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26 GENNAIO
Nata a Roma nel 347 da una famiglia patrizia, fu sposa a 15 anni ed ebbe 5 figli. Rimasta vedova a 32 anni, trasformò la propria casa in una specie di monastero. Dopo eventi calunniosi nei suoi confronti, decise di seguire San Girolamo in Terrasanta dove, a Betlemme fondò due monasteri, uno maschile e uno femminile. Morì il 26 Gennaio 404.
"SI DIMENTICA FORSE UNA DONNA DEL SUO BAMBINO… ANCHE SE VI FOSSE UNA DONNA CHE SI DIMENTICASSE IO INVECE NON TI DIMENTICHERO' MAI!”. (ls. 49,14—15)
E' venuto un povero: era un quarantenne, drogato, sporco, puzzolente, voleva un po' di soldi... forse per un altro buco! Ha gridato, ha bestemmiato: perfino quell'altro barbone che aspettava l’offerta ha detto: "E' un disperato, e abbandonato da tutti... non lo vogliamo neanche noi…”. Eppure anche lui è “come un bimbo svezzato”, amato teneramente da Dio suo Padre. Nessuno lo vuole, lui stesso si odia ma Dio lo ama, lo cerca, lo rincorre. In qualunque situazione tu ti trovi, anche se abbandonato o nel peccato ricorda che Dio ti cerca e come una madre vuoI porre la sua guancia sulla tua per rassicurarti del suo amore.
26 gennaio 1108
Muore Sant’Alberico, fondatore del monastero di Citeaux che volle dedicato alla Madonna.
Quando si sente parlare dell’albero di Jesse, si tratta dell’albero genealogico che collega lesse, padre di Davide, a Gesù secondo la fittizia ed elaborata genealogia di Matteo (Mt. 1). Questa genealogia nell’espressione artistica è uno dei motivi preferiti per le vetrate delle cattedrali medioevali.
A lezione da S. Tommaso.
S. Tommaso d'Aquino aborriva gli onori e le lodi. Quando Clemente IV gli offrì la carica di Arcivescovo di Napoli, non solo rifiutò, ma ottenne una grazia lungamente sollecitata: quella che non gli venisse mai più offerta nessuna altra dignità ecclesiastica. Quando gli fu conferito il titolo di "dottore", lo accettò solo per obbedienza. E quando, studente, ebbe da un condiscepolo, di cui avrebbe potuto certamente essere il maestro, l'appellativo di "bue muto" a causa del grande silenzio che lo distingueva, scambiato per ignoranza e mancanza di ingegno, se ne compiacque apertamente. Un giorno in cui leggeva a voce alta durante il desinare, venne ripreso per aver pronunciato erroneamente una parola. La lesse allora come gli si richiedeva, benché fosse sicuro che si trattasse di uno sbaglio. "Non ha alcuna importanza - disse dopo ai compagni - pronunciare una sillaba lunga o breve. Quel che più importa è l'umiltà e l'obbedienza”.
Nessuno conosce un altro come se stesso, eppure nessuno è tanto noto a se stesso di poter essere certo della propria condotta l'indomani.
Il gatto morso dalla serpe teme perfino la corda.
Abba (cioè il monaco anziano) Macario e Abba Bessarione parlano d'un fratello: E' veramente santo. Non l'ho mai sentito parlare male di nessuno. Ma l'altro commenta, sorridendo: - Non sarà forse perché parla sempre e solo di sé?
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