Astronomia pre-scientifica





ACQUISIZIONI PRIMITIVE
E' abbastanza banale dire che, probabilmente la prima nozione di carattere astronomico acquisita dall'uomo primitivo fu quella derivata dall' associare l'alternanza del dì e della notte al percorso giornaliero del Sole. Sono ovvie le ragioni per le quali l'astro solare attrasse inizialmente più di ogni altro l'attenzione dell'Uomo: furono certamente la sua unicità, la sensazione di benessere corporale che la sua presenza elargiva. Della vera e propria speculazione sulla variabilità nell'ampiezza dell'arco diurno diremo in seguito. Per ora, ci limitiamo a notare, tra le primissime nozioni associate al Sole, il crescere dell'intensità della radiazione solare con l'altezza, il raggiungimento di una massima altezza e l'associazione a questa di una direzione fissa per un dato luogo, subito seguita dall'altra nozione che la detta direzione si trovava esattamente a mezza strada tra le altre due importanti direzioni del sorgere e del tramonto. Queste specifiche nozioni sul Sole, assieme a quelle derivate dall'osservazione notturna che gli altri oggetti che apparivano in cielo (tra i quali uno simile per dimensioni a quelle del Sole ma di diverso aspetto), avevano caratteristiche di moto abbastanza simili a quelle del Sole, furono certamente le prime riflessioni di natura astronomica.

Una successiva osservazione, nella quale è ravvisabile un primo intento di geometrizzazione, fu certamente quella riguardante la circolarità dei moti dei corpi celesti, circolarità che si poteva presumere di estendere anche alla parte di moto svolgentesi al di sotto dell'orizzonte visibile. Naturalmente ci volle un lungo periodo di tempo affinchè questo concetto di circolarità si consolidasse. A proposito dell'affermarsi del concetto di circolarità della traiettoria descritta da ogni corpo celeste, è probabile che la sua affermazione sia stata favorita dalla constatazione che ogni corpo, così come spariva dalla vista sempre nello stesso punto dell'orizzonte occidentale, tornava ogni volta ad apparire allo stesso punto dell'orizzonte orientale.

Altra osservazione indicativa di una tendenza a una razionalizzazione geometrica dei moti dei corpi celesti fu quella concernente la uniformità dei moti stessi, intendendo con ciò il concetto di velocità uniforme con cui avveniva lo spostamento nel cielo dei vari corpi. Anche per la acquisizione di questo concetto (certamente successivo a quello di circolarità), dovette trascorrere un relativamente lungo periodo di tempo. Vedremo in seguito che questi due concetti (circolarità e uniformità dei moti) diverranno nella giovane scienza astronomica greca assiomi talmente radicati da farla incamminare in un percorso erroneo che si protrarrà per circa due millenni (avendo la stessa giovane scienza purtroppo respinto la geniale intuizione di Eraclide Pontico sul moto rotatorio della Terra). La spiegazione più attendibile per capire il radicamento dei due assiomi, va evidentemente ricercata nel fatto che essi si consolidarono in un'epoca ben antecedente a quella della nascita dell'astronomia scientifica, in un'epoca nella quale le menti degli uomini risentivano di una condizione di marcato infantilismo che faceva loro accettare i fenomeni celesti solamente nei loro aspetti più immediatamente acquisibili.

A questo punto, cioè dopo l'acquisizione delle nozioni di circolarità ed uniformità dei moti, l'Uomo esegue una osservazione di notevole valore: la constatazione che mentre per gli oggetti luminosi che si manifestavano in così gran numero, il moto avveniva costantemente sullo stesso arco

(cioè su un arco che, per un dato luogo, manteneva costanti i punti del sorgere, del tramonto e della culminazione meridiana), per il Sole e per la Luna questo non avveniva.
Per questi due astri si aveva una variazione giornaliera dei parametri relativi ai due archi, con conseguenze di enorme importanza specialmente per il Sole. Allora, i moti degli oggetti celesti, per il semplice fatto di indurre gli osservatori a porsi in una favorevole posizione di osservazione (che per gli osservatori dell'emisfero nord era probabilmente quella di volgere lo sguardo verso sud, piuttosto che verso nord, perchè volgendosi verso sud si poteva abbracciare l'intero arco diurno percorso da un oggetto di media altezza) portavano ad attribuire una qualifica privilegiata alla direzione sud, essendo quella che, partendo dall'osservatore, consentiva di bisecare un qualsiasi arco diurno, individuando il punto dell'orizzonte intermedio tra quelli del sorgere e del tramonto. E' altamente presumibile quindi, che il primo cardine dell'orizzonte individuato dall'Uomo dell'emisfero nord, ai fini pratici di orientamento per gli spostamenti quotidiani e di lungo periodo, sia stato quello sud.

Altra tappa fondamentale nell'accumulo di conoscenze astronomiche fu quella derivante dall'osservazione dell'angolazione costante con cui gli archi diurni percorsi da tutti gli oggetti celesti (ad eccezione dei due luminari) tagliavano l'orizzonte.

In conseguenza di questa osservazione, si ebbero pure le osservazioni (1) di un asse attorno al quale avvenivano le rotazioni di tutti gli oggetti, (2) della direzione (nord) opposta alla fondamentale (sud), (3) di un arco di ampiezza massima (cioè dell'equatore) rispetto a quella di tutti gli oggetti celesti.

E' lecito pensare che fino a questo punto l'Uomo abbia rivolto la sua attenzione ai tanti oggetti che gli apparivano in cielo senza associarli a qualcosa che li unificava tutti, stabilendo tra loro un certo legame. Intendiamo dire che ebbe inizio, a questo punto, la percezione di una superficie sferica lontanissima, evidentemente dotata di una certa materialità perchè doveva essere capace di tenere fissati su di sé tutti gli oggetti celesti; fissati perchè (1) le ripetute osservazioni avevano mostrato che per la quasi totalità di essi le distanze sferiche reciproche rimanevano inalterate e (2) tutti gli oggetti apparivano alla stessa distanza. (Potremmo dire che gli uomini furono in un certo senso "costretti" a postulare l'esistenza di una sfera celeste solida reale, perchè, a causa del fatto che quello che i loro occhi vedevano erano corpi celesti che si muovevano, l'unico modo che avevano per giustificare il mantenimento di distanze reciproche costanti tra i detti oggetti in moto era appunto quello di immaginarli incastonati su un'unica superficie sferica).

Avendo quindi acquisito la importantissima nozione di un'unica immensa superficie sferica recante tutti gli astri, è evidente che l'indagine si sia orientata nello stabilire se tutti i corpi (tranne Sole e Luna, dei quali erano apparsi evidenti, fin da principio, le speciali caratteristiche dei moti) mantenevano le loro posizioni reciproche costantemente nel tempo. E' quindi a questo punto che si iniziò a prendere in considerazione con maggiore attenzione gli strani moti dei pianeti, che si iniziò a speculare sulla loro diversità rispetto alle stelle fisse, diversità riscontrabile chiaramente anche dalla loro luminosità stabile, in contrapposizione a quella tremolante delle stelle. E' probabile che Venere (dapprima interpretato come due distinti astri, uno del mattino e uno della sera) sia stato il primo pianeta su cui si sia appuntata l'attenzione, . A lui seguì Giove, per la sua notevole luminosità, quindi Marte e Saturno.

Per quanto riguarda i raggruppamenti di vari asterismi secondo fantasiose associazioni, si può pensare che ciò abbia avuto una genesi lenta e certamente precedente alla fase di attenzione verso i pianeti. E' naturale pensare che le varie associazioni siano state influenzate dalle specifiche culture, ma è anche lecito immaginare che le migrazioni con i conseguenti contatti tra le culture abbiano dato luogo a scambi di informazioni astronomiche, tra i quali, appunto, la raffigurazione di elementi cosmogonici nelle varie costellazioni.


L'OSSERVAZIONE DEL SOLE
Veniamo dunque alla speculazione sul Sole, il primo astro, sicuramente, su cui sia stata esercitata una osservazione sistematica. E' evidente il carattere di vera e propria necessità che ha indotto l'Uomo a indagare sulla meccanica dei movimenti del Sole. Immediata è stata l'acquisizione della preminenza della funzione del Sole per la sopravvivenza, sia in senso lato che per le necessità quotidiane. Si potrebbe parlare di una "subordinazione dell'Uomo al Sole".

Il carattere speciale del movimento del Sole venne evidenziato nei seguenti punti: (1) ciclicità nella variazione del parallelo di declinazione percorso giornalmente (arco giornaliero), (2) un complessivo moto spiraliforme che si differenziava nettamente dalla costanza dell'arco giornaliero descritto dalle stelle.
Evidentemente le osservazioni di cui sopra vennero acquisite dopo un lungo periodo di tempo che non è il caso ora di tentare di valutare. Furono certamente osservazioni eseguite da tutti i raggruppamenti umani, utilizzando opportune marcature nel terreno per indicare gli archi di massima e minima ampiezza.
L'osservazione (1) è quella che condusse (a) alla indagine sulla durata dell'anno (numero di giorni che dovevano trascorrere affinchè il Sole tornasse a percorrere lo stesso arco giornaliero), (b) alla determinazione degli istanti degli equinozi e dei solstizi, con la conseguente nozione della suddivisione del periodo annuale in quattro fasi. Ma l'enorme significato dell'osservazione (1) sta nel fatto che in essa si concretizza la nozione di anno astronomico associato alle quattro fasi stagionali meteorologiche.

A queste acquisizioni i vari raggruppamenti umani pervennero prendendo nota, giorno per giorno, dei punti di sorgere e di tramonto del Sole. Questa è stata una pratica di tutte le culture, testimoniata da molti ritrovamenti di siti nei quali venivano impostati questi primi "osservatori astronomici", consistenti, in genere, in un tumulo centrale che svolgeva la funzione di punto di osservazione, e in sei marche di riferimento, di varia natura, che venivano collocate permanentemente in punti dell'orizzonte nei quali si avevano il sorgere e il tramonto del Sole nei giorni degli equinozi e dei solstizi.

Le società primitive venivano quindi a disporre di un mezzo, sia pure elementare ma non per questo dotato di una sua efficienza relativa, per avere una valutazione dell'epoca dell'anno, valutazione che veniva applicata certamente in modo precipuo alle attività agricole, ma non solo a quello.
Si ha una dimostrazione di quanto sopra nei numerosi ritrovamenti di questi primitivi osservatori, effettuati nell'altopiano veneto-carsico, una zona nella quale si ebbe una vera e propria "civiltà della transumanza" per millenni. Questi osservatori venivano proficuamente utilizzati dalle popolazioni locali per decidere quando era venuta l'epoca dell'anno in cui si dovevano trasferire le greggi verso località di altitudine più elevata all'inizio della stagione calda, o verso il piano all'inizio di quella fredda.

A questo punto è opportuno fare menzione della fondamentale applicazione di nozioni astronomiche alle prime forme istituzionalizzate di attività civili-religiose (evidentemente i due aspetti di attività umane civili e religiose ebbero per un lungo tempo caratteri di notevole simbiosi, prolungandosi attraverso molte civiltà). Ci riferiamo, ad esempio, all'orientamento astronomico dato a monumenti sepolcrali primitivi nonchè ad edifici pubblici di vario tipo (templi, biblioteche, ecc.). Numerosi ritrovamenti di questi monumenti (Sardegna, Catalogna, Mesopotamia, ecc.) dimostrano che queste applicazioni astronomiche ebbero diffusione presso diverse culture.



ASTRONOMIA E ASTROLOGIA
Se vogliamo spiegarci quali siano state le ragioni che hanno reso l'astrologia talmente radicata nella mente umana al punto da farle assumere, fino a tutt'oggi, un vero e proprio carattere fideistico, dobbiamo ammettere che il ruolo fondamentale in questo processo di radicamento venne giocato dalla acquisizione da parte dell'umanità, del concetto di associazione tra ciclo stagionale agricolo e ciclo annuale del Sole. Vediamo di fornire una dimostrazione accettabile di questa affermazione.

Consideriamo la situazione umana all'apoca delle caverne. Potremmo dire, in maniera affrettata e tuttavia accettabile, che caratteristica precipua di quella situazione era la condizione di elevata precarietà nella quale si svolgeva la vita degli uomini. Procurarsi il cibo giornaliero era l'attività assillante che impegnava pressochè totalmente le energie fisiche e intellettuali. Dobbiamo ammettere che la durezza stessa delle condizioni di vita costituiva il miglior stimolo per ricercare condizioni di vita nelle quali si avesse una attenuazione di quelle caratteristiche di precarietà.

Consideriamo ora la situazione di quegli agglomerati umani dati dagli stanziamenti stabili che si ebbero lungo i corsi di grandi fiumi (Tigri-Eufrate, Indo, Nilo, ecc.). A nessuno sfugge l'enorme differenza tra le due situazioni. Si potrebbe dire, con linguaggio sicuramente approssimato ma pur suggestivo nella sua semplicità, che tra le due situazioni abbia avuto luogo la più grande conquista dell'umanità di tutti i tempi. Infatti, nella seconda situazione si ha una prima forma, sia pur rudimentale di Stato organizzato, con funzionari preposti a far osservare le leggi, con una parte di popolazione preposta alla produzione del cibo per tutti, con un'altra parte di popolazione preposta alla difesa comune, ecc. Tra le due situazioni si ha un vero e proprio spartiacque: da una parte la primitiva condizione "pseudo-ferina", dall'altra una società organizzata. A parte naturalmente l'ovvia considerazione del fatto che alla seconda condizione si pervenne attraverso un processo estremamente graduale, protrattosi per lunghi periodi di tempo, con l'accumulo di successive acquisizioni, rimane il dato di fatto che questa conquista consistette, ridotta nei suoi termini essenziali, nell'aver associato la nozione astronomica di ciclo solare annuo con l'influenza che esso esercitava sull'attività agricola: l'astro solare produceva degli eventi agricoli scanditi nel tempo e chiaramente prevedibili. Può a questo proposito essere suggestivo ricordare che una delle prime opere della letteratura dell'Occidente (probabilmente verso la fine del secolo VIII a.C.), sia stata Le opere e i giorni, di Esiodo. Nel titolo sono sintetizzati i due termini dell'associazione di cui sopra: "i giorni" si riferisce a determinate epoche dell'anno associate a riferimenti astronomici, mentre "le opere" si riferisce ai lavori agricoli da eseguire proprio a quelle epoche. Quest'opera di Esiodo è chiaramente considerata il primo "manuale dell'agricoltore". Se ora ci chiediamo quali conseguenze possa aver avuto sulla psiche umana un rivolgimento epocale di tale portata, non possiamo tralasciare di prendere in considerazione (1) il valore enorme della conquista, riguardante la sfera della lotta per la sopravvivenza e (2) la condizione di infantilismo psichico nella quale ancora si trovava l'umanità.

Siamo dunque portati a pensare che fra i sedimenti archetipici che incominciarono a consolidarsi in questa fase di sviluppo dell'umanità vi possa essere stato anche quello relativo a una attitudine di rispetto sacrale per il "cielo" perchè (1) aveva elargito un così notevole beneficio e (2) perchè in esso si concretizzava una corrispondenza tra determinati fenomeni celesti e altrettanto determinate conseguenze che si avevano sulla Terra, che divenivano prevedibili. L'estensione di questa corrispondenza ad altri aspetti della vita terrena diede origine all'astrologia.




Le prime organizzazioni civili

(Tutte lungo il corso di grandi fiumi).