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Ciao a tutti e... scusate il ritardo, ma come spesso gli capita
alla vigilia delle ferie lo scriba fiorentino (o piccolo scrivano
fiorentino, se vogliamo scomodare De Amicis) si facendo qualcosa di più
del classico mazzo, tanto per usare un eufemismo. Mi dispiace di non
aver avuto e di non avere tuttora modo di intervenire a modino; voglio
solo sottolineare di aver apprezzato davvero molto l'incontro al Lido;
l'unico neo è stata l'assenza di Pisanino e anche di Enzo, che - ne sono
convinto - avrebbe portato il suo saggio contributo. Ci sarà dunque
senz'altro modo di continuare positivamente il lavoro; quanto a me, mi
riservo di intervenire meglio, anche sugli ultimi post, dopo il 10
agosto, quando sarò rientrato ma non ancora tornato al lavoro. Magari
riuscirò anche a mettere nuovamente il naso in zona... Lo spero proprio!
In tal caso ve lo farò sapere; magari riusciamo anche a fare qualcosa
insieme con chi c'è ed è libero dal lavoro.
Una osservazione volante (so che mi ripeto,
ma che ci volete fare invecchiando ci si fissa) : se la grotta di celé è
una di quelle nel canale del prato (ramo sx , cioè quello che scende
dal passo della greppia) e se il col della pelettaia è quello in B4 mi
chiedo come può il Federigi dire che "poco sopra il col della perlettaia
si incontra la grotta di celé" ? o Bergame, devo ancora
concludere l'intervento precedente, gli manca solo la parola, rispondo
al volo alla tua osservazione volante postando la mappa semplificata di
ConteGiò sulla vecchia IGM -a proposito, se gli si fosse spostata un par
di volte quella carta velina al ConteGiò, perché a me pare che la
traccia torni meglio così, che dici?- ciao Luca
L'ora è piuttosto tarda, lascio da parte quindi le argomentazioni
dettagliate e le discussioni approfondite, arrivo subito al dunque: l'ultima sovrapposizione della traccia di conteGiò è piuttosto "intrigante"
e quei due "tornanti" nella linea rossa non possono essere stati
disegnati a casaccio. Collimano piuttosto bene poi anche gli altri
elementi, in particolare il tratto interrotto della linea Gotica
coincide quasi perfettamente col cosiddetto "varco della libertà" (vedi
tav XXVII dell'Armanini) cioè il tratto di crinale tra il piton di mezzo
e il passo della greppia.
La principale perplessità su questa
ipotesi di tracciato riguarda il col della Perlettaia. Mi rivolgo a
Luca: : anche dalla tua ultima CTR rielaborata mi sembra di capire che
per andare direttamente dal col della perlettaia alla grotta di celé si
dovrebbe perdere quota . A occhio e croce si dovrebbe scendere un
centinaio di metri di dislivello. E' così o è solo una impressione
"cartacea" ? se è così ci sono motivi oggettivi che obbligano a fare
questi scendi-sali ? in sostanza: c'è una logica o qualche convenienza
per far preferire questo percorso ad eventuali altri ? Ti faccio
queste domande da ignorante totale: quei posti li vedo per la prima
volta grazie alle tue foto. Mi piacerebbe andare a fare una verifica con
le mie gambe, ma devo darmi pazienza ... però te conosci bene i luoghi e
sicuramente hai già provato a fare questo collegamento. Se è così :
qual'è la tua impressione ? è un percorso ragionevole e conveniente per
chi proveniva dal varco della libertà ?
oh , dopo questa raffica di domande, avrai voglia di mandarmi a ... lla grotta stiappata : ti ringrazio in anticipo per il pensiero ma lo sai che per ora 'un ci posso andà
comunque non c'è che dire ... bel lavoro è proprio vero : l'invalidità aguzza l'ingegno
L'ora è piuttosto tarda, lascio da parte
quindi le argomentazioni dettagliate e le discussioni approfondite,
arrivo subito al dunque: l'ultima sovrapposizione della traccia di conteGiò è piuttosto "intrigante"
e quei due "tornanti" nella linea rossa non possono essere stati
disegnati a casaccio. Collimano piuttosto bene poi anche gli altri
elementi, in particolare il tratto interrotto della linea Gotica
coincide quasi perfettamente col cosiddetto "varco della libertà" (vedi
tav XXVII dell'Armanini) cioè il tratto di crinale tra il piton di mezzo
e il passo della greppia.
La principale perplessità su questa
ipotesi di tracciato riguarda il col della Perlettaia. Mi rivolgo a
Luca: : anche dalla tua ultima CTR rielaborata mi sembra di capire che
per andare direttamente dal col della perlettaia alla grotta di celé si
dovrebbe perdere quota . A occhio e croce si dovrebbe scendere un
centinaio di metri di dislivello. E' così o è solo una impressione
"cartacea" ? se è così ci sono motivi oggettivi che obbligano a fare
questi scendi-sali ? in sostanza: c'è una logica o qualche convenienza
per far preferire questo percorso ad eventuali altri ? Ti faccio
queste domande da ignorante totale: quei posti li vedo per la prima
volta grazie alle tue foto. Mi piacerebbe andare a fare una verifica con
le mie gambe, ma devo darmi pazienza ... però te conosci bene i luoghi e
sicuramente hai già provato a fare questo collegamento. Se è così :
qual'è la tua impressione ? è un percorso ragionevole e conveniente per
chi proveniva dal varco della libertà ?
oh , dopo questa raffica di domande, avrai voglia di mandarmi a ... lla grotta stiappata : ti ringrazio in anticipo per il pensiero ma lo sai che per ora 'un ci posso andà
comunque non c'è che dire ... bel lavoro è proprio vero : l'invalidità aguzza l'ingegno o Bergame, ti ho risposto l'altroieri, dacci un po' un'occhiata ciao Luca
oh Luca, sei te che hai doti soprannaturali o sono io che dormo ? delle due propendo più per la seconda : causa arretrati di sonno e la calura estiva mi devo essere addormentato a metà post e mi son perso la parte più interessante della tua risposta . Ti ringrazio per lo sgrollone salutare : mi son ridestato e son tornato indietro a rileggermi l'intervento dell'"Altroieri" trovandolo istruttivo e chiarificatore.
Tu dici che la traccia rossa non è un'ipotesi ma "è"
la Via del Canal del Prado, Per fare un'affermazione così categorica
penso che tu abbia le tue valide ragioni. Anche io sono della stessa
opinione , ma per altri motivi: perché il disegno di conteGiò sembra
calzare a pennello , poi perché , se per un momento ignoriamo
l'esistenza della via Fanfani, il percorso più logico e diretto che
verrebbe in mente di seguire per andare da Azzano a Campiglia è proprio
quella traccia rossa con le eventuali varianti necessarie per
l'aggiramento di ostacoli o salti.
Anche i dubbi che avevo sulla
opportunità di scendere dal col della perlettaia al forcello mi sembra
che, con le tue foto e le tue spiegazioni, si siano abbastanza
dissolti. Però più che augurarmi una invalidità temporanea per
risparmiare a te l'onere delle spiegazioni , mi auguro una gamba in
piena efficienza per riprendere le esplorazioni in zona, e magari già
che ci sono , vorrei approfittarne per togliere qualche frasca, perché
dalle foto la zona sembra una bella ... giungla da pelare
In
conclusione mi sembra che il puzzle cominci a prendere forma. Ci sono
varie ragioni che fanno di quello disegnato in rosso un percorso
abbastanza logico per il passaggio del fronte: ragioni di praticità ,
transitabilità in stagione invernale e protezione da possibili sguardi e
attacchi nemici. Non so se vale la pena tentarne un ripristino ma, nel
caso si decidesse di provarci, per l'autunno sono disponibile ... con
tanto di pennato
Prima
di chiudere volevo tornare sul cenno di Luca alla quota 1164. Anche io
mi sono fatto l'idea che ia quota 1164 costituisse una specie di fulcro
per il passaggio del fronte. Più che il passo del pitone di mezzo adesso
ritengo cruciale tutto il tratto di crinale tra il pitone di mezzo e il
passo della greppia, quello che nella tav. XXVII dell'articolo
dell'Armanini (qui a pag. 26) è indicato come "il varco della libertà nella linea gotica".
Quest'espressione in un primo tempo l'avevo mal interpretata: leggevo
quella didascalia come se dicesse che il varco della libertà era il
passo del pitone o il passo della greppia. Credo che il significato
corretto è invece quello letterale: il "varco della libertà" è
semplicemente quel tratto di crinale tra il pitone di mezzo (A) e il
passo della greppia (B ). Così come del resto è indicato grafiicamente
anche nel disegno di conteGiò : la linea gotica in rosso presenta una
marcata interruzione proprio in corrispondenza di questo tratto di
crinale.
Andando avanti nella lettura dei documenti (anche se
nell'ultimo mese ho "studiato" un po' poìno) mi sono fatto l'idea che
nella parte alta del percorso (quella a cavallo del crinale) venissero
seguite traiettorie variabili in base alle condizioni del terreno, alla
presenza di mine e di pattuglie, o alle segnalazioni di chi era passato
nei giorni precedenti. In questo senso va interpetata l'espressione
"varco della libertà" : una zona ampia dove avvenivano i passaggi
seguendo linee diverse, scelte o anche improvvisate a seconda delle
esigenze del momento Su questo argomento credo che Davide del Giudice
dovrebbe avere parecchio da dire avendo studiato e documentato proprio
la storia militare di questi luoghi ai tempi della linea gotica.
Il concetto del "varco della libertà" fa tornare a galla anche la questione sollevata più volte da luca-dok del cosa si cerca ? :
anche secondo me non un sentiero né una terna di sentieri , ma quello
con cui abbiamo a che fare è come un fascio di linee che per lo più
convergono e si sovrappongono , ma che in alcuni tratti possono
divergere anche ampiamente pur rimanendo all'interno di un corridoio
abbastanza definito che è appunto il cosiddetto "varco della libertà".
Con
questo modo di osservare le cose , e di orientare la ricerca sul
terreno, non si vuol comunque negare la possibilità , anzi la
necessità, di definire (come sta facendo Marco) una serie ridotta di
percorsi da proporre per un recupero che siano però rappresentativi
delle linee effettivamente utilizzate per il passaggio del fronte..
Prima di chiudere volevo tornare sul cenno
di Luca alla quota 1164. Anche io mi sono fatto l'idea che ia quota 1164
costituisse una specie di fulcro per il passaggio del fronte. Più che
il passo del pitone di mezzo adesso ritengo cruciale tutto il tratto di
crinale tra il pitone di mezzo e il passo della greppia, quello che
nella tav. XXVII dell'articolo dell'Armanini (qui a pag. 26) è indicato
come "il varco della libertà nella linea gotica". Quest'espressione in
un primo tempo l'avevo mal interpretata: leggevo quella didascalia come
se dicesse che il varco della libertà era il passo del pitone o il passo
della greppia. Credo che il significato corretto è invece quello
letterale: il "varco della libertà" è semplicemente quel tratto di
crinale tra il pitone di mezzo (A) e il passo della greppia (B ). Così
come del resto è indicato grafiicamente anche nel disegno di conteGiò :
la linea gotica in rosso presenta una marcata interruzione proprio in
corrispondenza di questo tratto di crinale.
Andando avanti nella
lettura dei documenti (anche se nell'ultimo mese ho "studiato" un po'
poìno) mi sono fatto l'idea che nella parte alta del percorso (quella a
cavallo del crinale) venissero seguite traiettorie variabili in base
alle condizioni del terreno, alla presenza di mine e di pattuglie, o
alle segnalazioni di chi era passato nei giorni precedenti. In questo
senso va interpetata l'espressione "varco della libertà" : una zona
ampia dove avvenivano i passaggi seguendo linee diverse, scelte o anche
improvvisate a seconda delle esigenze del momento Su questo argomento
credo che Davide del Giudice dovrebbe avere parecchio da dire avendo
studiato e documentato proprio la storia militare di questi luoghi ai
tempi della linea gotica. ben detto Bergame, anche se
personalmente mi son fatto un'idea allo stesso tempo più restrittiva e
più articolata dell'entità di questo varco o zona franca. ma lascio
l'approfondimento all'intervento di Davide, che a questo punto è proprio
a...dok, specialmente quello schizzo di Nadin... ciao Luca