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22 SETTEMBRE

 

 

TRA I SANTI DI OGGI

MAURIZIO, santo, Martire

Faceva parte della legione Tebana composta da un migliaio di soldati. Massimiano volle che prima di una battaglia facessero sacrifici agli dei. I soldati si rifiutarono e gradualmente Massimiano li fece uccidere. Maurizio fu uno degli ultimi e incoraggiò e sostenne i suoi compagni.

 

UNA PAROLA AL GIORNO

“CHI GUARDAVA IL SERPENTE DI RAME (INNALZATO DA MOSÈ) RESTAVA IN VITA”.(Num. 21,9)

La grazia di essere sacerdoti ti fa incontrare a volte con persone e storie che poi ti lasciano un segno. Avevo conosciuto quasi per caso l’anziana signora . Una sua vicina, un po’ troppo “pia” aveva insistito che andassi “per salvarle l’anima”. A tutta prima mi aveva accolto reticente, poi si era sfogata: ce l’aveva con Dio, con quel Dio che aveva permesso che suo figlio fosse morto e che aveva accettato la morte di Gesù sulla croce. Aveva nella sua stanza un crocifisso e guardava ad esso con un misto di compassione e di rabbia. Non avevo molto da dirle, non volevo barare con lei propinandole le solite frasi di una religiosità fatta di sopportazione e di facili speranze future che certamente in quei momenti avrebbero sortito l’effetto contrario. Si stabilì un rapporto di vicendevole solidarietà e andai parecchie volte a trovarla. Vedevo però che la sua rabbia man mano passava, si addolciva e quando sopravvenne una grave malattia la vidi mutata. Pochi giorni prima di morire fu lei a parlarmi: “Vede il mio crocifisso, davanti al mio letto, passo le mie ultime ore a guardarlo e non provo più rancore. Non so neanche se sia amore il mio, ma lo guardo e mi sento in pace. Non mi ha guarito nel corpo, mi ha guarito dentro.”.

 

OGGI NELLA STORIA DEI CRISTIANI

22 settembre 1770

Al Monte dei Cappuccini di Torino muore Sant’ Ignazio di Santhià. Era stato a Vercelli, Chieri, Mondovì e fu anche precettore e cappellano militare.

 

UN ANEDDOTO

Khartum, Sudan Suor Enrica Ederle, che fa parte di un'équipe di Missionarie Comboniane incaricate dal governo della cura della lebbra in una vastissima zona del Sudan meridionale, ha confidato ad un redattore dell'ATMIS una sua esperienza in un villaggio di lebbrosi nel distretto di Yrrol (Rimbèk): "Avevamo distribuito medicine, sapone, latte e vestiti perché faceva freddo. Per i lebbrosi è sempre festa quando arrivano le suore. Ma quando si deve partire e bisogna lasciarli così lontani, soli, senza risorse, ti senti veramente triste ed impotente davanti a tanta miseria. Prima di salutarli sostiamo con loro per una preghiera. Il capo, lui pure lebbroso, così prega con i moncherini alzati: "O Dio grande, noi ti ringraziamo per tutto quello che le suore ci hanno portato. Ti ringraziamo perché hai dato loro le mani ed i piedi e glieli hai lasciati. Grazie o Dio, per le loro mani e per i loro piedi perché noi non li abbiamo .Forse Tu ce li hai tolti in punizione dei nostri peccati". In quel momento commenta la suora mi sono sentita veramente piccola e miserabile. Chissà se io potrei avere ancora mani e piedi se Dio mi avesse punita per i miei peccati. Da allora mi sento molto più povera dei malati di lebbra perché meno capace di capire ed apprezzare i doni di Dio".

 

PENSIERI DI DIETRICH BONHOEFFER

Di fronte alla sofferenza mi sembra più saggio far silenzio e non tentare di risolvere quello che è senza soluzione.

 

SAGGEZZA POPOLARE

Quando a letto stanco sali, lascia i crucci agli stivali.

 

RISATE IN CANONICA

Per la strada passa un frate piuttosto corpulento e uno studentello dice: Sembra proprio una forma di formaggio! Esatto, risponde il frate: ci vuole una forma così grossa di formaggio per condire un maccherone come te!

     
     
 

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