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NETTUNO


Nettuno pianeta che fu avvisato soltanto nel 1846, ha un a lentissima evoluzione orbitale, di circa 165 anni, quindi il suo passaggio in ogni costellazione richiede pressappoco 12- 13 anni; esso riesce così a dare un’impronta particolare a molte generazioni. Ha un nucleo solido ed è invisibile ad occhio nudo; al telescopio appare bianco, celeste e verdino e ricorda un po’ il colore del mare.


 

IL MITO DI NETTUNO

Governatore del segno dei Pesci, è il grande Antico, il Poseidone dei miti greci. Nel mito era nato da Cronos ed era fratello di Zeus e di Ade che invece regnavano uno su cielo e terra e l’altro sugli Inferi; a Poseidone invece fu assegnato da Zeus il governo di tutto il mare; il Poseidone greco sarà poi chiamato Nettuno dai Romani. Viveva in un grandissimo palazzo sottomarino al largo di Egea in Eubea; aveva anche un cocchio d’oro, su cui appariva quando cessavano le tempeste: era portato da cavalli bianchi dalla criniera d’oro e gli facevano scorta le mostruose creature degli abissi; il suo simbolo era il tridente, cioè una fiocina a tre punte, usata una volta dagli antichi pescatori per infilzare i pesci più grandi. A Roma erano dedicate a Nettuno le feste dette Nectunalia, il 21 luglio, ed era particolarmente onorato nelle città di Veio perché considerato un capostipite; Agrippa nel 46 a.C. gli dedicò un tempio nel Campo Marzio. Poseidone era dunque il re del mare; figlio di Era e di Cronos, aveva poteri molto importanti: infatti dal suo magnifico palazzo d’oro dominava tutte l’acque. Disputò con Pallade Atena, figlia di Zeus, la signoria dell’Attica, poi affidata ad Atena che aveva recato in dono a quel popolo l’ulivo, ritenuto migliore e più utile del cavallo che aveva portato in dono Poseidone. Con il tridente poteva anche causare i sommovimenti della terra, per cui con un solo colpo di questa terribile arma sprofondava intere isole e provocava tremendi terremoti; sempre con il tridente, segno della sua divinità, come l’egida lo era per Zeus, faceva anche scaturire l’acqua dalle rocce. Era un dio piuttosto vendicativo se, come narra l’antica tradizione, fece inaridire tutti i frutti di Corinto, Egina, Nasso e Trezene solo perché questi paesi non gli erano stati dati in sorte, ma erano stati assegnati ad altri dèi. Come si sa dall’Odissea di Omero, perseguitò Ulisse, soprattutto per vendicare il figlio Polifemo da questi accecato e anche preso in giro, perché il furbo greco gli disse che il suo nome era “Nessuno” o Oudeis (oudeis, “nessuno” in greco antico, somiglia nella pronuncia a Odysseas, il nome greco di Ulisse) infatti, quando i Ciclopi vollero vendicare il fratello e gli chiesero da chi era stato accecato, il meschino rispose: “Da Oudeis", cioè “Da nessuno”; poi però Polifemo per vendicarsi prego suo padre Poseidone di fare in modo che Ulisse non tornasse in patria e fosse costretto a peregrinare per il mare; il padre lo accontentò e così l’eroe omerico dovette girovagare ancora a lungo per il mare prima di tornare all’amata Itaca da Penelope, la dolce e fedele consorte. Però, oltre a questi lati negativi e vendicativi, Poseidone, ne possedeva altri positivi, di grande generosità, come quando regalo l’isola di Delo a Latona o quando aiuto suo fratello Zeus nella lotta contro i Giganti uccidendo Polibote.

Ma tornando alla storia della nascita di Poseidone l’antica tradizione narra che Gea, dopo averlo partorito, lo nascose in mezzo ad un gregge di pecore presso una sorgente di nome Arne. A Cronos, che voleva inghiottirlo come gli altri suoi figli, Gea dette un puledro, come più tardi gli dette una pietra al posto di Zeus. Si narra anche che Cronos andò a cercare suo figlio dalla ninfa Arne, la quale negò di aver ricevuto l’infante; quindi il nome di Arne, oltre a significare “pecora”, si fà risalire anche al verbo simile che significa “negare”. Un’altra storia dice che il piccolo Poseidone, invece, fu portato da Rea nell’isola di Rodi e qui nutrito da una figlia di Oceano; per lui gli abitanti dell’isola avrebbero forgiato un tridente. Di Poseidone si raccontano tante vicende amorose, ma la più importante è la storia del suo amore per Teofane, bellissima figlia di Bisante, re di Macedonia, corteggiata da molti: Poseidone la rapì e la portò in un’isola, dove trasformò la sua sposa in pecora e se stesso in ariete e la possedette, da queste nozze nacque quel famoso ariete dal vello d’oro che poi trasportò Frisso nella Colchide e dette origine al famoso viaggio di Giasone e degli Argonauti. Giunta la maturità, Poseidone si innamorò di Haria, da cui ebbe sei figli e una figlia; si dice che anche il dio si fosse unito a Demetra e l'avesse posseduta sotto forma di stallone quando la dea, perseguitata dal dio innamorato e alla ricerca della figlia perduta, si era tramutata in giumenta; a Poseidone, Demetra avrebbe partorito una figlia e anche il celebro cavallo Arione dalla criniera nera. E' nota la storia in cui il dio, gareggiando con Pallade Atena, avrebbe creato un cavallo, balzato fuori dalla roccia colpita dal tridente; appare quindi evidente il legame di Poseidone con questo animale, dato che molte creature marine erano metà cavalli, come ad esempio gli ippocampi; molte ninfee avevano un nome in cui compariva il termine greco ippos, cioè cavallo. Si narra anche che Pegaso, il famoso cavallo alato, fosse nato dall’unione di Poseidone con Medusa. Il dio ebbe anche molti amori con Ninfe, Nereidi e Naiadi, da cui ebbe tanti figli, ma sua moglie legittima era Anfitrite, che con Poseidone formava una coppia regale che poteva ricordare la coppia Zeus ed Era. Tra i suoi numerosi figli, i più celebri furono Tritone e la dea insulare Protome, questi due partoriti da Anfitrite (che con il marito generò anche Penselile, Bentesecine e Rodo). Tritone abitava nel palazzo d’oro dei genitori ed era per metà pesce e per metà uomo. Il dio del mare Poseidone rapiva donne e fanciulle, quindi era considerato una specie di satiro marino. Tra le sue conquiste ci furono anche Toosa, che gli partorì Polifemo (poi accecato e schernito da Ulisse) Euriale da cui ebbe Orione, Alcione con cui generò Anta; da Melanippo ebbe Eolo, re dei venti, e Beote, da Gea Anteo e Cariddi, da Astipalea Euripilo, da Tiro Pelia e Nereo, dalla ninfa Bitinide Amico, da Libia Busiri, re dell’Egitto. Il culto di Poseidone era molto diffuso anche in Tessaglia, dove il dio fece una cosa buona creando una fertile vallata a Tempe, con la deviazione delle acque del fiume Peneo. In Beozia e a Corinto si svolgevano ogni anno giochi istmici in suo onore; era detto anche “Enosigeo” perché, come si è già ricordato, percuotendo la terra con il tridente, la scuoteva con terremoti e maremoti. Poseidone era descritto come irascibile, violento e vendicativo, infatti inviava spesso mostri marini contro chi pensava l’avesse maltrattato; era definito avido di regni sulla terra per cui facilmente puniva chi riteneva gli avesse fatto torti e litigava per questo con gli altri dèi. Gli erano dedicati il delfino (come anche ad Helios) e il cavallo, i pesci, gli ippocampi, mentre le sue piante sacre erano le ninfee e il loto; se era ben disposto verso qualche persona, faceva doni magnifici, come bellissime giumente; fu anche il creatore delle corse con i cavalli. Si racconta che il dio avesse premiato, mutandolo in costellazione, il delfino che aveva ritrovato Anfitrite (che poi fece sua sposa) quando aveva cercato inutilmente di sfuggire al dio.

Il pianeta Nettuno indica la fede, il lato mistico e religioso di ogni individuo e, se ben collocato, in un oroscopo può simboleggiare quella guida spirituale – dono di Dio- di cui ogni uomo ha bisogno per crescere dentro; governa il segno dei Pesci; l’elemento del pianeta è l’Acqua, il suo metallo è l’ottone, il suo colore il viola ametista. Sul piano medico Nettuno presiede al funzionamento del sistema linfatico, alla ghiandole pineale e alle estremità inferiori. Se è positivo in un tema astrale indica la religiosità, la bontà, le facoltà artistiche e creative dell’individuo: ma se è negativo, può segnalare invece la confusione, il disordine, la facile tendenza ai compromessi, la tentazione dell’alcool, della droga, del sesso; a volte indica soltanto una grande fragilità psichica. Là dove il pianeta ha il suo settore nel tema natale, però, interviene la Grazia divina che risolleva l’uomo. Si è detto che Nettuno ha come simbolo il tridente: infatti il segno grafico del pianeta è proprio un tridente che sormonta un piccolissimo cerchio: in questo arnese molti hanno visto un simbolo della profondità del pianeta che domina gli abissi marini; quindi ci sono dei valori di Nettuno che entrano nelle profondità inconsce e una ricca energia vitale che si sprigiona da lui quando dona agli altri; quando invece si infuria – come Poseidone che con il tridente batte la terra o allaga per l’ira la pianura dell’Attica che non lo aveva voluto come re, o che sommuove i mari e fa straripare i fiumi- vediamo in questa violenza lo scoppio inconscio dell'aggressività nettuniana che, come scrive Sicuteri nel suo libro Astrologia e Mito, diventa addirittura un’esplosione schizofrenica; invece, quando ci riferiamo all'influenza lenta e profonda di Nettuno che, nascondendosi sotto la superficie marina, opera per il bene, tocchiamo un aspetto che può portare anche alla santità; infatti è il pianeta della religione e questo può essere riferito alle valenze altruistiche di dono di sé agli altri. Quando Nettuno si dà al prossimo, si ha l’infinita munificenza di un dio degli abissi che possiede cocchi d’oro, cavalli, tritoni, sirene, un palazzo meraviglioso tutto d’oro in fondo al mare, e che dona a tutti questi tesori diventando espressione di bontà di Dio- ecco la croce che sormonta il piccolo cerchio – come accade ad alcuni medici famosissimi e ad altre persone che operarono per l’umanità, che infatti hanno in rilievo nel proprio tema astrale il segno dei Pesci e sono dominati da Nettuno. In questi casi, il pianeta indica la Fede: se ben collocato in un tema natale può simboleggiare quel dono spirituale che Dio fa al nativo per indirizzarlo al meglio, per farlo crescere interiormente. Se invece è negativo, fa emergere mostri abissali, sconvolge la natura umana generando nevrosi e complessi sul piano psicologico e spingendo alla droga, all’alcool e ad abusi di ogni genere. È un pianete importantissimo perché dove è posto, rappresenta un segno di evoluzione spirituale; allora, se con Saturno c’è il Maestro dello Zodiaco, il castigatore giusto anche se severissimo, con Nettuno invece si ha un potenziamento dei valori dell’anima: per questo simboleggia anche l’ispirazione e l’intuizione, doni del Cielo all’uomo. Se il pianeta è collocato male, può invece segnalare un’intuizione di tipo basso, medianico, da maghi, cartomanti, stregoni da strapazzo, che non hanno proprio niente a che vedere con l’intuizione mistica dei grandi santi nativi del segno dei Pesci o comunque dominati da Nettuno.


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Ultima modifica: domenica 14 ottobre 2007 00.40
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