Il
riparo dei danni subiti dal midollo spinale e’ ancora
oggi in molti casi un problema irrisolvibile:
l’organismo, infatti, non è in grado di ripristinare le
cellule neuronali danneggiate, rendendo irrecuperabile,
insieme alla struttura del tessuto, anche la funzionalità
ad essa associata.
Promettenti
prospettive giungono da uno studio effettuato dai
ricercatori della Washington University School of Medicine
di St. Louis, USA, apparso nel numero di dicembre di
“Nature Medicine”. I risultati, ottenuti per il
momento nel topo, sembrano molto incoraggianti: mediante
un trapianto di cellule embrionali è possibile riparare
il danno tessutale e recuperare in parte la funzionalità
motoria persa a causa del trauma.
Per
poter giungere a questo risultato, i ricercatori hanno
sfruttato le potenzialità delle cellule staminali
embrionali: si tratta di cellule indifferenziate dalle
quali hanno origine le diverse cellule differenziate
dell’organismo. Facendo crescere in opportune condizioni
queste cellule, è possibile in parte guidare il loro
differenziamento, inducendole, ad esempio a
“trasformarsi” in precursori delle cellule neuronali.
Ebbene, questo e’ proprio ciò che hanno fatto i
ricercatori statunitensi: a partire dalle cellule
embrionali, dunque, essi hanno ottenuto i precursori
neuronali e li hanno trapiantati in topi che
precedentemente avevano subito un danno al midollo
spinale.
Il
trapianto e’ stato effettuato a livello del tessuto
danneggiato e a distanza di nove giorni dal trauma, ovvero
quando l’incapacità motoria associata al danno si era
già instaurata. In poche settimane, i precursori
cellulari trapiantati si sono differenziati nelle diverse
tipologie di cellule neuronali circostanti la zona
danneggiata, ricostruendo in parte il tessuto.
E
non solo: testando la capacita’ motoria volontaria dei
topi trapiantati, si è potuto osservare, a un mese di
distanza dall’intervento, il parziale ripristino della
capacita’ di effettuare movimenti coordinati e di
supportare il peso corporeo, entrambi assenti nei topi di
controllo.
“La
capacita’ di movimento dei topi trapiantati era solo
parziale, ma probabilmente questo è dovuto al fatto che
solo una porzione di cellule trapiantate è in realtà
sopravvissuta nell’organismo ospite”, sostiene
McDonald, a capo dello studio. Secondo i ricercatori, se
si riuscisse a incrementare il numero di cellule che
sopravvivono al trapianto, si potrebbe ottenere il
recupero completo dei movimenti. Nel topo la strategia
sembra dunque funzionare: resta ora da verificare la sua
applicabilita’ anche nell’uomo.