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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

            

APRILE 2024

LUNEDI’ 1° APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Maria Egiziaca; S. Ugo di Grenoble

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO È RISORTO, ALLELUIA, VINTA È ORMAI LA MORTE, ALLELUIA.

 

HANNO DETTO: Se noi stessimo uniti con la divina volontà in tutte le avversità, ci faremmo certamente santi e saremmo i più felici del mondo. (Sant'Alfonso)

SAGGEZZA POPOLARE: Per questo mese ci accompagneranno proverbi della Corsica. A bocca chiusa, né mosche ne buoni bocconi. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Ha ragione o torto questo rabbino?

Il giorno dopo la nascita di Gesù a Betlem, un giovane si precipitò a casa del più famoso rabbino di Gerusalemme, raccontandogli gli avvenimenti prodigiosi avvenuti nella notte: l’apparizione degli angeli, il ritrovamento del piccolo nella greppia, i doni dei pastori: - Sarà davvero il Messia promesso dai profeti? chiese. Il rabbino si alzò dalla sua stuoia, andò alla porta, l’apri e poi guardò a destra e a sinistra, rimanendo ad ascoltare un poco, prima di tornare a sedersi. Infine, dichiarò:- Non è lui. Non è il Messia. - Come fai ad esserne così sicuro? - insistette l’allievo. - Perché tutto e come prima, rispose il saggio: Se fosse giunto il Salvatore ora ci sarebbe la rivoluzione. Invece...

PAROLA DI DIO: At 2,14.22-33; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28,8-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore

 

“CON TIMORE E GIOIA GRANDE LE DONNE CORSERO A DARE L’ANNUNCIO AI SUOI DISCEPOLI”.

Timore, gioia e corsa sono gli elementi fondamentali delle esperienze primitive della risurrezione. Timore-stupore perché ci si trova davanti ad un avvenimento straordinario, sconvolgente. Anche se preannunciata la risurrezione di Cristo aveva cozzato contro la croce, la morte, il tradimento; ora nel suo manifestarsi propone la grandezza del Dio e l’essere deboli degli uomini. Gioia nel vedersi ridonato Gesù, nel sentir rinascere la speranza, nel poter continuare con Lui l’Avventura. E corsa perché la gioia mette le ali ai piedi, è contagiosa, riempie il cuore fino a farlo traboccare. Chissà se a noi la risurrezione di Cristo fa lo stesso effetto, oppure ci passa sulla testa come cosa risaputa, sedimentata nell‘abitudine religiosa?

Ma se Cristo è risorto... Lui ci ama... si apre il futuro..., la croce e la morte possono essere vinte..., altri aspettano questa buona notizia.

 

 

MARTEDI’ 2 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesco da Paola; S. Abbondio

Una scheggia di preghiera:

 

ACCOGLI, SIGNORE, OGNI LACRIMA.

 

HANNO DETTO: Non aver paura delle sconfitte; la prima è necessaria perché esercita la volontà. La seconda può essere utile. Se ti rialzi dalla terza sei un uomo. (Renè Bazin)

SAGGEZZA POPOLARE: A lume di candela, uno straccio sembra tela. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un re fu privato del suo trono e cacciato in esilio. Dopo aver vagato senza protezione e a lungo per il mondo, si rifugiò presso un povero, che lo accolse come un amico. Costui nella sua misera capanna, con amorosa ospitalità cercava di procurare al re tutto ciò che potesse alleviare il suo amaro esilio. Nel suo cuore provava tanta pena per il re, cercava però con atteggiamento dignitoso e con il sorriso sul volto di servirlo e di consolarlo. Questo re scacciato da tutti è il Re di tutti i re, il buon Dio. Noi siamo i poveri che lo hanno accolto con gioia. Siamo lieti, perché lui sembra contento di noi e parla molto più familiarmente di quanto potesse fare con dei ministri.

PAROLA DI DIO: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20,11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi, ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

DONNA, PERCHE’ PIANGI?”

Quante stupidaggini ho sentito dire circa le lacrime. Qualcuno dice che le lacrime sono segno di debolezza; qualche cristiano saccente dice che le lacrime e il cristianesimo non possono convivere, qualcun altro le considera retaggio delle femminucce.Perché piangi?”, chiede Gesù a Maria Maddalena.

Si può piangere per tanti motivi: perché il dolore è entrato prepotentemente nella tua vita e i tuoi occhi e il tuo cuore vi partecipano pienamente, si può piangere nell’aver constatato i propri errori o i propri peccati, si può piangere per aver salutato per l’ultima volta una persona cara, si può piangere disperatamente o sommessamente, si può piangere anche per una gioia profonda. L’uomo non deve avere paura delle lacrime come non deve avere paura di esternare i propri sentimenti, e se qualcuno approfitta delle tue lacrime è la persona più indegna di chiamarsi uomo, sulla terra. L’unica cosa a cui devi fare attenzione è che le lacrime e i sentimenti non ti impediscano di vedere. Le capiamo e le apprezziamo fino in fondo le lacrime di Maria Maddalena. Molte volte Maria Maddalena ha pianto. Ha pianto i suoi peccati. Ha pianto di gioia quando Gesù l’ha perdonata. Ha pianto con Maria, la mamma di Gesù, ai piedi della croce. Ha pianto quando hanno deposto Gesù nella tomba. Piange anche adesso che non trova più il corpo del suo Signore. Ha tutti i motivi di piangere: Gesù è morto tra le più atroci sofferenze, gli Apostoli sono scappati e Lei che è andata a cercare quel corpo tanto amato immagina che abbiano fatto a Gesù ancora un ultimo disprezzo, quello di trafugare il suo cadavere. Ma il limite di Maria sta proprio nel fatto che queste lacrime le hanno talmente riempito gli occhi e il cuore che in esse sta annegando la speranza e la fede. E questo qualche volta succede anche a noi quando incentrati unicamente sui nostri grandi dolori non riusciamo più a vedere altro o l’altro. C’è bisogno allora di una voce che ti chiami per nome. E c’è bisogno che nel momento in cui gli occhi non vedono più perché pieni di lacrime, ci siano orecchie disposte ad ascoltare questo nome pronunciato da Colui che ci vuol bene, da chi ha vinto la morte, da chi vuol tramutare il pianto in gioia. A Maria Maddalena che cerca un morto, Gesù si mostra vivo, a lei che piange, Gesù dà la gioia, a lei, povera donna peccatrice, Gesù affida la missione di testimoniarlo. È proprio vero che l’unica strada per entrare nel cuore di Gesù è quella dell’amore. Non contano i gradi, le qualità esteriori, davanti a Gesù puoi anche aver sbagliato molto, ma se ami sei nel suo cuore e Lui ti purifica e non ha paura di affidarti la missione. Gesù ti chiama per nome. Alza gli occhi, non lasciare che le lacrime ti impediscano di vedere. Impara a conoscere il suo volto nei fratelli, negli avvenimenti della vita, nell’Eucaristia e nei sacramenti; sono tanti i modi di poterlo abbracciare “senza trattenerlo”, ma per portarlo agli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Sisto I; S. Luigi Scrosoppi

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, LA SERA.

 

HANNO DETTO: Dio mio, ti ringrazio perché le cose non vanno a modo mio. (Francesca Cabrini)

SAGGEZZA POPOLARE: A togliere senza mettere, la botte canta. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Nel terreno di un contadino c’era una pianta che non portava frutto, ma costituiva soltanto un riparo per i passeri e per le cicale che cantavano a gran voce. Un giorno il contadino decise di tagliare quell’albero poiché era infruttuoso. Prese così la scure e vibrò un colpo. Le cicale e i passeri lo pregavano allora di non distruggere il loro rifugio, ma di lasciarlo, in modo che potessero esibirsi sulla pianta nel loro canto e allietare così l’agricoltore. Tuttavia, l’uomo non le ascoltò e vibrò altri due colpi. Poiché produsse un buco nell’albero, trovò un alveare e del miele. Dopo che ne ebbe assaggiato, l’agricoltore gettò via la scure, rendendo onore alla pianta, come se fosse sacra, e, se ne prese una gran cura. Gli uomini, per natura, non amano e non rispettano tanto ciò che è giusto, quanto perseguono ciò che è utile. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24,13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

«ERANO IN CAMMINO»

La strada verso Emmaus è indubbiamente anche la strada della nostra esistenza, segnata dal dubbio, dalla delusione, dalla ricerca di senso, ma anche da una misteriosa presenza che irrompe, prima con discrezione, poi con sempre maggiore pienezza: è il Risorto. I contrassegni di questa presenza sono gli stessi oggi come ieri, identifichiamoli: non si può incontrare a comando, è lui che prende l’iniziativa di raggiungerci; è qualcosa di “normale”, cammina con noi senza sconvolgere rumorosamente la quotidianità, eppure la cambia dal profondo; getta luce sulla Parola, ne fa capire la logica soprannaturale che la anima; diventa visibile nel dono dell’eucaristia; riempie il cuore di gioia, ma rimane ineffabile, “sparisce”, non si lascia definire. I due discepoli ci mostrano come fare per godere di lui: per strada lo accolgono con semplicità, lo ascoltano a cuore aperto, lo pregano di indugiare con loro, trasmettono la loro gioia ad altri.

 

 

GIOVEDI’ 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Isidoro; S. Francesco Marto

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', DAVVERO TU SEI VIVO E OPERANTE, OGGI, IN MEZZO A NOI.

 

HANNO DETTO: Nelle grandi cose, anche l'aver voluto basta. (Properzio)

SAGGEZZA POPOLARE: Bisogna lasciare il fuso a chi ne è esperto. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Correva fama che in un’isola, ai remoti confini della terra, vivesse l’unico mortale, che era sempre sfuggito alla morte, un vecchio, vecchissimo uomo, il cui nome era Utnapishtim. Il grande Gilgamesh decise di andarlo a visitare, per apprendere da lui il segreto della vita eterna. Non appena sorse il sole, Gilgamesh si mise dunque in viaggio, e, finalmente, dopo aver percorso una lunga strada, giunse alla fine del mondo e vide innanzi a sé un’alta montagna, le cui due vette toccavano il cielo e le cui radici arrivavano fino agli inferi. Davanti alla montagna era un massiccio cancello, e il cancello era difeso da creature spaventose e terribili, mezze uomini e mezze scorpioni. Il grande eroe Gilgamesh superò con sforzo immane ogni ostacolo e finalmente giunse al cospetto dell’immortale Utnapishtim. Gli chiese: — Qual è il segreto della tua immortalità? Utnapishtim gli raccontò la sua vita e le sue imprese. Quando Gilgamesh ebbe udito il racconto, comprese che le sua richiesta era stata vana, perché era chiaro che il vegliardo non aveva alcuna formula arcana da offrirgli. Egli era divenuto immortale, come ora gli aveva rivelato, per una grazia particolare accordatagli dagli dèi, e non perché, come aveva creduto Gilgamesh, egli fosse in possesso di qualche segreto d’immortalità. (Da un antichissimo poema mesopotamico)

PAROLA DI DIO: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24,35-48  

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

STUPITI E SPAVENTATI CREDEVANO DI VEDERE UN FANTASMA”.

Nella vita è molto facile confondere la realtà con i fantasmi. Quanti esempi quotidiani abbiamo di questo: c’è gente che dà più credito ad un oroscopo di quanto dia credito alle persone che vivono con loro. I vari fitness e il trucco valgono più della realtà e vedi spesso andare in giro dei “fantasmi di bellezza” che se li avessi visti al mattino appena alzati saresti fuggito inorridito, spesso dietro pellicce o abiti sontuosi che sembrano indicare la massima rispettabilità o dietro incarichi “al massimo livello”, scopri cadaveri ambulanti o persone arriviste che sono state messe a ricoprire ruoli importanti proprio perché sono cretine. E non è forse facile prendere per oro ciò che non è, giocare la propria vita su cose che sono passeggere e lasciarsi sfuggire l’essenziale…? Anche gli apostoli, che pur avevano avuto esperienza diretta di Gesù, spesso cadono nel tranello dei “fantasmi”. Gesù che cammina sulle acque per venire loro incontro è un “fantasma” che mette terrore, Gesù trasfigurato sul Tabor fa parlare a sproposito perché Pietro “non sapeva quel che diceva”. Gesù trasfigurato dal dolore nell’orto degli ulivi non ha diritto neanche ad un momento di condivisione e di preghiere perché “i loro occhi erano appesantiti dal sonno”, il Risorto viene scambiato per un fantasma anche se i discepoli già avevano avuto la testimonianza della tomba vuota, di Maria Maddalena. E anche la formalità delle religioni spesso ci aiuta a credere che Gesù sia un fantasma: un battesimo ricevuto per tradizione senza un minimo di impegno da parte dei genitori è il modo per convincersi che Dio sia un fantasma a cui bastano pochi riti per tenerlo buono, una Eucaristia che è diventata un rito senza la certezza che quel pane sia il Cristo vivente che viene a sostenere il mio cammino, è ridurre il dono più grande ad un fantasma, una predicazione senza convinzione, un sacramento della Confessione solo come lavanderia a gettone, una testimonianza senza gioia sono fantasmi di Gesù. Lui, non è un fantasma e mi piace il modo concreto con cui Gesù lo dimostra: “Toccate le mie ferite!”

Gesù, il risorto è il Crocifisso. La risurrezione non ha cancellato la crocifissione. Chi vuole seguire Gesù e non un fantasma, deve sapere che è certa la risurrezione, ma anche che non ci viene cancellato il fatto che per giungervi bisogna passare attraverso la crocifissione.

 

 

VENERDI’ 5 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Vincenzo Ferrer; S. Irene; S. Giuliana

Una scheggia di preghiera:

 

NOI CHE MANGIAMO QUESTO PANE, SAREMO TUTTI UNITI.

 

HANNO DETTO: Quando è Dio che vuole, va tutto bene e non c'è da lamentarsi. (Santa Bernardette Soubirous)

SAGGEZZA POPOLARE: Casa senza padrone, è come una nave senza timone. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Secondo voi chi dei due ha ragione? Il dottore: "Il dolore alla gamba è dovuto all'età". Il paziente: "Dottore, non sono mica stupido! L'altra gamba ha esattamente la stessa età".

PAROLA DI DIO: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

Vangelo Gv 21,1-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca, ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore

 

ALLORA QUEL DISCEPOLO CHE GESU’ AMAVA DISSE A PIETRO: È IL SIGNORE!”.

Stupisce vedere come in questa apparizione di Gesù risorto, gli apostoli non riescano a riconoscere Gesù, non riescano neppure a leggere la pesca miracolosa come un segno del risorto. Solo Giovanni, il contemplativo, l’innamorato ha occhi per riconoscerlo. Si tratta di prospettiva: si può essere familiari a Gesù, uomini di preghiera e passargli accanto, ma è solo chi lo ha nel cuore, chi è abituato a conoscere i suoi gesti, i suoi silenzi, l’intonazione della voce che lo incontra. Quando la preghiera è solo intellettuale, quando è legata a parole e gesti non ci porta ancora all’incontro, ma quando il desiderio, la ricerca, gli affetti partono dal cuore, allora si vede bene, e anche il minimo indizio ci porta subito ad incontrare l’amato e a leggere la vita con Lui. Gesù ha acceso il fuoco. Il fuoco dell’amicizia, il calore di un Dio che ama, il fuoco che purifica, il fuoco del trovarsi insieme. Gesù ci ha preparato e ci prepara la cena. Si è messo il grembiule del servizio, ci ha lavato i piedi, ci ha convocati intorno alla mensa della sua parola, si è fatto pane per noi. Se noi pensassimo all’Eucaristia così, non la vedremmo più come un rito, un dovere, non troveremmo più le assurde scuse per giustificarci se “non possiamo andare”.

Gesù ha preparato tavola, ti dà sé stesso, ti invita personalmente, a quella mensa “c’è un posto anche per te” per ricevere gratuitamente tutti i suoi doni. Sarebbe meno festa per tutti se quel posto rimanesse vuoto.

 

 

SABATO 6 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pietro da Verona

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI CON NOI, VIVO, PER SEMPRE.

 

HANNO DETTO: Dio ha cura dei nostri interessi assai più di noi, e sa quello che conviene a ciascuno. (Santa Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Che può fare la gatta se la padrona è matta? (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: La verità può mutare. Un passeggero si era perso fra i meandri di un grande transatlantico. Alla fine, si imbatté in un cameriere e gli chiese di aiutarlo a ritrovare la sua cabina. "Qual è il numero della cabina, signore?", chiese il cameriere. "Questo non lo so, ma la riconoscerei subito, perché dall'oblò si poteva vedere un faro".

PAROLA DI DIO: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16,9-15

Dal vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva scacciato sette demoni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri, ma non credettero neppure a loro. Alla fine, apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Parola del Signore

 

RISORTO AL MATTINO DEL PRIMO GIORNO DOPO IL SABATO, GESU’ APPARVE…”

La settimana di Pasqua si conclude con un brano di vangelo che è la sintesi delle varie apparizioni del risorto, proviamo, sintetizzando anche noi a chiederci quali siano i doni del Vivente ai suoi.

1) Regala loro la pace, la sua pace. Ne avevano bisogno, perché erano intimiditi dalla paura. Ne avevano bisogno, per acquietare la loro mente e il loro cuore nel presente e di fronte al futuro. Dà la pace a tutti i presenti, non soltanto a pochi privilegiati. Una pace che da adesso in poi nessuno toglierà loro, nemmeno le tribolazioni o la morte.

2) Dà loro la sua stessa missione: Come il Padre ha mandato me, così io invio voi. Per tre anni hanno colto la missione di Gesù e il modo di realizzarla. Adesso Gesù li lancia a continuare la sua opera in Giudea, in Samaria e fino ai confini del mondo.

3) Perché realizzino con coraggio e libertà interiore la loro missione, dà loro lo Spirito Santo. Inseparabile dalla missione di Gesù Cristo, continuerà ad essere inseparabile dalla missione degli apostoli. Egli renderà fecondo il loro lavoro apostolico, e in un secolo avranno conquistato le piazze più grandi del mondo allora conosciuto.

4) Dà loro il suo potere di perdonare i peccati. Dato che soltanto Dio può perdonare i peccati, li perdoneranno unicamente in nome di Gesù Cristo e in virtù del potere di Dio. Questo perdono è qualcosa di cui ogni uomo sente necessità, perché, se è sincero, si riconoscerà colpevole.

5) Dà loro il suo amore condiscendente, come accade con Tommaso, al punto di rafforzare la sua fede: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente". Questa comprensione che il Vivente ha delle nostre miserie è meravigliosa.

6) Dà loro il potere di edificare la Chiesa mediante la predicazione e la preghiera, mediante la realizzazione di numerosi segni e prodigi, soprattutto di guarigioni in nome di Gesù. E tutto questo non è soltanto una storia di ieri, ma è la nostra storia di oggi. 

 

 

DOMENICA 7 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni B. de La Salle

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE MIO E DIO MIO.

 

HANNO DETTO: Se non sappiamo cosa vogliamo quante possibilità abbiamo di ottenerlo? (Roberto Re)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi continua a temporeggiare prima di decidere, finisce col perdere tutto quello che potrebbe ottenere. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Il giudice: "Quanti anni ha?" Il detenuto: "Ventidue, signore". Il giudice: "È quello che lei ci dice da dieci anni". Il detenuto: "È vero, signore. Io non sono di quelli che un giorno dicono una cosa e il giorno dopo un'altra".

PAROLA DI DIO: At 4,32-35; Sal 117; 1Gv5,1-6; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20,19-31

Dal vangelo secondo Giovanni 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

"DISSERO A TOMMASO: ABBIAMO VISTO IL SIGNORE. MA EGLI DISSE: SE NON VEDO NELLE SUE MANI IL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO IL DITO NEL POSTO DEI CHIODI E NON METTO LA MIA MANO NEL SUO COSTATO, NON CREDERO'".

Si fa in fretta ad appioppare delle definizioni sulle spalle della gente. Tommaso è stato definito l'incredulo, colui che non crede se "non fioca il naso". Ma è proprio il solo?

Come faceva a credere alla testimonianza degli altri dieci se anch'essi solo pochi giorni prima erano scappati, erano delusi e non avevano creduto alla risurrezione?

E poi Tommaso non si sentiva defraudato?

Perché agli altri Gesù era apparso e a lui no?

Sì, Tommaso ha poca fede, ma è in buona compagnia!

Quanta gente trova difficoltà a credere, non tanto per la misteriosità di Dio, quanto perché chi dovrebbe essere di esempio invece non lo è. Anche nelle nostre parrocchie, facciamo corsi di teologia, riunioni interminabili per "addetti ai lavori" per specialisti della fede e poi ci sentiamo dire: "Reverendo come faccio a credere se predichi bene e razzoli male" oppure "Dite di essere una comunità di risorti e poi vi fate la forca a vicenda, volete convertire gli altri e poi non li lasciate entrare nel vostro gruppo se non diventano ipocriti come voi. Le etichette di incredulo sono autoadesive: prima di attaccarle sulla fronte del nostro prossimo guardiamo se non hanno il loro ruolo naturale appiccicate sulle nostre mani.

 

 

LUNEDI’ 8 APRILE: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: S. Amanzio

Una scheggia di preghiera:

 

AVE, PIENA DI GRAZIA, PIENA DI GRAZIE, GRAZIOSA.

 

HANNO DETTO: Ogni uomo ha un suo compito nella vita, e non è mai quello che egli avrebbe voluto scegliersi. (Herman Hesse)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha soldi e amicizie storce il naso alla giustizia. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: I figli di un contadino litigavano continuamente tra di loro. Allora l’uomo, poiché, pur esortandoli con grande sforzo, non riusciva a persuaderli con le parole a cambiare comportamento, ritenne di dover conseguire questo obiettivo attraverso un’azione concreta; così li invitò a portargli un fascio di verghe. Quelli fecero quanto fu loro ordinato; dapprima l’agricoltore diede loro le verghe riunite insieme e ordinò di spezzarle. Essi, pur con tutta la loro forza, non ci riuscirono; così, in un secondo momento, sciolse un fascio e diede loro le verghe separatamente, al punto che le ruppero facilmente. Allora egli disse: «Anche voi, figli, se andrete d’accordo, sarete invincibili per i vostri nemici, se invece litigherete ne sarete facile preda». (Esopo)

PAROLA DI DIO: Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

ALLORA MARIA DISSE: “ECCOMI, SONO LA SERVA DEL SIGNORE”

La porta dell’umanità che si era chiusa dietro le spalle di Adamo ed Eva si riapre grazie alla disponibilità totale di Maria e quel Dio, pellegrino di Amore trova ospitalità tra gli uomini che viene a salvare. Quante volte ho chiesto: “Che cosa vuoi da me, Signore?”, “fammi capire la tua volontà”. Ma la risposta è poi semplice. Il Dio che viene non viene a portarmi via nulla, non mi chiede cose grandiose, chiede accoglienza per poter abitare con me, in me. Maria, con il suo realismo di donna pratica ha chiesto alcune spiegazioni all’angelo, ma come questo le ha detto di lasciar fare allo Spirito Santo, si è fidata. Quanto faremmo bene se invece di voler salvare noi il mondo con le nostre povere opere, lasciassimo solo la porta aperta perché Dio salvi, perché Gesù operi, perché lo Spirito dia sfogo al suo immenso amore creativo per gli uomini.

 

 

MARTEDI’ 9 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Demetrio; S. Liborio

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE NULLA È NELL'UOMO.

 

HANNO DETTO: Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l'unisce alla devozione. (Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi nasce somaro non diventa cavallo. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un ragazzino che abitava in un villaggio poco discosto dal mare, amava molto le giritas, piccole, graziose anitre marine. Tutte le mattine si recava alla spiaggia. Ed esse accorrevano a centinaia, senza timore. Un giorno, il padre del ragazzo gli chiese: - È vero quanto mi dicono, che giochi familiarmente con le giritas? Prendine qualcuna e portamela, così che anch'io possa giocare con loro ... Il mattino seguente il ragazzino andò alla spiaggia: le piccole, graziose anitre giocarono nell'aria librandosi in virate, girotondi e spirali ma nessuna - mai più - scese sulla spiaggia. Per la menzogna di un adulto, il ragazzino perse la più cara compagnia della sua vita. Tradizione portoghese

PAROLA DI DIO: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

Vangelo Gv 3,7b-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodemo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore

 

TU SEI MAESTRO IN ISRAELE E NON SAI QUESTE COSE?”

Chi sono i “maestri in Israele “ di ieri e di oggi? Sono i cosiddetti maggiorenti della fede. Quanti “maestri di Israele” troviamo sul nostro cammino! Gente che si impalca a maestro, gente che ha sempre una risposta sul come dovrebbero comportarsi gli altri, ignoranti saccenti che perché hanno rapinato da pappagalli una laurea pensano di essere gli unici a capire il mondo e la vita. E più sali nella società delle ‘persone bene’ e del denaro trovi ignoranti e povere persone che si credono di essere dottori, maestri, teologi.

Per essere “Maestri di Israele” o Maestri della fede, della preghiera, della Chiesa, non basta aver studiato, sapere un sacco di Teologia, di ascetica o di quelle altre grosse parole che spesso invece di far accogliere meglio il Vangelo lo nascondono, non basta neppur aver acquistato un qualche grado nella scala gerarchica della Chiesa per essere al sicuro sia da un punto di vista intellettuale che vitale della salvezza. Gesù invita Nicodemo all’umiltà e alla ricerca vera. Gesù in fondo sembra dire a me e a voi: “Anche se hai studiato un po’ di Bibbia , anche se credi di sapere tutto di fede e di religione, anche se vai a Messa ogni domenica, se non cerchi la vera Sapienza, se non ti lasci guidare dallo Spirito Santo, se non metti Me e l’uomo al primo posto, sarai magari un maestro di fede, ma non un uomo di fede, sarai magari uno che dice preghiere, ma non un uomo di preghiera, potrai addirittura essere un religioso ma rischi di essere ateo se non hai Dio nel cuore”.

 

 

MERCOLEDI’ 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Palladio; S. Maddalena di Canossa

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO VINCE, CRISTO REGNA, CRISTO IMPERA.

 

HANNO DETTO: Noi non abbiamo il diritto di giudicare la vocazione del prossimo dal carattere della nostra. (Raïssa Maritain)

SAGGEZZA POPOLARE: Ciò che è scritto in cielo avviene sulla Terra. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un padre ebbe una figlia. La allevò con grande tenerezza e affetto. Quando mori, la figlia fu molto infelice: dove avrebbe trovato un uomo capace di darle l'intensità d'amore che le aveva dato il padre? Un altro padre ebbe una figlia. La allevò con distacco e freddezza. Quando morì, la figlia fu molto infelice: dove avrebbe trovato un uomo capace di darle quell'intensità d'amore che il padre non le aveva dato? È sempre molto difficile essere un buon padre per una figlia.

PAROLA DI DIO: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3,16-21 

Dal vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore

 

DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO, PERCHÉ CHIUNQUE CREDE IN LUI NON MUOIA, MA ABBIA LA VITA ETERNA”.

Gesù non è un “optional” per la nostra salvezza. È la “Via” per arrivare alla vita eterna. È vero che Dio ci ama talmente che per giungere a noi può scegliere mille strade diverse ma la strada di Gesù è la sua e la nostra strada. Ecco perché il compito missionario dei cristiani è annunciare Gesù. Non si è missionari per poter iscrivere qualcuno in più nei registri della religione cattolica, si è missionari perché vogliamo che sempre più persone conoscano il mistero dell’amore di Dio che ci cerca e ci salva attraverso suo Figlio Gesù Cristo. Sovente, quando predico, quando scrivo, quando cerco di testimoniare la fede, mi chiedo:Lo fai perché ti dicano: bravo! lo fai perché vuoi riempire la Chiesa o lo fai perché ami Gesù che ti ha salvato e vuoi che altri provino in Lui la stessa gioia di salvezza che tu stai vivendo?”

 

 

GIOVEDI’ 11 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Stanislao; S. Gemma Galgani

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO VOLTO, O GESU', MI MOSTRA IL PADRE.

 

HANNO DETTO: La vocazione non la si trova semplicemente dopo aver riflettuto ed esaminato le varie strade: è una risposta che si ottiene con la preghiera. (Edith Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: Come è triste la panca, quando nessun anziano si siede. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: - Maestro, parlami della fedeltà - disse un discepolo. - Un cane servì il suo padrone per tutta la vita, ne difese la casa e i beni e quando questi morì rimase per due mesi sulla sua tomba. Quando mori il cane, gli uomini gli eressero una piccola stele sulla quale scrissero: «Fedeltà». Un uomo rimase fedele alla moglie per tutta la vita. Quando morì, dietro il suo feretro c'era solo la moglie, ed essendo egli un poveraccio, fu gettato nella fossa comune. - Perché questa differenza, maestro? - Perché gli uomini ammirano la fedeltà degli animali, cui nulla costa essendo inscritta nella loro natura. Quanto a praticarla essi stessi, non vogliono pagarne il prezzo, conoscendone il costo. La fedeltà coniugale è virtù preziosissima, e ha quindi un costo molto elevato.

PAROLA DI DIO: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo Gv 3,31-36 

Dal vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti, ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui, infatti, che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore

 

IL PADRE AMA IL FIGLIO E GLI HA DATO IN MANO OGNI COSA”

In tante pagine del Vangelo Gesù dice di sé stesso cose grandi: dice che Lui e il Padre sono una cosa sola, dice che Lui può perdonare i peccati come solo Dio può fare, nel Vangelo di oggi afferma che il Padre ama il Figlio al punto da dargli in mano ogni cosa… O sono affermazioni di un pazzo, oppure chi dice tali cose le dice con piena anche se misteriosa verità. Eppure, Gesù è una persona talmente equilibrata, talmente schietta, realista, intelligente che non può truffarci in affermazioni così decisive sulla sua persona: uno come Gesù non può mentire. Se allora davvero Gesù ha in mano ogni cosa è Lui il senso ultimo della mia vita. Altro che essere un fumoso personaggio della storia!

E allora Cerchi Dio? È Gesù che ti mostra il suo volto. Cerchi la verità sull’uomo? È Gesù l’uomo - Dio che può risponderti. Cerchi il senso del tuo vivere? È Gesù che nell’amore per Dio, per il prossimo ti dà una chiara risposta. Cerchi un comportamento di vita? Guarda a come si è comportato Gesù, ed imitalo, farai piacere a Dio e realizzerai la tua gioia.

 

 

VENERDI’ 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giulio I; S. Zeno; S. Giuseppe Moscati

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, HO PROPRIO POCO MA USALO PER IL BENE DI TUTTI.

 

HANNO DETTO: Il Signore mi chiama oggi, non so se mi chiamerà domani. (Giuseppe Allamano)

SAGGEZZA POPOLARE: Dal dire al fare, è come dal tosare al filare. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Quando il primo uomo e la prima donna vennero al mondo, capirono di essere molto diversi. Riuscire ad andare d'accordo sarebbe stato molto difficile. O forse una magnifica avventura? All'udire questa seconda ipotesi il diavolo intervenne subito. Sparse una semente nei campi e nacquero le male lingue. Fu da allora che, se un uomo e una donna vogliono andare d'accordo debbono starsene soli come all'inizio del mondo, chiudendo le orecchie ad ogni voce che non sia quella del proprio cuore.

PAROLA DI DIO: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli, infatti, sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore

 

GESÙ DISSE A FILIPPO: DOVE POSSIAMO COMPRARE IL PANE PERCHÈ COSTORO ABBIANO DA MANGIARE?”.

Incoraggia e piace anche a noi questo Gesù che si prende cura della gente e procura del cibo alla folla nel momento della necessità. La folla ne è subito conquistata e pensa che sia la persona ideale da scegliere come re. Così Gesù appare anche a noi: colui che dovrebbe intervenire nel momento del bisogno e modifica la situazione, risolve un grosso problema materiale: il cibo. La nostra mentalità utilitaristica ci porta a considerare l’aspetto materiale, cioè di Gesù che vale in quanto risolve situazioni di crisi. Quello che ci sfugge è il come Gesù interviene. È importante capire come Gesù agisce, come Gesù sfama, come Gesù guarisce, come Gesù salva. Gesù moltiplica quei pani immedesimandosi nella situazione della gente. Gesù si cala nell’esperienza umana che lo circonda, coinvolge la folla: “dove possiamo comprare il pane...?’. li Signore si serve del poco che abbiamo per far nascere dalla nostra povertà il prodigio della sua grazia. Senza il nostro apporto, benché misero e debole, il Signore non compie il miracolo; ma se il poco che abbiamo lo deponiamo nelle sue mani, la nostra disponibilità diventerà benedizione per noi stessi e per i fratelli.

 

 

SABATO 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Martino I; S. Ermenegildo; B. Ida

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, GESU', A VINCERE LE NOSTRE PAURE.

 

HANNO DETTO: Fatevi compagni del vizio e presto sarete suo schiavo. (Bohn H.G.)

SAGGEZZA POPOLARE: Finita la guerra, bugie grandi quanto la terra. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un leone si innamorò della figlia di un contadino e andò a chiederne la mano. L’uomo da un lato non tollerava l’idea di dare la propria fanciulla a una belva, ma dall’altro temeva di rifiutare; allora meditò questo piano: poiché il leone continuava a insistere, gli disse che, come marito, lo riteneva degno della figlia; d’altra parte, gliela avrebbe potuta concedere in sposa a patto che si togliesse i denti e si tagliasse gli artigli, dal momento che la ragazza ne aveva paura. Per amore il leone accolse senza opporre resistenza entrambe le richieste, ma il contadino, quando l’animale tornò da lui, lo trattò con disprezzo e lo cacciò a bastonate. La favola dimostra che quelli che si fidano facilmente degli altri, quando si privano dei loro vantaggi, diventano facili prede di quelli che prima avevano paura. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21

 

Vangelo Gv 6,16-21

Dal vangelo secondo Giovanni

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

VIDERO GESÙ CHE CAMMINAVA SUL MARE E SI AVVICINAVA ALLA BARCA, ED EBBERO PAURA”.

Vedere Gesù che cammina sull’acqua dei mare in tempesta mette paura agli apostoli: sono davanti ad un fatto che supera le loro capacità. Tutto quello che non rientra nelle nostre conoscenze ci lascia perplessi, timorosi, increduli. Anche la fede è un salto nel buio, un fidarci di Qualcuno superiore a noi del quale non si può conoscere e comprendere tutto. Ma se noi superiamo la perplessità, la paura, colui che ci viene incontro in modo tanto misterioso è colui che vuol salire sulla nostra barca per calmare le acque tumultuose e portarci “rapidamente” a riva.

 

 

DOMENICA 14 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss Tiburzio, Valeriano, e Massimo; S. Lamberto

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA SEMPRE CON NOI, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: A volte i piccoli vizi servono a scansare i grandi. Ma non si sanano i vizi con altri vizi, bensì con la pratica delle virtù. (Sant'Isidoro)

SAGGEZZA POPOLARE: Fortuna male conquistata, presto se ne va. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un giovane monaco, guardando un prato magnificamente fiorito, disse al suo anziano: - È dura per noi monaci la castità. È come avere davanti una moltitudine di splendidi fiori profumati senza poterne cogliere nemmeno uno ... Un uomo sposato che passava di lì, udendo queste parole, osservò: - E che dire di noi uomini sposati? Abbiamo colto un fiore, ne abbiamo assaporato il profumo, ed è forte per noi il desiderio di conoscerne altri. La castità non è forse più difficile per noi? Una donna, ascoltati questi discorsi, disse: - Quale sofferenza più grande che non essere colte da chi e quando realmente vorremmo? Il Signore, udendo i tre, pensò fra sé: «Hanno ragione tutti e tre. La castità è difficile per tutti. Per questo ho promesso ai puri di cuore che mi vedranno in volto»

PAROLA DI DIO: At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24,35-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Emmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO”.

Il Risorto è il Crocifisso tornato in vita. La risurrezione non cancella il passato, lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso. Non c’è bisogno di andare in paradiso per incontrarlo. Basta aprire gli occhi per leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi in mezzo a noi, I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie, i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi, I segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi. La sua Incarnazione non è finita, la sua sofferenza non è finita e la sua risurrezione opera ancora il passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore, dal dolore alla speranza. Ma per incontrare il Crocifisso-Risorto bisogna aprire gli occhi della fede.

 

 

LUNEDI’ 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Marone; S. Cesare de Bus; S. Damiano de Veuster

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DACCI SEMPRE IL TUO PANE.

 

HANNO DETTO: Il vizio e la virtù sono parenti come il carbone e i diamanti. (K. Kraus)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bene che viene da lontano si perde per strada. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: C'era una volta un poeta. Giovane e attraente, amava le donne e ne era riamato. E a ogni nuovo amore la poesia gli sgorgava dal cuore come una polla d'acqua fra l’erba, ma erano poesie brevi, che si prosciugavano con l'estinguersi di ogni breve amore. Il poeta sognava invece di scrivere un grande poema: questo era il suo desiderio più profondo. Un giorno il poeta vide di lontano la Principessa Reale, e rimase fulminato dalla sua bellezza e dalla sua grazia. Se ne innamorò perdutamente, ma non poté in alcun modo avvicinarla, tanto era protetta da schiere di guardie, damigelle d'onore e da tutta la corte regale. Dimentico di ogni altra donna, il poeta cominciò a scrivere solo e unicamente della Principessa Reale, e la sua poesia non aveva fine. Il desiderio per ciò che non avrebbe mai potuto avere aveva finalmente dato al suo canto la pienezza della creazione infinita.

PAROLA DI DIO: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

 

Vangelo Gv 6,22-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Parola del Signore

 

VOI MI CERCATE PERCHE’ AVETE MANGIATO QUEI PANI E VI SIETE SAZIATI. PROCURATEVI NON IL CIBO CHE PERISCE, MA QUELLO CHE DURA PER LA VITA ETERNA”.

Gesù non si illude di aver raggiunto il suo scopo di evangelizzazione al vedere che le folle lo ricercano, sa benissimo che molti sono lì solo perché hanno mangiato gratis quando Lui ha moltiplicato pani e pesci, sa anche che molta gente va da Lui non tanto per fede quanto per desiderio di miracoli, di straordinario.

E il rischio è lo stesso anche oggi: cercare una religione per assicurarsi un paradiso, andare da Ge­sù quando si ha bisogno di una grazia, sperare in un Signore che risolva Lui i nostri problemi, che con qualche bel miracolo ci tolga dai nostri fastidi. Gesù non è un’agenzia di assicurazioni, un mago buono e neanche uno che si possa comprare con qualche preghiera o con qualche raccomandazione. Paradossalmente Gesù rimprovera quella gente sfamata, perché non ha più fame. Ossia non ha fame di qualcos’altro.

La mancanza di appetito è sempre un segno preoccupante per la salute fisica o morale di una persona. Gesù è come se ci dicesse: “Comincia a preoccuparti quando ti senti saziato dalle cose, dal denaro, dal successo e invece non senti più il desiderio del bello, del giusto, di Dio. Devi preoccuparti perché stai perdendo una delle cose costituzionali dell’uomo stesso: il desiderio di andare avanti, la misura dei propri limiti, la frontiera della speranza”. Se noi ci accontentiamo delle cose, del potere, del successo vuol dire che soffriamo di inappetenza, vuol dire che abbiamo rinunciato allo spirito stesso dell’uomo. Gesù ce lo ricorderà chiaramente quando ci dirà che: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. È solo assecondando questo stimolo che partirai alla ricerca, che scoprirai che da solo non puoi saziare quella fame e che allora avrai l’umiltà di chiedere: “Signore, dacci sempre questo pane!”

 

 

MARTEDI’ 16 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Fruttuoso; S. Benedetto G. Labre; S. Bernadetta Soubirous

Una scheggia di preghiera:

 

SIA LODATO E RINGRAZIATO OGNI MOMENTO GESU' NEL SANTISSIMO E DIVINISSIMO SACRAMENTO.

 

HANNO DETTO: Ci portiamo dietro i difetti come ci portiamo dietro il nostro corpo: senza accorgercene. (Schopenhauer)

SAGGEZZA POPOLARE: Il corvo dice che i più bei figli sono i suoi. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un giovane si recò un giorno da un padre del deserto e lo interrogò: Padre, come si costruisce una comunità? Il monaco gli rispose: È come costruire una casa, puoi utilizzare pietre di tutti i generi; quel che conta è il cemento, che tiene insieme le pietre. Il giovane riprese: Ma qual è il cemento della comunità?

L'eremita gli sorrise, si chinò a raccogliere una manciata di sabbia e soggiunse: Il cemento è fatto di sabbia e calce, che sono materiali così fragili! Basta un colpo di vento e volano via. Allo stesso modo, nella comunità, quello che ci unisce, il nostro cemento, è fatto di quello che c'è in noi di più fragile e più povero. Possiamo essere uniti perché dipendiamo gli uni dagli altri.

PAROLA DI DIO: At 7,51 – 8,1a; Sal 30; Gv 6,30-35

 

Vangelo Gv 6,30-35

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti, il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore

 

IL PANE DI DIO È COLUI CHE DISCENDE DAL CIELO E DA’ LA VITA AL MONDO”.

Dio ha mandato suo Figlio nel mondo con un compito ben definito, quello di offrire a noi uomini nientemeno che la vita stessa di Dio affinché, diventati suoi figli, possano aver parte alla vita eterna e condividere un giorno la sua felicità e la sua gloria: “Eredi di Dio, coeredi di Cristo”, come insegna san Paolo. Dunque, è questa vita nuova che noi oggi abbiamo, la vita di figli scaturita dal sacrificio del Figlio accettato per amore nostro, una vita che unendoci a Cristo, anche in mezzo alle prove ci fa già pregustare la risurrezione alla vita eterna. Ma ogni forma di vita ha bisogno di un nutrimento appropriato. Come fare a far crescere in noi la vita di Figli di Dio? Gesù è la risposta. Egli ha pensato a darci il nutrimento giusto; Cristo afferma che è lui stesso questo nutrimento, “Il vero pane della vita”. E lo è in realtà con i suoi insegnamenti, con i suoi esempi, con i sacramenti che egli ha istituito, con la sua Chiesa. Per concretizzare il suo insegnamento e adattarlo alla nostra natura di uomini (corpi viventi e animati da uno spirito), non ha trovato niente di meglio dell'istituzione dell'Eucaristia, in cui, realmente presente sotto le apparenze del pane e del vino, si unisce a noi quando partecipiamo al banchetto che ricordandoci il suo amore lo rende presente e operante nel pane consacrato e condiviso. Capiamo allora che andare a fare la Comunione è tutt’altro che compiere un rito, è aver fame di Dio perché siamo suoi figli, è bisogno e necessità per non morire di fame, è voler far crescere la nostra fratellanza e condivisione perché ci riconosciamo figli di uno stresso Padre e fratelli di Gesù.

 

 

MERCOLEDI’ 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Simeone Bar S.; S. Acacio;

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SEI TU IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI.

 

HANNO DETTO: Come la ruggine consuma il ferro, così l'invidia consuma gli invidiosi. (Probo)

SAGGEZZA POPOLARE: Il peggior calcio è quello del cavallo mansueto. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: L'abate Mugnier aveva convertito Huysman e a chi gli domandava notizie del suo discepolo diceva: “Che volete? Sono riuscito a farne un cattolico, ma non mi è stato possibile farne un cristiano”.

PAROLA DI DIO: At 8,1b-8; Sal 65; Gv 6,35-40

 

Vangelo Gv 6,35-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore

 

IO SONO IL PANE DELLA VITA; CHI VIENE A ME NON AVRÀ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRÀ SETE, MAI!

Ci sono delle cose che noi non dimentichiamo mai nel nostro vivere fisico ma che sono talmente iscritte nel nostro DNA da diventare automatiche. Ad esempio, non ci dimentichiamo di respirare, se questo succede per una serie di cause fisiche, noi moriamo. Lo stimolo della fame e della sete ci ricordano il nostro bisogno di “combustibile” per vivere e per agire. Lo stesso stimolo sessuale è uno dei motivi di base perché la vita continui. Eppure, con molta facilità e superficialità noi dimentichiamo di alimentare il nostro spirito. Ci lamentiamo che la fede è difficile, ma quanto spendiamo per alimentarla? Vogliamo che la nostra coscienza sia arbitro morale delle scelte della nostra vita, ma quanto alimentiamo la coscienza informandola rettamente?

Dio, in Gesù, si è fatto parola e pane per noi, ma quanto noi sentiamo il bisogno di accostarci a queste due mense per avere in noi la vita di Figli di Dio?

Come dicevamo già ieri, spesso siamo più preoccupati per le cose che per il senso delle cose, più preoccupati per la salute fisica, che per il senso della vita, preferiamo magari dedicare un ora del nostro tempo dall’estetista o dal parrucchiere per curare il nostro aspetto esteriore e “non abbiamo tempo” per andare a ricevere il Pane della vita. Non stupiamoci poi se la nostra vita diventa asfittica, se la nostra fede si inaridisce, se nel momento della prova non troviamo più la forza di Dio in noi. Io trovo che non ci sai nulla di più assurdo di quella frase dietro la quale spesso si mascherano alcune persone: “Io sono credente, non praticante”. Posso avere tutte le difficoltà che voglio a seguire la religiosità ufficiale spesso mal rappresentata, ma come posso vivere la vita di Figlio di Dio se non la alimento con i Sacramenti? Come posso dire di credere in Gesù Figlio di Dio se poi non utilizzo i segni che il Figlio di Dio mi ha lasciato perché la sua vita possa crescere dentro di me?

Andare a ricevere i Sacramenti, cercare di ascoltare la Parola di Dio, dedicare tempo alla preghiera non è un qualcosa che serve a Dio: Dio è già grande in sé stesso, non ha bisogno delle nostre lodi per esserlo di più!

La preghiera, i sacramenti, L’Eucaristia sono un dono vitale per noi, trascurarli non è solo offendere chi per amore ce li ha donati, ma è anche soprattutto suicidare la nostra vita spirituale.

 

 

GIOVEDI’ 18 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Anastasia; S. Galdino;

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE NON SONO DEGNO DELLA TUA EUCARISTIA, MA DI SOLO UNA PAROLA E SARO' SALVATO.

 

HANNO DETTO: Nessuno ha mai commesso un errore più grande di colui che non ha fatto niente perché poteva fare troppo poco. Edmund Burke

SAGGEZZA POPOLARE: Il più bel sorriso proviene dalla bocca degli addolorati. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un leone entrò nella fattoria di un agricoltore. Quest’ultimo voleva catturarlo e così chiuse la porta del cortile. Allora l’animale, non potendo più andarsene, in un primo momento annientò il gregge, poi si volse ai buoi. L’agricoltore, dunque, temendo per sé stesso, spalancò la porta. Quando il leone se ne fu andato, la moglie del contadino, di fronte ai lamenti del marito, disse: «Hai avuto quello che ti sei meritato; perché hai voluto rinchiudere questo animale da cui avresti dovuto fuggire, anche solo vedendolo da lontano?» Allo stesso modo, coloro che provocano quanti sono più forti di loro giustamente sopportano le conseguenze dei loro sbagli. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

 

Vangelo Gv 6,44-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore

 

QUESTO È IL PANE CHE DISCENDE DAL CIELO, PERCHÉ CHI NE MANGIA NON MUOIA.

Un brano di Alessandro Pronzato:

“No. Non siamo i buoni, i più meritevoli. Confessiamo le nostre debolezze, i nostri errori, le stanchezze e le nequizie, le miserie e le colpe, le diserzioni e le inadempienze.

L’Eucaristia non è un premio. Nessuno di noi “merita” l’Eucaristia. Occorre possedere una discreta dose di presunzione per dichiarare che facciamo la Comunione perché ci sentiamo a posto, abbiamo compiuto il nostro dovere, ci siamo comportati in maniera irreprensibile. Al contrario: tendere le mani verso quel Pane significa riconoscersi deboli, malati, incapaci, bisognosi. Accostare le labbra a quel calice vuol dire ammettere di aver bisogno di purificazione. Non ci sentiamo affatto a posto. Ci sentiamo, invece, perdonati, riconciliati, amati, nonostante le nostre miserie. Veniamo accolti perché ci riconosciamo ‘impresentabili’. Accostarsi al banchetto eucaristico equivale ad andare a ricevere l’abbraccio della misericordia del Signore. Io vivo, riprendo il fiato, ricomincio a camminare, grazie alla memoria di quell’abbraccio, che mi rinnova e si rinnova quotidianamente. Io sto in piedi per merito di quell’abbraccio. Paolo dice che dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia. Strana davvero quella bilancia. I piatti non sono mai in equilibrio. Nonostante tutto il peso di sciocchezze che noi gettiamo in uno di essi, è l’altro piatto che acquista maggior peso quando Dio interviene. L’Eucaristia, ossia la bilancia che si squilibra sempre dalla parte della misericordia.”

 

 

VENERDI’ 19 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Elfego; S. Leone IX;

Una scheggia di preghiera:

 

UNA SOLA COSA CON TE SIGNORE, PER DIVENTARE TE.

 

HANNO DETTO: Volere è poco: bisogna desiderare ardentemente per raggiungere lo scopo. (Ovidio)

SAGGEZZA POPOLARE: L’anima a Dio, il corpo alla terra. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un creditore terribile assalì Angelo Musco mentre usciva dal teatro' con un gruppo di amici. Il comico seccato urlò con arroganza: “Ma lei che vuole?”

“Che voglio? Voglio i miei soldi!” “Ah, vuole i suoi! Meno male...credevo che volesse i miei” E lo lascò stordito tra le risate degli amici.

PAROLA DI DIO: At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59

 

Vangelo Gv 6,52-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Parola del Signore

 

COME PUO’ COSTUI DARCI LA SUA CARNE DA MANGIARE?”.

Penso che anche noi, spesso, ci siamo posti questa domanda che i Giudei rivolgono a Gesù. La risposta, pur contenendo un mistero stragrande è poi molto semplice: colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per noi, dà sé stesso nel suo Corpo. Scopriamo allora che il termine “Comunione” si allarga a dismisura. Non è “l’andare a prender l’ostia” o “l’andare a prender Messa”. È essere consci del dono, è entrare in sintonia con il Signore che ci parla, è diventare talmente “parenti” con Gesù da essere una cosa sola con Lui, è comunicare e partecipare alla sua vita, alla sua misericordia, alla sua solidarietà con tutti gli uomini. Qualche volta, un po’ stupidamente, noi ci chiediamo quali siano le preghiere che dobbiamo dire dopo aver fatto la comunione. Se fossimo coscienti di ciò che ci fa la Comunione Eucaristica, in fondo non ci fideremo tanto delle parole da dire, ma dovrebbe esserci nel cuore l’ammirazione, la lode, il ringraziamento, la gioia. Chi dovrebbe essere allora il devoto dell’Eucaristia?

Il devoto dell’Eucaristia è un patito di fraternità, condivisione, unità. Un operatore di pace, un appassionato per la giustizia. È uno capace di perdono, solidarietà, rispetto, tolleranza, accettazione della diversità. È un geloso custode della dignità e della sacralità del fratello. Lo si riconosce non tanto dalle mani giunte ma dalle maniche rimboccate e dal cuore non rattrappito, ma dilatato, reso sensibile, vulnerabile. Il devoto dell’Eucaristia non si segnala per i sospiri, le lamentazioni o le invocazioni, ma per l’impegno concreto a favore della comunione fra tutti gli uomini. Se c’è un profumo caratteristico dell’Eucaristia, non è certamente quello dell’incenso, ma quello penetrante dell’umanità. Guai se l’Eucaristia perde il suo inconfondibile sapore di pane.

 

 

SABATO 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Aniceto; S. Agnese da Montepulciano

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Gli esseri umani possono scegliere; è l'unica cosa che Dio non ci toglie: la volontà, la forza di volere, io voglio andare in paradiso e con la grazia di Dio riuscirò ad andarvi. (Santa Madre Teresa)

SAGGEZZA POPOLARE: Gli uomini si legano con la parola, i buoi con la fune. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un giorno un uomo, mentre viaggiava in un paese d'Oriente, vide sulle sponde di un grande fiume molte persone che pescavano con delle reti a bilancia.

La cosa che lo stupì è che c'erano moltissime reti piccole ed alcune reti grandi, ma nessuna di misura media. Vedendo un monaco passare di lì, gliene chiese il perché. - Aguzza lo sguardo - gli disse il monaco. - Le bilance piccole sono per i ragazzi del villaggio. Ognuno ne ha una per sé. È l'età in cui l'emulazione è importante per far maturare l'uomo, ed è giusto che sia così. Alle reti grandi, che sono molto pesanti, sono intenti gli anziani. Ci vogliono cinque o sei anziani per sollevare una di quelle bilance. Gli anziani sono in tal modo costretti a lavorare insieme, ed è un'ottima cosa perché, quando s'invecchia si tende ad isolarsi. - E gli uomini adulti? Dove sono? Il monaco rispose: - A lavorare nei campi. Noi infatti non mangiamo pesce. Lo peschiamo e lo gettiamo nuovamente nel fiume. Quello delle bilance è un gioco per le due stagioni della vita che hanno maggiormente bisogno di giocare: la gioventù e la vecchiaia. La prima, per prepararsi a vivere serenamente, la seconda per prepararsi serenamente a morire.

PAROLA DI DIO: At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69

 

Vangelo Gv 6,60-69

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù, infatti, sapeva fin da principio chi fossero quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore

 

LO SPIRITO VIVIFICA, LA CARNE NON GIOVA A NULLA

Che cosa è mai un uomo, se in lui lo spirito si eclissa?

Cos’è mai un uomo se perde la capacità di pensare, di volere, di amare; se si estingue in lui il gusto del bello e del nobile, il senso morale e il desiderio della giustizia; se vien meno l'ansia della perfezione?

Cosa resta più di umano in un uomo che non sa intenerirsi dinanzi all'innocenza, non sa commuoversi dinanzi al dolore, non sa ammirare la sapienza e non sa elevarsi dinanzi all'immensità?

Cos'è un essere umano senza tutto questo?

Un ingombro di alcune decine di chili, una macchina che produce e consuma, un insetto che nasce, si riproduce e muore. Tutt'al più potrà essere decorativo, ornamentale, se ha un bel fisico; ma anche in tal caso non sarà e non varrà più di una statua, con la differenza che questa è meno esigente e meno fastidiosa, e possiede una bellezza più stabile e più duratura. Nessuno spettacolo è più pietoso e disgustoso, della vista di un demente. Un essere inutile, si direbbe. Hai visitato mai un ospizio di deficienti?

Che sguardo smarrito, che sorriso insulso, che visi stravolti! Ecco che cosa è la carne quando lo spirito si eclissa. Ecco dove tu tendi, quando vivi secondo la carne e non secondo lo spirito. Quelli però sono tali senza volerlo, e perciò degni di comprensione, ma tu che scusa avresti?

Eppure, quanti uomini vivono così, quante donne inebetiscono così. C'è un vero culto del corpo, una vera idolatria. Una volta gli uomini si costruivano idoli d'argento e d'oro, adesso fanno del loro corpo un idolo. Si esaltano per i muscoli di un atleta, si entusiasmano per la forza di un pugile, impazziscono per una partita di calcio, si pestano per riuscire a vedere anche per un istante una diva; c'è chi si vende l'anima per partecipare a un concorso di miss, e c'è chi passa le ore a lucidarsi le unghie; c'è chi si cuoce al sole per acquistare la « tinta » e chi ci rimette la salute per conservare la « linea». E non pensano che prima o dopo dovranno rimetterci la linea, la tinta, i denti, i capelli, le forze, le fantasie e perfino la pelle. Ma lo spirito resta. Durano i valori spirituali ai quali il tempo non può che dare maggiore splendore, come avviene nei grandi capolavori a cui la patina del tempo dà maggiore risalto. Il corpo di Francesco d'Assisi non è che un pugno di cenere, ma lo spirito di Francesco è vivo dopo più di settecento anni e parla ancora nel profondo di tanti cuori. La bellezza fisica è insipida e stucchevole, se non è illuminata da una grande anima; come la forza fisica è bestiale, se non è governata dallo spirito. Perché nello spirito risiede la vera bellezza e soltanto lo spirito la sa cogliere: la linea, la forma e il colore sono segni che non dicono nulla, se non vanno da anima ad anima. Nello spirito è la vera grandezza, perché la potenza dello spirito eleva, mentre la forza del corpo decade; nello spirito è la giustizia, perché solo lo spirito giudica, la carne sa soltanto muggire; nello spirito è la libertà, perché lo spirito decide, la carne è serva dell'istinto o della volontà; nello spirito è la felicità, perché lo spirito ama, la carne vegeta; nello spirito è la vita, perché lo spirito è inesauribile, la carne invecchia e muore. Solo a servizio dello spirito, dunque, la carne può acquistare un valore, e solo dominando la carne lo spirito può realizzare tutto il suo valore.

 

 

DOMENICA 21 APRILE: 4^ DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Anselmo; S. Corrado da Parzham

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL MIO PASTORE, NULLA MIA MANCHERA'.

 

HANNO DETTO: Quando un viso cessa di assomigliare a Dio la parola diventa rumore. (Max Picard)

SAGGEZZA POPOLARE: La bella strada non è mai lunga. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un contadino, bloccato a causa del maltempo a casa sua, dal momento che non poteva uscire a prendersi del cibo, mangiò dapprima le pecore del suo gregge. Quindi, poiché continuava il cattivo tempo, mangiò anche le capre. Alla fine, visto che non si registrava nessun miglioramento, fu la volta dei buoi necessari ad arare. I cani allora, avendo visto quanto era successo, dissero tra di loro: «Dobbiamo andarcene di qui perché il padrone, se non ha risparmiato i buoi che lavorano con lui, come potrebbe risparmiare noi?»

La favola dimostra che bisogna stare in guardia soprattutto da coloro che non si astengono dal commettere atti malvagi nemmeno nei confronti dei loro famigliari. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 4,8-12; Sal. 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

 

Vangelo Gv 10,11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Parola del Signore

 

«IO SONO IL BUON PASTORE»

Attraverso l'immagine suggestiva del buon pastore (e per contrasto del mercenario) possiamo comprendere meglio chi è Gesù per noi e chi siamo noi per Gesù. Egli è il buon pastore che offre la sua vita per le pecore. Ciò vuol dire che per lui le sue pecore (cioè, noi) valgono più della sua stessa vita!

Gesù è il pastore che ci conduce, che non ci abbandona e che non fugge via di fronte al pericolo, perché gli importa di noi. Già, di noi. Ci considera suoi, le sue pecore: gli apparteniamo. Gesù ci conosce e anche noi lo conosciamo, se siamo pecore del suo gregge. Tra lui e noi si stabilisce un rapporto profondissimo, trinitario, simile al rapporto che lega Gesù al Padre. Ma perché Gesù fa questo?

Esattamente per amore, perché il Padre lo ama e offrire la vita per noi è il modo attraverso cui Gesù risponde e ricambia l'amore del Padre. E noi cosa possiamo fare?

Ascoltare la sua voce, riconoscerlo e diventare così le sue pecore.

 

 

LUNEDI’ 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Leonida; S. Gaio

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE ASCOLTIAMO, O SIGNORE, SOLO LA TUA VOCE.

 

HANNO DETTO: Chi vuol vedere il volto di Dio non deve cercarlo nel vuoto pensiero, ma nell'amore umano. (Dostoevskij)

SAGGEZZA POPOLARE: La bestemmia si volta e vira, torna in testa a chi la tira. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Se un santo avesse creato il mondo, avrebbe creato la colomba ma non il serpente. Avrebbe creato la colomba? Non l'avrebbe creata maschio e femmina, non avrebbe osato creare la primavera che turba ogni carne del mondo. E i fiori sarebbero tutti bianchi. Dio sia lodato! Dio ne ha fatto di tutti i colori! (Marie Noel)

PAROLA DI DIO: At 11,1-18; Sal 41 e 42; Gv 10,1-10

 

Vangelo Gv 10, 1-10

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlasse loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti, ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore

 

LE PECORE LO SEGUONO PERCHÉ CONOSCONO LA SUA VOCE

Già abitualmente non sempre è facile riconoscere la voce del Buon Pastore, specialmente nel bailamme delle voci ricorrenti, dove anche una voce conosciuta si presta ad imitazioni, trasposizioni, interferenze, ancora più difficile, a volte è riconoscere la voce di coloro che dovrebbero parlarci a suo nome. Qualche esempio, per capirci: ci sono dei preti - T.V., delle suore patite di squadre di calcio, dei frati cantanti davanti a loro qualcuno si scandalizza e dice: “Dove andiamo a finire?”, e qualcuno li giustifica dicendo: “E, certo, se si vuole avvicinare i giovani bisogna fare così!”. I preti non portano più la divisa e qualcuno dice: “Lo fanno per comodità, perché hanno paura di dimostrare la propria fede”, e qualcuno dice: “Fanno bene, quel vestito creava solo distacco dalla gente”. Mi chiedo allora: Ma dov’è la novità?

Se basta saper ballare per conquistare i giovani, penso che in seminario ci starebbe bene un corso di danza invece di quello di biblica e non è solo per questione di veste il creare o meno distacco dalla gente, è questione di testa da parte del prete!

Gesù lo dice chiaro: Lui è una novità tale che non si può prendere a pezzetti per rattoppare cose vecchie. Il cambiamento deve essere interiore, totale, se no non cambia niente. Non mi scandalizzano né entusiasmano preti ballerini, suore chitarriste, vestiti vecchi o all’ultima moda, messe in latino o messe rock, voglio vedere in trasparenza la novità di Cristo, voglio provare a riconoscere la sua voce. Ho incontrato preti anziani incrostati di abitudini e incapaci di trasmettere gioia (e senza gioia non c’è neanche il Vangelo) e preti anziani con sottanoni magari anche logori e stinti con i quali ti pareva di stare con Gesù stesso e ho incontrato preti giovani rocchettari che come D.J. andavano benissimo, ma pur gridando Gesù Cristo non davano che una bassa immagine di se stessi e della religione, preti che per essere vicini ai giovani avevano imparato a dire le parolacce ma che alla fine sapevano dire solo più quelle e preti che avendo in semplicità rinunciato a tanti orpelli e privilegi riservati al proprio ruolo, lo avevano fatto non per moda ma per scelta evangelica. Nella nostra vita, le novità sono le ultime mode ecclesiastiche o è ancora Gesù Cristo?

La voce di Gesù la riconosci dai ‘decibel’ con cui qualche prete cerca di gridarla o di gridare sé stesso o da quello che essa con amore continua a suggerirti, magari sottovoce?

 

 

MARTEDI’ 23 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giorgio; S. Adalberto

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', BUON PASTORE, GUIDAMI.

 

HANNO DETTO: Se nella repubblica delle piante ci fosse il suffragio universale, le ortiche esilierebbero le rose e i gigli. (Arreat)

SAGGEZZA POPOLARE: La regola ci sta bene anche in casa del re. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Nel Settecento alcuni vescovi di nobili origini, per distinguersi da quelli di umili natali, ottenevano, dietro a compenso il privilegio di poter celebrare tenendo in testa il cosiddetto 'zucchetto'. Sant'Alfonso de Liguori, essendo anch'egli nobile, veniva pregato dai parenti e dagli amici di procurarsi la dispensa gentilizia. Il santo, col suo saporito dialetto napoletano, pronto rispondeva: “Ecchè, per mancare di creanza a Gesù Cristo, devo pagare anche la tassa?”

PAROLA DI DIO: At 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30

 

Vangelo Gv 10,22-30

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore

 

NESSUNO PUO’ STRAPPARE LE MIE PECORE DALLA MANO DEL PADRE MIO”.

Ci sono situazioni nella nostra vita, in cui non si sa più che fare: un matrimonio sbagliato in cui, oltre all’umiliazione di un progetto vanificato, si vedono cadere uno per uno tutti i valori e gli affetti in cui avevi creduto; un figlio con il quale pensi di avere tentato tutte le strade possibili, credi di aver dato tutto e ancor più con il quale non si dialoga o che ha preso strade sbagliate dalle quali non riesci a toglierlo in nessun modo; un cancro incurabile; una morte improvvisa. Troppe volte ci scontriamo, nella nostra vita, con la miseria delle situazioni e, smarriti, rischiamo di scivolare nel profondo baratro dello scoraggiamento e della disperazione. In quei momenti, ci sembra che Dio o non ci sia o se ne sia andato o sia diventato solo il crudele spettatore dei nostri guai. Allora, proprio in quei momenti, abbiamo bisogno di sederci, con calma, e di riprendere in mano questa pagina di Vangelo piena di tenerezza. Ci crediamo davvero a quanto è scritto in essa?

Il nostro Dio è il Dio della morte, del potere o il Dio tenero che non ci abbandona mai?

Questa pagina di Vangelo non è consolazione per donnicciole sentimentali, è tenerezza di Dio per i momenti difficili, per quei momenti in cui non “sentiamo” la sua presenza. Proprio in quei momenti bisogna credere che il Padre è più grande. Più grande dei nostri sbagli, più grande dei nostri limiti, più grande delle nostre malattie, più grande della nostra solitudine, più grande, più grande. Come un Pastore, buono, straordinariamente buono, ci dice, ci garantisce, ci assicura che siamo nella sua mano e non andremo mai perduti, mai rapiti, mai lontano. Così è successo a Maria. Per il fatto che Dio l’aveva scelta per essere la madre di suo Figlio non tutto le è andato dritto. Una volta che l’angelo se ne è andato lei è restata con il mistero della sua gravidanza da spiegare e da far accettare, con il mistero di un Dio che era in tutto bambino e uomo come gli altri, con il mistero del dolore, del potere umano che la manda in esilio, con la sofferenza personale e la morte in croce di suo Figlio. Se Maria non avesse pensato che Dio era il suo pastore, che Dio non la abbandonava ce ne sarebbe stato più che a sufficienza per disperarsi.

 

 

MERCOLEDI’ 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Fedele da Sigmaringen; S. Antimo

Una scheggia di preghiera:

 

DIO MISERICORDIOSO, LENTO ALL'IRA, PIENO DI GRAZIA, ABBI PIETA' DI ME.

 

HANNO DETTO: I nostri più grandi sforzi sono rivolti non a nascondere il male e il brutto in noi, ma non il vuoto. La cosa più difficile da nascondere è quella che non c'è. (Hoeffer)

SAGGEZZA POPOLARE: La vigna dice al padrone: fammi povera e io ti farò ricco. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un fabbricante di bretelle per reclamizzare l'elasticità della sua merce, scrisse sulla vetrina: “Bretelle coscienza”.

PAROLA DI DIO: At 12,24 – 13,5; Sal 66; Gv 12,44-50

 

Vangelo Gv 12,44-50

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me». Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO PER CONDANNARE IL MONDO, MA PER SALVARE IL MONDO”.

Ci sono due modi di accogliere Gesù: la paura davanti al Dio giudice o l’accoglienza del Dio amore. Gesù dice chiaramente di non essere venuto a giudicare, a condannare, ma di essere venuto a portare la misericordia e la salvezza di Dio. Se di Dio ho paura non riesco a cogliere la sua misericordia, cerco di ingraziarmelo, di “comprarmelo” con le buone azioni. Se penso a Dio come ad un Padre che mi cerca per dirmi il suo amore, per darmi la misericordia di suo Figlio, per riempirmi dei doni del suo Spirito, allora sono disponibile davanti alla sua Parola. Essa diventa un dono prezioso, un motivo di cambiamento, un impegno gioioso. Il Dio della paura è quello che non ci lascia vivere, che ci rende meschini e calcolatori, ipocriti e titubanti. Il Dio dell’amore ci rende gioiosi e riconoscenti, amanti della vita e fiduciosi. Preferisco il Dio che mi distrugge, che è irraggiungibile, che, se sbaglio mi manda all’inferno o il Dio di Gesù che per dirmi che mi vuol bene ha dato la sua vita per me?

 

 

GIOVEDI’ 25 APRILE: SAN MARCO EVANGELISTA

Tra i santi ricordati oggi: S. Aniano; S. Giovanni B. Piamarta

Una scheggia di preghiera:

 

ECCOMI! VOGLIO ESSERE IL SERVO DI GESU'.

 

HANNO DETTO: Lo zelo senza la conoscenza è come un uomo che si affretti nel buio. (John Newton)

SAGGEZZA POPOLARE: Miseria e povertà sono due sorelle; e la zizzania è loro cugina. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Un cortigiano cercava di persuadere Lorenzo il Magnifico a favorire un amico, il quale era devoto di Bacco. “Potete fidarvi di lui ciecamente – diceva – con un bicchiere di vino gli farete fare quello che vorrete”. “Va bene. Ma se il mio avversario gliene offre un fiasco?”

PAROLA DI DIO: 1Pt 5,5b-14; Sal 88; Mc 16,15-20

 

Vangelo Mc 16,15-20

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore

 

ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”.

La festa di S. Marco, l’autore del Vangelo, ci ricorda come con la forza dello Spirito, il Vangelo si è sparso nelle terre più lontane. Dio si serve di poveri uomini, delle loro parole, dei loro scritti, della loro vita per comunicare la salvezza. Dio chiama anche te. Non importa se sai parlare di Lui, se sai scrivere di Lui, Dio vuole te, la tua persona, il tuo amore per Lui e poi si fida di te, ti dà il suo Spirito perché tu vada in nome suo. Ed è proprio lo Spirito che ha fatto conoscere Gesù al mondo tramite il servizio degli apostoli, dei discepoli, degli evangelisti, dei missionari. Ed è ancora lo Spirito che guida l’opera dei cristiani di oggi sempre che essi si fidino più di Lui che non di sé stessi.

 

 

VENERDI’ 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Guglielmo e Pellegrino

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', DONACI DI ESSERE DOVE SEI TU E DI ESSERCI COME VUOI TU.

 

HANNO DETTO: La preghiera è un sommo bene: è infatti comunione intima con Dio e ci rende una cosa sola con Lui. Con la preghiera l’uomo si unisce a Dio in un ineffabile abbraccio: come un bambino chiama nell’affanno sua madre, anche l’uomo grida verso Dio, desideroso del sostegno che viene da Lui. (S. Giovanni Crisostomo)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno può sapere su ciò che sarà fatto domani. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Zappando, un contadino trovò per caso dell’oro. Allora ogni giorno offriva corone alla Terra come se fosse stato beneficato da essa. Ma la Fortuna gli apparve e lo ammonì: «O mio caro, perché attribuisci alla Terra i miei doni, che io ti ho procurato per arricchirti? Se infatti la situazione mutasse e questo tuo oro finisse in altre mani, ho la certezza che rimprovereresti me, la Fortuna, di questo». La favola dimostra che bisogna riconoscere chi ci fa del bene e avere gratitudine nei suoi confronti. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 13,26-33; Sal 2; Gv 14,1-6

 

Vangelo Gv 14,1-6

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Parola del Signore.

 

IO VADO A PREPARARVI UN POSTO, POI TORNERÒ E VI PRENDERÒ CON ME, PERCHÈ SIATE ANCHE VOI DOVE IO SONO”.

Chi sceglie di seguire Gesù, può essere certo di essere sulla via giusta. E c’è anche una meta chiara, promessa da Cristo stesso: stare dove è Lui. Oggi Gesù dov’è?

È ovunque, ma soprattutto è presente nel povero, nel sofferente. Ma contemporaneamente è anche “una cosa sola con il Padre”. Se noi vogliamo arrivare al “paradiso” dobbiamo cominciare a vedere di incontrare Gesù là dove Egli è oggi. Gesù, promettendoci un “posto” con Dio, non ci illude, non ci aliena dalla realtà, anzi ci mette nella realtà, quella più cruda, quella più povera: è lì che facciamo l’esperienza del Cristo sofferente per arrivare poi a stare per sempre con il Cristo glorioso.

 

 

SABATO 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Liberale; S. Zita

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, TU SEI IL MIO DIO, DI TE HA SETE L'ANIMA MIA.

 

HANNO DETTO: E alla fine, non sono gli anni della tua vita che contano. È la vita che c’è stata nei tuoi anni. (Abramo Lincoln)

SAGGEZZA POPOLARE: Non giudicare la tua vita, finché l'opera non è finita. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: In un paese e in un tempo lontani, un padrone aveva uno schiavo che amava e rispettava profondamente, così come lo schiavo amava e rispettava profondamente il padrone. Tutto filava liscio, sinché un giorno capitò in quel paese un uomo che aveva molto studiato. Egli disse allo schiavo: - Il tuo padrone gode di molte cose che tu non hai: una casa più grande della tua, un giardino che è ridente grazie al tuo lavoro, delle pecore che gli danno un buon guadagno soltanto perché sei tu che le porti al pascolo. Se tu fossi al suo posto non ti sentiresti più felice?

- Non so - rispose lo schiavo riflettendo. - Il mio padrone ed io siamo felici tutti e due ... - Prova allora a chiedergli - insistette l'uomo che aveva studiato - se accetta di diventare lui il tuo schiavo ... Lo schiavo, un po' controvoglia, obbedì. Il padrone, sebbene un po' sorpreso, accettò. Le parti s'invertirono. L'ex padrone abitò in una casa più piccola, coltivò il giardino e portò le pecore al pascolo. L'ex schiavo si trasferì nella casa più grande, passeggiò per il giardino e imparò a contare il denaro. Trascorse un po' di tempo. L'uomo di studio si rifece vivo e andò dall'ex schiavo. - Non sei più felice adesso? Non avevo ragione io? - gli chiese. - Non so - rispose l'ex schiavo. - Ad essere sincero, più passa giorno e più dubito della bontà del tuo consiglio. In questa casa troppo grande il vento s'infila dappertutto e ho sempre freddo. Poi, non posso più curare io le piante e i fiori del giardino, che erano la mia grande passione. E infine, amministrare soldi non mi fa dormire la notte ... - Però hai uno schiavo - disse insinuante l'uomo che aveva studiato. - Sai che bellezza! Adesso che sono il padrone, lo guardo mentre portando le pecore al pascolo sonnecchia beato all'ombra di un salice, come facevo io un tempo, e provo invidia per lui... L'uomo di studio, sbalordito e seccato, si recò allora a interrogare il padrone. - Buon uomo - gli chiese con una certa malignità ­ cosa si prova ad essere schiavo dopo esser stato padrone? - Ti dirò ... La nuova casa è davvero piccola, ma molto calda e accogliente. Lavorare la terra stanca, ma mi fa bene alla salute. E poi non ho più la preoccupazione del denaro; la lascio così volentieri al mio padrone ... L'uomo che aveva studiato capì che in quel paese, in quel tempo e soprattutto con quei due uomini le sue teorie facevano acqua e si eclissò. E lo schiavo e il padrone, non appena fu partito, si sedettero intorno a un tavolo, bevvero un bicchier di vino e presero questa decisione: avrebbero fatto rispettivamente lo schiavo e il padrone un mese per uno. Essi, infatti, in quel paese e in quel tempo, sapevano benissimo che non c'è la minima differenza fra il mangiare fagiano o pane e cipolle quando li si mangia con il cuore in pace.

PAROLA DI DIO: At 13,44-52; Sal 97; Gv 14,7-14

 

Vangelo Gv 14,7-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso, ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Parola del Signore

 

“SIGNORE, MOSTRACI IL PADRE E CI BASTA”.

Filippo aveva visto l’amore di Gesù per il Padre, aveva sentito con quale amore Gesù parlava del Padre, aveva provato la gioia di scoprire che Dio era il Padre buono che perdonava il figliol prodigo, che era Colui che si rivelava ai piccoli e ai poveri, che vestiva i fiori del campo e che pensava agli uccelli del cielo, e allora rivolge questa domanda a Gesù.

Ma Gesù gli risponde: “Guarda, Filippo che basta vedere me per vedere il Padre.” Gesù e il Padre sono uno. Gesù opera nell’amore del Padre. Gesù manifesta il Padre che ha preso il suo volto umano. È una cosa meravigliosa che Gesù ci abbia insegnato a chiamare col nome “Padre” il nostro Dio.

Dio, proprio grazie a Gesù, non è più il lontano, l’inaccessibile, il potente che decide a parer suo e sulla pelle degli altri, il castigamatti sempre pronto a adirarsi al minimo sbaglio… Dio è il mio Padre buono!

Purtroppo, però, noi siamo andati oltre. Dal Dio dei tuoni e fulmini dell’Antico Testamento lo abbiamo fatto diventare il Dio bonaccione che può essere bellamente preso alla leggera, intanto perdona sempre!

Dio è mio Padre, ma va rispettato, perché una bontà di Dio mal compresa può creare in noi una sorta di familiarità e di indifferenza che rasenta la bestemmia.

Senza diventare farisei o 'codini’ proviamo a vedere se certi atteggiamenti non indicano proprio una falsa concezione della bontà di Dio. Spesso si sta in chiesa come si starebbe in un bar o nella sala d’aspetto della stazione, appoggiati ai muri, stravaccati sulle panche, ricordo un signore che in attesa di un matrimonio fumava tranquillamente leggendo il giornale e che, quando in buone maniere cercai di fargli osservare che non era il miglior modo di stare in chiesa mi rispose che questa era la casa di Dio e degli uomini e quindi lui ci stava come gli pareva. Si può ricevere il Corpo di Cristo con la gomma in bocca, si può passare davanti al tabernacolo senza neanche un piccolo segno di rispetto per chi vi è contenuto ma se questi possono essere semplici gesti di buona educazione ci sono atteggiamenti interiori ancora più gravi: “Il peccato non esiste più”, “Tutto va bene per questo Dio che è Padre”, “Dio la deve pensare come me…”, “In fondo non siamo noi figli che dobbiamo indirizzare i nostri vecchi che hanno sempre capito poco della vita?”

Dio è Padre, buono, misericordioso, lento all’ira, pieno di grazia, ma è sempre Dio! Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo, mio fratello, ma è sempre Dio. Davanti a noi sta l’Infinito, l’Assoluto, il Tutt’Altro; che ci è Padre, appunto, ma non per questo possiamo ridurlo alle nostre piccole cose. Vi ricordate che una volta ci insegnavano il ‘timor di Dio’? Esso è tutt’altro che ‘paura di Dio’, è però rispetto reverenziale di Colui che essendomi Padre è anche il Signore del cielo e della terra.

 

 

DOMENICA 28 APRILE: 5^ DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Pietro Chanel

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, CHE IO NON SCAPPI MA RIMANGA SEMPRE CON TE.

 

HANNO DETTO: Quando le certezze vengono meno, ci si può salvare solo su quella zattera in cui la solidarietà con l'altro dà senso al sacrificio nostro. (Eugenio Borgna)

SAGGEZZA POPOLARE: Non ti fidare di un pidocchio rifatto. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Il telefono squillò nel cuore della notte ed io mezzo addormentato afferrai il ricevitore. Era una chiamata intercomunale. Con il cuore che mi martellava sentii dire: “Sei tu, figliolo?”. “Mamma, che cosa c'è?” “Nulla – sentii la mamma che diceva ridendo – È il tuo compleanno”. “Santo cielo, esclamai, non mi avrai mica tirato giù dal letto alle tre di notte per augurarmi buon compleanno, no?” “Beh, 30 anni fa sei stato tu a tirarmi giù dal letto alle tre di notte...e ho pensato che fosse arrivata l'ora di ripagarti”.

PAROLA DI DIO: At 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

 

Vangelo Gv 15,1-8

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore

 

OGNI TRALCIO CHE PORTA FRUTTO LO POTA PERCHE’ PORTI PIU’ FRUTTO”.

Se c’è una cosa difficile da accettare è la potatura di chi opera già il bene. Riusciamo a capire i rami secchi che vengono eliminati, anzi qualche volta ce la prendiamo con Dio perché non fa piazza pulita dei cattivi, ma perché la sofferenza per chi sta operando il bene?

Gesù parla di una prospettiva di frutti migliori. Il frutto è poi sempre uno: la carità, l’amore. È vero che la potatura, le prove, le tentazioni, le sofferenze sono contrarie alla vita, alla serenità, allo star bene ma abbiamo mai pensato alla sofferenza come ad un momento di purificazione che può migliorarci interiormente e che può farci puntare a valori umani e cristiani sempre più alti?

La potatura può farci o rinsecchire oppure può farci portare frutti qualitativamente migliori.

 

 

LUNEDI’ 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina da Siena patrona d’Italia e d’Europa

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' SONO ATTACCATO AL GIOGO, MA CON TE.

 

HANNO DETTO: Certe cime non si scalano che in cordata. (Daniel Perrot)

SAGGEZZA POPOLARE: Ogni scarpa trova il suo piede. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Durante un comizio presieduto da Trotski, salì sul podio un operaio che, mostrando un bastone, disse: “Amici, osservate questo bastone. V'è un manico d'osso, poi il corpo essenziale è di legno ed infine la punta di ferro. Se paragoniamo il bastone alla Russia abbiamo questa similitudine: il manico rappresenta l'aristocrazia, in alto, la punta rappresenta i ladri e gli assassini in basso e la parte centrale rappresenta la grande massa dei lavoratori. Se capovolgiamo il bastone il significato non cambia: avremo l'aristocrazia in basso e gli assassini in alto, ma il popolo rimarrà sempre allo stesso posto”.

PAROLA DI DIO: 1Gv 1,5 – 2,2; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

"IL MIO GIOGO È DOLCE E IL MIO CARICO LEGGERO".

Uno degli aspetti più belli della vita di un prete in una parrocchia è di essere sempre a contatto con l'umanità (qualche volta persin troppo, allora si sente il bisogno di disintossicarsi un po'). E questo continuo contatto ti fa scoprire quante croci ci sono nel mondo: ce ne sono proprio una per uno!

Ma quali e quanti sono anche i modi di portare la croce! C'è il fatalista: "Doveva capitare! non posso farne a meno, la porto!" C'è chi non vuol riconoscerla e cerca di nascondersela. C'è chi grida contro di essa e contro Dio: "La croce è una palese ingiustizia". Chi (specialmente con le croci degli altri) dice: "Soffri, intanto c’è un paradiso in cui godrai". Gesù è realista: seguirlo non è facile: il perdono, la povertà, la rinuncia sono un "carico", un "giogo". Esso però può diventare "leggero" e "soave" se sai che Lui lo porta con te e se invece di imprecare nel cammino sotto il suo peso, sai vederlo come segno di amore per Dio e per i fratelli.

 

 

MARTEDI’ 30 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pio V; S. Sofia; S. Giuseppe B. Cottolengo

Una scheggia di preghiera:

 

DONA A TUTTI, SIGNORE, LA TUA PACE.

 

HANNO DETTO: Pari a un dio è il mortale che aiuta un mortale. (Menandro)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando arriva il temporale i cani tornano alle loro case. (Proverbio della Corsica)

UN ANEDDOTO: Moltissimi anni fa il dio del vento decise di vendicarsi di un villaggio da cui non gli proveniva neanche più un dono. Prima avrebbe distrutto i frutti della terra, poi gli uomini. La terra produceva solo ulivi, che venivano curati con grande amore. E fu proprio per questo motivo che accadde ciò che accadde. Perché le piante sono riconoscenti a chi le ama, e quando capirono le intenzioni del dio, vollero ringraziare gli uomini dando loro un esempio. Una notte, dunque, il dio scatenò tutte le sue furie contro l'uliveto. Gli si avventò contro con violenza inaudita, ululando spaventosamente. Ma gli ulivi si erano preparati a sostenere l'assalto. Ogni pianta aveva intrecciato i propri rami con quelli della pianta vicina, sì da formare come un immenso cespuglio serrato, dentro il quale il dio scorrazzava senza trovare un solo albero da svellere. Reiterò i suoi assalti una, due, tre volte, sinché finì spompato in una valletta cieca. Un uomo aveva raccolto il dono degli ulivi. Corse al villaggio. E quando il dio del vento, dopo aver rifiatato, sibilò feroce per le strade e s'infilò come un falco nelle capanne, non trovò nessun uomo. Gli abitanti erano tutti riuniti nel tempio, al centro i bambini, poi le donne e quindi gli uomini a formare come un grande fiore compatto, le mani e le braccia allacciate, stretti in un grande abbraccio. Il dio del vento rinunciò alla sua vendetta. Fu così che in quel tempo venne scoperta la solidarietà. Se ne parla ancor oggi, ma sinché troppe mani rimangono inerti c'è ancor molto da fare.

PAROLA DI DIO: At 14,19-28; Sal 144; Gv 14,27-31a

 

Vangelo Gv 14,27-31

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco». Parola del Signore

 

VI LASCIO LA PACE, VI DO’ LA MIA PACE. NON COME LA DA’ IL MONDO, IO LA DO’ A VOI”.

Specialmente in questi ultimi tempi abbiamo invocato la pace, pregato per la pace, manifestato per la pace. Ci crediamo veramente. Vorremmo che gli uomini usassero strade diverse dalle guerre e dalle violenze per costruire la pace. E poi spesso ci accorgiamo che non solo nelle controversie internazionali ma anche nel nostro vivere quotidiano abbiamo idee di pace molto diverse o addirittura adottiamo strade tutt’altro che pacifiche per risolvere i nostri problemi, provate anche solo a pensare alle forme di prepotenza e di sopruso che spesso sono usate negli uffici e nelle fabbriche, sulle strade e, più sovente di quello che pensiamo, nei rapporti familiari. Si può dunque essere in pace se viviamo continuamente in climi di guerra, di intimidazione, di soprusi dove contano i potenti, i ricchi che operano anche contro le maggioranze?

La pace che Gesù ripetutamente augura nel Vangelo è una pace diversa da quella che abitualmente intendono gli uomini. La pace di cui parla Cristo è completamente diversa dalla pace del mondo. La pace di Cristo si può averla anche in momenti di dolore, di prove, di umiliazioni, di privazioni di ogni genere. È la pace dei missionari, dei martiri, dei santi, dei veri cristiani. Mentre la pace del mondo è soltanto tregua ottenuta spesso come conseguenza di paure e compromessi, la pace di Cristo nasce da un atto di fede totale nella bontà di Dio; nasce dalla certezza che Dio ha in pugno la vita e la storia, nasce da un abbandono confidente all’Onnipotente. Questa pace resta anche in mezzo a malattie terribili in mezzo alle più orribili prove, questa pace resiste anche in mezzo alla povertà e ai soprusi.

     
     
 

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