LA TRADIZIONE APOSTOLICA DI IPPOLITO

 

 

PROLOGO

Abbiamo ormai parlato esaurientemente dei doni che Dio fin da principio ha elargito agli uomini secondo la sua volontà, per ricondurre a sé quella immagine che da lui si era allontanata. Ora, mossi da spirito di carità verso tutti i santi, siamo giunti ad esporre l’essenza della tradizione su cui la Chiesa deve basarsi, affinché quanti saranno ben istruiti sulla tradizione finora conservata, seguendo la nostra esposizione, la mantengano in vita, siano resi più sicuri dalla sua conoscenza ed evitino l’errore in cui si è caduti di recente per ignoranza e per colpa degli ignoranti. Lo Spirito Santo, infatti, concede a coloro che hanno una retta fede la grazia perfetta di sapere in che modo coloro che sono a capo della Chiesa debbano insegnare e salvaguardare l’intera tradizione.

 

I VESCOVI

Sia ordinato vescovo colui che è stato scelto da tutto il popolo, purché sia irreprensibile. Si farà il nome del prescelto e, se esso incontrerà unanimità di consensi, si riuniranno, di domenica, il popolo, il collegio dei presbiteri e i vescovi presenti. Questi ultimi, con consenso di tutti, impongano le mani sull’eletto, mentre i presbiteri assistano senza far nulla. Tutti tacciano, ma preghino in cuor loro per la discesa dello Spirito Santo.  Poi uno dei vescovi presenti, a richiesta di tutti, imponga la mano su colui che riceve l’ordinazione episcopale e preghi dicendo:

 

« Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, Padre delle misericordie, Dio di ogni consolazione che abiti nell’alto dei cieli e guardi ciò che è umile, che conosci tutte le cose prima ancora che esistano, che hai dato le leggi alla Chiesa per mezzo della parola della tua grazia, che fin dal principio hai predestinato la razza dei giusti discendenti da Abramo e hai istituito capi e presbiteri e provveduto a che il tuo culto non mancasse mai di ministri, che sin dall’inizio dei tempi ti sei compiaciuto di essere glorificato da coloro che hai scelto: effondi ora la potenza – che solo da Te può venire – dello Spirito sovrano che tu hai dato al tuo diletto figlio Gesù Cristo e questi ai santi apostoli, i quali fondarono in ogni luogo la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode eterna del tuo nome. Concedi, Padre che conosci i cuori, a questo servo che hai scelto per l’episcopato, di pascolare il tuo santo gregge, di esercitare, in maniera irreprensibile e in tuo onore, la massima dignità sacerdotale stando al tuo servizio giorno e notte, di rendere il tuo volto incessantemente propizio, di offrirti i doni della tua santa Chiesa, di avere, in virtù dello Spirito del sommo sacerdozio, il potere di rimettere i peccati secondo il tuo comando, di distribuire i compiti secondo la tua volontà e di sciogliere ogni legame in virtù del potere che hai dato agli apostoli, di esserti accetto per la mansuetudine del suo spirito e la purezza del suo cuore, di offrirti il profumo della soavità, per mezzo di Gesù Cristo tuo figlio, per il quale hai gloria, potenza e onore, Padre e Figlio con lo Spirito Santo, ora e nei secoli dei secoli. Amen ».

 

Dopo che  è stato ordinato vescovo, tutti lo salutino e gli diano il bacio della pace, poiché ne è diventato degno. I diaconi gli porgano l’offerta ed egli, imponendo su di essa le mani insieme con tutti i presbiteri, renda grazie dicendo: « Il Signore sia con voi ». Tutti rispondano: « E con il tuo spirito ». « In alto i cuori ». « Li teniamo rivolti al Signore ». « Ringraziamo il Signore ». « È cosa degna e giusta ». E continui: «Ti ringraziamo, o Dio, per mezzo del tuo diletto figlio Gesù Cristo, che in questi ultimi tempi ci hai inviato come salvatore, redentore e messaggero della tua volontà, che è il tuo Verbo inseparabile, per mezzo del quale hai creato tutte le cose e nel quale hai riposto la sua compiacenza, che hai mandato dal cielo nel seno di una Vergine ed è stato concepito, si è incarnato e si è manifestato come figlio tuo, nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine.  Per compiere la tua volontà e per conquistarti un popolo santo, Egli ha teso le mani nella passione per liberare dalla sofferenza coloro che hanno fiducia in te. E, accettando volontariamente la sofferenza per distruggere la morte, spezzare le catene del demonio, schiacciare l’inferno, illuminare i giusti, confermare il testamento e manifestare la risurrezione, prendendo il pane ti rese grazie e disse: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che sarà spezzato per voi”. Lo stesso fece con il calice dicendo: “Questo è il mio sangue che verrà sparso per voi. Quando fate questo, fatelo in memoria di me”. Ricordando dunque la sua morte e la sua risurrezione, noi ti offriamo il pane e il calice e ti ringraziamo d’averci giudicati degni di stare alla tua presenza e di servirti. Inoltre ti preghiamo di inviare il tuo Spirito Santo sull’offerta della santa Chiesa, di dare unità a tutti coloro che vi partecipano e di concedere loro di essere riempiti dello Spirito Santo e fortificati nella fede della verità, affinché ti lodiamo e ti glorifichiamo per Gesù Cristo tuo figlio, per il quale tu, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, hai onore e gloria ora e nei secoli dei secoli. Amen »

 

Se si offre olio, renda grazie come nell’offerta del pane e del vino, adoperando non proprio le stesse parole, ma nello stesso senso: « Come santificando quest’olio, con il quale hai unto re, presbiteri e tu dai salvezza a coloro che lo ricevono e se ne ungono, così esso porti conforto a coloro che lo gustano e salute a coloro che lo usano ». Allo stesso modo, se si offrono formaggio e olive, dica: « Santifica questo latte che è stato cagliato unendo anche noi alla tua carità. Fa’ che non si allontani dalla tua dolcezza questo frutto dell’olivo che è simbolo dell’abbondanza, quella stessa che dal legno hai fatto fluire in vita per coloro che sperano in te ». In ogni benedizione si dica: « Gloria a te, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, ora e sempre in tutti i secoli dei secoli. Amen ».

 

I PRESBITERI

Quando si ordina un presbitero,  il vescovo gli imponga la mano sul capo, imitato dai presbiteri, e preghi nel modo che abbiamo detto a proposito dell’ordinazione del vescovo, dicendo: « Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, volgi lo sguardo su questo servo qui presente ed infondigli spirito di grazia e di saggezza sacerdotale, affinché aiuti e governi il popolo con cuore puro, come volgesti lo sguardo sul popolo da Te eletto e ordinasti a Mosè di scegliere dei presbiteri che riempisti dello stesso spirito che avevi donato al tuo servo.  E ora fa’, o Signore, che non ven-ga mai meno in noi lo spirito della tua grazia e concedici di servirti in semplicità di animo lodandoti per il tuo figlio Gesù Cristo, per il quale hai, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, gloria e potenza ora e nei secoli dei secoli. Amen ».

 

I DIACONI

Quando si ordina un diacono, lo si scelga nel modo già detto, ma solo il vescovo gli imponga le mani.  Nell’ordinazione del diacono imponga le mani solo il vescovo proprio perché il diacono viene ordinato non al sacerdozio, ma al servizio del vescovo con il compi-to di eseguirne gli ordini. Difatti egli non prende parte al consiglio dei presbiteri, ma amministra e segnala al vescovo ciò che è necessario, né riceve lo spirito comune di cui tutti i presbiteri partecipano, ma quello che gli è conferito per potere del vescovo. Per questo soltanto il vescovo ordini il diacono. Sul presbitero devono imporre le mani anche i presbiteri perché godono anch’essi del comune e simile spirito sacerdotale. Infatti il presbitero ha il potere di ricevere, ma non di dare questo spirito, perciò non ordina il clero, ma, nell’ordinazione del presbitero, non fa che esprimere la sua approvazione mentre è il vescovo che ordina. Ordinando il diacono, il vescovo dica così: « Dio, che hai creato tutte le cose e le hai ordinate mediante il Verbo, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che hai inviato perché eseguisse la tua volontà e manifestasse a noi la tua intenzione, concedi il santo spirito della grazia, dello zelo e della diligenza al tuo servo qui presente, che hai scelto affinché sia al servizio della tua Chiesa e porti nel tuo santuario ciò che viene offerto da colui che è stato stabilito tuo sommo presbitero a gloria del tuo nome, affinché, adempiendo il suo compito in modo irreprensibile e con purezza di vita, sia degno di conseguire un grado più elevato e ti lodi e glorifichi per il tuo figlio Gesù Cristo nostro Signore, per il quale hai, con lo Spirito Santo, gloria, potenza e lode nei secoli dei secoli. Amen ».

 

I CONFESSORI DELLA FEDE

Se un confessore è stato in prigione per il nome del Signore, non gli si faccia l’imposizione per ordinarlo diacono o presbitero, dal momento che, per la sua confessione, ha già la dignità sacerdotale; gliela si faccia, invece, per ordinarlo vescovo. Se il confessore non è stato condotto davanti alle autorità né è stato punito in catene o gettato in prigione né condannato ad altra pena, ma, occasionalmente, è stato soltanto deriso per il nome del Signore e castigato di castigo domestico, e ha reso testimonianza della sua fede, gli si faccia l’imposizione per conferirgli qualsiasi ordine, di cui è degno. Il vescovo renda grazie secondo la solita formula, ma senza ripetere per forza le stesse parole che abbiamo detto, sforzandosi di ricordarle a memoria: ciascuno, piuttosto, preghi secondo le proprie capacità. Se si riesce a pregare a lungo ed elevatamente, bene; altrimenti si reciti una preghiera breve, purché sia corretta e conforme all’ortodossia.

 

I NON CONSACRATI: LA VEDOVA, IL LETTORE, LA VERGINE, IL SUDDIACONO, IL GUARITORE

Quando si istituisce una vedova, questa non riceva un’ordinazione, ma solo il titolo. L’istituzione avvenga se la donna ha perduto il marito da molto tempo; ma se da poco, non si abbia fiducia in lei. Se la donna è attempata, la si tenga in prova per qualche tempo, poiché spesso le passioni invecchiano insieme con colui che fa loro posto nel proprio intimo.  La vedova venga istituita con la sola parola e poi venga unita alle altre. Non le si faccia l’imposizione, in quanto ella non fa l’offerta né assume alcun compito liturgico.  Del resto, l’ordinazione è limitata al clero che svolge un ufficio liturgico, mentre la vedova è istituita per la preghiera che è dovere di tutti. Il lettore viene istituito nell’atto in cui il vescovo gli consegna il libro: non gli si fa, infatti, l’imposizione delle mani. Non si imponga la mano sulla vergine: è unicamente la sua decisione che la fa vergine. Non si imponga la mano sul suddiacono, ma lo si nomini perché sia al servizio del diacono. Se uno dice: « Ho ricevuto il dono della guarigione in una rivelazione », non gli si faccia l’imposizione.  I fatti stessi dimostreranno se ha detto la verità.

 

I CATECUMENI

Coloro che si presentano per la prima volta ad ascoltare la parola, siano subito condotti alla presenza dei dottori, prima che il popolo arrivi, e sia loro chiesto il motivo per cui si accostano alla fede. Coloro che li hanno condotti testimonino se sono in grado di ascoltare. Siano interrogati sul loro stato di vita: Hanno moglie? Sono schiavi? Se uno è schiavo di un fedele e il padrone glielo permette, ascolti la parola; ma sia rimandato se il padrone non garantisce ch’egli è buono. Se invece è schiavo di un pagano, gli si insegni a soddisfare il padrone, affinché non gliene derivi calunnia.  Se un uomo ha moglie o una donna ha marito, gli si insegni a contentarsi, il marito della moglie, la moglie del marito. Se uno non ha moglie, gli si insegni a non fornicare, ma a contrarre matrimonio secondo la legge o a rimanere come è. Se uno è posseduto dal demonio, non ascolti la parola dell’insegnamento fino a che non si sia purificato.

 

Si esaminino i mestieri e le occupazioni di coloro che sono condotti a ricevere l’istruzione. Se uno gestisce un postribolo, smetta o sia rimandato.  Se uno è scultore o pittore, gli si dica di non rappresentare idoli: smetta o sia rimandato. Se uno è attore o dà rappresentazioni in teatro, smetta o sia rimandato. È bene che chi insegna ai fanciulli smetta, ma gli si permetta di continuare se non ha altro mestiere. L’auriga che gareggia o colui che prende parte ai giochi pubblici, smetta o sia rimandato. Chi è gladiatore o insegna ai gladiatori a combattere, o è un bestiario che combatte nel circo contro le fiere, o è un funzionario che si occupa dei giochi dei gladiatori, smetta o sia rimandato. Chi è presbitero o guardiano di idoli, smetta o sia rimandato. Il soldato subalterno non uccida nessuno. Se riceve un ordine del genere, non lo esegua e non presti giuramento.  Se non accetta tali condizioni, sia rimandato. Chi ha potere di vita e di morte o il magistrato supremo di una città, smetta o sia rimandato. Il catecumeno o il fedele che vogliono dedicarsi alla vita militare siano mandati via perché hanno disprezzato Dio.  La prostituta, il lussurioso, il dissoluto e chiunque altro faccia cose di cui non sta bene parlare, siano rimandati perché sono impuri. Il mago non sia ammesso all’esame. L’incantatore, l’astrologo, l’indovino, l’interprete dei sogni, il ciarlatano, il falsificatore di monete, il fabbricante di amuleti, smettano o siano rimandati. La concubina di un uomo di cui sia schiava, se ha allevato figli e ha rapporti solo con il padrone, sia ammessa, altrimenti sia rimandata. Chi ha una concubina smetta e prenda moglie secondo la legge; se non vuole, sia rimandato. Se abbiamo compiuto delle omissioni, le stesse occupazioni vi suggeriranno il da farsi. Tutti, difatti, abbiamo lo spirito di Dio.

 

I catecumeni siano istruiti per tre anni. Tuttavia chi in questo periodo dimostra particolare zelo e lodevole applicazione, sia giudicato non secondo il tempo, ma solo secondo il suo comportamento. Quando il dottore termina di dare l’istruzione, i catecumeni preghino in disparte dai fedeli. Le donne, poi, stiano a parte nell’assemblea, sia le fedeli che le catecumene.  Dopo aver finito di pregare, non daranno il bacio della pace, perché il loro bacio non è ancora santo. I fedeli, invece, si saluteranno, gli uomini con gli uomini, le donne con le donne: ma gli uomini non saluteranno le donne. Tutte le donne abbiano il capo coperto con il pallio, purché questo non sia di lino, che non vela.

 

Dopo la preghiera, il dottore imponga la mano sui catecumeni, preghi e li congedi. Faccia così, ecclesiastico o laico che sia. Se un catecumeno è arrestato per il nome del Signore, non lo si lasci nell’ansia per quanto riguarda la testimonianza: se, infatti, subisce violenza o viene ucciso quando ancora non ha ricevuto il perdono dei peccati, sarà giustificato, poiché ha ricevuto il battesimo nel suo stesso sangue.

 

IL BATTESIMO

Dopo aver scelto coloro che dovranno ricevere il battesimo, si esamini la loro vita: hanno vissuto devotamente nel periodo del catecumenato, onorando le vedove, visitando gli ammalati, praticando opere buone? Se coloro che li hanno presentati testimoniano che si sono comportati in questo modo, allora ascoltino il Vangelo.  Fin da quando vengono scelti e separati, ogni giorno si imponga loro la mano per esorcizzarli. All’avvicinarsi del giorno in cui dovranno ricevere il battesimo, il vescovo li esorcizzi uno per uno per vedere se sono puri. Chi non è buono o non è puro venga scartato, perché non ha ascoltato con fede la parola: è impossibile difatti che lo straniero si nasconda sempre. Si ordini a coloro che devono ricevere il battesimo di prendere un bagno e di lavarsi il quinto giorno della settimana.  Se una donna ha le regole, venga messa in disparte e riceva il battesimo un altro giorno. Coloro che devono essere battezzati digiunino il venerdì e si riuniscano il sabato in uno stesso luogo, se-condo la volontà del vescovo. Si ordini loro di pregare e di inginocchiarsi. Imponga loro la mano e ordini ad ogni spirito estraneo di allontanarsi da essi e di non ritornare mai più. Dopo l’esorcismo, soffi loro sul viso, segni loro la fronte, le orecchie, le narici e, infine, li faccia alzare. Essi veglieranno tutta la notte ascoltando letture ed istruzioni. Coloro che devono ricevere il battesimo non portino con sé niente altro, se non ciò che ognuno porta per l’eucaristia: è bene, difatti, che chi è ritenuto degno faccia allora l’offerta.

 

Al canto del gallo, per prima cosa si preghi sull’acqua. Sia acqua che scorra in una fonte o che fluisca dall’alto. Avvenga così, a meno che non ci sia qualche necessità.  Se c’è una necessità permanente ed urgente, si usi l’acqua che si trova. Si spoglino. Battezzate per primi i bambini.  Tutti quelli che sono in grado di rispondere da sé, rispondano; per quelli che non sono in grado, rispondano i genitori o qualcuno della famiglia. Battezzate poi gli uomini ed infine le donne, le quali avranno disciolto i capelli e deposto i loro gioielli d’oro e d’argento: nessuno discenda nell’acqua con indosso qualcosa di estraneo.  All’ora fissata per il battesimo il vescovo renda grazie sull’olio e poi lo metta in un vaso: è l’olio del rendimento di grazie. Poi prenda altro olio e pronunci su di esso un esorcismo: è l’olio dell’esorcismo. Un diacono prenda l’olio dell’esorcismo e si ponga alla sinistra del presbitero, un altro prenda l’olio del rendimento di grazie e si ponga alla destra. Il presbitero, prendendo in disparte uno per uno coloro che devono ricevere il battesimo, gli ordini di abiurare dicendo: « Rinuncio a te, Satana, a tutte le tue pompe e a tutte le tue opere ». Dopo che ha abiurato, lo unga con l’olio dell’esorcismo dicendogli: « Ogni spirito si allontani da te » Così lo affidi, nudo, al vescovo o al presbitero che sta vicino all’acqua, perché lo battezzi. Un diacono discenda nell’acqua insieme con colui che deve essere battezzato. Quando questi discende nell’acqua, colui che battezza gli imponga la mano sul capo chiedendo: « Credi in Dio Padre onnipotente? ». Colui che viene battezzato risponda: « Credo ». Lo battezzi allora una prima volta tenendogli la mano sul capo. Poi chieda: « Credi in Cristo Gesù, figlio di Dio, che è nato per mezzo dello Spirito Santo dalla vergine Maria, è stato crocifisso sotto Ponzio Pilato, è morto ed è risorto il terzo giorno, vivo dai morti, è salito nei cieli, siede alla destra del Padre e verrà a giudicare i vivi e i morti? ».  Quando colui che è battezzato avrà risposto: « Credo », lo battezzi una seconda volta, poi ancora chieda: « Credi nello Spirito Santo e nella santa Chiesa e nella risurrezione della carne? ». Il battezzato risponda: « Credo ».  Così sia battezzato per la terza volta. Il presbitero lo unga, quando risale, con l’olio che è stato consacrato dicendo: «Ti ungo con l’olio santo nel nome di Gesù Cristo ». E così, uno per uno, si asciughino, si rivestano ed entrino in chiesa. Il vescovo imponga loro la mano e invochi dicendo: « Signore Dio, che li hai resi degni di meritare la remissione dei peccati mediante il lavacro di rigenerazione dello Spirito Santo, infondi in essi la tua grazia, affinché ti servano secondo la tua volontà, poiché a te è gloria, al Padre, e al Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, ora e nei secoli dei secoli. Amen ».  Poi versandogli sul capo l’olio santificato e imponendogli la mano, dica: «Ti ungo con l’olio santo nel Signore Padre onnipotente e in Gesù Cristo e nello Spirito Santo ». Lo segni sulla fronte, lo baci e dica: « Il Signore sia con te ». Colui che è stato segnato risponda: « E con il tuo spirito ». Così il vescovo faccia a tutti, uno per uno. Preghino ormai insieme con tutto il popolo; ma preghino insieme con i fedeli solo dopo aver ricevuto tutto ciò. Dopo aver pregato diano il bacio della pace. A questo punto i diaconi presentino l’offerta al vescovo. Questi benedica il pane per rappresentare il corpo di Cristo; poi il calice di vino misto, per rappresentare il sangue sparso per tutti quelli che hanno creduto in lui; il latte e il miele mescolati insieme, per indicare l’adempimento della promessa, fatta ai nostri padri, di una terra dove scorressero latte e miele, cioè della carne che il Cristo stesso ha donato – e di cui si nutrono, alla maniera dei bambini, i credenti – e che trasforma in dolcezza l’amarezza del cuore con la soavità della parola; infine l’acqua offerta in segno di purificazione, affinché anche la parte interiore dell’uomo, l’anima, riceva gli stessi effetti del corpo. Il vescovo dia tutte queste spiegazioni a coloro che si comunicano. Spezzi poi il pane e ne distribuisca un pezzetto ad ognuno dicendo: « Il pane celeste in Gesù Cristo ». Chi lo riceve risponda: « Amen ».  Se i presbiteri non bastano, anche i diaconi tengano i calici e se ne stiano composti nell’ordine seguente: primo quello che ha in mano l’acqua, secondo quello che ha il latte, ultimo quello che ha il vino. Coloro che ricevono bevano da ognuno dei calici, mentre chi porge il calice dica: « In Dio Padre onnipotente ». Colui che beve risponda: « Amen ».  « E nel Signore Gesù Cristo, nello Spirito Santo e nella santa Chiesa ». Risponda ancora: « Amen ». Così avvenga per ognuno. Terminato questo rituale, ciascuno si curi di compiere buone azioni, di piacere a Dio e di vivere rettamente, aderendo con zelo ai principi della Chiesa, mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti e progredendo nella pietà. Ci siamo soffermati così poco sul battesimo e sulla santa offerta perché voi siete stati già istruiti sulla risurrezione della carne e su tutto il resto mediante la tradizione scritta. Tuttavia, se è opportuno ricordare qualche altra cosa, il vescovo la dica sotto il sigillo del segreto a coloro che hanno ricevuto la comunione. Gli infedeli non ne vengano a conoscenza se non dopo aver ricevuto la comunione. Questo è il ciottolo bianco su cui Giovanni disse che è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, tranne colui che riceverà il ciottolo.

 

IL PASTO COMUNE E LA SANTA CENA

La domenica il vescovo, se può, distribuisca personalmente a tutto il popolo, mentre i diaconi lo spezzino. Anche i presbiteri spezzeranno il pane. Quando il diacono porgerà il pane al presbitero, lo porga su di un piatto, e il presbitero prenda il pane e lo distribuisca di sua mano al popolo. Gli altri giorni si faccia la comunione secondo le istruzioni date dal vescovo. Le vedove e le vergini digiunino spesso e preghino per la Chiesa. I presbiteri digiunino quando vogliono, e così pure i laici Il vescovo non può digiunare se non quando digiuna tutto il popolo. Può accadere, infatti, che qualcuno voglia fare un’offerta e il vescovo non può rifiutare. Perciò, quando spezza il pane, ne gusti in ogni caso. In caso di necessità, sia il diacono a dare sollecitamente il segno ai malati, se non c’è presbitero: dopo aver dato tutto ciò che è necessario e ricevuto ciò che viene distribuito, renda grazie. Lì stesso consumino. Coloro che ricevono i doni siano solleciti nel loro compito. Se uno riceve qualcosa da portare ad una vedova o a un malato o a chi è al servizio della Chiesa, la porti nello stesso giorno. Se no, la porti l’indomani aggiungendovi del proprio, poiché è rimasto presso di lui il pane dei poveri.

Quando il vescovo è presente, al sopraggiungere della sera il diacono porti la lucerna e, stando in piedi in mezzo ai fedeli presenti, renda grazie. Dapprima il vescovo
saluti dicendo: « Il Signore sia con voi ». Il popolo risponda: « E con il tuo spirito ». « Ringraziamo il Signore ». E il popolo: « È cosa degna e giusta: grandezza, elevazione e gloria gli sono dovute ». Non dica: « In alto i cuori », perché così si dice al momento dell’offerta, ma preghi dicendo: «Ti ringraziamo, o Signore, per il tuo figlio Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale ci hai illuminati rivelandoci la luce incorruttibile. Noi abbiamo vissuto un intero giorno e siamo giunti all’inizio della notte godendo della luce del giorno che tu hai creato per la nostra sazietà, e non manchiamo ora della luce della sera per tua grazia: perciò ti lodiamo e glorifichiamo per mezzo del tuo figlio Gesù Cristo, nostro Signore, per il quale Tu hai gloria, potenza e onore con lo Spirito Santo ora e sempre e nei secoli dei secoli ». Tutti dicano: « Amen ».

Terminato il pasto, si alzino pregando; i fanciulli recitino salmi, e così pure le vergini. Il diacono allora, prendendo il calice misto dell’offerta, reciti uno dei salmi in cui ci sia l’alleluia. Poi, se il presbitero ne dà l’ordine, reciti altri salmi dello stesso tipo. Dopo che il vescovo offre il calice, reciti un salmo
di quelli che convengono al calice e che abbiano l’alleluia, mentre tutti dicano: « Alleluia ». Quando si recitano i salmi, tutti dicano: « Alleluia », cioè « Lodiamo colui che è Dio: gloria e lode a colui che ha creato tutte le cose con la sua sola parola ». Dopo il salmo, benedica il calice e distribuisca i pezzetti di pane a tutti i fedeli. I fedeli che prendono parte al pasto comune ricevano un pezzo di pane dalle mani del vescovo prima di spezzare il proprio, in quanto si tratta di una benedizione e non dell’eucaristia, che è il corpo del Signore. È bene che tutti, prima di bere, prendano il calice e rendano grazie su di esso; poi bevano e mangino in purezza.  Ai catecumeni si dia il pane dell’esorcismo ed ognuno offra un calice. Il catecumeno non prenda parte al pasto del Signore.  Durante il pasto colui che mangia ricordi colui che lo ha invitato: proprio per questo l’ospite lo ha invitato nella propria casa. Quando mangiate e bevete, fatelo con moderazione e non fino all’ubriachezza, evitando di rendervi ridicoli o di rattristare con la vostra irrequietezza colui che vi ha invitati, ma in modo che questi preghi di essere degno che santi entrino in casa sua. Voi siete, difatti, il sale della terra. Se si offre a tutti una cena comune (in greco  αποφόρητον), prendetene; se è sufficiente a che tutti ne gustino, gustatene in modo che ne rimanga e che colui che vi ha invitati possa mandarne a chi vuole, come se fossero resti di santi, e gioisca fiducioso.  Durante il pasto, coloro che sono invitati mangino in silenzio evitando di discutere, ma dicendo ciò che il vescovo permette o rispondendo alle sue domande. Quando il vescovo prende la parola, tutti se ne stiano in silenzio, approvando, finché non ricevono qualche domanda. Se i fedeli prendono parte al pasto alla presenza non del vescovo ma di un presbitero o di un diacono, mangino con la stessa moderazione. Ognuno si affretti a ricevere la benedizione dalle mani del presbitero o del diacono. Allo stesso modo il catecumeno riceva il pane esorcizzato. Se si riuniscono solo dei laici, si comportino secondo la disciplina: un laico, infatti, non può fare la benedizione. Ognuno mangi nel nome del Signore: piace difatti a Dio che noi siamo di esempio anche ai pagani con la nostra concordia e la nostra sobrietà. Se uno invita a pranzo vedove di età matura, le faccia andare via prima di sera. Ma chi non può invitarle perché ha un incarico ecclesiastico, si limiti a dar loro cibo e vino e poi le faccia andare via. Esse poi, a casa loro, mangino a piacere. Tutti siano solleciti nell’offrire al vescovo i primi frutti che si raccolgono. Egli, offrendoli, li benedica e nomini l’offerente dicendo: « Ti ringraziamo, o Dio, e ti offriamo le primizie dei frutti che Tu ci hai dato da raccogliere e hai fatto nascere con la tua parola, comandando alla terra di produrre ogni specie di frutta per gioia e nutrimento degli uomini e di tutti gli animali. Per tutto questo noi ti lodiamo, o Dio, e per tutti i benefici che ci hai accordato, adornando per noi l’intera creazione di vari frutti, per mezzo di tuo figlio Gesù Cristo, nostro Signore, per il quale è a Te gloria nei secoli dei secoli. Amen. Si benedicano tra i frutti l’uva, i fichi, i melograni, le olive, le pere, le mele, i gelsi, le pesche, le ciliegie, le mandorle, le prugne, ma non le angurie, i meloni, i cocomeri, le cipolle, gli agli né alcun altro legume. Talvolta si offrono anche i fiori: ma si offrano rose e gigli, e non altri fiori. Qualsiasi cosa si prenda, si renda grazie a Dio santo, prendendone in sua gloria.

 

IL DIGIUNO PASQUALE

Nessuno prenda nulla a Pasqua prima che si faccia l’offerta, altrimenti il digiuno non è valido. Ma la donna incinta, o chi è malato e non può digiunare per due giorni di seguito, digiuni il sabato, per necessità, accontentandosi di pane e acqua. Se a uno, che si trovi in navigazione o in qualche altra circostanza particolare, sfugge la data della Pasqua, quando ne viene a conoscenza, digiuni dopo la Pentecoste.  La Pasqua che noi celebriamo non è figura: la figura, in effetti, è finita di già, in quanto cessa nel secondo mese. Perciò si digiuni quando si apprende la verità. Diaconi e suddiaconi siano solleciti al servizio del vescovo e gli indichino i malati affinché il vescovo, se vuole, li visiti. Grande è la gioia del malato quando si vede ricordato dal sommo presbitero.

 

LA PREGHIERA

I fedeli, appena alzati e lavati, prima di mettersi al lavoro, preghino Dio e poi si affrettino al lavoro. Se c’è un’istruzione per mezzo della parola, il fedele preferisca recarsi ad ascoltare la parola di Dio a conforto della sua anima.

 

Sia zelante nell’andare all’assemblea dove lo spirito produce frutti. Ogni fedele, prima di toccare cibo, si affretti a ricevere l’eucaristia. Se la riceve con fede, qualunque cosa mortale gli si dia non potrà nuocergli. Tutti stiano attenti affinché non gusti dell’eucaristia un infedele o un topo o altro animale, né parte di essa cada o vada perduta. Il corpo di Cristo, difatti, deve essere mangiato dai fedeli e non deve essere disprezzato. Benedicendo il calice, lo hai ricevuto in nome di Dio come simbolo del sangue di Cristo: perciò non versar ne ed evita che uno spirito maligno lo lecchi, come se tu lo disprezzassi. Sarai tu responsabile del sangue, poiché avrai disprezzato il prezzo a costo del quale è stato comprato. Diaconi e presbiteri si riuniscano ogni giorno nel luogo stabilito dal vescovo. I diaconi non trascurino di riunirsi ogni giorno, a meno che non siano malati. Si riuniscano, istruiscano coloro che si trovano in chiesa, preghino e poi si avviino ciascuno al proprio lavoro.

 

Non si imponga una pesante condizione per essere seppelliti nel cimitero, perché la cosa deve essere accessibile a tutti i poveri. Tuttavia, si paghino il compenso dovuto all’operaio che scava la fossa e il prezzo dei mattoni. Il vescovo provveda alle necessità di vita di coloro che si prendono cura del cimitero e lì vivono, ad evitare che questi pesino su coloro che vengono in questo luogo.

 

Tutti i fedeli, uomini e donne, al mattino, appena desti, prima di fare checchessia, si lavino le mani e preghino Dio: poi vadano al loro lavoro. Tuttavia, se c’è un’istruzione per mezzo della parola, ciascuno preferisca andarvi, pensando in cuor suo che ascolta Dio stesso per bocca di colui che dà l’istruzione.  Chi prega in chiesa sarà in grado di sfuggire al male del giorno. Chi ha timor di Dio, consideri che è una gran perdita non andare là dove si tiene l’istruzione, soprattutto se egli sa leggere o se interviene il dottore. Nessuno di voi giunga in ritardo nella chiesa dove si terrà l’istruzione. Allora chi deve parlare potrà dire ciò che è utile a ciascuno e tu sentirai cose che neppure pensi e trarrai profitto da ciò che lo Spirito Santo ti darà attraverso chi dà l’istruzione. In questo modo la tua fede sarà rafforzata sugli argomenti ascoltati. Ti si dirà anche ciò che devi fare in casa. Perciò ognuno sia zelante nel recarsi all’assemblea dove lo spirito produce frutto. Nei giorni in cui non si tiene l’istruzione, ciascuno, a casa sua, prenda un buon libro e faccia una lettura sufficiente di ciò che gli sembrerà utile. Alla terza ora, se sei in casa, prega e loda Dio; se sei altrove, prega Dio in cuor tuo. A tale ora, difatti, Cristo fu inchiodato sulla croce. Per questo nell’Antico Testamento la legge ordinava che si offrisse sempre, a tale ora, il pane di proposizione, come figura del corpo e del sangue di Cristo, e che si immolasse l’agnello innocente, simbolo dell’Agnello perfetto. Difatti il Cristo è il pastore ed è anche il pane che discende dal cielo. Ugualmente prega alla sesta ora, perché, quando il Cristo fu inchiodato al legno della croce, il giorno fu interrotto e si ebbe una grande oscurità. Pertanto, a quell’ora si faccia una vigorosa preghiera, imitando la voce di Colui che pregò e ricoprì di tenebre l’intero creato per i Giudei increduli. Alla nona ora si preghi e lodi a lungo Dio, imitando il modo in cui l’anima dei giusti loda Dio che è verità e che si è ricordato dei suoi santi e ha inviato il suo Verbo ad illuminarli. A quell’ora il Cristo fu colpito nel costato ed effuse acqua e sangue, e rischiarò il resto del giorno fino alla sera. Così, quando cominciò a dormire dando inizio ad un altro giorno, diede un’immagine della risurrezione. Prega anche prima di andare a letto. Verso mezzanotte alzati, lavati le mani con acqua, e prega. Se è presente anche tua moglie, pregate tutti e due insieme; ma se ella non è ancora credente, va’ in un’altra stanza, prega e poi ritorna nel tuo letto. Non esitare a pregare: difatti chi è sposato non è impuro. Coloro che si sono lavati non hanno bisogno di lavarsi di nuovo perché sono puri. Tutto il tuo corpo sino ai piedi viene purificato se ti segni con la mano bagnata di saliva. Difatti il dono dello spirito e l’acqua che lava, che vengono su dal cuore credente come da una fonte, santificano il credente stesso.  È necessario dunque pregare a questa ora. Infatti, coloro che ci hanno preceduti e da cui ci è pervenuta questa tradizione ci hanno insegnato che a quest’ora ogni creatura sosta un momento per lodare il Signore, che le stelle, le piante e le acque si fermano un momen-to e tutte le schiere degli angeli servono e lodano Dio insieme con le anime dei giusti. Perciò i credenti devono essere solleciti nel pregare Dio a quest’ora. Rendendo testimonianza di ciò, il Signore dice: « Ecco, si è alzato nella notte il clamore di coloro che gridano: “Ecco, viene lo sposo, alzatevi ed andategli incontro” . E conclude dicendo: « Per questo vegliate, perché non sapete a che ora viene ». Al canto del gallo alzati e fa’ la stessa cosa: a quell’ora, mentre il gallo cantava, i figli d’Israele rinnegarono il Cristo che noi abbiamo conosciuto per mezzo della fede, sperando nella luce eterna e nella risurrezione dei morti e aspettando questo giorno. Pertanto, facendo, fedeli tutti, queste cose e conservandone il ricordo, istruendovi l’un l’altro e dando esempio ai catecumeni, non potrete essere turbati né perdervi, dal momento che avrete sempre il ricordo di Cristo.

 

IL SEGNO DELLA CROCE

Se sei tentato, segnati devotamente la fronte. Difatti, questo è il segno della passione, noto e sperimentato contro il diavolo se lo fai con fede, cioè non per farti vedere dagli uomini, ma opponendolo saggiamente come uno scudo. Infatti l’avversario, vedendo la forza del cuore dell’uomo che manifesta all’esterno la propria somiglianza spirituale con il Cristo, fugge, spaventato non dall’uomo, ma dallo spirito che è in lui. Questo raffigurava Mosè ungendo la soglia e gli stipiti delle porte con il sangue dell’agnello pasquale immolato: simboleggiava, cioè, la fede che noi abbiamo nell’Agnello perfetto. E in verità, segnandoci con la mano la fronte e gli occhi, allontaniamo colui che tenta di annientarci.

 

FINALE

Queste istruzioni, se si ricevono con gratitudine e con fede, procurano alla Chiesa l’edificazione e ai credenti la vita eterna. Do a tutti i saggi il consiglio di custodirle, poiché nessun eretico né altro uomo potrà condurre in errore chi osserva la tradizione apostolica. Difatti le eresie si sono moltiplicate perché i capi non vogliono istruirsi sull’insegnamento degli apostoli, ma fanno ciò che vogliono, seguendo il loro capriccio e non l’opportunità. Carissimi, se abbiamo tralasciato qualcosa, Dio la rivelerà a coloro che ne sono degni, poiché egli governa la Chiesa affinché essa approdi al porto della pace.