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8 LUGLIO

 

TRA I SANTI DI OGGI

ALBERTO DA GENOVA, Santo Eremita 

Di umili origini, Alberto nasce a Genova e vive la sua infanzia lavorando come pastore. Entra nell'abbazia di Sestri Ponente dove diventa cuoco. La tradizione racconta che il cibo da lui cucinato si moltiplicava miracolosamente ed egli poteva così sfamare i poveri. Si ritirò quindi in un eremo dove concluse la sua vita in preghiera nell’anno 1239.

 

UNA PAROLA AL GIORNO

“UMILIÒ SE STESSO FACENDOSI OBBEDIENTE FINO ALLA MORTE DI CROCE”. (Fil. 2,8)

Parlare di croce è un discorso sempre difficile. La croce è segno di sofferenza. E’ solo l’amore dì Gesù che riesce a trasformare questo segno di cattiveria, di dolore in donazione e grazia. Il Dio della vita, della gioia si consegna nelle nostre mani, diventa l’ultimo, il sofferente che raccoglie tutte le sofferenze degli uomini. Ma tutto questo è solo per amore, per aprirci alla speranza di un Dio misericordioso e per comunicarci la certezza che il male, la sofferenza, la morte sono un passaggio verso il bene, la gioia, la vita. Guardare alla croce di Cristo, portare la croce con Cristo significa soffrire con Cristo, non come chi non ha speranza, significa morire con Cristo al male, significa fidarsi con Cristo del Padre, abbandonarsi nelle sue mani.

Quanta sofferenza sprecata nel mondo, subita passivamente, odiata...

Con Cristo, invece, la sofferenza può diventare redenzione, speranza, carità, fede.

 

OGGI NELLA STORIA DEI CRISTIANI

8 Luglio 1578

Emanuele Filiberto di Savoia fa spostare la Sacra Sindone da Chambery a Torino.

 

UN ANEDDOTO

Da un racconto di Archibald Cronin:

L’infermiera del distretto era una donna di una cinquantina d’anni, dal corpo robusto, dal viso segnato da rughe. Non bella, ma c’era una tale franchezza nel limpido sguardo dei suoi occhi grigi, che i suoi lineamenti, per quanto fossero comuni, ne erano illuminati. In tutti i casi difficili la sua presenza rassicurava la mia mancanza di pratica.

Per vent’anni era stata sola a curare la gente della regione. Il suo compito era stato terribilmente duro: ogni giorno un giro di venti chilometri, senza parlare delle notti. Spesso ne ammiravo il coraggio, la pazienza, la severità e la gaiezza.

La nota fondamentale del suo carattere sembrava essere un completo oblio di sé; non era mai troppo occupata per dire una parola di conforto, né troppo stanca per rispondere, di notte, ad un appello urgente.

Beninteso, per quanto fosse adorata nel paese, il suo salario era dei più magri. Una sera, mentre prendeva il tè dopo un lavoro particolarmente spossante, mi azzardai a toccare questo argomento: — Perché non vi fate pagare di più? — le chiesi — E’ ridicolo lavorare per così poco...

Alzò leggermente le sopracciglia stupita, poi sorrise: — Ho quel che mi abbisogna per vivere — rispose. — No — insistetti. — Dovreste guadagnare di più. Lo sa Dio se voi lo meritate.

Ci fu un silenzio.

— Dottore — disse — se Dio sa che lo merito, che cosa chiedere di più? Per me questo solo conta.

Queste parole per se stesse erano poca cosa, ma l’espressione dei suoi occhi diceva molto di più. Bruscamente fui illuminato, sentii la ricchezza della sua vita e, in confronto, il vuoto della mia.

 

PENSIERI DI SANT’AMBROGIO

La grazia dello Spirito Santo ignora esitazioni e ritardi.

 

SAGGEZZA POPOLARE

Al primo bicchiere è l'uomo che beve, al secondo è il vino che beve il vino; al terzo, il vino si beve l'uomo.

 

RISATE IN CANONICA

PETTEGOLEZZI

San Pietro sta facendo l’esame a un gruppetto di donne che si sono presentate alla sua porta. “Per cominciare — dice, — quelle che hanno sparlato, pettegolato e malignato vengano dietro di me che le porto in purgatorio”. Una sola non si muove. “Ehi tu, la sorda — le grida San Pietro — segui le altre...”.

     
     
 

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