La gazza, la ghiandaia e...l'uomo

Daniele voglio mettere l'accento su un problema da molti sottovalutato ma che sta diventando gravissimo.
 
La mancanza di nemici naturali sta facendo proliferare a dismisura le gazze le quali a loro volta stanno letteralmente distruggendo l'avifauna locale.
Su una rivista ho letto che su 300 nidi monitorati di uccelli di vario tipo solo la prole di 10 nidi si è involata il resto sono stati depredati dalle gazze.

Il riscontro l'ho avuto a casa di mia madre ,in pieno centro 6 nidi presenti sugli alberi di aranci del giardino tutti e si sono stati depredati dalle gazze.Di 4 hanno mangiato le uova mentre degli altri due hanno mangiato i piccoli.

Dietro casa mia c'è la campagna ,qualche anno fà c'erano uccelli dappertutto,proliferavano merli,fringuelli,verdoni,cardellini etc ,ora mi affaccio alla finestra e sugli alberi vedo tantissime gazze e cornacchie solo ogni tanto si vede qualche sparuto passerotto.
 
Mi sa che devo tirare fuori i fucili .

Gazza (Pica pica)

Ho ricevuto dall'amico Vincenzo De Conciliis la mail di cui sopra nella quale affronta il problema dei corvidi.

Colgo l'occasione per sviluppare qualche riflessione anche stimolato dal fatto che qualche settimana fa anch'io ho assistito ad un fatto, a dir poco, raccapricciante.

Il mio vicino di casa ha fatto crescere, sopra il cancello del suo giardino, un roseto a forma di arco.

Siccome dista dalla mia finestra non più di una decina di metri ho potuto seguire fin dall'inizio la costruzione del nido da parte di una coppia di merli.

Ho assistito con molto interesse a tutte le fasi, dalla  costruzione del nido alla deposizione e cova delle uova, finchè una mattina ho visto, con piacere, il maschio che si dirigeva verso il nido con un lombrico nel becco.

Erano nati....

Ghiandaia  (Garrulus glandarius)

Qualche giorno dopo ho notato, posata sulla rete, a poca distanza dal nido, una ghiandaia.

A distanza di poche ore si è verificato ciò che temevo.... ho visto la ghiandaia, in terra sotto al nido, con un piccolo  merlo stretto nel becco.

Istintivamente ho avuto la stessa identica reazione di Vincenzo: "vado a tirare fuori il fucile", poi riflettendoci mi sono rammentato che le leggi della natura possono essere dolcissime ma contemporaneamente anche durissime.

Come il leone maschio, che diventa capobranco, uccide tutti i cuccioli del suo predecessore, oppure lo stesso leone che soffoca lentamente un impala per cibarsene...

Esempi di atrocità della natura se ne possono fare a bizzeffe.

la catena biologica del bosco

Esiste un ecosistema, caratterizzato dalla catena biologica, che garantisce a tutti gli esseri viventi, in essa  compresi, la sopravvivenza nell'ambito di un perfetto equilibrio.

Se per qualsiasi ragione viene ad alterarsi anche una sola delle fasce all'interno della stessa catena, le altre ne risentono in modo più o meno pesante fino alla possibile estinzione di una o più specie.

Non c'è dubbio che la mano dell'uomo, nel corso del tempo, abbia pesantemente alterato l'equilibrio dell'ecosistema finendo per favorire determinate fasce a scapito di altre.

La drastica riduzione delle aree boschive, la scomparsa di arbusti produttori di bacche, l'utilizzo di prodotti chimici in agricoltura e quant'altro, hanno creato condizioni difficilmente sopportabili per le specie con minore capacità di adattamento (insettivori e rapaci, in particolare)

I corvidi (gazze, ghiandaie, taccole, corvi e cornacchie) rappresentano proprio una di quelle fasce che escono rafforzate dall'avvenuta alterazione per il fatto che hanno dimostrato una grande capacità di adattamento.

Tra l'altro, essendo uccelli onnivori (si cibano di frutta, mais, noci, ghiande, ma anche di insetti, topi, piccoli rettili, uova e piccoli uccelli) hanno potuto meglio di altri adeguarsi alle mutate disponibilità alimentari.

Secondo uno studio condotto dalla RRN & LIPU dal titolo "Uccelli comuni in Italia - Gli andamenti di popolazioni dal 2000 al 2010" tutti i corvidi, nell'ultimo decennio, registrano un sensibile incremento annuo: cornacchia + 2,8%, gazza + 3,2%, ghiandaia + 1,9%.

Questo trend, se non si interverrà con misure di carattere strutturale e straordinario, sarà destinato a proseguire lungo la stessa direttrice fino a raggiungere risultati facilmente prevedibili.

Per misure di carattere strutturale intendo dire che l'uomo deve imparare ad avere più rispetto per l'ambiente in cui vive e deve adottare, fin da subito, tutte le misure necessarie per il recupero di una situazione in larga parte compromessa.

Un esempio: diversi anni fa la Comunità Europea ha concesso contributi a fondo perduto agli agricoltori che avessero impiantato, in zone agricole marginali, rovi e arbusti produttori di bacche destinati alla alimentazione faunistica.

Una normativa davvero ottima che ha favorito la messa a dimora di diversi impianti...che però dopo un certo numero di anni sono stati in gran parte estirpati perchè la legge non contemplava il "vincolo perenne".

Per quanto riguarda l'intervento straordinario diventa sempre più urgente la definizione di un piano nazionale di riequilibrio della catena biologica che preveda la soppressione delle specie cresciute a dismisura.

Poi a chi venga attribuita l'esecuzione del piano me ne frega abbastanza poco, l'importante è che l'uomo intervenga in tempi rapidi per correggere le storture che lui stesso ha provocato ed i cui effetti consistono nella condanna delle fasce più deboli ad una ineluttabile estinzione.

So bene che gli animalisti sono contrari alle soluzioni che ho prospettato come so altrettanto bene che i loro dogmi, demagogici e populisti, contribuiscono a rendere la soluzione dei problemi ancor più complessa.

Per dare soluzione a questi delicati argomenti sarebbe quanto mai opportuno che si organizzassero, quanto prima, tavoli di confronto fra i competenti rappresentanti dello Stato (CFS e Ministero ambiente) le associazioni naturalistiche serie (WWF e LIPU) e le associazioni degli allevatori.