LA DIGNITA’ OFFESA DI UNO STUDENTE - CAMERIERE PER BISOGNO
«COME LA CAPISCO! » [*]
leggendo la sua storia lavorativa mi sono molto stupito di
cosa puo' fare il potere viscido della sopraffazione non solo alle persone di
basso profilo lavorativo ma anche alle persone professionalmente ben piu'
qualificate e in posizioni meglio considerate. Questo sopratutto se considero
le persone e i luoghi di lavoro in cui opero io e nei quali e' purtroppo ben
modesto il livello di professionalita' e di cultura in generale il che certo
non aiuta le persone a farsi valere con chi di potere e presunzione ne ha di
piu'.
Al posto suo non pochi se ne sarebbero andati via anche a
costo di fare i missionari in Mozambico: almeno lì ci sono belve che si
riconoscono perche' hanno quattro zampe.
Spero che i suoi saggi abbiano valso il prezzo dei suoi disturbi fisici
di un'esistenza sofferta e frustrante ma come sempre e' difficile fare un
bilancio della propria vita tra tanti alti e bassi, come e' difficile stare a
misurare l'altezza media di un territorio pieno di colline e di valli.
Io le scrivo perche' attirato in questi giorni
dall'incredibile e benedetto universo di Internet - che ha dato modo e voce a
gente come Lei di farsi ascoltare da un pubblico potenzialmente immenso - nel
settore invero complesso della legislazione sul lavoro.
Questo per un buon motivo: mi hanno appena licenziato.
A paragone suo, il mio caso di mobbing puo' forse far
sorridere, ma ho deciso che valesse la pena di informarla in merito perche' tra
le tante sentenze che ho trovato spulciando qua e la', logicamente anche nel
suo sito, non ho trovato niente di veramente analogo - principi giuridici e
leggi generali a parte - alla mia esperienza di lavoro.
Io credo che il mio sia tutt'altro che un caso isolato anche
se tra le persone che ho consultato e che hanno fatto un mestiere come il mio
non ho trovato per loro fortuna altre esperienze del genere. L'anno scorso, dopo un certo periodo
lavorato in qualita' di lavapiatti, ho
iniziato per lo stesso ristorante a lavorare in qualita' di cameriere, con un regolare contratto di lavoro. Sulle
prime questa situazione sembrava interessante e stimolante per lo spessore
diverso della comunicazione che avevo con il cliente e l'apparente progresso
qualitativo nel lavoro che facevo. Aihme', non tutto e' oro quello che luccica
e mi sono presto reso conto che qualcosa non andava e che i padroni, con i
quali avevo avuto un buon rapporto fino ad allora, erano molto piu' carogne di
quello che avevano fino ad allora dimostrato.
La mole di lavoro divenne presto grandissima perche' i
clienti raddoppiarono mentre la mia collega veniva licenziata per motivi non
facili da capire ma possibili da leggere alla voce "epurazioni
staliniane". Ma c'era qualcosa di piu', e forse di peggio. Come la mia collega aveva, avendomi
preceduto, di persona constatato, la mia affabile padrona e il suo degno
coniuge avevano in realta' la tendenza a prendersi i soldi delle mance
rilasciate dai clienti che, essendo per lo piu' stranieri, hanno la disgraziata
attitudine a elargire. In effetti,
esisteva un "buzzichetto", come lei lo chiamava, ovvero una
bottiglia di plastica tagliata sul terzo superiore, dove mettere i soldi
raccolti via via. In teoria dovevamo dividerli periodicamente, non ricordo se
solo tra noi o con la cucina o ancora con i capi in quanto servivano anche in
sala, ma poco importa perche' ben
presto capimmo che i soldi lì messi "diminuivano" anziche' aumentare:
come fidarsi di situazioni del genere, visto che era chiaro che soltanto loro
potevano "scremarli" ? Inoltre, se non stavamo attenti la
"capa" o anche il suo maritino avevano la tendenza a impossessarsi
dei soldi lasciati dai clienti incauti sul tavolo. Io rimasi molto male di
questo, perche' non credevo che per pochi (per loro!) soldi potessero
comportarsi in maniera tanto scorretta da abusare della loro posizione. Poi, un bel giorno, mandarono a riposo la
cameriera con la scusa di farle recuperare quanto lavorato in eccesso (in
termini di straordinario) per una settimana. La richiamarono dopo sei giorni, e
quella sera stessa la licenziarono con una serie di critiche che avevano piu'
il sapore del pretesto per liberarsi di qualcuno antipatico. Io rimasi solo
(con loro!) per quasi tutta la stagione e per questo la fatica arrivo' alle
stelle e ad un certo punto, dopo Ferragosto, dovetti andare un po' di tempo in
malattia per non autodistruggermi. Quanto alle mance, imparai a farmi crescere
il pelo sullo stomaco e a competere con "loro" che d'altra parte non
potevano calcare troppo la mano nel timore di perdermi in mezzo all'estate.
Alla fine non mi e' andata malissimo, ma dei soldi del buzzichetto non ho piu'
avuto notizie.
Se ha avuto la pazienza e il tempo di seguirmi fino ad
adesso entro finalmente nel vivo della questione. Quest'anno sono tornato a lavorare da loro nell'erronea
convinzione che il tempo li avesse resi piu' stabili e affidabili, e che il
fatto che io tornavo ancora una volta, per il terzo anno (gli altri lavoratori
non sono arrivati neanche a due) mi valorizzasse al punto che potevano anche
rispettare la mia dignita' un po' di piu' e meglio, su un pomo della discordia
che puo' essere molto seccante come quello delle mance, vero punto d'onore per
un cameriere di razza. Macche'. Al
posto del buzzichetto, per la serie l'appetito vien mangiando, hanno messo un salvadanaio a forma di
orsacchiotto con lo scopo dichiarato di raccogliere soldi per la loro
figlioletta da poco nata. Indovini con cosa lo hanno in prevalenza riempito. Io
credevo che comunque sia facendo come l'anno scorso, alla fine ce ne sarebbe
stato un po' per tutti e via così, avanti adagio.
Invece cosa mi e' capitato? La "signora" si e'
permessa di sottrarmi a piu' riprese i soldi delle mance con un'azione
“frontale” che l'anno scorso non si era mai concessa, intimandomi di fatto di
lasciare i soldi per la figlia.
Io mi sono barcamenato, per quanto schifato da questo modo
di fare, trovando nuovi trucchi per impossessarmi delle mance e non trascurando
di far loro giungere una parte di queste quando riportavo il tornaconto, tanto
per tenerli buoni. Ma non e' servito.
La sera del 23 giugno lei, decisamente la piu' aggressiva
dei due, mi ha avvistato mentre prendevo soldi dai clienti brevi manu e non
potendo impossessarsene davanti a loro, mi ha inseguito fino in cucina per
dirmi che dovevo almeno avere la
decenza di spartirli con i colleghi lì presenti. E meno male che per l'art.94
non solo accettare le mance e' proibito, ma il padrone dovrebbe vigilare e
punire il dipendente che le solleciti (cosa che io non ho mai fatto)!
Al mio "lo faro' quando lo farai tu"- era stata,
beninteso solo per me, una serata molto grama,- e' seguita una discussione in
cui sostanzialmente lei mi ha dato del ladro perche' "faccio sparire i
soldi delle mance che raccolgo"(!) e io gli ho detto con fermezza che
stava esagerando nei suoi modi. Finita la serata senza altri discorsi, ma senza
neanche scambiarci una parola di piu',
il giorno dopo ho scritto , nella forma piu' riservata ma diretta possibile, e cioe' con una Email, che ero stufo di
dover sentirmi ladro per prendere dei soldi che almeno in parte sono miei. Il
testo e' questo: «Carissimi moglie e marito, credo sia giunto il momento di tirare le somme della mia carriera
nel vostro locale, e ripassare la "STORIA" in questione non credo vi
fara' male. Questa e' la terza stagione
che lavoro per voi. Non mi ritengo di essere un lavoratore eccezionale ma
neanche un mangiapane a tradimento. Non sono perfetto ma mi impegno a fare del
mio meglio.
Quando ho cominciato non avevo esperienza ma le vostre
recensioni -per esempio con i miei familiari- non mi hanno fatto mancare elogi,
per quel che le vostre parole possono valere.
In questi tre anni ho dato un contributo ben piu' che
marginale allo sviluppo della vostra azienda, come facilmente verificabile dal
fatto che gli altri lavoratori non solo non sono durati con voi tre anni, ma
neanche due. Quando si e' trattato di impegnarmi -volente o nolente- ho dovuto
tirare fuori tutto quello che avevo anche a rischio della salute. Vediamo il caso di ferragosto scorso,
quando, a differenza dell'anno prima in cui lavorarono tre o quattro camerieri
piu' io come lavapiatti, mi tocco' fare tutto da solo sia la mattina che la
sera.
La conseguente pausa per malattia e' stato un necessario
atto di autoconservazione, ma la vostra gratitudine per quello che ho fatto
agosto scorso – incluso il "salvataggio di Ferragosto" - me l'avete
dimostrata con il famoso assegno (a
vuoto) di S.Valentino.
Posso perdonare ma non dimenticare.... E cosa dire di come
domenica 16 ho passato il penultimo giorno prima dell'esame, studiano quindici minuti e lavorando -
doppio servizio - dodici ore: eppure lo sapevate che avevo "qualche
impegno" di lì a poco… Io vengo a lavorare da voi e per voi secondo un
regolare contratto, di cui peraltro devo ancora avere UNA COPIA, ad un mese di
distanza. Il posto mi piace, mi
piacciono i clienti, il paesaggio, l'orario e il cibo. Mi sforzo di essere una
persona corretta e credibile, per quanto mi e' possibile; non vengo da voi per prendere per il culo
nessuno o per mancare di rispetto a chicchessia. Ma mi aspetto un atteggiamento
coerente e speculare. Purtroppo, cio'
non e'. Io non posso essere il vostro
parafulmine da usare per i vostri sfoghi.
Non me lo merito, e non sono tenuto a farlo.
Anzitutto io vedo che , come l'anno scorso, raddoppiando il
numero dei clienti, stranamente il numero dei camerieri si dimezza e questo se
l'anno scorso era motivato dalle economie dovute al costo dello chef o ad altri
motivi, quest'anno non puo' essere
accettabile ne' comprensibile. Non potete chiedere ad un singolo di ammazzarsi
di lavoro per le vostre sagge decisioni su come gestire il personale. Della
saggezza di cui parlava Marcello domenica scorsa su come tenere il personale
che vi serve senza ritrovarvene senza proprio al momento che piu' vi
occorrerebbe, ne avete confermata la mancanza con la dipartita definitiva di
Lisa, la vostra "cameriera ideale", salvo poi dirgliene (e dircene)
di tutti i colori appena qualche cosa non ha "funzionato". Potete
dire quel che volete sul perche' ufficiale della sua partenza, ma io so' quale
e' la verita'. Lei me lo ha fatto capire perche' non riusciva a capacitarsi di
come potessi essere così paziente per lavorare con voi da tutto questo tempo. E veniamo alle mance. E' ben vero che non
esistono leggi che ne regolano l'afflusso a questo o a quello, ma la mancanza
di regole legali non accredita chi ha piu' potere in mano - cioe' voi - di
potersene appropriare liberamente.
Basta con le leggi della jungla. L'anno scorso il
"buzzichetto" delle mance in cui le mettevamo noi camerieri ve lo
sfruttavate spesso e volentieri per fare i resti. Adesso c'e' il salvadanaio
per la vs. figlia, e se riesco ad avere delle mance in mano secondo la vostra
illuminata politica dovrei dividerle con il personale della cucina.
Naturalmente questo non vale per i soldi che vi intascate voi, tutte le sere,
fin dal primo giorno che so tornato a lavorare all'Osteria. Visto che il cliente ha sempre ragione,
sarai o meno libero di dare i soldi a chi gli pare??! E di sicuro non intende
elargirli alla vs. figlia o alla lavapiatti.
Appena lunedì scorso, un cliente italiano che aveva lasciato 4 euro di
mancia, si e' letteralmente
imbestialito perche' si e' accorto che la “moglie” se li e' intascati anche se
lui li aveva lasciati per me, e se non ha sturato le orecchie a sua maesta' e'
stato solo perche' ha capito che avrei potuto passare dei guai a dovermi
confondere poi con voi. Ma se tornassi indietro non lo tratterrei, anzi.. Se
voi pensate che quel che piu' importa e' guadagnare l'uno o il due per cento in
piu' sotto forma di mance e' un conto. Ma se voi valutate che e' piu'
importante valorizzare e motivare qualcuno che lavora per voi e che tanto
contribuisce a mandarvi avanti la baracca, allora non saranno le minacce e le
vessazioni sul luogo di lavoro a fare il miracolo. Perche' sia detto
chiaramente, io sono stufo di comportarmi da ladro per portare a casa una parte
dei soldi che sono legittimamente miei e dei camerieri che lavorano con me. Non
solo mi sento penalizzato economicamente, ma e' anche una vessazione e una
molestia sul luogo di lavoro che non merito e che mi mortifica e mi
disgusta. Marcello ha detto dall'alto
della sua esperienza che le mance "sono del cameriere". E' così in tutto
il mondo. Nel nostro paese, dal punto di vista giuridico:"La mancia è una
somma di danaro, che il lavoratore riceve da un cliente del proprio datore di
lavoro. L'ammontare della mancia, di solito, costituisce una frazione della
cifra, pagata dal cliente al datore. Nel nostro Paese, essa è assolutamente libera sotto l'aspetto
del diritto. Ciò significa che la mancata corresponsione della mancia non
costituisce un inadempimento contrattuale. In diritto, la mancia costituisce
una donazione modale affidata alla generosità del fruitore delle prestazioni,
offerte dal lavoratore, ma pagate
all'imprenditore, il quale, a sua volta, provvede a retribuire il
dipendente. Il rapporto giuridico
avente come oggetto la mancia è bilaterale. Concerne il cliente e il lavoratore.
Il datore ne rimane estraneo". E ancora:
"A differenza di tutti gli emolumenti connessi con la "locatio
operarum", la mancia non è sborsata da chi ha assunto il dipendente, ma da
una terza persona, estranea al rapporto di lavoro subordinato. Essa è perciò
esterna al sinallagma del contratto, sebbene venga corrisposta in occasione di
prestazioni, relative ai
rapporto". "Il ristoratore, l'albergatore, il barista, non si
appropriano di certo della metà delle mance date, rispettivamente, al cameriere,
al concierge al barman. Questa discrasia socio - economica evidenzia il
vantaggio del casinò per l'introito delle mance date ai "croupiers",
rispetto agli altri fornitori di servizi". Infine: "La Suprema
Corte (Cass. 25.9.1994 n. 9702) ha affermato che il lavoratore, invalido temporaneamente per fatto illecito
altrui, può chiedere il risarcimento del lucro cessante non solo per mancata
remunerazione, ma anche per le somme presumibilmente percepite a titolo di mancia.
In ciò, la Cassazione ha ritenuto la natura retributiva delle mance, quando
siano continuative e predeterminate."
A parte tutto questo, vi informo che NON ESISTE in tutto il mondo il
cameriere ideale che oltre a fare bene il proprio lavoro, salta dalla gioia se
si tratta di mantenervi la figlia e aumentare lo stipendio al settore cucine.
Tanto meno potete chiederlo a me che in questi due mesi ho visto come stipendio
esattamente 271 euro, che non mi bastano neanche per la benzina. Se il vostro
problema economico e' quello di mantenere la vs. figlia, non avete da fare altro
che aumentare il listino prezzi, cosa che peraltro fate gia'. Se il vostro e'
un problema connesso con i sette peccati capitali (gola, ira, superbia,
invidia, lussuria, accidia, etc.) o con l'eccessivo irraggiamento solare, non
pensate che io vi faccia da martire. Tanto più che il lavoro che faccio e' gia'
di per se umile e modesto, non devo certo ritrovarmi ad essere umiliato o
minacciato come ieri sera per gli eccessi psicopatologi di chi non sa contenere
gli istinti di sopraffazione sul piu' debole che ha in se'. Io non ci voglio
stare male per tutto il giorno per quello che mi tocca sopportare e per la
rabbia che mi tocca reprimere anche se avrei ragioni da vendere. Chi fa' il
militare sa' benissimo che esiste il tempo che uno e' spina, poi rospo, poi
alla fine diventa anziano. Io credo sia troppo comodo trattare uno da spina
tutta la vita. Troppo comodo, ma non per me. Pensateci attentamente».
Quello stesso giorno, sfiga o calcolo loro che sia, arriva
nientemeno che il nuovo cameriere, che si dimostra subito un gran paraculo
disposto ad obbedire ai loro ordini senza battere ciglio, anche quando loro gli
hanno detto di mettere nel salvadanaio tutti i soldi arrivati come mance. Io
non riuscivo a crederci: era la prima volta che vedevo un fatto simile. In
genere, un cameriere disinteressato alle mance e' un po' come un pornodivo
disinteressato al sesso. Ma forse lui aveva altri obiettivi -e quando si e'
intenti a leccare i culi in movimento, non si puo' pensare ad altro -, o forse
davvero a vent'anni si e' stupidi per davvero, per dirla con Eskimo. Inutile
parlare con lui per discutere l'argomento in questione, non era proprio
interessato a parlarne. Lavorai così con lui per tutta la settimana e alla
fine, inevitabilmente, ci scappo' il litigio. Non per le mance, ma perche' lui
mi comandava quasi "qualcuno" lo avesse investito della posizione di
maitre, cosa che io -logicamente- non condividevo. Ma il motivo vero erano
ancora le mance. Il giorno dopo, scrissi un'altra Mail, piu' breve e meno dura,
cercando di risolvere il problema con il buonsenso e un accordo tra
gentiluomini. Lo stesso giorno invece inizio' a lavorare in sala il fratellino
del mio collega. Era il primo luglio. Questo il testo della seconda Mail:
Oggetto: ritirando le somme... .
«Carissimi moglie e marito, quello che e' successo ieri
sera con il nuovo cameriere non e' stato un caso ma un esempio dei problemi che
direttive discutibili - o meglio inique! - hanno causato spesso allo svolgimento
del mio lavoro all'Osteria (o Locanda che dir si voglia). A me non interessa il
motivo per cui il nuovo cameriere non comprende il mio punto di vista ma si
preoccupa soltanto di fare quello che gli chiedete. Non so se e' poco sveglio o
e' solo uno dei tanti arrivisti lecchini di questo mondo. Ma qui a lavorare mi
ci ha trovato ed e' meglio che si metta in testa che i colleghi di lavoro non
sono degli oggetti inutili perche' ci si rivolge direttamente ai capi. Il
problema della ripartizione delle mance qui esiste da sempre e io non capisco
come per pochi soldi incassati -pochi per voi , non per me- ci si possa fare
dei nemici e una nomea di contrattori non affidabili di obblighi di lavoro.
Ricordo infatti che quando cominciai a lavorare per voi come cameriere mi
allettaste con il miraggio dei soldi extra delle mance che avrei potuto avere
cambiando così tipo di lavoro e facendo un balzo di qualita' in verita' piu'
teorico che reale. Quando mi diceste "te pare poco piglia' i soldi delle
mance? come minimo ce paghi la benzina!" forse dovevate aggiungere "a
noi". Io sono stanco di fare il LUPIN III dei poveri, ma il diritto almeno
ad una parte delle mance non proviene da voi ma direttamente dalla volonta' e
dal portafoglio dei clienti. All'altra lettera scritta e rimasta guardacaso
senza risposta ho allegato sentenze -incluse quelle della Corte Suprema che
riconosce il diritto ai dipendenti forzatamente assenti di avere anche i soldi
presumibilmente incassati dalla loro azienda sotto forma di mance. Quello che
dico quindi non e' ne' ingiusto ne' campato per aria. Affrontare la questione
con pragmatismo e buon senso deve diventare il principale scoglio da superare
anche per voi. Io, per un fatto di principio, non mi tirero' MAI indietro di
fronte alla volonta' del cliente di compensarmi del servizio e non rinuncero'
mai alla possibilita' di prendere le mance che legittimamente mi spetterebbero,
legittimita' non contrattuale ma derivante direttamente – ripeto - dalla
volonta' del cliente, quindi non da voi. Non sono io che mi comporto in maniera
scorretta approfittando della mia posizione, ma semplicemente cerco di salvare
il salvabile dei miei diritti fondamentali al rispetto della mia dignita' - e a
quello della volonta' del cliente - durante il lavoro che svolgo alla locanda.
Pero' tutto questo mi logora molto e mi avvilisce e adesso gli attriti che ne
derivano possono causare facilmente problemi indesiderati a tutti: non vedo il
motivo per non arrivare ad una soluzione pragmatica della vertenza e per
soluzione pragmatica intendo regole CHIARE, INVARIABILI E GIUSTE.
E' così difficile? Desidero avere risposte di buona volonta'
in merito. E' una cosa che in verita' dovrebbe essere nell'interesse di tutti
risolvere degnamente. Ma finche' le cose staranno così io non potro' giocare
una partita leale con voi e il vostro “robottino” e non potro' ritenermi
soddisfatto dell'andamento della situazione».
Finito questo giorno, che cosa e' successo? Con la scusa di
farmi recuperare le ore di straordinario, poi perche' c'erano pochi clienti e
infine perche' bisognava addestrare nuovo personale, mi hanno fatto stare a
casa ben quindici giorni.
Sulle prime io non mi sono preoccupato, i miei sì e così gli
hanno telefonato per sapere cosa era successo. L'8 luglio gli hanno detto le
scusanti di cui sopra ed hanno assicurato che non c'erano problemi con me. Il
14 invece, hanno lasciato trapelare notizie circa la mia condizione per la
quale loro vedevano grossi problemi e non sapevano se e come risolverli . Poi
mi hanno chiamato a lavorare e io sono tornato il giorno dopo, il 17 luglio.
Come il primo luglio, e' andato tutto bene e senza ulteriori intoppi. Ho
notato l'arrivo di una nuova cameriera oltre ai due terribili fratellini. La
“capa” non mi ha accennato nulla e alla fine della giornata mi ha detto semplicemente
che dovevo stare a disposizione per i prossimi giorni. Infatti, il 19 luglio e'
arrivata la raccomandata con il licenziamento per giusta causa. Ai miei, che il
giorno dopo hanno telefonato per capire cosa era successo di così grave, il
maritino che nell'economia aziendale fa' il ruolo del buttafuori, ha sbraitato
ingiurie nei miei confronti per il contenuto offensivo della lettera (la
prima?) e ha sbattuto il telefono in faccia. Io sono andato dalla CISL per
raccontare tutto l'accaduto e il sindacalista, dopo avermi dato per spacciato,
mi ha chiesto di portare prove e cronologia di tutto questo per ricostruire la
vicenda in modo corretto ( pur plaudendomi comunque sotto il profilo umano per
la scelta di scrivergli). Nell'art. 2119 c'e' scritto che il licenziamento in
tronco (o l'autolicenziamento del dipendente che sia) e' regolato in base al
concetto che la prosecuzione del lavoro non possa, nemmeno a titolo temporaneo,
essere possibile vista la caduta del vincolo di fiducia nel lavoratore -o forse
anche nel datore di lavoro- e per questo e' possibile il licenziamento senza
preavviso. Ma e' credibile che un'azienda ancorche' piccola come questa non
abbia, pur disponendo pure di un sito sulle pagine gialle, controllato la posta
elettronica (di cui io ho copia e avviso di recapito) per ventitre' giorni e
poi abbia fatto cio' e deciso il mio destino in tredici ore e mezzo, cioe'
entro le tredici zero due del giorno successivo al mio ultimo di lavoro? e le
frasi minacciose proferite a mia madre quattro giorni prima? Inoltre, anziche'
discutere con me quella sera su quanto io gli ho scritto, l'ultimo giorno di
lavoro mi hanno addirittura fatto firmare una delibera che a far data dal 15
luglio - due giorni prima - impegnava i camerieri a stare con un certo tipo di
abito per servire in sala. Altro che chiarimento! Normalmente quando si
licenzia in tronco una persona lo si fa' prima di cercare i suoi sostituti,
perche' non si ritiene che abbia piu' modo di lavorare ancora lì. Invece i miei
prudenti, vigliacchi e presuntuosi principali (e porci) hanno prima cercato i
miei sostituti e poi mi hanno licenziato.
Se non ne avessero trovati, non c'e' dubbio che io starei
ancora a lavorare con loro: altro che impossibilita' a continuare, anche per
breve periodo, il rapporto di lavoro! L'articolo 2119 copre anche
l'opportunismo ostentato? Hanno usato la stessa tattica di quella usata un anno
fa per fare fuori la mia collega, solo che con me non hanno avuto il coraggio
di un'attacco diretto. Io d'altra parte gli ho scritto proprio perche' non avevo
voglia di mettermi a discutere con loro a viva voce, in quanto li ho visti in
azione in piu' occasioni e vedere un cardiopatico di 120 chili che schiuma
dalla bocca rischiando l'infarto per la furia che lo prende non e' un bello spettacolo
(13/7/01, 00.25), per cui ho provato ad essere almeno una persona civile nel
ribadire le mie ragioni. Per il sindacalista e' importante che io riesca a
dimostrare di essere nel vero dicendo quello che gli ho detto nelle Mail e in
teoria, ho un certo numero di persone, come la mia ex collega, che potrebbero
aiutarmi. Chissa'. Dopo aver letto quello che e' successo a Lei non mi stupisco
piu' di niente.
Se e' arrivato fin qui le chiedo gentilmente qualche
consiglio o aiuto su come muovermi nel contesto creatosi da tutto cio'.
Comunque metto a disposizione la mia storia per tutti quelli che possono
passare vicende analoghe e chiedono esempi che li aiutino a capire.
La lascio comunque con una poesia trattante qualcosa che ha
a che vedere con chi campa di prepotenza e anche un tono vagamente, per me e
quelli come me, benaugurante:
"L'ELEFANTE E LA MOSCA
solo un grammo del mio avorio vale piu' di mille mosche
disse in tono derisorio l'elefante a tinte fosche
ma gli si infilo' nel naso una mosca malandrina
e per via di quell'intaso giunse quasi alla rovina:
chi e' superbo ed insolente poi finisce (magari!!) malamente”
Distinti saluti.
[*] - (lettera scritta all’autore del sito: i nomi, per privacy, sono stati omessi e sostituiti con “marito”, “moglie” “figlia”, “nuovo cameriere” o quello di fantasia di “Lisa”)
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