CIRANO DI BERGERAC

Riduzione di Jean-Paul Rappeneau e Jean-Claude Carrière

Traduzione di Oreste Lionello

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ATTO V - CONVENTO

Le suore     I nemici     L'ultima visita     La gazzetta     La lettera     La verità     La morte     Epitaffio    

SUORE: È duca ormai, il conte. - È marescial decano. - Da tempo non veniva a farle il baciamano.

DE GUICHE: Sempre a lutto?

ROSSANA: Sì, sempre.

DE GUICHE: Sempre fedele?

ROSSANA: Sì.

DE GUICHE: Mi avete perdonato?

ROSSANA: Dal fatto che son qui…

SUOR CLARA: Suor Marta ha peccato di golosità: la prugna dalla torta…

SUOR MARGHERITA: Suor Marta, non si fa!

SUOR MARTA: Sparlare è peccato! M'era caduta in mano…

SUOR MARGHERITA: E questa sera io lo dirò a messer Cirano.

SUOR MARTA: Oh, no!

SUOR CLARA: Gli ho preparato un po' di pane angelico.

SUOR MARGHERITA: Sapete che, diciamo, non è troppo evangelico…

SUOR MARTA: Noi lo convertiremo.

SUOR CLARA: Sì! Sì!

SUOR MARGHERITA: Il nostro ribelle non va su questo punto provocato, sorelle. Se non tornasse più? Basta con le novene.

SUOR MARTA: Ma… Dio…

SUOR MARGHERITA: Rassicuratevi. Dio lo conosce bene.

SUOR CLARA: Ma il sabato, ogni volta, con aria da gradasso, mi dice: "Ieri, sorella, feci venerdì grasso."

SUOR MARGHERITA: Vi dice questo?

SUOR CLARA: Sempre!

SUOR MARGHERITA: Ma sabato passato eran due giorni interi che non avea mangiato. (le suore escono)

DE GUICHE: L'amate anche da morto?

ROSSANA: Mi sembra che talvolta lo è a metà. Il cuore suo col mio si ascolta, e l'amor suo si addensa intorno a me, presente. Oh, guarda, ecco Le Bret.

DE GUICHE: E viene qui sovente?

LE BRET: Illustre maresciallo…

ROSSANA: Voi arrivaste invano, viene alle sette in punto.

DE GUICHE: Chi viene qui?

ROSSANA: Cirano.

DE GUICHE: Ah, lui… E come sta?

LE BRET: Male.

DE GUICHE: Male?

ROSSANA: Strafa…

LE BRET: Glielo avevo predetto: oblio, povertà… Con i pamphlet che scrive aumenta i suoi nemici. Attacca i falsi nobili, insulta i falsi amici, i falsi coraggiosi, i plagiari, insomma il mondo.

ROSSANA: Ma la sua spada suscita un terrore profondo.

DE GUICHE: Colpa sua, rifiutò ogni patteggiamento. Libero, nei pensieri e nel comportamento.

LE BRET: Monsignor duca !…

DE GUICHE: So, io ho tutto e lui niente. Però gli stringerei quella mano insolente! Addio.

ROSSANA: Vi accompagno.

DE GUICHE: Sì, l'invidio talvolta. Quando la vita suona l'ora della raccolta, si sentono, senza aver fatto troppo di male, mille piccoli disgusti di sé stesso, il cui totale non fa un rimorso pieno ma un malessere oscuro. E il mantello del duca trascina sicuro, scalando degli onori i gradini rampanti, un crepitìo di illusioni secche e di rimpianti.

ROSSANA: Siete un bel sognatore…

DE GUICHE: Eh, sì. Signor Le Bret, scusate una parola. È chiaro che non c'è chi attacchi il vostro amico, ma è troppo in vetrina. E uno disse ieri, al gioco dalla regina: "Questo Cirano può morir di un accidente." Non esca in questi giorni, si guardi, sia prudente. (escono tranne Rossana)

PASSANTI: Un medico, mio Dio, un medico, signore… - Voi restate con lui… - Sì. - Torno col dottore.

SUOR MARTA: Questa è l'ora, madame. Qualche contrarietà?

ROSSANA: Nulla gli può impedire di venire.

SUOR MARTA: È qua!

ROSSANA: Sta finendo la lana. I colori, che inganni, difficile accostarli. Dopo quattordici anni, per la prima volta in ritardo…

CIRANO: Sì, lo so, e m'arrabbio. Mi ci hanno costretto, però, a causa di una visita assai inopportuna.

ROSSANA: Ah, sì? Di un seccatore?

CIRANO: No, cugina, di una seccatrice.

ROSSANA: L'avete mandata via?

CIRANO: Eh… Le dissi: "Scusatemi ma è sabato, giorno in cui mi prefissi di non mancar di visita a una certa signora. Nulla potrà impedirmelo. Ripassate tra un'ora."

ROSSANA: Se vi vuole stasera, prima dovrà aspettare. Avanti che imbrunisca io non vi lascio andare.

CIRANO: Ma forse un po' più presto occorrerà che io parta.

ROSSANA: Non fate i dispettucci a suor Marta?

CIRANO: Sì. Suor Marta, venite. Ha, ha, ha, begli occhi di viltà…

SUOR MARTA: Che avete?

CIRANO: Niente… Ieri ho mangiato grasso!

SUOR MARTA: Si sa. Ma siete così pallido!

CIRANO: State zitta.

SUOR MARTA: Vi aspetto subito in refettorio, e vi darò un brodetto caldo in scodellone.

CIRANO: D'accordo.

SUOR MARTA: Ci verrete?

ROSSANA: Lo convertite?

SUOR MARTA: Io? Ma io non sono un prete. (esce)

ROSSANA: Raccontatemi, questa settimana, che nuove? La mia gazzetta, aspetto.

CIRANO: Sì. Sabato diciannove: strabevendo vinello di Cette com'è di prassi, il re fu poi guarito con un paio di salassi. Domenica bruciarono al gran bal della regina seicentoventi ceri di cera sopraffina. L'armata, lunedì, batté Johann l'Austriaco; impiccati tre maghi. Il cane ipocondriaco di madame d'Athis fu servito di un clistere…

ROSSANA: Monsieur de Bergerac, vi prego di tacere…

CIRANO: Martedì, niente. Lygdamire cambiò amante.

ROSSANA: Oh.

CIRANO: Giovedì, la corte si trasferì a Fontainebleau. Venerdì venticinque, la bruna Mancini disse no al mattino e la sera disse sì. E sabato ventisei…

ROSSANA: Cugino!

CIRANO: No, vi giuro, non è niente, lasciatemi.

ROSSANA: Venite.

CIRANO: Vi assicuro… la ferita d'Arras… che… a volte…

ROSSANA: Siete smarrito.

CIRANO: … ma non è niente. Sta per finire. È finito.

ROSSANA: Ognuno ha una ferita, e io ho la mia. È qua, la mia ferita, di quattordici anni fa. In fondo all'ultimo suo scritto un'ombra langue, in cui s'intrecciano una lacrima e del sangue.

CIRANO: La sua lettera… Ma non è che mi diceste che un giorno l'avrei letta?

ROSSANA: La lettera? Vorreste?

CIRANO: Sì, lo voglio. È oggi.

ROSSANA: A voi.

CIRANO: Vorrei capire…

ROSSANA: Aprite, su.

CIRANO: "Rossana, addio. Vado a morire…"

ROSSANA: A voce alta?

CIRANO: "Avverrà domani, beneamata. Ho il cuore ancora pieno d'anima inappagata, e muoio, e mai più, mai i miei occhi assetati, i miei sguardi che voi…"

ROSSANA: Che accenti inusitati, per leggere.

CIRANO: "… che voi invano dissetavate, carezzeranno al vol i gesti che voi fate. Ne rivedo uno che vi è molto familiare: quel toccarvi la fronte, e io vorrei gridare…"

ROSSANA: Come la leggete, questa lettera?

CIRANO: "… e grido addio, mia cara…"

ROSSANA: Una voce che…

CIRANO: "… mia carissima, mio tesoro…"

ROSSANA: … ha un calore…

CIRANO: "… amore."

ROSSANA: … che non si ascolta mai, ma che non ascolto per la prima volta.

CIRANO: "Il cuore mio giammai vi abbandonò un secondo, e io sono e vi sarò, fino nell'altro mondo, colui il quale vi amò immensamente, chi…"

ROSSANA: Com'è che fate a leggere, quasi al buio così?

CIRANO: È sera?

ROSSANA: Dunque voi.

CIRANO: Rossana, vi sbagliate.

ROSSANA: Dovevo già capirlo dal come mi chiamavate.

CIRANO: No, io non fui quello.

ROSSANA: Foste voi.

CIRANO: Non fu mia.

ROSSANA: Adesso scopro tutta la splendida bugia. Le lettere, foste voi…

CIRANO: No!

ROSSANA: Le frasi galeotte, dolci e forti…

CIRANO: No.

ROSSANA: Voi, la voce nella notte…

CIRANO: Giuro di no.

ROSSANA: Ma l'anima era la vostra, dentro.

CIRANO: Non vi amavo.

ROSSANA: Moltissimo.

CIRANO: No, l'altro, io non centro.

ROSSANA: Mi amavate.

CIRANO: No…

ROSSANA: Già il vostro è un mormorìo.

CIRANO: No, no, mio caro amore. Non vi amavo, amor mio.

ROSSANA: Ah, cose morte e nate tra sogni e disinganni… Perché aver taciuto questi quattordici anni, dato che in questo foglio, che di lui nulla contiene, le lacrime son vostre?

CIRANO: Ma il sangue gli appartiene.

LE BRET: Cirano, ma sei qua?

CIRANO: Salve amici miei, sì.

LE BRET: Si è voluto uccidere, madame, venendo qui.

ROSSANA: Ma allora, poco fa… quel silenzio, il capo chino…?

CIRANO: È vero, non avevo chiuso il mio gazzettino. E sabato ventisei, prima di aver cenato, monsieur de Bergerac è morto assassinato.

ROSSANA: Cosa? Che vi hanno fatto?

CIRANO: Destino schernitore. Io che volevo cader da eroe, la punta al cuore… e infatti sono stato ucciso in un'imboscata, di spalle, da un lacché, con una bastonata. E sta bene. Ho mancato tutto, anche la mia morte.

RAGUENEAU: Oh, monsieur

CIRANO: Ragueneau, non pianger così forte.

ROSSANA: Cercate aiuto, andate.

CIRANO: No, no, perché? E poi dove? Quando tornereste potrei essere altrove. Che fai, ex pasticciere? Per chi spingi l'aratro? Hai un nuovo mestiere?

RAGUENEAU: Sì, Molière in teatro. Amici, son fallito.

CIRANO: E tua moglie ti ha lasciato. Molière… E che lavoro ti è stato assegnato?

RAGUENEAU: Spengitor di candele. Oh, è l'ultimo scalino, domani smetto, basta. Ieri c'era Scapino e ho visto che vi han presa una vostra scena.

LE BRET: Intera!

RAGUENEAU: Sì, signore, il celebre "Diavolo e acquasantiera".

LE BRET: Molière te l'ha rubata.

CIRANO: Shh, shh. Glielo permetto. E il pezzo va, produce ancora qualche effetto?

RAGUENEAU: Oh, monsieur! Le risate, le risate…

CIRANO: Sì, è così. La mia vita è quella di un ignoto che soffrì. Ricordate quella sera che Cristiano vi parlò sotto il balcone? Ebbene, che io volessi o no, mentre restavo in basso ad inventare gloria, erano altri a cogliere il bacio della vittoria. È giusto, e in più approvo la scritta sul mio avello: "Molière è un grande genio, e Cristiano era bello."

ROSSANA: Aiuto, sorelle, venite!

CIRANO: No, ogni premura è vana. Lasciatele, che preghino con la loro campana.

ROSSANA: Vi ho reso infelice, io, io!

CIRANO: Voi, così gentile? Ignorai la dolcezza delle donne. Ebbi ostile mia madre a cui non piacqui. Sorelle non ne ho avute. Per paura del ridicolo le donne le ho temute. Vi devo l'amicizia che mi deste, infinita. Grazie a voi una veste passò nella mia vita.

ROSSANA: Io vi amo, vivete.

CIRANO: Troppo tardi, cugina. Sto per salir lassù, nella luna opalina. Le anime che amo, simili agli estri miei, ritroverò in esilio, tra Socrate e Galilei. Filosofo, naturalista, maestro d'arme e rime, musicista, viaggiatore ascensionista, istrione ma non ebbe claque, amante anche, senza conquista, qui giace Ercole Savignano Cirano de Bergerac che fu tutto, e lo fu invano… Ma io vado, pardon, non posso far attendere. Visto il raggio di luna che mi è venuto a prendere? Non voglio il vostro appoggio, null'altro che le piante. Lei viene. Già mi sento di marmo raggelante, inguantato di piombo. Ah, poiché ella è in cammino, andrò a incontrar la sua falce col mio destino. Voi che dite? Non serve? Lo so, bella scoperta. Perché battersi solo se la vittoria è certa? È più bello quando è inutile, tra scoppi di scintille. Chi sono tutti quelli? Ah, ma siete mille e mille. Ah, sì, vi riconosco, nemici miei in consesso. Menzogna, Codardia, Doppiezza, Compromesso… Lo so che alla fin fine voi mi darete il matto. Che importa, io mi batto, io mi batto, io mi batto! Ah! Voi mi strappate tutto, l'alloro e la rosa. Servitevi. Malgrado voi, mi resta un'altra cosa che è mia. E quando a sera entrerò in quel di Dio, spazzerà il mio saluto l'azzurro sfavillìo e offrirò, con l'orgoglio che mai macchiai né macchio, l'indomita purezza del…

ROSSANA: Del…?

CIRANO: … mio pennacchio.

 

Trascritto da Gregorio Grasselli

Se avete suggerimenti sulle parole mancanti scrivete a: flowergreg (at) gmail . com

Nota sulla trascrizione: ho fatto riferimento al testo originale per trovare più indicazioni possibili riguardo alle parole non chiare. Purtroppo in molti punti il testo è stato modificato profondamente per adattarlo ai labiali degli attori (cosa che però ha permesso di ottenere un ritmo molto più simile all’originale rispetto alla traduzione di Mario Giobbe). Ho poi trovato un aiuto nei sottotitoli del DVD, ma anche questi, misteriosamente, contengono buchi ed errori evidenti, nonostante riportino fedelmente alcuni nomi in francese. Questo è quanto sono riuscito a fare finora. Per quanto riguarda le didascalie, ho preferito non aggiungerne nessuna (a parte le "uscite". L’entrata di un personaggio può coincidere con la sua prima battuta), nonostante il testo originale ne sia ricco come ogni altra opera teatrale del periodo. Ho lasciato il testo crudo, in una purezza shakespeariana più ricca di possibili interpretazioni. Perché a me piace così.

Gentile signor Grasselli,
la ringrazio prima di tutto per l'opera di trascrizione compiuta, che mi ha permesso di avere sempre sottomano una delle traduzioni più affascinanti del Cyrano (non essendo ancora riuscita ad impararlo proprio tutto a memoria ^^).
Per ora ho riletto il primo atto e le propongo alcuni suggerimenti:
1) Quando il pubblico reclama perché Cyrano caccia Montfleury, credo che la battuta sia "Vogliamo Montfleury, il dramma di Baro!"
2) Nella lunga tirata di Cyrano sui possibili insulti al suo naso, ha messo una "g" di troppo ad "emorragia". ^^
Inoltre, nella parodia di Piramo, la citazione va chiusa dopo "fellone": infatti il verso parodiato recita anche "Il en rougit, le traitre!", il che mi induce a credere che la corretta trascrizione in italiano sia "Ne arrossice, il fellone!"
3) Quando Cyrano dà l'appuntamento alla dama di Rossana, visto che il nome della via rimane in francese credo opportuno aggiungere la "i" francese a "Saint Honoré" (e togliere l'apostrofo ^^).
Per ora è quello che ho trovato, spero di essere stata utile e di non averla importunata.
S.G.

Ciao Gregorio! Allora è vero, hai fatto un'opera davvero monumentale! Te ne sono molto grato e penso che anche Oreste Lionello sarebbe stato contento di sapere, che il suo capolavoro è fruibile da tutti!
Non l'ho ancora letto tutto, perciò non ti so dare consigli per le, peraltro pochissime, parole mancanti. L'unica cosa che adesso ho notato, in uno dei pochi pezzi che ricordo a memoria, è che dove dice che Montfleury, quasi fosse Atlante, sorregge il verso, "che senz'anzi vi sa volare", io avevo sempre inteso "che senz'ansimi sa volare". Ma forse hai ragione tu. Ciao.

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