COSA SONO I DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO?COME SI RICONOSCONO?
Non sono certo una malattia, bensì disturbi dell'apprendimento che riguardano bambini, ragazzi, giovani o adulti privi di deficit sensoriali,con un'intelligenza nella norma o, spesso, addirittura superiore. Tali disturbi impediscono di leggere e scrivere in modo fluente. Ma quali sono questi disturbi e come si manifestano? Le difficoltà che questi studenti incontrano riguardano solo alcuni aspetti indispensabili all'apprendimento, cioè quelli che normalmente sono automatici: lettura, scrittura, memorizzazione delle tabelline o formule, calcolo…….ECCOLI IN SINTESI: DISLESSIA : difficoltà nel leggere correttamente e velocemente le parole DISGRAFIA: scrittura spesso irregolare e incomprensibile,a volte, allo stesso studente; DISORTOGRAFIA: difficoltà nello scrivere in modo corretto, rispettando le regole di ortografia oppure omissioni,sostituzioni di lettere,inversione di sillabe …. ; DISCALCULIA : difficoltà nell'eseguire correttamente i calcoli e nel ricordarsi i procedimenti delle operazioni DISPRASSIA : difficoltà nella coordinazione e nel movimento.Tali disturbi possono presentarsi singolarmente oppure associati e, in questo caso, si parla di COMORBIDITA' E' molto importante riconoscere presto i segnali, perché così è possibile intervenire tempestivamente. Inoltre gli studenti con diagnosi hanno diritto ad usufruire degli strumenti dispensativi e compensativi per migliorare il loro profitto, così come previsto dalle indicazioni ministeriali e ora anche da una circolare regionale. Questi studenti durante il loro percorso scolastico vengono spesso colpevolizzati, accusati di pigrizia di svogliatezza se non, addirittura , considerati poco intelligenti: da qui nasce un loro comportamento spesso oppositivo nei confronti di insegnanti, genitori, coetanei … oppure crollo dell'autostima e, a volte, depressione. APPROFONDIAMOLI MEGLIO DISLESSIA: Disturbo settoriale della lettura caratterizzato dalla difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente. È il prototipo dei DSA, infatti i primi studi risalgono alla fine del 1800."La Dislessia Evolutiva (DE) è una difficoltà selettiva nella lettura, in presenza di capacità cognitive adeguate e di adeguate opportunità sociali e relazionali, e in assenza di deficit sensoriali e neurologici." ( Brizzolara e Stella)DISORTOGRAFIA: difficoltà nel rispettare le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. Vengono cioè commessi molti errori e di varia tipologia.DISGRAFIA: difficoltà nella grafia. La scrittura è irregolare per dimensione e/o pressione, vi è scarsa capacità ad utilizzare lo spazio sul foglio e a mantenere la direzione orizzontale dello scritto, i margini non vengono rispettati, gli spazi tra i grafemi e tra le parole sono irregolari. È difficilmente decifrabile.DISCALCULIA: deficit del sistema di elaborazione dei numeri e/o del calcolo. Vi può essere difficoltà nell'associare il numero alla quantità, o a capire che 2, II e la parola DUE abbiano lo stesso valore. Inoltre un bambino discalculico può non avere in mente la linea dei numeri e/o non capire il valore posizionale delle cifre (es.: 345≠354). Può anche trovare difficoltà nel ricordare l'ordine procedurale di un'operazione, di un'equazione,... o nell'utilizzare i simboli aritmetici, ecc.COSA SIGNIFICANO LE PAROLE? SPECIFICI …che sono circoscritti solo ad alcuni processi indispensabili all'apprendimento: cioè quelli che normalmente vengono chiamati automatismi (decodifica, associazione fonema-grafema, ...)EVOLUTIVI … che sono disturbi che si manifestano in età evolutiva e il deficit riguarda lo sviluppo di abilità mai acquisite e non perse a causa di eventi traumatici (si parla quindi di Dislessia Evolutiva,...)CAPACITÀ COGNITIVE ADEGUATE … che il bambino è intelligente.
APPROFONDIAMO ANCORA COS'È LA DISLESSIA La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere
in modo corretto e fluente. COME SI MANIFESTA
Spesso il bambino finisce con l'avere problemi psicologici, ma questo è una conseguenza, non la causa della dislessia. Anche dopo le elementari persistono lentezza ed errori nella lettura, che ostacolano la comprensione del significato del testo scritto. I compiti scritti richiedono un forte dispendio di tempo. Il bambino appare disorganizzato nelle sue attività, sia a casa che a scuola; ha difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente. Talvolta perde la fiducia in se stesso e può avere alterazioni del comportamento. COME SI AFFRONTA Più tardi la difficoltà del bambino viene riconosciuta, più si complica il
problema. QUALI LE CAUSE? Gli studi più recenti confermano che si tratta di un disturbo neurobiologico di origine, spesso, ereditaria . E' un fenomeno di grande rilevanza sociale: basti pensare che riguarda circa il 4% della popolazione studentesca ed è tra le prime cause di abbandono scolastico e non riguarda handicap mentali né poca intelligenza … tanto è vero che Leonardo da Vinci, Einstein, Picasso,Galileo Galilei, Napoleone Bonaparte, John F. Kennedy ( solo per citarne alcuni!) pare fossero dislessici!
INSERIRE: PIEMONTE: NUOVA CIRCOLARE N. 326 DEL 30 OTTOBRE 2009 PER I RAGAZZI DSA. CIRCOLARE
DAL NOSTRO POF PROGETTO DISLESSIA :prevenzione dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA)
Anche nell’anno scolastico 2009/10 continueranno le azioni di screening intraprese lo scorso anno per individuare eventuali casi di D.S.A. ( dislessia, disgrafia, discalculia, …), ma solo su richiesta di insegnanti e genitori. Nel corso di questi ultimi anni varie esperienze e ricerche si sono occupate della realizzazione di un intervento specifico nella scuola per un tempestivo riconoscimento di bambini dislessici. Alcune esperienze riferiscono di interventi di screening in età prescolare, senza tuttavia realizzare un’accettabile certezza nell’individuazione dei soggetti a rischio. È stata infatti dimostrata che l’evidenza della patologia si presenta solo in presenza dello stimolo specifico (lettura o scrittura). Lo screening da noi scelto (un questionario diviso in due parti: una per docenti e l’altra per genitori ) è il risultato di un progetto scientifico nazionale del C.N.R., in collaborazione con alcuni esponenti dell’A.I.D. (Associazione Italiana Dislessia), che ha come scopo non solo un’individuazione attendibile dei soggetti a maggior rischio dislessico, ma anche la promozione di una fattiva collaborazione fra la scuola e il servizio sanitario per lo studio sistematico dei tentativi intrapresi dai soggetti coinvolti di cambiare e migliorare la prassi educative, sia attraverso le loro azioni pratiche, sia attraverso la loro riflessione sugli effetti di queste azioni. Proprio per questo si cerca subito di aiutare l’insegnante ad acquisire la capacità di gestire in maniera appropriata ed efficace non solo gli strumenti compensativi e dispensativi, ma tutta una serie di strumenti metodologici e didattici che offrono la possibilità di esplorare la realtà nella quale opera, di analizzare come lavora, di introdurre dei cambiamenti e di sperimentare novità, novità che possono "far bene" anche a tutti gli altri suoi alunni. Il progetto promuove così nell’insegnante un’esperienza di formazione didattica dove il mondo teorico si avvicina alla pratica e favorisce un’interazione operativa e costruttiva tra i due sistemi «abilitativi»: SANITÀ E SCUOLA. I soggetti coinvolti sono quattro: il CNR (come fornitore e responsabile scientifico del progetto); la SCUOLA (come destinatario del progetto) e in prima persona i DOCENTI che compilano la loro parte di questionario; i GENITORI che compilano la parte del questionario che li riguarda; le ASL del territorio (come destinatari dell’invio dei soggetti risultati a rischio e collaboratori tecnici di scuola e famiglia). Gli alunni possono essere inizialmente coinvolti (se necessario) solo nell’attuazione di un breve dettato di parole/frasi e di numeri. Il progetto richiede anche la formazione degli insegnanti interessati: formazione iniziata l’anno scorso, continuata con una tavola rotonda quest’anno e, a breve, con la partecipazione ad un corso di formazione presso la scuola polo di Rivoli e/o presso la Scuola Gramsci di Alpignano. Questo tipo di screening permette di ritenere, sulla base del grande volume di soggetti coinvolti e della replica della ricerca in diversi anni scolastici, che i risultati conseguiti non siano frutto della casualità o della quotidianità scolastica, ma di un lavoro specifico correttamente individuato e inserito. Gli alunni risultati a rischio "leggero" saranno oggetto di una specifica attività didattica di potenziamento nel corso dei mesi successivi e poi ricontrollati. Per i bambini con rischi più accentuati, invece, partirà subito una segnalazione ai genitori con suggerimento di rivolgersi all’ASL territoriale per accertamenti diagnostici e, se certificati, per interventi riabilitativi e sanitari utili al caso. L’elaborazione dei dati del questionario avviene attraverso l’inserimento in un programma ad hoc e si estrinseca in un grafico; la valutazione quantitativa e qualitativa degli errori dei due dettati è, invece, operata dalle insegnanti di classe. Il tutto viene condiviso tra esperto del CNR, dirigente scolastico e insegnanti di classe, allo scopo di suggerire l’utilizzo di strumenti dispensativi e/o compensativi e metodi che permettano di aiutare l’alunno, tenendo conto del suo punto di partenza e degli obiettivi propri del suo livello. I risultati verranno comunicati alla famiglia con le indicazioni necessarie per ogni singolo caso. Si ottiene così un precoce e mirato invio ai servizi sanitari, che richiede, però, una risposta in tempi brevi. La piena realizzazione di questo progetto, infatti, può avvenire solo se pedagogia, neuropsicologia e logopedia riescono a comunicare e ad integrarsi. È necessario stabilire una conoscenza di base, comune e condivisibile, che si realizza in incontri programmati, per una relazione collaborativa e partecipata che deve assolutamente coinvolgere la famiglia . Per quanto riguarda gli insegnanti, è fondamentale che non si sentano soli a risolvere i problemi quotidiani della classe, ma siano aiutati da "esperti" a trovare le strategie più adatte a favorire il raggiungimento del successo formativo anche degli alunni con DSA. Per quanto riguarda le famiglie, è importante che trovino qualcuno che li aiuti a risolvere i loro mille dubbi e ad affrontare la loro quotidiana "fatica" di avere a che fare con un figlio "dislessico". Per quanto riguarda i "tecnici", si auspica che non si sentano "scavalcati" nel loro ruolo, ma che vedano questo progetto come la possibilità di una segnalazione precoce per l’individuazione (e un trattamento precoce) di un disturbo che, se riconosciuto in ritardo o, peggio ancora, non riconosciuto, può portare al disagio psicologico e all’ insuccesso scolastico. Per quanto riguarda il bambino, è necessario fargli prendere il prima possibile coscienza delle sue peculiarità in modo che non cada nello sconforto e pensi "tanto io non sono capace!" Se volessimo figurare questo percorso condiviso come un viaggio, potremmo immaginare dei compagni di viaggio che partono con uno zaino vuoto, per trovarselo riempito di oggetti interessanti trovati lungo il percorso. Quali sono, dunque, questi oggetti? Come in tutti i viaggi, i partecipanti parlano tra loro, scambiando idee, proposte, preoccupazioni: tra logopedista, insegnanti, alunni e genitori si crea un linguaggio comune, si comprendono i punti di vista, si entra nel mondo di ciascuno, nel rispetto dei reciproci ruoli su obiettivi chiari e concreti, dove il risultato principale non è solo l’individuazione dei soggetti più a rischio, ma anche l’acquisizione, sperimentata sul campo, di una conoscenza utile nella didattica ordinaria e nella didattica per i bambini dislessici. Nel dialogo tra il docente e l’alunno, quest’ultimo vede comprese e accettate le proprie difficoltà. Inoltre, esse vengono affrontate con un percorso personalizzato, attraverso attività (soprattutto orali) che favoriscono la partecipazione attiva ed emotiva del bambino, stimolando in lui attenzione, motivazione all’apprendimento e, dunque, una risposta positiva alla proposta. Infine, la famiglia non vive più da sola il peso di un bambino «inadeguato», ma riconosce il ruolo attivo delle persone che lo circondano e del figlio stesso nel suo processo d’apprendimento. Dal punto di vista contenutistico, i momenti del potenziamento (le fermate del nostro viaggio) sono momenti essenziali, dove l’insegnante acquisisce ulteriore formazione specifica attraverso metodologie e strategie didattiche che risultano subito trasferibili e replicabili nel quotidiano lavoro in classe e adattabili ai diversi livelli di acquisizione dei bambini. Ciò permette all’insegnante di essere un «chirurgo dell’intervento di potenziamento», in quanto esso diventa efficace ed efficiente, economizzando sia i tempi che le energie non solo di se stesso, ma anche dell’alunno, che si trova così immerso in attività di potenziamento emotivo e cognitivo. Alla fine del viaggio, il progetto permette di capire anche altri aspetti non subito visibili, ma altrettanto significativi: l’apporto metodologico può essere un’opportunità data a tutta la classe (una didattica speciale può diventare una didattica della classe); gli insegnanti coinvolti devono poter essere tutti quelli dell’ équipe pedagogica, perché deve essere garantita a tutti l’opportunità di formazione specifica e per ragioni di continuità d’intervento; la presa in carico del bambino, da parte del Servizio sanitario, avviene con la consapevolezza e il riconoscimento che si è fatto un percorso specifico, senza atteggiamenti di delega, coinvolgendo, piuttosto, tutte le figure che ruotano attorno al bambino.
SI STABILISCONO così le LINEE GUIDA PER ALUNNI CON DSA FASE DI AZIONE osservazione (sistematica fino a fine novembre) esplicitazione (i docenti condividono con lo studente/famiglia il problema e richiedono l’elenco degli strumenti compensativi di uso abituale) esercitazione (l’allievo svolge le stesse prove dei compagni, utilizzando i propri strumenti compensativi) criteri di valutazione (delle materie nelle quali l’allievo ha difficoltà) stesura del percorso didattico personalizzato FASE DI REDAZIONE del PIANO PERSONALIZZATO Al fine di contestualizzare le norme generali indicate nelle circolari ministeriali e/o leggi regionali in materia di strumenti dispensativi e compensativi da adottare nei confronti di allievi con DSA e di adattarle al percorso scolastico dell’allievo, si concordano le seguenti strategie metodologiche e didattiche. (vedi PIANO PERSONALIZZATO AID) Tali strategie intendono coniugare lo stile cognitivo dell’allievo con gli obiettivi didattici fissati nei programmi delle discipline insegnate presso la nostra istituzione scolastica e si rifanno alle indicazioni della C.R. Piemonte 326 del 30/10/09. FASE DI CONDIVISIONE con studente e famiglia Valore della redazione scritta Consapevolezza della presa in carico e diminuzione dell’ansia Necessità di rispettare i patti scritti
RICHIESTA TESTI SCOLASTICI IN FORMATO DIGITALE Biblio AID Dal
1 giugno 2009, sul sito
BiblioAID dedicato, si richiedono i libri scolastici
digitali. A CHI RIVOLGERSI? Per saperne di più è possibile contattare l'ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA (AID) che ha sede a Bologna (tel.051242919) oppure visitare il sito AID
INDICAZIONI PEDAGOGICO-DIDATTICHE
UNA DIDATTICA PER I DSA = UNA DIDATTICA PER TUTTI GLI ALUNNI … IN SINTESI INDICATORI DI RISCHIO: SCUOLA PRIMARIA Difficoltà nella associazione grafema-fonema e viceversa Mancato raggiungimento del controllo sillabico in lettura e scrittura Eccessiva lentezza Incapacità di produrre le lettere in modo riconoscibile • Sostituzione di suoni simili Riconoscimento di piccole quantità Lettura e scrittura dei numeri fino a 10 Calcolo orale entro la decina anche con supporto concreto • Difficoltà a ricordare i termini specifici delle discipline, le epoche storiche, le date degli eventiAMBIENTE SCUOLA: ELEMENTI FACILITANTI I-II CLASSE di SCUOLA PRIMARIA: • Pareti parlanti: per la scrittura, per i numeri… III-IV-V CLASSE di SCUOLA PRIMARIA • Pareti attrezzate: riferimenti visivi per le discipline, riferimenti extralinguistici (grafici, schemi, mappe, foto…) APPRENDIMENTO DELLA SCRITTURA PRIME CLASSI SCUOLA PRIMARIA:
COME AIUTARE L’ALLIEVO CON DSA ? MISURE DISPENSATIVE • Dispensa da alcune prestazioni: lettura ad alta voce, scrittura veloce sotto dettatura, uso cartaceo del vocabolario, studio mnemonico delle tabelline, lettura di consegne • Dispensa, ove necessario, dallo studio della lingua straniera scritta • Preferire le prove orali a quelle scritte • Organizzazione di interrogazioni programmate • Evitare prove a tempo • Evitare lunghe copiature dalla lavagna • Assegnazione di compiti a casa in quantità ridotte • Evitare lo studio sui propri appunti MISURE COMPENSATIVE
• Predisporre verifiche scalari, chiare graficamente, possibilmente su un
unico argomento, non a tempo
PECULIARITA’ DEI PROCESSI COGNITIVI ESEMPI di INTERVENTI di COMPENSO/DISPENSA
Indicazioni da utilizzare per le voci che interessano e da completare all’occorrenza.
……………………………………… HO UN DISLESSICO IN CLASSE … cosa devo fare? Consigli da …. un’insegnante! Nel momento in cui si viene a sapere che tra gli allievi di una classe c’è un dislessico, la maggior parte di noi insegnanti ha spesso reazioni di panico e inizia subito la frenetica ricerca di una ricetta infallibile per affrontare l’impasse. Ma, purtroppo, ricette non ce ne sono, anche perché ogni ragazzino con DSA è diverso dall’altro. Siamo noi che dobbiamo imparare a conoscerlo. Per prima cosa dobbiamo evitare di considerarlo diverso. Se non fosse per la lettura difficoltosa, la scrittura disordinata, la memorizzazione ardua, il calcolo incerto e, in alcuni casi la manualità sommaria, questo allievo è infinitamente più adatto a sopravvivere a scuola di ogni suo compagno di classe. Ha già imparato che può sedurre con un’occhiata, convincere e giocare con le parole, ricordare un’immagine meglio di altri e trarne informazioni utili.
Flessibilità Non esiste una ricetta generale per aiutare chi è dislessico, si dice, ma certamente la flessibilità è la migliore ricetta in nostro possesso. Esiste la nostra programmazione, certo,… stabiliamo tempi e apprendimenti per ogni argomento ed ogni disciplina, ma è in nostro potere modificarla in qualsiasi momento. Se un allievo non ci segue, ovviamente ci dobbiamo fermare, e se non ama l’argomento, sospendiamo e cambiamo rotta, … ci arriveremo da un altro percorso. Ricordiamo che non sono solo nozioni quello che dobbiamo insegnare, ma fenomeni, trasforma- zioni, funzioni e, se anche non ricordano date, nomi o percentuali, comprendono benissimo il quadro di insieme, le regole alla base di una realtà storica o geografica. E l’intera classe collabora nell’individuazione del quadro di insieme, nella scoperta di un fenomeno. Avendo ben chiaro l’obbiettivo didattico da trasmettere non risulta tanto arduo adattarsi a tempi e modalità che in un primo tempo non avevamo previsto. Materiale L’approccio alla pagina da studiare è un punto cardinale della didattica metacognitiva. Provate a notare come sia più efficace la vostra spiegazione quando avete dedicato un pochino della vostra lezione all’esame della pagina da spiegare, alle illustrazioni, alle parole in neretto. Imparate a non sottovalutare mai il recupero delle conoscenze pregresse, anzi a premiarle come un’informazione preziosissima per l’intera classe. Sovente chi è dislessico apprende meglio da documentari, dall’ascolto delle lezioni dei fratelli maggiori, dai discorsi degli adulti: è giusto che si valutino queste conoscenze, che si permetta di esprimerle a voce, in modo da correggerle se non sono state accolte in modo corretto e per aggiungerle alla spiegazione. L’unica cosa veramente ardua è mantenere questi interventi all’interno dell’argomento, è vero, ma basta stabilire i tempi in anticipo, e con un cronometro.... Se avete del materiale audiovisivo, ma non avete il tempo di offrirlo alla classe nella sua totalità, approfittate di chi ama poco studiare sui libri: dividete il lavoro di visione e relazione tra loro ( in modo da non gravare sul tempo per i compiti) e alla fine dell’unità, prima delle prove di verifica, come ripasso ed approfondimento per la classe e valutazione per i ragazzi coinvolti, dedicate un modulo all’esposizione. Per alcuni che conoscono il programma Power Point potete accettare anche questa modalità di esposizione: è fantastico l’effetto sulla loro autostima. Attenzione alla scelta dei libri: è importante scegliere i libri di testo ben fatti, dove le immagini non siano solo belle, ma pertinenti, di guida e approfondimento, dove il testo sia graduato con parti più semplici e più complesse. Ci deve essere un livello più generale ed approfondimenti e completamenti affiancati, come cornice dove inserire conoscenze pregresse, interessi personali, materiale extra. Certo, richiedere la conoscenza solo del testo base può essere visto come uno sconto, ma il suo scopo è dare il tempo e lo spazio per inserire quelle conoscenze che arrivano da altro media che non sia il libro di testo!! E questo va richiesto ad un allievo dislessico: sarà lento, magari disorganizzato, ma non stupido. Bisogna sempre offrire un momento nella lezione per perfezionare il metodo di studio. Spesso i manuali contengono indicazioni metodologiche: le famose domandine in itinere, schemi da completare, questionari-guida per prepararsi all’interrogazione. Purtroppo i ragazzi tendono a saltare questi spunti perché non devono ripeterli all’insegnante; è invece importante spiegare loro anche queste parti, chiarire gli scopi di questi suggerimenti metodologici e guidare l’allievo dislessico ad acquisire un metodo efficace. Se non si condividono le strategie, è fatica sprecata. Per fare grammatica nel corso della spiegazione basta inserire dei trucchi per ricordare un concetto, analogie con contenuti già visti, sia consoni che discordanti: si possono creare alla lavagna schemi che tutti devono copiare su cartoncini. Ognuno rielabora i cartoncini a casa con trucchi di propria invenzione o con simboli; questi vengono poi condivisi con i compagni e trovare trucchi efficaci permette di guadagnare voti positivi per la materia. Questi cartoncini sono ammessi per fare gli esercizi di allenamento alla verifica, ma non in fase di verifica, (per l’allievo dislessico sono una vera ancora di salvezza e può tenerli a mano, ma è un accordo personale e vagamente segreto). In generale finiscono come i salvagente sulla nave...tutti li vedono, nessuno li usa, perché ormai li sanno a memoria. Copiare dalla lavagna schemi e contenuti dei cartoncini è spesso una grossa difficoltà per chi ha DSA, ma si può trasformare questa attività in lavoro di gruppo, con l’uso del PC e di un compagno/ lettore/dettatore a fianco. Per favorire l’attenzione, usare l’anticipazione, trasformare il contenuto in un problema da risolvere In storia: dopo aver lasciato loro il tempo di osservare le pagine da spiegare, si possono anticipare le domande che chiudono l’unità, e che spesso diamo di compito in fase finale,… in modo da guidare il recupero delle informazioni sia prima che durante la spiegazione. Gioco di ruolo Un trucco da usare per animare la lezione è il GIOCO DI RUOLO. Fate scegliere a vari allievi un personaggio o la ricerca di una soluzione al problema che stiamo illustrando e coinvolgeteli nella spiegazione. Per esempio: Europa Medievale. Ogni ragazzo ha un ruolo: contadino, monaco, feudatario, cavaliere, funzionario, mercante, artigiano, re, papa.... nella spiegazione della società feudale dovranno capire com’è la loro vita, i problemi da affrontare e le aspirazioni per il proprio futuro. Questo richiederà anche un lavoro di ricerca su altri testi, immagini, filmati. Come esito ci potrà essere una pagina di diario "medievale" scritta anche su pergamena con miniature per chi è dotato...o su power point ... o su computer con sfondo colorato, con immagini tratte da internet... Da quel punto in poi, quando l’argomento lo richiederà, i personaggi saranno richiamati in vita per vedere come sono cambiati: l’artigiano vivrà in città nel Comune, il Papa avrà fatto guerra al Re, il Mercante è diventato banchiere....il cavaliere..... E con la Rivoluzione Industriale? Il gioco di ruolo permette di personalizzare lo studio, il fenomeno, … di non dipendere dalla corretta e lineare esposizione della lezione imparata, così difficile per un dislessico, e di fare collegamenti, porsi domande e cercare soluzioni che avvicinano alla piena comprensione dell’argomento. Ci sono libri di testo che dividono i livelli di testo, suggeriscono questi giochi, e presentano attività di laboratorio sulle fonti sia iconografiche sia scritte: dobbiamo cercarli e adottarli.
In geografia: sovente nella memoria dei ragazzi ci sono molte conoscenze pregresse, provenienti da documentari e programmi televisivi, e il fulcro delle spiegazioni è rappresentato spesso da queste informazioni personali. Una discussione generale permette all’allievo dislessico di esporre oralmente ciò che già conosce, di porre domande, di correggere errori e chiarire incertezze, crearsi delle aspettative sull’argomento. Nella spiegazione e nelle interrogazioni in classe partiamo sempre dalle immagini, dai grafici e dalle cartine tematiche. Gioco: Paralleli e Meridiani. E’un buon sistema per fare un ripasso generale. Ognuno prepara la localizzazione indicando le coordinate di due punti sul continente o paese in esame e si scelgono a sorte le coppie. Di volta in volta uno darà le coordinate, l’altro dovrà trovare dov’è, dire cosa vedrebbe intorno a sé se fosse in quel luogo, indicare clima e caratteristiche del territorio, che lingua sarebbe la sua lingua madre, cosa farebbe di lavoro, in quale tipo di insediamento vivrebbe, quali prospettive per il futuro suo e della sua famiglia ecc. Provate anche a suggerire domande trabocchetto o coordinate in mezzo al mare, in Antartide, nel deserto del Sahara… dopo un momento di incertezza, la sfida è troppo divertente per non accettarla. Aggirare il problema della lettura del testo di narrativa Riscoprite il piacere della lettura ad alta voce e dell’ascolto di un libro di narrativa! Invece di adottare un testo di narrativa, leggetene uno ad alta voce, per il puro gusto di condividerlo. Settimana dopo settimana, i ragazzi affinano la loro abilità di ascolto, di immaginazione di ambienti e di anticipazione della vicenda. Ogni tanto fate seguire alla lettura una discussione comune su momenti particolari, su scelte operate dal personaggio, sulle realtà presentate dalla vicenda, facendo notare scelte stilistiche o termini nuovi. Questo sfocia poi in un momento di produzione scritta per chi ama scrivere o scritta in collaborazione con un compagni, … anche registrata su cassetta. Potete chiedere di fare qualche rielaborazione, come inserire un episodio inventato, cambiare dialoghi, non chiedete mai un riassunto fine a se stesso. Per non rischiare di escludere l’allievo dislessico o disgrafico, fatelo lavorare al PC e non giudicate mai il numero minimo di parole, nè la correttezza ortografica, … ma il suo impegno personale. Non adottate un libro di narrativa uguale per tutti. Lasciate piuttosto il tempo libero per la lettura silenziosa di un libro a loro scelta, anche se, ovviamente, vi consiglio di controllare quale testo hanno scelto, se è adeguato o al giusto livello per la loro età. Potete usare qualche trucco per incoraggiare la lettura: una volta devono cercare una frase con tantissimi aggettivi, un’altra volta quella con indicazioni olfattive o visive, oppure devono cercare una descrizione che trasmetta una sensazione negativa, paura, allegria, attesa… Ogni volta una ricerca diversa, di cui spesso si possono mettere in evidenza gli esiti differenti a seconda dell’autore o del lettore. Non calcolate mai quanto leggono, ma osservate quanto sono presi dalla lettura, quanto a lungo riescono a continuare a leggere senza distrarsi, quali testi hanno scelto. Potete anche creare un cartellone con i loro nomi, i titoli che hanno letto ed un voto personale da uno a dieci. Il risultato sarà utile: si scambieranno i libri, discuteranno su giudizi discordanti, si consiglieranno a vicenda. LE VERIFICHE Suddividete le verifiche in più momenti, allungando i tempi di lavoro per l’allievo dislessico. Non dategli prove diverse! Non valutate tanto la correttezza ortografica, ma l’applicazione della regola, il contenuto del testo, la profondità del pensiero. Permettetegli l’uso del computer e del correttore ortografico. Troverete molto utile, anche per tutta la classe, esprimere con chiarezza gli obiettivi della verifica e leggere sempre tutto il testo ad alta voce, ripetendo le consegne … se richiesto. Nelle verifiche scritte su materie come letteratura, storia, e simili, il risultato dell’alunno con DSA sarebbe penalizzato dalle difficoltà strumentali di lettura e scrittura. Inserite allora nella verifica sia domande a risposta chiusa, che lo aiutano, sia domande aperte. Quindi, mentre tutti stanno lavorando, interrogatene oralmente alcuni,tra cui lui/lei. Avvicinatevi a lui/lei e chiedetegli/le di rispondere oralmente ai quesiti che richiedono risposte lunghe e alle domande aperte; nel frattempo segnate sul foglio le parole chiave della sua risposta o una valutazione sintetica, che farà media con il resto della verifica.
USO DEL PC Di solito è consigliabile preparare le verifiche sul PC; salvare tutto su un dischetto e lui/lei possono così lavorare in classe sul computer. Il computer di classe non dovrebbe, però, essere solo per lui/lei: fate in modo che, durante le spiegazioni, capiti che qualche compagno/a lo utilizzi per scrivere appunti utili alla classe intera, in modo che sia chiaro che non è un supporto da "handicap", ma uno strumento utile per chiunque. Poi si confrontano gli appunti tra gli allievi e si completa il materiale salvandolo su di un file e stampandolo. Quindi lo si allega al testo di studio. Durante le spiegazione richiedete di segnare sul quaderno almeno le parole chiave di ciò che viene esposto, meglio se si riesce a fare uno schema. Chi è veloce con la penna prende anche appunti; chi lo è con la tastiera prende appunti sul PC, a turno, per la ragione di cui sopra. Gli appunti dal senso incerto, gli schemi incompleti, i diagrammi di flusso che chiariscono poco i concetti, vanno rivisti e discussi insieme. REGOLA BASE: fare chiarezza con se stessi sulle informazioni veramente utili, non aver paura di sfrondare dati forse interessanti, ma superflui…. pensare di tutto pur di guadagnare tempo per rendere solide le conoscenze. MAPPE CONCETTUALI: attenzione … non sono facili! Una mappa concettuale deve essere il frutto di una rielaborazione personale, basata su informazioni ben comprese e fatte proprie con il ragionamento. Non può e non deve esistere una mappa valida per tutta la classe perchè essa riflette ciò che ogni singolo ha stimato importante e interconnesso all’interno di un argomento di studio. Questo non è certamente facile per ragazzini della scuola primaria: non sempre hanno l’interesse e la visione di insieme che una mappa concettuale richiede. Possono immaginare un diagramma di flusso semplice. Possono trasformare un testo in un elenco di informazioni. Possono abbinare cause ed effetti: ma una mappa concettuale è di più . Richiede una organizzazione mentale che l’allievo preadolescente, e ancor di più se con DSA, fatica ad avere in modo chiaro. La scelta delle parole chiave deve essere , quindi, ben guidata, o comunque strettamente controllata dall’insegnante. I legami tra i concetti devono essere sottoposti a prove, discussione e confronti. Esiste un lavoro accessibile e chiaro per affrontare le mappe nella didattica: Mappe concettuali nella didattica di M. Gineprini e M. Guastavigna scaricabile da www.pavonerisorse.to.it/cacrt/mappe Esistono anche esercizi, lavori da fare in classe già dalle elementari che guidano i bambini a ragionare per creare mappe concettuali. ( Vd. Esperienze anche pubblicate sul sito: www.bibliolab.it/mappe_gif/06.htm ) In ogni caso è doveroso appurare le capacità acquisite anche in questo campo se si vuole lavorare seriamente con le mappe concettuali. COME COMUNICARE IN CLASSE INFORMAZIONI SULLA DISLESSIA O LA PRESENZA DI UN COMPAGNO CON DSA ( a volte sono anche più di uno!) La consuetudine ormai pluridecennale di accogliere nelle classi allievi diversamente-abili ci ha posto sovente di fronte alla necessità di adeguare la nostra didattica alla loro presenza. Per alcuni casi è più difficile guidare i ragazzi ad accettare la diversità, per altri meno. Parlarne in classe è comunque facile perché è una realtà evidente, spesso segnata da una presenza "di sostegno", da una didattica nettamente personalizzata. Il pasticcio nasce dall’assenza di questi segnali esterni, mentre è visibile, e necessaria, una didattica personalizzata. La presenza di un computer, della calcolatrice durante la verifica di matematica, di schemi e tabelle nelle interrogazioni, di evidenti "disparità" nella valutazione dell’ortografia, portano a mormorii, proteste e emarginazioni interne alla classe. Di storie di questo genere, purtroppo, ce ne sono tante. Tutte brutte. I ragazzi devono essere informati. Ma quanto, e in che modo? Quando il vostro allievo con DSA lo concorda con Voi. Quando il ragazzo dislessico esprime il desiderio che non si sappia tra i compagni, voi, rispettosi di questa sua decisione, cercherete di attuare tutta una serie di escamotage per aiutarlo in modo meno evidente possibile, ma non sarà facile, specie durante le verifiche e nel far accettare da parte dei compagni il fatto che usi la calcolatrice o il PC, cosicché lui non se ne servirà e i risultati ne soffriranno. Una situazione tipica. Allora cercate di parlarne con lui (e/o con la famiglia), esprimendo le vostre difficoltà e le prospettive didattiche che il suo silenzio può procurare. Dategli un po’di tempo per pensarci su e per parlarne in casa,e, quando deciderà di dirlo agli altri, stabilirete insieme sia la strategia che il momento buono. Ad es., durante un’ora di Antologia, inserite il discorso all’interno del tema più ampio delle differenze e difficoltà individuali. Lo spunto potrebbe venire da una lettura del testo, una come tante, sugli occhiali e sul perché non usarli o perché metterli. Fate raccontare ai ragazzi che portano lenti e occhiali la loro storia, incoraggiandoli a dire anche i momenti difficili (come l’atteggiamento dei coetanei e/o dei loro familiari)… Fino a passare a parlare delle difficoltà meno evidenti, come cantare per chi è considerato stonato; parlare in pubblico per un timido; leggere ad alta voce un testo nuovo… molti si identificheranno almeno in una delle difficoltà citate. A quel punto il gioco è fatto e l’atmosfera è creata e potete far cadere lì il termine "dislessico". Potrà essere lui/lei stesso/a a spiegare che cosa significa, magari con molta semplicità … perché si tratta di un argomento su cui è certamente ferrato!. In breve tempo i ragazzi della classe vedranno la dislessia non come una differenza invalidante, ma piuttosto una caratteristica personale come tante altre …. un po’ scomoda, come gli occhiali ad una partita di basket o in un incontro di judo. .------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- SOFTWARE compensativi per la dislessia Software Anastasis Else Ecco un documento molto importante sui DSA, sui processi di apprendimento/insegnamento e sui suggerimenti didattici più utili e praticabili. Tale documento è stato pubblicato dall'USP dell'Emilia Romagna (Nota di presentazione I parte II parte) ALTRI MATERIALI
Nota per le scuole Formazione MPI docenti misure compensative e dispensative Forum sulla dislessia PERCORSO DIDATTICO SPECIFICO per alunni DSA Blog sulla dislessia presentazione questionario CNR ppt Dislessia in rete La pagina del Questionario Volevo fare solo la mamma (file .rar 35Mb) VIDEO DEMONE BIANCO "una storia di dislessia" di G.Cutrera Intervista al Dottor Stefano Vicari 5'12" Audio libri La dislessia TGR Leonardo 3'37" Manuale di sopravvivenza LE GUIDE : per i genitori, per i ragazzi, per gli insegnantiscritte in modo semplice e chiaro ….. delle vere istruzioni per l'uso Link utili www.dislessiainrete.org/ FORUM DISLESSIA
MAESTRA ANTONELLA Il sito di una maestra di scuola primaria che utilizza le nuove tecnologie sia in ambito scolastico che per hobby. Una grande risorsa per tutti! ALESSANDRA CHIARETTA Insegnante molto attiva nell'ambiente dei DSA IVANA SACCHI FANTASTICAMENTE intende venire incontro a tutti coloro che hanno difficoltà a leggere proponendo l'ascolto o il download di racconti brevi dei grandi della letteratura mondiale.
Inoltre si può fare riferimento alla Docente Referente Prof.ssa STIFFAN MARIA TERESA |
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