Fabio
KoRyu Calabrò, voce, ukulele, chitarra acustica, basso
Sandro
Di Pisa, chitarra elettrica, chitarra acustica, basso, cori
Gilberto Tarocco, sax soprano, clarinetto, flauto traverso, cori
Il trio nasce alla fine del 1999, da esperienze comuni dei suoi componenti nell’ambito del jazz tradUzionale. Le canzoni di Fabio KoRyu Calabrò, arrangiate dal gruppo, ampliano gli orizzonti musicali fino a spingersi verso quel territorio scherzosamente definito “liscio underground”, stretto parente del racconto in musica e inevitabile compagno dell’ironia. All’interno del CD “Primo Promo” c’è una selezione che mischia generi e temi, serietà scostumata e satira di costume.
Sandro Di Pisa e
Gilberto Tarocco, due fra i più apprezzati musicisti della scena jazz
milanese, sono i veri responsabili di questo esperimento sonoro e culturale.
Il loro amico e compagno di musica Fabio KoRyu Calabrò scrive canzoni da una
vita. Al suo attivo ha nastri, CD, concerti, radio, televisione… ma non
ancora un prodotto che renda giustizia alla sua faccia “cantautorale”.
Così, riescono ad unire le loro forze, ed a realizzare un “primo promo”.
I due arrangiano i brani, e insieme all’autore iniziano a proporre dal vivo
uno spettacolo di canzoni, con la complicata semplicità che contraddistingue
i puri, e la scanzonata maliziosità di un retroterra cabarettistico. Gli
altri colleghi sono, una volta tanto, entusiasti. Funziona, funziona davvero,
funziona anche senza libretto di istruzioni. Nonostante l’età media del
trio non abbia più quel colore pisello tenue che si appiccica addosso ai
germogli, il senso di novità
permane, senz’altro più vicino ai sempreverdi che non ai trifogli. Nessuna
preoccupazione per il “genere”: la musica è musica, e tanto basta. E,
spesso, gli attraversamenti pericolosi sono più sicuri delle zebre. Intese
come strisce pedonali. Il trio spazia dalla mazurka alla bossanova, dal tango
allo swing, dal gospel al valzer. Animati dalle migliori invenzioni, o, se
preferite, animali dalle migliori intenzioni. Un po’ sopra le righe, un po’
oltre i margini, quel tanto che basta per non scappare fuori dal bordo del
foglio. La chitarra di Sandro Di Pisa, il sax soprano, il flauto ed il
clarinetto di Gilberto Tarocco, giocano attorno -e dentro- testi e melodie
senza l’ansia di arrivare da qualche parte, col gusto antico e atemporale
del percorso, disegnando paesaggi. La voce di Fabio KoRyu Calabrò, intanto,
racconta. Sono pezzi di fegato, polpette di cervello, fette di cuore. Menu
tutt’altro che vegetariano. Fabio ha sempre scritto così. Senza
trattenersi. A diciotto anni rifiutò un brillante contratto con una “major”
per non dover adattare i suoi testi al mercato. Artista multimediale, poi
monaco zen, poi architetto, poi papà di Lucrezia -che oggi ha dodici anni e
muove i primi passi nel mondo dello spettacolo-, KoRyu può contare su una
serie di “fans” storici, supporter ed amici che negli anni lo hanno
accompagnato attraverso il mistero di una canzone che forse non arriverà mai,
quella preceduta dall’articolo “la”, quella che non si può scrivere, ma
la cui musica guida ancora tutti gli organi interni verso la più onesta delle
trasformazioni, quella digestiva. Calabrò e i Colibrì sfornano deliziosi
pasticcini e focacce assai condite, alla faccia delle diete che un orizzonte
culturale troppo angusto impone ai pigri. Pochi movimenti, quasi tutti
interiori e proprio tutti importanti, alla faccia delle palestrature che un
mondo malato impone agli illusi. Le note, le solite, trite, familiari sette
note. E le parole, forse molte di più, ma usate senza
paura di dire le piccole verità celate in ogni grande menzogna che abbia
ancora la pretesa di chiamarsi: vita. Stante tutto questo, ma tenendo conto
soprattutto del resto, sì: questo è cabaret. Quello vero.