Siamo soli nell'universo? Alcune caratteristiche della civiltà umana indicano che non dovremmo essere soli, che però le possibilità di interferenza con altre eventuali civiltà sono minime e che, per sopravvivere ed evolvere la civiltà umana è destinata a svolgere un ruolo nell'universo circostante, a partire dagli astri a poche decine o centinaia di anni luce dal sistema solare.

I grandi miglioramenti e le grandi scoperte geografiche sono avvenute solo dopo aver superato i concetti di centralità della Terra nell'Universo, e di centralità del mondo Europeo sulla Terra.

La civiltà umana si è sviluppata notevolmente ed attraverso evoluzioni e rivoluzioni culturali e la ricerca scientifica ha saputo acquisire la capacità di gestire mezzi, tecnologie che le permettono non solo di gestire quantità di energia crescenti in modo esponenziale ma anche di esplorare validamente lo spazio circostante il pianeta Terra.

Tutto questo è avvenuto in un periodo di tempo che è quasi esattamente la metà della prevista vita di funzionamento "regolare" del sole, il quale ha le dimensioni ottimali per durare ben 10 miliardi di anni; fosse stato solo un pò più grande saremmo al termine della vita dell'astro con le varie conseguenze catastrofiche, con progressivo ingrandimento dell'astro ed il raggiungimento sulla Terra di temperature incompatibili con qualsiasi forma di vita.

Questo, a mio parere non può essere un fatto casuale, ma corrisponde alle condizioni esistenziali necessarie per lo sviluppo di una qualsiasi civiltà intelligente nell'universo

Così come il mare Mediterraneo ha favorito lo sviluppo della civiltà occidentale che ha potuto progredire per millenni al riparo dai disastrosi tzunami che colpiscono periodicamente le coste che si affacciano sui vari oceani, da gigantesche inondazioni delle quali abbiamo traccia nella Bibbia, ma anche nell'Epopea di Gilgamesh, come il Diluvio Universale e la storia dell'Arca di Noè, dovuta probabilmente ad un meteorite che colpì il Golfo Persico provocando l'inondazione della Mesopotamia, mentre la navigazione poteva svolgersi in modo relativamente sicuro mediante barche a remi e semplici vele date le distanze ridotte rispetto alle rotte oceaniche, così il sistema solare ha garantito, in corrispondenza dell'orbita terrestre condizioni sufficientemente stabili, dopo un lungo assestamento, per lo sviluppo della vita sulla Terra.

Certamente il travaglio della formazione del pianeta Terra è stato molto particolare e variegato; ad esempio lo scontro "strisciante" con un altro pianeta più piccolo, forse la parte rimanente del pianeta disintegratosi tra Marte e Giove, ha provveduto a spargere sulla superficie della Terra o a profondità non elevate il nucleo metallico del piccolo pianeta che rimbalzando ha finito col formare la Luna, che appunto non ha un nucleo centrale metallico pesante, ed ha contribuito alla larga disponibilità dei metalli sulla superficie del nostro pianeta; inoltre l'impatto ha variato l'inclinazione dell'asse terrestre della giusta quantità necessaria per l'alternarsi delle stagioni, ed è stato dimostrato che la relativa stabilità dell'inclinazione dell'asse terrestre è dovuta anche all'orbita della Luna.

L'insieme di tutte queste circostanze favorevoli è difficilmente riproducibile, ma è comunque nell'ambito delle possibilità di formazione di altri sistemi solari simili al nostro.

Le origini della vita sulla Terra invece non sono affatto chiare; la teoria evoluzionista di Darwin spiega solo in parte l'evoluzione delle specie viventi.

La stessa scomparsa dei dinosauri ad opera del grande meteorite di 10 Km di diametro che colpì la Terra 60 milioni di anni fa in corrispondenza del golfo vicino alla penisola dello Yucatan non spiega di per sè il fenomeno; dire che il meteorite con gli incendi, le inondazioni e gli sconvolgimenti climatici ha determinato la scomparsa di tutte le specie viventi tranne quelle che sono sopravvissute non è una spiegazione particolarmente valida dal punto di vista scientifico, a meno che non si facciano intervenire altri fattori, ad esempio l'introduzione di batteri e virus prima non esistenti che hanno mutato il dna di alcune specie viventi, che prima non potevano evolversi, con effetti deleteri per le specie che fino ad allora, per almeno 200 milioni di anni avevano dominato il pianeta.

Quindi quel meteorite poteva avere al suo interno batteri e virus; questo è possibile se derivava dal pianeta disintegratosi tra Marte e Giove, ma poteva anche arrivare da un altro sistema simile al sistema solare, presente nella nostra Galassia.

I batteri estremofili resistono e possono vivere anche a grande profondità; sono stati ritrovati anche nei più profondi scavi effettuati sia per estrazione degli idrocarburi sia per scopi scientifici.

Se un pianeta che li ospita subisce l'impatto di un altro corpo celeste (nel caso del pianeta disintegratosi tra Marte e Giove potrebbe essere stato l'impatto con il satellite più esterno dell'orbita di Giove) i vari frammenti in forma di grandi e piccoli meteoriti vengono scagliati in tutte le direzioni e possono assumere velocità anche molto più elevate di quelle dei pianeti che impattano; quindi potrebbero anche avere velocità sufficienti non solo per uscire dal sistema solare ma anche dalla stessa galassia che li ospita, assumendo un percorso indipendente attraverso le profondità dello spazio.

Mentre all'esterno di tali meteoriti la temperatura scenderebbe a valori prossimi allo 0°K, all'interno il decadimento radioattivo degli atomi di uranio e di torio potrebbero garantire, per asteroidi di una certa dimensione, temperature, sia pure basse ma compatibili con l'elevata resistenza che dimostrano i batteri estremofili, in grado di resistere alcuni a temperature superiori a 100°C, altri a temperature molto al disotto dello 0°C.

In tal situazione anche il fenomeno della "fusione fredda" potrebbe giocare un ruolo molto importante, e potrebbe essere attivato durante l'attraversamento di campi magnetici variabili o grazie alla rotazione dell'asteroide in tali campi magnetici (che permeano tutto l'universo).

Paradossalmente gli stessi elementi che impediscono un utilizzo pratico del fenomeno della "fusione fredda" (non sopporta il raggiungimento di temperature utili per generare energia dal vapore surriscaldato) garantirebbero quel minimo di riscaldamento tale da permettere la sopravvivenza dei microorganismi all'interno dell'asteroide.

Quindi la presenza di un pò di acqua e degli atomi di platino e di palladio oltre al ferro, al nichel e ad altri potrebbe, insieme al decadimento degli atomi di uranio e di torio, garantire nell'asteroide condizioni di sopravvivenza per i microorganismi per tempi anche superiori alla stessa attuale vita stimata dell'universo!

Se asteroidi di questo tipo potessero arrivare da universi precedenti il big bang che ha generato il nostro universo, questi avrebbe una memoria in grado di trasferirsi da un universo ad uno successivo!

L'universo stesso non sarebbe un ammasso informe di materia ma avrebbe una propria memoria; sarebbe la memoria dell'Essere Supremo che ha creato tutto, anche la vita sulla Terra!

 

Una riprova della notevolissima complessità insita in un "semplice" batterio è descritto nell'articolo "La salmonella sa ristrutturare il suo DNA" riportato sull'inserto scientifico della Stampa di Mercoledi 19 Ottobre 2005.

"La scoperta all'Università di Uppsala grazie allo studio delle mutazioni in quasi 7000 generazioni del batterio: in solo 50.000 anni rinnova così un quarto dei suoi geni!"

"I batteri patogeni, che provocano malattie, sono particolarmente interessanti dal punto di vista genetico poichè devono continuamente inventare nuovi trucchi per intrufolarsi nei loro ospiti, che a loro volta sviluppano nuove contromisure, portando ad una sorta di evoluzione accelerata".

"La salmonella infetta nel mondo 1.000.000 di persone all'anno...."

"La salmonella è un batterio molto intraprendente, in grado di infettare creature diversissime, come mammiferi, uccelli e rettili, ma anche di nascondersi nell'ambiente in attesa di un ospite adatto.

Dal 1885 ad oggi sono stati identificati 2213 ceppi, anche se quelli che infettano gli esseri umani sono solo due, Salmonella enteritidis e Salmonella typhimurium, più comune.

Ma come ha fatto la salmonella, che ha avuto origine 100 milioni di anni fa dal ben noto Escherichia coli, che viveva libero nell'ambiente, a evolvere in questa incredibile varietà di batteri?

Dan Anderson ...... ha studiato sperimentalmente con il sistema delle micromatrici di DNA 6750 generazioni di batteri.

E' emerso che la salmonella è in grado di espellere dal proprio genoma i pezzi di Dna superflui o diventati inutili.

I batteri Salmonella sono potenzialmente in grado di perdere fino ad un quarto dei loro geni in 50.000 anni, snellendo il loro genoma e facendo spazio per nuovi geni, magari presi in prestito da altri batteri."

"Ma i trucchi genetici della salmonella non sono finiti qui. Deve vivere infatti nel cibo, freddo, per poi iniziare il processo infettivo quando entrano nel corpo ospite, caldo.

La risposta della salmonella  alla temperatura è stata studiata da John Landbury del University College London; a bassa temperatura la salmonella disattiva i geni necessari per l'infezione e li riattiva una volta che si trova nel corpo caldo di un ospite. Non vuole sprecare energie mentre aspetta di essere mangiata su una foglia di lattuga."

"L'interruttore termico è una proteina chiamata H-NS, che permette l'attivazione in pochi minuti di 532 geni diversi, necessari per azioni come nuotare, poco utili sulla foglia di insalata."

Con altri trucchi "è in grado di attingere ad una risorsa energetica inusuale, l'idrogeno molecolare, che viene spezzato sulla membrana cellulare e reso disponibile per ulteriori reazioni chimiche".

 

 

In breve la civiltà umana ha acquisito notevolissimi strumenti fisici e tecnologici che le permettono di far fronte a tutti i problemi energetici, ma inevitabilmente si è moltiplicato l'impatto sull'ambiente in maniera altrettanto esponenziale, con la desertificazione di vaste aree di territorio prima fertili che ora producono solo polvere sottile, carica di agenti patogeni e che si diffonde anche con le tempeste di polvere e sabbia; nel maggio 2001 una di queste tempeste attraversò tutta l'Europa e porto milioni di tonnellate di polvere fino in Gran Bretagna, che si ritrovò tutta coperta da un sottile strato di polvere; 6 giorni dopo scoppio l'afta epizoica che infettò milioni di capi di bestiame che dovettero essere abbattuti e provocò danni per miliardi di sterline; 6 giorni è esattamente il tempo di incubazione di quel microorganismo, che quasi certamente fu portato da quella tempesta di sabbia, proveniente dal Sahel, zona del Sahara infestata dallo stesso microorganismo.

 

L'impatto sull'ambiente provoca anche una continua diminuzione della differenziazione genetica delle specie sia animali che vegetali; in futuro quindi esplorazioni spaziali mediante sonde automatiche potrebbero raggiungere pianeti simili alla Terra, trovare nuove specie genetiche, sequenziarne il Dna e ritrasmetterlo sulla Terra alla velocità della luce, permettendo il ripristino di una sufficiente differenziazione biologica, con l'eventuale messa a punto di nuovi tipi di farmaci ed antibiotici.

 

Siccome questa è, in futuro, una scelta praticamente obbligata oltre che interessante, ed implica il trasporto verso nuovi pianeti di batteri e virus locali al fine di analizzarne in loco le interazioni nella ricerca di nuovi antibiotici e di nuovi farmaci, la civiltà umana è portata a svolgere un ruolo: diffondere la "memoria" dell'Essere Supremo nello spazio circostante, in forma di batteri e virus compatibili con lo sviluppo di eventuali civiltà intelligenti in altri pianeti simili alla Terra, ricavandone continue, cospicue e nuove informazioni e differenziazioni genetiche.

 

Questo ruolo è anche una delle migliori garanzie di sopravvivenza della civiltà umana nel presente e nel futuro

Concludendo:

forse la civiltà umana è figlia dello stesso ruolo che è chiamata a svolgere, nel presente e nel futuro.

 

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