CIRANO DI BERGERAC

Riduzione di Jean-Paul Rappeneau e Jean-Claude Carrière

Traduzione di Oreste Lionello

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ATTO III – PIAZZA CON BALCONE

Lettere d'amore     Si assedia     Cristiano sfugge     Ci parlo io     Disastro     Parole prestate     Corte sfrenata     Bacio     Stratagemma     L'uomo della Luna     Partenza per Arras    

ROSSANA: La lettera d'amore, che in me ho scritto e corretto / cento volte fino a quando tutto fosse perfetto, / e che mettendo l'anima e il foglio insieme accanto, / basterebbe in un attimo ricopiarla soltanto. / Son nelle vostre mani, il foglio è la mia voce, / l'inchiostro è il mio sangue, la lettera è la foce. / Giuro che in tutto il mio corpo corre la febbre, / giuro che innanzi a voi grida il mio cuor trafitto, / e se i baci potessero inviarsi per iscritto / li leggereste con le vostre labbra ebbre. / Lontan da questo mondo cupo, plebeo, bugiardo, / esisterà un paese per cuori di riguardo. / Lontan da questo mondo amaro e senza amore / esisterà un paese per l'altro nostro cuore.

DAMA: Rossana! Su, sbrigatevi, cominceranno senza! Perdiamo il discorso sulla deliquescenza. Ah, non entrate!

DE GUICHE: Un saluto e proseguo.

ROSSANA: Partite?

DE GUICHE: Per la guerra, tra breve. Eseguo gli ordini, si assedia a Arras.

ROSSANA: Ah, si assedia?

DE GUICHE: Sì… non avete l'aria di farne una tragedia.

ROSSANA: Oh, no!

DE GUICHE: Sì, è così… Quando ci rivedremo… Sapete, mi hanno dato un comando supremo.

ROSSANA: Bravo.

DE GUICHE: Del reggimento guardie.

ROSSANA: Le guardie? Bene…

DE GUICHE: Dove vostro cugino, poiché non se le tiene… saprò ben vendicarmi laggiù.

ROSSANA: Cosa sento! Le guardie van laggiù?

DE GUICHE: Certo, è il mio reggimento.

ROSSANA: Cristiano!

DE GUICHE: Cosa avete?

ROSSANA: Questo fatto mi atterra: tenere tanto a uno e poi saperlo in guerra.

DE GUICHE: Questa è la prima volta che tenera mi siete. Proprio il giorno che parto…

ROSSANA: Allora lì otterrete vendetta su Cirano.

DE GUICHE: Siete per lui?

ROSSANA: Al contrario.

DE GUICHE: Lo vedete?

ROSSANA: Appena.

DE GUICHE: Io ovunque, è un calvario!

ROSSANA: Volete vendicarvi, ma per fargli del male lo spedite nel fuoco che egli adora. Banale! So io ciò che per lui sarebbe atroce…

DE GUICHE: Ed è…?

ROSSANA: Se il vostro reggimento, partendo su due pie', lasciasse lui e i cadetti per il conflitto intero in panciolle a Parigi, sarebbe questo il vero modo di vendicarsi e di farlo uscir di testa. Lo volete punire? Levategli la festa.

DE GUICHE: Le femmine! Le femmine! Una femmina soltanto può arrivare a questo.

ROSSANA: Si roderà, e altrettanto i suoi amici tenuti fuori dal maschio gioco. E la vendetta è fatta.

DE GUICHE: Mi amate dunque un poco? Vedrò nel vostro odio, che con il mio si sposa, una prova d'amore, Rossana.

ROSSANA: È già qualcosa.

DE GUICHE: Questi ordini, ch'io reco ciascuno in un biglietto, vanno alle compagnie, sì, entro di un'ora, eccetto codesto: è dei signori cadetti. Non lo mando! Ah, ah, Cirano, il nostro prode Orlando. Voi amate fare scherzi alla gente?

ROSSANA: Be', a volte.

DE GUICHE: Sono stupito! Udite, tra poco con le scolte partirò, ma fuggire da voi così accostabile… C'è un convento di frati dietro la carrozzabile: mi occulteranno certo, ma, in maschera stasera, io tornerò da voi non più solo chimera.

ROSSANA: Ma se poi si sapesse, addio gloria. Addio assedio a Arras.

DE GUICHE: Oh, al diavolo, non posso.

ROSSANA: No.

DE GUICHE: Mi avvio.

ROSSANA: Devo proibirvelo. Addio! Cristiano, resta! Io vi voglio eroico, Antonio…

DE GUICHE: Alta richiesta! Amate dunque ciò?

ROSSANA: È quello per cui fremo.

DE GUICHE: Ah! Sì, mi avvio. Felice?

ROSSANA: Felice allo stremo. (De Guiche esce)

DAMA: Noi siamo già in ritardo, vi avevo preavvertita!

ROSSANA: Clomira è buon'amica, sarò sempre gradita.

CIRANO: Cugina?

ROSSANA: Ah, Cirano…

CIRANO: Chi cercate?

ROSSANA: Come?

CIRANO: Voi cercate qualcuno.

ROSSANA: Sì, e ne sapete il nome. Mi scrive giorno e notte ma non ne so il perché, e fugge senza motivo appena vede me.

DAMA: Rossana!

ROSSANA: Soccorretemi, vi prego, per favore.

CIRANO: Ma di che cosa parlano le lettere?

ROSSANA: D'amore. La luce dei suoi termini è un sole che mi acceca, mi domina, mi prende, mi tiene, mi ipoteca!

DAMA: Rossana, insomma!

ROSSANA: Vengo! Amo i concetti suoi.

CIRANO: Ha dunque tanto spirito?

ROSSANA: Cugino, più di voi.

CIRANO: E sa parlar del cuore con lieve mano esperta?

ROSSANA: Ma non ne parla solo, signore, ne disserta.

DAMA: Rossana!

ROSSANA: Ah, Lisimone! Mia cara Félixéri!

LISIMONE: Tesoro!

ROSSANA: Oh, Barthénoide!

ARTEMIDE: Oh, cara Eranie!

ROSSANA: Trovatelo, e gli dite che questa sera voglio si slanci con ardore oltre l'ultimo scoglio. Tutte le cose belle che ha scritto in due giorni, voglio che vicinissimo a dirmele ritorni.

DAMA: ###, venite.

ROSSANA: Io vado.

CIRANO: Attenta alle befane!

DAMA: Oh, vedete, un batocco che porta le sottane…

LISIMONE: Vi hanno imbavagliato affinche il vostro metallo non turbi i bei discorsi, rumoroso vassallo? (escono tutte tranne Cirano)

CIRANO: Questa sera o mai più! Prepara la memoria, il momento è venuto di coprirti di gloria.

CRISTIANO: Ma cosa scrivi ancora?

CIRANO: Il fatto si fa serio. Bisognerà parlare.

CRISTIANO: Che?

CIRANO: Sì. Ella ha il desiderio di averti vis à vis, maestro d'oratoria. Tieni, ecco l'inizio, imparati la storia.

CRISTIANO: No.

CIRANO: Impara la lezione!

CRISTIANO: Io non imparo niente. Sono stufo di prestarmi parole da altra gente. Ora lo so, sì, so: sento che ella mi ama. Grazie, non temo più, ci parlo io alla dama.

CIRANO: Ah, sì?

CRISTIANO: E chi ti dice che io non saprei farlo? Non son poi così stupido, levati questo tarlo. Sì, mio caro, il tuo esempio ha dato buoni frutti. Saprò parlar da solo, e per i diavoli tutti, anche abbracciarla e poi tenermela ben stretta…

CIRANO: Parlatele, monsieur! (esce)

CRISTIANO: Non te ne andare, aspetta!

ROSSANA: Cristiano… Siete là? Son io. No, sentite… L'aria è dolce, fa notte, noi siamo soli… Venite, sediamoci. Parlate. Ascolto.

CRISTIANO: Io vi amo.

ROSSANA: Sì, parlate d'amore…

CRISTIANO: Io t'amo.

ROSSANA: Ne parliamo. L'amore è la trama…

CRISTIANO: Io vi…

ROSSANA: Ricamate…

CRISTIANO: Io ti amo, tanto.

ROSSANA: Senz'altro, e poi?

CRISTIANO: E poi… e poi ci terrei tanto che voi mi amaste. Dimmi, Rossana, che tu m'ami.

ROSSANA: Mi aspettavo pellicce e voi mi offrite pellami… Dite, come sarebbe il vostro amore?

CRISTIANO: Mai satollo.

ROSSANA: Delabirintizzate i sentimenti!

CRISTIANO: Il collo, te lo vorrei avvinghiare!

ROSSANA: Cristiano!

CRISTIANO: Io t'amo!

ROSSANA: Ancora!

CRISTIANO: No! Il cuore mio non t'ama…

ROSSANA: Ci siamo…

CRISTIANO: Esso t'adora.

ROSSANA: Oh…

CRISTIANO: Pardon! Sono uno sciocco.

ROSSANA: E non sarebbe tutto. Come mi piacerebbe che diventaste brutto! Andate a confortare l'eloquio agonizzante!

CRISTIANO: Udite!

ROSSANA: Amate me, capito, addio.

CRISTIANO: Un istante! Io vi dirò…

ROSSANA: Ti adoro, sì, va bene, fa lo stesso. No, no, andate pure! (esce)

CIRANO: È un gran successo…

DAMA: La buonanotte. (esce)

ROSSANA: Chi è? Chi è là da basso?

CRISTIANO: Son io!

ROSSANA: Chi io?

CRISTIANO: Cristiano. Vorrei…

ROSSANA: … tirare un sasso.

CRISTIANO: Vorrei parlarvi!

ROSSANA: No, parlate troppo male.

CRISTIANO: Di grazia! Al nostro amore risulterà fatale.

ROSSANA: No, non mi amate più.

CRISTIANO: Sono accuse da farsi, proprio allorquando vi amo il doppio?

ROSSANA: La catarsi…

CRISTIANO: L'amor cresce, cullato nell'anima mia balzana, che il perfido marmocchio prese per…

CIRANO: …prese per una zana…

CRISTIANO: … per una zana.

ROSSANA: Migliora. Poiché perfido fu, non vi era nulla prenderlo, quell'amore, e soffocarlo in culla.

CRISTIANO: L'avevo anche tentato, ma è inutile premura, ché il pargolo, madame, è Ercole in miniatura.

ROSSANA: Migliora…

CRISTIANO: Fu lui che strangolò come niente le due serpi: orgoglio e… e… dubbio.

ROSSANA: Eccellente. Però perché parlate lento in questa maniera, così esitante, dite?

CIRANO: I veli della sera…

CRISTIANO: Che?

CIRANO: … per scostarli, del vostro orecchio alla scoperta.

ROSSANA: Ma quello che io dico trova la strada aperta.

CIRANO: Arriva tutto e subito? Ah, forse c'è una spia: è il mio cuore, che batte e indica la via. E il vostro orecchio è in secca, e io ho il cuore che tracima. Poi le vostre parole scendono, fanno prima. Le mie, salendo, tardano ad arrivare in alto.

ROSSANA: Ma da qualche momento mi prendono d'assalto.

CIRANO: Dopo un po' di ginnastica hanno fatto l'abitudine.

ROSSANA: Io vi parlo in effetti proprio da un'altitudine.

CIRANO: Certo, e mi uccidereste se, da codesta altezza, voi mi colpiste al cuore lanciandomi un'asprezza.

ROSSANA: Vengo giù.

CIRANO: No!

ROSSANA: Salite allora voi, qui, presto!

CIRANO: No!

ROSSANA: Perché no?

CIRANO: Lasciatemi coglier questo pretesto dell'occasione che qui ci offre il potersi parlare sì dolcemente, così.

ROSSANA: Senza vedersi?

CIRANO: Ma sì, è incantevole, ci indoviniamo appena. Voi sentite un mantello che del nero si svena, io intravedo un biancore di veste che vapòra. Io non sono che un'ombra, voi l'eco di un'aurora. E immagino di non avervi mai parlato avanti…

ROSSANA: È vero, i vostri toni erano meno stimolanti.

CIRANO: Sì, perché nel buio che mi va proteggendo io oso essere me stesso e oso… Stavo dicendo? Ah, non so, è così tutto… scusate l'emozione… così delizioso, così nuova occasione.

ROSSANA: Così nuova?

CIRANO: Sì, d'essere sincero. La paura di essere dileggiato contro di me congiura.

ROSSANA: Dileggiato?

CIRANO: Ma… per uno slancio. Sì, il mio cuore del mio spirito sempre si veste per pudore. Ah, lo spirito è inutile in amore! È da canaglia prolungare in amore l'inutile battaglia. Il momento poi viene, senza un ripensamento, e rimpiango coloro a cui non tocca un tal momento, quando sentiamo in noi che un amore nobile esiste e che anche un lieve cenno lo può rendere triste.

ROSSANA: Sì, il momento è questo e ci offre ora il suo frutto. Che cosa mi direte?

CIRANO: Ma tutto, tutto, tutto, così come sarà darò ciuffo per ciuffo senza farvene un fascio. Vi amo, e mi ci tuffo, t'amo! Son pazzo, non ne posso più, è troppo! Ed il tuo nome in gola è un nodo, un cappio, un groppo. Di te io mi ricordo ogni fatto, tutto ho amato. Io so che un giorno, il dodici maggio l'anno passato, cambiasti, per uscire al mattin, pettinatura. Fu come un nuovo sole, la tua capigliatura. Ti è chiaro allora adesso? Infin lo vuoi capire? Senti l'anima mia nell'oscurità salire? Oh, è vero che stasera c'è un sogno intorno a noi. Io che vi dico questo, voi mi ascoltate, voi. Be', è troppo. Nella speranza più modesta mai ho sperato tanto. Per questo non mi resta null'altro che morire. È per i miei sussurri ch'ella trema furtiva lassù, tra i rami azzurri? Scende il tremor bramato dalla tua mano insino all'ultimo dei fili di questo gelsomino.

ROSSANA: Sì, io tremo, e io piango, e cedo alla tua corte, tu mi hai inebriata.

CIRANO: Allor venga la morte… Quell'ebbrezza, è la mia, che ha espugnato la rocca. Io non domando altro che chiedervi…

CRISTIANO: … la bocca!

ROSSANA: Eh? Cosa? Voi chiedete…?

CIRANO: Sì, io… vai troppo in fretta!

CRISTIANO: Visto che è tanto scossa, e diamoci una stretta!

CIRANO: Sì, io ho chiesto, è vero… ma santo cielo!… però quello che dico non è sempre vengelo. Il bacio… no!… fa niente, la richiesta è precoce.

CRISTIANO: Perché?

CIRANO: Crepa, Cristiano!

ROSSANA: Che dite a bassa voce?

CIRANO: Sono andato lontano, e non ho un'attenuante. Io mi dicevo: "Taci Cristiano, un istante!"

CRISTIANO: Ottienimi quel bacio!

CIRANO: Aspetta!

ROSSANA: Sono sola?

CIRANO: Parlavamo di un bacio…

ROSSANA: No…

CIRANO: Sì, è dolce la parola.

ROSSANA: Tacete.

CIRANO: Un bacio… ma cos'è, così d'un tratto? Un giuramento reso tra sé e sé, un patto più stretto... È come un traguardo che insieme è un avvio, un punto rosa acceso sulla "i" di "amore mio", un bisbiglìo alle labbra perché l'orecchio intenda, il brivido del miele di un'ape che sfaccenda, una comunione presa al petalo di un fiore, un modo lungo e lieve di respirarsi il cuore e di gustarsi in bocca l'anima poco a poco.

ROSSANA: Tacetevi, vi prego.

CIRANO: Sì, taccio o vado a fuoco! Sali!

CRISTIANO: Però adesso mi sembra che sia male…

ROSSANA: Ci siete sempre?

CIRANO: E monta, gran pezzo d'animale! (Rossana e Cristiano escono)

CAPPUCCINO: Signore!

CIRANO: Cosa c'è?

CAPPUCCINO: Pardon, la signorina Robin abita qui?

CIRANO: Sta qui, sì, è mia cugina.

CAPPUCCINO: Io ho un biglietto per lei ed è molto importante.

CIRANO: Rossana!

ROSSANA: Che c'è?

CIRANO: Un biglietto importante. To', Cristiano…

CRISTIANO: Cirano!

CIRANO: E che ci fai tu qui?

ROSSANA: Scrivermi a mezzanotte? Perché mai, e chi?

CAPPUCCINO: Oh, non si può trattare che di una santa cosa: c'è un devoto signore…

ROSSANA: È de Guiche!

CRISTIANO: Egli osa…!

ROSSANA: "Il reggimento parte e io vi disobbedisco: resto, e questa notte a me voi unisco. Verrò in gran segreto, siatemi là. È bello sapere che il sorriso che voi…" Fratello, sentite cosa dice la lettera, ecco qua: "Sappiate di dover seguir la volontà del Cardinale, se anche vi riempia di sconcerto. Per questo ho scelto chi vi potrà dar per certo la lettera presente, segnale del destino, un tanto intelligente e discreto cappuccino. Si vuol che nella vostra dimora il celebrante vi sposi e vi benedica, e ciò seduta stante."

CRISTIANO: Sposarvi? E con chi?

ROSSANA: Lo vuole il Cardinale.

CRISTIANO: Come?

CIRANO: Lo sta inventando! Che femmina geniale!

ROSSANA: "Cristiano è lo sposo per le nozze assegnatovi. Io ve lo invio. A voi non piace? Rassegnatevi." Ah!

CAPPUCCINO: Coraggio, figliola. Se il Cardinale chiede, si accetta la richiesta di una Santa ed alta sede.

ROSSANA: Tremendo…

CAPPUCCINO: Siete voi?

CIRANO: No, lui!

CAPPUCCINO: Sed derelictum non est sic repugnante! Ma è sicuro…?

ROSSANA: "Post scriptum: date al convento centoventi Pistole."

CAPPUCCINO: Degno signore! Rassegnatevi subito!

ROSSANA: Mi rassegno… Dovremo unirci, ahimé, altro da far non vedo. È vostro desiderio? Sì o no?

CIRANO: Sì, almeno credo! Forza, suvvia, sbrigatevi: De Guiche vi dà lo sprone. Voi, in quindici minuti finite la funzione.

ROSSANA: Tu fai da testimone. Sveglia, è di mercè. Andiamo!

DAMA: Testimone…?

ROSSANA: In piedi!

DAMA: Ma… perché?

ROSSANA: Su, presto, i candelabri. La croce. Il damaschetto. Gli anelli.

CAMERIERA: Quali anelli?

ROSSANA: L'alloro benedetto. (escono tranne Cirano)

DE GUICHE: Che c'è? Chi è quell'uomo? Chi è che vi manda in dono?

CIRANO: La luna!

DE GUICHE: Ma che dice?

CIRANO: Terrestre, che ore sono?

DE GUICHE: Ma che… non lo distinguo, ha perso la ragione?

CIRANO: Che ora? Che paese? Che giorno? Che stagione? Io sono stordito!

DE GUICHE: Messere…

CIRANO: Come una bomba io piombo dalla luna!

DE GUICHE: Come bomba?

CIRANO: Che piomba!

DE GUICHE: Sì, bene, e piombate! Potrebbe essere un pazzo.

CIRANO: E non è una metafora piombar nell’espionbazzo! Giù, per cent'anni oppur per un minuto, ignoro quanto a lungo piombando son caduto. Io ero in quella bolla colore zafferano. Che continente è qua, dove sono, a che piano? Non me lo nascondete! Ah, grand'Iddio, ma è vero che in queste latitudini portano il viso nero!

DE GUICHE: Come?

CIRANO: È Algeri? Siete un indigeno a passeggio?

DE GUICHE: È una maschera!

CIRANO: Allora o è Venezia o è Viareggio.

DE GUICHE: Una dama mi attende.

CIRANO: Siamo a Parigi, allora.

DE GUICHE: Lo strambo è alquanto strambo!

CIRANO: Ah, ah, ridete.

DE GUICHE: Finora. Fate passare.

CIRANO: Ed è a Parigi che ricado! Arrivo, per cui scusatemi, per un celeste guado un po' impolverato di etere. Ho viaggiato! Gli occhi rossi di spruzzo d'astri, attaccato agli speroni avrò qualche pel di pianeta, to', sulla mia manica un capel di cometa! Sfiorando il Tridente, evitai ogni sua lancia, ma alla fine sedetti su piatti di Bilancia, il cui ago al momento, lassù, segna il mio peso.

DE GUICHE: Per l'inferno!

CIRANO: Per il cielo sono salito e sceso!

CAMERIERA: Sta arrivando!

DAMA: Oh, mio Dio!

ROSSANA: Andate di carriera!

CAPPUCCINO: Perché bisognerebbe affrettare una preghiera? Sancta Virgo Maria, Stella purissima, Alma Mater Dei, Virgo Sanctissima

DE GUICHE: Basta così!

CIRANO: Sì, basta con queste mascherate!

DE GUICHE: La maschera!

CIRANO: Non serve per sentire! Ora sappiate com'è la luna, e se qualcuno affonda il vomero nella rotondità di quel bianco cocomero…

DE GUICHE: No!

CIRANO: Ebbene, voi sappiate come ci sono andato! Fu grazie a un mezzo insolito, che mi sono inventato: hush, hush, indovinate?

DE GUICHE: È un pazzo!

CIRANO: La marea! L'oceano va alla luna al soffio che ella gli crea. Io, steso sulla sabbia, dopo un bagno di mare - e la testa ovviamente fu la prima a evaporare poiché i capelli zuppi si tengono al bagnato - mi sollevai nell'aria, dritto, dritto filato.

DE GUICHE: Conosco questa voce. Che vedo, sono sbronzo!

CIRANO: Passato il quarto d'ora, più intorno non vi ronzo: il matrimonio è fatto. Aprite, è Cirano! Brilla un anello uguale nell'una e altra mano.

CAPPUCCINO: Bella coppia, figliolo, che in virtù vostra ho unito. (esce)

DE GUICHE: Potete dire addio, singora, a tal marito.

ROSSANA: Perché?

DE GUICHE: Il reggimento gli zaini affardella. Raggiungetelo, partite.

ROSSANA: Per la guerra?

DE GUICHE: Per quella.

ROSSANA: Ma signore, i cadetti, voi prima…

DE GUICHE: Ora è poi. C'è l'ordine. Barone, portateglielo voi!

ROSSANA: Cristiano!

DE GUICHE: Li sentite i tamburi, è la partenza. Obbedite, signori. Ebbene? È renitenza! Allora? Una notte di nozze da venire. (escono tranne Cirano e Rossana)

CIRANO: E il cretino crede di farmici soffrire.

ROSSANA: Anche voi mi partite? Fatelo per me, lo affido a voi, giurate di proteggerlo affinché mi viva.

CIRANO: Proverò…

ROSSANA: Che a quell'assedio terribile non prenderà mai freddo.

CIRANO: Be', sì, farò il possibile…

ROSSANA: Non sarà infedele…

CIRANO: In prima linea è scorretto…

ROSSANA: E mi scriverà spesso.

CIRANO: Questo ve lo prometto. (esce)

 

 

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