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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

LUGLIO 2024

LUNEDI’ 1° LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Ester, regina; S. Nicasio Burgio

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE CI SOSTENGA NELLE PROVE.

 

HANNO DETTO: Non c’è rispetto per gli altri senza umiltà in sé stessi. (Henri Frederic Amiel)

SAGGEZZA POPOLARE: Per questo mese ci accompagneranno proverbi dell'Abruzzo, Il pane non cresce senza lievito. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Il Profeta sapendo di un uomo tutto dedito a veglie e digiuni lo chiamò e gli disse: “O Abdallah, è vero quel che mi dicono di te: che digiuni il giorno e digiuni la notte?” È vero, o inviato di Dio”. “Non agire così, rispose il profeta, ma digiuna e poi rompi il digiuno, alzati per pregare e poi dormi. Tu hai dei doveri verso il tuo corpo, i tuoi occhi han dei doveri su di te e tua moglie ha dei diritti su di te”.

PAROLA DI DIO: Am 2,6-10.13-16; Sal 49; Mt 8,18-22

 

Vangelo Mt 8,18-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti». Parola del Signore

 

"MAESTRO, TI SEGUIRO' OVUNQUE TU VADA".

…"Quando nei primi anni della mia vita mi resi conto del Tuo amore per me, della bellezza del Vangelo, della gioia di poter pregare, del poterti incontrare e servire nei fratelli, decisi di seguirti e te lo dissi nel pieno entusiasmo della mia giovinezza: 'Ti seguirò ovunque tu vada'. Ero sincero. Chiesi aiuto, per trovare la strada giusta per seguirti, e un vecchio prete che voleva morire portandosi dietro almeno la nascita di una nuova vocazione, mi indirizzò in seminario. Trovai anche qualcuno che mi disse che seguirti sarebbe stato difficile, che sei un Dio misericordioso e buono ma anche esigente, che i tuoi amici, almeno umanamente, non li tratti molto bene, ma io volevo seguirti anche se 'non avevi dove posare il capo'. Divenni prete  e provai la gioia di poterti servire e incontrare ogni giorno, ma anche la croce dell'incomprensione da parte dei miei superiori, l'umiliazione di non poterti servire come avrei voluto perché obbligato a fare cose che non ritenevo adatte alla mia chiamata. Poi, finalmente divenni parroco e Tu ti divertisti con me. Due giorni dopo l'ingresso parrocchiale, feci l'ingresso in ospedale e di lì sono uscito in carrozzina e su questa carrozzina mi trovo da ventidue anni. In quanti, come gli amici di Giobbe, sono venuti a consolarmi dicendomi quelle parole che una volta anch'io dicevo agli altri: "Il Signore aveva bisogno di te così.", "… la grazia della sofferenza…", "La tua Messa è la tua carrozzina". Tutto vero, ma invece di consolarmi erano pugnalate. Ho ripensato alla frase della mia giovinezza: "Ti seguirò…" Ti avrei seguito allora anche fino a dare la vita, avrei fatto anche l'eroe per Te, ma non in questo modo. Sono andato a Lourdes non più per guidare un pellegrinaggio di fedeli, ma per chiedere una grazia a Tua Madre, ma anche lì, nulla. Non mi ha neppure consolato il fatto di vedere tanti altri nelle mie condizioni o peggio ancora. Se avessi saputo come la cosa andava a finire te lo avrei detto ancora: "Ti seguirò ovunque tu vada"?

Oggi ti prego così: " Sono ancora innamorato di te e vorrei seguirti ovunque tu vada, ma le ruote della carrozzina mi permettono pochi movimenti e la gente ha tante cose importanti da fare che non scarrozzare un vecchio prete invalido. Aiutami allora a capire, non per rassegnazione, ma per convinzione che forse per me il seguirti è star fermo cercando di vacillare il meno possibile nella fede." (Dagli scritti di un prete morto alcuni anni fa e rimasto 29 anni immobilizzato su una carrozzina).

 

 

MARTEDI’ 2 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Ottone; S. Bernardino Realino

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RINNOVA LA NOSTRA FEDE IN TE.

 

HANNO DETTO: Il rispetto è stato inventato per nascondere il vuoto dove dovrebbe esserci l’amore. (Lev Tolstoj)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi la sera conserva la crosta, la mattina se la rosicchia. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un eremita vide passare lontano cinque cammellieri e disse fra sé: “Ecco cinque cammellieri”. I cinque cammellieri videro di lontano l'eremita. Il primo disse: “Laggiù c'è un eremita”. Il secondo obbiettò: “E se fosse un pastore?” Il terzo: “O un bandito?” Il quarto: “A me pare un povero pazzo”. Il quinto: “Forse quel che vediamo è un miraggio”. Morale: in più si è, peggio si pensa.

PAROLA DI DIO: Am 3,1-8; 4,11-12; Sal 5; Mt 8,23-27

 

Vangelo Mt 8,23-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?». Parola del Signore

 

“ESSENDO GESU’ SALITO SULLA BARCA DEI DISCEPOLI, ECCO SCATENARSI  NEL MARE UNA TEMPESTA VIOLENTA”.

“Beati voi cristiani che avete la fede…” mi diceva un amico subito dopo aver fatto la sua professione di ateismo. E questa beatitudine è certamente valida per dei credenti in Cristo, ma forse non esattamente nel modo con cui la intendeva il mio amico e la intendono alcuni credenti. Gesù è salito sulla barca dei discepoli, ma questo non ha evitato la tempesta, la paura il buio, il disappunto di vederlo dormire e non intervenire nel momento del bisogno. Aver fede ci dà la certezza di aver Dio nella nostra vita ma non per questo tutti i problemi sono automaticamente risolti. Il credente come il non credente sono entrambi inseriti nella storia della nostra bellissima ma povera umanità inficiata dal male e dal maligno ed entrambi incappano nel male, nelle ingiustizie, nel buio degli interrogativi e se il non credente, avendo eliminato Dio, prova l’amarezza della sua inadeguatezza nella lotta contro ogni male, anche il cristiano trova spesso la presunta assenza di Dio o almeno il suo apparente dormire davanti alle prove dei suoi figli. Quante volte nella Bibbia, libro di fede, abbiamo trovato invocazioni di questo tipo: “Signore perché dormi, perché non sei con noi nelle nostre battaglie?

Ti sei dimenticato della tua alleanza?” fino alle tremende parole di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Avere Gesù sulla barca, avere fede, non significa aver più facilità di altri perché il credente non ha problemi, significa però aver qualcuno a cui rivolgersi perché dia senso a tutto nella vita. Nel racconto evangelico Gesù calma la tempesta, nella storia quotidiana non sempre avviene così neanche andando con tutta la nostra fede e paura a “svegliare il Signore”. La fede in Cristo, nel suo amore per noi, nella sua passione, nella sua risurrezione, ci dà però la capacità di ‘vedere lontano’ e di ‘vedere dentro’. Con Gesù noi non ci fermiamo a ciò che succede nel momento, alla sofferenza presente, all’immediato non intervento del Signore, alle apparenti ingiustizie e vittorie del male, noi sappiamo che la vittoria finale è di Dio, che il bene di Dio alla fine, magari non nel modo con cui ce lo aspetteremmo noi, vincerà. E con Gesù noi guardiamo dentro ai fatti, non visti solo più come succedersi fatale di eventi, ma come segni difficili ma provvidenziali. Con Gesù il cristiano continua a gioire, a soffrire, ad aver paura come tutti, ma anche a fidarsi, a vivere in prima persona ogni evento della propria vita, a rinnovare ogni giorno la sua fede in un Dio che essendo Padre non può che volere il bene finale del proprio figlio.

 

 

MERCOLEDI’ 3 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Tommaso ap.; S. Leone II

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', OGGI TU SEI NELLA MIA VITA.

 

HANNO DETTO: Sii bello se è possibile, saggio se vuoi, ma rispetta te stesso – che è essenziale. (Anna Gould)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi spera nel Lotto, sta sempre a pane cotto. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un cane, amato dal padrone, si sentì un giorno apostrofare da lui con tono severo: “Cane rognoso!” Molto avvilito, pensò che la cosa migliore fosse tuffarsi in uno stagno: ne uscì grondante e corse subito dal padrone come per dirgli: “Guarda, il mio pelo è nuovamente bello e lustro, mentre prima era arruffato e spento”. Ma il padrone si mise a sgridarlo ancor più aspramente. Le persone che più amiamo, quando ci sgridano, non lo fanno perché cambiamo il nostro aspetto esteriore, ma il nostro animo. Il cane non capiva, tu dovresti. (tradizione sunnita)

PAROLA DI DIO: Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29

 

Vangelo Gv 20,24-29

Dal Vangelo secondo Giovanni

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Parola del Signore

 

"NON ESSERE PIÙ INCREDULO, MA CREDENTE".

Gesù non punta il dito contro l'incredulità di Tommaso. Sa che Tommaso lo ama anche se non sa rinunciare alle esigenze del pragmatismo, dell'efficacia, della chiarezza. Lo invita a "toccare" e a credere. Anche noi siamo invitati da Gesù a "vedere", "toccare" e credere. Non nascondiamoci dicendo: "Beh, Tommaso era incredulo ma ha toccato, noi invece Gesù non lo vediamo, non lo tocchiamo..." Abbiamo tutti migliaia di occasioni per vedere e toccare l'opera del risorto,  ma ci vogliono gli occhi adatti e Gesù ci ha anche detto quali: "se non diventerete come bambini..."

 

 

GIOVEDI’ 4 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Elisabetta di Portogallo; B. Piergiorgio Frassati

Una scheggia di preghiera:

 

TU, DIO DI MISERICORDIA MI HAI REGALATO E CONTINUI A REGALARMI IL TUO PERDONO.

 

HANNO DETTO: La miglior cosa da dare al tuo nemico è il perdono; ad un avversario, la tolleranza; ad un amico, il tuo cuore; a tuo figlio, un buon esempio; ad un padre, deferenza; a tua madre, una condotta che la renda fiera di te; a te stesso, rispetto; a tutti gli altri, carità. (Benjamin Franklin)

SAGGEZZA POPOLARE: A chi mangia sempre carne di pollo viene la voglia di polenta. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un pescatore, dopo aver tirato su dal mare la rete, catturò pesci di grandi dimensioni e li depose a terra. Invece i pesci più piccoli attraverso le maglie della rete scivolarono nel mare. Per chi si trova in condizioni modeste la salvezza è agevole, mentre raramente si può vedere sfuggire ai pericoli chi ha fama di essere una persona importante. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Am 7,10-17; Sal 18; Mt 9,1-8

 

Vangelo Mt 9,1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa, infatti, è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: alzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore

 

“CORAGGIO, FIGLIOLO, TI SONO RIMESSI I TUOI PECCATI”.

Pochissime parole quelle di Gesù rivolte al paralitico, ma quali parole più dolci e forti potrebbero esserci anche per me, paralitico della fede?

A cicli, nella Chiesa, ritorna la tentazione che consiste nel cercare di scuotere  gli indifferenti con le minacce e con le paure. Leggevo in questi giorni una serie di prediche di fine ottocento dove predicatori famosi (anche santi famosi), minacciavano piaghe, fiamme dell’inferno, vendette divine sui peccatori e mi ritornavano in mente le notti di paura quando, bambino di undici, dodici anni, predicatori ed educatori a dir poco sadici ci spaventavano alla fine degli esercizi spirituali con le prediche sul purgatorio e sull’inferno dove, nella tua ingenuità vedevi bollire anche parenti cari solo perché magari un po’ grassocci nel parlare o perché ogni tanto si lasciavano scappare qualche: “Zio…”. “Coraggio!”.

Il male che c’è in me, purtroppo, lo conosco. Non sono gli esami di coscienza di preti che conoscono bene il male (ma quasi sempre solo quello degli altri) che mi rendono più consapevole dell’egoismo che c’è in me. E le minacce dell’inferno possono farmi paura ma non mi fanno sentire più amato o più capace di amore. Che bello, invece, sentirsi incoraggiati, sentire che Dio non ha perso la fiducia in te, che Lui sa e crede che tu puoi farcela. Quando a scuola ero un asino in latino non mi è mai servito il fatto che il mio “educatore” mi facesse saltare le merende; mi sarebbe servito qualcuno che mi avesse detto che forse avrei potuto farcela anch’io. “Figliolo”. Se sono figlio, anche se prodigo, continuo a sentire la nostalgia del Padre, del bello e del buono che c’è nella sua casa. Se Dio è solo il giudice terribile, non ho nessuna voglia di incontrarlo!

“Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Dio mi perdona, Lui che il male lo ha vinto con l’amore  crocifisso di Gesù, fa piazza pulita, cancella, dimentica, ricomincia da capo, si fida di me e questo non per scherzo. Quando Dio dice una parola questa è definitiva, per sempre. Se tutti noi, preti che amministrano il Sacramento e penitenti che vanno a confessarsi, avessimo capito il significato di queste parole: “Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”, con quanta più serietà e serenità vivremmo il Sacramento del perdono! 

 

 

VENERDI’ 5 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Antonio Maria Zaccaria; S. Zoe

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI SENTIRE LA TUA VOCE CHE SALVA.

 

HANNO DETTO: Nulla è più disprezzabile del rispetto fondato sulla paura. (Albert Camus)

SAGGEZZA POPOLARE: Se portiamo i nostri guai in piazza, ci riprendiamo ognuno i suoi. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Secondo la leggenda, Elena di Troia, questa bellissima regina, fu rapita, portata lontano e perse la memoria. Divenne una prostituta nelle strade. Non ricordò più il suo nome né il suo ruolo. Ma, in patria, gli amici non persero la speranza del suo ritorno. Uno di loro era sicuro che fosse ancora viva e partì alla sua ricerca. Un giorno, mentre vagabondava per le strade di un porto, vide una povera donna dagli abiti cenciosi e dalle rughe profonde che le solcavano il volto. Qualcosa in lei gli sembrava familiare, così le si avvicinò e le chiese: “Qual è il tuo nome”

La donna rispose, ma questo nome era per lui privo di significato. “Posso vedere le tue mani?” continuò lui. Allora la donna stese le mani di fronte a sé e il giovane rimase senza fiato. “Tu sei Elena! Tu sei Elena! Non ricordi?” Lei lo guardò attonita. “Elena!” gridò lui. Poi la nebbia sembrò diradarsi. Il ricordo affiorò sul volto della donna, abbracciò il suo vecchio amico e pianse. Abbandonò i suoi stracci e tornò ad essere la regina che era nata. Dio ci cerca nello stesso modo. Si serve di ogni mezzo possibile per cercarci e per cercare di convincerci che siamo degni di Lui.

PAROLA DI DIO: Am 8,4-6.9-12; Sal 118; Mt 9,9-13

 

Vangelo Mt 9,9-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

GESÙ, PASSANDO, VIDE UN UOMO SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE, CHIAMATO MATTEO, E GLI DISSE: “SEGUIMI”.

Quando ero ragazzo si parlava di vocazione come di qualcosa di straordinario, al punto che mi immaginavo che il  Signore avrebbe dovuto parlarmi personalmente, magari in un momento di mistica preghiera. Passati tanti anni mi accorgo che il Signore “non mi ha mai parlato”, mi accorgo che anche oggi stento a scoprire la volontà di Dio su di me. Ma allora, vocazione, non sarà, come per Matteo, incontrare Gesù che passa nella realtà della vita? Non sarà lasciarci trovare al tavolo del nostro lavoro quotidiano con la disponibilità di accogliere il dono della sua presenza? E non sarà forse, in questa nostra giornata, lasciarci scomodare dalle nostre abitudini, dal nostro attaccamento alle cose? Forse, sentire la vocazione è lasciarci trovare da Gesù là dove siamo e alzarsi dal nostro comodo, rendendoci conto che il regno di Dio cammina con le nostre gambe e non sui tavoli dei cambiavalute.

 

 

SABATO 6 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Maria Goretti; S. Domenica

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, PRENDICI COME SIAMO.

 

HANNO DETTO: Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso. (Eleanor Roosevelt)

SAGGEZZA POPOLARE: Lo scherno e le bestemmie non colpiscono. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Ci fu una volta una discussione accesa tra il capo del Sinedrio Gabriele e il Rabbino Eliezer.

Il rabbino aveva ragione, ma era solo, era in minoranza. Gabriele invece, pur avendo torto, aveva la maggioranza dei voti in Sinedrio e quindi, secondo la Legge, la decisione di condannare Eliezer era valida. Eliezer con l’aiuto di Dio fece perfino dei miracoli per dimostrare che la ragione era dalla sua parte. Ma il capo del Sinedrio sentenziò: — Non servono a niente i tuoi miracoli. Dio ci ha dato una Legge e noi la vogliamo osservare a tutti i costi. Il rabbino Eliezer allora gridò: — Siete veramente ciechi! Se neanche i miracoli vi convincono della mia innocenza, chiamo Dio a Testimonio! S’udì allora la Voce dal cielo: — Il mio figlio Eliezer ha ragione. La sua dottrina è più ricca di giustizia e di bontà! Allora Gabriele, capo del Sinedrio, perse la pazienza e disse: Adonai, Signore: tu non puoi cambiare: Tu ci hai dato una legge che stabilisce che noi, essendo in maggioranza, abbiamo ragione; ed Eliezer, essendo in minoranza, ha torto. Per tuo amore, noi non vogliamo trasgredire la tua Legge! Fu così che Eliezer il giusto fu condannato, secondo la Legge. (Dal TALMUD)

PAROLA DI DIO: Am 9,11-15; Sal 84; Mt 9,14-17

 

Vangelo Mt 9,14-17

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si mette vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano». Parola del Signore

 

“VERRANNO GIORNI QUANDO LO SPOSO SARA’ LORO TOLTO E ALLORA DIGIUNERANNO”.

Leggendo le vite dei santi spesso ci capita di trovare che molti di loro facevano tante penitenze, rinunce anche a cose lecite e qualche volta necessarie, ci risulta addirittura che qualcuno di loro compromise la propria salute per penitenze troppo pesanti. Noi ci chiediamo: “Il Signore vorrà proprio queste cose? Questo continuo battersi il petto anche quando non è il caso, non sarà una raffinata forma di ipocrisia?

E poi, a forza di penitenze non si rischia, come è successo in epoche passate di ridurre la Buona notizia ad un invito alla sofferenza?”

Qualcuno, poi con realismo dice: “Ma nella vita non ci sono già abbastanza prove, sofferenze, rinunce obbligatorie, per andarsene a cercare altre?”

Eppure, non possiamo neanche nasconderci che Gesù ha digiunato, che Lui stesso ci invita a pentirci, che tutta la Bibbia è piena di inviti al digiuno del corpo segno di ravvedimento. Ecco alcuni tentativi di risposta con i quali siamo invitati a confrontarci: Gesù è la pienezza dell’umanità. Gesù è venuto a portarci la gioia di essere perdonati da un Dio che è nostro Padre. Perché la gioia della sua salvezza possa operare in noi occorre il nostro ravvedimento. Questo dovrebbe portarci da una parte ad esaminare la nostra situazione, a riconoscere il nostro peccato, a comprendere che da soli non possiamo salvarci, a manifestare con dei segni il nostro desiderio di essere perdonati e salvati, e il digiuno e la rinuncia non possono allora manifestare come segno questo nostro atteggiamento?

Certamente con equilibrio. Dio non gode delle nostre sofferenze, Dio vuole che gli atti esteriori manifestino ciò che è veramente nel nostro cuore. Dio ci ha dato le cose perché noi ne usassimo con saggezza; allora digiuno, rinuncia e amore non possono mai andare disgiunti. Se io rinuncio a qualcosa per dirmi: “Quanto sono bravo, quanto sono forte!” la rinuncia ha già il suo premio in sé stessa (un premio ben stupido) e non serve a nulla. Se io rinuncio a qualcosa per qualcosa di più grande manifesto il mio animo, il mio desiderio, la mia convinzione, faccio del bene e allora questo può essere gradito. Dopo questa riflessione a qualcuno può rimanere ancora il dubbio se certi santi che si flagellavano e torturavano per fare penitenza fossero del tutto equilibrati. Credo di poter dire che certe manifestazioni erano frutto di una mentalità propria di certe epoche e anche di certi tipi di predicazione ma questa cosa, oggettivamente sbagliata e in sé non voluta dal Vangelo, era per molti di essi una espressione di amore profonda per Dio e un tentativo amoroso di ripercorrere nelle proprie membra la passione di Gesù.

 

 

DOMENICA 7 LUGLIO: 14^ DOMENICA T.O. ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Odone; S. Firmino

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SEI TU LA SAPIENZA DI DIO INCARNATA.

 

HANNO DETTO: La buona educazione è segno di dignità, non di sottomissione. (Theodore Roosevelt)

SAGGEZZA POPOLARE: La roba dell'avaro se la mangia lo scialacquatore. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Se tu dai un euro a me ed io do un euro a te, avremo, come prima, un euro ciascuno. Se tu dai un'idea a me e io do un'idea a te, dopo avremo due idee ciascuno.

PAROLA DI DIO: Ez 2,2-5; Sal 122; 2Cor 12,7-10; Mc 6,1-6

 

Vangelo Mc 6,1-6

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore

 

"E CHE SAPIENZA MAI QUESTA?"

Il termine "sapienza" come la parola "amore" e molti altri termini hanno assunto oggi una serie di significati per cui diventa facile usarli ma molto difficile comprenderli. Per qualcuno è sapiente chi sa molte cose, chi ha studiato, per altri chi è furbo e sa cavarsela in ogni situazione, per altri ancora chi cerca il senso delle cose e della vita. Anche davanti a Gesù gli interrogativi dei suoi connazionali si aprono a ventaglio per cercare di classificare la sua figura e la sua persona. C'è ammirazione, invidia, curiosità, stupore, incapacità di capire... Eppure, nella Bibbia stessa la parola sapienza aveva un significato fondamentale, era la presenza stessa di Dio nel suo popolo, era la sua Parola, la sua legge, il suo agire insindacabile e misterioso. Ma qui la sapienza di Dio è una persona concreta, in carne ed ossa ed ecco allora i dubbi. Se vuoi diventare sapiente davvero devi smetterla di essere sapiente, saggio, furbo così come intende il mondo e accogliere la sapienza di Dio, diversa dalla tua ma capace di farti riconoscere in Gesù la sapienza incarnata.

 

 

LUNEDI’ 8 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Aquila e Priscilla; S. Adriano III

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI LA VIA, LA VERITA' E LA VITA.

 

HANNO DETTO: Ho imparato il silenzio da chi parla troppo, la tolleranza dagli intolleranti, la gentilezza dai malvagi; e, per quanto possa sembrare strano, sono grato a questi insegnanti. (Kahlil Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: La brava cuoca frigge il pesce e guarda il gatto. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Una colomba, afflitta dalla sete, come vide dipinta su una tavola una coppa d’acqua pensò che fosse vera. Perciò si lanciò con grande strepito su quell’immagine e, senza rendersene conto, andò a sbattere contro la tavola. Allora, caduta a terra con le ali spezzate, venne presa da un tale che si trovava sul posto. Così alcuni uomini, trascinati dalla violenza delle loro passioni, si impegnano in imprese sconsiderate e finiscono, senza rendersene conto, in rovina. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Os 2,16.17b-18.21-22; Sal 144; Mt 9,18-26

 

Vangelo Mt 9,18-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. Parola del Signore

 

“MIA FIGLIA È MORTA PROPRIO ORA, MA VIENI, IMPONI LA TUA MANO SOPRA DI LEI ED ESSA VIVRA’. ALZATOSI GESU’ LO SEGUIVA.

Quest’uomo va da Gesù con tutto il suo carico sia di disperazione che di speranza. Da una parte porta la morte della persona amata, dall’altra la speranza che la vita possa essere ancora più forte, grazie a Gesù. Mi pare che la drammaticità di questo racconto rispecchi la nostra situazione vitale. Dentro ognuno di noi morte e vita convivono continuamente. Quando un bambino viene al mondo, nel trionfo pieno della vita, milioni e milioni di sue cellule sono già morte, ogni giorno noi viviamo esperienze uniche e irripetibili, quello che mi è successo ieri non si ripeterà mai più, eppure oggi mi sono risvegliato, sto vivendo, ho possibilità di amare e di essere amato. Anche nella vita spirituale si nasce e si muore continuamente, la vita morale è una continua scelta tra vita di grazia e peccato. Attorno a noi vediamo nascere e morire in continuazione, tra i nostri amici ce ne sono molti vivi, alcuni dei quali sopravviveranno a noi, ma anche tanti già morti.

Avete mai provato ad andare da Gesù portandogli, invece delle solite quattro preghiere tirate giù con più o meno devozione, la drammaticità del nostro vivere e morire?

Che cosa può rispondere Gesù ad un credente che si metta davanti a Lui in questo modo?

Esattamente come ha fatto con quel padre: “Alzatosi, Gesù lo seguiva”. Gesù non ha delle risposte, è la risposta. Il messaggio di Gesù non è una dissertazione sulla vita o sulla morte, non  è una filosofia che più o meno soddisfa o addormenta l’uomo, Lui è la Vita, la Verità, la Via, Lui entra nella nostra storia, perché è un Dio fatto uomo che conosce fino in fondo e personalmente il nostro mistero di creature, Lui entra nel nostro dolore perché è l’uomo dei dolori, Lui da senso al più piccolo particolare del nostro vivere perché è Colui che è vissuto pienamente e “risorgendo ha ridato a noi la vita”. E’ vero che alla fine noi restiamo nel mistero, è vero che il più delle volte davanti ad una sofferenza o davanti alla morte noi non riceviamo come questo padre il miracolo della risurrezione, ma se davvero abbiamo portato a Gesù il nostro dramma di vita e di morte, di anima e di materia, di grazia e di peccato, se abbiamo fede nel Dio della vita, se capiamo che Gesù sta camminando con noi, certamente la speranza ha il sopravvento sulla disperazione, il coraggio sulla paura, l’amore sull’egoismo, la vita sulla morte.

 

 

MARTEDI’ 9 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Agostino Zhao Rong e c.; S. Veronica Giuliani

Una scheggia di preghiera:

 

APRI, SIGNORE LA NOSTRA BOCCA E LA NOSTRA LINGUA CANTI LA TUA LODE.

 

HANNO DETTO: Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri. (Nelson Mandela)

SAGGEZZA POPOLARE: Il cane litigioso porta sempre la pelliccia insanguinata. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: A un grande maestro di musica, che impartiva i suoi insegnamenti alle pendici del Parnaso, fu fatta questa osservazione: - Com'è possibile che i tuoi allievi imparino qualcosa  di musica se le tue lezioni sono solo teoriche? Se non fai mai sentir loro un solo brano musicale? Rispose il maestro: - io non insegno la musica perché se ne tragga solo  diletto, ma profitto interiore. Sinché i miei allievi non capiscono a che serve la musica - e ciò lo s'impara solo per via teorica e duro apprendistato - si limiteranno a consumarla, come dei viaggiatori che si riscaldano le mani davanti a un fuoco, dimenticando che può servire a cuocere gli alimenti. Sino a che gli uomini non hanno capito che lo studio e l'esercizio hanno un contenuto interiore, restano alla superficie di ciò che apprendono. Sono come un uomo che odora un frutto e ne apprezza il profumo, dimenticando che è lì per essere mangiato. Oggi tutti odorano e apprezzano i profumi della vita. Ma muoiono di fame. Tradizione greca

PAROLA DI DIO: Os 8,4-7.11-13; Sal 113b; Mt 9,32-38

 

Vangelo Mt 9,32-38

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!». Parola del Signore

 

“SCACCIATO IL DEMONIO, QUEL MUTO COMINCIO’ A PARLARE”.

I miracoli sono i segni  per eccellenza che provano che Gesù è il Messia. Essi, oltre il fatto che sono dei doni concreti per persone che soffrono, hanno anche tutta una loro simbologia, ad esempio i miracoli che ci presentano dei muti che si mettono a parlare, indicano  l’umanità, che dopo il peccato era ammutolita e non riusciva più a parlare con il suo Dio, ora, tramite Gesù parola di Dio incarnata, riesce a riaprire questo dialogo. Il male, le sofferenze, il demonio avevano chiuso l’uomo in sé stesso nelle sue incapacità, nell’egoismo, l’Amore di Gesù permette all’uomo di ritrovare in sé stesso, i valori che gli sono propri e di ritrovare la speranza e, allora, gli si apre la bocca per riconoscere la grandezza di Dio e  testimoniare l’amore di Gesù. Sempre su questo argomento il salmo che abbiamo pregato oggi ci ricorda che il nostro Dio è un Dio che parla, mentre gli idoli sono muti: “hanno bocca e non parlano”. Noi, discepoli di Gesù dovremmo essere persone che  non si fanno degli idoli muti, che non erigono barriere per non comunicare, ma persone che guarite dalla loro incomunicabilità riescono a far parlare dentro sé stessi la voce di Dio.

 

 

MERCOLEDI’ 10 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Rufina e Seconda; S. Canuto

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', LA TUA CHIESA COMINCIA DA CASA MIA.

 

HANNO DETTO: Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti. (Winston Churchill)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli uomini non si misurano ad altezza. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un uomo insegnò al suo pappagallo alcune parole. Ad ogni domanda che gli rivolgeva, l'uccello rispondeva sempre: - E ne dubitate, forse? - Un giorno l'uomo lo portò al mercato per venderlo.  Un bramino, colpito dalla morbidezza delle piume e dalla vivacità dei loro colori, chiese al venditore quanto volesse. Cento rupie - rispose l'uomo. - Ma vali davvero cento rupie? chiese il bramino al pappagallo. L'uccello, pronto, rispose: - E ne dubitate, forse? Al bramino piacque la risposta e comprò la bestia. Tuttavia, si accorse ben presto che l'animale, salvo poche parole che ripeteva a caso, non aveva altre abilità. Un giorno, persa la pazienza, il bramino esclamò: - Sono stato proprio sciocco a comprarti, non è vero? - E ne dubitate forse? - rispose pronto il pappagallo. Il bramino, ridendo, aprì la gabbia e lasciò libero l'uccello.

PAROLA DI DIO: Os 10,1-3.7-8.12; Sal 104; Mt 10,1-7

 

Vangelo Mt 10,1-7

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino». Parola del Signore

 

“NON ANDATE TRA I PAGANI E NON ENTRATE NELLE CITTÀ DEI SAMARITANI; RIVOLGETEVI PIUTTOSTO ALLE PECORE PERDUTE DELLA CASA DI ISRAELE”.

Ma Gesù non è venuto perché tutti siano salvi?

Come mai manda in missione gli apostoli solo al popolo di Israele?

Gesù è davvero un buon maestro che vuoi far fare esperienza ai suoi discepoli. Ne limita quindi la missione, non perché la grazia non debba toccare tutti ma perché conosce i limiti di questi novelli missionari. Quando saranno pronti, quando avranno subito lo “scandalo” della croce, sperimentato la risurrezione, ricevuto lo Spirito Santo potranno andare a tutti i popoli. Questo metodo Gesù lo usa anche con noi. Ci dà prospettive amplissime: il nostro cuore deve battere col cuore di ogni uomo della terra, ma, con concretezza, le prime persone a cui possiamo testimoniare qualcosa sono “il prossimo”, cioè, chi è vicino a noi. Facciamo bene a sentire i problemi dell’evangelizzazione mondiale, ma cominciamo ad annunciare Gesù a chi ci è vicino. Commuoviamoci davanti alla fame del mondo, partecipiamo ad iniziative che operino per un’equa spartizione dei beni della terra, ma non dimentichiamoci dei poveri della nostra città, amiamo tutti ma ricordiamoci di amare prima di tutto i nostri familiari.

 

 

GIOVEDI’ 11 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Benedetto patr. d’Europa; S. Olga

Una scheggia di preghiera:

 

NESSUNO, SIGNORE, PUO' BATTERTI IN GENEROSITA'.

 

HANNO DETTO: Non posso darti una formula sicura per il successo, ma posso darti la formula per il fallimento: cercare di accontentare tutti in ogni momento. (Herbert Bayard Swope)

SAGGEZZA POPOLARE: Dopo il fatto ognuno è dotto. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: «Se io do, che mi resterà da mangiare?» Questo egoismo farà di te un mostro. «Se io mangio, che mi resterà da dare?» Questa generosità farà di te il re degli dèi.

PAROLA DI DIO: Pr 2,1-9; Sal 33; Mt 19,27-29

 

Vangelo Mt 19,27-29 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa, dunque, ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». Parola del Signore

 

CHIUNQUE AVRÀ LASCIATO CASE, O FRATELLI, O SORELLE, O PADRE, O MADRE, O FIGLI, O CAMPI PER IL MIO NOME, RICEVERÀ CENTO VOLTE TANTO E AVRÀ IN EREDITÀ LA VITA ETERNA

L’invito di Gesù a lasciare tutto non è un invito esclusivo fatto a religiosi o a preti. La radicalità della scelta evangelica riguarda ciascuno di noi. La chiamata personale di Gesù nei nostri confronti è un progetto di vita difficile ma esaltante volto alla ricerca del nostro vero bene e del servizio dei fratelli. E anche quel centuplo che Gesù ha promesso per chi lo segue integralmente sono altri doni che a loro volta devono essere nuovamente investiti per il bene degli altri. Gioiosi per la grandezza di questi doni chiediamo al Signore di non sprecarli, di non sprecare neppure un secondo di quel tempo prezioso che Egli ci dona perché anche un misero secondo potrebbe essere la salvezza nostra o la rinascita di un nostro fratello.

 

 

VENERDI’ 12 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Nàbore e Felice; S. G. Gualberto; S. Leone I

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE GESU', INSEGNACI A VIVERE COME HAI VISSUTO TU.

 

HANNO DETTO: Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo. (Henry Ford)

SAGGEZZA POPOLARE: Cattivo il dente quando nasce, più cattivo quando se ne esce. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: San Gregorio il Taumaturgo (ca. 213-270), dopo una giovinezza serena e pensosa trascorsa in assiduo studio delle scienze umane e divine, si ritirò nel deserto in solitudine.

Conoscendone le doti, il Vescovo di Amasea decise che avrebbe dovuto diventare prete. Ma tra lui e il santo si svolse una vera e propria lotta. Il Vescovo voleva assolutamente dargli i sacri ordini, Gregorio non si sentiva all'altezza di tale missione. Dopo varie vicissitudini, dovette cedere: fu letteralmente strappato dal deserto, consacrato e subito preposto a una comunità di decine di migliaia di persone, tutte idolatre eccetto 17 cristiani. Ecco la ricca «diocesi» che gli venne affidata. Con la santità della sua vita (e i miracoli che ne furono la conseguenza), finì i suoi giorni dopo aver conquistato tutti a Cristo. Questa era la realtà dei primi preti. (Migne, 785)

PAROLA DI DIO: Os 14,2-10; Sal 50; Mt 10,16-23

 

Vangelo Mt 10,16-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.  Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe, e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo». Parola del Signore

 

“SIATE SEMPLICI COME COLOMBE, PRUDENTI COME SERPENTI”.

Un amico prete ripeteva sempre: “Il Vangelo bisogna leggerlo con il Vangelo”, cioè, guai ad estrapolare una frase, portarla agli estremi solo seguendo il senso immediato delle parole o con le interpretazioni di certi spiritualismi beceri. Ogni parola, ogni frase va letta, capita, interpretata confrontandola soprattutto con il modo con cui Gesù l’ha vissuta. Prendiamo la frase di oggi. Gesù è semplice: Lui il re dei re nasce povero, in una grotta di pastori, in un paesino, sobborgo di Gerusalemme; è un grande predicatore, folle intere accorrono a Lui ma Lui non usa mai linguaggi forbiti, parole altisonanti, parla invece sovente con esempi presi dalla natura o dalla vita quotidiana dei suoi ascoltatori. È un fautore della non violenza, non usa armi e ne vieta l’uso ai discepoli, si lascerà tradire e mettere in croce e, anzi, proprio in quel momento cercherà di scusare e di pregare per i suoi persecutori. Eppure, la sua semplicità è tutt’altro che bonomia o stupidità. Gesù è la Verità e sempre dice la verità senza peli sulla lingua, a costo di allontanare persone anche a Lui favorevoli, è misericordioso ma esigente (“neanch’io ti condanno, ma va’ e non peccare più”), è caritatevole verso tutti ma sa usare la polemica e l’ironia sferzante contro l’ipocrisia (non per niente dà tanto fastidio che decidono di ucciderlo), sa tacere ma quando è il momento parla liberamente anche davanti a chi pensa di avere il potere terreno di salvarlo o di ucciderlo. La sua non violenza non significa resa davanti al prepotente e al male; il suo perdono non è per paura e non diventa mai connivenza con il male; non usa le tecniche del mondo ma sa cavarsela benissimo nei confronti dei ‘potenti e sapienti’ della terra. Se noi guardiamo a Lui, diventa allora abbastanza facile capire le indicazioni della frase di oggi. Essere semplici significa fidarsi di Dio, non ricercare il successo proprio e delle proprie idee in sé stessi, nelle proprie astuzie, nella forza, nella vendetta, nella ricchezza, ma nello stesso tempo non significa accettare stoicamente il ruolo di eterni sconfitti, essere pusillanimi, accettare qualunque cosa senza valutarla, subire le prepotenze dei malvagi, non avere nulla da dire al mondo. Semplice non vuol dire sciocco. È detestabile il raggiro, non la prudenza. Si può essere avveduti senza essere impostori. È vietata la violenza, non la difesa. Dare la vita per l’altro è cristianesimo. Ma gettare la propria vita senza un grande motivo o senza aver tentato mille altri modi è bestemmia contro Colui che la vita ce l’ha data. È vietata la falsità non il silenzio. Seguire Cristo è proprio cercare in ogni situazione di agire come farebbe Lui al nostro posto. E quando non riusciamo a capirlo o quando lo intuiamo ma ci mancano le forze?

In questi casi almeno affidiamoci a Lui e lasciamoci portare da Lui: se non te la senti di camminare o se non sai bene dove andare lasciati prendere in braccio da Lui.

 

 

SABATO 13 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Enrico; S. Clelia Barbieri

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI L'UNICO, VERO MAESTRO.

 

HANNO DETTO: Il successo è una conseguenza, non un obiettivo. (Gustave Flaubert)

SAGGEZZA POPOLARE: Triste chi non ha niente, ma più triste chi non ha nessuno. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un cacciatore di uccelli tese le sue reti e vi legò delle colombe domestiche; quindi, allontanatosi, osservava a distanza quello che stava per accadere. Dopo che alcune colombe si avvicinarono a quelle domestiche e rimasero imprigionate nelle maglie delle reti, l’uomo, accorso, cercava di prenderle. Allora le colombe selvatiche accusarono quelle domestiche per il fatto che, pur essendo della stessa razza, non le avevano avvertite della trappola; quelle, allora, risposero: «Ma per noi è meglio avere riguardo per il padrone che compiacere i nostri simili». Così anche tra gli schiavi non devono essere biasimati quanti, per amore dei loro padroni, non rispettano l’amicizia per i propri consanguinei. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Is 6,1-8; Sal 92; Mt 10,24-33

 

Vangelo Mt 10,24-33

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure, nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Parola del Signore

 

“IL DISCEPOLO NON È DA PIU’ DEL SUO MAESTRO, NÉ UN SERVO DA PIU’ DEL SUO PADRONE”.

Ricordate Pietro?

Finché è andato dietro a Gesù, finché ha mantenuto il suo ruolo di discepolo, ha saputo riconoscere Gesù come Figlio di Dio e lo Spirito Santo ha potuto operare in Lui, quando ha voluto mettersi davanti al suo maestro ed ha cominciato a dettargli leggi si è meritato del Satana. Noi non siamo maestri, ma qualche volta abbiamo la presunzione di metterci addirittura al di sopra di Gesù. Gli esempi sono purtroppo facili: un gruppo di preghiera, che è una cosa ottima, diventa anticristiano quando all'interno di esso alcuni personaggi che si autodefiniscono carismatici, diventano i leader  che impongono ad altri se stessi e il proprio pensiero; le chiese, specialmente le gerarchie ecclesiali, quando con la scusa di difendere l’ortodossia perdono di vista la carità e fanno del danno a un fratello, si mettono al posto di Cristo. Quando Gesù manda gli apostoli, dice loro: “Siate miei testimoni”, “annunciate a tutti ciò che avete visto”, non dice mai “siate maestri”. Spesso invece papa, vescovi, sacerdoti, cristiani si arrogano il titolo di maestri. Noi “insegniamo la dottrina”, la chiesa “esercita il magistero”. Non è il caso di fare sottili distinzioni sull’uso dei termini, ma mi pare chiaro l’insegnamento di Gesù. Lui è il Maestro; i credenti hanno lo scopo di guardare e imparare da lui per riproporre il suo insegnamento. San Pietro allo storpio dice: “Noi non abbiamo nulla, ma nel nome di Cristo sii guari­to”. Io cristiano non ho nulla di mio da insegnare ma solo da propormi e riproporti con la mia vita, Gesù, l’unico maestro.

 

 

DOMENICA 14 LUGLIO: 15^ DOMENICA T.O. ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Camillo de Lellis; S. Ciro di Cartagine

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', BENEDICI E RAFFORZA L'OPERA DEI MISSIONARI DEL VANGELO.

 

HANNO DETTO: Tieni il viso rivolto sempre verso il sole e le ombre cadranno dietro di te. (Walt Whitman)

SAGGEZZA POPOLARE: Ogni casa ha una tegola rotta. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Kaolùn si vantava di essere il più veloce arciere del mondo. Essendo venuto a saperlo, il governatore Un-Fu volle vederlo alla prova. Kaolùn in effetti era velocissimo. La freccia non aveva ancora raggiunto il bersaglio che già un'altra era incoccata alla corda dell'arco. Poteva in tal modo scagliare più di cinquanta frecce al minuto. Un-Fu lo lodò e gli disse: - Voglio davvero vedere se sei veloce come appari. Vieni con me sul Monte Haru. Il Monte Haru ha una parete che precipita per più di cinquecento metri. Giunto in cima, Un-Fu si voltò, camminò all'indietro sino a che i suoi piedi furono per due terzi fuori dell'orlo dell'abisso e disse a Kaolùn: - Adesso vieni avanti e scaglia le tue frecce. Ma Kaolùn era caduto prostrato a terra e il sudore gli scendeva ai calcagni. Disse allora Un-Fu: La tua abilità è tutta esteriore, e il tuo coraggio è fatto di paglia. Hai ancora molto da lavorare per essere l'arciere che cerco. Tradizione taoista

PAROLA DI DIO: Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13

 

Vangelo Mc 6,7-13

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

 

“GESÙ CHIAMÒ I DODICI E COMINCIÒ A MANDARLI A DUE A DUE”.

È la prima volta che gli apostoli si trovano soli, senza Gesù, lontani da Lui. Comincia, in esperimento, il tempo della Chiesa. Gesù, prima ha chiamato, ha fatto fare esperienza di sé agli apostoli, li ha istruiti, ha dato l’esempio di vita; ora arriva il momento di portare il suo messaggio. Questo movimento di chiamare e poi mandare è lo stesso che sta alla base di ogni forma di apostolato. Ciascuno di noi ha un nome caro a Gesù che è ‘passato’ nella nostra vita e ci ha chiamato per farci suoi discepoli: ci ha donato sé stesso, la sua parola, i suoi sacramenti.  Ma chiede anche a noi di andare in povertà a portare il suo annuncio e il suo regno agli altri. Gli apostoli si saranno sentiti soli, un po’ timorosi, magari insicuri su molte cose ma nel nome di Gesù sono partiti. Anche noi possiamo avere molti dubbi su noi stessi, sulle nostre capacità, sul come dire agli altri la nostra fede, ma dobbiamo partire consapevoli che andiamo non a nome nostro, ma nel suo nome e poi, a differenza degli apostoli che in quel primo momento non lo sapevano ancora, noi abbiamo la promessa di Gesù: “lo sono con voi ogni momento della vostra vita”.

 

 

LUNEDI’ 15 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Bonaventura; S. Vladimiro di Kiev

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, SIA SPADA CHE LASCIA IL SEGNO NEL NOSTRO CUORE.

 

HANNO DETTO: Oggi sono un uomo di successo perché avevo un amico che credeva in me e non avevo il coraggio di deluderlo. (Abraham Lincoln)

SAGGEZZA POPOLARE: A chi aspetta, un’ora glie ne sembrano sette. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Sono stato nella clinica del Signore per farmi dei controlli di routine e ho constatato che ero ammalato. Quando il Signore mi misurò la pressione, ho visto che avevo la Tenerezza bassa. Nel misurarmi la temperatura, il termometro registrò 40º di Ansietà. Mi fece un elettrocardiogramma e la diagnosi fu che avevo bisogno di diversi bypass di Amore, perché le mie arterie erano bloccate dalla Solitudine e non irroravano il mio cuore vuoto. Andai in Ortopedia, dato che non potevo camminare al fianco di mio fratello, e non potevo dargli un abbraccio fraterno, perché lo avevo fratturato inciampando nell'Invidia. Mi riscontrò anche una Miopia, dato che non potevo vedere al di là delle cose negative del mio prossimo. Quando dissi di essere Sordo, il Signore mi diagnosticò che avevo tralasciato di ascoltare ogni giorno la sua Voce. Dopo consulenza gratuita ecco la terapia che mi è stata prescritta: - al mattino: 1 pillola di riconoscenza - prima del lavoro: 1 cucchiaio di pace - durante il giorno ad ore alterne: 1 pillola di pazienza e 1 di umiltà - prima di coricarmi: 1 capsula di coscienza tranquilla

PAROLA DI DIO: Is 1,10-17; Sal 49; Mt 10,34-11,1

 

Vangelo Mt 10,34-11,1

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO A PORTARE PACE, MA UNA SPADA”.

È difficile immaginarsi Gesù, mite agnello che accetta la sua croce, con una spada in mano. infatti, la spada di cui Gesù parla non è un’arma ma è quell’invito interiore, molto deciso a rifiutare ogni acquiescenza, ogni egoismo, ogni sicurezza. Faccio qualche esempio per capire: umanamente la vita di una coppia può trovare il suo appagamento nell’armonia di una famiglia serena, senza preoccupazioni economiche. Gesù ci pone la spada della sua persona affinché non ci chiudiamo e dilatiamo ulteriormente il nostro amore. Anche la fede può essere un’oasi felice ove vivere l’incontro con Dio nel rifiuto di ogni contrasto: Gesù vi pone la sua spada per strapparmi da ogni quiete e spingermi ancora sulle strade di Dio sempre in cammino.

 

 

MARTEDI’ 16 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: B.V. Maria del M. Carmelo; S. Antioco

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, LA MIA VITA È UN CONTINUO MIRACOLO DEL TUO AMORE.

 

HANNO DETTO: Le tasche vuote non sono mai state un ostacolo per nessuno. Una testa vuota e un cuore vuoto, sì. (Norman Vincent Peale)

SAGGEZZA POPOLARE: Se si muove il grano da qualche parte tira vento. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Una volta frate Egidio diceva ad un ricco: “Credi tu che siano grandi i doni di Dio?” L'uomo rispose: “Lo credo”. E Frate Egidio: “Ti dimostro che non lo credi” - e aggiunse: “Quanto valgono tutti tuoi possedimenti?” Rispose quegli: “Forse mille ducati”. Frate Egidio disse: “E per diecimila li daresti?” “Certamente”.  Disse allora frate Egidio: “E' certo che tutte le cose di questo mondo sono niente a confronto di quelle celestiali. Perché, dunque, non dai quelle per queste?” Cercò di giustificarsi il ricco: “Pensi tu che un uomo attui interamente quanto crede?”

E frate Egidio rispose: “I santi e le sante quegli ideali in cui credevano, cercarono di mettere in pratica. Se uno avesse la fede intera, vedrebbe a tal punto, nel quale gli sarebbe data la certezza assoluta. E perciò, se tu veramente credi, direttamente devi operare. (Da: I detti del beato Egidio d'Assisi)

PAROLA DI DIO: Is 7,1-9; Sal 47; Mt 11,20-24

 

Vangelo Mt 11,20-24

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sodoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodoma sarà trattata meno duramente di te!». Parola del Signore

 

“GESÙ SI MISE A RIMPROVERARE LE CITTÀ NELLE QUALI AVEVA COMPIUTO IL MAGGIOR NUMERO DI MIRACOLI”.

Prova a guardare nella tua vita passata: in mezzo alle prove che hai incontrato non ci sono forse tanti “miracoli” di grazia che Dio ha riversato su di te?

Di alcuni non puoi non rendertene conto, di altri, forse, non ti sei neanche accorto o magari ne prendi coscienza solo anni dopo. Ma tutto questo ti ha irrobustito nella fede?

Ti ha “convertito”?

Gesù rimprovera le città dove Lui ha operato miracoli perché non sono riuscite a capire, attraverso i suoi segni, l’amore che Egli aveva per loro e perché dalla riconoscenza non sono riusciti a passare alla fede. Il primo passo per una vera “conversione” e riconoscere quanto Dio ci ama, poi imparare a dire grazie, e poi trasformare il grazie in cambiamento di vita.

 

 

MERCOLEDI’ 17 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giacinto; S. Marcellina; S. Leone IV

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, DI TE MI FIDO, A TE MI AFFIDO

 

HANNO DETTO: Il successo di solito non arriva a quelli che sono troppo occupati per cercarlo. (Henry David Thoreau)

SAGGEZZA POPOLARE: Vai avanti oggi, ché domani arriverà. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Una formica assalita dalla sete scese a una fonte, ma, portata via dalla corrente, stava annegando. Una colomba vide la scena e staccò un rametto da un albero, gettandolo nella fonte: la formica vi salì sopra e si mise in salvo. Successivamente un cacciatore di uccelli, preparate le canne, avanzava per catturare la colomba. La formica allora vide la scena e morse il piede del cacciatore. In questo modo, l’uomo, dolorante, gettò via le canne e così fece subito fuggire la colomba. La favola dimostra che bisogna contraccambiare chi ci fa del bene. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Is 10,5-7.13-16; Sal 93; Mt 11,25-27

 

Vangelo Mt 11,25-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». Parola del Signore

 

“TI BENEDICO O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA, PERCHE’ HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE COSE AI SAPIENTI E AGLI INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”.

Capire il mistero di Dio, spiegarsi il senso della vita, conoscere a fondo Gesù. Ricordo che, giovane liceale, in attesa di entrare nello studio della teologia vi aspiravo con il desiderio di conoscere tutto, di spiegare tutto, di trovare una risposta a tutti i problemi. Ben presto mi accorsi che anche le menti più fini, che addirittura i santi teologi avevano balbettato di Dio e dei problemi esistenziali dell’uomo. Per me, come per tutti i positivisti, fu una delusione: conosciamo talmente poco e malamente!

Eppure, c’è una conoscenza che va al di là dei libri, dei ragionamenti e che è ancora più profonda. Quando ami una persona tu hai un rapporto con essa ben più profondo di tutte le chiacchiere i ragionamenti le discussioni con cui vorresti spiegarti il senso del voler bene. Ricordo mio padre, seduto in cucina con in mano ‘il libro di preghiere’ (un quaderno che si era fatto lui, copiando varie preghiere e infiorandole con pensieri suoi), a voce sommessa, spesso con le lacrime agli occhi, egli se le passava ogni giorno. Mio padre non si faceva il problema dell’esistenza di Dio, lo incontrava tutti i giorni, non discuteva se la Madonna fosse vergine prima, durante e dopo il parto, fin che poteva andava tutti i sabati alla Consolata e tra una Messa e qualche sospiro le portava le pene e le gioie della sua casa e del mondo intero. Certo aveva anche lui tanti limiti dovuti al suo carattere, alla sua storia, ma per quanto riguarda la fede il suo era un rapporto immediato, direi da ‘occhi limpidi’, da bambino sicuro nelle mani del Padre. Ancora oggi quasi gli invidio quella immediatezza che io ho perso in tanti anni di studio della teologia. Non che lo studio, la teologia, la scienza siano cose cattive, è che spesso con esse ci si inorgoglisce, si pensa di essere padroni del mondo, superiori di qualche scalino sugli altri, in totale ci si riempie, magari come palloni gonfiati d’aria, e non si ha più spazio per la meraviglia, per il bisogno di altro, si è pieni di complicatezze e non si comprende più il semplice. Dio è Uno: è la cosa più semplice che ci sia, Dio è l’Amore e questo è l’anima dell’universo intero, ma solo i veramente ‘piccoli’ lo possono capire e gioirne enormemente.

 

 

GIOVEDI’ 18 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Arnolfo; S. Federico

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU SEI RIPARO, RIFUGIO E CONFORTO.

 

HANNO DETTO: Un fallimento dignitoso è più nobile di un successo arrogante. (Kahlil Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: La città di Roma è stata costruita con una pietra dopo l’altra. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: C'era una volta un eremita il cui protettore viveva lontano parecchie miglia. Questo brav'uomo manteneva l'eremita e gli procurava il cibo e le altre cose necessarie alla vita. Di solito mandava la moglie e la figlia a portargli le provviste, ma un giorno l'eremita udì che il donatore in persona sarebbe venuto a trovarlo. E pensò: «Voglio fargli buona impressione, voglio lucidare tutti gli oggetti del tabernacolo, lo stesso tabernacolo e, soprattutto, mettere in perfetto ordine la mia grotta». Così pulì e riordinò tutto fino al punto che il tabernacolo faceva davvero impressione a guardarlo con le sue ciotole d'acqua e le sue lucerne d'olio che splendevano come specchi. Quando ebbe finito, l'eremita sedette e cominciò ad ammirare il suo lavoro ed a guardarsi intorno. Tutto era lindo e pulito, con un'aria quasi irreale; persino il tabernacolo gli sembrò irreale. All'improvviso, con sua sorpresa, si sentì un ipocrita. Andò ai fornelli, prese della cenere e la sparse dappertutto. Poi mise tutto in disordine com'era prima, e come piaceva a lui. Quando arrivò il protettore, guardò con soddisfazione quella grotta tanto vissuta. “Si vede che pensi molto alle cose del cielo per trascurare così le cose della terra” - concluse. “È proprio vero - pensò fra sé l'eremita - che, quando uno vuole mostrarsi diverso da quello che è, rischia molto. E a volte rischia tutto”.

PAROLA DI DIO: Is 26,7-9.12.16-19; Sal 101; Mt 11,28-30

 

Vangelo Mt 11,28-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

“VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI RISTORERO’ “.

Nei primi anni in cui ero sacerdote ebbi occasione, frequentando la Conferenza di San Vincenzo centrale di Torino, di incontrare un uomo che mi fece meravigliare. Era un piccolo imprenditore, la sua fabbrichetta con una decina di operai gli creava più problemi di quello che rendeva per cui era continuamente in giro alla ricerca di commesse di lavoro; aveva una famiglia con cinque figli di cui un paio gli davano forti grattacapi (uno era entrato nel giro della droga) e lui cercava in tutti i modi star loro dietro e di trasmettere valori che a prima vista non era capiti, si dava da fare nella sua parrocchia e quando c’erano casi difficili di assistenza ai poveri era sicuro che li davano a lui. Era,  nonostante tutte queste preoccupazioni, un uomo estremamente sereno, sempre disponibile a farsi carico dei problemi di un confratello che non stava bene o di qualcuno che andava a sfogarsi da lui. Una sera tardi, tornando verso casa gli chiesi: “Con tutti i problemi che hai, come fai ad essere così sereno?”

“Ho un segreto: riposo con il Signore!”, mi disse. ”Cioè, ogni tanto vai a fare qualche ritiro spirituale?”, azzardai.

“No! Per queste cose non riesco a trovare tempo, anche se mi piacerebbero. Per me riposare nel Signore significa  fermarmi un momento, ogni tanto, magari anche in macchina mentre corro da un posto all’altro, o mentre vado a cercare mio figlio in luoghi dove non vorrei  fermarmi  e pensare: “Dio è Padre e si preoccupa Lui della sua famiglia; quindi, sia io che i miei siamo in buone mani; dunque, faccio ciò che devo fare sicuro che poi ci pensa Lui. Gesù è già morto in croce per me ed è risorto, per cui sono sicuro del suo perdono e non ho paura. Lo Spirito Santo è amore e soffia dove e quando vuole, perché devo affaticarmi a farlo soffiare solo dove voglio io?”

Ti assicuro che dopo questi pensieri riparto riposato”.

 

 

VENERDI’ 19 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Gervasio e Protasio; S. Aurea; S. Arsenio

Una scheggia di preghiera:

 

TU, MI DONI IL TUO CUORE: ECCO, ANCHE TU, PRENDI IL MIO.

 

HANNO DETTO: Se qualcuno ti tradisce una volta, è un suo errore; se qualcuno ti tradisce due volte è un tuo errore. (Eleanor Roosevelt)

SAGGEZZA POPOLARE: Il monaco timido ha la bisaccia vuota. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Andai a trovare un monaco molto anziano e gli chiesi: - Qual è il coraggio dell'umiltà? Quell'uomo non mi aveva mai visto prima, ma sapete cosa mi rispose? - Essere il primo a dire «Ti voglio bene».

PAROLA DI DIO: Is 38,1-6.21-22.7-8; Cant. Is 38,10-12.16; Mt 12,1-8

 

Vangelo Mt 12,1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore

 

“MISERICORDIA IO VOGLIO E NON SACRIFICIO”.

E’ facile comprendere che cosa volesse dire Gesù con questa frase per quanto riguarda i suoi contemporanei e la storia successiva: tutte le volte che la religiosità, si è fermata al formalismo, alle norme, tutte le volte che l’uomo ha pensato di appropriarsi del Sacro attraverso riti più o meno misterici, tutte le volte che ha giudicato i suoi fratelli non in base alle persone e alle storie che aveva davanti ma in base a norme astratte, è stato fatto, in nome di Dio il più grande insulto a Dio, si è perso di vista sia Lui che l’uomo, si è mascherato il potere e l’egoismo di santità e ci si è ampiamente ingannati da soli. Ma proviamo a chiederci che cosa voglia dire per me, in questa giornata, l’invito di Gesù. Ho cominciato la giornata con le preghiere del mattino e la terminerò con quelle della sera, forse lungo il giorno ci saranno altri momenti dedicati al Signore. Ma com’è la mia preghiera?

È il dovere da compiere, la tassa da pagare, un qualcosa da adempiere in fretta perché poi c’è il tanto da fare?

Che cosa mi spinge a pregare?

Il desiderio di essere in comunione con Dio?

L’educazione che ho ricevuto?

Il bisogno di sentirsi a posto con Dio e con me stesso?

Andiamo ancora avanti: al di là dei momenti fissi di preghiera, nella mia giornata Dio è presente?

E quando prego, io sono presente?

Chi frequenta le mie intenzioni di preghiera: io, i miei familiari, il mondo intero, le persone che incontro nella mia giornata, i miei amici, i miei nemici?

Ma attraverso alcuni esempi proviamo anche a chiederci che cosa voglia dire: “Misericordia io voglio e non sacrificio” lungo la mia giornata: Nel mio modo di parlare con gli altri, come sono i miei giudizi?

La mia “morale”, è un qualcosa di molto personale, è il pensiero più o meno corrente oppure fa riferimento all’amore di Gesù?

Per me contano di più le persone o le cose?

Quando vedo qualcuno nel bisogno, tiro dritto?

Ci giro attorno?

Faccio prima dei conti per vedere quanto mi costerebbe fermarmi?

Sono generoso nel dare consigli o nel condividere davvero?

Con queste semplici domande abbiamo scoperto che non solo Gesù ci aiuta a leggere le pagine della storia e a scoprire gli errori dei cristiani, ma Gesù e il suo Vangelo mettono in ballo proprio noi, perché è oggi che Gesù vuole da me soprattutto misericordia.

 

 

SABATO 20 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Aurelio; S. Apollinare; S. Elia

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PERCHE' CONTINUI AD AVER FIDUCIA IN ME.

 

HANNO DETTO: Non piangere quando tramonta il sole, le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle. (Violeta Parra)

SAGGEZZA POPOLARE: Il piatto della comare è sempre più grande. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Il generale Wellington, il vincitore di Napoleone a Waterloo (1815), un giorno volle tornare in Inghilterra per rivedere il collegio militare dove aveva studiato, dove si era preparato. Quando nell'aula più grande ebbe davanti a sé tutti gli allievi militari disse: - Guardate, qui è stata vinta la battaglia di Waterloo!

PAROLA DI DIO: Mi 2,1-5; Sal 9; Mt 12,14-21

 

Vangelo Mt 12,14-21

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni». Parola del Signore

 

"NON CONTESTERA', NÉ GRIDERA' LA CANNA INCRINATA NON SPEZZERA', NON SPEGNERA' IL LUCIGNOLO FUMIGANTE".

San Matteo legge la storia di Gesù alla luce delle profezie, ed è veramente facile applicare queste parole del profeta Isaia al Messia; diventa forse un po’ più difficile applicarle ai cristiani che oggi nel mondo dovrebbero continuare a rappresentarlo. Gesù non ha incentrato tutto il suo operato sulle parole: Egli è la Parola, le parole con cui comunica non sono altro che la manifestazione di ciò che Egli è. Gesù non cerca il battibecco, la diatriba, la discussione per la discussione e, anche quando i Giudei lo invischiano in chiacchiere, problemi, pur rispondendo (magari anche con molta ironia) riporta sempre la discussione su scelte pratiche di vita, sull’annuncio delle opere del Signore e non su sterili discussioni che dividono solo gli animi e non costruiscono un bel nulla.

E noi cristiani, su che cosa fondiamo la nostra fede e la nostra testimonianza?

Siamo uomini di parole o gli uomini della Parola?

Chiesa, annunci te stessa o Gesù Cristo?

Sono più importanti le norme o le persone?

Ci interessano di più i salotti religiosi televisivi dove si discute di tutto, ci si sente ‘teologi’ e ci si alza senza aver cambiato di una virgola nel nostro modo di vivere la fede, che non una ricerca magari faticosa, ma vissuta nella quotidianità, della presenza del Cristo vivo in mezzo a noi?

Preferiamo discutere di religione o cercare di manifestare concretamente la fede?

Gesù non è venuto per condannare ma per salvare, non è venuto per coloro che si ritengono giusti ma per i peccatori, non ha cercato la fede pura, si è accontentato per poter operare anche di una fede magari un po’ superstiziosa. Quante volte noi, invece di seguire Gesù, vogliamo passargli davanti e decidiamo noi di essere giudici della fede altrui. Quante volte si tranciano giudizi decretando che la fede di certe persone che frequentano santuari e ceri votivi, è solo superstizione. Gesù, invece, guarda un po’, gli unici che giudica ipocriti sono i maggiorenti della religione, ed anche in questo caso lo dice con speranza di conversione da parte loro. Non sarebbe giusto che anche noi la smettessimo di giudicare la fede altrui, e invece ci dessimo da fare per far emergere il bene e la fede che c’è in ciascuno?

Quanto è facile stroncare un uomo, uccidere la speranza!

Quanti ragazzi avrebbero voluto sentirsi dire dai genitori: “Riprova ancora. Nonostante  tutto lo sai che ci sono io e ti voglio bene”, e invece sono stati delusi da un: “Non vali proprio niente... sei sempre il solito..., lascia perdere, non ci si può mai fidare di te, faccio io, tu non sei capace”. E anche nella confessione quante persone avrebbero capito la misericordia del Signore se invece di sentirsi tuonare addosso le fiamme dell’inferno, avessero trovato nel sacerdote l’invito all’impegno che nasce dal perdono di Dio paziente e misericordioso. Gesù non stroncava se non coloro che pensavano di essere già dei super-giusti. Gli è bastato uno sguardo e un invito all’amore per recuperare Pietro, gli basta un po’ di fede per operare miracoli. Ed anche oggi, nonostante tutto, è disposto ad aver ancora fiducia in me e in te.

 

 

DOMENICA 21 LUGLIO: 16^ DOMENICA T.O. ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Lorenzo da Brindisi; S. Alberico Crescitelli

Una scheggia di preghiera:

 

RIEMPI IL NOSTRO CUORE DELLA TUA PRESENZA E ANNUNCEREMO IL TUO NOME.

 

HANNO DETTO: L’eternità è per il devoto un giorno che non ha tramonto; l’eternità è per il malvagio una notte che non ha alba. (Thomas Watson)

SAGGEZZA POPOLARE: Se l'orto non beve, il padrone non mangia. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Da come bussava alla mia porta, sapevo che era lei, Maria: la vecchina del piano di sotto. Le aprivo e subito mi regalava un sorriso sdentato, ma sincero. In quel periodo, io ero molto malata e lei cercava un qualsiasi pretesto per venire su a controllare se andasse tutto bene.  A volte mi portava un dolcetto fatto con le sue mani, altre volte un libro da leggere trafugato a suo nipote. Spesso, la sera, veniva a guardare la televisione da me. Mi aveva detto di possedere soltanto la radio, perciò io l'avevo invitata a salire tutte le volte che ci fosse stato un programma che l'interessava. Ma appena guarii, fui io a scendere a trovarla e, quando misi piede nella sua cucina, rimasi di stucco nel vedere troneggiare, nel bel centro del buffet, un grosso televisore acceso. - Brava Maria! Vedo che si è comprata il televisore! - esclamai. Lei mi regalò un altro dei suoi sorrisi accattivanti, senza denti, e mi disse: - In verità, ce l'avevo già prima. Ma venivo su da lei per tenerle compagnia.

PAROLA DI DIO: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34

 

Vangelo Mc 6,30-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore

 

“GESÙ DISSE LORO: VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO, E RIPOSATEVI UN PO’”

Tutti sentiamo il bisogno di fermarci, di riposarci. Anche nel tran—tran quotidiano della famiglia abbiamo bisogno di trovare qualche momento di pace, di silenzio, di dialogo intimo... E per la fede? A volte tiriamo giù di tutta fretta le preghiere del mattino e della sera, stentiamo a trovare il tempo della messa della domenica e ci sembra quasi di rubarlo alle nostre faccende... Eppure, c’è bisogno di fermarci. Anche per chi opera nella testimonianza, nel servizio agli altri, c’è bisogno di fermarsi se no rischiamo di perdere il senso di ciò che facciamo. La vita di un apostolo di Cristo deve comprendere sempre. due momenti che si richiamano a vicenda. il tempo in cui l’apostolo insegna nel nome di Cristo esige il tempo dell’ascolto della parola del Maestro.

 

 

LUNEDI’ 22 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Maria Maddalena; S. Gualtiero; S. Fiorenzo

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, LA GIOIA DI VEDERTI E ABBRACCIARTI,GESU'.

 

HANNO DETTO: I tramonti più belli hanno bisogno di cieli nuvolosi. (Paulo Coelho)

SAGGEZZA POPOLARE: Vedere e non toccare è una cosa da crepare. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Domandarono un giorno a Diogene: - Sapresti spiegare come mai gli uomini, che fanno volentieri l'elemosina ai ciechi e agli storpi, non spendono invece volentieri i loro denari per ascoltare la parola dei filosofi. E Diogene rispose: - Perché gli uomini temono di diventare ciechi e storpi anche loro, mentre non temono affatto di diventar filosofi.

PAROLA DI DIO: Ct 3,1-4a opp. 2Cor 5,14-17; Sal 62; Gv 20,1-2.11-18

 

Vangelo Gv 20,1-2.11-18 

Dal vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi, ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

“DONNA, PERCHÈ PIANGI?”

Nel Vangelo troviamo delle domande di Gesù che ci sembrano senza senso, ad esempio Gesù chiede ai malati “Vuoi essere guarito?”: figuriamoci se un malato non lo vuole!

Qui, Gesù, chiede a Maria “Perché piangi?” È evidente che una donna innamorata come Maria piange il suo Gesù morto e oltraggiato anche nella tomba!

Ma queste domande apparentemente inutili fanno parte della pedagogia di Gesù. Egli vuol far riflettere, vuole che ci rendiamo conto fino in fondo del bisogno che abbiamo di Lui e tutto questo per portarci alla fede vera e potersi poi pienamente manifestare. Proviamo ad esempio a rispondere ad alcune “domande inutili” che ogni Gesù può farci: “Perché preghi?”, “Perché fai la carità”, “Quando chiedi perdono, vuoi veramente essere perdonato?”, “Credi davvero?”

 

 

MARTEDI’ 23 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Brigida patr. d’Europa; S. Olimpio

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, È PAROLA DI VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Non esiste un vento a favore per il marinaio che non sa dove andare. (Lucio Anneo Seneca)

SAGGEZZA POPOLARE: L'amore non necessita di bellezze; l'appetito non necessita di salse. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Dei boscaioli tagliavano un pino. E lo tagliavano facilmente proprio grazie ai cunei ricavati dallo stesso legno. Allora il pino si lamentò: «Non me la prendo tanto con la scure che mi spezza, quanto piuttosto con i cunei che da me hanno origine». Non è tanto terribile essere oltraggiati dagli estranei come esserlo dai propri familiari. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Gal 2,19-20; Sal 33; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15,1-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.  Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

“VOI SIETE GIA’ PURI PER LA PAROLA CHE VI HO ANNUNZIATO”.

Ci chiediamo se la frase che Gesù dice agli apostoli e che meditiamo, possa essere rivolta anche a noi.

Che cosa significa “essere mondi” per Gesù?

Per Lui è la disposizione necessaria per stare davanti a Dio, è l’assenza di ostacoli, come il peccato, che si oppongo al contatto con il Sacro, alla comunicazione con Dio. Il mezzo per avere questa disposizione ci viene dato proprio dalla parola stessa di Gesù. La Parola di Gesù, infatti non è come le parole umane. In Essa Gesù è presente, accettandola e praticandola si fa in modo che Cristo nasca e cresca nel nostro cuore. Essa ci dà la capacità di tenerci lontani dal male. In questo senso la beatitudine che Gesù dice per gli apostoli, è anche per noi ogni volta che cerchiamo di mettere in pratica la parola nutrendocene giorno per giorno in modo che, poco per volta, possiamo arrivare ad avere gli stessi sentimenti e pensieri di Gesù, per riviverlo nel mondo, per mostrare ad una società spesso invischiata nel male e nel peccato, la purezza e la trasparenza che il vangelo dona. Nei giorni scorsi leggendo il capitolo di Matteo riguardante il discorso missionario, ci siamo detti più volte che il mondo non ha bisogno di cose, ha bisogno di incontrare Gesù. Se noi riusciamo a lasciare che il vangelo canti nella nostra vita, siamo i migliori missionari di questa terra.

 

 

MERCOLEDI’ 24 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Cristina; S. Eufrasia; S. Agostino Fangi

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, VIENI A SAZIARE LA FAME DI TE DI TANTE PERSONE!

 

HANNO DETTO: La vita è il fuoco che brucia e il sole che dà luce. La vita è il vento, la pioggia e il tuono nel cielo. La vita è materia ed è terra, ciò che è e ciò che non lo è, e ciò che è oltre è nell’Eternità. (Lucio Anneo Seneca)

SAGGEZZA POPOLARE: La legna accanto al fuoco (focolare), se non arde si scalda. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un padrone aveva un campo e molti schiavi. In una parte del suo podere piantò una vigna. Scelse il suo schiavo più caro e devoto e gli disse: - Sto per partire per un viaggio. Voglio che tu alzi uno steccato intorno a questa vigna. Ti chiedo solo questo. Se mi ubbidirai, otterrai la libertà al mio ritorno. Il padrone partì.  Il servo recintò tutta la vigna con una staccionata molto ben rifinita.  A lavoro terminato si accorse che in mezzo alle viti crescevano rovi ed erbacce.  Pensò fra sé: - Ho ricevuto ordine di costruire solo il recinto, ma desidero che tutta la vigna del mio padrone sia bella. Incominciò dunque a vangare e a strappare l'erba. Quando il padrone tornò, vide che la vigna era stata recintata con cura, ma notò anche che era perfettamente vangata e ordinata, e provò una grande gioia. Ringraziò il servo e disse: - Hai badato a questa vigna come fosse tua. Non solo ti dichiaro libero, ma anche mio socio perché hai dimostrato di saper lavorare con impegno e generosità. (Tradizione rabbinica)

PAROLA DI DIO: Ger 1,1.4-10; Sal 70; Mt 13,1-9

 

Vangelo Mt 13,1-9

Dal vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Parola del Signore

 

“GESU’ USCI’ DI CASA E SI SEDETTE IN RIVA AL MARE... E PARLO’ LORO DI MOLTE COSE IN PARABOLE”.

Se voi partecipaste alle riunioni che i vostri preti fanno tra di loro, probabilmente ne uscireste da una parte meravigliati e dall‘altra edificati. Certamente la maggioranza dei sacerdoti ha come prima preoccupazione quella di far giungere la parola di Gesù a tanta gente e allora si cercano un po‘ tutti i modi per arrivare a portare il messaggio di Gesù, ci si organizza, si coinvolgono i cristiani impegnati, dall‘altra, proprio per questo, spesso si cade in macchinose organizzazioni che, a base di parole smuovono tanta aria e arrivano a  conclusioni minime. La parabola che Gesù oggi racconta e il suo modo di fare con la gente mi sembra sia una valida indicazione per ogni credente che sente la necessità evangelica di comunicare la propria fede. Prima di tutto: “Gesù uscì di casa” : se vuoi annunciare il Vangelo bisogna uscire di casa, dalle nostre sacrestie, da un‘attenzione solo rivolta ai pochi che vengono in chiesa o che fanno già parte del nostro gruppo. Bisogna avere il coraggio di uscire dai propri schemi prestabiliti, dalle norme codificate, dalle istituzioni soffocanti, bisogna andare nel territorio del fratello senza paura di sporcarsi le mani, senza pregiudizi nei suoi confronti. Arrivato a casa di tuo fratello, entrato nel suo mondo, non c‘è da preoccuparsi molto per indire riunioni, convocare missioni: siediti, fai semplicemente la sua vita portando con te però i tuoi valori, senza supponenze, senza alterigia, non sentendoti migliore del fratello, ma con la gioia che ti viene dall‘aver incontrato Dio, e allora, ecco che il fratello comincia a chiedersi certi perché, comincia a scrutarti per cogliere in te il motivo della tua serenità, della tua carità, del tuo perdonare, allora potrai seminare, a larghe mani, senza la preoccupazione di censire prima quale sia il terreno adatto e quale no. E il tuo seminare non sarà neppure il fare la predica, ma raccontare attraverso parabole, attraverso la tua vita simile a quella dei fratelli, attraverso le esperienze tue e loro, quelle che sono le tue realtà. Raccontare non è imporre, ma proporre, con amore, offrire un seme che viene non da te ma da Dio, è fidarsi che Lui ha a cuore come te e più di te il fratello, è accettare che il fratello accolga ciò che gli offri a seconda della sua libertà e delle sue capacità, con la serenità del fatto che tu sei un seminatore e non un mietitore, a questo ci penserà il Signore a cui nulla è impossibile.

 

 

GIOVEDI’ 25 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giacomo ap.; S. Cristoforo

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, L'UMILTA' DI SAPERE CHI SEI TU E CHI SIAMO NOI.

 

HANNO DETTO: Tu stesso, come chiunque altro nell’intero universo, meriti il tuo amore ed il tuo affetto. (Buddha)

SAGGEZZA POPOLARE: Le bellezze (durano) fino alla porta; la bontà fino alla morte. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un giorno Madre Teresa parlò con un seminarista. Guardandolo con i suoi occhi limpidi e penetranti gli chiese: "Quante ore preghi ogni giorno?". Il ragazzo rimase sorpreso da una simile domanda e provò a difendersi dicendo: "Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?". Madre Teresa gli prese le mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettergli ciò che aveva nel cuore. Poi gli confidò: "Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri!

Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega; pregando, Dio mi mette il suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!".

PAROLA DI DIO: 2Cor 4,7-15; Sal 125; Mt 20,20-28

 

Vangelo Mt 20,20-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

CHI VUOLE DIVENTARE GRANDE TRA VOI, SARÀ VOSTRO SERVITORE E CHI VUOLE ESSERE IL PRIMO TRA VOI, SARÀ VOSTRO SCHIAVO

Nel cuore dell’estate la Chiesa fa memoria di Giacomo, fratello di Giovanni, entrambi figli di Zebedeo, pescatore e, forse, discepolo del Battista. È un invito a tornare alle radici, là dove affonda la nostra fede, nella testimonianza di chi c’era. Ci sono persone chiamate a fare un’esperienza unica e straordinaria della presenza del Signore. Per sua iniziativa, per sua libera scelta, per sua grazia, sono chiamate a stare con lui. Fra questi abbiamo Giacomo, uno dei figli di Zebedeo che, insieme a Pietro e Giovanni, ha seguito il Maestro nelle esperienze più importanti, dal monte Tabor al Getsemani. Ma questa vicinanza tutta particolare avviene perché si diventi testimoni. Così Giacomo fu il primo a rendere testimonianza al Signore, morendo per primo fra gli apostoli sotto la persecuzione di Agrippa. Secondo la tradizione fu Carlo Magno a scoprirne la tomba con i resti, traslati poi da Gerusalemme in Spagna in quello che ora è uno dei luoghi più visitati dai pellegrini: Santiago di Compostela. Anche noi, se abbiamo una qualche particolare esperienza di vicinanza col Signore, se abbiamo una vita di preghiera intensa e una sensibilità spirituale sviluppata, è perché questi doni debbono essere messi a disposizione dei fratelli che incontriamo. Nella Chiesa chi più ha più dona, così Giacomo ha saputo rendere testimonianza al Signore fino in fondo. Chiediamogli la stessa passione, la stessa costanza.

 

 

VENERDI’ 26 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Gioacchino e Anna

Una scheggia di preghiera:

 

CONTINUA, SIGNORE, A SEMINARE IL TUO AMORE PER NOI.

 

HANNO DETTO: Non perdere coraggio nel considerare le tue imperfezioni, ma dedicati a correggerle, e ogni giorno ricomincia il tuo compito. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: L'amore è una bella cosa, ma la fame è una brutta bestia. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un mio amico decise di passare alcune settimane in un monastero del Nepal. Un pomeriggio, entrò in uno dei numerosi templi del monastero e trovò un monaco che, sorridente, era seduto sull'altare. "Perché sorridete?" domandò. "Perché capisco il significato delle banane", rispose il monaco, aprendo la borsa che aveva con sé, tirandone fuori una banana marcia e mostrandola al mio amico. "Questa è la vita che è passata e non è stata goduta al momento giusto - disse - ora è troppo tardi". Estrasse poi dalla borsa una banana ancora acerba, gliela mostrò e la ripose di nuovo. "Questa è la vita che non è ancora accaduta, bisogna aspettare il momento giusto". Infine, estrasse una banana matura, la sbucciò e la divise con il mio amico. "Questa è la vita al momento giusto: il presente. Alimentati con esso, e vivilo senza paura e senza colpa"

PAROLA DI DIO: Ger 3,14-17; Cant. Ger 31,10-13; Mt 13,18-23

 

Vangelo Mt 13,18-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del Signore

 

VOI DUNQUE ASCOLTATE LA PARABOLA DEL SEMINATORE.

Colui che semina. Uno dei nomi più belli di Dio: non il mietitore che fa i conti con le nostre povere messi, ma il seminatore, il Dio degli inizi, che dà avvio, che è la primavera del mondo. Il Dio che non fa altro che immettere nel cuore germi di vita. E forse questa è anche la nostra vocazione: seminare. Come dice una bella poesia: “Semina, semina, l’importante è seminare. Un poco, molto, tutto. Il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perché tutto splenda intorno a te. Semina il tuo coraggio, per risollevare quello degli altri. Semina i tuoi slanci generosi, i tuoi desideri, la tua fiducia, la tua vita. Semina tutto quello che c’è di bello in te, le più piccole cose, i nonnulla. Semina, semina e abbi fiducia: ogni granello arricchirà un piccolo angolo della terra”.

 

 

SABATO 27 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Celestino; S. Giorgio; Santa Liliosa

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DELLA TUA PAZIENZA.

 

HANNO DETTO: Il vostro compito non è cercare l’amore, ma, semplicemente, cercare e trovare dentro di voi tutte le barriere che avete costruito contro di esso. (Gialal al-Din Rumi)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha la moglie bella sempre canta, chi ha pochi soldi sempre conta. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Macario era un eremita e viveva nel deserto, lavorando e pregando Dio. Un giorno si presentò alla sua grotta una iena, uno degli animali più pericolosi che vivono in Africa. Teneva tra i denti un cucciolo e forse cercava un riparo. Il santo vide che il cucciolo era cieco e ne ebbe compassione. Pregò Dio, lo benedisse e il cucciolo ci vide di nuovo. Subito andò a prendere il latte da sua madre, che felice e in qualche modo riconoscente, salutò il santo e se ne andò per la sua strada.

PAROLA DI DIO: Ger 7,1-11; Sal 83; Mt 13,24-30

 

Vangelo Mt 13,24-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”». Parola del Signore

 

LASCIATE CHE LA ZIZZANIA E IL BUON GRANO CRESCANO INSIEME

Secondo i contadini e, secondo noi, sembra un criterio completamente sbagliato. È assurdo sperare che la zizzania, crescendo, diventi buon grano; invece, la zizzania può soffocare il buon grano. “Se Dio intervenisse a eliminare le piante grame.” mi diceva un uomo un giorno. Conclusi la sua frase così: come sarebbe triste allora il mondo senza uomini”. La pazienza di Dio non vuoi dire che Dio non vede, non giudica, non tieni conto..., vuol solo dire che Dio, contro ogni logica è un irrimediabile ottimista che pensa addirittura che anche la zizzania può diventare buon grano!

 

 

DOMENICA 28 LUGLIO: 17^ DOMENICA T.O. ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Nazario e Celso; S. Innocenzo I; S. Serena

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', ECCO IL MIO NULLA: PRENDILO O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Sii sempre la versione migliore di te stesso e non la brutta copia di qualcun altro. (Judy Garland)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi imbroglia, resta imbrogliato. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: D’estate alcuni viandanti, intorno a mezzogiorno, sfiniti dal caldo, videro un platano, andarono sotto le sue fronde e, dopo essersi sdraiati all’ombra, si riposavano. Guardarono quindi il platano e tra di loro dicevano che questa pianta infruttuosa era inutile per gli uomini. Ma l’albero esclamò: «Ingrati, ancora state sfruttando la mia benefica ombra e avete il coraggio di definirmi inutile e sterile». Così anche tra gli uomini alcuni sono sfortunati, poiché, anche  se fanno del bene al prossimo, non vedono riconosciuta la loro generosità. (Esopo)

PAROLA DI DIO: 2Re 4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli, infatti, sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore

 

“C’È QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D’ORZO E DUE PESCI; MA CHE COS’È QUESTO PER TANTA GENTE?”

Ci sono due modi diversi di metterci davanti alle necessità degli altri. Il modo del ragioniere che fa calcoli, studia possibilità, si spaventa e lascia perdere e il modo di chi, pur sapendo l’esiguità del suo intervento, si tira su le maniche cominciando a fare quel che può nella speranza che altri facciano anche loro la loro parte. Ho sempre avuto molti dubbi su una Chiesa che si siede per ragionare e programmare. Non dico che non sia utile ma quanti meravigliosi documenti di annuncio del Vangelo o di servizio agli altri, frutto di sedute interminabili, sono finiti a prendere polvere nelle librerie mentre la fede cristiana continua a languire e i poveri continuano ad essere poveri?

Bisogna parlare, approfondire, ma intanto bisogna fare!

Sono solo cinque pani ma comincia da quelli!

Se il Cottolengo o don Bosco avessero aspettato ad avere i soldi, i locali, il personale, oggi non ci sarebbe il Cottolengo e non ci sarebbero i salesiani.

 

 

LUNEDI’ 29 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Marta, Maria, e Lazzaro; S. Guglielmo

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER TUTTI COLORO CHE OPERANO CONCRETAMENTE IL BENE.

 

HANNO DETTO: Non dare mai spiegazioni: i tuoi amici non ne hanno bisogno e i tuoi nemici non ci crederanno comunque. (Elbert Hubbard)

SAGGEZZA POPOLARE: A chi sputa in cielo gli ricade in bocca. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Il celebre dottore musulmano Abu fu interrogato una volta su una questione assai difficile. Ma non seppe rispondere in merito. “Ma come? - gli fu osservato – il Califfo vi paga per la vostra scienza!” È vero – rispose – ma mi paga per quello che so; se dovesse pagarmi per quello che non conosco, non basterebbero tutte le sue ricchezze”.

PAROLA DI DIO: Ger 13,1-11; Cant. Dt 32,18-21; Gv 11,19-27 opp. Lc 10,38-42

 

Vangelo Lc 10,38-42

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

 

UNA DONNA, DI NOME MARTA, LO OSPITÒ.

Gesù è stato ben contento di cenare quella sera perché era nella semplicità dell'amicizia vera . E sono convinto che, dopo il benevolo rimprovero fatto a Marta, si sia alzato insieme a Maria per preparare la tavola. Marta e Maria, come ho avuto modo di scrivere molte volte, sono le due dimensioni essenziali alla vita di fede, i due binari su cui corre la vita del discepolo: la preghiera e l’azione. Non esiste una preghiera che non sfoci nel servizio e la carità rischia di inaridirsi se non attinge forza dal rapporto intimo col Signore nella preghiera e nella meditazione. Ma oggi vogliamo sottolineare le tante persone che, come Marta, davanti ai problemi si rimboccano le maniche, che praticano la propria fede con lo spazzolone e il martello in mano, sempre pronte ad essere disponibili in parrocchia e in qualunque altra situazione quando si tratta di sudare, magari dietro le quinte!

 

 

MARTEDI’ 30 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Pietro Crisologo, S. Orso; S. Donatella

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO IN TE C'È SALVEZZA: GESU', FIGLIO DI DIO.

 

HANNO DETTO: Un amico potrebbe star aspettando dietro il volto di un estraneo. (Maya Angelou)

SAGGEZZA POPOLARE: Fa prima il tempo a rannuvolarsi, che la donna a vestirsi. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un ambasciatore tedesco in tono ironico domandò al nunzio Pacelli come mai gli italiani si comportano in chiesa come se fossero a teatro. Il futuro Pio XII rispose: “E' lo stesso motivo per cui i tedeschi stanno in teatro come se fossero in chiesa. In Inghilterra è tutto lecito eccetto ciò che è proibito. In Germania è tutto proibito eccetto ciò che è lecito. In Russia è tutto proibito, anche ciò che è lecito. In Italia è tutto lecito anche ciò che è proibito.

PAROLA DI DIO: Ger 14,17b-22; Sal 78; Mt 13,36-43

 

Vangelo Mt 13,36-43

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come, dunque, si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore

 

CHI SEMINA IL BUON SEME È IL FIGLIO DELL'UOMO" .

Gesù è il seminatore e la semente. Quanto sono sciocchi certi preti e certi 'uomini di chiesa' che, 'indaffarati a far niente', perdono tempo a studiare strategie per l'evangelizzazione quasi con lo stesso metodo con cui i militari 'giocano a far la guerra' (con quali risultati quando le bombe 'intelligenti' sono guidate da 'uomini sciocchi' che, se fossero intelligenti davvero non chiamerebbero intelligenti oggetti che procurano la morte?). Gesù è il seme. È Lui il granello da seminare con abbondanza cercando di dire ciò che Lui ha detto e di fare ciò che Lui ha fatto. È Lui il frutto: un frutto maturo, cresciuto nel grembo della Vergine ma poi arrossato di sangue, appeso per sempre a quella croce per regalarci il suo sangue liberante. È Lui che ancora oggi semina nei cuori bontà e speranza. È Lui che non si lascia scoraggiare dai nostri peccati, dalle ingratitudini, dalle povertà e incapacità. È Lui che paziente sa aspettare che grano e zizzania crescano insieme.

Non c'è bisogno di tante chiacchiere, c'è bisogno di Gesù!

Gesù va accolto e seminato con la vita, con le opere, con la gioia, la testimonianza ed anche, senza troppe preoccupazioni: più il seme è piccolo e più Lui ha speranza nella pianta.

 

 

MERCOLEDI’ 31 LUGLIO

Tra i santi ricordati oggi: S. Ignazio di Loyola, S. Fabio; S. Giustino

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SEI TU IL TESORO CHE MI COLMA DI DONI.

 

HANNO DETTO: Non cercare l’amico per ammazzare il tempo; cercalo per vivere le tue ore al massimo. (Khalil Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Dove c'è gusto non c'è perdita. (Proverbio Abruzzese)

UN ANEDDOTO: Un giorno Dio, stufo delle guerre e delle violenze che si compivano sulla Terra, riunì tutti gli angeli e tenne loro questo discorso: "Avevo detto agli uomini: amatevi gli uni gli altri, e in vece si detestano, perché non sopportano le loro differenze. Ho deciso di impartire loro una buona lezione. Ordinò che a partire dal 1° maggio 2000 tutti gli esseri umani abbiano la stessa pelle color verde-mela, e che diventino tutti perfettamente uguali." Il 1° maggio 2000 il professor O'Neil, premio Nobel per la biologia, si svegliò di soprassalto. Scese dal letto di pessimo umore e, guardatosi allo specchio, quasi che gli venne un colpo. Non si riconosceva più! Pensò di sognare, ma dopo una bella doccia fredda il risultato non era cambiato, anzi, la sua pelle era di un verde ancor più splendente. Velocemente si recò in cucina per bersi un caffè e trovò la moglie... irriconoscibile, anche lei verde! Si collegò in videoconferenza con il suo collega giapponese Mite Mangiu, ma vide dall'altra parte del monitor una persona altrettanto verde! Erano tutti e due disperati! Scene simili si ripetevano in ogni angolo del mondo. Biden telefonò in fretta al presidente russo, ma quasi che non riconoscevano più le loro voci, anch'esse cambiate, uguali cioè alle voci di tutti gli altri uomini nel mondo. Alcuni dirottatori del Kashmir minacciavano di uccidere tutti gli indiani sull'aereo, ma non li distinguevano più dagli altri passeggeri e sconsolati si misero a piangere. Un centinaio di calciatori si spacciarono per Del Piero chiedendo un aumento di stipendio, ma furono tutti scacciati a calcioni, compresi il vero Del Piero, verde anche lui e non solo di bile! I politici anche loro erano tutti verdi, compreso Salvini mentre i veri "Verdi" diedero le dimissioni perché ormai si ritenevano inutili! Insomma, era un vero manicomio. Gli occidentali erano tutti sconsolati, avevano perso tutto perché ovviamente banche, borse, industrie non potevano più funzionare, dato che non si distinguevano più direttori da impiegati, lavoratori da ladri opportunisti. In Africa e nel terzo Mondo invece erano contenti, perché adesso non c'era più il colore diverso della pelle come fattore discriminante. Però la situazione era davvero grave... ovunque regnava il panico. Ci fu un grande summit di biologi, ma alla fine il professor O'Neil disse che non sapeva proprio che fare. Di fronte a questa ammissione di impotenza il buon Dio decise di intervenire e di riportare tutto alla normalità. Con grande sorpresa e gioia indescrivibile il 15 maggio 2000 la gente si risvegliò normale, scoprendo la bellezza dell'essere diversi gli uni dagli altri. La gente corse fuori ad abbracciarsi, russi e ceceni, cattolici e protestanti, musulmani ed ebrei, neri e bianchi... fu come una nuova nascita per tutti. Certo, non tutti i problemi furono risolti, ma almeno nessuno più si sentiva superiore agli altri solo perché era nato in occidente anziché al sud del mondo. Dio riunì nuovamente tutti i suoi angeli e concluse dicendo: "Chissà fino a quando durerà?"

PAROLA DI DIO: Ger 15,10.16-21; Sal 58; Mt 13,44-46

 

Vangelo Mt 13,44-46

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».  Parola del Signore

 

“IL REGNO DEI CIELI È SIMILE AD UN TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO”.

Ci si può chiedere come mai, dopo duemila anni di cristianesimo, ci siano ancora tante persone, o che non lo conoscono o che lo rifiutano. Perché il Regno di Dio e i suoi doni non sono costringenti, ma vanno cercati. Dio non costringe nessuno alla fede. Dio non ti obbliga con delle evidenze tali davanti alle quali non puoi non dire che si. Dio si fa cercare, si fa trovare, ti chiede fiducia, ti coinvolge nel suo Regno, ti chiede di rinunciare ad altro. Si sono scritti migliaia di libri sull’elettricità, la sua natura, i suoi effetti, il suo impiego. Potreste costruire una biblioteca su questo argomento, ma questo non potrà accendere la più debole lampadina, azionare il minimo motore. Per fare questo, occorre applicare le nozioni che questi libri danno, allacciarsi alla rete di distribuzione, collegare gli apparecchi. Se non lo cerchi, se non lo consideri un tesoro, se non ti dai da fare per viverlo, il Regno continuerà ad essere un tesoro, ma nascosto nel campo.

     
     
 

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