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22 GENNAIO

 

TRA I SANTI DI OGGI

GAUDENZIO VESCOVO DI NOVARA, Santo 

Sembra abbastanza consolidata la tradizione che Gaudenzio sia nato nel 337 ad Ivrea, passò poi forse a Vercelli e certamente ancora giovanissimo a Novara. Qui, grazie alla predicazione di S. Lorenzo, un prete poi morto martire attorno al 361-63 si formò alla virtù e all’apostolato. Conobbe anche San Martino  il futuro vescovo di Tour di cui fu una specie di segretario e, in occasione del Concilio di Milano, Eusebio vescovo di Vercelli che lo fece suo delegato in un periodo di assenza dalla città. Fu ordinato e tornò a Novara. Verso il 398 fu consacrato vescovo di Novara e resse questa diocesi per circa un ventennio, si crede sia morto il 22 gennaio del 418. C’è tradizione che in occasione della sua festa il sindaco di Novara offra, in memoria del santo, grandi mazzi di fiori che vengono poi innalzati in mezzo alla basilica come se fosse un grande e fiorito candelabro. Il suo corpo oggi è conservato nella cattedrale, ma sembra che lui stesso durante il suo vescovado si fosse preparato un sepolcro in una basilica che non ebbe il tempo di terminare.

 

UNA PAROLA AL GIORNO

“CHI SEI O SIGNORE?” E LA VOCE: “SONO GESÙ CHE TU PERSEGUITI”.(Atti 9,5)

Saulo buttato giù da cavallo interroga la “forza” che lo ha fermato. E’ la domanda che da sempre si sono posti gli uomini. Una malattia, una sofferenza, un qualcosa ti ha fatto capire la tua povertà, la tua finitezza: improvvisamente, i tuoi occhi alteri che sempre avevano “visto lontano”, avevano giudicato, ora ti paiono coperti di scaglie che non ti permettono più di “vedere”; ti accorgi di essere piccolo, steso a terra e allora cerchi di guardare in su e di vedere... Qualche volta vorresti vedere il Dio Immenso, altre volte il Giudice che finalmente mette a posto le cose... E invece trovi, come Saulo, un Dio che avevi già incontrato ma che nella tua presunzione non avevi riconosciuto, quel Dio che ha fame, ha sete, è nudo, è ammalato, quel Dio dai mille volti quotidiani, quel Dio che se ti specchi è anche già nel tuo volto e nel tuo cuore perché ti ama, quel Dio che se ti sbatte giù da cavallo lo fa perché da terra tu puoi guardare negli occhi e non dall’alto, e gli occhi del fratello ti parleranno di Dio.

 

OGGI NELLA STORIA DEI CRISTIANI

22 gennaio 1952

Pio XII nomina presidente dei Comitati Civici Luigi Gedda, già presidente dell'Azione Cattolica.

 

CURIOSITA’ BIBLICHE

AGRAPHA

Come dice il termine greco sono le “parole non scritte” nei vangeli canonici e attribuite dalla tradizione a Gesù. E’ molto difficile esseri sicuri di questo. Un esempio può essere la frase: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”, presente in 1Tess. 4,16. Non si è sicuri se sia un detto greco-romano o una parola di Gesù. Molte frasi dei vangeli apocrifi vengono considerate degli “Agrapha”. Grosso modo i criteri per ritenerle tali sono: che non siano in contrasto con gli scritti canonici  e che vengano citate da testi seri, ad esempio i Padri della Chiesa.

 

UN ANEDDOTO

Un giorno, per le vie di Torino, quando c’erano i carretti trainati da cavalli, un cavallo si rifiuta di camminare, e il carrettiere si mette a snocciolare una litania di imprecazioni e di bestemmie. Domenico Savio gli si avvicina. Gentilmente si toglie il berretto e, col suo inimitabile sorriso: — Signore, vuol farmi un favore?

— Con piacere, ragazzo mio! — risponde l’altro, vinto dal modo cortese di chiedere.

— Mi saprebbe indicare la strada per andare all’Oratorio di Don Bosco? — chiede quel furbacchione, che conosceva a memoria la strada.

— L’Oratorio? L’Oratorio di Don Bosco? Proprio no! Mi dispiace, ma non so proprio dove sia.

— Allora, vorrebbe farmi un altro piacere?

— Ma certo, ragazzino! Che cosa?

— Domenico si alza sulla punta dei piedi per giungere all’orecchio del robusto carrettiere e mormora con gentilezza: — Vorrebbe farmi il piacere di non bestemmiare più? Quell’omone diventa rosso. Poi stringe la mano del ragazzo:

— Hai ragione, ragazzo mio! E una brutta abitudine... Ma ti prometto che mi sforzerò di vincerla.

 

GENNAIO CON SANT’AGOSTINO

Il superfluo del ricco è il necessario del povero; e se il ricco se lo tiene, tiene la roba degli altri.

 

 

 

 

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