella folla, ma Gesù li invita a fare lo stesso qualcosa. Questa prima disponibilità permette a Gesù di fare il resto. Si tratta di cominciare. Non basta dire: c'è la fame nel mondo; ci pensi Dio! Bisogna cominciare a dividere il proprio pane e a dividerlo senza doppie intenzioni. Se do da mangiare ad un fratello che ha fame devo farlo innanzitutto perché ha fame e non perché quell'uomo diventi cristiano. Un puro atto di carità senza calcoli, del resto, sarà la migliore evangelizzazione: quando una persona dona con semplicità, senza neppure una sfumatura di quell'impercettibile ricatto che anche l'uomo più ingenuo arriva sempre ad avvertire, è più facile riconoscere in essa la presenza di Gesù.

 

 

GIOVEDI’ 9 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU' SOLO CON TE È LA VERA PACE E LA FORZA.

 

HANNO DETTO: Se c’è un Dio, perché permette il male? Domanda ingenua. Se c’è un Dio, perché dovrebbe obbedire alla nostra morale? (Thierry Maulnier)

SAGGEZZA POPOLARE: La vecchiaia non viene da sola ma con tante necessità.

UN ANEDDOTO: A volte nella vita, nelle scelte basta anche solo un piccolo particolare a determinare i risultati : Alla General Motor non riuscivano a capire perché il nuovo modello di auto, la Nova, non registrasse il successo di vendite previsto in Centro e Sud America, fino a che non fu loro spiegato che in spagnolo No va, significa “Non va”. La GM ribattezzò l’auto Caribe per i mercati di lingua spagnola.

PAROLA DI DIO: 1Gv 4,11-18; Sal 71; Mc 6,45-52

 

Vangelo Mc 6,45-52

Dal vangelo secondo Marco

Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito. Parola del Signore

 

MA EGLI SUBITO PARLÒ LORO E DISSE: «CORAGGIO, SONO IO, NON ABBIATE PAURA!»

Ieri, il Vangelo ci ha presentato una folla agitata, confusa “come pecore senza pastore”, oggi presenta gli Apostoli “affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario”. Anche la Chiesa fa fatica, sembra remare senza ottenere nulla, ha tanti venti contrari. Basta pensare anche solo agli ultimi anni della nostra storia Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» della Chiesa: quanti sforzi per andare incontro alle nuove esigenze dell’uomo, quante iniziative di evangelizzazione e.… quanti pochi risultati! Sembra che oggi ci siano meno cristiani di ieri! La Chiesa, i credenti sembrano remare con fatica e a vuoto. E come Gesù si è fatto pane per le folle, così ora viene incontro ai suoi apostoli, camminando sulle acque e dicendo a loro e a noi: “Coraggio, sono io, non temete”. Finché remiamo da soli, i nostri sforzi  sono vani, e a noi restano solo fatica e delusione; quando c’è Lui sulla barca, si fa ugualmente fatica, ma si è sicuri di giungere alla meta.

 

 

VENERDI’ 10 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU CI PARLI, SIGNORE, PERCHE' CI VUOI BENE.

 

HANNO DETTO: Vivere senza Dio è un rompicapo e un tormento. L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo. (Fëdor Dostoevskij)

SAGGEZZA POPOLARE: Quello che a te non piace, altrui non fare!

UN ANEDDOTO: Ogni cosa a suo luogo e tempo : Gettan era solito dire ai suoi discepoli: “Quando usate la bocca per parlare, non potete usare le orecchie per ascoltare. Quando usate le orecchie per ascoltare, non potete usare la bocca per parlare. Riflettete attentamente su questo punto”.

PAROLA DI DIO: 1Gv 4,19 – 5,4; Sal 71; Lc 4,14-22a

 

Vangelo Lc 4,14-22

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. Parola del Signore

 

“ENTRÒ, SECONDO IL SUO SOLITO, DI SABATO, NELLA SINAGOGA E SI ALZÒ A LEGGERE”.

Gesù è praticante e osservante: “secondo il suo solito”, al sabato è alla preghiera della sinagoga. Anche la maggioranza di voi che leggete queste pagine, “secondo il vostro solito”, ogni domenica vi trovate alla Messa. Siamo talmente “soliti”, che, se uno volesse potrebbe quasi fare una piantina dei banchi vedendo come, ogni domenica, l’abitudine, ci fa mettere quasi sempre allo stesso posto. E questo può essere senz’altro un bene. Ma per Gesù non è certo solo un’abitudine, un rituale, un’osservanza. Gesù si alza, non sta passivo in chiesa, legge la Parola e l’attualizza. Ecco il modo di dare senso alle “buone abitudini”. La preghiera liturgica non è uno spettacolo a cui si assiste. È l’incontro con Dio che parla. Non è un qualcosa da subire ma un momento in cui  sono tre protagonisti che comunicano: Dio, i fratelli, noi. Dio è sempre nuovo nel suo amore, è propositivo, è attuale. I fratelli non sono una massa anonima biascicante di parole, ma persone concrete che con tutti i limiti, hanno la fede, pregano con me, soffrono, gioiscono con me. C’è una mensa fatta di Parola e di Pane (cioè Gesù Cristo) cui siamo tutti invitati. Dio non vuole un’ora del tuo tempo: Egli, l’eterno, vuoi regalarsi a te!

 

 

SABATO 11 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE SE VUOI, PUOI GUARIRMI.

 

HANNO DETTO: Io crederei all’esistenza del Salvatore se voi aveste una faccia da salvati. (Frederich Nietzsche)

SAGGEZZA POPOLARE: Un libro è come un giardino che porti nella tasca.

UN ANEDDOTO: Voglio narrarti la storia del giovane vedovo che aveva un figlio di cinque anni. Lo amava più della sua stessa vita. Un giorno dovette lasciarlo a casa e uscire per affari. Arrivarono i banditi che saccheggiarono il villaggio, lo diedero alle fiamme e rapirono il bambino. Ritornato, l’uomo trovò la casa bruciata e, lì accanto, il cadavere carbonizzato di un bambino. Credette che fosse il figlio. Pianse di dolore e cremò ciò che restava del corpo. Amava tanto il figlio che ne raccolse le ceneri in una borsa che portava sempre con sé. Mesi dopo, il figlio riuscì a scappare e ritornò al villaggio. Era notte fonda quando bussò alla porta. Il padre stringeva tra le braccia la borsa con le ceneri e singhiozzava. Non aprì la porta, benché’ il bambino dicesse di essere suo figlio. Era convinto che il figlio fosse morto e che alla porta battesse un bambino del villaggio che voleva prendersi gioco del suo dolore. Il bambino fu costretto ad andarsene, e padre e figlio si perdettero per sempre.»

PAROLA DI DIO: 1Gv 5,5-13; Sal 147; Lc 5,12-16

 

Vangelo Lc 5,12-16

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare. Parola del Signore

 

UN UOMO, COPERTO DI LEBBRA, VIDE GESÙ, GLI SI GETTÒ AI PIEDI PREGANDOLO: “SIGNORE, SE VUOI, PUOI SANARMI” GESÙ LO TOCCÒ DICENDO: “LO VOGLIO, SII PURIFICATO!”

La lebbra veniva considerata dall’Antico Testamento come il castigo divino per eccellenza che escludeva dalla vita della comunità. Al lebbroso era impedito ogni contatto sociale, doveva evitare le città, non poteva partecipare alla preghiera. Questa malattia, oggi facilmente curabile, faceva paura e il lebbroso era considerato un morto vivente. A quest’uomo resta però la speranza in Gesù e in questa fede ottiene la guarigione. Oggi nel nostro mondo ci sono ancora molti mali incurabili umanamente, mali fisici ma anche molti altri mali: egoismi, orgogli, invidie, violenze, avarizia, passioni smodate..., con tutto il loro strascico di conseguenze negative. Perché non andare da Gesù? Perché indurirci nel pensare che non c’è soluzione o cercare questa solo nelle nostre povere e limitate forze umane?

Gesù è venuto sulla terra per “toccarci”, per liberarci, per guarirci. Qualche volta mi chiedo se è Dio che non fa più miracoli o se siamo noi che gli impediamo di farli.

 

 

DOMENICA 12 GENNAIO: BATTESIMO DEL SIGNORE ANNO C

Una scheggia di preghiera:

GESU', CHE IO RIMANGA SEMPRE IN TE.

 

HANNO DETTO: Quello che sei è il dono di Dio a te, quello che diventi è il tuo dono a Dio. (Hans Urs von Balthasar)

SAGGEZZA POPOLARE: La gioia e l’infelicità sono due sorelle che corrono una insieme all’altra.

UN ANEDDOTO: “Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò “Vengo da te, perché cerco la liberazione”. ”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro. “Nessuno” rispose il giovane.” Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.

PAROLA DI DIO: Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14;3,4-7; Lc 3,15-16.21-22

 

Vangelo Lc 3,15-16.21-22 

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento». Parola del Signore

 

“GESÙ, RICEVUTO ANCHE LUI IL BATTESIMO, STAVA IN PREGHIERA”.

È certamente misterioso vedere il Figlio di Dio mettersi in fila con gli altri peccatori per andare umilmente a ricevere il Battesimo di penitenza dalle mani di Giovanni Battista. Ma questo è il senso della incarnazione e della redenzione, e questo è anche il senso del “servire” come Gesù ci ha indicato. Ricordo che, alcuni anni fa, durante un mio ricovero in ospedale, rimasi per quasi un mese, al Cottolengo nello stesso padiglione in cui era ricoverato il cardinal Pellegrino. Mi faceva una grande impressione, il dover celebrare al mattino mentre lui, nella sua carrozzella, ormai quasi senza parola assisteva e riceveva da me la Comunione. Quell’uomo grande, di una intelligenza straordinaria e di un cuore aperto a tutte le necessità dei poveri, quell’uomo che aveva preso coraggiose decisioni nella vita della diocesi e della Chiesa, che aveva celebrato grandi pontificali, ora era lì su quella carrozzella, con i segni della sofferenza sul volto, in fila con gli altri per ricevere Gesù e affidarsi a Lui. Eppure, in quel momento il cardinal Pellegrino realizzava l’incarnazione della fede e della missione come, e forse ancor più di quando era nel pieno della sua missione attiva.

 

 

LUNEDI’ 13 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', TU SEI LA BUONA NOVELLA.

 

HANNO DETTO: L’anima umana è come un abisso che attira Dio, e Dio vi si getta. (Julien Green)

SAGGEZZA POPOLARE: Chiunque sta cercando il tempo sta perdendo tempo.

UN ANEDDOTO: Nasrudin trova un sacchetto di monete, le tiene con sé e alla prima occasione ne compra un cavallo e in più una bellissima sella. Tutti quelli che lo incontrano lo salutano con reverenza e qualcuno lo saluta con “uomo fortunato, beato te”. Ad un certo punto il cavallo si imbizzarrisce e scaraventando Nasrudin per terra scappa. Nasrudin così ha una gamba rotta ed è senza cavallo e senza sella, in più nessuno pare volerlo salutare. Un giovane gentile e buono però si ferma per soccorrerlo; appena lo vede e chiede al Mulla dell’accaduto. “Vedi”, gli dice Nasrudin, – “la fortuna e la sfortuna sono punti di vista. Un’ora fa ero fortunato ed avere un cavallo e una sella, poi a causa dello stesso cavallo ero in disgrazia e impedito e ora grazie a quel cavallo ti ho conosciuto”.

PAROLA DI DIO: Eb 1,1-6; Sal 96; Mc 1,14-20

 

Vangelo Mc 1,14-20

Dal vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Parola del Signore

 

"GESÙ ANDÒ NELLA GALILEA".

Una delle emozioni forti che provi durante un viaggio in Terrasanta è quella di salire su un piccolo battello e dal lago di Galilea vederne le sponde e quasi sentirti riecheggiare nelle orecchie le parole di Gesù. Questo lago e questa terra, così dolci, questo verde che contrasta con le impressioni di aridità del deserto di Giuda, questo senso di semplicità ancora presente nelle figure di pescatori che oggi come ai tempi di Pietro buttano le reti ti avvicinano al Vangelo di Gesù. Poi, nel pellegrinaggio in Terrasanta si parte e si punta a Gerusalemme e, se pure questa città suscita nel cuore una marea di ricordi, qui ti trovi nell'ambiente diverso della città con tutti i suoi contrasti: l'antico e il nuovo, i centri di poteri con i loro idoli. E allora capisci perché Gesù annuncia la buona notizia partendo dalla Galilea: il Vangelo è fresco, è nuovo, ha bisogno di un terreno semplice disponibile, ha bisogno di gente anche umile o "lontana" che si lasci convertire: la città è vecchia, arroccata sulle sue posizioni, sui suoi contrasti, e più difficile che il "seme" possa penetrare; ci sono tante pietre, tanto asfalto, tante spine. Nella rocca del mio orgoglio, della mia cultura c'è ancora freschezza, disponibilità, gioia, semplicità, spazio perché Cristo possa venire ad annunziare la sua salvezza?

 

 

MARTEDI’ 14 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE GESU', TU CI AMI E CI DONI TE STESSO.

 

HANNO DETTO: Ogni sforzo per esprimere un concetto su Dio è solo un timido tentativo per raggiungerlo, in realtà non riesce che a salutarlo a grande distanza. (C. Adam)

SAGGEZZA POPOLARE: La verità è scritta tra le righe.

UN ANEDDOTO: Un aforisma della passata generazione contadina diceva: “Aggancia il tuo aratro ad una stella e traccia il solco!” È vero: il tono è romantico, ma l'aforisma dice cose sagge: punta la tua vita su un ideale e datti da fare per realizzarlo nel tuo lavoro quotidiano, con sforzo, con passione. Anche oggi i vincitori si trovano solamente tra coloro che hanno puntato sulle stelle ed hanno sudato sugli aratri.

PAROLA DI DIO: Eb 2,5-12; Sal 8; Mc 1,21b-28

 

Vangelo Mc 1,21-28

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Parola del Signore

 

"ENTRATO GESÙ DI SABATO NELLA SINAGOGA..."

Gesù lo fa proprio apposta: i gesti più importanti li realizza di "sabato". Penso per tanti motivi. Il sabato ricordava la gloria e il riposo del Creatore e Gesù glorifica Dio con i suoi segni. Il sabato era giorno di preghiera e Gesù ci insegna a santificarlo con l'ascolto della Parola, la preghiera e l'attuazione pratica di essa. Il sabato era diventato un insieme di norme e di riti che non erano più legge di Dio ma peso per gli uomini e Gesù vuol riportare le cose al suo giusto posto. In Marco Gesù, di sabato, in questa sua giornata a Cafarnao "entra nella sinagoga" e libera un indemoniato destando meraviglia, vive nella semplicità della "casa di Pietro portandovi la gioia di una guarigione" e poi, "sulla porta" concretizza in guarigioni e aiuti la parola annunciata. Ecco come dovrebbe essere la nostra "domenica", il giorno del Signore risorto. È il buongiorno e il cristiano si mette in ascolto, nella comunità, della Parola. È il giorno del riposo e il cristiano nella casa, nel riposo vive della gioia familiare. È tempo da donare e il cristiano esce dal suo guscio per portare gioia ai fratelli: è il giorno della festa, della carità in cui tutti devono godere dei doni di Dio. Quanta differenza dai nostri: "è domenica devo andare a Messa!" "tutti gli altri giorni mi comandano gli altri, la domenica è mia e me la gestisco io!" Quanta differenza dall'osservanza formalistica di norme perché "se no fai peccato". Il cristiano non è colui che deve non fare peccato, ma colui che amato da Dio, gioisce di questo e spande amore!

 

 

MERCOLEDI’ 15 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

PRENDIMI PER MANO DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO.

 

HANNO DETTO: Chi vuole amare Dio, già lo ama. (Maria Margherita Alacoque)

SAGGEZZA POPOLARE: La conoscenza è imparare qualcosa ogni giorno. La saggezza è lasciar andare qualcosa ogni giorno.

UN ANEDDOTO: Ecco la testimonianza di Alelujeva Svetlana, la figlia di Stalin: “Ho scoperto che era impossibile vivere senza portare Dio nel proprio cuore. Ci sono arrivata da sola, senza l'aiuto né l'influenza di nessuno.”

PAROLA DI DIO: Eb 2,14-18; Sal 104; Mc 1,29-39

 

Vangelo Mc 1,29-39

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni, ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo, infatti, sono venuto!».  E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Parola del Signore

 

"EGLI SI AVVICINÒ E LA FECE ALZARE PRENDENDOLA PER MANO"

Era il pomeriggio del giorno dei santi. Erano passati ormai tanti giorni: prima la notizia, poi l'ospedale, poi vedere il lento, ma inesorabile spegnersi, accompagnato anche dal degrado mentale e dal disfacimento biologico. Prima la ribellione, poi le speranze, poi le parole di conforto. Ora in questo pomeriggio sereno ma velato di tristezza restava solo più il silenzio e la mano nella mano. Era un modo di comunicare, di pregare, di trasmettere vicinanza e speranza, di accettare. Questo gesto successo a me è capitato di vederlo tante volte al capezzale di malati e moribondi e sempre mi ha ricordato il gesto di Gesù che guarisce la suocera di Pietro prendendola per mano. Noi non siamo capaci di guarire ma quella mano è più che solidarietà, guarigione, speranza; è una mano che diventa consegna nella mano grande, dolce, misericordiosa di Dio.

 

 

GIOVEDI’ 16 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, SE VUOI PUOI PURIFICARMI!

 

HANNO DETTO: Dio si fa Maestro, illumina lo spirito di ogni uomo, vi diffonde la luce della sua conoscenza. Ma a una condizione: che apriamo la porta del  cuore e accogliamo la luce della grazia divina. (Sant'Ambrogio)

SAGGEZZA POPOLARE: Il peccato arriva ridendo e va via piangendo.

UN ANEDDOTO: Molto tempo fa, un monaco anziano andava in pellegrinaggio al monte Wu-t’ai. Vecchio e debole com’era, andava per la lunga strada polverosa da solo, lentamente, chiedendo l’elemosina lungo la via. Dopo molti interminabili mesi di cammino, un bel mattino, guardando in alto, vide in lontananza la maestosa montagna. Vicino al bordo della strada c’era una vecchia che lavorava il campo. «Per favore – le chiese – dimmi quanto manca per arrivare al monte Wu-t’ai». La donna lo guardò appena, emise un suono gutturale e si rimise a zappare. Il monaco ripeté la domanda una seconda e una terza volta, ma sempre senza risposta. Pensando che fosse sorda, decise di tirar dritto. Ma dopo aver fatto alcune dozzine di passi, udì la voce della vecchia: «Ancora due giorni. Ti ci vorranno ancora due giorni». Piuttosto infastidito, il monaco rispose: «Pensavo che fossi sorda. Perché non hai risposto prima alla mia domanda?» E la vecchia: «Mi hai fatto la domanda mentre eri fermo, padrone. Per risponderti dovevo vedere quale fosse la tua andatura!»

PAROLA DI DIO: Eb 3,7-14; Sal 94; Mc 1,40-45

 

Vangelo Mc 1,40-45

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore

 

“VENNE A GESÙ UN LEBBROSO, LO SUPPLICAVA IN GINOCCHIO...”.

Ogni epoca ha la sua lebbra e si affretta a cacciar fuori dall’accampamento quanti ne sono affetti: i drogati, i malati di Aids, i diversi per razza, colore della pelle, mentalità, gli omosessuali, i malati di mente, gli ex carcerati, i vecchi inabili e non più autosufficienti. E non è difficile catalogare tra quanti sono messi “fuori dall’accampamento”, anche coloro che sono privi del diritto di lavoro: come i disoccupati; del diritto della casa: come gli sfrattati; del diritto alla vita: come le vittime dell’aborto; del diritto alla speranza: come quanti tentano il suicidio; e, per certe zone del mondo, quanti sono privi del diritto alla cultura: come gli analfabeti; del diritto al nutrimento, come quelli che soffrono la fame. È tutta gente in ginocchio che va aiutata a rimettersi in piedi. Gesù, di fronte al lebbroso, non fugge, stende la mano, lo tocca, lo guarisce. Vale qui la pena notare che si guarisce più avvicinando che emarginando, anche se è tanto difficile capirlo. Ma questo benefico contatto è possibile solo a chi ha un cuore aperto a Dio, a chi si rivolge a Lui con Fede, con la forza di una preghiera che esprima tutta la fiducia dell’uomo che sa di non aver altra ancora di salvezza. Signore, se vuoi puoi guarirmi!”

 

 

VENERDI’ 17 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SEI MISERICORDIA E PERDONO.

 

HANNO DETTO: Dio non libera tanto dalle situazioni penose, quanto rende vincitori di ciò che capita. (Basilio di Cesarea)

SAGGEZZA POPOLARE: Dove l’uomo è felice, lì si trova il paradiso.

UN ANEDDOTO: Alcune indicazioni per l'uomo che profuma di Uomo: Saluta per primo. Non si accorge del cibo solo quando la minestra è salata, ma anche quando è buona per ringraziare chi l'ha preparata. Smette di parlare quando non ha più nulla da dire. Cambia l'acqua ai pesci e bagna i fiori. Va in giro con la sua faccia, non con quella da fotocopia.

Abitua la mente al dubbio e il cuore alla tolleranza. L' uomo che profuma di Uomo è la cronaca bianca dell'umanità.

PAROLA DI DIO: Eb 4,1-5.11; Sal 77; Mc 2,1-12

 

Vangelo Mc 2,1-12 

Dal vangelo secondo Marco

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico : alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!». Parola del Signore

 

«FIGLIO, TI SONO PERDONATI I PECCATI».

In questo racconto della guarigione del paralitico calato dai tetto noi vediamo che lo sguardo di Gesù va oltre le apparenze: davanti a Lui non c’è solo un ammalato ma un uomo che ha bisogno di salvezza, e Lui è venuto nel mondo proprio per portarci questo dono. Forse il paralitico si sarà detto: “Ma io sono venuto qui con la speranza della guarigione dalla mia malattia e Gesù invece mi parla di peccati perdonati!”. A volte noi stessi non siamo capaci a vedere dentro di noi. Ci fermiamo alle apparenze, ai bisogni immediati, andiamo magari da Gesù per chiedergli una grazia particolare e non ci accorgiamo che Lui è lì perché vuole guarirci di dentro, vuole renderci il vero volto di figli di Dio. Forse dobbiamo proprio imparare, dopo aver chiesto un dono, ad accogliere con riconoscenza non tanto il dono, ma Colui che si dona per la nostra salvezza.

 

 

SABATO 18 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', MEDICO DEL CUORE, ABBIAMO BISOGNO DI TE PER ESSERE GUARITI.

 

HANNO DETTO: Chi vuol conoscerti, o Dio, deve misurarti senza misura. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: L’onestà e la gentilezza superano ogni bellezza.

UN ANEDDOTO: San Francesco: era in punto di morte e tutti i suoi discepoli si erano radunati intorno a lui per ascoltare le ultime parole del santo che per tutta la vita aveva viaggiato a dorso d’asino, da un paese all’altro, per condividere le sue esperienze con la gente. Le ultime parole, quelle che un uomo dice in punto di morte, sono sempre le più significative, perché contengono l’intera esperienza di una vita. Ma i discepoli non riuscirono a credere alle proprie orecchie: san Francesco non stava parlando con loro ma con il suo asino! Il santo disse: “Fratello asino, sento di aver un gran debito con te. Mi hai sempre trasportato da un paese all’altro, senza mai lamentarti, senza mai protestare. Desidero solo che tu mi perdoni, prima che io lasci questo mondo, perché mi sono comportato in modo disumano con te”.

PAROLA DI DIO: Eb 4,12-16; Sal 18; Mc 2,13-17

 

Vangelo Mc 2,13-17

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti, infatti, quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

“ALLORA GLI SCRIBI  DEI FARISEI DICEVANO AI DISCEPOLI: COME MAI EGLI MANGIA E BEVE IN COMPAGNIA  DEI PUBBLICANI E DEI PECCATORI?”

Fin da questi primi capitoli del Vangelo di Marco risulta chiaro lo scontro tra Gesù e i farisei, gli scribi, i sommi sacerdoti, insomma contro i rappresentanti della religione ufficiale. Scontro che culminerà nel fatto che saranno proprio questi a voler Gesù crocifisso. Innanzitutto, sfatiamo un troppo facile e qualunquistico dividere il mondo tra buoni e cattivi, pensiero molto lontano dalla mentalità evangelica. I farisei non erano ‘i cattivi‘. La loro dottrina era valida, legata alla Parola di Dio, essi erano coloro  che avevano conservato la fedeltà al Dio dell’Antico Testamento. Erano loro che alimentavano la speranza messianica e il centro più vivo della pietà ebraica. Come mai, allora, Gesù è così duro nei loro confronti? E anche se davvero fossero peccatori, falsi, cattivi, Gesù non direbbe di essere venuto proprio per coloro che sono così?

Il guaio non sta in Gesù. Egli non fa preferenza di persona, va verso tutti, ma al suo richiamo si aprono solo quelli che l’esperienza della debolezza ha reso consapevoli del bisogno del perdono. L’orgoglio, la superbia, la presunzione del sapere religioso, l’ipocrisia, l’arroganza del potere ha reso queste persone impermeabili a Dio. Il cristianesimo è compatibile con il peccato e la debolezza purché essi siano confessati, combattuti, respinti, ma è incompatibile con l’orgoglio anche se poggia su verità e valori incontestabili. Qui ci troviamo davanti al rifiuto di ricevere. Queste persone di ieri e di oggi sono ricche della loro scienza, della legge, della teologia, persino delle loro opere e della loro pietà, ma si chiudono al perdono di Dio perché pensano di non averne bisogno. Per questo Gesù è così duro nei loro confronti e dirà: “Le prostitute e i peccatori vi precederanno nel Regno dei cieli”. È così anche per noi: se ti senti povero nelle mani di Dio Egli ti farà ricco del suo perdono, delle sue grazie non perché poi tu ti inorgoglisca, ma perché impari a lodare e, a tua volta a donare con altrettanta misericordia e gratuità.

 

 

DOMENICA 19 GENNAIO: 2^ DOMENICA T.O. ANNO C

Una scheggia di preghiera:

TU, GESU', SEI LA BUONA NOTIZIA DEL PADRE.

 

HANNO DETTO: È impossibile parlar di Dio senza tirar fuori una quantità di stupidaggini. Non si può parlare di Dio ma soltanto parlare con Lui, in Lui. (Christian Bobin)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli occhi che non si vedono si dimenticano.

UN ANEDDOTO: Daiju fece visita al maestro Baso in Cina. Baso domandò: «Che cosa cerchi?» «L’illuminazione» rispose Daiju. «Tu hai la tua stanza del tesoro. Perché vai in giro a cercare?» domandò Baso. Daiju domandò: «Dov’è la mia stanza del tesoro?» Baso rispose: «Quello che stai domandando è la tua stanza del tesoro». Daiju fu illuminato! Da quel momento, esortava sempre i suoi amici: Aprite la vostra stanza del tesoro e usate quei tesori.

PAROLA DI DIO: Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11

 

Vangelo Gv 2,1-11 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore

 

“VI FU UNA FESTA DI NOZZE A CANA DI GALILEA E C’ERA LA MADRE DI GESÙ”.

Qualcuno, pensando di onorare Maria, l’ha fatta diventare talmente compresa dei misteri che viveva e dei doni ricevuti, da renderla talmente “spirituale” e avulsa dalla realtà da allontanarla da quello che è il suo compito principale: permettere a Cristo di incarnarsi nella nostra realtà. Invece Maria, la pura, la santissima, va ad una festa di nozze, e attenta alle necessità spicciole degli sposi aiuta Gesù a fare un miracolo “superfluo” che ci aiuta a comprendere che Lui è il vero sposo della nostra umanità. Dio non è il Dio della tristezza, ma della gioia. La fede, la religione non servono solo per accompagnarci ai funerali, ma per gioire. Gesù non è venuto solo per caricarsi le nostre croci ma per condividere le nostre gioie. Non pensare di essere un buon cristiano se sei solo sempre estremamente “serio”, “compassato”, “col collo torto”, dedito ad ampie e profonde spiritualità e non capisci e vivi con i fratelli la gioia. “Vangelo” significa peso, osservanze religiose più o meno ipocrite o gioiosa notizia?

 

 

LUNEDI’ 20 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, CHE TI RICONOSCA SEMPRE NELLA GIOIA E NELLA PROVA.

 

HANNO DETTO: Al di sopra degli uomini che fanno la storia, colui che ne conduce il corso sa sempre trarre il bene dal male. (Dietrich Bonhoeffer)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno nasce saggio, ma molti muoiono pazzi.

UN ANEDDOTO: Questa è la storia di un uomo, che, quando era ragazzo, e andava a scuola, continuava a dire: «Ah! Quando lascerò la scuola, e comincerò a lavorare, allora, sarò felice!» Lasciò la scuola, cominciò a lavorare, e diceva: «Ah! Quando mi sposerò, sarà la felicità!» Si sposò, e, in capo a pochi mesi, constatò, che la sua vita mancava di varietà, e, allora, disse: «Ah! Come sarà bello, quando avremo dei bambini!» Vennero i bambini, ed era un’esperienza affascinante, ma piangevano tanto, anche alle due di notte, e il giovane sospirava: «Crescano, in fretta!» E i figli crebbero, non piangevano più, alle due di notte, ma facevano una stupidaggine, dopo l’altra, e cominciarono i veri problemi. E, allora, l’uomo sognò il momento, in cui sarebbe stato, di nuovo, solo, con sua moglie: «Staremo, così, tranquilli!» Adesso, è vecchio, e ricorda, con nostalgia, il passato: «Era, così, bello!»

PAROLA DI DIO: Eb 5,1-10; Sal 109; Mc 2,18-22

 

Vangelo Mc 2,18-22

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!». Parola del Signore

 

“PERCHE’ I DISCEPOLI DI GIOVANNI DIGIUNANO MENTRE I TUOI DISCEPOLI NON DIGIUNANO?”

Anche nel Vangelo di oggi troviamo un contrasto tra due forme di religiosità: quella dei digiuni e quella della gioia. Il digiuno, da sempre, è stato segno di rinuncia a un qualcosa o per riconoscere la propria colpa e quindi chiedere perdono, o per offrire un sacrificio alla divinità. Ma da sempre questo gesto si è prestato e si presta all’ambiguità. Dio che ci ha dato tutte le cose gioirà quando noi rinunciamo ad esse?

Se il mio digiunare mi inasprisce soltanto, giova al mio rapporto con il prossimo?

Se il frutto del mio digiuno non serve a dar da mangiare a qualcuno che ha veramente fame, ma serve ad incrementare la mia avarizia, può essere davvero utile?

Dio dovrà sentirsi obbligato nei miei confronti solo perché ho dimostrato a me stesso di saper contenere la mia gola?

Dio farà poi proprio caso a digiuni anche di quaranta giorni con relative abboffate notturne (vedi Ramadan) o ad astinenze preferendo chi mangia pesce a chi mangia carne?

Come sempre la religione delle cose non solo non è gradita a Gesù ma, se si ferma ad esse, è aborrita da Gesù che ama invece la risposta gioiosa del cuore. La venuta del Cristo cambia radicalmente tutto: “Non si può cucire un panno grezzo su un vestito vecchio”, cioè, se davvero hai accolto Cristo, deve cambiare tutto dal di dentro. Sento però già un’obiezione: “ Ma perché, allora, la Madonna, in tutte le sue apparizioni, chiede sempre preghiera e penitenza, perché invita a fare  digiuni?”

Rispondo: Anche Gesù, prima di iniziare la sua vita pubblica ha fatto un digiuno di quaranta giorni (dove il quaranta può essere simbolico o reale, non cambia nulla). Il fatto prorompente della venuta di Gesù non significa che l’uomo debba buttar via tutto quello che aveva prima, significa invece che Cristo può dare un significato nuovo a tutte le cose. Il digiuno del cristiano prima di tutto non è un obbligo, non vien fatto né per farsi vedere, né per dirsi: “quanto sono bravo!”, non è disprezzo dei doni di Dio, non deve essere mai tristezza, non è merce per la compravendita di grazie, non è mai fine a sé stesso… E che cosa può essere?

È un riconoscere che Dio è ben più importante del cibo (“Non di solo pane vive l’uomo”), è un piccolo ma doveroso tentativo di ridistribuzione sia del cibo che della fame, un rendere il cuore più libero e quindi più capace di offrirsi a Dio e ai fratelli. Ma se nel fare questo non hai la gioia della novità del  Cristo, non serve a nulla.

 

 

MARTEDI’ 21 GENNAIO: S. Agnese

Una scheggia di preghiera:

SIGNORE, AIUTACI A VEDERE E PROMUOVERE IL BENE ATTORNO A NOI.

 

HANNO DETTO: Un’anima infiammata d’amore, non sa rimanere inattiva. (S. Teresina del Bambin Gesù)

SAGGEZZA POPOLARE: Beato l’uomo che si accontenta di qualcosa di meno di quello che ha.

UN ANEDDOTO: Una favola di Esopo. Un serpente e una donnola lottavano in una casa. I topi che erano lì e venivano sempre divorati da entrambi, come li videro combattere, uscirono a passeggio. Appena notarono i topi, i due sospesero subito la lotta e si volsero contro di loro. Così anche negli Stati, quelli che s’immischiano nelle dispute dei demagoghi diventano senza rendersene conto le vittime di ciascuna delle due parti.

PAROLA DI DIO: Eb 6,10-20; Sal 110; Mc 2,23-28

 

Vangelo Mc 2,23-28

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?» Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato». Parola del Signore

 

«GUARDA! PERCHÉ FANNO IN GIORNO DI SABATO QUELLO CHE NON È LECITO?»

Ci sono persone che passano nella vita quasi senza accorgersene e ci sono personaggi come i farisei del vangelo di oggi che invece osservano con attenzione ciò che succede. Ma se è buona cosa essere consapevoli di ciò che capita, il guaio di questi farisei di ieri e di oggi è che essi osservano con occhio guasto, vedono e registrano solo per poter accusare, per sottolineare il male degli altri in modo che venga evidenziato il bene che  ritengono avere  loro. Quand’è che anche noi siamo farisei in questo modo?

Ecco una serie di esempi e se qualcuno di questi ci brucia un po’ sulla pelle, bene, è il momento di cambiare!

        Abbiamo conosciuto una persona che dedica un po’ del suo tempo per una azione di volontariato: noi osserviamo interessati e poi diciamo: “Bella cosa, ma servirà poi? Tu lavori magari dei mesi per un drogato e poi quello non solo non cambia, ma sfrutta il tuo volontariato”, e intanto non muoviamo un dito.

        Vediamo una comunità che fa delle scelte a favore dei poveri e noi (anche la Chiesa ufficiale) la bolliamo come comunità di sinistra: “A forza di ricordarsi dell’uomo, presto si dimenticheranno di Dio” e noi dell’uomo pensiamo solo a noi stessi e a Dio diamo qualche ritaglio di preghiera.

        Siamo pronti a rilevare errori e peccati  in tutte le persone perché alla fine sia esaltata la nostra purezza e ortodossia che spesso è solo apparenza.

        In casa nostra siamo più capaci a sottolineare gli errori di nostra moglie o dei nostri figli e subito li mettiamo in evidenza piuttosto che cogliere le cose buone che essi stanno facendo,

      per incoraggiarle.

        Nel lavoro, nella società hanno sempre tutti i torti gli altri: “Ma dove andremo a finire di questo passo!” e se qualcuno ci chiedesse: “Ma tu che cosa stai facendo?”, al massimo sapremo rispondere: “E che cosa ci posso fare io?”

Farisei di ieri che condannavano i discepoli perché di sabato strappavano qualche spiga di grano e spesso noi, farisei di oggi che non solo spesso dimentichiamo di fare il bene ma che, sempre pronti a giudicare e condannare, spesso uccidiamo anche le possibilità di bene degli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 22 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', CONTINUA AD AMARE IL MIO CUORE SPESSO INARIDITO.

 

HANNO DETTO: Voi domandate: perché Dio si è fatto uomo? Gesù risponde: perché Dio ha amato l'uomo. Che cosa ci resta da fare? Credere all'amore per credere a tutti i misteri. (J. B. Bossuet)

SAGGEZZA POPOLARE: Per liberarsi dal fumo spesso ci si butta nel fuoco.

UN ANEDDOTO: Una serie di schegge: La vita non è una padella in cui friggere. È vero che i mulini non sono più bianchi come una volta, ma il vento è sempre lo stesso. Anche oggi il bastone storto continua a far camminare diritto. Anche oggi le lettere anonime hanno ancora un vantaggio: dispensano dalla risposta. Anche oggi l'ombra serve sempre per segnare l'ora sulle meridiane. Insomma, perchè non vedere i doni della vita e non solo le batoste? Niente vi è di meno saggio che usare la testa come portaspilli.

PAROLA DI DIO: Eb 7,1-3.15-17; Sal 109; Mc 3,1-6

 

Vangelo Mc 3,1-6

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano inaridita e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «alzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Parola del Signore

 

“NELLA SINAGOGA C’ERA UN UOMO CHE AVEVA LA MANO INARIDITA”.

Quando leggo dal Vangelo la guarigione dell’uomo dalla mano rattrappita, mi vengono in mente mani rattrappite nello sforzo di tenere e cuori rattrappiti perché si sono chiusi all’amore.

La scena della guarigione, poi, avviene nella sinagoga, la chiesa di allora. È facile dunque pensare che anche nelle nostre chiese, tra noi cristiani ci siano uomini avari e incapaci di amare. Quest’uomo, per guarire, ha avuto la fortuna di incontrare Gesù che gli ha dato la possibilità di usare nuovamente la sua mano, per allargarla, per prendere ma anche per dare. Se il tuo essere in chiesa, nonostante la tua grettezza, è sincero può succederti la stessa cosa. Se incontri Gesù che ha dato tutto, vita compresa, non puoi chiuderti agli altri. Forse le dita delle tue mani scricchioleranno prima di aprirsi le prime volte. Forse il tuo cuore ci metterà un po’ di tempo prima di sbloccarsi definitivamente, ma se Gesù è il modello, l’amico, Colui che perdona, poco per volta, guardando a Lui giungerà la tua guarigione.

 

 

GIOVEDI’ 23 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

PARLA, SIGNORE, IL TUO SERVO VUOLE ASCOTARTI.

 

HANNO DETTO: Dio deve essere contento se qualcuno ama tanto la sua creazione. (R. Browning)

SAGGEZZA POPOLARE: I fatti sono frutti, le parole sono foglie.

UN ANEDDOTO: Mauro proveniva da una buona famiglia, con genitori amorevoli, due fratelli, e una sorella, che avevano successo, nella vita scolastica, e sociale! Vivevano in un bel quartiere, e Mauro aveva tutto quello, che un ragazzino può desiderare. Ma, alle elementari, Mauro fu subito etichettato, come soggetto «speciale»! Nelle medie, era il «disadattato piantagrane». Alle scuole superiori, cominciò a inanellare espulsioni, e voti disastrosi! Una domenica, un insegnante incrociò la famiglia, e disse: «Mauro sta facendo molto bene, in questo periodo. Siamo molto soddisfatti, di lui»! «Forse, ci state confondendo, con un’altra famiglia!», disse il padre. «Il nostro Mauro, non ne azzecca mai una! Siamo molto imbarazzati, e non sappiamo capire perché!» Mentre l'insegnante se ne andava, la madre osservò: «Però, a pensarci bene, Mauro non si è cacciato nei guai, nell'ultimo mese! Inoltre, è sempre andato a scuola presto, e si è sempre fermato, più del necessario. Che cosa, starà succedendo?»

Alla consegna della prima pagella, i genitori di Mauro si aspettavano voti bassi, e note insoddisfacenti, sul comportamento. Invece, sulla pagella c'erano voti più che sufficienti, e una menzione speciale, in condotta! Mamma, e papà, erano sconcertati. «A chi ti sei seduto vicino, per avere questi voti?”, chiese papà, con sarcasmo. «Ho fatto tutto, da solo!», rispose, umilmente, Mauro! Perplessi, e non completamente convinti, i genitori di Mauro lo riportarono a scuola, per parlare con il preside. Egli assicurò loro, che Mauro stava andando molto bene! «Abbiamo una nuova insegnante di sostegno, e sembra che lei abbia una particolare influenza, su Mauro!», disse. «Penso, che dovreste conoscerla!»

Quando il trio si avvicinò, la donna aveva il capo abbassato! Le ci volle un istante, per accorgersi che aveva visite. Quando lo capì, si alzò in piedi, e iniziò a gesticolare, con le mani! «Cos'è, questo?» chiese, indignato, il padre di Mauro. «Linguaggio, dei segni? Questa donna è sordomuta!» «Ecco perché, è così straordinaria!», disse Mauro, mettendosi in mezzo. «Lei fa molto di più, papà... Lei sa ascoltare!»

PAROLA DI DIO: Eb 7,25 – 8,6; Sal 39; Mc 3,7-12

 

Vangelo Mc 3,7-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti, aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. Parola del Signore

 

“UNA GRAN FOLLA SENTENDO CIÒ CHE FACEVA, SI RECÒ DA LUI”.

Basta sentir parlare di un mago, di un santone, basta che un giornale si interessi ad uno che ha “poteri particolari” ed ecco una folla di bisognosi, di creduloni, di curiosi si muove. Anche da Gesù la massa va soprattutto per vedere lo straordinario. Le folle si muovono per mille motivi e qualche volta diventa anche facile strumentalizzarle, manovrarle. Gesù potrebbe manovrare le folle, ma non gli interessa: a Gesù non interessa la massa senza testa. Non ha secondi fini. A lui interessano uomini disposti alla conversione. Gesù o con una verità o con un rimprovero o con un invito ad una esperienza cerca te: Che cosa rispondi oggi al Signore?

 

 

VENERDI’ 24 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', SIAMO TUA CHIESA PECCATRICE MA SANTA.

 

HANNO DETTO: Il finito non abbraccia l'infinito. (Giovanni Calvino)

SAGGEZZA POPOLARE: Con un po’ di pazienza passa ogni problema.

UN ANEDDOTO: Un cacciatore Inuit chiese al prete missionario locale: “Se non so niente di Dio e del peccato, andrò all’inferno”? “No,” disse il prete, “no, se non lo sai”. “Allora,” chiese serio l’Inuit, “perché me lo hai detto?”

PAROLA DI DIO: Eb 8,6-13; Sal 84; Mc 3,13-19

 

Vangelo Mc 3,13-19

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì. Parola del Signore

 

“CHIAMO’ A SE QUELLI CHE EGLI VOLEVA PERCHE’ STESSERO CON  LUI E AVESSERO IL POTERE DI SCACCIARE I DEMONI”.

Ieri parlavamo di folla e dicevamo che, pur sentendocene parte non vogliamo ne possiamo dimenticare la nostra individualità e missione. E puntualmente il Vangelo di oggi ce ne dà una conferma. Gesù ama ogni uomo però “sceglie quelli che voleva” per costituirli apostoli, cioè, siamo amati personalmente e ciascuno di noi ha un compito particolare. I criteri di scelta di Gesù non sono quelli del nostro mondo, i dodici non sono i più intelligenti, i più fidati, i più buoni, i più generosi, tra essi ci sono zeloti  (gente che aveva a che fare con estremismi e attentati) ci sono Giovanni e Giacomo (che chiederanno posti di potere) c’è Tommaso che dubita se non tocca, c’è Pietro che promette e poi rinnega, c’è chi si addormenta nell’orto degli ulivi, ci sono persone paurose, c’è perfino un traditore, ma sono anche undici che diventeranno testimoni capaci del dono della vita per Gesù. Se Gesù chiama è perché si fida anche delle nostre povertà. Il compito nostro è quello di stare con Lui, di guardare Lui, di imparare da Lui, di diventare poco per volta come Lui.  Vedete, la nostra fede si fonda su Gesù e su quei dodici che lungo i secoli, nonostante le povertà della Chiesa ci hanno testimoniato che il suo amore può  realizzare cose grandi. Anche noi, Chiesa di oggi, non migliori degli altri o più furbi, o più fidati, ma chiamati dalla bontà di Gesù continuiamo ad avere i due compiti che Gesù ha dato agli apostoli: stare con Lui e annunciare con le parole con le opere che il male, qualunque male, può essere vinto perché Gesù lo ha già vinto.

 

 

SABATO 25 GENNAIO: CONVERSIONE DI S. PAOLO ap.

Una scheggia di preghiera:

ECCO IL MIO NULLA: PRENDILO, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Solo Dio è la verità e l'amore e tutte le altre realtà create sono solo un frammento di verità e di amore . (Cardinal Ballestrero)

SAGGEZZA POPOLARE: Una parola di benvenuto è come un giorno di primavera.

UN ANEDDOTO: Berlicche era in giro per la Terra per addestrare l’apprendista Malacoda, quando a un tratto il giovane diavolo esclamò: “Ehi, Berlicche… fa’ attenzione! Quell’uomo laggiù ha raccattato un pezzetto di verità!” Ma Berlicche ghignava soddisfatto, lisciandosi la barba caprina. Allo stupore di Malacoda, rispose: “Non ti preoccupare. Io glie la farò organizzare. Finiranno per farne una dottrina, un metodo, una teoria. Dammi retta è tutto fieno per la nostra cascina”

PAROLA DI DIO: At 22,3-16 oppure At 9,1-22; Sal 116; Mc 16,15-18

 

Vangelo Mc 16,15-18 

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, (Gesù apparve agli Undici) e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Parola del Signore

 

ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PROCLAMATE IL VANGELO A OGNI CREATURA.

Strane scelte quelle di Gesù per costruire la sua Chiesa. Oggi siamo invitati a guardare a Paolo. Egli è certo una grande personalità sia nel bene che nel male. Persona tutta d'un pezzo, fariseo esagitato, zelante fino all'eccesso, intransigente,  orgoglioso. C'è da dire: “Che cosa pensare di questo pazzoide religioso?” Eppure, Gesù lo ferma e lo invia. E indubbiamente noi oggi possiamo dire che la diffusione del cristianesimo è dovuta principalmente a lui. Qualunque materiale può andar bene a Gesù purché si lasci plasmare da lui. Dio vuol servirsi di te, di me per il suo Regno. “Ma io sono peccatore, io sono ignorante, io sono un egoista”. Tutto materiale buono per Gesù purché troviamo l'umiltà e la gioia di lasciarci formare dalle sue mani.

 

 

DOMENICA 26 GENNAIO: 3^ DOMENICA T.O. ANNO C

Una scheggia di preghiera:

LA TUA PAROLA, O SIGNORE È PAROLA DI VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Penso sovente che quand'anche non ci fosse un'altra vita, sarebbe un onore sufficiente amare Dio in questa. (Santo Curato d'Ars)

SAGGEZZA POPOLARE: Un pazzo chiede più di quanto dieci uomini saggi possano dire.

UN ANEDDOTO: Una favola di Esopo. Una rondine, dopo avere fatto il nido in un tribunale, spiccò il volo e si allontanò. Un serpente si arrampicò e divorò i suoi piccoli. La rondine, di ritorno, trovò il nido e cominciò a gemere per il dolore. Poiché un’altra rondine cercava di consolarla e le diceva che non solo a lei era capitato di perdere i figli, lei rispose: «Ma io non piango tanto per i miei piccoli, quanto perché proprio in questo luogo in cui le vittime ottengono soddisfazione, ho subito un’ingiustizia».

PAROLA DI DIO: Ne 8,2-4a.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21

 

Vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21 

Dal vangelo secondo Luca

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Parola del Signore

 

“HO SCRITTO DEGLI AVVENIMENTI SUCCESSI, COME CE LI HANNO TRASMESSI COLORO CHE NE FURONO TESTIMONI FIN DAL PRINCIPIO.”

Luca, che era discepolo, ci tiene subito a mettere in chiaro che il suo scritto su Gesù si fonda non su sentito dire, non su sé stesso, ma sulla parola autorevole di testimoni oculari. Il Vangelo, quello scritto e quello vissuto, ha necessariamente bisogno di essere letto, interpretato, vissuto nella Chiesa. È facile incontrare persone che parlano a nome di Gesù, ma annunciano sé stessi o il proprio gruppo. Gente che infila citazioni evangeliche unicamente per convalidare le proprie e idee e le proprie teorie. Il Vangelo non è un’ideologia che possiamo manipolare a nostro uso e consumo, è una persona, Gesù Cristo, che si accetta o rifiuta integralmente. Spesso, poi, siamo disposti ad accettare benevolmente certe pagine del Vangelo dove Gesù è misericordioso, dove ci sono promesse di assistenza da parte di Dio. Certe altre pagine dove Gesù è esigente, direi quasi impossibile, dove si parla di croce, di prove, di misteri, vorremmo bellamente strapparle o addolcirle. Per comprendere Cristo ci viene in aiuto la Chiesa con la sua tradizione di magistero, di santi, di martiri. È solo in comunione con tutta la Chiesa universale e particolare che lo Spirito Santo può parlare al nostro cuore, può suggerirci il vero e il giusto, può farci incontrare Gesù vivo e operante in mezzo a noi.

 

 

LUNEDI’ 27 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

GESU', FIGIO DELL'ALTISSIMO LIBERACI DAL MALIGNO.

 

HANNO DETTO: Appena credetti che ci fosse un Dio, compresi che non potevo fare altrimenti che vivere solo per lui. (Charles De Foucauld)

SAGGEZZA POPOLARE: La parola è come un ago: può cucire, ma può anche pungere.

UN ANEDDOTO: Un tale guarda con attenzione un signore che sta pescando. Dopo ben tre ore di osservazione esclama scuotendo la testa: “Non vi è proprio nulla di più stupido della pesca!” Il pescatore ribatte seccato: “Una cosa più stupida c'è: è stare a guardare! La cosa più stupida e inutile è stare a guardare dalla finestra la Storia che passa e non partecipare al suo movimento!

PAROLA DI DIO: Eb 9,15.24-28; Sal 97; Mc 3,22-30

 

Vangelo Mc 3,22-30   

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro sé stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Parola del Signore

 

“GLI SCRIBI DICEVANO: COSTUI È POSSEDUTO DA BEELZEBUL E SCACCIA I DEMONI PER MEZZO DEL PRINCIPE DEI DEMONI”.

Quando una persona è presa di mira è facile che tutti si accaniscono contro di lei. Gesù questa volta è attaccato dagli scribi che lo definiscono posseduto dal principe dei demoni nel nome del quale scaccia gli altri demoni. Non c’è nessuno più cieco di chi non vuol vedere e si lascia portare dai propri preconcetti confondendo lo spirito di Dio con quello del maligno. È questo quel famoso peccato contro lo Spirito santo che Gesù definisce imperdonabile: si stravolge il significato delle cose, si prendono le grazie di Dio per opera del demonio e ci si rende quindi impermeabili all’opera della salvezza. Se poi tutto questo è supportato da una falsa religiosità davvero Dio che ci rispetta anche nei nostri errori non può più far niente perché ogni porta è chiusa a Lui. Gesù non opera per il nostro male ma per il nostro bene, Gesù non ci lega come fa il diavolo ma ci libera, Dio non è il Dio esattore di tasse ma il Dio che dona fino all’estremo dono di sé stesso, non siamo noi con le nostre povere opere di religione che ci salviamo ma è Lui che gratuitamente nonostante i nostri peccati ci ama e si fida ancora di noi dopo averci perdonati. Dobbiamo avere questa apertura a Dio, dobbiamo fidarci di Lui, abbandonarci alla sua volontà. Nel nome di Cristo con il quale siamo stati segnati nel battesimo e nel nome del quale ci facciamo il segno di croce ogni giorno noi ci affidiamo a Lui. In quel nome sta la nostra forza: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome io la farò”.

 

 

MARTEDI’ 28 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

MARIA, PREGA PER NOI, ADESSO E NELL'ORA DELLA NOSTRA MORTE.

 

HANNO DETTO: Per trovare il petrolio occorre molta pena e molto spirito; perchè vogliamo trovare Dio con poco spirito e poca pena? (Madeleine Delbrel)

SAGGEZZA POPOLARE: Se vuoi fare un lavoro, hai bisogno di strumenti. Se vuoi fare una famiglia, hai bisogno di persone.

UN ANEDDOTO: Versione estrema del chiodo scaccia chiodo. Nasreddin è caduto in totale povertà. Non mangia da giorni e giorni. Disperato, si rivolge a Dio: “Oh Misericordioso, dammi da mangiare o richiamami a Te. Preferisco morire che digiunare”. In quell’istante un grosso masso si stacca da un muro e sfiora Nasreddin, mancandolo di un soffio. “Grazie mio Dio” dice Nasreddin, “adesso non ho più fame”.

PAROLA DI DIO: Eb 10,1-10; Sal 39; Mc 3,31-35

 

Vangelo Mc 3,31-35   

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».  Parola del Signore

 

“ECCO MIA MADRE E I MIEI FRATELLI! CHI FA LA VOLONTÀ DI DIO COSTUI È MIO FRATELLO, SORELLA, MADRE”.

Noi invochiamo Maria tutta Santa perché in Lei ogni virtù, ogni dono dello Spirito si sono manifestati in pienezza. Ma la sua santità non è solo frutto dei doni di Dio ma anche della continua e generosa corrispondenza della sua volontà. Maria ci ricorda che la santità indossa i panni della vita di ogni giorno. E che non è fatta di gesti spettacolari ma soprattutto di piccole virtù (che sono le più difficili). Maria ci fa memoria che un itinerario di fede, come è stato il suo, non esclude il dubbio, l’oscurità, ossia la fatica di credere. Maria soprattutto ci costringe a prendere atto che la santità non è un lusso che si possono concedere unicamente certe creature eccezionali, ma costituisce la condizione norma­le del cristiano. Ognuno è chiamato alla santità!

 

 

MERCOLEDI’ 29 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

TU SIGNORE TI FIDI DI ME, FA CHE IO MI AFFIDI A TE.

 

HANNO DETTO: L'occhio nel quale vedo Dio, è lo stesso occhio nel quale Dio mi vede. (Mastro Eckeart)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando i fratelli lavorano insieme, le montagne si trasformano in oro.

UN ANEDDOTO: Dopo aver gongolato un po’, saltando da un albero all’altro, una scimmia decise di scendere e di andarsi a rinfrescare vicino a un corso d’acqua. Mentre si ristorava sulla riva del fiume, s’accorse che nel fondo dell’acqua c’era un pesce che se ne stava tutto tranquillo. «Oh, povero animaletto!», sospirò compassionevole la scimmia. «Ma tu stai male. Te ne stai lì immobile senza respirare. Adesso ti porto in salvo io!» Immerse la zampa nel fiume e agguantò velocemente il pesce, che, una volta tratto fuori dall’acqua, cominciò a dimenarsi convulsamente. «Evviva!», pensò tra sé la scimmia con gli occhi che gli brillavano dalla gioia. «Sta recuperando le forze!» Ma il pesce, dopo aver ansimato e agonizzato, d’un tratto morì. «Che malasorte per questa povera creatura!», pianse la scimmia, «non ho fatto in tempo a salvarla!»

PAROLA DI DIO: Eb 10,11-18; Sal 109; Mc 4,1-20

 

Vangelo Mc 4,1-20  

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in sé stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno». Parola del Signore

 

“ECCO, USCI IL SEMINATORE A SEMINARE…”

A prima vista il seminatore di questa parabola sembra un contadino sventato che semina ovunque senza guardare il terreno dove cade il suo prezioso seme. Intanto, conoscendo di più la struttura dei terreni della Palestina, capiremmo che il seminatore è costretto a seminare ovunque perché tutti i terreni sono sassosi, spinosi, attraversati da sentierucoli. E poi Gesù voleva dirci che Dio non si stanca di seminare ovunque: ha talmente fiducia in quel seme ed anche nelle possibilità di ciascuno che rischia volentieri la sua preziosa parola anche se il terreno non dà troppa fiducia. Quanta parola hai gettato, o Signore, nella mia vita. Il tuo Vangelo, i buoni insegnamenti, la natura e la storia che parlano di te. Ti sei fidato nonostante il terreno. Fa’, o Signore, del nostro cuore una terra fertile in cui la tua Parola possa radicarsi, crescere e portare frutto per oggi e per sempre secondo la tua volontà.

 

 

GIOVEDI’ 30 GENNAIO

Una scheggia di preghiera:

IL SIGNORE È LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

HANNO DETTO: In ogni vostro bisogno e impresa mettete tutta la vostra fiducia in Dio e sappiate che la riuscita sarà sempre il meglio per voi. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Spesso, i problemi ci ubriacano peggio di qualsiasi bevanda.

UN ANEDDOTO: Un monaco chiese: “Chi è il mio Maestro?” Chao Chou rispose: “Le nuvole stanno passando tra le montagne – Cadendo nella valle, l’acqua non fa rumore.”

Il monaco disse: “Non è questo quello che ho chiesto.” Chao Chou disse: “La natura è il tuo Maestro. Sei tu che non te ne accorgi.”

PAROLA DI DIO: Eb 10,19-25; Sal 23; Mc 4,21-25

 

Vangelo Mc 4,21-25    

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha». Parola del Signore

 

“SI PORTA FORSE UNA LUCERNA PER METTERLA SOTTO IL MOGGIO O SOTTO IL LETTO?”

Penso che Gesù si sarebbe trovato male a rifare lo stesso esempio della lucerna se fosse vissuto oggi. La luce elettrica è meravigliosa, pratica ma anche terribilmente fredda, amorfa. Provate a guardare la luce di una candela: debole ma forte, tremolante ma viva, calda e sempre in movimento. Alla sua luce non vedi tutto, ma intuisci, devi ripararla dalle correnti di aria, ma non puoi metterci la mano sopra sé no ti bruci. Che esempio meraviglioso per dirci qualcosa della fede e della testimonianza. La fede illumina, ma lascia zone di buio o di penombra, ti fa continuamente aguzzare la vista per vedere meglio, scalda  ma ti può bruciare, va protetta per non correre il rischio di spegnersi; mentre brucia, consuma. Non nasconderla, sarebbe come spegnerla, non pretendere che ti chiarisca tutto, lascia che dia calore e colore alle cose, avvicinati ad essa ma non lasciarti bruciare, condividila pure con altri, non perderai nulla e altri potranno gioire di essa.

 

 

VENERDI’ 31 GENNAIO: S. GIOVANNI BOSCO

Una scheggia di preghiera:

TU SEI CON NOI, GESU', QUESTO CI RIEMPIE DI SPERANZA.

 

HANNO DETTO: In Gesù è stato deciso una volta per sempre che Dio non esiste senza l'uomo. (Laurent Gagnebin)

SAGGEZZA POPOLARE: L’uomo saggio fa ciò che può, non ciò che vuole.

UN ANEDDOTO: Vari tipi di uomini: Vi sono uomini che invecchiano e uomini che maturano. Vi sono uomini che ricominciano sempre e uomini che non ripartono mai. Vi sono uomini che portano gioia quando arrivano e uomini che la portano quando se ne vanno. Vi sono uomini che iniziano con le risposte e uomini che iniziano con le domande. Vi sono uomini che vivono e uomini che funzionano. Vi sono uomini che leggono e uomini che si lasciano cambiare da ciò che leggono.

PAROLA DI DIO: Eb 10,32-39; Sal 36; Mc 4,26-34

 

Vangelo Mc 4,26-34  

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga, e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore

 

COME UN UOMO CHE GETTA IL SEME SUL TERRENO; DORMA O VEGLI, DI NOTTE O DI GIORNO, IL SEME GERMOGLIA E CRESCE. COME, EGLI STESSO NON LO SA.

Il nostro mondo con la sua terribile logica del guadagno induce e obbliga all’efficienza. Ci fa credere che tutto sia nelle mani dell’uomo, che tutto dipenda da lui, e se c’è ancora qualcosa di non conosciuto o di inspiegato, l’uomo, con la sua intelligenza, ci arriverà, dominerà le malattie, la morte. Nulla è più vano di questo pensiero, perché il mondo che punta al materiale, che esalta l’intelligenza dell’uomo, ricorre poi, davanti ai grandi interrogativi della vita o allo stordimento o alla ricerca dei più assurdi esoterismi. L’uomo che esalta l’efficienza si trova a combattere l’esaurimento nervoso da stress, l’uomo che ha risposto con abbondanza ai suoi bisogni alimentari adesso è in lotta contro l’obesità e così via. Gesù, parlandoci del Regno di Dio e affidandocelo perché esso venga, ci ha ricordato che non è l’azione dell’uomo che lo  produce, ma la potenza stessa di Dio, nascosta nel seme che poi non è nient’altro che Lui stesso che si offre totalmente per noi e a noi. Tante nostre ansie per il bene non solo sono inutili, ma dannose. Come il male ha in sé la propria morte e si uccide, così il bene ha in sé la propria vita e cresce da sé in modo inarrestabile. A Gesù molti fanno fretta; tanti, forse anche noi,  vorremmo vedere risultati immediati, sembra invece che le cose siano sempre uguali, che la verità e l’amore non prendano piede, che la fede invece di crescere diminuisca. Gesù ci vuol far capire che la vita e il suo Regno hanno un proprio ritmo che non si può impunemente affrettare. Già Mosè diceva al popolo ebreo che si trovava davanti il mar Rosso e alle spalle l‘esercito del Faraone: “Non abbiate paura e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi e starete tranquilli”, e il salmo 127,2 ci ricorda: “Invano vi alzate presto al mattino e tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”. Con questo il Signore non vuol dirci di dormire o di andare a nascondere sottoterra i nostri talenti, ma vuole aiutarci a non preoccuparci inutilmente “come fanno gli empi”, e farci comprendere che l’unica strada è quella di volgerci a Dio e fidarsi di Lui; è Lui che salva. Sarà questo lo stesso messaggio  che Gesù, in altro modo, darà quella sera ai suoi discepoli quando essi, agitati, cercheranno di darsi da fare in mezzo alla tempesta e Lui invece dormirà tranquillo: l’importante è avere a bordo Gesù.d

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