IL MISTERO

DELLA PREDESTINAZIONE




 

SOLO ALCUNI PREDESTINATI ?

 

Esiste una famiglia di vecchi errori (pelagianesimo e semipelagianesimo) che, disprezzando Dio e la sua grazia, fa dipendere tutta la salvezza soltanto dall’uomo e dalla sua volontà. Non meno gravi sono però le eresie (calvinismo e giansenismo) in cui è caduta una seconda interpretazione della storia, sopprimendo il libero arbitrio e negando l’adesione dell’uomo ai misteriosi disegni della Provvidenza. In questo secondo caso, essendo l’Essere Supremo responsabile di tutto, sia la salvezza che la dannazione eterna troverebbero spiegazione soltanto nella oscura ed imperscrutabile volontà divina. Tra queste posizioni estreme la chiesa cattolica, le chiese ortodosse, la chiesa anglicana, i luterani ed i metodisti hanno da sempre considerato la salvezza soprattutto opera di Dio e della sua grazia, non trascurando però il valore della libera adesione dell’uomo ai disegni provvidenziali (Deuteronomio 31,11-20; Ezechiele 18,23-32; Matteo 25,1-46; Romani 2,6-11; Apocalisse 20,11-15). In tale visione della storia, l’uomo può essere pertanto paragonato ad un naufrago in mezzo al mare, incapace di salvarsi da solo e in totale balia delle onde: la grazia della salvezza gli può venire solo da chi gli ha lanciato una corda a cui aggrapparsi, fermo restando che ad ogni singolo individuo rimane la libera scelta di accettare o di rifiutare l’appiglio offertogli. In pratica, dalla stazione terra non sono stati preparati due treni destinati a stazioni opposte (la salvezza e la dannazione) ma un unico treno predestinato all'eterna felicità: sta ad ogni singolo viaggiatore scegliere liberamente se salire o non salire su quel treno: chi rimane a terra è evidentemente predestinato a non arrivare. Dio, pur preconoscendo e prevedendo le libere scelte di ogni uomo, ha pertanto predestinato ogni mezzo per la salvezza di tutta l’umanità (Ezechiele 18,23; Ezechiele 33,11; Giovanni 12,32; Romani 8,28-30; 1 Timoteo 2,4; Efesini 1,1-10; 2 Pietro 3,9), iscrivendo ogni figlio di Adamo nel libro della vita, fin dalla fondazione del mondo. In pratica Dio permise che la mancanza di fede, l’indurimento del cuore e l’accecamento del vecchio Israele (Matteo 26,54; Atti 3,14-2; Romani 9,30-35; Romani 10,2-3; 1 Pietro 2,6-10) potessero essere utili ad accelerare l’eterno disegno di salvezza rivolto a tutta l’umanità. Del resto il Signore ha predestinato un piano che si realizza nella storia (Isaia 14,24; Isaia 37,26; Atti 17,26-30) a favore di tutta l'umanità, usando misericordia e pietà verso molti ma lasciando indurire e dannare coloro che si ostinano nell'empietà, nel peccato e nella ribellione (Romani 9,14-18; 1 Corinzi 10,13; 2 Pietro 2,9; Apocalisse 3,20).

 

Alcuni punti della Sacra Scrittura sono stati però spesso interpretati come segno di una doppia predestinazione. Di fatto, nel libro di Apocalisse si parla più volte dell'inesorabile condanna per tutti coloro che non sono iscritti nel libro della vita “fino dalla fondazione del mondo” (Apocalisse 13,8 e 17,8). A tal proposito è legittimo supporre che si faccia riferimento a persone che, benché predestinate alla salvezza dall'eternità, non abbiano perseverato nella loro apertura ai disegni divini ma siano state depennate da tale libro per un particolare indurimento nell’ostinazione e nell’empietà, come Faraone re d’Egitto (Romani 9,14-18). Tale possibilità è chiaramente ricordata da vari punti della Bibbia, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Basti pensare alla richiesta di Mosè di essere cancellato dal libro della vita dopo i gravi peccati d’Israele (Esodo 32,31-33), alla preghiera del salmista affinché dal libro della vita siano rimossi i nomi dei malvagi (Salmo 69,28) e alla promessa ai cristiani della comunità di Sardi di non essere tolti dal libro della vita (Apocalisse 3,5). Anche qui un banale paragone potrebbe forse chiarire meglio questo concetto. Se da un pubblico concorso fossero esclusi tutti coloro che non hanno la fedina penale pulita “fin dalla nascita”, qualcuno potrebbe sospettare che molti nascano predestinati a qualche condanna, con documenti già marchiati da qualche oscura postilla. Più ragionevole sarebbe però pensare che da quel particolare posto di lavoro sarebbero esclusi solo coloro che, dopo la nascita, hanno macchiato con qualche grave colpa il loro curriculum vitae.

 

Del resto anche altri brani della Bibbia, spesso utilizzati a sostegno della fede nella “doppia predestinazione”, andrebbero esaminati con particolare attenzione. In Romani 9,11-12 e in Genesi 25,23-26, ad esempio, pur parlando chiaramente della predestinazione di Giacobbe e del rigetto di Esaù con riguardo alla discendenza che avrebbe avuto il predominio (Israele su Edom), non si fa mai riferimento alla dannazione o alla salvezza eterna dei due fratelli. Del resto, anche alla luce delle moderne conoscenze della medicina, è importante notare come nei parti gemellari eterozigoti non esista alcuna certezza che il primo dei fratelli che viene alla luce sia effettivamente quello concepito per primo, potendo così vantare un indiscusso diritto alla primogenitura. In Atti 13,45 viene poi contrapposto il destino del popolo ebraico, predestinato dall’eternità alle nozze messianiche ed all’entrata nel regno di Dio (Matteo 21,33-43 e Matteo 22,1-10) a quello dei gentili, “predestinati alla vita eterna” (Atti 13,48) ma chiamati in massa solo dopo il rifiuto del Messia (Luca 14,15-24; Atti 13,46 e Romani 9,30-33). In pratica Dio permise che la mancanza di fede, l’indurimento del cuore e l’accecamento del vecchio Israele (Matteo 26,54; Atti 3,14-2; Romani 9,30-35; Romani 10,2-3; 1 Pietro 2,6-10) potessero essere utili ad accelerare l’eterno disegno di salvezza rivolto a tutta l’umanità. In pratica Dio permise che la mancanza di fede, l’indurimento del cuore e l’accecamento del vecchio Israele (Matteo 26,54; Atti 3,14-2; Romani 9,30-35; Romani 10,2-3; 1 Pietro 2,6-10) potessero essere utili ad accelerare l’eterno disegno di salvezza rivolto a tutta l’umanità. Del resto il Signore ha predestinato un piano che si realizza nella storia (Isaia 14,24; Isaia 37,26; Atti 17,26-30) a favore di tutta l'umanità, usando misericordia e pietà verso molti ma lasciando indurire e dannare coloro che si ostinano nell'empietà, nel peccato e nella ribellione (Romani 9,14-18; 1 Corinzi 10,13; 2 Pietro 2,9; Apocalisse 3,20).

Pertanto, riprendendo l'esempio del treno, é possibile che qualche viaggiatore recalcitrante sia stato convinto a salire con una certa energia, mentre altri siano stati abbandonati alle proprie ferme decisioni. E qui sta forse l'unico mistero delle scelte divine che, conoscendo profondamente l'animo umano, riescono a prevedere quali passeggeri in buona fede possano davvero collaborare con il programma di viaggio. In conclusione, comunque, i "predestinati alla vita eterna" di Atti 13,45 sono i pagani, mentre "coloro che non sono iscritti nel libro della vita fino dalla fondazione del mondo" di Apocalisse 13,8 e 17,8 sono coloro che da tale libro sono stati cancellati per i gravi peccati o, come i giudei, per l'ostinato rifiuto della salvezza (Esodo 32,21-33; Salmo 69,28; Apocalisse 3,5).

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