30 DICEMBRE
GIOCONDO Vescovo di Aosta
Poche sono le notizie che abbiamo circa san Giocondo che già solo nel nome ci dona la serenità portata da Cristo con la sua buona novella. E’ il terzo vescovo certo di Aosta e successa a San Grato. Prese parte ai concili romani del 501 e del 502. Si presume sia morto il 30 dicembre, non si sa esattamente di quale anno.
“ERO PER LORO COME CHI SOLLEVA UN BIMBO ALLA SUA GUANCIA”. (Osea 11,4)
La tenerezza di Dio! Siamo forse più abituati a pensare alla giustizia di Dio, alla sua severità, alle difficoltà del cammino che ci propone che non alla sua tenerezza di Padre. Eppure, anche se pensiamo di essere adulti duri, abbiamo tutti un enorme bisogno di tenerezza, di amore. E il nostro Dio non è un computer che segna buone e cattive azioni, non è un freddo calcolatore, ma un Dio che ama, che è talmente innamorato dell’uomo al punto che davanti ai suoi continui no, manda suo Figlio, è un Dio che si commuove davanti alle nostre lotte, che solidarizza con i nostri sforzi, che sorride e gioisce per la nostra gioia. Grazie, Signore, perché Gesù ci ha insegnato a chiamarti non più “Dio” ma “Padre”.
30 dicembre 1993
Viene siglato un accordo di riconoscimento reciproco tra lo Stato del Vaticano e quello d'Israele.
La VITE questa pianta, originaria dell’Asia Nella Bibbia è ricordata più di duecento volte. Quando Mosè mandò esploratori nella terra promessa essi tornarono portando grossi grappoli d’uva, segno della bontà e fertilità della terra. Le vigne erano molto curate, in certi casi presso la vigna vi era anche il frantoio e una torre da cui il proprietario controllava che la vigna non fosse devastata o da animali o da nemici. Quando una vigna era distrutta si parlava di una punizione divina conseguente a qualche mancanza (Ger. 8,13). In primavera vi era la potatura. Al tempo della vendemmia i grappoli venivano raccolti e parte venivano usati per fare schiacchiate di uva passa, altri venivano passati nel torchio. Il vino veniva messo in otri di pelle o in giare e lì lasciato a fermentare. Nell’Antico Testamento Israele viene paragonato a una vigna (Sal. 80,1-6). Gesù parlo della vite in cinque parabole e descrisse se stesso come vera vite di cui noi siamo i tralci. (Gv.15,1)
MERAVIGLIA
La talpa, il gatto e l’allodola discutevano tra di loro per scoprire la strada attraverso cui conoscere meglio la vita.
“Io vado alla radice della realtà”, affermò la talpa.
“Io attendo, guardo e mi muovo quando scopro ciò che mi interessa!”, disse il gatto.
“Io guardo il sole e mi accosto; poi guardo la terra e mi ci poso”, spiegò l’allodola. Udirono un canto gioioso. Era l’usignolo. “Che fai?”, gli chiesero. “Io? Sono semplicemente contento d’esser vivo”, rispose.
Un uomo che sappia fare il segno di croce con serietà, cioè con la dovuta consapevolezza sul significato dell’atto che sta per compiere, quest’ uomo riesce a far tremare l’inferno.
Nella parola di Dio tutto è scritto negli spazi bianchi tra una parola e l'altra: il resto non conta.
Una missione scientifica di missionari si trova nel deserto alla ricerca di un serpente pericolosissimo. “Attenzione spiega il capomissione. Il nostro serpente è maculato. Macchie nere e gialle. Per catturarlo, bisogna afferrarne con due dita l’estremità della coda. Allora resta come paralizzato. Senza mollare la preda lo si segue via via per tutta la lunghezza del corpo finché, giunti al capo, Io si afferra”. Verso il tramonto il capomissione vede arrivare all’accampamento uno dei suoi tutto lacero, stracciato, coperto di graffi. “Cos’è successo?”, chiede. “Be’, un serpente l’ho visto, spuntava da un cespuglio. Ho fatto come mi ha detto lei: l’ho afferrato all’estremità della coda, poi su su, e quando m’è parso d’essere arrivato al capo... zacc! l’ho afferrato”. “E allora? “. “Allora.., vorrei che provasse lei a prendere per la coda un leopardo!".