28 SETTEMBRE
BARTOLOMEO GUTIERREZ, Beato, Martire
Nacque a Città del Messico nel 1580. Educato piamente dai genitori, a sedici anni vestì in patria l'abito agostiniano. Fu inviato nel convento di Puebla de los Angeles, da dove, nel 1606, s'imbarcò per le missioni del Giappone. Costretto a sostare sei anni a Manila (Filippine), vi esercitò l’ufficio di maestro dei novizi. Finalmente, nel 1612, poté giungere in Giappone, ma, dopo appena tre anni d'intenso apostolato, le autorità del luogo lo rinviarono, a Manila dove riprese l’incarico di maestro dei novizi. Il 12 agosto 1618 rientrò di nascosto a Nagasaki. Fino al novembre 1629, fra insidie e patimenti indicibili, lavorò tra i fedeli. Nel novembre 1629 P. Bartolomeo fu internato nel carcere di Nagasaki, poi venne trasferito nell'orrendo carcere di Omura, dove languì per due anni, non tralasciando tuttavia l'apostolato tra i carcerieri e tenendosi in corrispondenza con i propri superiori e i cristiani. Il 25 novembre 1631 fu trasferito a Nagasaki e fu sottoposto al tormento delle acque bollenti solfuree del monte di Ungen e il 3 novembre 1632 fu martirizzato
“CONFIDA NEL SIGNORE CON TUTTO IL CUORE E NON APPOGGIARTI SULLA TUA INTELLIGENZA”.(Prov. 3,5)
L’intelligenza è un dono di Dio e come talento regalatoci dal Signore va utilizzato. Ma tante volte ci accorgiamo che la nostra scienza e intelligenza non sono sufficienti. Non basta tutta la scienza e intelligenza per evitare la morte, non basta conoscere tutto lo scibile su Dio per aver fede, si può essere mostri di intelligenza e incapaci di amore: tante volte sa più vivere pienamente un povero contadino analfabeta che uno scienziato. E’ per questo che la Bibbia parla sovente di cuore, di fiducia, di abbandono, di sentimenti. L’uomo è veramente tale quando partecipa alla vita e al mistero di Dio in armonia con se stesso. Non basta dire credo in Dio perché ho le prove della sua esistenza” se poi non mi abbandono nelle mani del Signore con fiducia e amore, nella pienezza di me stesso.
28 settembre 1978
Muore Papa Giovanni Paolo I.
Nella vita di San Vincenzo de’ Paoli, eroe delle opere di misericordia, si racconta che un giorno si trovò, ormai vecchio e consunto dall’amore del prossimo, a parlare con la regina Anna d’Austria. La sovrana gli diceva: Padre Vincenzo, voi vi date troppo da fare. Dovreste riposarvi un po’! Avete già fatto troppo, avete già spesa bene la vostra lunga vita al servizio dei poveri. A queste parole san Vincenzo con rammarico sospirò: Maestà, finora ho tatto niente: ho dormito, vergognosamente dormito. Sono stato troppo pigro, troppo pauroso al servizio di nostra Signora Carità. Ma allora cosa dobbiamo dire noi, continuò la regina, noi che abbiamo pensato solo a godere, senza preoccuparci degli altri? Ma il santo continuava a scuotere la testa e a ripetere: Ho dormito... Non ho fatto nulla! La regina allora, un po’ spazientita, gli domandò: Ma cosa bisogna fare nella vita per poter dire: Ho fatto qualcosa?
E san Vincenzo, con voce ferma: Fare sempre di più!
Ogni cosa ha il suo tempo. L'essenziale è regolare i propri passi su quelli di Dio, senza volerlo precedere sempre di qualche spanna e senza rimanere indietro.
Chi accresce il sapere, accresce anche l'affanno.
Vesciche
Per prevenirne la formazione mettete sui piedi del borotalco. Per curarle,
metteteci sopra un panno imbevuto di alcol e lasciatelo durante la notte.