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PLUTONE

Plutone è l’ultimo pianeta, il più recente, scoperto soltanto nel 1930; ha un piccolo satellite, avvistato nel 1978, che si chiama Caronte; forse questo pianeta è del tutto invisibile perché alcuni scienziati dicono che ciò che si vede sarebbe solo il riflesso del sole sul ghiaccio di cui è ricoperto; questo lo ricollega al dio Ade (o Plutone) che infatti con un elmo si rendeva invisibile, quando voleva, agli occhi dei mortali. Plutone è stato collocato, da quando è stato scoperto, all’invisibile, alle forze dell’inconscio, alle volontà disgregatrici ma anche creatrici, quindi alla morte e alla resurrezione. È il più piccolo dei pianeti, il più esterno al sistema solare; il suo diametro di soli tremila chilometri è perfino minore di quello della Luna; il suo tempo di rivoluzione intorno al sole è di 248,5 anni: è il più lento dei dieci pianeti.


 

IL MITO DI PLUTONE


Nel mito si narra che Ade, figlio di Cronos e di Rea, era stato fatto risputare da Zeus, che si era servito della bevanda preparata dalla moglie Metis dopo che il padre (il tempo che divorava ogni cosa) l’aveva inghiottito. Zeus poi, dopo la vittoria sui Titani, spartì il regno con Poseidone e con Ade; quest’ultimo regnava sui morti insieme a sua moglie Persefone, che però rimaneva accanto a lui solo per un terzo dell’anno. La sua rappresentazione era paurosa: barbuto, con una espressione dura, su uno sfondo nero, seduto sul trono, con una corona pure nera in testa, brandiva uno scettro in una mano e una chiave nell’altra, perché chi entrava nel regno dei morti non poteva più uscirne. Seneca, nella sua tragedia “Ercole Furioso” lo descriveva severo, triste e con un aspetto così tremendo che gli altri si spaventavano solo a guardarlo; eppure questo pianeta simboleggia la forza energetica della vita e l’eterna resurrezione, ciò è legato al mito della Fenice e anche se è invisibile, tutto quello che cela diventa poi metamorfosi, rinascita; ai piedi del trono è ritratto Cerbero, il cane infernale dalle molte teste, il suo cane. Ade (l’invisibile”, contrario di Helios, “il visibile”) non si spostava facilmente dal suo regno; un’unica volta sappiamo che uscì con il suo cocchio all’improvviso da sottoterra, in un prato presso il monte Niso per rapire Persefone e farla sua sposa, spaventando a morte la giovinetta e portandola via con sé nelle viscere della terra.

Negli Inferi, dove regnava, c’erano grandi malfattori a cui erano riservate pene terribili, eterne; pene particolari poi erano riservate anche a chi aveva offeso l’ospite, maltrattato i genitori, a quelli che avevano rubato nei templi, agli spergiuri, che spesso erano perseguitati anche in vita dalle Erinni, prima ancora di passare dopo la morte negli Inferi. C’erano pure demoni terribili, di colore nero, molto malvagi; in quel luogo orrendo faceva da guida alle anime Ermete- Mercurio, in qualità di psicopompo. C’è poi il racconto di Omero: nell’Odissea si narra che Ermete portò i Proci uccisi da Ulisse negli Inferi e spinse queste anime nell’angolo di una grotta sacra; ma nell’Odissea si racconta anche di altri morti, le cui anime, per trovare la forza di parlare con Odisseo, dovevano bere sangue di arieti neri. Al dio Plutone erano sacri il cipresso, il narciso, il cedro e il fungo che, come tutti sanno, sorge dalla terra in seguito alla pioggia; tra gli animali il cavallo, (come per Nettuno), il serpente, l’aquila e, naturalmente lo scorpione; presso i Latini fu anche chiamato Dite, oltre che Plutone; gli venivano offerti in sacrificio capre e altri animali vivi, ma tutti di colore nero, il cui sangue veniva versato al suolo. Nessuna delle anime che vivevano negli Inferi poteva tornare tra i viventi; infatti, chi entrava rimaneva per sempre laggiù, perché ogni cibo o bevanda, che erano contenuti in quel luogo, legavano eternamente a quel posto anche i vivi: è per questo motivo che Plutone dette da mangiare alla sua sposa un chicco di melograno, perché Persefone non potesse mai più vivere solo sulla terra, con la madre, ma dovesse tornare sempre sotto terra, cosa che accadeva puntualmente. A Plutone (detto anche Quintos ed Eupulos, donatore di ricchezze e di buoni consigli) era attribuito un doppio aspetto: benefico, per cui deteneva la cornucopia del benessere e della ricchezza, e un altro invece malefico per cui era collegato alle tenebre, ai misteri eleusini.

Il suo segno grafico rappresenta una lettera P: è molto bello vedere sulle tombe dei primi cristiani questa P sormontata da una croce greca, come dire che Cristo ha vinto la morte perché, se Plutone è simbolo di morte, come risulta dal suo geroglifico, invece Cristo è colui che dà la vita; un altro segno grafico che lo identifica è costituito da un cerchio sormontato da una croce e da un paio di ali; però il significato è il medesimo: si scende nell’abisso dell’inconscio collettivo e, con una spinta, si risale in superficie tramite la croce che ci porta in alto con ali di aquila; infatti nessun pianeta porta così nel profondo come Plutone, che è legato all’inconscio abissale dal quale poi si può rinascere, come la mitica Fenice che risorgeva sempre dalle sue ceneri. Si arriva nella profondità dell’Io collettivo e poi, sostenuti dalla grazia divina, ci si solleva verso le stelle. Plutone nell’astrologia è legato all’ energia naturale, ma anche alla criminalità, alle forze occulte; di Plutone si sa ancora poco: protegge i nativi dello Scorpione, il suo elemento è il plutonio, a cui alcuni astrologi hanno connesso la P, segno grafico del pianeta; il suo colore è il nero. Sul piano medico è collegato agli organi della riproduzione, agli ormoni sessuali, al retto e all’intestino crasso. Se in un oroscopo Plutone è positivo indica l’energia, la giusta ambizione, una fortissima personalità, mentre quando è negativo sottolinea la prepotenza, l’ambizione smodata e soprattutto la megalomania; in tanti temi zodiacali da me esaminati, Plutone, in congiunzione ad uno qualsiasi dei pianeti ha su quest’ultimo un effetto ipertrofico, dilatatore, non sempre positivo.


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Ultima modifica: domenica 14 ottobre 2007 00.42
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