CIRANO DI BERGERAC

Riduzione di Jean-Paul Rappeneau e Jean-Claude Carrière

Traduzione di Oreste Lionello

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ATTO IV – CAMPO DI ARRAS

Assediati     Fame     Vanteria     La vendetta     Lettere segrete     Sortita     Rossana     Sazietà     Il vero amore     Disperazione     Il sigillo    

LE BRET: Ferito?

CIRANO: No. Sai bene che ormai han preso il vizio di mancarmi ogni volta.

LE BRET: Ma anche il tuo esercizio, ogni santa mattina, di trasformarti in messo, col rischio di…

CIRANO: Le ho giurato che avrebbe scritto spesso. A lui non dire niente. E lei non ha il sospetto che sta a morir di fame, sempre bello…

LE BRET: A letto, svelto!

CIRANO: Non brontolare, Le Bret. Ti ho già spiegato che, per passare le linee spagnole da ogni lato, basta aspettare che siano ubriachi.

LE BRET: Non porti mai qualcosa che la fame ci plachi.

CIRANO: Eh, no, solo i leggeri passano inosservati.

LE BRET: Eravamo assedianti, eccoci qua assediati. Che onta. Allora dormi? Lo prometti?

CIRANO: Prometto che devo finirne una.

LE BRET: Di che?

CIRANO: Delle mie lettere. (esce)

CARBON: Calmatevi ragazzi! Basta, in nome di Dio!

CIRANO: Cos'hanno dunque?

CADETTO: Fame!

CIRANO: E allora? Ce l'ho anch'io.

CADETTO: Ho le orecchie che sibilano e singhiozzi persistenti!

CIRANO: Bah, ventre affamato non ha udito ma denti.

CADETTO: Richelieu a Parigi fa quattro pasti al giorno.

CIRANO: Ti dovrebbe spedire una pernice?

CADETTO: Al forno!

CADETTI: Io vorrei dell'agnello. - Io cervella e midollo. - Del bue stufato in pentola! - Budino di cipolla! - Patè di anatra e oca! - Fagioli! - Polli arrosti! - Dolce e frutta e daccapo, e costi quel che costi. - Ho fame!

CIRANO: È ora di chiudere il Club del Buongustaio! Va', Bertrandou, col piffero, suonalo, vecchio carraio. Intona un'aria semplice, giusta per me, nostrana, un'aria tutta musica, tutta anima paesana. Sentite, miei guasconi, come alle dita destre risponda non un piffero ma un flauto silvestre? Non è più il fischio che incita la battaglia ai cuori, è il canto che si inzufolano da noi i vecchi pastori. Udite: c'è la valle, la landa, il boschetto, il guardianello bruno col rosso del berretto, e la verde carezza delle sere in Dordogna. Udite, miei guasconi, è tutta la Guascogna.

CARBON: Li stai facendo piangere.

CIRANO: Di nostalgia, un male più nobile della fame. Non fisico: morale.

CARBON: Li svuoti, li svilisci.

CIRANO: Tu dici?

CADETTI: All’armi! All’armi!

CIRANO: Hai visto? Un rullo e danno fondo ai risparmi.

(entra De Guiche)

CADETTI: È un guascone, ahimé. - Uno falso, prudenza, perché i guasconi sono pazzi per eccellenza. Niente è più rovinoso di un guascone assennato. - È pallido. - Ha una fame che neanche un affamato!

CIRANO: Creiamo la finzione di un angolo vanesio! Voi, pipe, dadi e carte! Io cogito Cartesio.

DE GUICHE: Buongiorno!

CADETTI: È arzillo. - Dio, ha gli occhi di fuori.

DE GUICHE: Qui mi si prende in giro! Lo so bene, signori. Signorotto bearnese che sia o perigordino, verso il suo colonnello ha un pessimo ruolino. Basta così. Disprezzo ogni millanteria. È noto come avanzo con la cavalleria. Ieri, a Bapaume, con la mia gente mai stanca, caricai tre volte!

CIRANO: E la vostra sciarpa bianca?

DE GUICHE: Conoscete il dettaglio? Proprio alla terza carica, un branco di fuggiaschi mi spinge e mi prevarica sul reparto nemico. Il rischio, ormai certezza, era che mi sparassero, quando ebbi la prontezza di sciogliere di nascosto e di lasciare andare la sciarpa bianca - simbolo del grado militare - in modo tale che potei, inosservato, fuggir dagli spagnoli e quindi, rinfrancato, coi miei tornai e potei sconfiggere il reparto. Ebbene? Voi che cosa dite?

CIRANO: Che Enrico quarto mai avrebbe pensato, moribondo financo, di privarsi un istante del suo pennacchio bianco.

DE GUICHE: L'astuzia fu fruttuosa, comunque.

CIRANO: C'è uno sbaglio: mai si abdicò l'onore di essere bersaglio. Quando la vostra sciarpa patì quel vostro oltraggio - in questo differisce tra noi il nostro coraggio - me la sarei raccolta e l'avrei fatta mia.

DE GUICHE: Sì, ancora vanteria guascona.

CIRANO: Vanteria? Prestatemela, e mi offro di andare da stasera all'assalto per primo, la sciarpa a bandoliera.

DE GUICHE: Insiste, da guascone. La sciarpa, caro amico, restò sui bordi della Scarpe sotto al nemico, dove canta la mitraglia il Dies Irae. Colà non c'è chi possa andare a cercarla.

CIRANO: Eccola qua!

DE GUICHE: Merci. Ed è col lembo chiaro di questo scapolare che lancio quel segnale che già esitavo a fare.

CARBON: Chi è?

DE GUICHE: Uno spagnolo che io pago, uno scherano che informerà il nemico e gli forzerà la mano. Utile quanto mai, perché nella nottata, per rifornirci, tento un'azione disperata: io lancio su Dourlens l'intero reggimento, voi coi vostri cadetti qui nell'accampamento.

CARBON: Se gli spagnoli poi sapessero…

DE GUICHE: Sapranno. Domani al far dell'alba l'attacco sferreranno. Se resistete un paio d'ore senza arretrare, i nostri ritornando vi potranno vendicare.

CARBON: E infatti, per resistere…

DE GUICHE: C'è una sola ricetta, quella di farvi uccidere.

CIRANO: Ah, è questa la vendetta.

DE GUICHE: Voi siete coraggioso, non conta il mio livore. È il re che io servo, servendo il mio rancore.

CIRANO: Soffrite che io vi sia, Conte, riconoscente?

DE GUICHE: So che per voi battervi un contro cento è niente. Saranno più di quanti occorrano alla bisogna. Saluti a voi, signori, cadetti di Guascogna. (escono tutti tranne Cirano)

CRISTIANO: Che fai?

CIRANO: Niente.

CRISTIANO: No, menti. Fa' vedere.

CIRANO: Davvero?

CRISTIANO: Sì, mostra.

CIRANO: Ebbene, sono i tuoi addii del guerriero.

CRISTIANO: A Rossana?

CIRANO: A chi altri?

CRISTIANO: Ah, sì. Tu stai pensando che un messo la tua lettera la porterà volando.

CIRANO: Basta attraversi i fronti, poi dritto a Dourlens.

CRISTIANO: Ma quando mai.

CIRANO: Si può.

CRISTIANO: Ma va'!

CIRANO: La notte, sì.

CRISTIANO: E tu le hai scritto spesso?

CIRANO: In prosa e a rime sciolte.

CRISTIANO: Tutti i giorni? Rispondimi!

CIRANO: Tutti i giorni… due volte.

CRISTIANO: E questo ti donava l'ebbrezza degli dei, sfidando anche la morte.

CIRANO: Sì, per te.

CRISTIANO: No, per lei! E non me l'hai mai detto. Capisco ora l'arcano.

CIRANO: No, non lo puoi capire, e tu ti sbagli, Cristiano.

CRISTIANO: E questa macchiolina?

CIRANO: Un'ombra…

CRISTIANO: Ma di pianto.

CIRANO: Si, poeta che si prende al suo laccio, è qui l'incanto. Hai visto? In questo scritto nel quale io mi infavello mi sono fatto piangere da me, come un vitello. Dove vai? (Cristiano esce)

CARBON: Cirano, procurati un cannone, prendi Le Bret e tre o quattro ragazzi per l'azione. (escono)

CADETTO: Dove vai?

CRISTIANO: A Vimy, ho una lettera da dare.

CADETTI: Una lettera? - È un folle. - Noi cerchiamo da mangiare. Mentre il nemico è a messa farem gli ordinativi. - Si va a cena. - Morire va bene, ma da vivi. - Che odorino! - Lo dicevo. - Ah, che bello! - Fatti sotto, tieni forte. - Che fortuna! - Corri, scappa! - Sarà cotto? (escono)

CARBON: Quale squarcio, madame, vi gettò nella tempesta?

ROSSANA: Tra Béthune e Vimi, attraverso la foresta.

CARBON: Ma è follia!

ROSSANA: Da troppo dura questo assedio.

CRISTIANO: Tu qui non puoi restare.

ROSSANA: Non resto, mi ci insedio.

LE BRET: Signora, non restate ché potreste restarci.

ROSSANA: Perché mai?

LE BRET: Gli spagnoli stanno per attaccarci.

ROSSANA: Occasione per battersi.

CRISTIANO: Scappa per la boscaglia.

ROSSANA: Ah, no. Ho deciso di vedere una battaglia. Che fame! L'aria stuzzica. In cucina che c'è? Vorrei degli antipasti, del vino, del paté, allegri ed abbondanti, ce n'è?

CADETTO: Appena finiti.

ROSSANA: Allora del prosciutto, degli ortaggi assortiti, prendeteli.

CADETTO: Ma dove?

ROSSANA: Là, sulla mia carrozza. Si taglia, si beve, poi via, ci si ingozza. Io ho nel mio equipaggio un cuoco sopraffino. Andatelo a vedere, signori, da vicino.

RAGUENEAU: Apri, è giunta l'ora. Rivolate, fagiani! ### e salsicce, è un pranzo da sultani. Qui dentro ci son friccioli di porco, a chi li prende! Tutto quello che ho, si piglia e non si rende!

ROSSANA: Rosso o bianco? Ah, del pane per monsieur de Carbon. Bevete un po'. Perché piangete?

CADETTO: C'est bon

CIRANO: Così, bella preziosa, sareste un'eroina…

ROSSANA: Monsieur de Bergerac, sono vostra cugina… (escono tranne i Cadetti)

DE GUICHE: Olà, Guascogna, olà! Dove sono i cadetti? Avranno disertato. Basta con i giochetti. Adunata!

CADETTO: Sì, sì…

DE GUICHE: Che avete, mondo Giuda, tutti rossi…?

CADETTO: Di sangue, già ribolle e trasuda.

DE GUICHE: Ubriaconi!

CADETTO: Chi, noi?

DE GUICHE: Svelti, tutti al cannone!

CADETTI: Sì, sì. - Grazie, signore, squisita attenzione!

DE GUICHE: Che han bevuto, del mosto? Infischiarsene così… Allarmi, guardie! Ai posti!

ROSSANA: Conte de Guiche, voi qui?

DE GUICHE: È un ordine, fuggite.

ROSSANA: Li aspetto.

DE GUICHE: Restate?

ROSSANA: Sì!

DE GUICHE: Va bene. Che mi si dia un moschetto!

CADETTO: Che?

DE GUICHE: Una donna in pericolo non la lascerei mai.

CADETTO: Merita di mangiare: dagli quello che hai.

DE GUICHE: Dei viveri?

CADETTO: Ce ne escono da tutte le parti.

DE GUICHE: Che cosa andate a credere, che io mangi i vostri scarti?

CIRANO: Fate progressi…

DE GUICHE: E io mi batterò a digiuno.

CADETTI: A digiuno? Ragiona da guascone! - Capdedious! Al raduno! (escono tranne Rossana)

CRISTIANO: Non muoverti di qui.

ROSSANA: Che fai?

CRISTIANO: Tu bada a te. Aspetta, sta' al riparo! Perché sei qui, perché?

ROSSANA: Son state le tue lettere.

CRISTIANO: Per qualche tremolante letterina d'amore…

ROSSANA: Le tue lettere, tante, sempre più belle, tu non sai in quale maniera… Mio Dio… ti adoravo, è vero, dalla sera che con voce innovata, sotto le mie finestre, l'anima tua si scosse dall'ambito terrestre. Ma, vedi, le tue lettere… è stato un mese intero che ancor t’ho inteso a voce, soavissimo pensiero. Leggevo e rileggevo, la mente naufragava, ero con te Cristiano, il tuo amore mi bruciava. Perdonami di averti nella mia frivolezza offeso con l'amarti sol per la tua bellezza.

CRISTIANO: Rossana…

ROSSANA: Poi l'anima riscosse più successo, t'amai anima e volto, per entrambi.

CRISTIANO: E adesso?

ROSSANA: Ebben, tu prevalesti su te stesso, sicché… adesso amo soltanto l'anima che c'è in te.

CRISTIANO: No…

ROSSANA: La beltà con cui mi innamorasti tu, ora ci vedo meglio e non la vedo più.

CRISTIANO: No…

ROSSANA: Dunque ancora dubiti che ciò possa succedere?

CRISTIANO: Rossana…

ROSSANA: Lo capisco, tu ancora non puoi credere a un vero amore…

CRISTIANO: Calma, non è se è vero oppure no. Voglio essere amato soltanto per…

ROSSANA: Per ciò che gli altri amarono in voi fino a quest'oggi? Lasciate che un amore a modi nuovi s'approcci.

CRISTIANO: No, molto meglio prima!

ROSSANA: Ma non capisci niente… Ora ti amo di più, più intelligentemente. Per quello che ora sei, m'intendi, ti si adora. E se il cervello cede…

CRISTIANO: Taci…

ROSSANA: … t'amerei ancora. Pensa se la bellezza ti lasciasse del tutto…

CRISTIANO: Be', questo non lo dire.

ROSSANA: Sì, l'ho detto.

CRISTIANO: Brutto?

ROSSANA: Sì, anche brutto, lo giuro. (esce)

CIRANO: T'hanno ferito o che?

CRISTIANO: Ella non mi ama più.

CIRANO: Che cosa?

CRISTIANO: Ella ama te.

CIRANO: No…

CRISTIANO: Lei ama di me l'anima mia…

CIRANO: No…

CRISTIANO: Sì. Quindi è te che lei ama, e tu l'ami altresì.

CIRANO: Io?

CRISTIANO: Io lo so.

CIRANO: È vero.

CRISTIANO: Come un pazzo.

CIRANO: Di più.

CRISTIANO: Diglielo!

CIRANO: No!

CRISTIANO: Perché?

CIRANO: Ci vedi fin quassù?

CRISTIANO: Dille tutto!

CIRANO: No, Cristiano, tu mi tenti, fai male.

CRISTIANO: Sono stanco di portarmi dietro e dentro un rivale. Parlale! Voglio sapere, ci metta a confronto, poi scelga tra noi due.

CIRANO: Sceglierà te.

CRISTIANO: Ci conto! (esce)

ROSSANA: Cosa vuole?

CIRANO: Niente, non state qua.

ROSSANA: Ma che cosa vi ha detto? Oh, mio Dio, se ne va. Potrà aver dubitato dell'amor mio infinito, era la verità.

CIRANO: Non avete mentito?

ROSSANA: No, io l'amerei anche…

CIRANO: Cercate la parola che non mi offenda?

ROSSANA: No.

CIRANO: Poi la parola vola… Pure se fosse brutto?

ROSSANA: Pure se fosse brutto.

CIRANO: Sfregiato, deturpato?

ROSSANA: Comunque e soprattutto.

CIRANO: E se fosse sbilenco, ridicolo, grottesco, voi l'amereste ancora?

ROSSANA: E di più, se ci riesco.

CIRANO: Mio Dio, è vero, forse… questa è felicità…

ROSSANA: Ma che? Ma cosa dite?

CIRANO: Ecco, con umiltà, Rossana, io vorrei…

ROSSANA: Cristiano!… Va meglio ora.

CRISTIANO: Rossana…

CIRANO: Le ho parlato, è te che ama ancora.

ROSSANA: Oh, no… Cristiano…

CIRANO: Teneteli in iscacco!

ROSSANA: No! Restate con me!

CIRANO: Ma Rossana, è l'attacco.

ROSSANA: La lettera… C'eravate soltanto voi a saperlo: è vero che era un essere squisito, e che averlo fu un dono?

CIRANO: Sì, Rossana…

ROSSANA: Dalla a alla zeta, unico?

CIRANO: Sì, Rossana…

ROSSANA: Spirto gentil?

CIRANO: Poeta, sicuro…

ROSSANA: Cuore suddito e anima sovrana, un ardire magnifico e puro…? (esce)

CIRANO: Addio Rossana…

 

 

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