Attenzione (e poi non dite che non vi avevo avvisato):
Non avendo mai studiato il francese probabilmente troverete delle castronerie apocalittiche nella trascrizione dei nomi dei personaggi e dei luoghi ma che volete, se la vie... (en rose?) ^_^;
N.B.:Le scene a fianco della sceneggiatura sono prese dal DVD. Ho lasciato i sottotitoli perchè sia chiaro a quale parte del dialogo si riferiscono. Però, come spesso accade, i sottotitoli vengono abbreviati e pertanto diferiscono dal parlato.
È una notte piovosa, è la notte di capodanno. Le strade sono piene di traffico e di gente che si reca ai vari ricevimenti e veglioni. Ma non tutti festeggiano.
Nel commissariato di polizia, un poliziotto in borghese, Belmont, fa accomodare un uomo in uno degli uffici. Il poliziotto aziona l'interruttore per accendere la luce ma questa non funziona. Belmont sale sulla scrivania per poter sistemare i neon.
Belmont: Ah, al solito. Funziona quando vuole, questa trappola.
Intanto, dabbasso nel commissariato, si svolge la normale attività. Un uomo si accosta al bancone della reception per sporgere denuncia:
Uomo: Salve.
Poliziotto: Salve, desidera?
Uomo: Mi hanno rubato l'auto.
Poliziotto: Ah, lei è il terzo e non sarà l'ultimo
Uomo: Degli altri me ne frego.
Poliziotto: Ah bene, pensi se lo dicessi anch'io...signor?
Uomo: Jablain, Jean-Marie Jablain.
Poliziotto: Jabelain Jean Marie... Compita il poliziotto battendo a macchina il rapporto.
Si ritorna al piano superiore, in quello che si scopre essere l'ufficio del commissario Gallien. L'uomo che Belmot ha accompagnato è il notaio Martinuad, testimone del ritrovamento di un cadavere. Martinaud è stato convocato per ulteriori chiarimenti sul caso ma Gallien è in ritardo. Mentre attende, il notaio fuma una sigaretta e guarda in strada dalla finestra. Gallien arriva, proteggendosi dalla piogga con una cartelletta di cuoio; guardando verso le finestre del proprio ufficio, vede la sagoma del notaio. Il commissario si affretta a salire nel proprio ufficio.
Ispettore Gallien: Buona sera notaio, deve scusarmi ma... c'era un tale traffico a Saint Jean che temevo di non uscirne.
Notaio Martinaud: Adesso va meglio?
Ispettore Gallien: No. Eh, e l'altro dov'è andato? (Riferendosi a Belmont)
Notaio Martinaud: A prendere un caffè. Quando è uscito gli ho detto se lo portava anche a me, ma non so se ha capito. È un po' come lei, il suo collega, sente solo quello che vuole.
Ispettore Gallien: Oh no, questo è ingiusto. Io non solo ascolto quello che lei dice ma annoto tutto. Anche se spero che tutto questo venga archiviato presto.
L'Ispettore nota delle impronta di scarpe sul piano della scrivania.
Ispettore Gallien: E questo cos'è? Ha passeggiato sul tavolo?
Notaio Martinaud: No, è l'altro che c'è salito, ha dovuto...
Il notaio Martinaud fa un cenno verso il lampadario, poi si avvicina alla finestra per guardare fuori
e vede il commissario capo abbigliato elegantemente per la festa di capodanno.
Il commissario capo lo vede a sua volta e senza ricambiare il cenno di saluto di Martinuad si allontana.
Notaio Martinaud: Lo sa? È un gran bell'uomo il suo commissario capo. Dicono che porta la parrucca. È vero? Mi sento un po' amareggiato, sa? Quest'anno non ho ricevuto l'invito. Le poste lo avranno perduto.
Ispettore Gallien: E le dispiace?
Notaio Martinaud: Sì, perché sono simpatiche queste festicciole. Gli abbracci sotto il vischio, le ultime barzellette... le signore possono sfoggiare i gioielli, ballare con i loro amanti, presentarli ai mariti... lei è sposato signor Ispettore?
Ispettore Gallien: Sì, lo sono stato. Tre volte. Pare che io sia un rompiballe... ma la prego, si accomodi, notaio. Ma d'altronde, sa, non so neanche perché l'abbiamo disturbata la notte di capodanno... volevamo solo chiarire qualche dettaglio. In particolare la storia del cane... ma la sua signora non l'aspetta?
Notaio Martinaud: No, no, la mia signora non mi aspetta.
Belmont rientra in ufficio portando due bicchieri di carta con dentro del caffè. Gallien è seduto dietro alla propria scrivania, mentre Martinaud si è accomodato sulla sedia di fronte.
Ispettore Gallien: Buonasera, Belmont.
Belmont: Lo vuoi? (porge uno dei due bicchieri a Gallien)
Ispettore Gallien: E il caffè del Signor Martinaud?
Belmont: Beh, è questo.
Ispettore Gallien: Se è il caffè del Signor Martinaud, è il caffè del Signor Martinaud.
Notaio Martinaud: Ma forse è meglio che non lo prenda. Sono già abbastanza irritato, grazie comunque, grazie.
Ispettore Gallien: Stavamo per parlare del cane, il notaio Martinaud ed io.
Belmont: Ah, sì... ma quale cane, scusa?
Notaio Martinaud: (in tono sarcastico) Sarà una conversazione ad alto livello...
Ispettore Gallien: Sì, effettivamente anche per me questa storia del cane... ma sono obbligato a leggere quello che c'è scritto... vediamo... ecco qua: la sera del tre lei passeggiava con il cane dei suoi vicini, i coniugi Brunet, è esatto?
Notaio Martinaud: Sì, sì, è esatto, è esatto. Esatto, come tutte le sere. Io amo i cani.
Ispettore Gallien: Beh, se lei ama i cani perché non ne ha uno suo?
Notaio Martinaud: Perché mia moglie non li ama, preferisce i gatti.
Ispettore Gallien: E avete un gatto?
Notaio Martinaud: No, perché sporcano. Vede, a mia moglie piacerebbe un gatto che non sporca.
Belmont: Un gatto sporca meno di un cane.
Notaio Martinaud: Quelli che sporcano di più sono i canarini. Mia moglie non voleva neppure loro ma io ho tenuto duro. Mi sono imposto. Capita, a volte. Eh sì... canarini... cane del vicino...
Ispettore Gallien: E com'è che si chiama?
Notaio Martinaud: Brunet. (Martinaud gli dice il nome del vicino)
Ispettore Gallien: No, il cane.
Notaio Martinaud: Tango.
Ispettore Gallien: Ah sì ecco, Tango. Un setter irlandese, hanno un fiuto fantastico quei cagnolini.
Belmont: Sono cani da caccia.
Ispettore Gallien: Direi che sono 'signori' cani da caccia.
Notaio Martinaud: Sono cani da caccia se li porta a caccia, Tango invece è un cane da compagnia.
Belmont si è seduto al proprio posto, ad una scrivania spaziosa quel tanto da contenere una vecchia macchina da scrivere. Il compito del poliziotto è quello di trascrivere la conversazione fra il commissario ed il notaio. L'interrogatorio è accompagnato dal costante tap-tap dei tasti che battono.
Belmont: Tango si scrive come un tango?
Notaio Martinaud: Scusi, eh... come vuole che si scriva? Come paso-doble?
Le risposte di Martinaud sono sarcastiche, ma Gallien fa finta di nulla e continua sulla sua linea ignorando apposta lo stato d'animo del notaio.
Ispettore Gallien: In tutte le sue deposizioni lei ha detto: 'quando io ho scoperto il corpo'. Non... non accenna mai al cane.
Notaio Martinaud: E allora?
Ispettore Gallien: Ah, beh, era il cane che doveva trovare il corpo, di solito il... o no, no, no, aspetti un momento, e dire che ho sfogliato il fascicolo tutta la sera...
Notaio Martinaud: Immagino nell'ingorgo.
Ispettore Gallien: No, no, ha ragione. Il Signor Brunet afferma che lei non era con Tango quella sera. Dice che lei ha l'abitudine di passeggiare con il suo cane, ma non quella sera. Non la sera del tre.
Notaio Martinaud: Il vecchio Brunet non sa quello che dice. Beve troppo.
Ispettore Gallien: Beh, senta, io posso darle ragione ma allora la signora Four Ariette commerciante al numero dodici, anche lei non sa quello che dice. Esperu Marcel al diciannove la stessa cosa, insomma, in quel quartiere solo lei sa quello che dice... allora a chi...a chi devo credere io?
Notaio Martinaud: Mh, a loro.
L'ispettore Gallien rinuncia al proposito di far finta di nulla di fronte al sarcasmo del notaio. Sarcasmo che Martinuad usa esclusivamente come atteggiamento difensivo. Gallien decide di scoprire le carte e di parlare chiaro con Martinaud.
Ispettore Gallien: Signor notaio, io non ho nulla contro di lei, nessuna animosità, dirò di più, non provo niente. Perché se davvero dovessi provare dei sentimenti personali verso tutti quelli che sfilano in questo ufficio...
Notaio Martinaud: Allora diciamo... un certo accanimento
Ispettore Gallien: Signor Martinaud, due bambine sono state violentate e assassinate nel giro di otto giorni, e io voglio sapere da chi. Che sia lei o un altro glielo giuro che non me ne importa un cavolo.
Notaio Martinaud: Non dica questo, non è vero
Ispettore Gallien: Ma sì.
Notaio Martinaud: Non è affatto vero. Se un delinquente o un negro violentano delle bambine, direi che è un caso banale. Ma se invece sono io, il notaio Martinaud, è tutta un'altra cosa. È un fatto insperato nella carriera di un poliziotto. No? I giornali, le interviste... la TV se tutto va bene, mh? Non è vero? Mh, mh, mh, confessi! Martinaud ridacchia, come se volesse allegerire con lo scherzo il peso delle proprie affermazioni.
Ispettore Gallien: Senta, non vorrà mica scambiare i ruoli, no? Beh, d'accordo, ammettiamo che io sia divorato dall'ambizione, ma allora quei coniugi Brunet, la signora Four, Marcel Esperu, perché dovrebbero accusarla?
Notaio Martinaudd: Perché io sono ricco. Perché ho una bella casa e una belle moglie. Ebbene io trovo che... che non mi merito niente di tutto ciò. Ho un'intelligenza ed un fisico molto medi. Vede, i mediocri si rassegnano al successo degli esseri eccezionali. Applaudono ai superdotati, ai campioni. Ma il successo di uno di loro li esaspera, li colpisce come un'ingiustizia. Sono sicuro che ha ricevuto delle lettere anonime.
Ispettore Gallien: Non più del normale, no. Oh, insomma, non molte di più. Beh, ai Francesi piace scrivere alla polizia, cosa ci devo fare, eh? Ah sì, ho ricevuto delle lettere a mucchi dove si parla di frodi fiscali, di superfici modificate, cosucce di questo genere. Più due stupri naturalmente. E alcune di queste lettere arrivano al punto di insinuare che sua moglie ne sarebbe l'istigatrice, per altri semplice spettatrice. E invece vede, in nessuna di queste lettere si parla della sua mediocrità. Di stramberie sì, ma non di mediocrità.
Belmont: Comunque due testimoni oculari affermano che il cane non era con lei la sera del tre.
Notaio Martinaud: No, no. No.
Belmont: Come no?
Notaio Martinaud: Permette? Non dicono che il cane non c'era, dicono che non l'hanno notato. È sottolineato.
Ispettore Gallien: Belmont vieni a vedere un momento. Che cos'è questa confusione? Ecco il Signor Notaio ha ragione non dicono che il cane non c'era, dicono che non l'hanno notato.
Belmont: E non è la stessa cosa?
Ispettore Gallien: Ah no, no. Non è per niente la stessa cosa, no.
Belmont: Bhe, 'non l'hanno notato' può voler dire che non c'era come può voler dire che c'era mi sembra, no?
Notaio Martinaud: Scusatemi, ma cosa cambia?
Belmont: Beh, se il cane stava con lei avrebbe dovuto trovarlo lui, il corpo.
Notaio Martinaud: Ripeto: che cosa cambia?
Ispettore Gallien: Beh si è vero, che cosa cambia, non è stato mica il cane a telefonarci, no?
Notaio Martinaud: Eh! Non glielo ho suggerito io. Mi dica, signore ispettore, quando mi ha convocato il suo collega ha parlato di una piccola deviazione, di un punto da chiarire, ormai è un'ora che sono qui. Nessuno si è chiesto se avessi qualcos'altro da fare. Invece ce l'ho. Insomma, ce l'ho... ce l'avevo.
Ispettore Gallien: Sì, ha ragione, signor notaio, ma purtroppo temo che le cose si protraggano più del previsto. Anzi se vuole chiamare casa... prego. Faccia lo zero per avere la linea. Vieni Belmont.
Belmont: Mh? Ah sì.
L'ispettore e Belmont escono dall'ufficio. La conversazione si sposta nel corridoio. L'ispettore saluta un collega, Berthier. Belmont e Gallien si dirigono verso il distributore automatico e prendono due caffè
Ispettore Gallien: Ehi, Berthier!
Belmont: Dove si va adesso, eh? Ah, grazie per il trucco di prima... 'venga un po' a vedere, Belmont, questo è scritto qui'. Mi vuoi far passare per fesso o cosa?
Ispettore Gallien: Hai degli spicci? (per il distributore)
Belmont: E poi che cosa è questa storia del cane? Per me la storia del cane non sta in piedi.
Ispettore Gallien: E un notaio che passa il veglione di capodanno insieme ai funzionari di polizia, anche questo non sta in piedi.
Belmont: Allora secondo te è colpevole o non colpevole?
Ispettore Gallien: Bhe, quando leggo l'incartamento sì... e poi quando sono davanti a lui beh... sono meno sicuro, ecco.
Belmont: Ahh.
Notaio Martinaud: Scusatemi, signori, ma potete rientrare, non risponde nessuno a casa, grazie.
I due poliziotti rientrano nell'ufficio dell'ispettore. Belmont scrive a macchina, fuori si sentono suoni di sirena.
Il notaio Martinaud offre con un gesto le sigarette all'ispettore Gallien che rifiuta, ma che però si offre di accendere la sigaretta a Martinaud. I due non sanno se mentre erano fuori Martinaud abbia veramente chiamato la moglie o meno, ma per il momento, Gallien decide di non approfondire. L'interrogatorio continua:
Ispettore Gallien: No, grazie, ho il mio veleno personale. E... se ha sete abbiamo un distributore in corridoio e....
Belmont(con aria rassegnata): E l'ispettore Belmont ha le monete.
Ispettore: La piccola Geneviéve Le Bain la conoscevate un poco o molto bene?
Notaio Martinaud: Aveva otto anni, io ne ho cinquanta. Un uomo della mia età non può conoscere molto bene una bambina di otto anni.
Ispettore Gallien: Mmm. Secondo la gente del quartiere era una bambina molto allegra, molto spontanea, no?
Notaio Martinaud: Allegra, Sì. Per niente timida.
Ispettore Gallien: Che sarebbe andata con chiunque.
Notaio Martinaud: Ecco. Che sarebbe andata con chiunque e preferibilmente con un notaio.
Ispettore Gallien: No, no, non dico questo...
Martinaud sta iniziando a perdere la pazienza. Tutte le domande di Gallien hanno una doppia lettura che mira ad accusarlo. Martinaud inizia a sentirsi esasperato, non gli basta più proteggersi dietro ad una leggera maschera di sarcasmo ma perde la pazienza e alle parle di Gallien 'Scrivi, per niente timida', Martinuad sbotta in uno scoppio d'ira.
Notaio Martinaud: No, no, no, non lo dice, no.
Belmont: Va bene, allora cosa scrivo io?
Ispettore Gallien: Scrivi... ehm... per niente timida.
Notaio Martinaud: No, no, scrive tutto! Domande e risposte. Le sue domande sono talmente ignobili che lei ne ha vergogna, o non è vero? E quindi da adesso, esigo che sia messo tutto per iscritto. Forse così sarò obbligato a cambiare tono!
Ispettore Gallien: Va bene, d'accordo. Allora: età, professione, stato di famiglia.
Notaio Martinaud: Al diavolo!
Ispettore Gallien: Cognome, nome e professione, Martinaud!
Notaio Martinaud: (Indicando verso Belmont.) Me l'ha già chiesto venti volte.
Ispettore Gallien: Sì, ma adesso sono io che glielo chiedo, visto che volete che trascriviamo tutte le domande e tutte le risposte. Allora, vi chiamate Martinaud?
Notaio Martinaud: Sì.
Ispettore Gallien: Jerome?
Notaio Martinaud: Sì, Jerome Charles Lemil.
Ispettore Gallien: Notaio Boulevar de Latre quarantatrè Chobour Manche?
Notaio Martinaud: SÌ.
Ispettore Gallien: Siete sposato?
Notaio Martinaud: SÌ.
Ispettore Gallien: Senza figli?
Notaio Martinaud: Senza figli.
Ispettore Gallien: Perché? Sporcano?
Notaio Martinaud: Non ho figli perché mia moglie... perché, perchè mia moglie non può averne.
Ispettore Gallien: Non può, non può o non vuole?
Notaio Martinaud: Dal momento che non può averne non vedo...
Ispettore Gallien: Potreste adottarne uno visto che portate a spasso il cane dei vicini.
Notaio Martinaud: Ah! Questo sì che si chiama tatto. Che eleganza!
L'ispettore apre una cartelletta che ha sulla scrivania e mostra a Martinaud una foto scattata dalla polizia che ritrae il cadavere di una delle bambine uccise.
Ispettore Gallien: E questo, porca puttana? Questo? Questo è eleganza?
Notaio Martinaud: (Resta in silenzio.)
Ispettore Gallien: Quando la polizia è arrivata sul posto ha trovato la piccola Geneviéve Le Bain così, a pancia sotto. Era a pancia sotto e l'ha riconosciuta?
Notaio Martinaud: Sì, dalla tuta... dai capelli... non... hmpf, sono proprio domande da poliziotti. Come se non si potesse riconoscere anche di schiena qualcuno che si è visto cento volte.
Ispettore Gallien: Ah, davvero?
Notaio Martinaud: Guardi, le dirò che è proprio per via della tuta che mi sono detto che era mercoledì. La piccola andava allo stadio ogni mercoledì. Un momento... un momento... un momento... mercoledì tre, il vecchio Brunet ha ragione, non ha potuto notare il cane. Era già fuori, giocava sul terreno. Sì, sì, sì, l'ho chiamato, l'ho chiamato.
Ispettore Gallien: E l'ha seguita?
Notaio Martinaud: Ma sì, certo!
Belmont: Non è scemo Tango, eh? (Belmont in realtà si sta riferendo al notaio)
Ispettore Gallien: Sono convinto anch'io che non è scemo. (Anche l'ispettore si sta in realtà riferendo al notaio) Mi dica Martinaud, francamente, ma lo sa lei perché si trova qua?
Notaio Martinaud: (Silenzio)
Ispettore Gallien: Eh già. Beh, si trova qui perché è sospettato. Sì, proprio così, da testimone lei è diventato un sospettato. Pian pianino c'è stato come uno slittamento da qualche parte. D'altronde non credo che le sia sfuggito.
Notaio Martinaud: No, non tanto. È la ragione dello slittamento che mi sfugge.
Ispettore Gallien: Sono state uccise due bambine, signor notaio, due bambine. La prima il venticinque novembre sulla spiaggia di Saint Clement e la seconda il tre dicembre sul terreno comunale di Joburg, a due passi da lei. Ora sta di fatto, purtroppo per lei, che il giorno della prima uccisione era in zona, e che la sera della seconda era addirittura sul posto visto che è stato lei a scoprire il corpo.
Notaio Martinaud: Ed ad avvertire la polizia.
Ispettore Gallien: Hh... vede, signor notaio, le mura di questa stanza non sarebbero sufficienti a incidervi i nomi di tutti gli assassini che hanno per così dire scoperto i corpi delle loro vittime. Che poi a pensarci bene è normale visto che sono loro a esserne informati per primi.
Notaio Martinaud: Lei dà un'interpretazione molto personale del dovere civico, ispettore. Non mi ricordo più chi ha detto...
Ispettore Gallien: Bisogna dire che lei si ricorda di ben poco.
Notaio Martinaud: ...chi ha detto: 'Si smette di essere al sicuro appena si varca la porta di un commisariato'. Con lei il solo comporre il numero di telefono della polizia fa venire la pelle d'oca.
Ispettore Gallien: Beh, lasciamo da parte momentaneamente quella telefonata e vediamo...
Notaio Martinaud: Ma perché, perché? L'addetto ha riconosciuto ufficialmente la mia voce
Ispettore Gallien: È esatto, sì.
Notaio Martinaud: Faccio notare che per una volta che una testimonianza mi è favorevole... si passa ad un'altra cosa, è tutto.
Belmont: L'ispettore ha detto momentaneamente.
(silenzio)
Ispettore Gallien: Grazie, Belmont
Notaio Martinaud: Bene, molto bene. E adesso, di cosa parliamo? Di cani , di uccelli o...?
Ispettore Gallien: Della prima uccisione, se vuole. Saint Clement, le dune di Saint Clement, risale solo a cinque settimane fa. Il mattino del venticinque novembre, un martedì, la spiaggia lato sud. Si scopre il cadavere di una bambina: Pauline Valeran, otto anni. Stuprata, assassinata, strangolata. Sarà successo nella Casa Matta, sì è messa a correre e l'assassino l'ha riacchiappata sulla spiaggia. Lo stesso giorno la sua macchina viene trovata in sosta vietata al porto. A meno di un chilometro dalle dune. Deve esserci rimasta tutta la notte, i vigili di turno hanno rilevato il numero di targa alle sette e quindici o alle sette e venti. In verità, gli orologi dell'appuntato Vergiere e del brigadiere KerÈ differivano di qualche minuto. Non si impunterà su questo, spero.
Notaio Martinaud: Non dico niente.
Ispettore Gallien: Dopo mezz'ora viene scoperto il corpo della piccolina.
Notaio Martinaud: Avevano rimesso gli orologi?
Ispettore Gallien: (silenzio)
Belmont: Gallien, non so che cosa mi trattiene dallo spaccargli la faccia.
Ispettore Gallien: Il regolamento, Belmont, semplicemente il regolamento. Le confesso, signor notaio, che se non ci fosse questo dannatissimo regolamento...
Notaio Martinaud: Ma mi ha già interrogato su questo punto cento volte e ho risposto cento volte. E allora, visto che non siamo a Scotland Yard, permettetevi di dirmi, Signori, che incominciate... a farmi cagare!
Ispettore Gallien: Eh, forse non è necessario verbalizzare quest'ultima parentesi, mh?
Notaio Martinaud: Forse no.
Belmont: Come volete voi.
Ispettore Gallien: La sua macchina era al porto, va bene. Ma lei, nel frattempo, dov'era?
Notaio Martinaud: Al Bistro'... da mia sorella... al Bistro'... non mi ricordo bene
Ispettore Gallien: È vero, sì, dimenticavo il Bistro'. Sua sorella, il Bistro'. Eh, purtroppo il padrone del Bistro' non si ricorda di averla vista. Ma proprio per niente. E in quanto alla visita a sua sorella ammalata...
Notaio Martinaud: Una cistifellea.
Ispettore Gallien: Beh, lei conosce la formula, no? Un testimone non deve essere né parente né legato all'accusato eccetera eccetera, lei capirà che la testimonianza di sua sorella non vale, eh!?
Notaio Martinaud: Ma se non si può accettare la testimonianza di Jeanine perché l'altro...
Belmont: Perché come poliziotto io...
Notaio Martinaud: Perché è andato ad angosciare mia sorella Jeanine poco prima dell'operazione? Cosa questa, detta tra noi, molto indelicata.
Belmont: Il medico mi aveva concesso cinque minuti. Non mi sembra che sua sorella vada molto d'accordo con lei. Prima che lei andasse a Saint Clement non vi eravate visti da un bel pezzo, non è vero?
Notaio Martinaud: Da quando si è sposata ci vediamo molto meno ma è normale. Ma cosa centra il matrimonio di Jeanine con la storia della piccola Valeran?
Ispettore Gallien: Beh, quanto a questo, l'ispettore Belmont avrà il suo scopo
Belmont: Sua sorella ha sposato un pittore, non è vero?
Notaio Martinaud: Un pittore, sì.
Belmont: Un certo Van...
Ispettore Gallien: Vankenpine, Jost Vankenpine. Non dipinge affatto male.
Notaio Martinaud: Ah, perché... perché adesso lei conoscerebbe la pittura di Jost.
Ispettore Gallien: O beh, qualche tela, così...
Belmont: Beh, eppure è proprio a causa di questo Vankenpine che lei non vede più sua sorella. Voglio dire fino a questa visita a Saint Clement.
Notaio Martinaud: Mi capita di vederla di nascosto.
Belmont: Di nascosto da suo marito?
Notaio Martinaud: No.
Ispettore Gallien: È vero, sua moglie non l'ha accompagnata a Saint Clement. Probabilmente aveva da fare qualcos'altro quel giorno, mh?.
Notaio Martinaud: Mia sorella e lei non vanno molto d'accordo.
Ispettore Gallien: Vuol dire per niente.
Notaio Martinaud: È complicato, è molto complicato. All'inizio andava bene, andava molto bene. Andavano al cinema, alle esposizioni, credo proprio che andassero molto d'accordo ma poi... poi Jost... ha cominciato a vendere un bel po' di quadri... e allora da quel momento... come dire?
Ispettore Gallien: Sua moglie è diventata gelosa di sua sorella.
Belmont: Si è fatta il pittore, insomma.
L'interruzione di Belmont non piace a Gallien, che gli lancia un'occhiata in tralice. L'ispettore non gradisce gli interventi del collega e da ora in poi sarà sempre più insofferente.
Martinaud, però non fa caso alla cosa e risponde a Gallien come se nulla fosse:
Notaio Martinaud: Ho l'impressione che mia moglie pensasse che fosse il genere di uomo che avrebbe dovuto sposare.
Ispettore Gallien: Un artista invece di un notabile.
Notaio Martinaud: Proprio così, qualcuno... di cui si parli.
Ispettore Gallien: Fra breve di parlerà molto di lei notaio.
Notaio Martinaud: (Resta in silenzio. Ha colto il velato tono di minaccia del commissario, sicuro della sua colpevolezza e del fatto che prima o poi lo incastrerà.)
Ispettore Gallien: Heh... mi dica è prima o dopo della visita a sua sorella che è andato nel famoso Bistro'?
Notaio Martinaud: Dopo. Avevo trovato Jeanine smagrita, molto stanca, ero sconvolto. Sono andato lì a bere qualcosa e non ho fatto attenzione, ho parcheggiato male la macchina.
Ispettore Gallien: E nel momento sbagliato.
Notaio Martinaud: (Resta in silenzio)
Ispettore Gallien: E quanto tempo è rimasto in quel Bistro'?
Notaio Martinaud: Non ho fatto attenzione... circa un'ora.
Ispettore Gallien: E dopo?
Notaio Martinaud: Dopo sono tornato da mia sorella.
Ispettore Gallien: Direttamente?
Notaio Martinaud: Quasi.
Ispettore Gallien: Quasi, sì. Ma non subito, Martinaud, non subito. Prima ha fatto un giretto dalle parti del faro. È bellissimo il faro di Saint Clement, mh?
Notaio Martinaud: Sì, infatti. Sono andato verso il faro.
Ispettore Gallien: Per prendere un po' d'aria?
Notaio Martinaud: Ha appena detto lei stesso che il faro di Saint Clement è bellissimo, ebbene, sono andato a vederlo. C'è gente che ci viene da Parigi.
Ispettore: D'accordo, d'accordo, ha visto il faro, e poi?
Notaio Martinaud: E poi? Ebbe', dopo cosa vuole che abbia fatto? Glielo ho detto: avevo lasciato la macchina al porto e sono ritornato da mia sorella, Rue dell'Orient dodici
Ispettore Gallien: Dalla spiaggia.
Notaio Martinaud: Dalla spiaggia?
Ispettore Gallien: E sì, perché per tornare a piedi dal faro a Rue dell'Orient bisogna per forza costeggiare la spiaggia.
Notaio Martinaud: Beh, sì, mi pare evidente.
Ispettore Gallien: Quello che è meno evidente è il corpo di Pauline Valeren, notaio. Chi ha fatto questo è necessariamente passato dalla spiaggia. È necessariamente passato dalla spiaggia come il colpevole dello stupro della piccola Geneviéve Le Bain...
Notaio Martinaud: Lei mi disgusta! Perché dice: quello che ha fatto questo, il colpevole, l'assassino? Gli dia un nome a questo fantasma. Dica pure il notaio Martinaud. Visto che ne è persuaso.
Ispettore Gallien: Non del tutto Martinaud, non del tutto. Per questo lei si trova ancora qui.
Per Martinaud questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Stancatosi delle accuse e dell'intera situazione, il notaio si alza e si avvia verso la porta con passo deciso ma all'ultimo momento viene richiamato da Gallien.
Notaio Martinaud: Sono qua perché lo voglio io. Perché l'altro mi ha pregato di venire. Ma adesso, me ne vado.
Ispettore Gallien: Si risieda notaio, lei non va via.
Notaio Martinaud: Hh! Come sarebbe non va via? E sì, perché allora state attenti, cari miei. Perché a questo punto non avete mica tanta scelta: o il rilascio puro e semplice o lo stato di fermo o mi fate rinviare a giudizio.
Ispettore Gallien: Beh, non so che cosa ne pensa lei, ma io sceglierei... lo stato di fermo.
La telecamera stacca. La scena riprende con l'ispettore Gallien che guarda oltre il vetro della finestra bagnato dalla pioggia. In strada un carroattrezzi sta partendo per andare a rimorchiare una macchina. Il notaio Martinaud è di nuovo seduto al suo posto, ora è ufficialmente in stato di fermo.
Belmont: Può fare una telefonata.
Notaio Martinaud: A chi?
Belmont: A chi vuole.
Ispettore Gallien: Beh, al suo avvocato, per esempio. Può telefonargli, ma lui non può venire qui. È così.
Notaio Martinaud: Non ho un avvocato. Insomma, più esattamente non ne ho più. Una storia di tre picche. Scontrati su contratti.
Ispettore Gallien: Sì ma se dovesse comparire davanti al giudice avrà bisogno di un avvocato. L'avvocato Chermache mi ha assistito per il mio ultimo divorzio è molto brillante. Ho perso ma è brillante. Se vuole essere condannato all'ergastolo ho il suo telefono. Oppure l'ispettore Belmont le farà vedere una lista.
Belmont stacca un foglio dalla bacheca sul muro e lo porta a Martinuad.
Belmont: Ne conoscerà sicuramente uno o due. Quest'anno c'è anche un cinese se le piace?
Notaio Martinaud: Ne ho già uno, il mio agopunturista.
Ispettore Gallien: Mi piacerebbe vederla uscire libero da questo ufficio Martinaud, non so perché.
Notaio Martinaud: Io lo so. È perché la faccio ridere (Parodiando qualcuno che ridacchia) mh, mh, mh, mh.
Ispettore Gallien: No, può capitare che le mi secchi, che mi sorprenda e anche che subisca il suo fascino, perché no? Ma sino a che non mi sarò tolto dalla testa che ha ucciso due bambine non ha nessuna possibilità di farmi ridere, Martinaud.
Belmont: (Porgendo la lista degli avvocati a Martinaud.): Quelli con il punto rosso rispondono di notte.
Notaio Martinaud: Ecco, bravo. Prenda uno spillo, chiuda gli occhi e tocchi a caso.
Belmont: Forse non è nel suo interesse.
Ispettore Gallien: Non crede che dovrebbe richiamare casa? Forse qualcuno risponde ora.
Notaio Martinaud: No.
Ispettore Gallien: Ma è normale secondo lei?
Notaio Martinaud: E lei? E lei è normale, lei? Passare il fine d'anno a parlare di stupri e di uccisioni. Si faccia i fatti suoi, sono abbastanza grande da chiamare mia moglie se voglio.
L'ispettore Gallien non risponde direttamente all'affermazione di Martinaud ma alza la cornetta del telefono e si mette in comunicazione con il centralino del commissariato. Gallien non crede che quando lui Belmont hanno lasciato solo Martinaud, il notaio abbia veramente provato a telefonare alla moglie.
Ispettore Gallien: Henri? Grazie, vecchio mio, buon anno anche a te. Dimmi, qualcuno ha chiamato... ha chiamato Joburg sul ventiquattro, prima? Sì, aspetto.
(Attesa)
Ispettore Gallien: Ventidue, settantadue, dieci. Mh? Mh. Grazie, Henri.
Gallien si alza dalla scrivania e si toglie la giacca. L'ispettore si dirige verso un piccolo stanzino adiacente che ha un lavandino per rinfrescarsi, ma prima, con tono mortalmente serio, intima a Martinuad di svuotare le tasche. Così vuole la procedura quando qualcuno viene trattenuto in stato di fermo ed il notaio non avrà nessun favoritismo.
Ispettore Gallien: Le chiedo cortesemente di svuotare le tasche.
Notaio Martinaud: Hh, hh, (Ridacchiando nervosamente)ma è impazzito per caso?
Belmont: Svuoti le tasche. Tutto sopra il tavolo.
Martinaud si alza e toglie dalle tasche un portafoglio, un portadocumenti e qualche altra cosa che non viene inquadrata dalla telecamera, con tutta probabilità si tratta dei soliti spiccioli che si tengono in tasca. L'ispettore ritorna alla scrivania e si rimette la giacca. Poi prende il portafoglio, lo apre e inizia ad ispezionarlo, trova una fotografia della moglie di Martinaud.
Ispettore Gallien: Si risegga, notaio. Anche tu, Belmont. È sua moglie? È buffo non me la immaginavo così.
Notaio Martinaud: Neanch'io. Peccato, Sì, peccato davvero che lei non sia venuto a Boulevar de Latre, forse avrebbe capito.
Belmont: Io ci sono stato da lei.
Notaio Martinaud: Si ma lei... lei non ha capito niente. Provi, provi a ricordarsi la... la... la topografia dei luoghi, come dite voi.
Belmont: Ah, beh, in basso c'è...
Notaio Martinaud: No, in alto. Quello che è istruttivo sta in alto.
Belmont: Non ho notato niente di trascendentale.
Ispettore Gallien: Il notaio non ha detto trascendentale, ha detto istruttivo.
Notaio Martinaud: Grazie.
Belmont: Alla fine delle scale non c'è un corridoio?
Notaio Martinaud: Sì.
Belmont: Un lungo corridoio.
Notaio Martinaud: Quindici metri.
Belmont: Addirittura?
Notaio Martinaud: Certo.
Belmont: Tre camere, se mi ricordo bene. Due grandi e una piccola.
Notaio Martinaud: La camera dei bambini, la camera degli amici e la nostra. La camera dei bambini è rimasta vuota, la camera degli amici è diventata la camera di mia moglie e la nostra è diventata la mia. Fra queste due camere un corridoio di quindici metri. Molte cose possono separare una coppia, l'adulterio, le malattie, la morte. Io sono separato da mia moglie da un corridoio, un corridoio di quindici metri. Mh, semplicemente. Beh, semplicemente... un deserto di quindici metri e in fondo a questo deserto, una porta chiusa a chiave. Lei non sa che significhi bussare ad una porta che non si apre, signor ispettore.
Belmont non sta trascrivendo questa parte di dialogo. Quando Gallien guarda verso di lui, Belmon fa segno verso la macchina da scrivere con aria interrogativa, chiedendo silenziosamente all'ispettore cosa deve fare, se trascrivere oppure no questa confessione personale del notaio. L'ispettore fa un cenno a Belmont, il collega coglie al volo e trova una scusa per uscire dall'ufficio.
Belmont: Un altro caffè?
Notaio Martinaud: Sì, questa volta posso... posso averlo anch'io un po' di caffè?
(Silenzio) L'ispettore fa qualche passo per l'ufficio e poi si siede sulla sedia lasciata vuota di Belmont. Martinaud si alza, fa qualche passo in giro per l'ufficio per sgranchirsi le gambe e prende a sfogliare una rivista che trova su di una scrivania.
Notaio Martinaud: Mh, posso muovermi anch'io? Mh, straordinario, ma veramente straordinario, divertente. (Scimmiottando Belmont) 'Un altro caffè?'. Ma non vorrete fare mica davvero la scenetta della conversazione a quattr'occhi? O veramente mi prendete per un coglione?
Ispettore Gallien: Al contrario, la prendo per un uomo molto intelligente, Martinaud. Per uno che sa confondere le acque benissimo. Io la interrogo su due bimbe stuprate e strangolate e la conversazione sviola su una moglie, su un corridoio, su una porta, perché no? Solo che dopo avermici condotto davanti me la deve aprire questa porta, io voglio sapere quello che c'è dietro.
Notaio Martinaud: Lo sa benissimo.
Ispettore Gallien: Non preferisce dirmelo con delle parole sue?
Notaio Martinaud: Me le sono rigirate in testa tante di quelle notti, quelle parole. Adesso faccia lei.
Ispettore Gallien: D'accordo. Allora glielo dico io quello che c'è dietro quella porta, c'è Madame Martinaud, Chantal Martinaud, che le rifiuta il suo letto. E questo da quanto tempo dura? Da mesi, da anni? Forse sin dall'inizio.
Notaio Martinaud: Mh, no, non proprio.
Ispettore Gallien: Da quando allora?
Notaio Martinaud: Nel bel mezzo del nostro viaggio di nozze. Che ne dice di questo, vecchio mio? L'originalità... l'originalità dei nostri rapporti sessuali è che si sono scassati quasi subito. Cinque o sei settimane di passione folle, nascosti negli alberghetti, era divertente e talmente nuovo per me. La sensazione di vivere ai margini. Sì, di fare delle porcherie. Hh, di fare delle porcherie alle quali continuavo a pensare l'indomani a studio, ricevendo i clienti. Fino al giorno in cui... in cui Chantal chiese la mia mano, ah beh, io non osavo neppure crederci ma... è stata... sì insomma, è stata lei.
Ispettore Gallien: Che ha deciso?
Notaio Martinaud: Oh, lei non la conosce. Con lei non è mai una cosa diretta, sempre a spirale.
Ispettore Gallien: E allora?
Notaio Martinaud: Allora matrimonio. Venezia, hotel Danieli eh sì, è proprio là che le cose si guastarono, la giovane sposa incominciò ad avere dei mal di testa a ripetizione e a trovare che avevo delle idee fisse. Pare che la cosiddetta mia perversità la stupisse. Ma lo stupore non è durato a lungo, sono subentrati disgusto, ripulsa, tutto... sì è incancrenito pian piano, insomma, quando sono ritornato a casa a Boulevar de Latre mi sono ritrovato in fondo al corridoio con solamente lo spazzolino da denti, capisce?
Ispettore Gallien: Capisco, sì.
Notaio Martinaud: Mh hh, ma cos'è che capisce, lei? Cos'è che capisce, signor Gallien? Niente di niente! E lo sa perché? Perché lei va avanti con la sua storia mentre io gliene racconto un'altra.
Ispettore Gallien: Sì ma non è per quell'altra che lei sta qua. Me ne frego io dei mal di testa della signora Martinaud, dei suoi spazzolini da denti, di lei nudo nel corridoio. Io vedo un corridoio molto più lungo, più nero, con Pauline Valeran e Geneviéve De Bain in fondo. E voglio che questo corridoio mi porti alla spiaggia di Saint Clement, voglio che mi porti sul terreno comunale di Joburg e voglio che questo corridoio mi porti all'assissino.
Notaio Martinaud: Ispettore, le dirò una bella cosa, se avessi il coraggio di ammazzare non sceglierei le bambine. Mh, hh, non ha mai avuto voglia di ammazzare qualcuno, lei?
Ispettore Gallien: Eh, eh, sì, qualche volta l'ispettore Belmont, eh!
Notaio Martinaud: E... eh... e una delle sue tre mogli mai?
Ispettore Gallien: Hh, la prima forse... non proprio sul serio, no. Sistemava i fiori stupendamente, non si può uccidere chi ama i fiori.
Notaio Martinaud: Io non vedo perché.
Belmont rientra con due caffè e li appoggia sulla scrivania di Gallien. Martinaud è di nuovo seduto ed anche l'ispettore si risiede al proprio posto. La pausa di 'intimità' è finita. Gallien riprende l'interrogatorio, mentre Belmont è di nuovo al proprio posto a trascrivere tutto sulla sua macchina per scrivere.
Notaio Martinaud: Ah! Ecco il segugio
Belmont: A che punto siamo? Facciamo progressi?
Ispettore Gallien: Andiamo avanti, andiamo avanti. Bene mi ascolti Martinaud, abbiamo tutti sonno e quindi cerchiamo di sbrigarci eh? Ah, forza, andiamo, allora dunque, il corpo della piccola Valeran è stato scoperto alle otto di mattina e secondo il medico legale la morte risaliva a circa cinque ore prima, il che ci porta alle tre di mattina. Stava ancora ammirando il faro alle tre di mattina?
Notaio Martinaud: No, ma seriamente lei mi ci vede alle tre di mattina ai piedi di un faro?
Ispettore Gallien: Io no ma mi piacerebbe che qualcuno ce l'avesse vista.
Notaio Martinaud: Ah...
Ispettore Gallien: Sua sorella non si ricorda a che ora è tornato.
Notaio Martinaud: Beh neanche io perché a queste cose non ci si fa attenzione, non necessariamente.
Ispettore Gallien: Mi dica... durante la sua passeggiata il faro era acceso? Funzionava?
Notaio Martinaud: È evidente se no come l'avrei visto? C'era tanta di quella nebbia...
Ispettore Gallien: Da non far uscire un notaio.
Notaio Martinaud: Beh...
Ispettore Gallien: Sì, tuttavia lei stava fuori e naturalmente non ha incontrato nessuno
Notaio Martinaud: No, signore.
Ispettore Gallien: E ha sentito niente?
Notaio Martinaud: Siii, la risacca.
Ispettore Gallien: Ah, la risacca e nient'altro?
Notaio Martinaud: No.
Ispettore Gallien: Nemmeno una voce, nessuno?
Notaio Martinaud: Non mi ricordo.
Ispettore Gallien: E vuole che io le creda?
Notaio Martinaud: Me ne frego!
Belmont: Oh, oh, non sono mica una rotativa io (Belmont non riesce a a digitare abbastanza in fretta rispetto la velocità del botta e risposta che ha preso la conversazione.)
Ispettore Gallien: E quindi lei non ha visto né sentito niente?
Notaio Martinaud: Sì, sì, sì, un chiasso incredibile. Un cretino che voleva riconquistare l'Algeria, la risacca, il rumore del mare...
Belmont: I gabbiani...
Notaio Martinaud: No.
Belmont: E perché no i gabbiani?
Notaio Martinaud: Perché a quell'ora lì, i gabbiani... dormono.
Belmont: Ah...
Ispettore Gallien: Tra il momento in cui nessuno l'ha vista ritornare e il momento in cui nessuno l'ha vista uscire è passato del tempo. Quanto, allora? Un'ora, mezz'ora?
Notaio Martinaud: All'incirca.
Ispettore Gallien: Il tempo necessario per violentare e strangolare Pauline Valeran.
Belmont: Ce ne vuole ad avere un'erezione con un freddo simile! Ah, ah, ah, ah...
Notaio Martinaud: Questa osservazione mi sembra piena di senso comune, anzi è da inserire nel verbale eh, eh, eh, molto, molto, molto divertente le prometto che il giorno della ricostruzione dei fatti...
Belmont: ...eh, eh, si chiarirà tutto quanto ah, ah...
Notaio Martinaud: Veramente buffo, veramente buffo ah, ah, ah! (In realtà Martinaud ha smesso di ridere e sta solo prendendo in giro Belmont.)
Belmont: ah, ah, ah, ah, ah, ah....
Ispettore Gallien: Non hai ancora finito?
Belmont: ah, ah, ah, eh, eh... eh?
Ispettore Gallien: Ti ho chiesto se hai finito, coglione!
L'espressione di Belmont si fa improvvisamente seria e il poliziotto si concentra di nuovo sulla sua macchina da scrivere, però, sotto, sotto, sta trattenendo la voglia di ridere ancora. Il fatto è che queste interruzioni di Belmont interrompono il filo dell'interrogatorio e distraggono Martnaud dal sentiero che l'ispettore sta tentando di farlgi imboccare con le sue domande.
Ispettore Gallien: Bene. Che poi hai fatto bene a parlare della meteorologia, grazie, Belmont. Indipendentemente dalla parentesi fisiologica dell'ispettore Belmont, molto divertente ne convengo...
Notaio Martinaud: No, no, eccellente, veramente eccellente, eh!? (Rivolto a Belmont)
Ispettore Gallien: ... non trova poco credibile il fatto di stare fuori una notte con un tempo simile?
Notaio Martinaud: E non le sembra ancora più incredibile che ci stesse una bambina di otto anni? Bisognava che ci fosse anche la piccola Valeran perché io potessi ucciderla, no? Hh, Hh.
Ispettore Gallien: Hh.
Notaio Martinaud: Non avrebbe per piacere una sigaretta, signor ispettore?
Ispettore Gallien: No. (Gallien ha il pacchetto di sigarette sulla sua scrivania ma lascia Martinaud senza.)
Notaio Martinaud: Non è un buon giocatore, eh?
Ispettore Gallien: Ma io non sto giocando, notaio Martinaud. Lo scopo delle mie domande non è di farle vincere un premio o un viaggio in aereo, ma di metterla dietro le sbarre per il resto dei suoi giorni, in galera o in manicomio. Ripeto per la terza volta: non ha sentito niente, stando vicino al faro?
Martinaud non ha il tempo di rispondere, qualcuno bussa alla porta, è un funzionario di polizia che chiede a Gallien di uscire perché l'Ispettore Capo, che è ad una festa nelle vicinanze, vuole parlargli.
Ispettore Gallien: Sì? Avanti, forza!
Funzionario: Chiedo scusa, puoi venire?
Ispettore Gallien: Vuole scusarmi un istante?
Notaio Martinaud: Oh... prego, sì. Faccia come a casa sua.
Funzionario: Prendi l'impermeabile: è il capo.
Notaio Martinaud: Ah, mi dica, ispettore. Cosa voleva che sentissi vicino a quel dannatissimo faro?
Ispettore Gallien: Il corno da nebbia, Martinaud. (Rumore di un corno da nebbia) Il corno da nebbia.
L'ispettore Gallien esce dall'ufficio e Martinaud resta solo con Belmont.
Notaio Martinaud: Hh, ha fatto centro il suo capo, eh? È la prima volta. Con il cagnolino non ci è andato vicino, con la piccola Valeran fuori alle tre del mattino, non è che sia stato un trionfo e invece... il corno da nebbia... elallà, tanto di cappello, signor ispettore. Hh, almeno provvisoriamente.
La scena si sposta alla festa di capodanno dove Gallien incontra l'ispettore capo. La sala è gremita di gente molto elegante e si sente una musica di sottofondo. L'ispettore capo sta parlando con una bella donna ed ha in mano una tartina.
Commissario Capo: Come lo spiega questo? Sembrerebbe caviale, ne ha persino il colore, eppure non è caviale. Hh, per piacere.... (Rivolto ad un cameriere di passaggio. Il cameriere si ferma e il Commissario Capo appoggia il suo bicchiere sul vassoio per farlo portare via. Il Commissasio Capo vede Gallien venire verso di lui e si congeda dalla dama con cui stava parlando.) Mi scusi...
Commissario Capo: Buona sera, Gallien.
Ispettore Gallien: Buonasera, signore.
Commissario Capo: Vuole bere qualcosa, mangiare un boccone?
Ispettore Gallien: Eh, immagino che lei non mi abbia fatto venire qui per questo.
Commissario Capo: No, certo, ma sono tre ore che lo trattiene su.
Ispettore Gallien: Eh, trattiene. Trattiene è una parola grossa, piuttosto ho a che fare con un'anguilla.
Commissario Capo: Sì. Ho notato che il più delle volte i maniaci sessuali sono intellettualmente al di sopra della media. Eh, se non come farebbero ad immaginare...
La scena si interrompe e si sposta di nuovo nell'ufficio dell'ispettore con Martinaud e Belmont. Il notaio sta sfogliando una rivista e tenta di mettere su una conversazione con Belmont, che però è di altro parere.
Notaio Martinaud: Sono i distintivi della polizia? Qua vedo (Indica uno stemma sulla rivista) Polizia di Frontiera, non avete anche un passi, alle volte?
Belmont: Bisognava pure che Pauline Valeran stesse fuori perché io potessi ucciderla. Eh, già. A che punto ho smesso di battere a macchina?
Notaio Martinaud: Quando le ha dato del coglione, credo.
Belmont: Hh, l'ammiro Martinaud. Ah, sì, le parlano di bimbe stuprate e strangolate... e lei non perde il senso dell'umorismo.
Notaio Martinaud: Strangolate e stuprate.
Belmont: E io che ho detto?
Notaio Martinaud: No, lei ha detto stuprate e strangolate. Se lei dice stuprate e strangolate io dico no. Invece se dice strangolate e stuprate e allora... io dico sì. Beh, sì, forse. Bisogna stare attenti... e perché con me non fa niente ma... le domande bisogna farle nel giusto ordine, signor Belmont, 'Signor Belmont'.
Belmont: (Inizia a fischiettare sommessamente)
Notaio Martinaud: (Non udendo bene cosa stia dicendo Belmont.) Mh? Come? Eh?
Belmont: (Sospira, poi si alza e chiude la tenda della finestra.)
Notaio Martinaud: Si chiude.
Belmont: Magari adesso scopriamo che è stata la bambina ad attirarla dietro le dune. Ah, è vero che ci sono certe puttanelle... più tardi diventano puttane adulte e più in là vecchie puttane.
Notaio Martinaud: Mh, eh, ma è fissato lei, con le puttanelle, eh?
Belmont: Non mi interessano loro, ma lei. Come fa? Con le vecchie è facile ma... con le giovanette, che corrono velocemente, eh? Su, me lo descriva, avanti me lo dica, come fa? Eh? Le tocca così?
Belmont si avvicina a Martinaud iniziando a dargli dei piccoli colpetti in faccia poi pizzicandogli una guancia, il notaio si lamenta del dolore e Belmont lo afferra per i capelli e lo scaraventa a terra
Notaio Martinaud: E no... (Scostando le mani di Belmont che gli pizzicano il volto.)
Belmont: Eh? No? Non fa così? Mh, come ti chiami micetta? Pualine. Oh... Paulin è un bel nome, Pauline...
Notaio Martinaud: Ma mi sta facendo male!
Belmont: Anche tu gli hai fatto male, anche tu gli hai fatto male!
Notaio Martinaud: Lei è pazzo!
Belmont: Chi è il pazzo qua?
La telecamera ritorna alla festa dal Commissario Capo e dall'ispettore Gallien. Il notaio Martinaud è una persona di prestigio ed il Commissario Capo si vuole premurare.
Commissario Capo: Non lo maltratti troppo, utilizzi il fermo solo come ultima soluzione.
Ispettore Gallien: (Tentando di cambiare discorso, si guarda attorno e commenta il ricevimento) Mh, però il rumore... è peggio, eh... peggio dell'anno scorso.
Commissario Capo: Non mi dica che è già in stato di fermo!
Ispettore Gallien: E beh... sì, da un'ora e mezza.
Commissario Capo: Oh lalà!
Ispettore Gallien: Eh, Oh lalà, oh lalà, lo so io. O lo fermavo o se ne andava!
Si ritorna all'ufficio dell'ispettore Belmont sta infierendo su Martinaud tirandogli un diretto allo stomaco.
Belmont: Le hai ammazzate tutte e due, schifoso!
Notaio Martinaud: Adesso vedrà quando torna Gallien...
Belmont: Gli hai fatto questo, e questo... e questo... eh? (Colpisce ripetutamente Martinaud.) Ma dove vai? Eh, le bambine, porco! I sederini, eh? Fogna! Adesso ti sistemo...
Un cicalino suona insistentemente. In mancanza di risposta, un poliziotto che cerca Gallien si affaccia alla porta dell'ufficio, distraendo Belmont.
Poliziotto: Non è tornato il signor Gallien?
Belmont: Che cosa vuoi, tu? FUOOORI!
Il poliziotto ha un attimo di imbarazzo, non sa cosa fare vedendo il notaio è a terra, dove Belmont lo ha sbattuto mentre lo picchiava. Martinaud approfitta dell'interruzione per rialzarsi da terra, afferra il suo impermeabile ed usce dall'ufficio.
Notaio Martinaud: Merda! Ne ho abbastanza, io me ne vado adesso. Insomma voglio uscire per Dio!
Belmont: Martinaud! Non fatelo uscire. Ma dove va? Su... (Afferra Martinaud.)
Notaio Martinaud: Mi lasci!
Belmont: Martinaud, non faccia il coglione, forza, venga giù, avanti.
Martinuad riesce ad uscire nel corridoio, ma questo è da altri funzionari di polizia, allora il notaio esce da una finestra e si ritrova sul tetto. La sua fuga non dura a lungo, ben presto alcuni poliziotti gli sbarrano la strada. Belmont va a recuperarlo.
Poliziotto: (Rivolto a Martinaud.) Non si muova!
Belmont: Signor notaio, non si faccia prendere dal panico così, che le ha preso? Non le ho fatto mica male? Su cammini. (Rivolto ad un capannello di poliziotti e funzionari che si era radunato nel frattempo) Via, via, non c'è niente da vedere.
Cambio di scena. Fra il rumore di sirene della polizia, l'ispettore Gallien sta tornando verso il suo ufficio camminando per strada. Davanti al commissariato alcuni poliziotti stanno procedendo all'arresto di un giovane che però si mostra recalcitrante. Il carroattrezzi che Gallien aveva visto dalla finestra alcune ore prima è tornato trainando una macchina sfasciata.
Giovane: Lasciatemi! Sono minorenne, ve lo metto in culo a tutti quanti!
Ispettore Gallien: Ah beh, carino. Chi è?
Poliziotto: Il figlio di Berthier.
Ispettore Gallien: Berthier?!
Poliziotto: Berthier. Ha rubato questa macchina, la giapponese, ed è andato a sbattare a Boulevar Esgarchinè (Indicando la macchina sfasciata trainata dal carroattrezzi.)
Ispettore Gallien: Sarà contento tuo padre!
Giovane: A parte le moto, le macchine giapponesi fanno schifo. Non tirava, la stronza.
Ispettore Gallien: Potevi rubare una moto ragazzo mio. Ma come hai fatto a ridurla così?
Giovane: Contro un lampione ma avrei preferito farmi un poliziotto, un tipo grosso come te.
Ispettore Gallien: Eh, ma io non sono grosso sono solo un po' robusto.
Poliziotto: Antoine!
Ispettore Gallien: Che c'è?
Poliziotto: Eh....
Ispettore Gallien: Beh, che cos'hai?
Poliziotto: È proprio una nottataccia.
Ispettore Gallien: Perché dici così?
Poliziotto: Belmont le ha suonate a Martinaud.
Ispettore Gallien: Eh?
Poliziotto: Eh!
Quando l'ispettore Gallien rientra nel suo ufficio, Martinaud è davanti al lavabo che si sta dando una sistemata, il notaio è circondato da uno stuolo di funzionari di polizia a suo dire troppo premurosi.
Funzionario: Accidenti, l'ha sistemata bene.
Notaio Martinaud: Sì, mi ha sistemato bene. Per non parlare dei calci. Non posso respirare.
Funzionario: Vuole che le chiami un medico?
Ispettore Gallien: No, no, il notaio Martinaud è abbastanza grande da sapere se vuole un medico.
Notaio Martinaud: Avrei bisogno soprattutto di un radiologo, sono sicuro di avere le costole incrinate. Mi dia questo lei, mi arrangio da solo! (Riferendosi ad un panno umido) Mi volete lasciare in pace un momento o no? Mi state tutti intorno, vi ho appena detto che non riesco a respirare. Merda!
Ispettore Gallien: Ha ragione, forza, forza, sgombrate, su. Anche tu, Belmont.
Belmont: Perché anche io?
Ispettore Gallien: Non trovi che ci hai rotto le scatole abbastanza?
Belmont: Beh, che c'è? Che cosa ho, la varicella? Ma guardateli questa massa di ipocriti, belli. E il più bello sei proprio tu, perché il tuo ferito non è crollato. Sì, tu risalivi, ritrovavi la confessione firmata e tutti erano contenti, no?
Ispettore Gallien: Sì, ma si da il caso che non è crollato.
Notaio Martinaud: Peccato. Adesso non vi rimane altro che sperare che io sia colpevole. Perché se le avessi ammazzate io le bambine avreste malmenato il sadico, la cosa poteva passare. Ma se non ho ucciso nessuno, i sadici cambiano di campo.
Belmont: D'accordo (Con questo Belmont accetta di togliersi dai piedi, afferra il proprio cappotto e se ne esce dall'ufficio. Rimangono solo Martinaud, Gallien, e due poliziotti che sostano sulla porta.)
Notaio Martinaud: Si mette male, signori.
Ispettore Gallien: Oh, senta Martinaud, vuole delle scuse? Va bene, gliele faccio e disapprovo ufficialmente i metodi del signor Belmont, ecco, le sta bene così?
Notaio Martinaud: Neanche per sogno, dov'è la lista degli avvocati?
Ispettore Gallien: Non vorrà fare una denuncia.
Notaio Martinaud: Eccome, percosse e ferite davanti a testimoni.
Ispettore Gallien: Quali testimoni, per un taglio in fronte?
Anche il poliziotto più giovane si allontana e affacciato sulla porta resta solo un funzionario di polizia in borghese.
Notaio Martinaud: Credo di preferire Belmont.
Ispettore Gallien: Come?
Notaio Martinaud: Ho detto: credo di preferire Belmont. Ci sono due categorie di poliziotti, gli spontanei e i tortuosi. Le fa parte di questi ultimi, perché adesso le dirò una cosa, la sua battuta di prima quella sul corno della nebbia... beh, è particolarmente tortuosa. Perché, cosa vuol dire? Vuol dire che se non l'ho sentito era perché ero altrove? E beh, sì, ero altrove, ero altrove, ma non dove crede lei, non sulle dune di Saint Clement, no! Ero sopra una puttana! Ecco, su una puttana, proprio così, su una puttana. E beh, sì, cosa vuole? Io non passo la mia vita nei corridoi, vado con le puttane, il contrario di Chantal. Le puttane sono quelle donne che mi danno molte cose in cambio di pochi soldi. È così. Esattamente.
Ispettore Gallien: (Silenzio)
Dalle finestre giungono rumori di clacson e festeggiamenti.
Ispettore Gallien: Ah, mezzanotte.
Funzionario: Buon anno, Antoine.
Ispettore Gallien: Buon anno, vecchio mio.
(Il funzionario chiude la porta e lascia Martinaud e Gallien da soli.)
Notaio Martinaud: Immagino che non ci abbracciamo.
Il funzionario di polizia si riaffaccia alla porta per chiamare Gallien.
Funzionario (Rivolto a qualcuno nel corridoio): Aspetta, lo avverto.
Ispettore Gallien: Dimenticato qualcosa?
Funzionario: No, ma in questo momento è arrivata la signora Martinaud, chiede di vedere suo marito. Che cosa le diciamo?
Ispettore Gallien: (Rivolto a Martinaud): Che cosa le diciamo?
Notaio Martinaud: (Resta in silenzio e si siede, manifestando indirettamente di non voler parlare con la moglie.)
Ispettore Gallien: (Rivolto di nuovo al funzionario): Va bene, ci penso io.
L'ispettore Gallien esce dal suo ufficio. Chantal, la moglie di Martinaud sta aspettando in un altro ufficio (stanza n. 60), al buio. Gallien entra e accende la luce.
Ispettore Gallien: L'hanno lasciata al buio, signora? Ecco, così è meglio, no?
Chantal: Mio marito è qui da parecchie ore, signor ispettore.
Ispettore Gallien: Sì, lo so, signora, e... e temo che ne avremo ancora per un bel pezzo.
Chantal: L'avete arrestato?
Ispettore Gallien: No, lo tratteniamo in stato di fermo.
Chantal: E posso sapere perché?
Ispettore Gallien: Non sono sicuro di essere obbligato a risponderle ma è poco probabile che lei lo ignori.
Chantal: Di solito ho il senso dell'umorismo ma trovo il suo davvero odioso. Ho attraversato la città per vedere mio marito, esigo di...
Ispettore Gallien: No, lei non ha niente da esigere. Mi scusi, non ho l'abitudine di parlare con questo tono.
Chantal: Cos'è che mi impedisce di vedere mio marito?
Ispettore Gallien: Niente, niente signora, a parte una piccola cosa: è lui che non vuole vedere lei.
Chantal: (silenzio)
Ispettore Gallien: Vuole togliersi la giacca?
Chantal: Sì.
Gallien prende il soprabito di Chantal.
Ispettore Gallien: La prego. Vuole bere qualcosa di caldo? Un caffÈ un tè?
Chantal: Un po' di tÈ, grazie.
L'ispettore alza la cornetta del telefono per dare disposizioni di portare un tè. La richiesta deve essere parecchio insolita, perchè l'interlocutore non capisce al primo colpo cosa intenda dire Gallien.
Ispettore Gallien: Pronto, Henri? Mi mandi un po' di te al sessanta? Eh? Sì, del te. Del te, sai che cosa è il te? D'accordo, bravo.
Gallien chiude la comunicazione e si rivolge di nuovo a Chantal Martinaud.
Ispettore Gallien: È sicura che non vuole sedersi?
Chantal: Sa, prima sono stata io a spegnere la luce.
L'ispettore allora spegne nuovamente la luce e accende una lampada molto fioca.
Chantal: Grazie.
Ispettore Gallien: O mi scusi. (Con questo, Gallien sta chiedendo compermesso per sedersi di fronte a Chantal, che nel frattempo si è già seduta.) È venuta per parlarmi, signora Martinaud, allora parliamo, ma di che cosa?
Chantal: Di me, per esempio.
Ispettore Gallien: Intende dire della coppia che formate?
Chantal: Non è questa la parola che userei.
Ispettore Gallien: Per via delle due stanze?
Chantal: Ah, vedo che gliene ha parlato e cos'altro ha detto?
Ispettore Gallien: Di Venezia, di Boulevar de Latre, del corridoio...
Chantal: Ah, capisco.
Ispettore Gallien: Sì, certo, ma per me è un po' meno chiaro perché da quello che mi ha detto suo marito e da quello che credo di aver capito, non sarebbe stato più semplice pensare non so... a una separazione o anche a un divorzio, perché no.
Chantal: Da quanto tempo vive qui, signor Gallien.
Ispettore Gallien: Sei anni.
Chantal: Allora conosce la città abbastanza. Lei mi inquadrerà perfettamente se le dico che fino al giorno del mio matrimonio ho sempre abitato nel quartiere San Louis.
Ispettore Gallien: Ah, va bene.
Chantal: Lato dispari.
Ispettore Gallien: Oh, allora è ancora meglio.
Chantal: Sì ma... non si faccia trarre in errore, non è segno di ricchezza. È il Boulevar de Latre che significa denaro.
Ispettore Gallien: Ah!
Chantal: I miei genitori spesso cenavano con una fetta di prosciutto ma per niente al mondo avrebbero abitato altrove. Ma tutto questo le rimane estraneo, vero?
Ispettore Gallien: Beh, sa, i miei genitori hanno abitato per trentacinque anni in un appartamentino di due stanze della ventesima zona e non hanno mai traslocato e allora... Non vorrei sembrarle indelicato, signora Martinaud, ma il suo matrimonio... beh, non si può proprio chiamarlo un errore di gioventù.
Chantal: Di gioventù, no. Finiti gli studi, signor ispettore, avevo da scegliere: lavorare ma... dove? Sposarmi ma... con chi? Oppure andare a letto con qualcuno. Nelle nostre famiglie si trova sempre un amico di papà che ti porta a sciare o in un alberghetto fuori Parigi.
Ispettore Gallien: Sì, però era maggiorenne.
Chantal: Oh, ampiamente. Avevo ereditato da mia madre un po' di talento per il pianoforte e una virtù ridicola.
Ispettore Gallien: E... ed è allora che è arrivato il principe... azzurro?
Chantal: Vede, non ho fatto altro che realizzare il sogno di tutta una generazione di puttanelle ben educate: sposare Jerome Martinaud. Dottore in legge ed erede dello studio Martinaud.
Ispettore Gallien: Unico erede? E sua sorella? Lui ha una sorella, vero?
Chantal: Poveretta, credo che abbia avuto solo qualche titolo e una bicocca.
Ispettore Gallien: A Saint Clement?
Chantal: Ah, decisamente le ha raccontato molte cose. Ma non tutto. Temo anzi che quelle più interessanti le abbia lasciate nell'ombra. Martinaud è ignobile quando smette di essere il 'Signor Notaio'. Ignobile.
Ispettore Gallien: È così ingombrante il povero Jerome in fondo al suo corridoio? Sì, perché cara signora, malgrado il desiderio evidente che ha di vedergli la testa tagliata... suo marito agli occhi della legge è ancora innocente.
Chantal: La prego, non giochiamo con le parole.
Ispettore Gallien: Oh beh, peccato, perché ce ne sono di divertenti, per esempio... dovere coniugale. Martinaud utilizza spesso questa parola e secondo lui mai l'avreste fatto con tanto buon umore come prima del matrimonio, è vero?
Chantal: Vero. Forse è proprio perché non era ancora un dovere.
Ispettore Gallien: Era un investimento?
Chantal: Perché? Perché diventa grossolano?
Ispettore Gallien: Mi scusi. (L'ispettore si accende una sigaretta). La disturba?
Chantal: Quando non fumo, sì.
Ispettore Gallien: Ah.
L'ispettore offre una sigaretta anche alla signora Martinaud.
Chantal: Grazie.
Ispettore Gallien: Tornando alle dichiarazioni di suo marito sarebbe durante il vostro viaggio di nozze che i vostri rapporti si sarebbero incancreniti. Ha usato questa parola, incancreniti. E sarebbe proprio al ritorno da Venezia che avrebbe ritrovato le sue cose in fondo al corridoio, è vero?
Chantal: Falso.
Ispettore Gallien: Allora da quanto tempo fate camera a parte?
Chantal: Da una sera di natale di dieci anni fa. Vede, è quasi un anniversario. Adesso ha paura, ce l'ha perché fa parte di quegli uomini che sperano sempre che le cose si sistemino a condizione che non se ne parli. Ha ragione.
Ispettore Gallien: Di sperare?
Chantal: Di avere paura.
Stacco nell'ufficio dell'ispettore, dove Martinaud è stato lasciato con un altro funzionario, Belmont è uscito di scena.
Funzionario: Un mandarino?
Notaio Martinaud: No, no, grazie.
Stanza sessanta, Chantal e Gallien, mentre Chantal racconta all'ispettore la telecamera inquadra gli avvenimenti come in un flashback. La scena si sposta nel salotto di una casa. L'ambiente è buio, illuminato solo dalle candele e dalle luci natalizie.
Chantal: Avevamo l'abitudine di passare il natale a Loran da mio fratello Paul e sua moglie ma ci andavamo soprattutto per la loro figlia Camille. Non abbiamo bambini e... all'epoca era... come spiegare... una bimbetta deliziosa. Ci sono dei bambini che... che hanno qualcosa di, di magico, una grazia speciale. Era una serata molto piacevole ed eravamo tutti felici come una famiglia deve essere a natale. Camille scopriva i suoi giocattoli, Babbo Natale l'aveva viziata, era contenta, un po' sovreccitata, forse. Jerome si occupava solo di lei.
In un angolo del salotto, Camille è seduta a terra con un orsacchiotto in grembo che sta ispezionando la casa di bambole avuta in regalo. Martinaud si accovaccia di fronte a lei ed insieme guardano e commentano la casa giocattolo.
Chantal: Mia cognata aveva organizzato le cose alla perfezione, ha dei gusti un po' provinciali ma... credo che a loro piaccia. Sono contenti così, è l'essenziale.
Jerome continuava a chiacchierare con la piccola e nessuno ci faceva caso, insomma una normale
riunione di famiglia, una festa tranquilla.
Dopo pranzo, io e mia cognata passavamo in rassegna i regali, i libri che non avrebbe mai letto, i gioielli che non mi sarei mai messa. Non restava più nessuno in camera da pranzo. Solo Jerome e Camille.
Il fratello e la cognata di Chantal non vengono mai inquadrati se non di sfuggita e di spalle, al centro dell'attenzione sono Camille, Chantal e Jerome.
Chantal:Avevo dimenticato uno dei regali sotto l'albero, sono tornata a prenderlo senza un motivo preciso, a meno che questi motivi non si chiamino intuito. Erano là, lui le parlava, lei ascoltava.Non potrei ripetere le parole ma era... come dire... le parlava come a una donna. E lei sembrava quasi che capisse. E poi deve aver sentito la mia presenza.
Mi ricordo di Camille, del suo sorriso, non aveva il diritto di farla sorridere così
Ispettore Gallien: Insomma avete seguitato a vivere insieme ma ognuno da un lato del corridoio.
Chantal: Le assicuro che per me queste cose non sono mai state un problema. Tutto il lato fisico del matrimonio, se una donna decide che è senza importanza... E poi anche se avessi deciso di... di fare tornare le cose normali... ci sono delle immagini che non si possono cancellare.
Ispettore Gallien: Signora Martinaud, tutto quello che ha detto può al limite, dico al limite, spiegare un comportamento ma io... io, signora, sono un poliziotto. Ora, per incolpare Jerome Martinaud di due uccisioni, io devo avere una prova.
Chantal: Io ce l'ho.
Ufficio dell'ispettore, Martinaud sta parlando con il poliziotto che sostituisce Belmont.
Notaio Martinaud: ...e l'altro ascolta, posso raccontargli qualsiasi cosa e lui ascolta. Mi permette di andarmi tagliare le vene al bagno?
Poliziotto: Lei scherza, signor notaio, ma alle volte...
Notaio Martinaud: Ah, sa... a quest'ora non ci si rende conto se si scherza se si sogna non si sa quello che si fa.
Stanza sessanta, la conversazione dell'Ispettore con Chantal si è conclusa fuori scena. Non ci è dato di sapere che cosa la donna abbia consegnato a Gallien.
Chantal: Ispettore, posso conoscere la sua opinione, adesso?
Ispettore Gallien: La mia opinione, signora, non ha molta importanza dato che in ogni modo non cambierà la sua. Non è vero?
L'ispettore Gallien esce dalla stanza e rientra nel suo ufficio.
Poliziotto: Il notaio Martinaud si vuole tagliare le vene.
Ispettore Gallien: Ah, andiamo bene.
Notaio Martinaud: Che le ha detto, Chantal Martinaud?
Ispettore Gallien: Le piacciono i bagni di fango, notaio?
Notaio Martinaud: I bagni di fango? Ma che stronzate le è venuta a raccontare?
Ispettore Gallien: Oh, senta, poteva venire anche lei, sa? Avrebbe potuto sentire ogni parola che ha pronunciato e invece ha rifiutato. Dovrebbe sapere quello che vuole, vecchio mio.
Notaio Martinaud: E lei lo sa quello che vuole?
Ispettore Gallien: Sì. Non solo so quello che voglio ma so anche quello che lei non vuole.
Notaio Martinaud: (Resta in silenzio.)
Ispettore Gallien: Bene. Nel frattempo per fissare dei punti se tornassimo alla giornata del tre?
Notaio Martinaud: È la serata Valerant?
Ispettore Gallien: No, è la serata LeBadie.
Notaio Martinaud: Non è quella che preferisco, comunque, abbiamo detto tutto, no?
Ispettore Gallien: Oh, no. No, era per questo che le ho chiesto dei bagni di fango. La piccola Geneviéve l'ha trovata in un fosso, vero? E com'era il tempo quella sera?
Notaio Martinaud: Ah... ancora la meteorologia.
Ispettore Gallien: Mi sembra che durante il giorno ci sia stato un grosso temporale, se lo ricorda? Ma doveva essere disgustoso il fosso. Non afferro molto bene, lei ha tutto il terreno comunale per andare a passeggiare e va a finire proprio là?!
Notaio Martinaud: Beh... è evidente, avevo scorto il corpo.
Ispettore Gallien: Ah. Ma... ma come aveva fatto a scorgerlo, Martinaud, stava su dei trampoli?
Notaio Martinaud: (facendo finta di sforzarsi per ricordare) Ahmm...no, quel giorno no.
Ispettore Gallien: Ma dal Terreno Comunale non si può vedere niente, niente! È pieno di spine e di ortiche alte così!
Notaio Martinaud: Mi dispiace ma a questo punto non la seguo più.
Ispettore Gallien: Cosa intende?
Notaio Martinaud: Non seguo la linea del suo ragionamento, tutto qui. Mi dispiace.
Ispettore Gallien: Mi segua passo per passo, Martinaud, vediamo... il Terreno Comunale, le ortiche, il fosso con il cadavere e il boschetto. Com'è che non mi ha mai parlato del boschetto?
Notaio Martinaud: E lei perché non mi vuole dire quello che le ha detto mia moglie?
Ispettore Gallien: C'erano delle foglie secche incollate alle suole della piccola e le foglie secche cascano dagli alberi. Ora, sul Terreno Comunale di Joburg c'è un solo albero, ed è morto. Dunque la bimba veniva dal boschetto. E lei?
Notaio Martinaud: Io che?
Ispettore Gallien: Beh, veniva da Joburg o dal boschetto?
Notaio Martinaud: Ma io non so niente.
Ispettore Gallien: Sì, ma a questo punto, Martinaud, dovrebbe decidere a sapere, eh!?
Notaio Martinaud: Le foglie secche, il boschetto, Joburg... diventa completamente surreale.
Ispettore Gallien: Oh, ma c'è dell'altro che è ancora più surreale ed è il notaio che ritorna a casa a gambe levate!
Notaio Martinaud: Mi scusi?
Ispettore Gallien: È tornato a casa di corsa, perché?
Notaio Martinaud: Ma perché avevo trovato il corpo!
Ispettore Gallien: Ma allora perché tornare a casa?
Notaio Martinaud: P... p... per telefonare!
Ispettore Gallien: Ci sono due cabine telefoniche sul terreno comunale, allora le domando: perché tornare a casa?
Notaio Martinaud: Ma io non lo so... ero sotto shock, ecco.
Ispettore Gallien: Mm. Sua moglie l'ha sentita entrare?
Notaio Martinaud: Ma non lo so... se mi ha sentito o meno... se ne frega. Non le interesso.
Ispettore Gallien: Ritorna a casa, il telefono è giù e lei sale al primo piano, perché?
Notaio Martinaud: Sono andato in bagno.
Ispettore Gallien: Per telefonare?
Notaio Martinaud: Avevo voglia di vomitare, avevo la diarrea! Questo le sta bene, sì?
Ispettore Gallien: Ah sì, per via dello shock.
Notaio Martinaud: Sì è così, per via dello shock. Sì, probabilmente per via dello shock
Ispettore Gallien: Mi dica Martinaud, quanti ne ha di impermeabili... come quello lì, quanti?
Notaio Martinaud: Due.
Ispettore Gallien: (silenzio)
Notaio Martinaud: DUE!
Ispettore Gallien: Uguali? Identici?
Notaio Martinaud: No, evidentemente non identici. Ci sono due modelli per gli impermeabili, con o senza cintura e io preferisco con. Mi stanno meglio.
Ispettore Gallien: Che succede, c'è qualcosa che non va?
Notaio Martinaud: No, no, va bene, va bene vecchio mio, va benissimo, vada avanti.
Ispettore Gallien: È impallidito.
Notaio Martinaud: No, no, va bene, va bene. Ad ogni modo anche lei non è mica che sia tanto fresco, eh? Beh, la smetta di fare tante circonlocuzioni, adesso. Eravamo alla serata del tre, che cosa vuole sapere? Cosa vuole sapere di chiaro e preciso? Avanti!
Ispettore Gallien: Ah beh... cosa faceva nel boschetto, quello che faceva nel boschetto, cosa faceva a Saint Clement, ecco.
Notaio Martinaud: A Saint Clement, come ho già avuto l'onore di dirle, ero con una puttana.
Ispettore Gallien: D'accordo, allora il nome della ragazza, Martinaud, il nome dell'albergo, l'indirizzo...
Notaio Martinaud: Non c'è stato albergo, non c'è stato albergo. Era una puttana che rimorchiava in macchina, una motorizzata, come le chiamano.
Ispettore Gallien: Penoso.
Notaio Martinaud: Che cosa?
Ispettore Gallien: Il suo argomento. Penoso.
Notaio Martinaud: Ma non è un argomento, è un alibi!
Ispettore Gallien: Ah beh... penoso il suo alibi. Aspetti, che ore sono? Le due del mattino per confessarmi che è stato con una prostituta. È da quando è qui che non la smette di dire bugie! Una sorella ammalata che vede appena. Un'ora passata in un bistrot dove nessuno l'ha riconosciuta. Una passeggiata al faro e poi la passeggiata non è più stata fatta. E ora un puttana anonima. Senta, Martinaud, quand'è che mi dirà qualche cosa alla quale possa credere, mh?
Notaio Martinaud: Le ha parlato di Camille, eh?
Gallien non risponde ma fa segno al collega di smettere di battere a macchina. Martinaud è girato di spalle e non lo vede, il notaio è concentrato su &segrave; stesso.
Notaio Martinaud: Ma lo dica. Lo dica che le ha parlato di questo. Un movente per violentare delle bambine. Le ha parlato di Camille e... e tutto è perfetto per lei, adesso, è chiaro. Sì, lei è fortunato. Sono il brutto anatroccolo, Ton Ton becco di lepre. Evidentemente è più facile dire così che raccontare una storia d'amore.
Ispettore Gallien: Ma cosa le è successo, Martinaud? Mm, cosa le prende? Ma dove vuole arrivare con il suo... con il suo anatroccolo, il suo becco di lepre... io le volevo solo parlare del suo impermeabile, tutto qui.
Notaio Martinaud: Sì, ha ragione. Parliamo dell'impermeabile, è più importante.
Ispettore Gallien: Sì, certo. Per fortuna lei ne ha due. Cosa ne ha fatto dell'altro?
Notaio Martinaud: L'altro?
Ispettore Gallien: Sì, quello del Terreno Comunale.
Notaio Martinaud:Ah, l'ho consegnato alla Polizia.
Ispettore Gallien: Ah no. No, Martinaud. Quello che lei ha consegnato alla Polizia era pulito, nessuna traccia di fango, di spine, niente; perfetto.
Notaio Martinaud: E allora?
Ispettore Gallien: Beh, allora lei continua a mentire, Martinaud. Non è andato a vomitare quando è tornato a casa, lei si è cambiato.
Notaio Martinaud: Ah, bene, e perché?
Ispettore Gallien: Perché c'era del sangue sul suo impermeabile.
Notaio Martinaud: Ma è naturale, l'ho voluta riconoscere e allora l'ho toccata.
Ispettore Gallien: Ma Martinaud... torno a ripeterle, l'impermeabile che lei ha consegnato alla Polizia era pulito e perché? Perché quello di Joburg, l'altro, beh... è questo qua. (L'ispettore raccoglie l'impermeabile con cui Martinuad è arrivato e lo sbatte sulla scrivania.)
Notaio Martinaud: Lei non ha nessuna prova.
Ispettore Gallien: Sì, la ricevuta della tintoria, dove sua moglie è andata personalmente. Assassinio il giovedì, tintoria l'indomani. Un assassino impeccabile in vestiti pulitissimi.
Notaio Martinaud: (Sembra parlare più a sé stesso che al commissario. Non guarda nemmeno in faccia i due poliziotti della stanza, che gli stanno alle spalle.) Ah, no, non è questo... è semplicemente...
Ispettore Gallien: Che cosa, Martinaud?
Notaio Martinaud: No, non pensavo che... n... non pensavo che sarebbe arrivata a questo.
Ispettore Gallien: Eh sì, non le vuole molto bene, sua moglie.
Notaio Martinaud: No, questo no. No, non molto. Devo dire che a questo punto diventa, diventa quasi divertente.
Ispettore Gallien: Ha ucciso Valerant?
Notaio Martinaud: Sì.
Ispettore Gallien: E Lebadie?
Notaio Martinaud: Sì.
Ispettore Gallien: Tutte e due?
Notaio Martinaud: Sì, sì, tutte e due, tutte e due. Sì, uccise e violentate, sono stato io.
Ispettore Gallien: È pronto a fare una deposizione?
Notaio Martinaud: Che altro sto facendo? Che altro sto facendo?
Esterno del Commissariato di Polizia. Gallien esce in strada e si accende una sigaretta. È molto stanco. Nello stesso istante, anche il Commissario capo esce dalla festa ed intercetta Gallien. Intanto un carro attrezzi sta aspettando di poter parcheggiare una macchina rubata e incidendata.
Ispettore Capo: Antoine, bravo vecchio mio. La tua tenacia ha avuto i suoi frutti. Mi dica...
Ispettore Gallien: Sì?
Ispettore Capo: Cosa è successo con Belmont? Mi hanno detto che...
Ispettore Gallien: Oh, no, niente. Proprio niente.
Ispettore Capo: Ah, lo immaginavo. E Martinaud?
Ispettore Gallien: Ah beh, Adami sta scrivendo la deposizione e poi...
In quel momento Chantal Martinaud esce dal Commissariato ed i due ispettori la notano.
Ispettore Capo: È... (indica Chantal con un cenno della testa, sta chiedendo a Gallien se quella donna ferma sulla soglia del commissariato sia proprio la signora Martinaud.)
Ispettore Gallien: Sì, sì.
Chantal si ferma a guardarli solo un istante e poi li oltrepassa, i tre non si salutano nè si rivolgono la parola. Chantal cammina fino alla propria auto guardando esclusivamente davanti a sè.
Ispettore Capo: Non l'ha presa troppo male?
Ispettore: No, molto coraggiosa.
Un uomo in tuta blu da lavoro sta dando al carro attrezzi le istruzioni per fare manovra. La signora Martinaud sale in macchina ma non può partire in quanto il carro attrezzi le blocca la strada. Ad un certo punto l'uomo in tuta nota qualcosa uscire dal baule della macchina rimorchiata e si inginocchia per guardare meglio.
Uomo: Vieni dritto, tutto dritto, dai!
Poliziotto: (Si avvicina a Chantal) Mi scusi, signora, ma dovrà avere pazienza cinque minuti, dobbiamo scaricare quella macchina qui.
Chantal: Ah, prego, fate pure, ho tempo.
Poliziotto: Grazie signora.
Uomo: Dai, ancora... dai... stoop, aspetta, aspetta un secondo, vieni a vedere un po' qui. Che cos'è questo?
Poliziotto: Questo è sangue, vecchio mio.
Il baule viene aperto, dentro c'è il cadavere di una bambina.
Poliziotto: Ehi, Antoine, puoi venire per piacere?
Ispettore Capo: Di chi è questa macchina?
Poliziotto: Di un certo Jabelain, ci ha rotto le scatole tutta la sera perché gli avevano rubato la macchina.
Ispettore Capo: E dov'è questo Jabelain? L'avete fatto andar via?
Poliziotto: Sì ma... gli abbiamo telefonato, sta già qua.
Poliziotto: E Martinaud?
Ispettore Capo: Come sarebbe Martinaud? Il NOTAIO Martinaud. Se ne occupa messier Gallien. Il NOTAIO Martinaud.
Il Commissario Capo si allontana e Gallien resta da solo davanti al baule della macchina. Dalla sua posizione può vedere Chantal in piedi davanti allo sportello della propria auto. Chantal ha visto l'intera scena e guarda Gallien in silenzio.
Cambio di scena: Ufficio dell'Ispettore Gallien. Martinaud sta dettando la sua deposizione ad Adamì che le scrive a macchina.
Notaio Martinaud: E poi ho trasportato il corpo, o meglio no, ho... ho trascinato il corpo, credo che l'ispettore Gallien preferisca la parola trascinato. Ho trascinato il corpo dal boschetto fino al fosso.
Poliziotto: Quello che chiama boschetto è il bosco di Joburg? Io ho bisogno di nomi, Signor Martinaud.
Notaio Martinaud: Ah sì, è vero... metta il boschetto... il boschetto di Joburg.
L'ispettore Gallien sradica il foglio dattiloscritto dalla macchina e lo strappa.
Cambio di scena. Jabelain si trova in uno stanzino, è lo stesso Commissario Capo a condurre l'interrogatorio. Martinuad e Gallien osservano la scena attraverso le veneziane calate di una vetrata. Non possono udire quello che il Commissario Capo sta dicendo, nè quello che Jablein risponde, ma è chiaro che è lui il vero assassino delle bambine.
Notaio Martinaud: Allora è quello vero, è sicuro? C'è del trambusto eh? Si agitano... eh capisco. Confessare due crimini per... per uscire da... da tutto questo... da tutto questo disastro. (Martinaud fa un cenno con la testa verso lo stanzino in cui è detenuto Jabelain) Se non fosse venuto sarei andato benissimo io, no?
Ispettore Gallien: Martinaud, su... basta così, sia gentile se ne vada, adesso, si riprenda il suo...
Notaio Martinaud: Si riprenda il suo impermeabile e torni al suo corridoio, è questo che stava per dire?
Ispettore Gallien: Vada via, Martinaud.
Notaio Martinaud: C'è... ci sarebbe una domanda che mi piacerebbe farle. Una sola. Se fosse stato indispensabile, assolutamente indispensabile, avrebbe fatto chiamare Camille a testimoniare?
Ispettore Gallien: Quale Camille?
Martinaud esce dal Commissariato. Parcheggiata vicino all'entrata nota la macchina di Chantal, lei è all'iterno al posto di guida ma la sua espressione è fissa. Martinaud sale dalla parte del passeggero e siede sul sedile libero. Dopo un istante di esitazione il notaio si gira verso Chantal, ma la donna è morta, si è uccisa con un colpo di pistola.
Nello stesso istante, anche Gallien esce dal commissariato. Martinaud scende dalla macchina e urla il suo nome.
Notaio Martinaud: Gallien! Gallien...
Gallien si volta verso Martinaud. La telecamera stringe sul suo volto. L'ispettore non parla, non dice nulla, ma dall'espressione del suo viso sappiamo che ha capito. Ha capito anche senza che il notaio aggiunga nulla.
Primo gennaio, ore sette del mattino.
FINE