Alla Lazio dalla stagione 86/87
alla stagione 93/93

Presenze
Campionato: 189
Coppa Italia: 23
Coppe europee: -

Reti segnate
Campionato: 12
Coppa Italia: 1
Coppe europee: -

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Fonte: LazioNet



Gregucci rappresenta il simbolo della ricostruzione dalle ceneri di se stessa di una Lazio che, nell'estate del 1986, azzerò la propria storia recente per ricominciare tutto da capo. L'intuizione dei fratelli Calleri fu geniale, e al tempo stesso resa necessaria dalle catastrofiche condizioni patrimoniali della società: portarono alla Lazio alcuni giovani ignoti al grande pubblico, a condizione che avessero capacità, ambizione e voglia di lottare. Gregucci, così, faceva parte di un gruppeto costituito da perfetti sconosciuti come Camolese, Sgarbossa o Esposito. Sono nomi che fanno sorridere, se rapportati alle campagne-trasferimenti della Lazio di oggi, ma in quel momento la situazione finanziaria della società non permetteva molto di meglio.
Di questo manipolo di ragazzotti (che fecero comunque per intero il loro dovere) Gregucci fu l'unico che riusci a emergere ad alti livelli e a restare alla Lazio per più anni, fino a diventarne il capitano.

E' stato il classico difensore da destinare alla marcatura del centravanti avversario (oggi lo si definirebbe sinteticamente un "centrale"), forte fisicamente e molto abile di testa, tanto da sfruttare questa sua caratteristica anche in zona-gol. Fascetti credette in lui quasi immediatamente, assegnandogli senza timore il posto di titolare a differenza di quanto fece con gli altri giovani nuovi arrivati che ebbero sempre la necessità di sudarsi un posto in squadra. Diventò, così, un titolare inamovibile della Lazio per alcuni anni.
Il fatto che abbia preso parte alla rinascita della Lazio (dalla serie C che sembrava oramai quasi inevitabile, alla serie A perfino con qualche speranza europea) ha fatto in modo che i tifosi laziali abbiano stretto con lui un legame davvero fortissimo. E' assai probabile che a cementare ancora di più il rapporto tra giocatore e tifoseria abbia contribuito anche (o forse soprattutto) l'atteggiamento di grande attaccamento alla maglia (come un po' retoricamente amano dire i tifosi) dimostrato nel corso degli anni. Il pianto irrefrenabile appena terminata la partita con il Campobasso nello spareggio di Napoli resterà sempre negli occhi di tutti i laziali che negli anni '80 hanno vissuto i momenti più difficili della Lazio.

Quando fu ceduto, perché era chiaro che ormai era in fase discendente, lasciò tra i tifosi il classico rimpianto dovuto all'affetto e all'emotività e non dettato da considerazioni di carattere tecnico. Riuscì a dare ai tifosi un grande dispiacere quando, tornando all'Olimpico da avversario con la maglia del Torino, segnò un gol a pochi minuti dalla fine che condannò la Lazio alla sconfitta. Come spesso accade in questi casi evitò di esultare, e i tifosi (sempre sensibili a queste manifestazioni, anch'esse probabilmente eccessivamente cariche di retorica) apprezzarono non poco il gesto del vecchio capitano.