Che
cos’è il tema natale? Incomincerò raccontandovi una storia: il mito
platonico di Er che si trova nell’ultimo libro della Repubblica.
L’idea è questa: le anime prima di nascere si trovano in una specie
di al di là, hanno però tutte un destino da compiere che in certo
senso corrisponde al "carattere" di quell’anima in
particolare, devono perciò scegliersi la "vita",
l’"uomo" adatto a compiere la porzione di destino loro
assegnata. Prima di scendere sulla terra viene dato loro un compagno, un
"genio" o "daimon", perché vigili affinché
l’anima nel corso della vita adempia al proprio destino. Nel venire al
mondo però, l’anima dimentica tutto questo e crede di nascere nuda,
vuota e sola, tuttavia il suo daimon ricorda chiaramente il contenuto
del suo "carattere", della sua immagine innata, e diventa così
il portatore e depositario del suo destino. Nel mito platonico, questo
destino, il cui ricordo il daimon conserva, questa immagine o forma del
progetto da compiere, rappresenta il proprio posto nel mondo, il proprio
contributo alla vita dell’universo, la parte assegnata a ciascuno
nell’ordine del mondo.
Così Platone ieri.
Oggi, J. Hillman, pensatore e analista junghiano, ci propone la
"teoria della ghianda", la ghianda, al cui interno è
racchiusa la vocazione, la motivazione a diventare quell’unica e
splendida quercia che cercherà di essere. La teoria della ghianda di
Hillman si riferisce alla percezione, alla sensazione, spesso elusa,
omessa o inascoltata, che c’è una ragione per cui sono
"qui". La sensazione che c’è un motivo per cui sono al
mondo, nella mia forma unica ed irripetibile, la sensazione di essere
responsabile verso un "quid" dai contorni confusi, ma che
necessariamente mi chiama, mi spinge verso certe direzioni e non altre.
La teoria della ghianda sostiene che ogni persona ha in sé un’unicità,
un "carattere" che chiede di essere vissuto, una vocazione ad
essere quell’unico, irripetibile individuo, ad essere la quercia alta
e frondosa, o bassa e massiccia che la ghianda e il proprio daimon hanno
scelto, un "tempo" fuori dal tempo.
In questo modo un grande pensatore di oggi ci conduce per mano a
riscoprire e recuperare "verità" non dimostrabili, ma
indubbiamente sentite e sperimentate da ogni uomo.
Il tema natale è in un certo senso la fotografia della ghianda, del
modello, dell’immagine della quercia che possiamo diventare, è la
mappa, il disegno delle nostre potenzialità.
In termini filosofici è il rifiuto a pensare la nostra vita come una
storia scritta da geni ereditati e influenze ambientali, che fin
dall’inizio decidono per noi il copione che senza alcuna possibilità
di sbavature, saremo costretti a recitare.
A che cosa serve conoscere il proprio tema natale?
Serve a riappropriarci di noi stessi, a riscattarci da un destino di
causa-effetto che ci vede pedine impotenti nella partita giocata da geni
e ambiente, vittime o eroi-solo-contro è la "libertà" che ci
è concessa in questo gioco dove non c’è posto per l’unicità del
nostro essere "noi", per la sensazione del non essere qui per
caso, per la sensazione che ci sono cose che ci fanno sentire vivi e
pieni di significato ed altre vuoti e privi di senso. Il nostro tema
natale ci consegna lo scrigno della nostra incondizionata unicità, la
cui realizzazione è la vera e reale libertà a cui possiamo aspirare.
|