Impostazione del problema (1-4)
Autorità
della Scrittura sul giudizio finale.
1. 1. Dovendo esporre
sul giorno dell'ultimo giudizio di Dio ciò che Egli ci concederà e discuterne
contro infedeli e miscredenti, devo prima porre, come a fondamento di un
edificio, le testimonianze della sacra Scrittura. Coloro che non
vogliono credere in esse tentano di negarle con meschine
dimostrazioni umane, false e ingannatrici, allo scopo di dimostrare o che ha un
altro significato il testo riportato dalla sacra Scrittura o di negare che è
d'ispirazione divina. Ritengo infatti che non vi sia
un individuo il quale, se ha compreso i testi come sono stati trasmessi e ha
creduto che sono stati trasmessi dal sommo, vero Dio mediante persone sante,
non li accetti e non presti loro consenso, tanto se lo confessa apertamente,
come se si vergogna o teme di ammetterlo per un qualche pregiudizio, o anche se
per una caparbietà, molto simile all'idiozia, si affanna a difendere con grande
accanimento ciò che ritiene o crede falso contro ciò che ritiene o crede vero.
Giudizio
finale argomento del libro.
1. 2. Nella ufficiale
professione di fede ogni Chiesa del vero Dio ritiene che il Cristo verrà dal
cielo a giudicare i vivi e i morti 1. Consideriamo questo evento come il giorno dell'ultimo giudizio, cioè la
fine del tempo. È incerto per quanti giorni si prolunghi
il giudizio, ma ogni individuo che ha letto, sia pure distrattamente, quelle
pagine, sa che, secondo il modo d'esprimersi della sacra Scrittura, di solito
"giorno" si usa in luogo di "tempo". Perciò, quando parliamo
del giudizio di Dio, aggiungiamo: l'ultimo o finale, perché anche adesso
giudica e ha giudicato fin dall'origine del genere umano, cacciando dal
paradiso terrestre e allontanando dall'albero della vita i progenitori che
avevano commesso il grande peccato 2. Anzi senza dubbio
proferì un giudizio anche quando non risparmiò gli angeli che avevano peccato 3, il cui principe, in
sé pervertito, pervertì per invidia gli uomini e non senza il suo sovrano,
giusto giudizio, nell'atmosfera e sulla terra l'esistenza dei demoni e degli
uomini è molto infelice a causa di errori e di
sofferenze. Però se non vi fosse stato il peccato, non senza un giudizio
favorevole e giusto manterrebbe nella felicità eterna ogni creatura ragionevole
unita con grande fedeltà a lui suo Signore. Decide con
giudizio non solo in generale del modo di essere dei
demoni e degli uomini affinché siano infelici per la colpa del primo peccato,
ma anche delle opere personali dei singoli, che essi compiono con l'arbitrio
della volontà. Anche i demoni supplicano di non essere
tormentati 4 e non senza giustizia
o sono risparmiati o afflitti, ciascuno secondo la particolare perversità. Anche gli uomini, il più delle volte palesemente, sempre in
segreto, espiano con ordinamento divino per le proprie azioni, sia in questa
vita sia dopo la morte, sebbene nessun uomo compie buone azioni se non è
soccorso dall'aiuto di Dio e nessun demone o uomo compie cattive azioni se non
è permesso dall'uno, identico, giustissimo giudizio di Dio. Dice l'Apostolo: In
Dio non v'è ingiustizia 5, e in un altro
passo: Sono imperscrutabili i suoi giudizi e misteriose
le sue vie 6. Dunque in questo
libro tratterò, per quanto egli lo concederà, non dei
primi e degli intermedi giudizi di Dio ma del giudizio finale, quando il Cristo
verrà dal cielo per giudicare i vivi e i morti 7. Esso infatti propriamente è considerato giorno del giudizio,
poiché allora non vi sarà appiglio a una cavillosa lamentela che l'ingiusto sia
felice e il giusto infelice. Allora si manifesterà unicamente la vera e piena
felicità di tutti i buoni e la degna e grandissima infelicità di tutti i
malvagi.
Il giudizio
di Dio e la vita umana.
2. In questa vita impariamo a tollerare
con animo sereno i mali che subiscono anche i buoni e a non sopravvalutare i
beni che conseguono anche i cattivi e perciò nelle circostanze, in cui non si
manifesta la giustizia di Dio, è salutare il suo insegnamento. Noi non sappiamo
in base a quale giudizio di Dio il buono sia povero e
il malvagio sia ricco, perché questi goda, sebbene noi presumiamo che dovrebbe
essere afflitto da tormenti per la sua depravata condotta e l'altro sia nel
pianto, sebbene la vita lodevole suggerisce che dovrebbe essere nella gioia;
non sappiamo come l'innocente esca dal tribunale, non solo invendicato ma anche
condannato, o perché angariato dal sopruso del giudice o perché travolto da
false testimonianze, e al contrario il suo avversario criminale lo schernisca
non solo perché impunito ma anche indennizzato; non sappiamo perché il
miscredente goda ottima salute e il credente si strugga nella malattia; perché
giovani sanissimi si diano al brigantaggio e bimbi, che neanche a parole hanno
potuto offendere qualcuno, siano afflitti dalla violenza di varie infermità;
perché un individuo utile agli interessi umani sia rapito da una morte immatura
e un altro, che all'apparenza non sarebbe dovuto neanche nascere, viva per di
più molto a lungo; perché uno zeppo di delitti sia elevato a cariche onorifiche
e invece il buio di un'esistenza ignobile occulti un uomo senza macchia. E vi sono altri casi del genere che è impossibile elencare e
calcolare. Facciamo l'ipotesi che simili evenienze, nel loro quasi non senso,
si ripetano, sicché in questa vita, in cui, come dice
un Salmo: L'uomo è divenuto come un'apparenza e i suoi giorni trascorrono
come un'ombra 8, soltanto i cattivi
conseguano questi beni effimeri e soltanto i buoni subiscano questi mali. Il
fatto si potrebbe riferire al giusto o anche benevolo giudizio di Dio in modo
che coloro, i quali non conseguiranno i beni eterni
che rendono felici, si illudano secondo la loro malvagità o siano compensati
secondo la misericordia di Dio con i beni nel tempo; invece coloro, che non
dovranno subire le pene eterne, siano afflitti dai mali nel tempo a causa dei
loro peccati di qualsiasi specie ed entità e siano stimolati dai mali a
potenziare le virtù. Ma poiché in questa vita non solo
i buoni sono nel male e i cattivi nel bene, e ciò sembra ingiusto, ma spesso
anche ai cattivi tocca in sorte il male e ai buoni il bene, più imperscrutabili
divengono i suoi giudizi e misteriose le sue vie 9. Noi dunque
ignoriamo con quale giudizio Dio, in cui si ha somma potenza, sapienza e
giustizia e non si ha alcuna debolezza, insipienza e ingiustizia, operi tali
fatti o permetta che avvengano. Impariamo tuttavia a
nostro vantaggio a non sopravvalutare il bene e il male, che osserviamo comuni
ai buoni e ai cattivi, a perseguire il bene che è proprio dei buoni ed evitare
il male che è proprio dei cattivi. Quando poi giungeremo al
giudizio di Dio, il cui tempo fin d'ora si denomina propriamente giorno del
giudizio e talora giorno del Signore, si manifesteranno sommamente giuste non
solo le sentenze di giudizio allora emesse, ma tutte quelle emesse dal
principio e tutte quelle che fino a quel tempo saranno emesse. Allora si
manifesterà anche per quale giusto giudizio di Dio avviene che attualmente molti e quasi tutti i giusti giudizi di Dio
siano un mistero per la conoscenza e il pensiero dei mortali, sebbene non è un
mistero per la fede dei credenti che è giusto sia un mistero.
Salomone sul
giudizio di Dio e sulla vita umana.
3. Salomone, il più sapiente re
d'Israele, che regnò in Gerusalemme, ha così esordito
nel libro che è denominato l'Ecclesiaste ed anche dai Giudei è incluso
nel canone della sacra Scrittura: Insignificanza di coloro che sono
nell'insignificanza, ha detto l'Ecclesiaste, insignificanza di coloro che sono
nella insignificanza, tutto è insignificanza. Quale vantaggio per l'uomo in
ogni suo affanno in cui si affanna sotto il sole? 10. E da questo
suo pensiero, deducendone altri, ricorda le tribolazioni e gli inganni di
questa vita e insieme il fluire e il dileguarsi del tempo, perché in esso nulla si conserva di duraturo, nulla di stabile.
Deplora anche in certo senso che nell'insignificanza delle cose sotto il sole,
sebbene vi sia il prevalere della saggezza sulla stoltezza, della luce sulle
tenebre e sebbene gli occhi del saggio siano sulla sua testa e lo stolto invece
cammini nelle tenebre, un'identica evenienza tocca a tutti, sia pure in questa
vita che si trascorre sotto il sole. Evidentemente indica i mali che costatiamo
comuni a buoni e cattivi 11. Afferma anche che i
buoni subiscono il male come se fossero cattivi, e i cattivi conseguono il bene
come se fossero buoni, quando dice: V'è un'insignificanza che è avvenuta
sulla terra, perché vi sono i giusti ai quali è toccata la sorte degli empi, ed
empi ai quali è toccata la sorte dei giusti. Questo ho
detto che è insignificante 12. Per quanto gli è
parso sufficiente, l'uomo altamente sapiente ha dedicato, a segnalare tale
insignificanza, tutto il libro suddetto, soltanto nell'intento di farci
desiderare quella vita che non ha l'insignificanza sotto questo sole, ma la
verità in colui che ha creato questo sole. Dunque
forseché non è vero che l'uomo diviene insignificante perché soltanto per un
giusto e retto giudizio di Dio è reso simile alla insignificanza 13? Però nei giorni
della sua insignificanza è di notevole rilievo se resiste o si adegua alla
verità e se è privo o partecipe della vera pietà, non per conseguire i beni ed
evitare i mali di questa vita, effimeri nel loro dileguarsi, ma in vista del
futuro giudizio con il quale vi saranno per il giusto il bene, per i cattivi il
male, che saranno senza fine. Infine questo sapiente
ha concluso il libro citato con le parole: Temi Dio
e osserva i suoi comandamenti, perché questo è ogni uomo; infatti Dio addurrà
in giudizio qualsiasi azione anche in ogni individuo spregevole, buona e
cattiva 14. Non era
possibile un'affermazione più breve, più vera, più utile. Dice: Temi Dio e
osserva i suoi comandamenti, perché guesto è ogni uomo. Chi infatti è qualche cosa è questo: custode dei comandamenti
di Dio, perché chi non lo è, è un nulla; non si restituisce al modello della
verità chi rimane nella conformità alla insignificanza. Poiché ogni azione,
cioè ogni atto che si compie dall'uomo in questa
vita, buona e cattiva Dio l'addurrà in giudizio anche in ogni individuo
spregevole, cioè in ogni individuo che in questo mondo è considerato degno
di disprezzo e quindi neanche è considerato, però Dio considera anche lui, non
lo disprezza e quando giudica non lo tralascia.
Prima il
Nuovo e poi il Vecchio Testamento.
4. Fra le testimonianze della sacra
Scrittura sull'ultimo giudizio di Dio, che ho stabilito di scegliere, prima si
devono addurre quelle dai libri del Nuovo Testamento e poi quelle dell'Antico Testamento. Sebbene quelle dell'Antico
siano anteriori nel tempo, tuttavia per la loro importanza si devono anteporre
quelle del Nuovo, perché le antiche sono preannuncio delle nuove. Dunque saranno allegate prima le nuove testimonianze e, per
suffragarle più autorevolmente, saranno addotte anche le antiche. Fra le
antiche si hanno la Legge e i Profeti, fra le nuove il Vangelo e le Lettere
degli Apostoli. Dice infatti l'Apostolo: Per mezzo
della Legge infatti si ha la conoscenza del peccato. Ora invece,
indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio,
testimoniata dalla Legge e dai Profeti, giustizia di Dio per mezzo della fede
in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono 15. Tale
giustizia di Dio appartiene al Nuovo Testamento ed ha la testimonianza dai
libri dell'Antico Testamento, cioè dalla Legge e dai
Profeti. Prima quindi si deve esporre il motivo processuale e poi introdurre i
testimoni. Nel dimostrare che si deve rispettare tale procedimento Cristo Gesù stesso afferma: Lo scriba divenuto istruito nel
regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo forziere cose
nuove e cose vecchie 16. Non ha detto:
"Cose vecchie e cose nuove", e l'avrebbe
detto se non avesse preferito rispettare l'ordine dei valori anziché i tempi.
Il giudizio finale nel Nuovo Testamento (5-20)
In Matteo
Gesú annunzia il giudizio finale...
5. 1. Quindi il Salvatore stesso, nel
rimproverare le città in cui aveva compiuto grandi prodigi, e non avevano creduto, e nel preferire ad esse città straniere,
dice: Ebbene vi dico che per Tiro e Sidone vi sarà maggiore indulgenza che
per voi 17; e poco dopo per
un'altra città afferma: Vi dico in verità che nel giorno del giudizio
per la città di Sodoma vi sarà maggiore indulgenza che per te 18. Nel passo con molta evidenza
annunzia che vi sarà il giorno del giudizio. In un altro passo afferma: Gli
uomini di Ninive si alzeranno nel giudizio contro questa progenie e la
condanneranno perché fecero penitenza alla predicazione di Giona ed ora qui v'è
uno più grande di Giona. La regina del Sud si alzerà nel giudizio contro questa
progenie e la condannerà perché venne dai confini della terra ad ascoltare la
sapienza di Salomone ed ora qui vi è uno più grande di
Salomone 19. Da questo passo
apprendiamo due verità: che si avrà il giudizio e che si avrà assieme alla
risurrezione dei morti. Infatti quando accennava agli
avvenimenti degli abitanti di Ninive e della regina del Sud, senza dubbio
parlava di persone morte, ma di essi predisse che sarebbero risorti nel giorno
del giudizio. Non ha detto però che condanneranno, come se fossero essi a giudicare, ma perché gli altri nel confronto con loro
saranno condannati.
... nella
separazione di buoni e cattivi.
5. 2. In un altro passo ha parlato
della mescolanza di buoni e cattivi nel tempo e poi della separazione che
avverrà certamente nel giorno del giudizio. Ha usato la parabola della semina
del grano e in seguito della zizzania; e spiegandola ai suoi discepoli disse: Colui che semina il buon seme è il Figlio
dell'uomo; il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del Regno, la
zizzania sono i figli del maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo;
la mietitura rappresenta la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come
dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine
del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori
d'iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di
denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi
ha orecchi intenda 20. In questo passo non
ha nominato il giudizio o il giorno del giudizio, ma
lo ha indicato molto più evidentemente con i concetti stessi e ha predetto che
avverrà alla fine del tempo.
Anche gli eletti giudicheranno.
5. 3. Allo stesso modo disse ai suoi
discepoli: In verità vi dico che voi che mi avete seguito, nella nuova
creazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono del suo potere, anche
voi sederete su dodici troni a giudicare le dodici
tribù d'Israele 21. Da questo passo
apprendiamo che Gesù giudicherà assieme ai suoi discepoli. Quindi
in un'altra circostanza disse ai Giudei: Se io in Belzebub scaccio i demoni,
i vostri figli in chi li scacceranno? Perciò essi
saranno i vostri giudici 22. E poiché ha detto che sederanno sopra dodici troni non dobbiamo
pensare che giudicheranno con lui soltanto dodici individui. Col numero dodici infatti è stata indicata una particolare totalità
d'individui che giudicano sulla base delle due componenti del numero sette con
cui è espresso frequentemente un tutto. Le due componenti,
cioè tre e quattro, moltiplicati fra loro, dànno il dodici; infatti quattro per
tre e tre per quattro fanno dodici. Si può dare anche un'altra
analisi del numero dodici che valga allo scopo. Altrimenti, poiché al
posto di Giuda il traditore, come si legge, fu scelto l'apostolo Mattia 23, l'apostolo
Paolo, che si è affaticato più degli altri 24, non avrebbe il trono
in cui assidersi per giudicare. Eppure dichiara che anche egli
appartiene, assieme agli altri santi, al numero dei giudici, quando afferma: Non
sapete che giudicheremo gli angeli? 25. La medesima
osservazione sul numero dodici si deve fare per coloro che
devono essere giudicati. È stato detto: A giudicare le dodici
tribù d'Israele, ma non per questo la tribù di Levi, che è la
tredicesima, non dovrà essere giudicata da loro, ovvero giudicheranno
soltanto quel popolo e non anche le altre nazioni. Poiché poi
ha detto: Nella nuova creazione 26, senza dubbio nel
concetto di nuova creazione ha voluto che s'intendesse la risurrezione dei
morti. Infatti la nostra carne sarà nuovamente
creata mediante la non soggezione al divenire come la nostra anima è stata
nuovamente donata all'essere mediante la fede.
Confronto fra
le testimonianze scritturistiche.
5. 4. Tralascio molte testimonianze, le
quali sull'ultimo giudizio sembrano riferite in modo che, considerate
attentamente, appaiono ambigue o piuttosto relative ad altro argomento.
Possono, cioè, riferirsi alla venuta del Salvatore con
la quale egli viene alla sua Chiesa nel durare di questo tempo, cioè nei suoi
membri, uno a uno, di volta in volta, perché tutta intera è il suo corpo;
oppure alla devastazione della Gerusalemme terrena perché anche di essa spesso
parla come se parlasse della fine del mondo e dell'ultimo universale giudizio.
Ne consegue che è possibile discernere soltanto quelle testimonianze che,
riferite con un medesimo significato dai tre evangelisti Matteo, Marco e Luca 27, vengono confrontate fra di loro. Difatti uno esprime
l'argomento in forma più oscura, l'altro più chiara,
sicché si può evidenziare con quale intento si espongono concetti che si
esprimono sul medesimo argomento. Ho cercato in qualche modo di ottenere questo
risultato in una lettera che ho scritto all'uomo di
felice memoria Esichio, vescovo di Salona. La lettera ha per titolo: La fine
del mondo 28.
Giudizio e
discriminazione in Matteo e Giovanni.
5. 5. Quindi
ora esporrò il testo che si ha nel Vangelo di Matteo sulla separazione dei
buoni e dei cattivi mediante il giudizio strettamente di persona e finale del
Cristo. Egli dice: Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con
tutti i suoi angeli, si sederà sul trono della sua gloria e saranno riunite
davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni
dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla
sua destra e i capri alla sua sinistra. Allora il Re dirà a quelli che stanno
alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Io infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare;
ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo
e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a
trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo
veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da
bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti
abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo il
Re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete compiuto queste azioni
per uno solo di questi miei fratelli più piccoli
l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli che saranno alla sua sinistra: Via,
lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i
suoi angeli 29. Poi
egualmente anche ad essi rammenta che non hanno
compiuto le opere che, come ho ricordato, hanno compiuto quelli alla destra. Ed
egualmente ad essi, i quali chiedono quando lo hanno
visto in condizione di indigenza di quelle opere, risponde che ciò che non è
stato fatto per i suoi amici più piccoli non è stato fatto per lui. E nel concludere il discorso afferma: E andranno questi
al tormento eterno, i giusti alla vita eterna 30. L'evangelista
Giovanni poi afferma esplicitamente che egli ha preannunciato il verificarsi
del giudizio nella risurrezione dei morti. Ha premesso appunto: Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al
Figlio affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non onora il
Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. E subito aggiunge: In
verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna e non va incontro
al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita 31. In questo passo ha
detto che i suoi eletti non andranno al giudizio. Dunque
essi mediante il giudizio saranno separati dai malvagi e posti alla sua destra
perché in questo passo ha usato giudizio in luogo di condanna. Non andranno a un simile giudizio coloro che ascoltano la sua parola e
credono a colui che lo ha mandato.
Le due
risurrezioni in Giovanni...
6. 1. Quindi
soggiunge: In verità, in verità vi dico che è venuto il tempo, ed è questo,
in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'avranno
ascoltata avranno la vita. Come infatti il Padre ha la
vita in se stesso, così ha dato al Figlio di avere la vita in se stesso 32. Non parla ancora
della seconda risurrezione, cioè del corpo, poiché si
avrà alla fine, ma della prima che avviene nel tempo. Per distinguerla ha
detto: È venuto il tempo, ed è questo. Essa
infatti non è del corpo ma dell'anima. Anche
l'anima ha la sua morte mediante la mancanza di fede e i peccati. Sono morti di
questa morte coloro di cui il Signore dice: Lascia che i morti seppelliscano
i loro morti 33, nel senso, cioè, che i morti nell'anima seppelliscano i morti nel
corpo. E appunto per questi morti nell'anima per mancanza di fede e di onestà egli dice: È venuto il momento, ed è
questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'udranno
vivranno. In coloro che udranno ha inteso coloro
che obbediranno, crederanno e persevereranno fino alla fine. In questo
passo non ha indicato alcuna differenza di buoni e cattivi. Per tutti infatti è un bene udire la sua voce e vivere passando alla
vita della fede dalla morte della mancanza di fede. Di questa morte ha detto
l'apostolo Paolo: Quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché
quelli che vivono non vivano per se stessi, ma per colui che
è morto e risuscitato per loro 34. Dunque
tutti sono morti, nessuno escluso, nel peccato tanto originale che volontario o
perché ignorano o perché, pur sapendo, non operano il bene. E per tutti i morti
è morto un solo vivo che, cioè, non aveva
assolutamente alcun peccato affinché coloro, che vivono mediante la remissione,
non vivano più per se stessi ma per colui che è morto per tutti a causa dei
nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione 35. Questo affinché
tutti noi, credendo in lui che redime l'incredulo 36, riscattati dalla incredulità, quasi restituiti alla vita dalla morte,
potessimo appartenere alla prima risurrezione che avviene nel tempo. Alla prima infatti non appartengono se non coloro che saranno felici
nell'eternità; ed egli insegnerà che alla seconda, di cui sta per parlare,
fanno parte i felici e gli infelici. L'attuale è della misericordia, l'altra
del giudizio. Per questo in un Salmo è stato scritto: Ti canterò, Signore,
misericordia e giudizio 37.
... e i due giudizi, uno di condanna.
6. 2. Riguardo a tale giudizio aggiunge
le parole: E gli ha dato il potere di giudicare perché è il Figlio dell'uomo 38. Nel passo
lascia intendere che verrà per giudicare nella medesima carne in cui era venuto
per essere giudicato. Nell'intento dice: Poiché è il Figlio dell'uomo. E soggiungendo sull'argomento di cui trattiamo dice: Non
vi meravigliate di questo, poiché verrà il tempo in cui tutti quelli che sono
nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno, quelli che operarono il bene
per una risurrezione di vita, quelli che operarono il male per una risurrezione
di giudizio 39. È il concetto
di giudizio che poco prima, come adesso, aveva usato
per condanna. Disse infatti: Chi ascolta la mia
parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna e non va incontro al
giudizio, ma è passato dalla morte alla vita 40. Difatti, poiché
appartiene alla prima risurrezione, con cui nel tempo si passa dalla morte alla
vita, non andrà incontro alla condanna che ha indicato col termine di giudizio,
come anche nel passo in cui dice: Coloro che hanno
operato il male andranno incontro alla risurrezione del giudizio, cioè alla
condanna. Risorga nella prima risurrezione chi non vuole essere condannato
nella seconda. Infatti viene un tempo, ed è questo,
in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'avranno
ascoltato vivranno 41, cioè non andranno
incontro alla condanna che è considerata la seconda morte. In essa, dopo la seconda risurrezione, che sarà dei corpi,
andranno a finire coloro che non risorgono nella prima che è delle anime. Infatti dice ancora: Verrà un tempo dunque, in cui
tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno 42. Non ha detto secondo
il modo della prima risurrezione: E coloro che l'ascolteranno vivranno. Infatti non tutti vivranno di quella vita che sola si deve
considerare vita perché è felice. Certamente non senza una qualche vita
potrebbero udire e, poiché la carne è risuscitata, uscire dai sepolcri. Indica
la ragione per cui non tutti vivranno con le parole che seguono: Coloro che hanno operato il bene, egli dice, andranno
nella risurrezione della vita; sono questi quelli che vivranno; coloro
poi che hanno operato il male andranno nella risurrezione del giudizio 43; ed essi sono
coloro che non vivranno poiché moriranno della seconda morte. Hanno operato il
male perché sono vissuti male; sono vissuti male perché non sono rivissuti nella
prima risurrezione delle anime, che è nel tempo, o
anche non hanno perseverato fino alla fine nella condizione in cui erano. Due
sono dunque le nuove creazioni, di cui ho già parlato, una secondo la fede che
avviene nel tempo mediante il battesimo; l'altra secondo la carne che avverrà
con la sua immortalità, fuori del divenire mediante l'universale, ultimo
giudizio. Così si hanno due risurrezioni, una prima che è nel tempo ed è
dell'anima, ed essa non consente di giungere alla seconda morte; e una seconda
che non è nel tempo, ma sarà alla fine del tempo, e non è dell'anima ma del
corpo ed essa, attraverso il giudizio finale, introduce alcuni alla seconda
morte, altri a quella vita che non ha morte.
Un passo
dell'Apocalisse e i millenaristi.
7. 1. Giovanni evangelista ancora, nel
libro intitolato l'Apocalisse, ha parlato delle due risurrezioni in
termini tali che la prima di esse, non compresa da
alcuni dei nostri, è stata anche per di più volta in favole grottesche. Dice
appunto nel libro menzionato l'apostolo Giovanni: Ho visto poi un
angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'abisso e una gran catena in
mano. Afferrò il dragone, il serpente antico, soprannominato il diavolo e
Satana, e lo incatenò per mille anni, lo gettò nell'abisso, ve lo chiuse e ne sigillò la porta affinché non traesse più in
errore le nazioni fino al compimento di mille anni; dopo questi avvenimenti
dovrà essere sciolto per un po' di tempo. Poi ho visto alcuni troni e alcuni
che vi si sedettero e fu dato il potere di giudicare.
E le anime degli uccisi a causa della testimonianza di Gesù e della parola di
Dio e coloro che non hanno adorato la bestia e la sua
statua e non hanno ricevuto il marchio sulla fronte o sulla mano regnarono con
Gesù mille anni; gli altri non tornarono in vita fino al compimento dei mille
anni. Questa è la prima risurrezione. Beato e santo chi ha
parte in questa prima risurrezione. Su di essi
non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e
regneranno con lui per mille anni 44. Coloro, che
sulla base delle parole di questo libro hanno congetturato
che la prima risurrezione sarà dei corpi, sono stati spinti soprattutto dal
numero di mille anni. Sembrò loro opportuno che nei santi in quella condizione
avvenisse la celebrazione del sabato di un sacrale grande
periodo di tempo, cioè con un periodo di riposo dopo seimila anni, da quando è
stato creato l'uomo e per la pena del grande peccato fu espulso dalla felicità
del paradiso nelle tribolazioni dell'attuale soggezione alla morte. Poiché si
ha nella Scrittura: Un solo giorno nel Signore come mille anni e mille anni
come un sol giorno 45, passati seimila anni
come sei giorni, dovrebbe seguire il settimo del sabato negli ultimi mille anni
per celebrare, cioè, il sabato con la risurrezione dei
santi. L'opinione sarebbe comunque ammissibile se in
quel sabato fosse riservato ai santi qualche godimento spirituale. Anch'io una
volta ho avuto questa opinione. Ma
essi dicono che coloro, i quali risusciteranno in quel tempo, attenderanno a
sfrenate orge carnali, nelle quali sarebbe così abbondante il cibo e le bevande
non solo da violare la moderazione, ma da sorpassare perfino la misura
dell'incredibile. Ma queste storie possono essere
credute soltanto dai carnali. Gli spirituali definiscono coloro che le credono
con la parola greca
Simbologia
del numero mille.
7. 2. Lo stesso Signore Gesù Cristo dice: Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rubare i suoi arnesi se prima non ha incatenato l'uomo forte 46. Per forte ha voluto intendere il diavolo, perché ha potuto tenere prigioniero il genere umano, e per gli arnesi, che avrebbe sottratto, Gesù ha inteso i suoi futuri credenti che quegli teneva avvinti nelle varie azioni immorali. Affinché dunque quest'essere forte fosse incatenato, il suddetto Apostolo nell'Apocalisse vide un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'abisso e una gran catena in mano. Afferrò - soggiunge - il dragone, il serpente antico, soprannominato il diavolo e Satana, e lo incatenò per mille anni 47, cioè represse e frenò il suo potere di sedurre e dominare coloro che dovevano essere liberati. I mille anni si possono interpretare, per quanto mi risulta, in due sensi. Il primo è che questo evento si verifica negli ultimi mille anni, cioè nel sesto millennio, quale sesto giorno, del quale attualmente scorrono le fasi di successione. Seguirà poi il sabato che non ha sera, cioè il riposo dei santi che non ha fine. In tal senso avrebbe denominato mille anni l'ultima parte della serie di millenni, come giorno che rimaneva fino al termine della serie dei tempi, con quel modo figurato di parlare per cui la parte è significata dal tutto. Ovvero in un altro senso ha usato i mille anni in luogo di tutti gli anni della serie dei tempi, in modo che in un numero perfetto si avvertisse il tutto del tempo. Il numero mille infatti rende cubo il quadrato del numero dieci. Dieci per dieci appunto fanno cento che è già una figura quadrata ma bidimensionale; affinché si levi in altezza e diventi solida di nuovo cento si moltiplica per dieci e si ha mille. Inoltre il numero cento talora si usa per indicare un tutto come quando il Signore ha promesso a chi abbandona tutti i suoi beni e lo segue: Avrà in questo tempo cento volte tanto 48. L'Apostolo, interpretando in un certo senso questo passo, dice: Come se non avessimo nulla e possediamo tutto 49. Già prima era stato detto: Tutto il mondo della ricchezza è dell'uomo di fede 50
. A più forte ragione il mille si usa per un tutto poiché è il solido del quadrato di dieci. Si spiega anche più chiaramente il passo di un Salmo: Si ricorda per sempre della sua alleanza, della parola che ha rivolto a mille generazioni 51, cioè a tutte.Il diavolo
incatenato nell'abisso...
7. 3. Continua: E lo gettò
nell'abisso, senza dubbio gettò il diavolo nell'abisso, parola con cui
è stato indicato il numero incalcolabile degli
increduli perché il loro cuore è senza fondo nella malvagità contro la Chiesa
di Dio. Certamente il diavolo era già nell'abisso, ma si afferma
appunto che vi fu gettato perché, respinto dai credenti, iniziò a dominare più
fortemente gli increduli. È più dominato dal diavolo infatti
chi non solo è estraniato da Dio, ma anche senza motivo odia coloro che a lui
si dedicano. Continua: Ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta affinché non
inducesse più in errore i popoli fino al compimento di mille anni 52. Ve lo rinchiuse è detto nel senso che gli rese impossibile, cioè, di
oltrepassare il termine vietato. Mi pare che con l'aggiunta: E ne sigillò la
porta volle che si ignorassero coloro che sono
dalla parte del diavolo e coloro che non vi sono. Il fatto in questo mondo è
interamente nascosto perché è incerto se chi sembra che stia in piedi non cada
e chi sembra che sia a terra non si rialzi 53. Con la catena e la
spranga di questo divieto il diavolo è potentemente
impedito dall'indurre in errore i popoli, che prima induceva in errore e
dominava sebbene appartenessero al Cristo. Dio infatti
li ha scelti prima della creazione del mondo per sottrarli dal potere delle
tenebre 54 e trasferirli nel
Regno del Figlio del suo amore 55, come dice
l'Apostolo. Il credente non ignora che anche ora egli induce in errore i popoli
e li trascina alla pena eterna, ma se non predestinati alla vita eterna. Non turbi il fatto che spesso il diavolo induca in errore anche
coloro che, già rigenerati in Cristo, percorrono le vie di Dio. Il Signore,
infatti, conosce i suoi 56, e quegli non
induce in errore alcuno di loro verso l'eterna condanna. Il Signore li conosce
come Dio, al quale non è nascosto nulla neanche del futuro, non come un uomo
che conosce l'uomo al presente, seppure lo conosce,
perché non ne conosce il sentimento e non conosce neanche se stesso come sarà
nel futuro. Per questo dunque il diavolo è stato incatenato e chiuso
nell'abisso affinché non induca più in errore i
popoli, da cui è costituita la Chiesa, perché prima che fossero la Chiesa, li
traeva in errore. Non è stato detto: Affinché non traesse in
errore qualcuno, ma: Affinché non traesse in errore i popoli, nei quali
certamente ha voluto indicare la Chiesa. Fino - soggiunge - al
compimento di mille anni, cioè, o ciò che rimane
del sesto giorno, il quale si compie con mille anni, ovvero tutti gli anni con
i quali il tempo deve svolgersi nella successione.
... affinché non tragga in errore i popoli.
7. 4. Affinché non traesse in errore i popoli fino al compimento di mille anni 57 non si deve
interpretare nel senso che poi trarrà in errore soltanto i popoli, dai quali è
composta la Chiesa della predestinazione, perché egli dalla catena e dalla
spranga è stato impedito di trarli in errore. Ma o è un particolare modo
d'esprimersi che ricorre talora nella Bibbia, come in un Salmo: Così i
nostri occhi al Signore nostro Dio finché abbia pietà di noi 58; infatti
non significa che quando avrà avuto pietà, gli occhi dei suoi servi non saranno
rivolti al Signore loro Dio. Ovvero è questa la serie delle parole: E lo rinchiuse e ne sigillò la porta fino al compimento di
mille anni. La frase interposta: Affinché non traesse
più in errore i popoli ha un significato tale che è libera dal contesto e
da intendersi separatamente, come se fosse aggiunta alla fine, in modo che
l'intera espressione suoni così: E lo rinchiuse e ne sigillò la porta fino
al compimento di mille anni affinché non traesse più in errore i popoli,
cioè: ve lo chiuse appunto finché si compissero i mille anni, affinché egli
non traesse più in errore i popoli.
Il diavolo
incatenato e la Chiesa.
8. 1. Continua: Dopo questi
avvenimenti dovrà essere sciolto per un po' di tempo 59. Se per il diavolo essere incatenato e rinchiuso significa
non trarre in errore la Chiesa, il suo scioglimento significa che lo potrà? No,
giammai la Chiesa, predestinata ed eletta prima della creazione del mondo 60, sarà da lui
condizionata all'errore poiché di essa è stato detto: Il
Signore conosce i suoi 61. E tuttavia
essa sarà nel mondo anche in quel tempo in cui il diavolo dovrà essere slegato,
come è stata e sarà nel mondo in ogni tempo, da quando
è stata istituita, evidentemente nei suoi fedeli che succedono col nascere a
quelli che muoiono. Poco dopo infatti soggiunge che il
diavolo liberato istigherà alla guerra contro di essa i popoli tratti in errore
in tutto il mondo, e il numero dei nemici sarà come la sabbia del mare. Dice: Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero
d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta, ma un fuoco scese dal
cielo da Dio e li distrusse; e il diavolo, che li aveva indotti in errore, fu
gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso
profeta; e saranno tormentati giorno e notte per sempre 62. Questo evento
perciò concerne l'ultimo giudizio, ma ho pensato di richiamarlo in questo punto
affinché non si pensi che in quel breve tempo, in cui il diavolo sarà slegato,
sulla terra non vi sarà più la Chiesa, perché non ve la troverà
quando sarà slegato o perché la scompaginerà, perseguitandola con tutti
i mezzi. Ciò non significa che il diavolo sarà legato per tutto il tempo, che
il libro dell'Apocalisse include, cioè dalla
prima venuta del Cristo sino alla fine del tempo, che sarà la sua seconda venuta,
in maniera che il suo incatenamento, per lo spazio definito di mille anni,
consista nel non indurre in errore la Chiesa, perché anche slegato non potrà
certamente indurla in errore. Se infatti per lui
l'essere legato significa non avere possibilità o consenso d'indurla in errore,
l'essere slegato non significherebbe altro che avere possibilità o consenso per
indurla in errore. Non sia mai! L'incatenamento del diavolo significa che non
gli è consentito impiegare ogni forma di tentazione che può, con la violenza o
con l'inganno, per trarre gli uomini dalla sua parte o costringendoli con la
violenza o ingannandoli con la menzogna. Se gli fosse permesso in sì lungo
tempo e per la grande debolezza di molti,
prostrerebbe, se già credono, e impedirebbe di credere moltissimi che sono tali
quali Dio non permette che subiscano questo male. Perché
non lo faccia è stato incatenato.
Dio e il
diavolo slegato.
8. 2. Sarà slegato
quando si avrà un breve periodo di tempo, poiché si legge nella
Scrittura che assalirà con le proprie forze e con quelle dei suoi adepti per
tre anni e sei mesi 63, e quando saranno
tali quelli con cui dovrà combattere che non potranno essere sconfitti dal suo
attacco e agguato. Se non fosse mai slegato, si manifesterebbe di meno il suo
potere ostile, sarebbe meno sperimentato il fedelissimo coraggio della città
santa e poi sarebbe meno evidenziato quanto bene l'Onnipotente si sia valso della grande malizia di lui. Egli non gli ha
completamente impedito di tentare i santi, sebbene estromesso dalla loro
coscienza, con la quale si crede in Dio, affinché traessero profitto dal suo
attacco all'esterno. Dio lo ha poi legato in quelli che sono dalla sua parte
affinché non ostacolasse, impiegando la maggiore malizia possibile, le tante
persone deboli, da cui si deve accrescere e completare la Chiesa, alcuni vicini
a credere, altri già credenti, distogliesse cioè i
primi dalla fede religiosa e fiaccasse gli altri. Lo scioglierà alla fine
affinché la città di Dio osservi quale forte
avversario ha superato a infinita gloria del suo redentore, soccorritore,
liberatore. A confronto di quei santi e fedeli che vivranno allora, noi che
cosa siamo? Infatti per sottoporli a prova sarà
slegato un sì gran nemico col quale noi, sebbene legato, ci battiamo tra tanti
pericoli. Però non v'è dubbio che anche in questo intervallo
di tempo alcuni soldati di Cristo sono stati e sono prudenti e coraggiosi.
Quindi anche se vivessero nella soggezione alla morte in quel tempo, in cui
quegli sarà slegato, eviterebbero con grande prudenza
i suoi agguati e sosterrebbero con grande coraggio i suoi attacchi.
Il diavolo
legato e slegato e i fedeli.
8. 3. L'incatenamento del diavolo non
solo fu in atto da quando la Chiesa ha cominciato a
diffondersi oltre la Giudea in varie nazioni, ma è in atto e sarà in atto fino
al termine del tempo, quando dovrà essere slegato. Anche attualmente
infatti gli uomini dalla condizione d'infedeli, nella quale li dominava, si
convertono alla fede e si convertiranno senza dubbio fino a quel termine; e
certamente per ciascuno questo forte sarà legato quando l'uomo, quasi fosse una
sua proprietà, gli sarà sottratto. L'abisso poi, in cui fu chiuso, non fu
ripieno, dopo la loro morte, con quelli che vivevano quando
vi fu chiuso all'inizio, ma ad essi si sono susseguiti altri venendo al mondo
e, finché abbia termine il tempo, si susseguono coloro che odiano i cristiani,
ed egli continuamente viene chiuso nei loro cuori ciechi senza fondo come in un
abisso. L'ipotesi poi che negli ultimi tre anni e sei mesi,
quando, slegato, incrudelirà con tutte le forze, qualcuno verrà alla fede che
non aveva, è un interrogativo di rilievo. È stato scritto: Come può uno
entrare nella casa di un forte per rapire gli arnesi se prima non lo avrà
legato? 64. Questo
quesito non avrà senso se, anche slegato, gli sono rapiti. Sembra quindi che un
tale pensiero induca a credere che in quello spazio di tempo, quantunque breve,
nessuno può aderire al popolo cristiano ma che il diavolo si batterà con quelli
che sono riconosciuti cristiani; ed anche se alcuni di loro sconfitti lo
seguiranno, non appartengono al numero predestinato dei figli di Dio. Non senza
motivo lo stesso apostolo Giovanni, autore della citata Apocalisse, in
una sua lettera afferma di alcuni: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano
dei nostri, perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi 65. Ma che avverrà dei bambini? È veramente incredibile che non
siano coinvolti figli di cristiani, già nati e non ancora battezzati, perché in
quel tempo ancora in età infantile, e che altri non nascano in quei giorni; o
se vi saranno, che non siano condotti in qualche modo dai genitori al lavacro
di rigenerazione. Se avverrà, in che modo questi suoi
arnesi sono rapiti al diavolo già slegato, giacché nessuno entra nella sua casa
per rapirgli gli arnesi se prima non lo avrà legato? Al contrario si deve
piuttosto credere che in quel tempo non mancheranno quelli che si
allontaneranno dalla Chiesa e quelli che vi aderiranno. Certamente i genitori
saranno così forti per battezzare i piccoli e forti anche coloro
che professeranno la fede per la prima volta affinché sconfiggano quel
forte sebbene non incatenato, affinché, cioè, avvistino con la prudenza e
respingano con la fortezza lui che insidia con tutte le astuzie e assale con
tutte le forze, quali prima non aveva usato, e così si sottraggano a lui
sebbene non incatenato. Non per questo è falso questo pensiero del Vangelo: Come
può entrare uno nella casa di un forte per rapire i suoi arnesi, se prima non
lo avrà legato? Stando al vero significato del suo pensiero la regola è
stata rispettata nel senso che è stata ampliata la Chiesa, essendo stato legato
il forte e rapiti i suoi arnesi, fra tutti i popoli in ogni direzione da uomini
robusti e deboli. Così essa, con la stessa fede incrollabile di
eventi preannunziati e realizzati per volere di Dio, può sottrarre gli
arnesi al diavolo quantunque slegato. Si deve ammettere però che languisce la
carità di molti 66 quando sovrabbonda la malvagità e che molti, poiché
non sono scritti nel libro della vita, si arrenderanno alle persecuzioni di
inaudita ferocia e alle insidie del diavolo ormai slegato. Così si deve
ammettere che quanti sono buoni fedeli e alcuni che sono ancora fuori, con
l'aiuto della grazia di Dio e mediante l'attenzione alla sacra Scrittura, in
cui sono preannunziati altri eventi e la fine, che avvertono vicina, saranno
più costanti nel credere quel che non credevano e più forti nel vincere il
diavolo sebbene non legato. Se così avverrà, si deve pensare che il suo
incatenamento è avvenuto prima affinché seguisse la
sua spoliazione, legato o slegato che fosse, poiché sull'argomento è stato
detto: Come può entrare uno nella casa di un forte per rapire i suoi arnesi
se prima non l'avrà legato?
Doppio
significato del regno dei cieli.
9. 1. Frattanto, mentre il diavolo è
incatenato per mille anni, i santi regnano con Cristo anch'essi per mille anni,
da intendere senza dubbio identici agli altri e con
identico significato, cioè nel tempo della sua prima venuta. Non si tratta infatti di quel regno, del quale alla fine si dirà: Venite,
benedetti del Padre mio, ricevete il Regno preparato per voi 67. Se in un determinato
altro senso, assai diverso, non regnassero con lui nel
tempo i suoi santi, perché dice ad essi: Da questo momento io sono con voi
fino alla fine del tempo 68, la Chiesa,
sempre nel tempo, non si considererebbe suo regno o regno dei cieli.
Certamente, mentre scorre il tempo, viene istruito
quello scriba di cui ho parlato poco fa 69, il quale estrae dal
suo forziere cose nuove e cose vecchie; e dalla Chiesa i mietitori devono
raccogliere le erbacce che egli ha permesso crescessero insieme al grano fino
alla mietitura. Esponendo questo concetto ha detto: La mietitura è la fine
del tempo, i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccolgono le erbacce e
si bruciano col fuoco, così avverrà alla fine del tempo; il Figlio dell'uomo
manderà i suoi angeli i quali raccoglieranno dal suo regno
tutti gli scandali 70; dunque non dal regno
in cui non vi sono scandali. Saranno dunque raccolti dal suo regno che nel
tempo è la Chiesa. Allo stesso modo dice: Chi dunque dichiarerà abrogato uno
solo di questi precetti, anche i più piccoli, e insegnerà così agli uomini,
sarà considerato il più piccolo nel regno dei cieli; chi invece li osserverà e
così insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli 71. Afferma che
l'uno e l'altro sono nel regno dei cieli, tanto e chi
non osserva i precetti che insegna, poiché dichiararli abrogati significa non
osservare, non compiere, come e chi li osserva e così insegna, ma quello il più
piccolo, costui grande. E subito soggiunge: Vi dico che se la vostra
giustizia non sorpasserà quella degli scribi e dei farisei 72, cioè
di coloro che dichiarano abrogato ciò che insegnano. In un altro passo dice infatti dei farisei: Dicono e non osservano 73. Dunque se la
vostra giustizia non sorpasserà la loro, cioè che voi
non abroghiate ma osserviate quel che insegnate, non entrerete - dice - nel
Regno dei cieli 74. In un senso dunque
si deve intendere il Regno dei cieli, in cui vi sono tutti e
due, chi dichiara abrogato ciò che insegna e chi lo osserva, ma quello
il più piccolo, costui grande; e in un altro senso s'intende il regno dei cieli
in cui non entra se non chi osserva. Perciò, quando si
ha l'una e l'altra specie, si ha la Chiesa qual è nel tempo, quando se ne ha
una sola si ha la Chiesa quale sarà allorché non vi sarà più il cattivo.
Pertanto anche nel tempo la Chiesa è regno di Cristo e regno
dei cieli. Anche nel tempo regnano con lui i suoi
santi ma in modo diverso da come regneranno alla fine e con lui non regnano le
erbacce, sebbene nella Chiesa crescano assieme al frumento 75. Regnano con lui coloro che eseguono ciò che dice l'Apostolo: Se siete
risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla
destra di Dio; pensate alle cose di lassù non a quelle della terra 76. Di essi dice anche che il loro modo di vivere è nei cieli 77. Infine regnano con
lui quelli che vissero in tal modo nel suo regno da essere essi stessi il suo
regno. Ma in che modo sono regno di Cristo coloro che,
per non dire altro, sebbene sono nella Chiesa, finché si svellano alla fine del
tempo dal suo regno tutti gli scandali, tuttavia vi cercano i propri interessi,
non quelli di Gesù Cristo?
Ministero
sacerdotale per vivi e defunti.
9. 2. Il libro dell'Apocalisse parla
dunque di questo regno di servizio in armi, in cui si è ancora in conflitto con
il nemico e talora si resiste ai vizi che assalgono, talora si ha il dominio su
di essi che si arrendono fino a che si giunga a quel
regno di grande pace, in cui si regnerà senza nemico; parla anche della prima
risurrezione che avviene nel tempo. Infatti dopo aver
detto che il diavolo è incatenato per mille anni e che poi sarà slegato per
breve tempo, compendiando quel che nei mille anni compie la Chiesa o si compie
in essa, dice: E vidi dei troni e coloro che vi sedevano e fu dato il potere
di giudicare 78. Non si deve pensare
che la frase si riferisca all'ultimo giudizio, ma in essa
si devono intendere i troni dei capi e i capi stessi, ai quali è affidato il
governo della Chiesa nel tempo. Ed è evidente che il
conferimento del potere di giudicare non è espresso meglio che con quel che è
stato detto: Ciò che legherete sulla terra sarà legato anche in cielo e ciò
che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo 79. Perciò
dice l'Apostolo: Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono
quelli di dentro che voi giudicate? 80. Continua l'Apocalisse:
E le anime degli uccisi a causa della testimonianza di Gesù e della parola di
Dio 81; si sottintende
quello che dice di seguito: Regnarono con Cristo mille anni, cioè le anime dei martiri non ancora restituite al proprio corpo.
Infatti le anime dei fedeli defunti non sono separate
dalla Chiesa che anche nel tempo è il regno di Cristo. Altrimenti anche
all'altare di Dio non si farebbe la loro memoria in comunione col corpo di
Cristo; e non gioverebbe in pericolo di morte ricevere il battesimo affinché
questa vita non termini senza di esso e neanche
ottenere la riconciliazione, se per caso si è separati dal corpo di Cristo a
causa della penitenza pubblica o della coscienza in peccato. Si compiono questi
riti appunto perché i fedeli anche defunti sono sue membra. Dunque
sebbene non ancora nel corpo, tuttavia la loro anima già regna con lui, mentre
decorrono i mille anni. Nel medesimo libro e in altri si legge: Beati
i morti che muoiono nel Signore. D'ora innanzi, dice lo
Spirito, affinché riposino dalle loro fatiche perché le loro opere li
seguono 82. Dapprima dunque
regna nel tempo con Cristo la Chiesa nei vivi e nei morti. Dice l'Apostolo: Per
questo è morto Cristo, per essere il Signore dei vivi e dei morti 83. Ma l'Apocalisse ha
menzionato soltanto l'anima dei martiri; essi infatti
soprattutto regnano da morti perché hanno lottato per la verità fino alla
morte. Ma come da una parte il tutto, comprendiamo che
anche gli altri morti appartengono alla Chiesa che è il regno di Cristo.
La bestia
simbolo del paganesimo.
9. 3. Dobbiamo intendere congiuntamente
dei vivi e dei morti la frase che segue: E coloro che non
hanno adorato la bestia e la sua statua e non hanno ricevuto il marchio
sulla fronte o sulla mano 84. Sebbene sia da indagare
più attentamente quale sia questa bestia, tuttavia non contrasta con la retta
fede che s'interpreti come la stessa città pagana e il popolo dei pagani contrario al popolo cristiano e alla città di Dio. La sua
statua a me sembra la sua finzione in quegli individui
che professano la fede e vivono da pagani. Fingono di essere
quel che non sono e sono considerati cristiani non in un vero ritratto ma in
una rappresentazione ingannevole. Alla medesima bestia appartengono infatti non soltanto quelli che sono apertamente nemici del
nome di Cristo e della sua città molto gloriosa, ma anche le erbacce che alla
fine del tempo devono essere estirpate dal suo regno che è la Chiesa 85. E coloro che non
adorano la bestia e la sua immagine sono certamente
coloro che eseguono ciò che dice l'Apostolo: Non siate di coloro che portano
il giogo con gli infedeli 86. Non adorano infatti
significa: non concordano, non si assoggettano; non ricevono il marchio,
cioè il contrassegno della colpa; nella fronte per la dottrina che
professano; sulla mano per le opere che compiono. Dunque
liberi da simili mali, tanto se vivono ancora nella soggezione alla morte o, se
già morti, regnano con Cristo fin d'ora in una forma conveniente a questo tempo
per tutto il periodo indicato con i mille anni.
Due vite e due morti.
9. 4. Soggiunge: Gli altri non tornarono in vita 87
. Infatti è questo il momento in cui i morti odono la voce del Figlio di Dio e quelli che l'udranno torneranno in vita 88. Gli altri dunque non torneranno in vita. L'aggiunta: Fino al compimento di mille anni si deve interpretare nel senso che non tornarono in vita nel tempo in cui dovevano, passando, cioè, dalla morte alla vita. Perciò quando giungerà il giorno, in cui avviene la risurrezione dei corpi, non passeranno dai sepolcri alla vita, ma al giudizio, cioè alla condanna che è considerata la seconda morte. Chi non sarà tornato in vita fino al compimento dei mille anni, cioè non avrà udito la voce del Figlio di Dio e non sarà passato dalla morte alla vita per tutto il tempo in cui avviene la prima risurrezione, certamente nella seconda risurrezione, che è della carne, passerà alla seconda morte con la carne stessa. Prosegue infatti e dice: Questa è la prima risurrezione: beato e santo chi ha parte in questa prima risurrezione 89, cioè ne sarà partecipe. Ne sarà partecipe non solo se torna in vita dalla morte, che si ha nel peccato, ma persisterà nello stato in cui è tornato in vita. Su di essi - dice - non ha potere la seconda morte 90. Lo ha quindi sugli altri, dei quali precedentemente ha detto: Gli altri non tornarono in vita fino al compimento di mille anni 91. Difatti in tutto questo periodo di tempo, che considera di mille anni, chiunque, per quanto a lungo sia vissuto nel corpo, non è tornato in vita dalla morte, in cui lo tratteneva la mancanza di fede, affinché, tornando in vita in questo senso, divenisse partecipe della prima risurrezione e in lui non avesse potere la seconda morte.Anche le anime risorgono.
10. Alcuni pensano che soltanto ai corpi è possibile applicare il concetto di risurrezione e perciò sostengono che anche la prima sarà di essi. A chi spetta il cadere, dicono, spetta anche il rialzarsi. Ora i corpi cadono con la morte e dal loro cadere si denominano cadaveri. Quindi, soggiungono, la risurrezione non può essere delle anime ma dei corpi. Ma costoro che cosa ribattono contro l'Apostolo 92 che la chiama risurrezione? Erano risorti nell'uomo interiore e non in quello esteriore coloro ai quali dice: Se siete risorti con Cristo, gustate le cose di lassù 93. Ha espresso il medesimo significato in un altro passo con parole diverse quando dice: Affinché, come Cristo è risorto dai morti nella gloria del Padre, così anche noi ci poniamo in cammino in una nuova vita 94. Ne consegue anche questo pensiero: Svegliati tu che dormi e rialzati dalla morte e Cristo ti illuminerà 95. E riguardo alla loro teoria, che possono rialzarsi soltanto quelli che cadono e perciò la risurrezione spetta ai corpi e non alle anime, perché il cadere è proprio dei corpi, ascoltino: Non allontanatevi da lui per non cadere 96; e: Sta in piedi o cade per il suo Signore 97; e: Chi pensa di stare in piedi eviti di cadere 98. Penso che una simile caduta si debba evitare nell'anima e non nel corpo. Se dunque la risurrezione è di coloro che cadono, ed anche le anime cadono, si deve ammettere che anche le anime si rialzano. Il brano dell'Apocalisse: In essi la seconda morte non ha potere; e la frase che segue: Ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui mille anni 99, non riguardano soltanto i vescovi e i preti, sebbene ormai nella Chiesa in senso proprio essi sono considerati sacerdoti. Come però a causa dell'unzione sacramentale consideriamo tutti i fedeli unti del Signore, consideriamo sacerdoti tutti i fedeli perché sono membra dell'unico Sacerdote. Di essi dice l'apostolo Pietro: Stirpe santa, sacerdozio regale 100. Con criterio, sebbene in breve e di passaggio, l'Apocalisse propone che il Cristo è Dio con le parole: Sacerdoti di Dio e del Cristo, cioè del Padre e del Figlio. Tuttavia nella condizione di servo 101
, in quanto Figlio dell'uomo, Cristo è divenuto anche sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedec 102. Dell'argomento ho trattato più volte in quest'opera 103.Gog e Magog e
l'ultima persecuzione.
11. L'Apocalisse continua: E
quando i mille anni saranno compiuti Satana sarà liberato dal suo carcere e
uscirà per trarre in errore i popoli che sono ai quattro punti cardinali della
terra, Gog e Magog, e li condurrà in guerra; il loro numero è come l'arena del
mare 104. Dunque
alla fine li trarrà in errore allo scopo di condurli alla guerra. Anche prima traeva in errore, nei modi in cui poteva,
attraverso numerosi e svariati atti di malvagità. Uscirà significa che balzerà dai nascondigli dell'odio in aperta
persecuzione. Sarà, nell'imminenza dell'ultimo giudizio, l'ultima persecuzione
che in tutto il mondo subirà la Chiesa, cioè tutta la
città di Cristo da tutta la città del diavolo, qualunque sia l'estensione
dell'una e dell'altra sulla terra. Questi popoli, che denomina Gog e Magog, non
si devono intendere come popoli non civili, stanziati in una parte della terra,
ovvero i Geti e Massageti, come alcuni suppongono, a causa della lettera
iniziale del loro nome, ovvero altri stranieri non associati al diritto romano.
Con la frase: Popoli esistenti ai quattro punti cardinali della terra è
stato indicato che essi sono in tutto il mondo ed ha soggiunto che essi sono Gog
e Magog. Apprendiamo che come significato dei nomi Gog corrisponde a
"tetto", e Magog "dal tetto", cioè
come casa e chi esce di casa. Dunque sono i popoli nei quali precedentemente
abbiamo inteso che era rinchiuso il diavolo come in un abisso ed è lui che in
certo senso da essi si svincola ed esce, in modo che essi sono il tetto ed egli
dal tetto. Se poi applichiamo l'uno e l'altro ai popoli, non uno a loro e
l'altro al diavolo, essi sono il tetto perché nel tempo egli è rinchiuso in essi e in certo senso vi è occultato il nemico antico; ed
essi saranno dal tetto, allorché dal coperto balzeranno fuori in un odio
aperto. Con la frase: E marciarono su tutta la superficie della terra e
assediarono l'accampamento dei santi e la città diletta 105, non si afferma che sono venuti o verranno a un solo luogo, come se in un solo
determinato luogo vi siano l'accampamento dei santi e la città diletta. Questa infatti non è altro che la Chiesa di Cristo diffusa in
tutto il mondo. Perciò dovunque essa sarà alla fine, poiché sarà estesa a tutti
i popoli, concetto che è stato indicato con il termine "superficie della
terra", ivi sarà l'accampamento dei santi, ivi sarà la diletta città di
Dio, ivi con la mostruosità di quella persecuzione sarà assediata da tutti i
suoi nemici poiché anche essi saranno con lei fra
tutti quei popoli. Sarà cioè avvinghiata, stretta,
compressa nell'angustia della sofferenza e non abbandonerà la sua difesa armata
che è stata espressa con il concetto di accampamento.
Il fuoco dal
cielo e la fermezza dei santi.
12. Non si deve pensare che nella
frase: E discese un fuoco dal cielo e li divorò 106 sia indicato
il definitivo tormento che si avrà quando si dirà: Via
da me, maledetti, nel fuoco eterno! 107. Allora essi saranno
immersi nel fuoco e non verrà su di essi un fuoco dal
cielo. Nel passo s'interpreta bene il fuoco dal cielo con la fermezza
dei santi, per cui non si piegheranno ai persecutori
per eseguire la loro volontà. Cielo è infatti il
firmamento e a causa della sua fermezza i nemici saranno tormentati da uno zelo
bruciante poiché non potranno attirare i santi di Cristo alla parte
dell'Anticristo. Sarà questo il fuoco che li divorerà, ed esso è da Dio, poiché
per dono di Dio i santi diventano invincibili e i
nemici ne sono tormentati. Come infatti lo zelo è
proposto nel bene: Lo zelo della tua casa mi ha divorato 108, così al contrario: Lo
zelo ha invaso il popolo rozzo ed ora un fuoco divorerà gli avversari 109. Ed ora appunto,
escluso cioè il fuoco dell'ultimo giudizio. Oppure supponiamo che abbia considerato come fuoco che viene
dal cielo e li divorerà quel tormento da cui saranno colpiti i persecutori
della Chiesa che, alla venuta di Cristo, egli troverà ancora in vita sulla
terra, quando ucciderà l'Anticristo con un soffio della sua bocca 110. Anche
in tale ipotesi questo non sarà l'ultimo tormento dei reprobi, ma quello che
soffriranno, avvenuta la risurrezione dei corpi.
Computo dei
mille anni e dei tre e mezzo.
13. Quest'ultima persecuzione, che
sarà attuata dall'Anticristo, come è stato già detto 111, perché se ne è
parlato precedentemente anche nel libro dell'Apocalisse 112, e nel profeta
Daniele 113, durerà tre anni e
sei mesi. Giustamente si controverte se questo periodo, quantunque breve,
appartenga ai mille anni, durante i quali, come dice l'Apocalisse, il
diavolo è incatenato e i santi regnano con Cristo, o se questo breve tempo
si aggiunga a quegli anni e sia uno di più. Infatti se
affermeremo che appartengono agli stessi anni, si riscontrerà che il regno dei
santi con Cristo non dura il medesimo tempo ma si amplia in un periodo più
lungo di quello in cui il diavolo è incatenato. Ovviamente i santi regneranno
con il loro Re soprattutto durante la stessa persecuzione per vincere i
numerosi atti di malvagità, quando il diavolo non sarà più incatenato sicché
potrà perseguitarli con tutte le sue forze. In che senso dunque questo brano
della Bibbia assegna ai mille anni l'uno e l'altro evento, cioè
l'incatenamento del diavolo e il regno dei santi dal momento che, nello spazio
di tre anni e sei mesi, cessa prima l'incatenamento del diavolo che il regno
dei santi con Cristo durante questi mille anni?. Supponiamo
che il breve periodo di questa persecuzione non sia computato con i mille anni,
ma sia da aggiungere al loro compimento in modo che s'intenda in senso proprio
la premessa: I sacerdoti di Dio e del Cristo regneranno con lui mille anni,
e l'aggiunta: E quando i mille anni saranno compiuti, Satana sarà liberato
dal suo carcere 114. Con questa
lettura il brano esprime che il regno dei santi e la catena del diavolo
cesseranno insieme, sicché in seguito il periodo della persecuzione non
riguarderà né il regno dei santi né la prigionia di Satana, l'uno e l'altro di
mille anni, ma è stato aggiunto ed è fuori computo. Con questa
ipotesi saremo costretti ad ammettere che in quella persecuzione i santi
non regneranno con Cristo. Ma non si può ammettere che
in quel tempo le sue membra non regneranno con lui poiché in maggior numero e
con maggiore fortezza saranno uniti a lui in un periodo in cui, quanto è più
furioso l'attacco del conflitto, tanto maggiore sarà la gloria di non cedere e
tanto più folta la corona del martirio. Ovvero, se a
causa dei patimenti che soffriranno non si deve pensare che regneranno, ne
conseguirà pure il non dovere intendere che quei santi, i quali erano
perseguitati, regnassero con Cristo nel periodo della loro afflizione anche
negli spazi di tempo anteriori durante i mille anni. Perciò anche coloro, la
cui anima l'autore dell'Apocalisse scrive
di aver visto, perché uccisi a causa della testimonianza a Gesù e della parola
di Dio, non avrebbero regnato con Cristo, quando soffrivano la persecuzione e
anch'essi non sarebbero regno di Cristo, sebbene egli li avesse in retaggio in
forma eminente. È un pensiero veramente assurdo e da
respingersi incondizionatamente. Certamente le anime vincitrici dei
gloriosi martiri, superati e terminati tutti i dolori e sofferenze, dopo aver
deposto il corpo soggetto a morire, hanno regnato e regnano
con Cristo fino al compimento dei mille anni, affinché in seguito regnino con
la riassunzione del corpo non più soggetto a morire. Quindi
in questi tre anni e mezzo le anime degli uccisi per la testimonianza a Gesù,
tanto quelle che erano già uscite dal corpo come quelle che usciranno a causa
dell'ultima persecuzione, regneranno con lui fino a che termini il tempo che
causa la morte e si passi in quel regno in cui morte non v'è. Dunque saranno di più gli anni dei santi che regnano con
Cristo che quelli della prigionia per incatenamento del diavolo, perché essi
regneranno con il proprio re, Figlio di Dio, anche per quei tre anni e mezzo,
sebbene il diavolo non sia ancora legato. Quando dunque
udiamo: I sacerdoti di Dio e di Cristo regneranno con lui mille anni e
quando i mille anni saranno compiuti, Satana sarà liberato dal suo carcere,
rimane un dilemma. O intendiamo che non sono i mille anni di questo
regno dei santi ad avere termine, ma dell'incatenamento del diavolo nel carcere
in modo che ogni parte abbia da portare a termine i mille anni, cioè tutti gli anni che le spettano, con diverse e
particolari dimensioni, più lunga per il regno dei santi, più breve per la prigionia
del diavolo. Ovvero, poiché il periodo di tre anni e sei mesi è molto breve, si
ammetta che non si è voluto calcolarlo, tanto quello
che sembra includere la più breve prigionia di Satana, come quello che sembra
includere il più lungo regno dei santi. In questi termini sui quattrocento anni
mi sono espresso nel sedicesimo libro di quest'opera 115, poiché erano un po' di più e tuttavia sono stati
considerati quattrocento. Se si è attenti, spesso
nella Bibbia si rinvengono simili espressioni.
Nel giudizio
la coscienza e il libro della vita.
14. Dopo questa rievocazione dell'ultima persecuzione il testo riepiloga brevemente tutto ciò che con l'ultimo giudizio soffriranno il diavolo e la città nemica con il suo principe. Dice: E il diavolo, che li traeva in errore, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e lo pseudoprofeta e vi saranno tormentati giorno e notte per sempre 116. Ho indicato precedentemente che per bestia s'intende la stessa società pagana. Il suo pseudoprofeta è o l'Anticristo o quell'immagine o figura ingannevole, di cui ho parlato in quel passo 117. Di seguito, presentando in compendio lo stesso ultimo giudizio, che avverrà nella seconda risurrezione dei morti, cioè dei corpi, nel narrare come gli fu rivelato, dice: Vidi poi un grande trono bianco e colui che sedeva su di esso, dal cui cospetto erano scomparsi il cielo e la terra e non vi fu più lo spazio per essi 118. Non dice: Ho visto un gran trono bianco e colui che sedeva su di esso e dal suo cospetto erano scomparsi il cielo e la terra, perché il fatto non avvenne allora, cioè prima che fosse dato il giudizio sui vivi e sui morti, ma ha detto di aver visto che sedeva sul trono colui dal cui cospetto erano scomparsi il cielo e la terra, ma in seguito. Condotto a termine il giudizio, cesseranno questo cielo e questa terra, poiché avranno inizio un cielo nuovo e una terra nuova 119. Infatti questo mondo cesserà con una metamorfosi, non con una totale distruzione. Per questo l'Apostolo dice: Passa la conformazione di questo mondo, vorrei che voi foste senza preoccupazione 120
. Passa dunque la conformazione, non l'essenza. Giovanni, dopo aver detto che aveva visto colui che sedeva sul trono, dal cui aspetto erano scomparsi il cielo e la terra, evento che avverrà in seguito, soggiunge: E vidi i morti grandi e piccoli e furono aperti i libri; fu aperto anche un altro libro, che è proprio dell'esistenza di ciascuno, e i morti furono giudicati in base a ciò che era scritto nei libri, ciascuno secondo le proprie azioni 121. Ha detto che furono aperti i libri e il libro, ma non ha taciuto quale fosse il libro, cioè quello che è proprio dell'esistenza di ciascuno. Si deve comprendere quindi che i libri indicati precedentemente sono i libri santi, dell'Antico e del Nuovo Testamento, affinché con essi si mostrasse quali precetti Dio ha comandato che fossero osservati; invece con quello, che è proprio dell'esistenza di ogni uomo, quale dei precetti ciascuno avesse o non avesse osservato. Se questo libro si giudicasse con criteri umani, chi sarebbe in grado di valutarne l'importanza e il volume? O quanto tempo si richiederebbe per poter leggere un libro in cui è scritta tutta la vita di tutti gli uomini? O vi sarà un numero di angeli, pari a quello degli uomini, e ciascuno udrà che la propria vita è esposta dall'angelo a lui assegnato? Dunque non vi sarà un unico libro di tutti ma uno di ognuno. Quando questo passo indica che s'intenda un libro solo, afferma: E un altro libro fu aperto. Si deve quindi tener presente un potere divino, per cui avviene che a ciascuno siano richiamate alla memoria tutte le proprie opere, buone e cattive, e che siano esaminate con mirabile prontezza da un immediato atto della mente in modo che la consapevolezza accusi o scusi la coscienza e in tal modo simultaneamente tutti e ciascuno siano giudicati. Questo divino potere ha certamente avuto il nome di "libro" perché in esso in certo qual senso si legge ogni particolare che mediante tale potere viene rievocato. Per indicare quali morti, piccoli e grandi, devono essere giudicati, dice per riepilogare, quasi tornando all'argomento che aveva omesso o piuttosto differito: E il mare restituì morti ch'erano in esso, la morte e l'aldilà resero i morti che detenevano 122. Senza dubbio il fatto avvenne prima che i morti fossero giudicati e tuttavia il giudizio è stato indicato prima. È appunto quanto ho detto, che egli, cioè, riepilogando è tornato all'argomento che aveva tralasciato. Ora invece ha seguito l'ordine dovuto e per chiarirlo più convenientemente ha di nuovo trattato, nel punto giusto, del giudizio dei morti di cui aveva già parlato. Aveva detto infatti: E il mare restituì morti che erano in esso, la morte e l'aldilà resero i morti che detenevano, e subito ha aggiunto: E ciascuno fu giudicato secondo le proprie azioni 123. E quel che aveva detto precedentemente: E i morti furono giudicati secondo le proprie azioni.Significato
di mare e aldilà nel giudizio finale.
15. Ma
quali sono i morti che erano nel mare e che esso ha restituito? Non si può
pensare infatti che quelli i quali muoiono nel mare
non siano nell'aldilà, o che soltanto i loro corpi sono conservati nel mare
ovvero, ed è più assurdo, che il mare conteneva i buoni e l'aldilà i cattivi.
Chi lo penserebbe? Ma ragionevolmente alcuni ritengono che in questo passo il
mare sta a significare il tempo presente. Per indicare
quindi che coloro i quali Cristo troverà ancora in
vita devono essere giudicati assieme a quelli che risorgeranno, ha considerato
morti anch'essi; alcuni buoni, perché di essi si dice: Siete morti e la
vostra vita è nascosta con Cristo in Dio 124, alcuni cattivi
perché di essi si dice: Lascia che i morti seppelliscano i propri morti 125. Possono essere considerati morti anche perché hanno un corpo soggetto alla
morte, e per questo dice l'Apostolo: Il vostro corpo è morto a causa del
peccato, ma il vostro spirito è vivo a causa della giustificazione 126. Indica così che
nell'uomo il quale vive, unito ancora al corpo, si ha l'uno e l'altro, tanto il
corpo morto, come lo spirito che è vita. Non ha detto corpo soggetto alla morte, ma morto, sebbene poco dopo li definisce anche, come
più ordinariamente si designano, corpi soggetti a morire 127. Il mare dunque
restituì questi morti che erano in esso, cioè il tempo
presente restituì tutti gli uomini che erano in esso perché non erano ancora
morti. La morte e l'aldilà - soggiunge - resero i morti che
detenevano 128. Il mare li restituì
perché si presentarono nella condizione in cui si trovavano; invece la morte e
l'aldilà li resero perché li richiamarono alla vita,
da cui erano già separati. E non senza ragione non gli bastò
dire: la morte o l'aldilà, ma sono stati indicati l'una e l'altro: la
morte per i buoni che poterono subire soltanto la morte e non l'aldilà dei
reprobi, ed esso per i cattivi perché negli inferi scontano anche la pena.
Forse non è assurdo ritenere che i santi antichi, i quali professarono la fede
del Cristo venturo furono negli inferi, ma in
condizioni assai diverse dalle pene dei reprobi finché il sangue di Cristo e la
sua discesa in quei luoghi li trassero fuori. Successivamente
senza dubbio i buoni fedeli, riscattati da quel prezzo versato, non conoscono
affatto gli inferi fino a quando, riassunto anche il corpo, riscuotano i beni
che meritano. Dopo aver detto: Furono giudicati ciascuno
secondo le proprie azioni, soggiunge in succinto come furono
giudicati con le parole: La morte e l'inferno furono gettati nello stagno di
fuoco 129. Con questi
termini ha indicato il diavolo, perché è autore delle pene infernali, e insieme tutta la congrega dei demoni. E lo stesso concetto
che anticipando aveva espresso precedentemente in
forma più evidente: Il diavolo, che li traeva in errore, fu gettato
nello stagno di fuoco e di zolfo 130. E il
concetto che in quel passo in forma più oscura aveva aggiunto: Dove sono
anche la bestia e lo pseudoprofeta 131, si ha qui in forma
più esplicita con le parole: Coloro, che non furono scritti
nel libro della vita, furono gettati nello stagno di fuoco 132. Questo passo non assegna
a Dio la memoria, affinché non sia tratto in errore dall'oblio, ma indica la
predestinazione di coloro, ai quali sarà data la vita eterna. Dio non li ignora
e in questo passo si legge che li conosce, o meglio la sua stessa prescienza su
di loro, che non può errare, è il libro della vita, in
cui sono scritti, sono cioè oggetto di prescienza.
Cielo e terra
nuovi.
16. Finito il
giudizio, con cui l'Apocalisse ha premesso che devono essere giudicati i
cattivi, rimane che parli anche dei buoni. Infatti,
dopo aver sviluppato quel che dal Signore è stato espresso in breve: Così
andranno questi alla pena eterna, continua a sviluppare quel
che nel Vangelo vi è connesso: E i giusti alla vita eterna 133. Dice
appunto: Vidi un nuovo cielo e una nuova terra. Infatti il cielo e la terra di prima erano svaniti e non v'è
più il mare 134. Si avrà con tale sequenza
l'avvenimento che precedentemente anticipando ha
esposto, che, cioè, ha visto colui il quale sedeva sul trono, dal cui aspetto
scomparvero cielo e terra 135. Dunque prima
saranno giudicati coloro che non sono scritti nel
libro della vita e gettati nel fuoco eterno. Penso che nessun uomo sappia, se
non colui al quale lo Spirito di Dio lo rivela 136, che razza di fuoco
sia questo e in quale parte del mondo o della realtà brucerà. Allora la
conformazione di questo mondo cesserà col divampare simultaneo dei fuochi del
mondo, come avvenne il diluvio con l'inondazione delle acque del mondo. Con
quel divampare simultaneo del mondo, come ho detto, le proprietà degli elementi
posti nel divenire, le quali convenivano ai nostri corpi posti nel divenire,
cesseranno del tutto nel fuoco. Lo stesso essere sussistente avrà quelle
proprietà che convengano, attraverso una meravigliosa
trasformazione, a corpi non posti nel divenire, in modo che il mondo,
trasformato in meglio, si adegui ad uomini trasformati in meglio anche nel loro
essere fisico. Riguardo alla frase: Non v'è più il mare, non saprei dire se si prosciugherà con quello straordinario
calore o se anch'esso si trasformerà in meglio. Abbiamo letto che vi saranno un
cielo nuovo e una terra nuova, ma non ricordo di aver letto alcunché
da qualche parte sul mare nuovo, salvo la frase che si ha in questo stesso
libro: Come un mare di vetro simile al cristallo 137. Ma
in quel passo non parlava della fine dei tempi e non sembra che abbia usato
"mare" con significato proprio, ma come mare. Tuttavia anche
in questo passo, siccome il linguaggio profetico ama mescolare il parlare
figurato con il proprio e così in un certo senso velare quel che si dice, ha
potuto dire di quel mare: E non v'è più il mare, come prima aveva
detto: Il mare restituì i morti che in esso erano 138. Allora infatti non vi sarà più questo tempo, agitato e turbolento
con la vita degli esseri posti nel divenire, che ha espresso figuratamente con
la parola "mare".
Nella
Gerusalemme dell'alto non vi saranno pianto e dolore.
17. Continua: Vidi anche la
città nuova grande Gerusalemme scendere dal cielo da Dio, pronta come una sposa
ornata per il suo sposo. Udii allora una potente voce che usciva dal trono e
diceva: Ecco la dimora di Dio con gli uomini. Egli dimorerà tra
di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il "Dio con
loro". E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi,
non vi sarà più la morte, né pianto né lamento né affanno perché le cose di
prima sono passate. E colui che sedeva sul trono
disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose 139. Si dice che questa città
discende dal cielo perché è dal cielo la grazia con
cui Dio le ha dato vita. Per questo le si dice anche
per mezzo di Isaia: Io sono il Signore che ti dà vita 140. E dal cielo
fin dalla sua origine discende, da quando
continuamente i suoi cittadini aumentano nella successione del tempo, con la
grazia di Dio che viene dall'alto mediante il lavacro di rigenerazione nello
Spirito Santo mandato dal cielo. Ma col giudizio di Dio, che sarà l'ultimo,
mediante il suo Figlio Gesù Cristo si manifesterà il suo splendore così grande
e così nuovo in modo che non rimarranno tracce della
tarda età, giacché i corpi della soggezione al divenire e alla morte di una
volta passeranno alla immunità dal divenire e dalla morte. Mi sembra quindi
proprio di eccessiva mancanza di riguardo attribuire
questo evento al tempo presente, in cui la città regna col suo re per mille
anni. Dice infatti molto apertamente: E asciugherà
ogni lacrima dai loro occhi non vi sarà più la morte, né pianto né lamento né
affanno. Chi dunque è così idiota e insensato in una ostinatissima
diatriba da affermare che negli affanni di questa soggezione alla morte, non
dico il popolo santo, ma ciascuno dei santi trascorra, trascorrerà o abbia
trascorso la vita senza lacrime e sofferenze? Piuttosto quanto uno è più santo
e pieno di un santo desiderio, tanto più è abbondante
il suo pianto nel pregare. È la voce di un cittadino della
Gerusalemme di lassù che dice: Le mie lacrime sono divenute il mio pane
giorno e notte 141; e: Ogni notte
laverò nel pianto il mio letto, inonderò di lacrime il mio giaciglio 142; e: Il mio
gemito non ti è nascosto 143; e: Il mio
dolore si è esasperato 144. E
sono certamente suoi figli coloro che gemono come
sotto un peso, da cui non vogliono essere spogliati, ma rivestiti dall'alto,
affinché ciò che è soggetto al morire sia assorbito dalla vita 145. E
sono quelli stessi che, avendo le primizie dello Spirito, gemono interiormente
perché attendono l'adozione a figli, la redenzione del proprio corpo 146. E lo stesso Paolo
era certamente cittadino della Gerusalemme dell'alto e lo era ancor di più quando per gli Israeliti, suoi fratelli secondo la
stirpe, aveva in sé una grande tristezza e nel suo cuore una continua
sofferenza 147. La morte non sarà
più in questa città soltanto quando si dirà: Dov'è,
o morte, il tuo ardire? Dov'è, o morte, il tuo
pungolo? Il pungolo della morte è il peccato 148. Certamente non vi sarà quando si dirà: Dov'è? Ora invece non un
qualunque debole cittadino di quella città ma lo stesso Giovanni grida nella
sua lettera: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la
verità non è in noi 149. Anche in questo
libro, intitolato l'Apocalisse, vi sono molti concetti oscuri per
spronare il pensiero del lettore e ve ne sono pochi, dalla cui chiarezza si possano investigare gli altri con impegno, soprattutto
perché ripete le medesime espressioni in molte forme da sembrare che enunci
concetti diversi, sebbene si riscontri che enuncia i medesimi in forma diversa.
Si eccettuano però le frasi: Asciugherà ogni
lacrima dai loro occhi, non vi sarà più la morte, né pianto né lamento né
affanno. Infatti con tanta chiarezza sono stati
espressi questi concetti sulle condizioni fuori del tempo e sull'immortalità ed
eternità dei santi, poiché soltanto in quel tempo e spazio non vi saranno tali
sofferenze, che non dobbiamo cercare o leggere nella sacra Scrittura pensieri
più evidenti se ritenessimo questi oscuri.
In Pietro
cielo e terra nel cataclisma finale.
18. Ora vediamo che cosa ha
scritto l'apostolo Pietro sul giudizio. Dice: Verranno
negli ultimi giorni uomini che scherniranno con ironia, si comporteranno
secondo le proprie passioni e diranno: Dov'è la promessa della sua venuta?
Infatti da quando i nostri padri sono morti tutto
procede come al principio della creazione. Ma costoro
ignorano, perché lo vogliono, che i cieli esistevano da lungo tempo e la terra
dall'acqua e ordinata mediante l'acqua dalla parola di Dio, e che per queste
cause il mondo di allora scomparve sommerso dall'acqua. Ora i cieli e la terra
attuali sono stati reintegrati dalla medesima parola e
riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione dei
reprobi. Ma voi non dovete perdere di vista, carissimi,
che un solo giorno davanti a Dio è come mille anni, e mille anni come un giorno
solo. Il Signore non ritarda la promessa nel modo con cui alcuni concepiscono
il ritardo, ma attende con pazienza per voi perché non vuole che alcuno perisca
ma che tutti si riconcilino con la penitenza. Verrà il
giorno del Signore come un ladro e in esso i cieli con
grande fragore passeranno, gli elementi si dissolveranno con un incendio, la
terra e le creature, che in essa sono, saranno distrutte dal fuoco. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così,
quali non dovete essere voi nella santità della condotta perché aspettate e vi
disponete alla venuta del Signore, mediante la quale i cieli si dissolveranno e
gli elementi bruciati saranno ridotti al nulla? Noi aspettiamo dunque secondo
le sue promesse nuovi cieli e nuova terra, nei quali
dimora la giustizia 150. Nel passo Pietro
non dice nulla della risurrezione dei morti, ma abbastanza della fine del
mondo. Ricordando poi l'avvenuto diluvio sembra che abbia voluto in certo senso
avvertirci sul nostro modo di credere in quali proporzioni alla fine dei tempi
questo mondo scomparirà. Dice appunto che al tempo del diluvio fu distrutto il
mondo che allora esisteva, e non soltanto la terra ma anche i cieli, sebbene in
essi riscontriamo lo spazio atmosferico, il cui volume
l'acqua, crescendo, aveva superato. Dunque tutta o quasi tutta l'atmosfera, che
denomina il cielo o meglio i cieli, ma questi in basso
non quelli in alto, dove sono disposti il sole, la luna e le stelle, era
ridotta a una massa liquida. Così era scomparsa assieme alla terra, il cui
primo aspetto era stato distrutto dal diluvio. Ora - dice - i cieli e
la terra attuali sono stati reintegrati dalla medesima parola
e riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione dei
reprobi 151. Quindi quei
cieli e quella terra, cioè quel mondo, che scomparve
col diluvio e fu reintegrato con la medesima acqua, è destinato all'ultimo
fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione dei reprobi. Non dubita infatti di parlare, a causa di una radicale trasformazione,
della futura perdizione anche degli uomini, pur conservandosi il loro essere,
sebbene negli eterni tormenti. Qualcuno può chiedere, se dopo l'avvenuto
giudizio questo mondo brucerà prima che siano reintegrati il nuovo cielo e la nuova terra, dove saranno i santi nel momento della
conflagrazione, perché è indispensabile che essi, avendo un corpo, siano in un
determinato spazio. Posso rispondere che saranno nelle parti più alte, dove non
salirà la fiamma di quell'incendio come neanche l'acqua del diluvio. Avranno infatti un corpo tale da stabilirsi dove vorranno. Ma non temeranno neanche il fuoco di quel divampare
fulmineo, perché sono resi immuni dalla morte e dal divenire, se il corpo,
ancora soggetto a morte e corruzione, dei tre individui poté rimanere illeso
nella fornace ardente 152.
L'Anticristo
in Paolo ai Tessalonicesi...
19. 1. Noto che si devono
tralasciare molti brani del Vangelo e degli Apostoli sull'ultimo giudizio di
Dio, affinché questo libro non si estenda in un'eccessiva lunghezza, ma non si
deve tralasciare affatto l'apostolo Paolo. Egli, scrivendo ai fedeli di
Tessalonica, dice: Vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del
Signore nostro Gesù Cristo e della nostra comunione
con lui di non lasciarvi così facilmente confondere nel pensiero e turbare né
da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come
nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente, affinché nessuno
v'inganni in qualche modo. Prima infatti dovrà venire
l'apostata e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della rovina, colui
che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è
oggetto di culto fino a sedere nel tempio di Dio, ostentandosi come Dio. Non
ricordate che, mentre ero ancora tra voi, venivano
dette queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la
sua manifestazione affinché avvenga a suo tempo. Il mistero dell'iniquità è già
in atto. Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga, finché esca
di mezzo e allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il
soffio della sua bocca e lo annienterà con la luce della sua venuta, perché la
presenza dell'empio avverrà nella potenza di Satana con ogni specie di
portenti, di segni e prodigi di menzogna e con ogni sorta d'empio inganno per
quelli che si perdono, perché non hanno accolto l'amore della verità per essere
salvi. Perciò Dio invierà loro una giustificazione dell'errore affinché credano
alla menzogna e così siano giudicati tutti coloro che
non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità 153.
... con
qualche difficoltà d'interpretazione...
19. 2. Non v'è dubbio che ha espresso questi concetti sull'Anticristo e che non si
avrà il giorno del giudizio 154, considerato come
giorno del Signore, se prima non verrà colui che egli chiama apostata fuggitivo,
evidentemente, da Dio Signore. Se questo epiteto si
può applicare rettamente a tutti gli empi, molto di più a lui. Però è incerto in quale tempio sederà, se sulla rovina del
tempio costruito dal re Salomone ovvero nella Chiesa. L'Apostolo non
considererebbe tempio di Dio il tempio di un dio o di
un demone. Perciò alcuni sostengono che nel passo per Anticristo non s'intende
il capo stesso, ma in senso figurato tutto il suo corpo, cioè
la moltitudine di uomini che a lui appartiene come capo. Pensano inoltre che
anche in latino più correttamente si dice, come in greco, non nel tempio di
Dio, ma: segga in qualità di
tempio di Dio, come se egli sia il tempio di Dio che è la Chiesa. Diciamo,
ad esempio: Siede in qualità di amico, cioè come
amico, o altri casi in cui si è soliti esprimersi con questo tipo di
linguaggio. Una riflessione sulla frase: E ora sapete ciò che impedisce la
sua manifestazione; sapete, cioè, che cosa è in
ritardo e qual è la causa della dilazione affinché avvenga a suo tempo. Poiché ha detto che lo sapevano, non ha inteso dirlo
apertamente. Perciò noi, che non sappiamo quel che essi sapevano, desideriamo ma non siamo in grado di giungere, sia pure con
insistenza, a ciò che pensava l'Apostolo, soprattutto perché i concetti, che ha
aggiunto, rendono più astruso il significato. Infatti
che significa: Già il mistero dell'iniquità è in atto. Frattanto chi
ora lo trattiene lo trattenga, finché sia tolto di
mezzo, e allora sarà rivelato l'empio 155? Io confesso che
proprio non capisco quel che ha detto. Tuttavia non passerò sotto silenzio le
ipotesi di uomini che ho avuto possibilità di
ascoltare o leggere.
... in riferimento a Roma e ai falsi Cristiani...
19. 3. Alcuni pensano che si è parlato dell'impero romano e che perciò l'apostolo Paolo
non lo ha voluto esprimere apertamente per non incorrere nell'ingiusta accusa
che auspicasse a danno dell'Impero di Roma, mentre ci si riprometteva che fosse
perenne. Poteva sembrare che nella frase: Il mistero dell'iniquità è già in
atto 156 avesse voluto che vi
si ravvisasse Nerone, le cui azioni apparivano come
quelle dell'Anticristo 157. Perciò
alcuni ipotizzano che risorgerà e diverrà l'Anticristo. Altri invece pensano
che non sia stato ucciso ma allontanato segretamente affinché fosse ritenuto ucciso e rimanesse nascosto vivo, nel vigore
dell'età in cui era quando fu creduto morto finché al momento opportuno
riappaia e sia restituito al regno 158. Ma
a me sembra molto assurda l'incomparabile ubbìa dei sostenitori di tale
ipotesi. Tuttavia non assurdamente si ritiene che il pensiero, espresso
dall'Apostolo con le parole: Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga
finché esca di mezzo 159, si riferisca
all'Impero di Roma, come se fosse detto: Frattanto chi ora comanda comandi
finché esca di mezzo, cioè sia tolto di mezzo. Non v'è
dubbio che in: E allora sarà rivelato l'empio, è indicato
l'Anticristo. Alcuni invece pensano che le frasi: Sapete che cosa impedisce
la sua manifestazione, e: Il mistero dell'iniquità è già in atto 160, siano dette
soltanto dei malvagi e dei falsi cristiani, che appartengono alla Chiesa,
finché giungano a un numero tale da costituire un
numeroso popolo per l'Anticristo e che questo è il mistero dell'iniquità perché
sembra occulto. Pensano che per questo l'Apostolo esorta i fedeli a perseverare
con fermezza nella fede che professano, dicendo: Frattanto chi ora lo
trattiene lo trattenga finché sia tolto di mezzo, cioè
finché esca di mezzo alla Chiesa il mistero dell'iniquità che ora è occulto.
Pensano che al medesimo mistero si riferisca quel che nella sua lettera dice
Giovanni evangelista: Ragazzi, questa è l'ultima ora e come avete udito che
l'Anticristo dovrà venire, di fatto ora molti sono
divenuti anticristi; da questo conosciamo che è l'ultima ora. Sono usciti da
noi, ma non erano dei nostri. Che se fossero dei nostri, certamente sarebbero rimasti con noi 161. Come dunque,
affermano questi testi, prima della fine, in quest'ora che Giovanni considera
l'ultima, sono usciti dalla Chiesa molti eretici, che egli reputa come molti
anticristi, così alla fine usciranno da essa tutti
coloro che non apparterranno a Cristo, ma all'Anticristo, e allora si
manifesterà.
... ma tutto rientra nel giusto giudizio di Dio.
19. 4. Dunque
gli esegeti, chi in un senso chi in un altro, interpretano le astruse
espressioni dell'Apostolo. Tuttavia non v'è dubbio sul suo pensiero, che cioè Cristo non verrà a giudicare i vivi e i morti 162, se prima non verrà
il suo avversario, l'Anticristo, a trarre in errore i morti nell'anima, sebbene
attiene a un giusto giudizio di Dio che da lui siano tratti in errore. Infatti:
La sua presenza - come ha scritto - avverrà nella potenza di Satana con
ogni specie di portenti di segni e prodigi di menzogna e con ogni sorta di empio inganno per quelli che si perdono 163. Allora sarà slegato
Satana e agirà mediante l'Anticristo con ogni sorta di prodigi in forma
sorprendente ma menzognera. Di solito si controverte se questi fatti sono stati
considerati segni e prodigi di menzogna, perché l'Anticristo ingannerà i sensi
umani attraverso immagini illusorie, in modo che sembra eseguire quel che non esegue;
ovvero se, quantunque quei fatti saranno veri prodigi, trascineranno
all'inganno coloro i quali crederanno che possano verificarsi soltanto per
volere di Dio, perché ignorano l'ardimento del diavolo, soprattutto
quando riceverà un potere che non ha mai avuto. Quando
infatti cadde il fuoco dal cielo e con una sola vampata distrusse la
numerosa servitù assieme ai numerosi armenti di bestiame del santo Giobbe e un
turbine di venti investendo e abbattendo la casa uccise i suoi figli, non si
trattò d'immagini illusorie, tuttavia furono opere di Satana, al quale Dio
aveva concesso il potere 164. Quindi
soltanto alla fine apparirà per quale loro aspetto quei fatti sono stati
considerati prodigi e segni di menzogna. Ma per qualunque di essi sia stato enunziato quel concetto, saranno tratti in
errore con quei segni e prodigi coloro che lo meriteranno, perché - dice
l'Apostolo - non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. E non ha dubitato di aggiungere queste parole: Perciò Dio
invierà loro una giustificazione dell'errore affinché credano alla menzogna. Quindi
Dio manderà il diavolo a compiere questi fatti, egli con un giusto
giudizio, sebbene l'altro li compia con una ingiusta e
malvagia deliberazione. Affinché - soggiunge - siano
giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito
all'iniquità 165. Quindi
i giudicati saranno tratti in errore e i tratti in errore saranno giudicati. Ma coloro che sono giudicati saranno tratti in
errore con quel giudizio di Dio arcanamente giusto e giustamente arcano, con il
quale non ha mai cessato di giudicare fin dall'inizio del peccato della
creatura ragionevole. Invece coloro che sono tratti in errore saranno giudicati
con l'ultimo palese giudizio da Cristo Gesù che giudicherà molto giustamente,
perché fu giudicato molto ingiustamente.
Paolo nella
prima lettera ai Tessalonicesi sulla risurrezione.
20. 1. Ma
nel passo citato l'Apostolo tace sulla risurrezione dei morti; invece scrivendo
ai medesimi Tessalonicesi, nella prima lettera dice: Non vogliamo lasciarvi
nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti affinché non siate
nell'afflizione come gli altri che non hanno speranza. Poiché
se noi crediamo che Gesù è morto e risuscitato, così Dio radunerà per mezzo di
Gesù insieme con lui anche quelli che sono morti. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: Noi che viviamo e saremo
ancora in vita per la venuta del Signore, non precederemo quelli che sono morti
prima, perché il Signore stesso, a un ordine e alla voce dell'Arcangelo e al
suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo e i morti in Cristo
risorgeranno prima, poi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con
loro tra le nubi incontro a Cristo nell'aria e così saremo sempre col Signore 166. Queste parole
dell'Apostolo mostrano con molta chiarezza che si avrà la risurrezione dei
morti, quando Cristo verrà precisamente per giudicare i vivi e i morti.
Il problema
dei superstiti...
20. 2. Ma abitualmente si pone il problema:
se coloro che Cristo troverà in vita sulla terra, la
cui esistenza l'Apostolo trasferiva in sé e in coloro che vivevano al suo
tempo, non moriranno affatto, oppure nel medesimo attimo di tempo in cui,
assieme a coloro che risorgeranno, rapiti nelle nubi incontro a Cristo
nell'aria, passeranno con mirabile prontezza all'immortalità attraverso la
morte. Non si deve infatti affermare l'impossibilità
che, mentre sono portati per l'aria verso l'alto, in quell'attimo di tempo
muoiano e risorgano. L'inciso: E in tal modo saremo sempre col Signore 167 non si deve
interpretare come se avesse affermato che vivi rimarranno sempre nell'aria; infatti anche egli non rimarrà sempre lì perché per venire
l'attraverserà. A lui che viene e non che rimane si andrà incontro, ma in
tal modo saremo col Signore, cioè vi saremo con
corpi dotati d'eternità dovunque saremo con lui. Sembra che l'Apostolo stesso
ci sproni a questa interpretazione in modo da
intendere che anche quelli, che il Signore troverà in vita nel mondo, in un
breve intervallo di tempo subiranno la morte e riceveranno l'immortalità, nel
passo in cui dice: In Cristo tutti avranno la vita 168. In un altro passo,
parlando della risurrezione dei corpi, dice: Ciò che tu semini non ha vita,
se non muore 169. Non ha senso infatti che coloro, i quali Cristo troverà in vita nel
mondo, avranno la vita in lui mediante l'immortalità, anche se non muoiono,
quando riflettiamo che appunto per questo è stato detto: Ciò che tu semini
non ha vita, se non muore. Facciamo l'ipotesi di considerare seminati
soltanto i corpi umani, che con la morte in qualche modo ritornano alla terra,
come si esprime la condanna pronunziata da Dio contro il trasgressore padre
dell'uman genere: Sei terra e in terra tornerai 170. Si dovrebbe allora
ammettere che coloro, i quali Cristo, quando verrà,
troverà non ancora separati dal corpo, non sono compresi in queste parole, né
in quelle dell'Apostolo né in quelle della Genesi perché, rapiti in alto
sulle nubi, non sono certamente seminati perché non vanno e non ritornano alla
terra, sia che non esperimentino affatto la morte, sia che muoiano per un
attimo nell'aria.
... anche nella prima lettera ai Corinzi.
20. 3. Ma si presenta un altro
problema sul pensiero che ha espresso l'Apostolo parlando della risurrezione
dei corpi ai fedeli di Corinto: Tutti risorgeremo,
o come riportano altri codici : Tutti dormiremo 171. Poiché dunque non
può avvenire la risurrezione se non precede la morte e nel passo citato per
atto del dormire non possiamo intendere altro che la morte, in qual senso tutti
dormiranno o risorgeranno se molti, che Cristo troverà ancora in vita, non dormiranno e non risorgeranno? Se dunque ammetteremo che i
santi, i quali saranno ancora in vita alla venuta di Cristo e saranno rapiti
incontro a lui, usciranno dal corpo soggetto a morire, nell'atto stesso del
rapire, e torneranno al corpo, reso immediatamente immortale, non troveremo
difficoltà nelle parole dell'Apostolo, tanto quando
dice: Ciò che tu semini non ha vita, se non muore, come quando dice: Tutti
risorgeremo, o: Tutti dormiremo. Infatti
essi saranno resi alla vita, mediante l'immortalità, soltanto se prima,
quantunque per un attimo, muoiano e perciò non saranno privi della risurrezione
perché la precedono col dormire, sebbene brevissimo, tuttavia reale. Poi non ci
deve sembrare incredibile che i corpi in un grande
numero siano, per così dire, seminati nell'aria e che tornino immediatamente in
vita in condizioni di non soggezione alla morte e al divenire. Crediamo infatti a quel che il medesimo Apostolo dice con molta
chiarezza, cioè che la risurrezione avverrà in un batter d'occhio 172, e che la polvere
dei più antichi cadaveri si trasformerà con grande facilità e con
impareggiabile prontezza nelle parti del corpo che vivrà senza fine. E non dobbiamo supporre che i santi saranno immuni da quella
condanna: Sei terra e in terra ritornerai 173, se il loro corpo,
mentre muoiono, non andrà a finire in terra, ma nella condizione in cui morrà
nell'atto stesso del rapire, nella medesima risorgerà, mentre è trasferito
nell'aria. In terra tornerai significa: perduta la vita, tornerai ad
essere ciò che eri prima di averla, cioè privo
dell'anima sarai ciò che eri prima di essere vivificato dall'anima. Dio infatti alitò su di un volto di terra il soffio della vita,
quando l'uomo divenne anima che vive. La frase verrebbe a significare: Sei
terra animata e non lo eri, sarai terra esanime come eri,
come è, anche prima che si putrefaccia, il corpo dei morti, come sarà anche
quello dei santi, se morrà, dovunque morrà, quando è privo della vita che dovrà
immediatamente riavere. Dunque torneranno in terra perché da uomini vivi
saranno terra, allo stesso modo che va in cenere ciò che diventa cenere, va
alla vecchiaia ciò che diventa vecchio, va in anfora ciò che dall'argilla
diventa anfora, e ci esprimiamo in questi termini in
altri seicento esempi. Come avverrà ciò che ora secondo le forze della nostra
debole ragione in qualche modo congetturiamo, allora
si verificherà in modo che possiamo averne conoscenza. È indispensabile, se
vogliamo essere cristiani, credere che la risurrezione dei morti avverrà anche
nell'essere fisico, quando Cristo verrà a giudicare i vivi e i morti, ma non
per questo la nostra fede è priva di contenuto su questo evento, se ancora non
siamo in grado di capire come avverrà. Ma ormai, come abbiamo promesso precedentemente 174, dobbiamo esporre,
nei limiti in cui sembrerà sufficiente, che cosa hanno preannunziato i libri
profetici dell'Antico Testamento, sull'ultimo giudizio di Dio. Come penso, non
sarà necessario che gli argomenti siano trattati ed esposti con un discorso
diffuso, se il lettore si sarà dato da fare per essere
spronato da quelli che abbiamo premesso.
Il giudizio finale nell'Antico Testamento (21-30)
La felicità
nella risurrezione secondo Isaia...
21. 1. Dice il profeta Isaia: Risorgeranno i morti, risorgeranno anche coloro che erano nei sepolcri e si allieteranno tutti coloro che sono sulla terra; infatti la rugiada, che da te proviene, per loro sarà salute; invece la terra degli empi andrà in rovina 175. Tutta la prima parte del passo riguarda la risurrezione dei beati. Invece l'inciso: E la terra degli empi andrà in rovina s'interpreta correttamente nel senso che la rovina della dannazione ghermirà il corpo dei reprobi. Se poi vogliamo considerare con maggiore attenzione e precisione il brano citato, alla prima risurrezione si deve riferire la frase: Risorgeranno i morti, alla seconda quella che segue: Risorgeranno anche quelli che erano nei sepolcri. E se ci poniamo il problema di quei santi, che il Signore troverà vivi in terra, a loro convenientemente si aggiudica quel che ha aggiunto: E si allieteranno tutti coloro che sono sulla terra; infatti la rugiada, che da te proviene, per loro sarà salute. In questo punto con molta esattezza interpretiamo la salute come immortalità, perché completa salute è quella che non si ristabilisce con i cibi, quali medicine di ogni giorno. Il medesimo profeta, per stimolare prima la speranza dei buoni e poi per spaventare i cattivi, anche del giorno del giudizio parla in questi termini: Così dice il Signore: Ormai io, come un fiume di pace e un torrente in piena, devio verso di loro la gloria dei popoli. I loro figli saranno portati sulle spalle e posti sulle ginocchia saranno consolati. Come una madre può consolare un figlio, così io vi consolerò e in Gerusalemme sarete consolati. Lo vedrete e gioirà il vostro cuore e le vostre ossa germoglieranno come erba. La mano del Signore si manifesterà a coloro che l'adorano e minaccerà i ribelli. Ecco infatti che il Signore verrà come un fuoco e i suoi carri come un turbine per distribuire nello sdegno la vendetta e in una fiamma di fuoco la distruzione. Nel fuoco del Signore infatti sarà giudicata la terra e con la sua spada ogni uomo; molti saranno i colpiti dal Signore 176. Nella promessa dei beni, per fiume di pace dobbiamo certamente intendere l'abbondanza di quella pace, di cui non ve ne può essere una più grande. Da essa saremo irrorati alla fine; ne ho parlato a lungo nel libro precedente. Il profeta dice che il Signore devierà questo fiume di pace verso coloro ai quali promette tanta felicità per farci intendere che in quel luogo di tranquillità, che è nei cieli, tutte le cose sono nella quiete mediante quel fiume. Però giacché la pace della non soggezione al divenire e alla morte da quel luogo affluirà anche ai corpi di terra, ha detto che devierà questo fiume affinché dall'alto si riversi al basso e renda gli uomini eguali agli angeli. Nella Gerusalemme non dobbiamo scorgere quella che è schiava con i propri figli ma, stando all'Apostolo, la libera nostra madre che è libera nei cieli 177. Lì, dopo gli stenti delle tribolazioni e preoccupazioni della soggezione alla morte, saremo consolati come suoi bambini sorretti sulle spalle e ginocchi. Infatti, poiché ignari e novellini, quella felicità, per noi insolita, ci accoglierà con attenzioni molto carezzevoli. Lì vedremo e gioirà il nostro cuore. Non ha indicato che cosa vedremo, ma Dio certamente, affinché si adempia in noi la promessa del Vangelo: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 178
. Vedranno anche tutto quel mondo che noi nel tempo non vediamo ma che, credendo in grado molto inferiore a quel che è e in termini incomparabili, facciamo oggetto di pensiero nei limiti dell'intelligenza umana. Vedrete - dice - e gioirà il vostro cuore. Qui credete, lì vedrete.Il Signore e la
grazia nel Nuovo Testamento.
Distinzione di
buoni e cattivi.
Gli eletti e le
pene dei dannati.
In Daniele le
quattro bestie e i dieci re.
Convergenza di
Daniele e Matteo.
La fine del mondo nel Salmo 101.
Malachia e le pene
di purificazione.
Il sacrificio di
giustizia nel giudizio...
... sarà veramente
senza macchia.
Il giudizio e la
coscienza dei reprobi in Malachia.
Separazione dei
buoni e dei cattivi.
La vera felicità è solo dei giusti.
Il ritorno di Elia in Malachia.
Anche nei Profeti il Dio
che verrà è Cristo.
... sebbene sia annunziato nella sua passione.
Cristo sarà giudice
perché fu giudicato.
Gli eventi del
giudizio finale.
Quel che rimane da dire negli altri due libri.
14 - Eccle 12,
13-14 (sec. LXX).
19 - Mt 12, 41-42;
cf. Gio 3, 5; 1 Re 10, 1-10 (Volgata: 3 Re).
27 - Cf. Mt 24,
1-25; Mc 13, 1-37; Lc 21, 5-38.
28 - Agostino, Ep.
199: NBA, XXIII.
69 - Cf. Mt 13, 52;
vedi sopra 20, 4.
110 - Cf. 2 Ts 2,
8; Is 11, 4.
112 - Cf. Ap 11, 2; 12, 6; 13, 5.
157 - Cf. Girolamo,
In Dan. 11; Sulpicio Severo, Hist. 2, 29.
158 - Cf. Tacito, Hist.
2, 8; Svetonio, Nero 57.
195 - Vedi sopra
20, 21, 1; cf. Is 26, 19.
208 - Cf. Girolamo,
Comm. in Dan. 7, 1ss.
233 - Cf. Girolamo,
In Malach., prooem.
263 - Cf. 2 Re 2, 11 (Volgata: 4 Re).