Papa Giovanni XXIII
Papa Giovanni XXIII, nato Angelo Giuseppe Roncalli (Sotto il Monte, 25 novembre 1881 – Città del Vaticano, 3 giugno 1963), è stato il 261º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica (il 260º successore di Pietro), Primate d'Italia e sovrano dello Stato della Città del Vaticano (accanto agli altri titoli connessi al suo ruolo). Fu eletto papa il 28 ottobre 1958, e lo fu fino alla sua morte. È ricordato con l'appellativo di «Papa buono». Fu terziario francescano ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000.
Il pontificato
Il suo pontificato fu segnato da episodi indelebilmente registrati dalla memoria popolare, oltre che da un'aneddotica celeberrima e vastissima. I suoi «fuori programma», talvolta strepitosamente coinvolgenti, riempirono quel vuoto di contatto col popolo che le precedenti figure pontificie avevano accuratamente preservato come modo di comunicazione distante e immanentista del «Vicario di Cristo in Terra», quale è il ruolo dogmatico del pontefice.
Per il primo Natale da Papa visitò i bambini malati dell'ospedale romano Bambin Gesù, ove benedisse i piccoli, alcuni dei quali lo avevano scambiato per Babbo Natale.
Il giorno di santo Stefano sempre del suo primo anno di pontificato, il 26 dicembre 1958, visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: «Non potete venire da me, così io vengo da voi...Dunque eccomi qua, sono venuto, m'avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore..la prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari». Memorabilmente, accarezzò il capo del recluso che, disperato, inaspettatamente gli si buttò ai piedi domandandogli se "le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me".
Il Concilio Vaticano II e l'ecumenismo
Il radicalismo di papa Giovanni XXIII non si fermò all'informalità. Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le remore e le resistenze della parte conservatrice della Curia, indisse un concilio ecumenico, meno di novant'anni dopo il controverso Concilio Vaticano I, Giovanni XXIII ebbe rapporti fraterni con i rappresentanti di diverse confessioni Cristiane ed in particolar modo con il Pastore David J. Du Plessis, ministro Pentecostale della Chiese Cristiane Evangeliche Assemblee di Dio.
Il 4 ottobre 1962, ad una settimana dall'inizio del concilio, Giovanni XXIII si recò in pellegrinaggio a Loreto e Assisi (Roncalli era dall'età di 14 anni terziario francescano) per affidare le sorti dell'imminente Concilio alla Madonna e a san Francesco.
Per la prima volta, dall'unità d'Italia un papa varcava i confini del Lazio ripercorrendo quei territori che anticamente erano appartenuti allo Stato pontificio, il breve tragitto chilometrico ripristinò l'antica figura del papa pellegrino che i suoi successori sapranno portare a pieno compimento.
La gente accolse favorevolmente questa iniziativa affollando non solo i due santuari meta del tragitto (ad Assisi persino i frati salirono sui tetti antistanti la basilica), ma anche le varie stazioni dove sostò il treno papale.
Nello stesso anno (1962) approvò il Crimen sollicitationis, un documento redatto dal Sant'Uffizio e diretto a tutti i vescovi del globo, riguardante la procedura da seguire secondo il diritto canonico nelle cause di sollicitatio ad turpia (latino, «provocazione a cose turpi»), cioè quando un chierico (presbitero o vescovo) veniva accusato di usare il sacramento della confessione per fare avances sessuali ai penitenti.
Giovanni XXIII incontrò al Vaticano Geoffrey Francis Fisher, arcivescovo di Canterbury, per circa un'ora il 2 dicembre 1960. Fu la prima volta in oltre 400 anni che un capo della Chiesa Anglicana visitava il Papa.
Papa Giovanni XXIII scomunicò Fidel Castro il 3 gennaio 1962, in linea con un decreto del 1949 di Pio XII, che vietava ai cattolici di appoggiare governi comunisti.
Il discorso della luna, date una carezza...
Uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni, forse una delle allocuzioni in assoluto più celebri della storia della Chiesa, è quello che ormai si conosce come «il discorso della luna».
L'11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli che, se pur non comprendendo a fondo il valore teologico dell'avvenimento, ne percepivano la storicità, la fondamentalità, la difficoltà, ed erano nel luogo che simboleggia il cattolicesimo, la piazza appunto. A gran voce chiamato ad affacciarsi, cosa che non si sarebbe mai immaginata possibile richiedere al papa precedente, Roncalli davvero si sporse, a condividere con la piazza la soddisfazione per il raggiungimento del primo traguardo: si era arrivati ad aprirlo, il Concilio.
Il discorso a braccio fu poetico, dolce, semplice, e pur tuttavia conteneva elementi del tutto innovativi.
Nel momento che avrebbe dato un nuovo corso alla religione cattolica, con un richiamo straordinario salutò la luna:
« Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo. »
salutò i fedeli della sua diocesi (il papa è anche il vescovo di Roma), e si produsse in un atto di umiltà forse senza precedenti, asserendo tra le altre cose:
« La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità e grazia di Dio (..) (...) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene. »
E, sulla linea dell'umiltà, impartì un ordine da pontefice con il parlare di un curato:
« Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza. »
Il Papa ora viveva con la piazza dei fedeli, ne condivideva la serata di fine estate, ne partecipava la sofferenza e la «maraviglia» per quella luna inattesa; la Chiesa era davvero molto più comunitaria di quanto non fosse mai stata in passato. I fedeli avevano il Papa fra loro, con loro. Proprio ciò per cui il Concilio era stato voluto.
La morte
Sin dal settembre 1962, prima ancora dunque dell'apertura del Concilio, si erano manifestate le avvisaglie della malattia fatale: un tumore dello stomaco, patologia che aveva già colpito altri fratelli Roncalli.
Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, papa Giovanni firmò l'11 aprile 1963 l'enciclica Pacem in Terris e, un mese più tardi, l'11 maggio 1963 ricevette dal Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Fu il suo ultimo impegno pubblico. Il 23 maggio 1963, solennità dell'Ascensione, si affacciò per l'ultima volta dalla finestra per recitare il Regina Coeli.
Il Papa morì infatti dopo un'agonia di tre giorni la sera del 3 giugno 1963, alle 19,40. «Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria.» furono le sue ultime parole rivolte al suo segretario.
Dal Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII non vide dunque terminare, si sarebbero prodotti negli anni successivi fondamentali cambiamenti che avrebbero dato una nuova connotazione al cattolicesimo moderno; gli effetti più immediatamente visibili consistettero nella riforma liturgica, in un nuovo ecumenismo e infine in un nuovo approccio al mondo e alla modernità.
Chiamato affettuosamente da molti il «Papa buono», Giovanni XXIII venne dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. Viene ricordato il 3 giugno dalla Chiesa cattolica, mentre le diocesi di Bergamo e Milano celebrano la sua memoria per la Chiesa locale l'11 ottobre, giorno di apertura del Concilio.
Giovanni XXIII venne inizialmente sepolto nelle Grotte Vaticane, nel punto in cui ora riposa Giovanni Paolo II, e all'atto della beatificazione, traslato nella navata destra della Basilica di S.Pietro, dove la sua salma è esposta in una teca di vetro. Il perfetto stato di conservazione della salma si deve ad un particolare processo di sostituzione del sangue con un liquido speciale eseguita dal professor Gennaro Goglia subito dopo il decesso, anche se per il processo di imbalsamazione ci si servì anche di una colata di cera per coprire le parti visibili come il volto e le mani.
(Dal sito Wikipedia)