Ecclesiaste 9,10

ECCLESIASTE 9,10

 

I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c’è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole. Và, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha gia gradito le tue opere. In ogni tempo le tue vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo. Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole. Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù nel soggiorno dei morti, dove stai per andare (Ecclesiaste 9, 5-10).

 

Italiano

Numeri di Strong

Ebraico

mano

[03027]

  yad

trova

[04672]

  matsa'

fare

[06213]

  `asah

fare

[06213]

  `asah

potere

[03581]

  koach

no lavoro

[04639]

  ma`aseh

no causa, ragione, motivo

[02808]

  cheshbown

no conoscenza, abilità, astuzia

[01847]

  da`ath

no sapienza

[02451]

  chokmah

soggiorno dei morti

[07585]

  sh@'owl

vai

[01980]

  halak

 

 

IL SOGGIORNO DEI MORTI (SHEOL)

 

"Sheol" è una parola di origine sconosciuta che designa le profondità della terra (Deuteronomio 32,22) dove i morti discendono (Genesi 37,35; Numeri 16,30; 1 Samuele 2,6; 1 Re 2,6; Proverbi 1,12; Proverbi 7,27) e dove buoni e cattivi terminano la loro esistenza (Salmo 89,49), hanno una tetra sopravvivenza (Ecclesiaste 9,10) e Dio non viene lodato (Salmo 6,6; Salmo 88,6-13; Salmo 115,19; Isaia 38,18). Le anime dei morti, comunque, conservavano là qualche consapevolezza e qualche pensiero e, alla luce di tutta la Bibbia (1 Samuele 28; Giobbe 26,4; Isaia 14,9-17; Ezechiele 32,21; Luca 16,19-31; 2 Corinzi 5,1-10; Filippesi 1,23; Apocalisse 6,11), non vanno incontro al totale annullamento ed al completo oblio.  Nello “Sheol” scese Cristo per annunciare la salvezza ai morti, cioè agli spiriti che furono ribelli fin dai tempi di Noé e del diluvio universale (1 Pietro 3,19-20; 1 Pietro 4,6).

 

L’autore di Qoèlet non nega  la  sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte. Non dice: “stai per andare nel nulla”, ma “stai per andare nello Sheol” ossia nella “regione delle ombre". Egli si limita a descrivere la vita dell’aldilà secondo le idee del suo tempo (III a.C.): una vita o modo di essere in forte contrasto con quella sulla terra. Senza attività, senza passioni, senza conoscenza. Non è comunque uno stato di inesistenza. In effetti, lo Sheol era immaginato come la fine delle attività terrene, anche della lode di Jahvé (Salmo 6, 6), la fine della potenza e prepotenza umana, ma non dell’esistenza in modo assoluto. Lo "Sheol" è anche detto "Terra dei Refaim" (Giobbe 26,5; Salmo 88,11; Proverbi 2,18; Proverbi 9,18; Proverbi 21,6; Isaia 14,9; Isaia 26,14; Isaia 26,19), dal nome di antica popolazione della Palestina praticamente sterminata (e spedita direttamente nel soggiorno dei morti) dal popolo ebraico. Si trattava di probabili discendenti degli antichi "Nefilim", giganti figli di donne e di angeli ribelli che furono travolti dal diluvio (Genesi 6,4; Numeri 13,33; Giuda 6). Erano già in Palestina al tempo di Abraamo, quando furono sconfitti dal re Chedorlaomer e i suoi alleati a Asterot-Carnaim (Gen 14,5 e Genesi 15,20). Ammon li scacciò dal loro paese (Deuteronomio 2,20-21) e Og di Basan fu l'ultimo dei Refaim. I "Refaim" furono infatti sconfitti da Giosué (Giosué 12,4-5 e Giosué 13,12) e vennero definitivamente eliminati ai tempi del Re Davide (2 Samuele 21,16-22). Il terrore suscitato da questo popolo è testimoniato chiaramente dalla Bibbia quando ricorda (Deuteronomio 3,11) come "Og, re di Basan, era l'unico rimasto della stirpe dei Refaim.... il suo letto, un letto di ferro ....è ...a Rabbat degli Ammoniti.... Ha nove cubiti di lunghezza e quattro cubiti di larghezza, secondo il cubito di un uomo" (Il cubito era pari a circa mezzo metro: il letto di Og doveva pertanto misurare circa 4,5 metri di lunghezza e circa 2 metri di larghezza).

 

Un altro testo di Qoèlet dice: “La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna alla polvere. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello delle bestie scenda in basso?” (Ecclesiaste 3, 19-21). Ciò che Qoèlet intende anche qui mettere in rilievo è la universalità della morte: ogni essere vivente sulla terra - uomo, bestia e anche pianta - è soggetto alla legge della morte. Da questo punto di vista, la sorte di tutti i viventi è, comune. Tutti sono diretti verso la terra o polvere, che è per tutti la medesima dimora. Ma da ciò non segue che dopo la morte vi sia per tutti il medesimo destino. L’autore alla fine ricorda, infatti, che "lo spirito torna a Dio che l’ha dato" (Ecclesiaste 12, 7) e conclude ammonendo: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto per l’uomo. Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, tutto ciò che è occulto, bene o male” (Ecclesiaste 12, 13-14).

 

 

 

SOGGIORNO DEI MORTI E .....PENSIERO

 

 

Evidentemente nel soggiorno dei morti non c'é spazio per lavori, progetti, disegni, programmi, ricerche di motivi, cause, astuzie, furbizie, abilità, scienze e sapienze terrene. Si noti però che la parola spesso tradotta con “ragione” e “pensiero” (cheshbown) e da molti usata per provare che i morti sono inconsci è presente solo in altri due punti della Bibbia (Ecclesiaste 7,25 ed Ecclesiaste 7,27) con il significato di “causa”, “ragione”, “motivo” e non di “pensiero” o “ragionamento”

 

 

Ecclesiaste 7,25-27

 

[25] Mi sono applicato di nuovo a conoscere e indagare e cercare la sapienza e il perché delle cose (cheshbown) e a conoscere che la malvagità è follia e la stoltezza pazzia. [26] Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il peccatore ne resta preso. [27]Vedi, io ho scoperto questo, dice Qoèlet, confrontando una ad una le cose, per trovarne la ragione (cheshbown).